KickStarter è il servizio di raccolta fondi più famoso al mondo per il sostegno condiviso di progetti di valore innovativo e culturale.
Cosa puoi trovare su KickStarter
Su KickStarter sono attivi o stati finanziati molti progetti relativi allo Spazio. Satelliti Cubesat di start-Up, telescopi come il nuovissimo UniStellar, realizzato proprio con una raccolta fondi che è andata stra bene!
Perchè usare KickStarter?
I progetti che approdano su KickStarter riguardano sempre un pubblico di nicchia, che proprio per questa natura non riescono ad accedere a forme di finanziamento classiche. La partecipazione attiva invece risulta una soluzione vincente.
Come funziona KickStarter
KickStarter è famosissima all’estero e stra utilizzata da tutti i navigatori più smarth e curiosi. Il meccanismo è piuttosto semplice: si prenota un’intenzione di finanziamento garantito da una carta di credito. L’addebito tuttavia avverrà solo quando la campagna sarà conclusa e solo se il progetto avrà raccolto tutti i fondi. Altrimenti nessun costo e nessuna spesa. Semplice e sicuro no?
Perchè è bello partecipare alla raccolta fondi?
Il primo motivo deve essere la fiducia nel progetto, la convinzione che il servizio finale sarà un sicuro vantaggio per tutta la comunità e che sosterrebbe l’interesse sociale. D’altro canto però KickStarter ha sviluppato un meccanismo semplice anche di gratificazione immediata: le ricompense. In base all’importo donato si possono prenotare delle ricompense in genere molto vantaggiose.
Quando donare per sostenere la campagna?
Quanto vuoi! Puoi lasciare anche solo un euro, tutto sarà di aiuto.
Perchè Coelum è su KickStarter?
Coelum è rimasta una realtà genuina e contenuta negli anni, fedele ai principi ereditati dalla fondazione. Crediamo che il servizio offerto da Coelum sia utile alla promozione della cultura scientifica e vorremmo portare la qualità dell’astronomia italiana all’estero. Per farlo però Coelum preferisce rivolgersi alla comunità costruita in ben 27 anni di attività in cui: ha risposto alle richieste di informazioni, gestito un forum di esperti, creato approfondimenti su temi specifici per offrire una visione d’insieme completa su alcuni temi, dato visibilità a nomi più o meno noti, raccolto interviste e test sugli strumenti, proposto viaggi, dato visibilità alle iniziative locali, e molto molto altro..
Perchè abbiamo bisogno anche di te ma SUBITO?
Le fasi iniziali della raccolta fondi sono determinanti. Se la cifra donata sale rapidamente allora anche altri saranno spinti a credere nell’idea. E’ un sistema che si auto-alimenta. Ecco perchè non bisogna temporeggiare! La velocità è tutto. Per sostenere il progetto non serve “aspettare per vedere” tanto l’addebito non ci sarà fino a raggiungimento totale dell’ammontare, ma attendere rallenterà gli altri e così via fino a perdere l’entusiasmo.
E’ tutto chiaro?
Se hai dubbi scrivici, ma non accantonare questo messaggio per favore!
Quali ricompense ha preparato Coelum?
Puoi donare qualsiasi cifra, anche un euro, sembra niente ma così aumenteranno il numero dei sostenitori e anche quello serve! Se invece vuoi approfittare di qualche benefit puoi scegliere fra tre opzioni:
accesso a un anno di Coelum digitale a soli 15€ (ora ci vogliono circa 40€) nella lingua che preferisci (Italiano – Spagnolo)
accesso a due anni di Coelum digitale a 29€ (come sopra invece di 80€ e nella lingua scelta)
* Ricordiamo che l’accesso a Coelum digitale da la possibilità di sfogliare TUTTE le riviste per tutto l’intero anno. Non si tratta di un acquisto di un singolo numero ma l’accesso a tutto il database di articoli dal 2021 in poi.
abbonamento cartaceo a Coelum Astronomia per un anno a 30 euro invece di 84 euro circa, compreso il contributo spedizione. Valido solo per l’Italia e in italiano.
Scettici?
KickStarter è nato in inglese, successivamente sono state aggiunte lo spagnolo, il tedesco e il francese e nel 2017 anche il giapponese. L’italiano dal 2019 è in beta test, il territorio nazionale infatti non risulta infatti fra i più sensibili alle pratiche di crowdfunding ancora culturalmente permeato da sfiducia e mancanza di partecipazione attiva alla promozione sociale e di sostegno reciproco. Ma qualcuno ci deve pur provare? Che ne dite: vogliamo iniziare un cambiamento?
l’ambizioso progetto di espansione che porterà la nostra amata rivista oltre i confini italiani, per raggiungere il vasto pubblico ispanofono.
Con il vostro supporto su Kickstarter, possiamo rendere realtà questo sogno e diffondere la passione per l’astronomia a milioni di persone in tutto il mondo.
Il Sogno di Espandersi
Coelum Astronomia è nata in Italia e ha conquistato il cuore di tanti appassionati di astronomia con contenuti di alta qualità, articoli approfonditi e un linguaggio accessibile. Ora, immaginiamo un futuro in cui questa eccellenza italiana possa essere condivisa con la comunità ispanofona. Pensate al piacere di vedere un progetto editoriale italiano estendersi oltre i nostri confini, rappresentando l’Italia su un palcoscenico internazionale.
Un’Opportunità per i Nostri Autori
Per i nostri stimati autori, questa espansione significa ancora di più. Gli articoli che oggi sono scritti solo per un pubblico italiano saranno tradotti e adattati per i lettori ispanici. Questo offre agli autori l’opportunità di vedere i propri contenuti apprezzati e valorizzati da un pubblico nuovo e diverso, aumentando la loro visibilità e impatto. Non è solo un’evoluzione della rivista, ma un riconoscimento del talento e della passione che i nostri autori mettono in ogni singolo articolo.
Perché Abbiamo Bisogno di Voi
Realizzare questa visione richiede risorse significative. Dobbiamo tradurre e adattare i contenuti, sviluppare la nuova piattaforma web e promuovere il sito tra i lettori ispanici. Con il vostro sostegno su Kickstarter, possiamo coprire questi costi e fare in modo che Coelum en Español diventi una realtà. Il vostro contributo non è solo un aiuto economico, ma un atto di fiducia e di amore verso la scienza e la divulgazione.
Unitevi a noi in questa avventura e aiutateci a portare l’eccellenza italiana nel mondo
Ogni contributo è un passo avanti verso un futuro in cui la conoscenza e la passione per l’astronomia non conoscono confini. Pensate alla gioia e all’orgoglio di sapere che la vostra rivista preferita sta ispirando nuovi appassionati dall’altra parte del mondo. Questa è un’opportunità unica per essere parte di un progetto che celebra la nostra eredità e la nostra visione di un mondo più connesso e informato.
Inoltre abbiamo preparato per voi delle fantastiche ricompense:
15€: Accesso alla versione digitale della rivista per un anno in lingua italiana o spagnola
29€: Accesso alla versione digitale della rivista per un anno in lingua italiana o spagnola NOVITA’a breve la versione digitale della rivista sarà in formato responsive come ogni articolo del sito, sarà più facile quindi scrollare i contenuti, ricercarli per rubrica e leggere da smartphone! Live entro il 30.06.2024
30€: Abbonamento a Coelum Astronomia cartaceo per un anno! (Riservato ai residenti in Italia e alla lingua italiana)
Non perdere questa occasione per fare la differenza e contribuire alla divulgazione dell’astronomia in tutto il mondo.
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Ami scattare fotografie? Partecipa alla 3a edizione del concorso “L’Universo in una foto” in cui luna, pianeti, stelle, ma anche nebulose e galassie la fanno da padrone.
Il concorso, a partecipazione gratuita e giunto alla sua terza edizione, è rivolto a tutti i fotografi del cielo notturno, sia astrofotografi professionisti che semplici appassionati, e vuole stimolare l’interesse per l’astronomia tramite l’uso creativo della fotografia.
Tre i temi in cui si articola il concorso:
1. Skyscapes: immagini di paesaggi naturali o soggetti architettonici urbani nelle quali il cielo notturno è un elemento significativo
2. Solar System: immagini di pianeti e oggetti celesti facenti parte del Sistema Solare;
3. Deep Sky: immagini di soggetti astronomici o eventi ad essi collegati, ripresi con fotocamera.
— Per partecipare al contest è necessario inviare il materiale tramite il servizio WeTransfer all’indirizzo di posta elettronica sichardtcafe@gmail.com a partire dal 15 giugno ed entro e non oltre il 15 settembre 2024 – ore 23:59.
—
La Giuria sarà formata da Martina De Maio, astrofisica – Area Astronomia della Fondazione Museo Civico; Gianni Pasquali, astrofilo dedito alla divulgazione, affiliato all’Associazione Internazionale Astronomers Without Borders ed a Volunteer Translator ESO Science Outreach Representative; Adriano Frisanco, fotografo professionista che si occupa di fotografia pubblicitaria, industriale editoriale e di documentazione; Aldo Frisinghelli del Circolo Fotografico l’Immagine di Rovereto e Molisella Lattanzi direttrice della rivista Coelum Astronomia.
Le foto premiate potranno avere abbonamenti omaggio alla rivista Coelum o ingresso gratuito e visite guidate al Planetario del Museo Civico, unico in Italia a unire la precisione della visione del cielo notturno grazie al sistema analogico e i viaggi interplanetari e interstellari garantiti dai più recenti proiettori digitali fulldome.
Il concorso si concluderà con l’allestimento di una mostra temporanea a ingresso gratuito al Museo della Città di Rovereto nella quale saranno esposte le astrofotografie più meritevoli.
ORGANIZZATORI
Sichardt Cafè di Canta Mattia con la collaborazione della Fondazione Museo Civico di Rovereto, dell’associazione CCF Centro Cultura Fotografica @Trento, del Circolo Fotografico l’Immagine di Rovereto e media partner ufficiale la rivista Coelum Astronomia.
TEMA DELLA MANIFESTAZIONE
Dopo il successo della precedenti edizioni, ispirate dalle novità che hanno coinvolto il Planetario della Fondazione Museo Civico di Rovereto, il Sichardt Cafè ha maturato l’idea di rilanciare questo concorso volto a stimolare l’interesse per l’astronomia tramite l’uso creativo della fotografia, coinvolgendo nuovamente la stessa Fondazione Museo Civico. I partecipanti sono invitati a fotografare la volta celeste in tutte le sue meraviglie… Luna, pianeti, stelle ma anche nebulose e galassie, cercando di coglierli in maniera creativa ed emozionale. In particolare il contest si articola in tre sezioni:
Skyscapes: immagini di paesaggi naturali o soggetti architettonici urbani nelle quali il cielo notturno è un elemento significativo;
Solar System: immagini di pianeti e oggetti celesti facenti parte del Sistema Solare;
Deep Sky: immagini di soggetti astronomici o eventi ad essi collegati, ripresi con fotocamera.
PARTECIPANTI
Possono partecipare al contest: fotografi, appassionati di fotografia, ma anche semplici utenti che vogliano cimentarsi con l’argomento proposto, che cercano nelle loro notti insonni di catturare la bellezza del cielo. I partecipanti che non hanno compiuto la maggiore età alla data di inizio del contest dovranno avere l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci. La partecipazione è gratuita. Sono esclusi dal contest i membri della giuria.
Requisiti e caratteristiche tecniche delle immagini
Ogni partecipante potrà presentare solo una fotografia in b/n o a colori con inquadratura verticale, orizzontale o panoramica per ogni categoria. È possibile presentare immagini trattate in post produzione con mezzi digitali o analogici purché, alla base, abbiano una o più immagini di natura fotografica (esibibile in originale RAW, JPEG, TIFF, su semplice richiesta della giuria – la mancata esibizione dell’originale comporterà l’esclusione dal concorso). Le foto dovranno essere in formato jpg (o jpeg) a 300dpi, con il lato lungo di 3000 px e peso non superiore a 10Mb per ciascuna foto. Le foto non dovranno contenere alcun “watermark” o riferimenti all’autore dello scatto (ad esempio nei dati EXIF), in modo da garantire la completa imparzialità della giuria. Previo accordo con l’autore potranno essere richieste altre versioni dello scatto (formato del file, dimensioni, risoluzione) se questo verrà selezionato per altri utilizzi (stampe, promozione pubblicitaria). Attenzione: non saranno ritenute valide le fotografie già inviate nelle precedenti edizioni.
Una gamma esplosiva di rosa e blu brillanti crea uno spettacolo straordinario per NGC 4449. Credito:
Osservatorio Internazionale Gemini/NOIRLab/NSF/AURA
Elaborazione delle immagini: J. Miller (Osservatorio Internazionale Gemini/NSF NOIRLab), M. Rodriguez (Osservatorio Internazionale Gemini/NSF NOIRLab), Rettore TA (Università dell'Alaska Anchorage/NSF NOIRLab), M. Zamani (NSF NOIRLab)
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Indice dei contenuti
Gemini North cattura la galassia Starburst splendente di stelle appena formate
La galassia irregolare NGC 4449 mostra un indice elevato di attività di formazione stellare dovuto in parte alle molte fusioni in corso con le vicine galassie nane
Una festosa gamma di rosa e blu brillanti crea uno spettacolo straordinario in questa immagine catturata con il telescopio Gemini North, metà dell’Osservatorio Internazionale Gemini. l’altra metà è il Gemini Sud. Simile a una nuvola di coriandoli cosmici, questa immagine è stata rilasciata per celebrare il 25° anniversario di Gemini North. NGC 4449 è un ottimo esempio di attività starburst causata dall’interazione e dalla mescolanza delle galassie mentre la maggiore assorbe lentamente le sue vicine galattiche più piccole.
Il 25 giugno 1999 si è tenuta una cerimonia di inaugurazione a Maunakea, Hawaii, per svelare il nuovo telescopio di classe mondiale da 8,1 metri e rivelarne le immagini della prima luce, che all’epoca erano alcune delle immagini a infrarossi più nitide mai ottenute da un telescopio astronomico posizionato a terra. Negli ultimi due decenni e mezzo il grande specchio di Gemini North con la potente suite di strumenti e l’ottica adattiva avanzata hanno permesso agli astronomi di scrutare sempre più lontano nel cosmo. Dall’acquisizione della prima immagine diretta di un sistema multi-pianeta al test della teoria della relatività generale di Einstein – che ha aiutato gli astronomi a guadagnare il Premio Nobel 2020 – Gemini North ha contribuito notevolmente alla comprensione dell’Universo a favore dell’umanità. Inoltre, le variazioni osservate nella galassia, che si trova a 300 milioni di anni luce di distanza da noi, nella costellazione della Vergine, sono diverse da quelle mai viste prima e ancora una volta Gemini stimolerà nuove e importanti ricerche.
Sono necessarie ulteriori osservazioni per escludere spiegazioni alternative. Un’altra possibilità è che stiamo assistendo a un evento di distruzione mareale insolitamente lento, o addirittura a un nuovo fenomeno. Se si trattasse effettivamente di un evento di distruzione mareale, questo sarebbe l’evento più lungo e debole mai osservato. “Indipendentemente dalla natura delle variazioni, [questa galassia] fornisce informazioni preziose su come i buchi neri crescono ed evolvono”, conclude Sánchez Sáez. “Ci aspettiamo che strumenti come [MUSE installato sul VLT o i futuri strumenti di ELT (Extremely Large Telescope)] saranno fondamentali per comprendere [perché la galassia sta diventando più luminosa]”.
Grafica con due pannelli. Il lato sinistro è un'immagine a infrarossi del pianeta Giove, etichettata "Webb/NIRCam". Il pianeta è mostrato in più colori, soprattutto ai poli e sulla Grande Macchia Rossa, visibile come una tempesta circolare in basso a destra del pianeta. Lo Spot è circondato da un rettangolo frastagliato evidenziato. Il lato destro mostra un'immagine ravvicinata di quell'area in diversi colori, etichettata "Webb/NIRSpec". Credito:
ESA/Webb, NASA e CSA, Team Jupiter ERS, J. Schmidt, H. Melin, M. Zamani (ESA/Webb)
Tempo di lettura: 2minuti
Utilizzando il telescopio spaziale James Webb JWST della NASA/ESA/CSA, gli scienziati hanno osservato la regione sopra l’iconica Grande Macchia Rossa di Giove per scoprire una varietà di caratteristiche mai viste prima. La regione, precedentemente ritenuta di natura insignificante, ospita una varietà di strutture e attività complesse che potrebbero avere origine dalle onde gravitazionali
La straordinaria sensibilità del JWST consente agli scienziati di studiare l’atmosfera superiore di Giove sopra la famigerata Grande Macchia Rossa scoprendo nuovi ed inaspettati dettagli come archi scuri e punti luminosi.
Gli astronomia hanno sempre considerata l’alta atmosfera un strato tutto sommato particolarmente tranquillo anche a causa delle deboli radiazioni solari che impattano sulla superficie di Giove così lontano dal Sole. Si stima infatti che le redazioni a cui Giove è sottoposto siano solo il 4% di quelle che invece cattura la Terra.
Analizzando la Grande Macchia Rossa con lo spettrografo del vicino infrarosso del JWST NIRSpec e scorti grandi movimenti della sezione più alta gli astronomi ipotizzano che alla base delle irregolari strutture possano esserci moti dovuti alle onde gravitazionali.
Un’immagine di una piccola area dell’atmosfera di Giove, a forma di rettangolo frastagliato. L’immagine è sfocata e varia dal rosso al blu nei colori, dove i colori più blu mostrano altitudini inferiori nell’atmosfera di Giove e i colori più rossi mostrano altitudini maggiori. Credito: Crediti: ESA/Webb, NASA e CSA, H. Melin, M. Zamani (ESA/Webb)
Simili effetti si verificano anche sulla Terra ma l’intensità è così contenuta da renderli irrilevanti. Diversa potrebbe essere la condizione su un pianeta molto ma molto più grande come è il gigante gassoso tanto da rendere questi fenomeni così violenti da condizionare i movimenti delle masse dell’atmosfera.
Si tratta di una prima ipotesi che potrà essere avvalorata anche con l’ausilio della missione Juice Jupiter Icy Moons Explorer dell’ESA che lanciato il 14 aprile 2023 effettuerà osservazioni dettagliate di Giove e delle sue tre grandi lune oceaniche – Ganimede, Callisto ed Europa.
Interessante, ma dovremo aspettare per scoprire il mistero!
Eccoci alla Luna di Luglio che a grandi linee seguirà le stesse tappe del mese precedente fatto salvo per alcune piccole variazioni che però possono rivelarsi molto interessanti. Siamo lontani dalle grandi lune dello stesso periodo dello scorso anno.
Quindi iniziamo con Luna all’ultimo quarto visibile nelle ultime ore della notte ad Est vicino rispettivamente a Marte il giorno 1, Pleiadi il giorno 2 e Giove il giorno 3. Buona l’altezza per la prima congiunzione, fino a 30° gradi sull’orizzonte, a scendere per i passaggi successivi quando già per osservarla vicino al gigante gassoso saremo a poco più di 15°.
La Luna Marte Pleiadi e Giove il giorno 3 luglio in direzione Est alle 03:30
Luna Nuova prevista per il giorno 6 quando in luce diurna sarà anche vicino a Venere, nel tardo pomeriggio dopo le 17. Seguono come sempre due o tre giorni senza Luna di notte fino a vederla ricomparire ad ovest al tramonto oramai crescente dopo le 21 nei pressi di M105, M96 e M95, siamo nella costellazione del Leone.
La Luna appena tornata in cielo al tramonto nella Costellazione del Leone nei pressi degli oggetti Messier. Verso Ovest il 10 luglio ore 21:30.
Nei giorni successivi la Luna apparirà sempre più alta al tramonto avvicinandosi il 13 a Spica della Vergine considerando che il 14 sarà al primo quarto. La vedremo comparire allo zenith già intorno al 16 per poi lentamente mostrarsi visibile al tramonto del Sole sempre più ad est. Nel frattempo sarà passata ad esempio vicino M4 e al Butterfly Cluster fino ad entrare nel Capricorno il giorno 21 oramai Luna Piena.
La Luna al primo quarto transita vicino a M4 nella costellazione dello Scorpione. Sud ore 21:30 il 17 luglio
A partire dal 22 la vedremo sorgere nell’imbrunire ad Est piena e ancora più vicino rispetto al mese precedente al Perigeo, come sappiamo, condizioni favorevoli per ammirare una Luna apparente particolarmente grande.
Nei giorni successivi, il 25 luglio, la vedremo sorgere molto vicina a Saturno nell’acquario, congiunzione che ci accompagnerà nella seconda parte della notte mentre spettatore sarà Nettuno non molto lontano.
La Luna quasi piena transita vicino Saturno nella costellazione dell’Acquario. il 25 luglio alle ore 00:30 in direzione sud-est.
Luna che arriva all’Ultimo Quarto il 28 luglio e che dallo stesso giorno riprende la stessa sequenza di avvicinamenti dell’inizio del mese con in ordine: Pleiadi, Marte e Giove rispettivamente il 29, 30 e 31. Il 13 luglio la Luna sarà al nodo discente mentre il 26 a quello crescente
Tabelle delle fasi e distanze Luna-Terra
FASE
DATA
ORE
SORGE
CULMINA
TRAMONTA
DISTANZA
DIAM. APP.
Luna Nuova
06-lug
00:57
05:39
12:54
21:45
386869 km
1843.6
Primo Quarto
14-lug
00:48
14:09
18:54
00:25
402805 km
1782.1
Luna Piena
21-lug
12:17
21:15
00:57
05:20
371866 km
1939.6
Ultimo Quarto
28-lug
04:51
22:55
–:–
14:20
371416 km
1931.1
FASE
DATA
Luna Calante
dal 01 al 06
Luna Crescente
dal 07 al 21
Luna Calante
dal 2 al 31
FASE
DATA
ORE
DISTANZA
DIAM. APP.
Apogeo
12-lug
10:12
391953 km
1836.2
Perigeo
24-lug
07:43
364976 km
1974.4
LIBRAZIONI di LUGLIO
Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima
Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.
– 08 Luglio: Massima Librazione mare Australe
– 09 Luglio: Massima Librazione mare Australe
– 10 Luglio: Massima Librazione sud cratere Pontecoulant
– 21 Luglio: Massima Librazione nordovest cratere Pythagoras
– 22 Luglio: Massima Librazione nord cratere Carpenter
– 23 Luglio: Massima Librazione regione polare nord
I pianeti tutti in elongazione ovest rispetto al Sole sorgeranno a partire dall’una di notte all’inizio del mese. Il primo a uscire dall’orizzonte è Saturno ma la Luna lo avrà già incontrato il 31 del mese di maggio. Perciò il giorno 1 la prima congiunzione sarà con Nettuno, il secondo in ordine ad uscire dall’orizzonte.
Il giorno 3, sempre nella seconda parte della notte, una sottile falce di Luna (fase 16%) affiancherà Marte.
03 Giugno
Il giorno 3 Giugno alle 03:51 la Luna con fase 16% incontra Marte molto basso sull’orizzonte ad Est, meno di 10°.
Il giorno 5 una Luna praticamente nuova, bassissima sull’orizzonte e ad Est si posizionerà fra Urano Giove e Mercurio, configurazione prossima al Sole, solo mezz’ora di tempo prima dell’alba.
05 Giugno
La splendida configurazione con Luna Giove Pleiadi Nettuno e Mercurio del giorno 5 giugno. Come mostra l’immagine il Sole sarà già sorto, anche se non completamente, già alle 04:50, e nei minuti precedenti gli oggetti saranno comunque avvolti dalla luce.
Il giorno 6 siamo alla Luna Nuova a cui succederanno le notti favorevoli alle osservazioni del cielo per gli oggetti deep sky.
Dopo la luna nuova si torna a cercare il satellite verso ovest da dove tornerà ad apparire nel tramonto come ancora una piccola falce di Luna già il giorno 10 quando alle 21 (Sole tramontato da poco) sarà alta sull’orizzonte circa 34° ed avrà una fase pari a 12°. Nella costellazione del Cancro dove il satellite stazionerà per quella notte si troveranno nei paraggi anche M44 ammasso del Presepe e M67. Tramonto dopo la mezzanotte.
Il giorno 10 una sottile falce di Luna sarà visibile ad ovest nei pressi dell’ammasso M44 (Presepe) e M67. Altezza 25° poco prima delle 22:00.
Dal giorno 10 in poi la Luna tornerà ad apparire sempre più alta nel cielo. Già il giorno 11 arriverà nel Leone vicino a Regolo.
Il giorno 14 Luna al Primo Quarto ma il 15 sarà vicina a Spica nella Vergine con al suo fianco M104 Galassia Sombrero. Dal giorno 19 oramai la Luna apparirà quasi piena ad est nella costellazione dello Scorpione sarà perciò visibile per tutta la notte ed avremo il tempo per osservarla vicino ad Antares, nei pressi anche di M80 e di M4.
19 Giugno
Il giorno 19 la Luna quasi piena sarà visibile per tutta la notte vicino ad Antares.
A partire dal giorno 21 la Luna non sarà visibile già a partire dal tramonto ma bisognerà attendere per vederla sorgere ad Est a notte iniziata. Il giorno 22 Luna Piena, pochi giorni dopo, il giorno 27 la Luna sarà al perigeo e ciò, in concomitanza con la fase piena, favorirà la sensazione che la Luna possa sembrare più grande.
Sorgendo sempre più tardi nella notte tornerà a farsi trovare poco prima dell’alba nel pressi dell’allineamento dei pianeti incontrando il primo della fila, Saturno, proprio il 27 giugno.
27 Giugno
Il 27 Giugno la Luna incontrerà Saturno poco dopo il suo sorgere ad Est. Siamo nella seconda parte della notte, intorno alle 01:45.
Il 28 giugno Luna all’Ultimo Quarto.
Tabelle delle fasi e distanze Luna-Terra
FASE DATA ORE SORGE CULMINA TRAMONTA DISTANZA DIAM. APP.
Luna Nuova 06/07 00:57 05:39 12:54 21:45 386869 km 1843.6
Primo Quarto 14/07 00:48 14:09 18:54 00:25 402805 km 1782.1
Luna Piena 21/07 12:17 21:15 00:57 05:20 371866 km 1939.6
Ultimo Quarto 28/07 04:51 22:55 –:– 14:20 371416 km 1931.1
FASE DATA
Luna Calante dal 01 al 06
Luna Crescente dal 07 al 22
Luna Calante dal 23 al 30
FASE DATA ORE DISTANZA DIAM. APP.
Perigeo 02/06 09:22 368162 km 1930.7
Apogeo 14/06 15:35 403807 km 1783.2
Perigeo 27/06 13:45 369388 km 1939.4
LIBRAZIONI di GIUGNO
a cura di Francesco Badalotti
Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.
– 01 Giugno: Massima Librazione nord cratere Philolaus
– 07 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 08 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 09 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 10 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 11 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 12 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 13 Giugno: Massima Librazione mare Australe
– 14 Giugno: Massima Librazione sud cratere Rosemberger
– 23 Giugno: Massima Librazione nordovest cratere Pythagoras
– 24 Giugno: Massima Librazione nordovest cratere Pythagoras
– 25 Giugno: Massima Librazione nord cratere Carpenter
– 26 Giugno: Massima Librazione regione polare nord
Luna nuova nei primi giorni del mese di maggio favorirà le riprese
3 Maggio
Iniziamo Maggio con la Luna che sorge a sud-est all’ultimo quarto oramai dopo le 3 di notte, nella costellazione del Capricorno, e ritardando sempre più il suo sorgere finiremo già il giorno 3 per scorgerla solo per qualche minuto nelle prime luci del mattino quando sarà vicino a Saturno, tuttavia entrambi troppo vicini al Sole per consentire qualsiasi osservazione. Trascorreranno così delle piacevoli notti “senza Luna” perfette per le osservazioni più impegnative ma a discapito di perdere una congiunzione stretta fra Luna e Marte nell’alba del giorno 5 maggio.
Luna 3 Maggio alle 05:26 a sud-est allineato con Saturno, Nettuno, Marte e Mercurio
12 Maggio
Torneremo a scorgere la Luna ad ovest nelle luci del tramonto il giorno 9 maggio mostrandosi con una sottilissima falce. Le ore di buio con la presenza dell’astro andranno via via aumentando fino al giorno 12 quando la Luna si farà trovare alta nel cielo, a sud-ovest, già al tramonto e molto vicina a Polluce (2° 30′), stella dei Gemelli.
Luna il 12 maggio ore 23:20 congiunzione con Polluce in direzione nord-ovest.
15 Maggio
Passano i giorni e il 15 maggio la luna al Primo Quarto si mostrerà al tramonto del Sole sopra alla stella Regolo della costellazione del Leone fino a scomparire sotto l’orizzonte ad ovest intorno alle 2 della notte.
Nei giorni successivi il nostro satellite ripercorrerà più o meno lo stesso scenario attraversato in aprile fino a raggiungere e superare Spica nella Vergine il giorno 20 già nelle prime ore della sera e spostando lo sguardo stavolta verso sud est.
Luna 16 maggio ore 00:20 direzione Ovest, congiunzione Luna-Regolo
23 Maggio
La Luna Piena si potrà ammirare nella sera del 23 maggio quando sorgerà a Sud Est molto vicina ad Antares (2°50′), stella dello Scorpione.
Luna 24 maggio ore 00:20 congiunzione Luna Piena – Antares, direzione Sud.
I pianeti ancora tutti posizionati molto vicino al Sole non favoriranno l’osservazione di alcuna congiunzione. Un vero peccato che si pensa che il satellite nelle prime ore dell’alba transiterà molto vicino a Saturno, Marte e Mercurio rispettivamente il 4,5 e 6 maggio ma come abbiamo anticipato, il Sole non sarà purtroppo molto distante e il tutto avverrà nella luce, seppur tenue, dell’alba.
Ad ovest l’8 aprile Luna e Giove non vicinissimi accompagnati da Urano
ma probabilmente si parlerà solo dell’eclissi!
All’inizio del mese di Aprile la Luna sorgerà nelle ultime ore della notte quando l’alba ne nasconderà in poco meno di un’ora la visuale. Seguiranno notti senza Luna che attraverserà la fase di Luna Nuova il giorno 8 aprile.
Il 10 Luna – Giove
Per riscoprire nuovamente il satellite dovremo attendere il giorno 10 quando intorno alle 20 la potremo ammirare ad ovest vicino Giove (4° ovest) ed immersa nella luce del tramonto.
Luna e Giove il giorno 10 immersi nel tramonto, quindi ad ovest, 4° di distanza.
Dal giorno 11 in poi e per i giorni successivi la Luna si allontanerà dal pianeta aumentando pian piano la sua fase ed anticipando sempre più la sua altezza in cielo al momento del tramonto del Sole. Sarà quindi sempre più facile scorgerla ad ovest nelle sere e via via per parte della notte.
Il 15 Luna – Polluce
Attraversando il Toro, senza avvicinarsi troppo ad Aldebaran arriverà nell’Auriga il giorno 12, nei pressi della stella Elnath finchè il giorno 15 con Luna al primo quarto non comparirà al tramonto del Sole molto vicino a Polluce, poco più di 2°.
Il giorno 15 la Luna transiterà molto vicino a Polluce, solo 2°, a Sud.
Le giornate si stanno allungando e per le prime ore di buio bisognerà aspettare sin dopo le 20 e 30.
Il 18 Luna – Regolo
Nei giorni successivi la Luna attraverserà la costellazione del Cancro che, come sappiamo, è priva di stelle di particolare nota, puntando direttamente verso Regolo, la stella alfa della costellazione del Leone, che raggiungerà il giorno 18 aprile (3° e 15′). La Luna inizierà inoltre ad apparire sempre più spostata verso est.
Il 27 Luna e Antares
Saltiamo al 22 aprile quando la Luna sarà visibile ad Est già immersa nelle luci del tramonto molto vicina a Spica (3° 53′) stella principale della costellazione della Vergine, per rimanere poi ben visibile per tutto il corso della notte fino all’alba. Certo non un grande aiuto per le osservazioni di profondo cielo ma molte ore utili invece per chi è alle prese proprio con gli scatti dedicati al satellite. Attenzione però la Luna il giorno 25 sarà oramai piena, le riprese della superficie mostreranno quindi poche ombre dei crateri.
Il giorno 27 il nostro satellite, che ora sorge sempre più tardi nello ore serali e prima notte, transiterà vicino Antares.
Con i pianeti quasi tutti immersi nella luce del Sole e posizionati a distanze minime da esso, poche occasioni ci concederanno per scatti gradevoli.
Al Limite
Immersi nelle luci dell’alba potremo forse provare a catturare due avvicinamenti fra Luna e Saturno e Luna e Venere rispettivamente nelle mattine del 6 e 7 aprile. Ma stiamo davvero parlando di pochissimi minuti con una esigua falce di Luna.
Simpatica configurazione il 14 marzo con Pleiadi-Luna-Urano-Giove allineati in verticale ad ovest. Il 25 eclissi di Luna di penombra ma dall’Italia non sarà visibile
In marzo saltiamo i primi giorni e arriviamo direttamente all’08 marzo quando, come anticipato, ci attende un incontro fra Luna e Venere leggermente più favorevole rispetto al mese precedente.
La distanza minima pari a 3.3°S è prevista per le 19:53 quando entrambi saranno sotto l’orizzonte precedendo il Sole del tramonto. Meglio tentare la mattina dello stesso giorno, intorno alle 06:00 quando una finestra di circa 20 minuti ci consentirà di catturare la Luna all’8.8% in un triangolo coinvolgendo anche Marte.
Triangolo Luna-Venere-Marte il giorno 08 marzo alle poco dopo le ore 06 nella luce del crepuscolo. Falce di Luna a 8,8%. Immagine https://theskylive.com/
Il 14 marzo intorno alle 22:00 sarà interessante osservare quasi in linea verticale ad Ovest in ordine dall’alto verso il basso: le Pleiadi, la Luna 17.8%, Urano e vicino all’orizzonte Giove a più o meno sei gradi di distanza l’uno dall’altro.
Curiosa configurazione ad ovest il giorno 14 marzo alle ore 22. Con Giove in basso primo della fila a seguire Urano, Luna e Pleiadi. Distanza media circa 06 gradi. Immagine https://theskylive.com/
Il 20 marzo l’equinozio di primavera ci avrà donato giornate più lunghe ma anche notti più corte. Nulla di particolare da segnalare fino a saltare direttamente al giorno 25 marzo che vedrà la Luna interessata da un’Eclisse Parziale di Penombra. Purtroppo come mostrato anche nell’immagine, l’eclisse non sarà visibile dall’Italia se non per qualche minuto prima del tramonto del satellite e giorno oramai fatto.
L’inizio dell’ingresso della Luna nella sezione di penombra della Terra è previsto per le 5:53 UTC+1 mentre il satellite scomparirà sotto l’orizzonte ad Ovest, quindi subito dopo già alle 06:10 UTC+1.
Nei primi 10 giorni di febbraio ben 5 congiunzioni interessano la Luna. Andiamo a vederle nel dettaglio
Si inizia il primo giorno (01 febbraio) quando la Luna incontra Spica, astro principale della Costellazione della Vergine. L’avvicinamento sarà visibile già nelle ore notturne verso est, ed alle 05:48, fine della notte astronomica, saranno distanti poco più di 2°. Il massimo della congiunzione è previsto alle 08:44 a 1.7°N.
Il giorno 03 la Luna è già all’ultimo quarto, nei giorni successivi quindi, in prossimità delle altre congiunzioni si presenterà come una falce sempre più sottile, ottima per favorire gli scatti.
Luna – Spiga la mattina del 02 febbraio intorno alle 06:00. La luce de Sole lascerà ancora per poco libero il campo. Direzione Sud-Ovest, altezza orizzonte circa 20°.
Il giorno 05 febbraio la Luna avvicina Antares, questa volta nello Scorpione, il massimo è previsto a notte inoltrata, ore 01:52 con separazione addirittura 0.6°N, purtroppo in quel momento gli astri saranno sotto l’orizzonte. Li si potrà scorgere vicini solo poco prima delle 04:00 quando compariranno a ES
Luna e Antares molto bassi sull’orizzonte intorno alla 4:30 del mattino del 5 febbraio a SSE.
Dopo due giorni, il 07 febbraio, è la volta di Venere, la congiunzione fra il satellite e il pianeta splendente mancava da un pò, niente di speciale però perché i due oggetti saranno già tramontati per il massimo previsto alle 19:53 a più di 5° S di distanza. Meglio sperare nella posizione del mattino quando i due astri appariranno allineati rispetto alla linea di orizzonte già alle 06:00. La tenue luce dell’alba, la falce di Luna sottile (appena 12,6%) e la luminosità del pianeta potrebbero dar vita ad un bel quadro. A marzo la situazione migliorerà.
Accenno di congiunzione fra Venere – Luna difficile da osservare perchè molto basso sull’orizzonte poco prima dell’alba del 7 febbraio.
Il giorno 08 passiamo a Marte e Mercurio insieme, in un triangolo con i due pianeti ai vertici in alto e la Luna nel vertice in basso. Consapevoli però che ci stiamo approssimando al Sole ed alla Luna Nuova, il massimo della congiunzione è previsto per le 07:32 con 4.2S° di distanza fra Luna e il pianeta rosso, e 3.2°S con Mercurio, e prima ci sarà davvero poco margine, solo una cinquantina di minuti fra il sorgere della Luna (più in basso rispetto a Marte) e il massimo.
Nella simulazione la Luna con Marte e Mercurio dopo aver in lontananza lasciato Venere. Alle 07:20 circa il Sole avrà già fatto capolino e la Luna apparirà come una piccola falce. Osservazione non facile ma stimolante con una finestra molto piccola, solo qualche decina di minuti, prima dell’alba.
Il 09 febbraio arriva la Luna Nuova che si trasformerà in una sottilissima nuova falce (solo 1,6%) nell’incontro l’11 con Saturno. Il massimo è previsto alle 01:39 ma i due astri saranno sotto l’orizzonte.
Saltiamo al giorno 15 con la Luna che sorgerà intorno alle 10:00 del mattino già molto vicina a Giove. Nel corso della giornata purtroppo la distanza continuerà aumentare ma i due astri saranno abbastanza vicini (circa 4° N) anche per tutta la sera fino a dopo la mezzanotte.
Luna Giove nella sera del 15 febbraio accompagnati dal Urano verso Ovest.
Per consolarci potremo puntare sempre sulle amate Pleiadi, il giorno 16, ad una distanza minima media di 0.6°S visibili per tutta la notte.
Luna Pleiadi il giorno 16 in direzione Ovest, ore circa 22:00.
Il 21 febbraio sarà favorevole anche l’avvicinamento a Polluce, visibile per tutta la notte ad una distanza di circa 1.6°S. Il 24 la Luna Piena si avvicinerà a Regolo a 3.6°N ma probabilmente la forte luce dell’astro coprirà la tenue luminosità della stella.
Luna, illuminata all’84.3%, molto vicina alle Pleiadi, con cielo leggermente velato; assieme di due immagini riprese su montatura equatoriale a Sella dei Generali, Coli (PC). Crediti: Fausto Lubatti
Lo scatto di Fausto Lubatti immortala Luna e Pleiadi nel mese di Ottobre. A gennaio le distanze saranno molto più strette fino a toccarsi
Archiviato il 2023 dedichiamoci al nuovo anno ricchi di buoni propositi giusto? Gennaio è un po’ come settembre, si fanno progetti e si inizia a pensare già alle attività primaverili con nuove sfide magari sfruttando quel nuovo accessorio che da tanto avreste voluto acquistare..
Va bene, va bene, torniamo a noi, al concreto.
La Luna inizia il mese di gennaio 2024 in fase calante, raggiungerà l’ultimo quarto il 4 e poi una falce sempre più sottile caratterizzerà il cielo per la prima decade. Nel frattempo però non potremo confidare in congiunzioni troppo strette. La Luna incontrerà il giorno 05 Spica ad una distanza di 2° nord e tre giorni dopo Antares, spettacolo all’alba intorno alle 05:00 del mattino ma le giornate ancora molto corte consentiranno un buio accettabile. Nelle stesse ore, quindi sempre l’08 gennaio all’alba, sopra i due astri ci sarà Venere, ma a distanze di circa 5° sud, insomma ampi campi per le inquadrature.
Superiamo la Luna Nuova l’11 per vedere comparire la nuova e piccolissima falce di Luna il giorno 14nei pressi di Saturno, giusto poco più di un’ora prima che il satellite tramonti intorno alle 19 e 30. I due ballerini saranno a OSO con la Luna più in basso e Saturno sopra a circa 2.2° di distanza a circa 15° sull’orizzonte.
Congiunzione Luna – Saturno il 14 gennaio ad ovest ore 17:00. Crediti: https://theskylive.com/
Le settimane scorrono tranquille con il passaggio della Luna, oramai al primo quarto quindi in piena fase crescente, nei pressi di Giove. Sarà la sera del 18 intorno alle 21 Luna e Giove saranno distanti circa 3° gradi, ma si lasceranno ammirare ancora per qualche ora sino al tramonto poco dopo la mezzanotte.
Il giorno 18 Congiunzione Luna e Giove a circa 3° di distanza, alle 18 altezza sull’orizzonte 50°. Crediti: https://theskylive.com/
Un paio di giorni dopo il satellite si immergerà quasi totalmente nelle Pleiadi, ad una distanza di soli 0,8° raggiunta in pieno giorno ma la sera del 20 a partire dal tramonto del Sole fino a circa l’una di notte saranno ancora molto alti nel cielo. Parecchie ore utili quindi per cercare lo scatto perfetto.
20 Gennaio congiunzione stretta Luna-Pleiadi. Visibile già dal tramonto del Sole. ll massimo dell’avvicinamento nelle ore diurne, alle 13 al sorgere della Luna ad Est. https://theskylive.com/
La Luna piena sarà il 25 gennaio con pochi passaggi interessanti sul finire del mese.
Il mese di dicembre si apre con la Luna coinvolta in una serie di congiunzioni, non troppo strette a dire il vero, rispettivamente con tre stelle molto luminose e ravvicinate della volta celeste: Polluce nella costellazione dei Gemelli, Presepe nel Cancro e Regolo del Leone. Le congiunzioni si susseguiranno nell’ordine il 01 quando il satellite sarà a 1,6° Sud da Polluce, il 02 quando sarà la volta del Presepe a 3.6° Nord, ed infine il 03 con Regolo a 4.0° N. Per osservare la serie di passaggi ravvicinati le ore migliori saranno quelle dell’alba ma considerando le giornate molto corte ciò non costringerà l’osservatore ad improbabili alzatacce, essere pronti poco prima delle 05:00 sarà sufficiente, forse per l’ultimo appuntamento sarà meglio fissare la sveglia qualche ora prima.
Luna – Polluce 01 dicembre ore 05:00 direzione SW https://theskylive.com/
Luna – Presepe 02 dicembre ore 05:00 direzione SW https://theskylive.com/
Luna – Regolo 03 dicembre ore 05:00 direzione S https://theskylive.com/
La configurazione di inizio mese si ripeterà quasi identica anche nei 4 giorni prima del 31 Dicembre, agognato capodanno che segna la fine del 2023 quando le distanze saranno leggermente migliorate.
Nel resto del mese la Luna affronterà le sue 4 fasi senza l’occasione di ripeterne alcuna come invece era accaduto in settembre per la Luna Piena registrata due volte nei trenta giorni.
La Luna Nuova del 12 Dicembre sarà complice di quegli avventurieri che vorranno sfidare le temperature pungenti per perdersi ad ammirare il fascio delle Geminidi il cui massimo è previsto la notte del 14. Con un po’ di fortuna e con un cielo sgombro da nuvole, nella quasi totalità di buio non dovremo attendere molto prima di individuare almeno una stella cadente.
Con la Luna invece diretta verso il Primo Quarto e vicina al Perigeo potremo programmare uno scatto interessante del transito del satellite vicino a Saturno con distanza 2.5°S, bene ma non benissimo e la situazione non migliorerà molto per il passaggio della Luna vicino all’altro gigante gassoso Giove previsto per la notte del 22.
Luna – Giove 22 dicembre ore 20:00 direzione Sud https://theskylive.com/
Il vero incontro interessante probabilmente sarà quello del 24 dicembre con le Pleiadi con una distanza media prevista di soli 1.1° Sud ma resta indispensabile il forse per due motivi: la Luna sarà infatti quasi piena e il bagliore potrebbe rendere difficile immortalare nello stesso scatto le sette sorelle e il satellite e, per qualcuno sarà probabilmente difficile abbandonare la cena di Natale per dedicarsi alla propria passione, il rischio è che si scateni un putiferio!
Luna – Pleiadi 24 dicembre ore 17:00 direzione Est https://theskylive.com/
Nel mese di Novembre la Luna in fase calante e diretta verso l’ultimo quarto sorgerà intorno alle 20 e 30 per rimanere visibile per quasi tutta la notte. Il giorno 3, intorno alle 22 la scorgeremo vicino a Castore e Polluce, subito sotto ai due gemelli.
Congiunzione Luna-Castore-Polluce del 03 novembre ore 23:45. Crediti https://theskylive.com/
Il giorno 9, sorgerà la mattina poco dopo le tre accompagnata da Venere. Lo spettacolo sarà gradevole con la Luna ridotta oramai quasi ad uno spicchio tenue (porzione visibile 18,5).
Sopra la Luna e subito sotto Venere i due astri saranno distanti circa 2°. Nel corso della giornata, quando oramai però saranno avvolti nella luce diurna, Venere e Luna continueranno ad avvicinarsi finché la seconda non finirà per coprire la prima in un’eclisse accessibile ahinoi a pochi dotati della giusta attrezzatura.
Congiunzione Luna Venere facile da individuare all’alba del 9 novembre. I due astri si avvicineranno sempre di più fino a dar vita ad un’eclisse nelle ore diurne. Crediti https://theskylive.com/
L’eclissi di Venere coperta dallo spicchio di Luna inizierà alle ore 09:06 (per un osservatore situato a Roma) e ci concluderà alle ore 14:07.
Inizio dell’eclissi di Venere ore 09:06 del 09 novembre con il Sole già alto in cielo. I due astri saranno in direzione Sud nella costellazione della Vergine. Altezza dall’orizzonte circa 50° gradi. Crediti https://theskylive.com/
Venere esce dal dietro la parte in ombra delle Luna alle ore 14:17 del 09 novembre. Crediti: https://theskylive.com/
Nei giorni successivi poco la Luna Nuova si nasconderà per quasi tutto il tempo nella luce diurna ma sarebbe interessante osservare lo splendido quintetto formato da Mercurio,
Antares, Marte, Luna e Sole tutti stretti in pochi gradi.
Purtroppo in luce diurna alle 15 del giorno 13 novembre affollato allineamento: Luna, Mercurio, Antares, Marte e Sole. https://theskylive.com/
Il satellite uscirà dalla morsa del giorno intorno il 17 quando inizierà a scorgersi nelle prime luci della sera, stiamo parlando di orari pomeridiani, le giornate si riducono infatti sempre di più tanto che alla fine del mese avremo pochissime ore di luce.
Quando riapparirà verso ovest la Luna sarà visibile al 14% circa e seguita da vicino da Plutone che sia avvicinerà ancora di più il giorno successivo.
Ritardando sempre di più il suo tramontare la Luna il giorno 20 sarà vicino a Saturno che non lascerà fino al tramonto, prima della mezzanotte, la Luna sarà al primo quarto.
Ore 21:20 circa del 20 novembre, Luna e Saturno in congiunzione stretta poco più di due gradi. Direzione Sud-Ovest Altezza da terra circa 22 gradi. https://theskylive.com/
Inizia con questo passaggio la serie di congiunzioni fra Luna e i pianeti. Dopo appena due giorni infatti, il 22 sarà la volta di Luna e Nettuno, poi dopo ancora altri due giorni, il 24 di Luna e Giove e infine il 26 la Luna si muoverà nei pressi di Urano.
Il momento migliore per catturare Luna e Giove sarà però il 25 al loro sorgere, intorno alle 17 e 30 in direzione est, mentre per Luna e Urano, sarebbe meglio svegliarsi all’alba del 26 con i due astri ad ovest. Ricordiamo che gli astri in questo periodo dell’anno sono molto bassi sull’orizzonte.
Congiunzione Luna Giove il 25 novembre ore 17:20 circa ad Est, poco dopo il tramonto del Sole. Altezza sull’orizzonte circa 20° e distanza apparente 2°. Crediti https://theskylive.com/
Il decimo mese dell’anno si apre con una gradita congiunzione fra Luna in fase calante (il mese di settembre si è chiuso con la Luna piena del 29) e Giove. I due astri saranno vicini circa 3° gradi, già a partire dal loro sorgere, intorno alle 20 e 30 per il centro Italia, con il satellite che sovrasterà il pianeta per tutta la durata della notte, fino all’alba. Le giornate sempre più corte favoriranno l’osservazione sin da subito con la luce del crepuscolo abbastanza lontana, il Sole tramonterà intorno alle 19.
Congiunzione Luna-Giove domenica 01 Ottobre ore 22:00 Roma https://theskylive.com/
Il giorno successivo, 2 ottobre, un’altra configurazione interessante, Luna e Pleiadi nella costellazione del Toro, ben visibile nel periodo autunnale, 3 gradi circa anche per questa opportunità. Il satellite e l’ammasso M45 saranno sin dal sorgere affiancati in orizzontale per avvicinarsi sempre di più durante la notte, il massimo si posiziona intorno alle 3 del mattino successivo. In allineamento con a sinistra le Pleiadi e al centro la Luna, a destra ci sarà Urano, pacifico e sornione.
Congiunzione Luna – Pleiadi ore 22:00 02 ottobre 2023 Roma https://theskylive.com/
Nei giorni successivi la Luna all’ultimo quarto, che sorgerà in ore sempre più tardi, scivolerà nella costellazione del Toro per collocarsi il 7 fra i due gemelli Polluce e Castore.
Giunti all’11 ottobre sarà necessario volgere il telescopio verso est per sorprendere il satellite aggirarsi intorno a Venere. La fase quasi terminata e vicina alla Luna Nuova consentirebbe uno scatto piacevole ma non vi aspettate vicinanze troppe strette, sarà comunque una bella sfida catturare Luna – Venere – Regolo intorno alle 4. Il Sole sorgerà solo 2 ore e mezzo dopo.
Luna- Regolo Venre 11 Ottobre 2023 ore 04:00 Roma molto bassi sull’orizzonte https://theskylive.com/
Intorno al 17 finalmente torneremo a scorgere il satellite verso ovest poco prima e dopo il tramonto e l’accesso agli scatti continuerà a migliorare fino al 19 quando oramai la Luna, in Sagittario e in fase crescente, tornerà ben alta nel cielo già al tramonto.
Evento interessante che vale il tentativo di una foto panoramica la congiunzione fra Luna e Saturno (mag. 0,7) del 24 ottobre. I due astri saranno già alti nel cielo al tramonto e scompariranno sotto l’orizzonte solo a notte inoltrata.
Luna Saturno congiunzione il 24 ottobre ore 00:00 Roma https://theskylive.com/
Nei giorni successivi, la Luna, dopo aver affiancato Nettuno, si dirigerà di nuovo verso Giove, completando il suo periodo. Il 29 Giove e Luna danzeranno uno rispetto all’altro per tutta la notte senza avvicinarsi mai troppo, inoltre la Luna avrà da poco superato la fase piena quindi tanta luminosità in cielo. Condizioni non facili.
La Luna Blu, la Congiunzione Luna – Saturno e la Luna di Settembre
La Luna Blu
Al contrario di ciò che si potrebbe pensare la Luna Blu non ha nulla a che vedere con il suo colore, sono rarissimi i casi in cui le condizioni atmosferiche favoriscono un colore freddo all’altro al sorgere.
Quindi seconda Luna Piena il 31 agosto prevista per le 03:35 per questo sarà più facile ammirarla già dal giorno precedente (30 agosto).
Congiunzione Luna-Saturno
Solo 3° e 21′ primi di distanza fra Luna e Saturno il 30 agosto. Già dal sorgere di entrambi, intorno alle 21:00 orario di Roma, i due astri saranno molto vicini, ma probabilmente abbastanza lontani per consentire la vista di entrambi.
La Luna sarà al 97% di fase, quindi particolarmente luminosa.
Al culmine, intorno alle 01:35 i due astri saranno a circa 35° gradi sopra l’orizzonte.
Sguardo a SudSudEst nella costellazione dell’Acquario.
Congiunzione Luna-Saturno 30 agosto ore 22:00 di Roma
Meno spettacolare il primo dei mesi autunnali per la Luna ma che sarà darci comunque delle soddisfazioni. Primo appuntamento interessante il 4 settembre nella tarda notte quando Luna e Giove, si avvicineranno quasi allineati in orizzontale. Fase delle Luna 80%, altezza sull’orizzonte alle 23 circa 12° e distanza fra gli astri poco più di 3°. Nel corso della notte però essi tenderanno ad allontanarsi sempre di più, meglio cercare di riprenderli appena sorti.
La sera successiva segnaliamo una Luna al 70% avvicinarsi moltissimo alla Pleidi già dal sorgere (dopo le 22:00) fino a circa la mezzanotte, scavallato il giorno infatti i due oggetti tenderanno ad allontanarsi.
Il 9 settembre, ma sarebbe meglio dire la mattina dell’10 settembre dopo l’una la Luna sorgerà a Nord-Est già in compagnia di Polluce, la seconda delle stelle per importanza e luminosità della costellazione dei Gemelli. Distanza minima intorno ai 2°.
La mattina del giorno 13, poco prima del sorgere del Sole, sarà possibile scorgere nel cielo ancora abbastanza scuro Venere solidamente posizionata ad Est e a Nord-Est poco sopra l’orizzonte una minuscola falce di Luna del 4% appena. Non si tratta di una congiunzione stretta ma potrebbe essere una sfida per astrofotografi paesaggisti.
La mattina successiva, ancora più arduo perché ancora più a ridosso del sorgere del Sole, saremo già alle 6 del mattino, fra Luna molto bassa e Venere già alto farà capolino Mercurio.
A partire da metà mese potremo tornare ad ammirare la Luna nella sera ma essendo nuova dovremo attendere ancora qualche giorno perché si mostri. Peccato perché proprio il 16, anche se molto vicino al tramontare del Sole, dubito dopo le 19, Luna e Marte si renderanno partecipe di una strettissima congiunzione, con inizio a meno di un grado ed in occultazione parziale al momento del tramonto.
Luna e Saturno ci riprovano il giorno 26 ben alti sull’orizzonte già alle 22:00, visibili per quasi tutta la notte la distanza, che resterà intorno ai 3° gradi andrà via via diminuendo. Fase della Luna 82%.
Il mese per la Luna si chiude il giorno 27 con un avvicinamento a Nettuno. Luna quasi piena e scatti non semplici a causa delle notevole differenza di luminosità.
Ben due pleniluni per agosto e la Luna più grande di tutto il 2023
Per il mese di Agosto la Luna ci riserva momenti di intenso spettacolo. Già il giorno 2 del mese la concomitanza fra due fattori, una Luna quasi al perigeo (molto vicina alla Terra) e la fase piena, darà origine alla seconda occasione per quest’anno (la prima è stata in Luglio) per ammirare la SuperLuna, la più grande di tutto il 2023 con ben 2019.8 secondi d’arco di grandezza apparente. Come per l’evento di luglio, bel tempo permettendo, sarà il momento per dare vita a scatti romantici caratterizzati da una Luna particolarmente rossa. Meglio pianificarli con anticipo! La Luna sorgerà alle 21:27 per un osservatore sito in Roma. Sullo sfondo a fare da cornice le costellazioni del Capricorno a destra e l’Aquario a sinistra. Nella foto panoramica potrebbe trovare spazio anche Saturno che sorge più o meno alla stessa ora e posto a circa 10° di distanza verso Est dal nostro satellite.
La Luna il 2 agosto alle ore 22:00 https://theskylive.com/
La vicinanza non troppo stretta fra Luna e Saturno si ripete la sera successiva il 3, questa volta con il pianeta collocato sopra al satellite spostato verso sud. La distanza si riduce leggermente arrivando sino a poco più di 7 gradi.
La mattina del 4 agosto, una luna non più piena ma con fase al 93% sorge poco dopo le 22:30 nella costellazione dei Pesci accompagnata da Nettuno, piccolo puntino luminoso in alto in direzione Est rispetto al satellite, distanza 4° e 30’ circa. La situazione migliora leggermente nella tarda notte, dopo le 03:00 del mattino successivo quando gli astri si avvicineranno fino a 3° e 30’ di distanza.
Nella notte, a cavallo fra il giorno 7 e 8 agosto altro incontro della Luna questa volta con il gigante Giove. La Luna, oramai al 55,7% di fase si alzerà dall’orizzonte intorno alla 23:30 ma dovremo aspettare ancora qualche minuto per vedere sorgere anche Giove. Trascorsi i 30 minuti dopo la mezzanotte i due astri saranno entrambi ben visibili in cielo e partiranno da una distanza di circa 4° e 28’ per poi via via avvicinarsi sempre più sino a meno di 3° di separazione intorno alle 3 del mattino. Massimo avvicinamento poco dopo le 8 del mattino ma a quell’ora il Sole sarà già alto.
La sera dell’8, o sarebbe meglio dire la notte dell’8 oramai superata la mezzanotte, la Luna e Giove si saranno oramai allontanati ma la visione potrebbe essere ugualmente avvincente soprattutto sotto un cielo con un buon seeing. In pochi gradi quadrati e piuttosto allineati troveremo in ordine da est verso sud: le Pleidi, La Luna sfiorata in basso da Urano, e Giove.
Nelle notti dal 10 agosto “San Lorenzo”, notte delle stelle cadenti, fino al 13 agosto, quando si prevede il massimo dello sciame, la Luna sarà dalla nostra parte sorgendo sempre più tardi, ben oltre la mezzanotte e riducendo via via sempre più la porzione visibile illuminata dal Sole. Il giorno 13 la Luna avrà fase di solo il 10%, praticamente una piccolissima falce.
Nel mese di Agosto le giornate si saranno già un po’ accorciate e il 18 si potrebbe azzardare l’osservazione di una minuscola falce di Luna (2,2%) ad ovest di Marte con subito sotto Mercurio. Il Sole sarà tramontato da poco, insomma dovremmo trovarci in una condizione di cielo davvero molto limpido e un orizzonte ad ovest totalmente scoperto.
Il resto del mese trascorrerà senza particolari note fino ad arrivare al 30 quando, oramai quasi di nuovo piena 97% si imbatterà nuovamente in Saturno, entrambi visibili già interno alle 21 e con distanza pari a 3° e 21’. Alle 21 la Luna sarà alta sull’orizzonte 13° e Saturno 16°.
Chiusura del mese con la seconda Luna Piena di Agosto generalmente detta Luna Blu. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare la Luna Blu non ha nulla a che vedere con il suo colore, sono rarissimi i casi in cui le condizioni atmosferiche favoriscono un colore freddo all’altro al sorgere.
Ripartiamo in luglio con la Luna solitaria come agli inizi di Giugno ma con un appuntamento particolare il 3 Luglio.
Segnate sul calendario 3 Luglio: SUPERLUNA
La superluna è un fenomeno ottico che si verifica quando due fattori sono concomitanti. La Luna, che non cambia mai dimensione reale ma solo apparente, in alcuni periodi dell’anno sembra più grande e più rossa rispetto al solito. Si tratta del risultato della combinazione di due eventi. Il primo è la Luna Piena, il 3 luglio infatti, la Luna tutta illuminata sarà al giorno 15° e con fase al 100%, il secondo è la distanza dalla Terra che il giorno 4 luglio sarà minima a soli 360.147 km, si dice che la Luna è al Perigeo.
Anche se i due eventi non si combinano proprio nello stesso giorno ma a distanza di poche ore, la loro vicinanza fa della Luna del ciclo di Luglio una delle apparentemente più grandi di tutto il 2023 con un diametro pari a 33′ e 10”, seconda solo a quella che si verificherà circa un mese più tardi il 2 agosto.
Il colore rosso invece è un fenomeno legato all’atmosfera terrestre che altera i colori percepiti dall’occhio umano e più evidente quando gli oggetti sono all’orizzonte. L’atmosfera per sua natura tende e riflettere le frequenze della luce più blu e lasciar passare invece quelle rosse. Quando un oggetto di trova all’orizzonte la sua luce deve attraversare, per giungere ai nostri occhi, uno strato più spesso di atmosfera e ciò amplifica l’effetto. In tal modo la Luna appena sorta sembrerà di un rosso fuoco perdendo di intensità man mano che si alzerà nel cielo.
Il giorno 3 la Luna sorgerà nel Sagittario alle ore 21 e 43 per un osservatore sito a Roma. Crediti: https://theskylive.com/
La mattina del giorno 5 una Luna praticamente piena, fase 98%, appena iniziato il tragitto calante, transiterà vicino Plutone, oggetti troppo diversi per luminosità e dimensioni per tentare un approccio.
Molto più interessante invece saranno i giorni successivi con La Luna che si avvia all’ultimo quarto, che verso Est transiterà vicino Saturno. Appuntamento dalla mezzanotte in poi e alle 5, ancora quasi un’ora prima del sorgere del Sole i due oggetti celesti saranno alti sopra l’orizzonte ben 34°, occhio che nel frattempo vi sarete già spostati a Sud.
Non ci sono particolari note per la Luna
Si ripete in parte lo spettacolo di giugno con una congiunzione a 3 (ma anche 4) all’inizio della terza decade del mese. Tramonto avvincente anche se fugace il 21 luglio. In 4 in pochi gradi di cielo: Luna tenue falce a meno del 10%, Venere, Marte e Mercurio. A partire dalle 21 ma per pochissimi minuti, dopo un’ora e trenta infatti, i pianeti prima e la Luna dopo scompariranno sotto l’orizzonte.
Iniziamo il mese con una Luna già quasi piena e fase quasi al 90% e all’11 giorno ben visibile a 18° sopra l’orizzonte alla sinistra, verso est quindi della costellazione della Vergine. Viaggerà sola, senza la compagnia degli oggetti più grandi del Sistema Solare ma già il giorno 2 dopo aver attraverso la costellazione della Lira, si avvicinerà ad Antares, regina della costellazione dello Scorpione. La congiunzione con separazione 1,5° nord, inizierà già nelle prime ore della sera, quando la Luna sarà alta sull’orizzonte ma solo per 16 gradi. La situazione non migliorerà nella sera successiva, meglio cogliere quindi l’occasione, difficile ma spettacolare.
Fase
Data
Ore
Sorge
Culmina
tramonta
Diam. Apparente arcsec
Distanza Terra in Km
Piena
04/06
05:41
21:36
00:59
05:23
1877.1
385368
Ultimo Quarto
10/06
21:31
01:29
06:56
12:28
1932.2
369299
Nuova
18/06
06:37
05:18
12:36
21:35
1800.4
396050
Primo Quarto
26/06
09:49
13:22
18:52
01:07
1799.9
399704
Il giorno successivo, il 4 la Luna oramai piena avrà abbandonato lo Scorpione per dirigersi verso il Sagittario. Nei giorni 7 e 8 la Luna in fase decrescente si avvicinerà a Plutone, tutto molto basso sull’orizzonte, non oltre i 10 gradi e forse qualcosa in più nella mattina del giorno successivo ma a quel punto gli oggetti saranno più separati.
Il giorno 10, con la Luna già all’ultimo quarto, fase 48% e 21° giorno, bella da osservare sarà la congiunzione con Saturno a partire alla mezzanotte circa, potremo approfittare di circa 3/4 ore di osservazione prima del sorgere del Sole. Direzione sud est ed altezza massima circa 14° gradi.
In genere il giorno successivo offre sempre un’altra occasione per immortalare gli spettacoli, a discapito della vicinanza, che tende ad aumentare ma, come in questo caso, magari aggiungendo elementi. I’11 infatti la congiunzione fra Luna e Saturno si trasformerà in un triangolo con un vertice assai debole: Nettuno. Appuntamento nella notte, dalla mezzanotte fino all’alba.
Volete un evento davvero clamoroso da segnare sul calendario? Appuntatevi questa data: 14 giugno. Luna e Giove si avvicineranno e andranno in occultazione a Sole. Potrete scattare foto con la Luna quasi nuova per due ore, all’alba circa 19°. Poco prima dell’alba, il Sole sorge alle 05:30 e entrano inquadratura Mercurio, Urano e Nettuno.
Congiunzione Luna-Giove 14 giugno ore 04:30. Crediti: https://theskylive.com/
Saltiamo al 21 e 22 giugno subito dopo il tramonto per un altro splendido ballo a tre. Una sottilissima falce di Luna, questa volta crescente, con fase intorno al 10%, al secondo e terzo giorno, si affiancherà al duetto Marte-Venere, inizio delle osservazioni non prima delle 21, altezza 25° sull’orizzonte verso ovest.
Congiunzione Luna-Marte-Venere il 21 giugno ore 22:00 Roma – Crediti https://theskylive.com/
Congiunzione Luna-Marte-Venere il 22 Giugno ore 22:00 Roma. Crediti: https://theskylive.com/
Il 30 giugno, ben alta sull’orizzonte, 21°, la Luna oltre l’Ultimo quarta transiterà molto vicino ad Antares, occhi verso Sud già dalle prime ore della sera.
Nel cielo di luglio ci troviamo tra le costellazioni tipiche dell’estate: lo Scorpione, protagonista assoluto, incanta la volta celeste con la sua stella rosso-arancio Antares, e poi l’Ofiuco e ancora l’Aquila con la sua luminosa Altair.
Scopriamo dunque stelle e miti delle figure dominanti del cielo estivo!
COSTELLAZIONE DELLO SCORPIONE
Costellazione tipica del cielo australe, lo Scorpione è facilmente osservabile durante l’estate boreale, grazie alla sua tipica sagoma e alla stella Antares (Alfa Scorpii), che è l’emblema della costellazione: anti-Ares, “rivale di Marte” per via del suo colore inconfondibile, essa è una supergigante rossa di magnitudine apparente 1,06, situata a 600 anni luce dal sistema solare.
Con un raggio di circa 850 volte quello del Sole, Antares è classificata come una delle stelle più grandi conosciute.
Tra le altre stelle che compongono la costellazione dello Scorpione merita una certa considerazione anche Shaula (Lambda Scorpii), una stella azzurra di magnitudine 1,62: si tratta dell’astro più luminoso del gruppo di stelle che insieme a U Scorpii compone la coda e quindi il pungiglione dello scorpione stesso.
La costellazione dello Scorpione
OGGETTI NON STELLARI NELLO SCORPIONE: ANTARES E LA NUBE DI RHO OPHIUCHI
La costellazione ospita un gran numero di stelle variabili oltre che diversi interessanti oggetti del cielo profondo.
Insieme alle stelle di colore azzurro β Scorpii, δ Scorpiie π Scorpii, Antares è una componente dell’asterismo del Grande Uncino ma non solo: la stella principale dello Scorpione è pervasa dalla nube molecolare gigante nota come Nube di Rho Ophiuchi, che prende il nome da ρ Ophiuchi, stella situata nella costellazione dell’Ofiuco e che domina la regione composta da idrogeno ionizzato luminoso e polveri oscure; Rho Ophiuchi è forse uno dei soggetti del profondo cielo più fotografati e ammirati, che può essere individuato con le apposite strumentazioni nella regione di stelle che compongono la testa dello Scorpione.
Parte dei gas della nube viene illuminata proprio da Antares, che le conferisce la tipica colorazione rosso-arancio.
NUBE DI RHO OPHIUCHI CREDITI: CRISTINA CELLINI
Proseguendo tra gli oggetti del profondo cielo troviamo anche diversi ammassi globulari come M 4, poco concentrato ma molto luminoso e distinguibile già con un buon binocolo, ad Ovest di Antares.
Vi è poi l’ammasso aperto M 7 o Ammasso di Tolomeo che, se osservato da un luogo appropriato, risulta essere ben visibile anche ad occhio nudo, mentre sarà risolvibile in dettagli maggiori con l’ausilio di un binocolo.
IMMAGINE DI UN CAMPO NELLA CODA DELLO SCORPIONE CREDITI: MARCELLA BOTTIVIA LATTEA TRA LO SCORPIONE E IL SAGITTARIO CREDITI: CRISTINA CELLINI
Altri oggetti interessanti per gli astrofili sono la Nebulosa Zampa di Gatto, NGC 6334, appartenente al Braccio del Sagittario della Via Lattea e la Nebulosa Guerra e Pace, NGC 6357, che si trova nella parte meridionale della costellazione dello Scorpione, a declinazioni australi.
NEBULOSA ZAMPA DI GATTO E GUERRA E PACE CREDITI: MARCELLA BOTTI
LO SCORPIONE NELLA MITOLOGIA
Come ogni oggetto celeste anche la figura dello Scorpione trova posto tra i miti e le leggende: esso è strettamente legato ad Orione, in diverse storie che li vedono protagonisti.
Secondo una delle vicende più note pare che lo Scorpione avesse punto fatalmente il cacciatore Orione dopo che quest’ultimo si era vantato con Artemide di essere in grado di poter uccidere qualsiasi animale gli fosse capitato a tiro; questa sua spavalderia non fu gradita a Gea, la madre Terra, che scagliò contro Orione il velenoso scorpione, uccidendolo.
Zeus, vedendo a terra Orione con accanto lo scorpione, decise di trasformarli entrambi in stelle e di porli sulla volta celeste, destinati a non incontrarsi mai perché quando lo Scorpione sorge Orione tramonta, in un ciclico scorrere del tempo e delle stagioni.
LA COSTELLAZIONE DI OFIUCO
In una regione di cielo molto ricca di oggetti interessanti, a Nord-Ovest del centro della Via Lattea, è posta la costellazione dell’Ofiuco, una figura che interseca la fascia dello Zodiaco: essa si trova a cavallo dell’equatore celeste e la usa posizione lo rende osservabile da quasi tutte le aree del pianeta, tranne le regioni polari.
Le stelle più luminose dell’Ofiuco sono alfa Ophiuchi, nota anche come Ras Alhague, che rappresenta la testa dell’uomo che “tiene il serpente” e poi la stella η Ophiuchi, nota con il nome di Sabik, che si trova nella parte meridionale dell’asterismo.
Alfa Ophiuchi è una stella di magnitudine 2,08: si tratta di una delle stelle più brillanti vicine a noi, posta a 47 anni luce, mentre η Ophiuchi è una stella bianca di magnitudine 2, 43 posta a 84 anni luce.
La Costellazione dell’Ofiuco
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DELL’OFIUCO
La costellazione contiene di verse stelle variabili oltre ad ammassi e nebulose: con un binocolo è già possibile individuare ad esempio il brillante ammasso globulare M5, ma vi sono anche gli ammassi M9, M10, M12, che si prestano all’osservazione e alle riprese con telescopi di discreta apertura.
In direzione del centro galattico, al confine con il Sagittario, troviamo la Nebulosa Pipa, una nebulosa oscura che appare legata a Nord con un altro sistema di nubi oscure.
NEBULOSA PIPA CREDITI: LAURA PULVIRENTI
OFIUCO NELLA MITOLOGIA
L’Ofiuco è rappresentato come un uomo che tiene con le mani con un enorme serpente, attorcigliato a sua volta intorno alla vita e che trova collocazione nella costellazione del Serpente.
Tra i miti che aleggiano intorno alla costellazione dell’Ofiuco di certo il più noto è il mito greco che si rifà al dio greco della medicina Asclepio, figlio di Apollo e Coronide, anche se sull’identità della madre non vi è certezza.
Secondo la leggenda Coronide, con in grembo il figlio di Apollo, tradì quest’ultimo con un mortale: a rendere il dio a conoscenza del misfatto ci pensò un corvo che, anziché ricevere da Apollo la giusta gratitudine per averlo informato dei fatti, venne trasformato da candido uccello qual era in un corvo nero.
Apollo dunque, accecato dall’ira, scagliò la sua freccia mortale contro Coronide, portando a compimento il suo folle gesto con un’azione ancor più malvagia: egli infatti strappò dal grembo materno il bambino, consegnandolo al centauro Chirone, che lo allevò come figlio suo e lo indottrinò alla conoscenza e all’applicazione delle tecniche di guarigione.
Asclepio acquisì tutto il sapere possibile, divenendo abile nel salvare le vite umane e anche nel resuscitare i morti: ciò però mosse la preoccupazione di Ade, il dio dell’oltretomba, che si rivolse a Zeus il quale punì Asclepio, fulminandolo.
Nonostante tutto, Apollo non fu in grado di mandare giù un simile oltraggio, era pur sempre suo figlio e, anche al fine di placare le ire di Zeus, rese Asclepio immortale, trasformandolo in una costellazione e collocandolo sulla volta celeste per l’eternità.
Nel tempo il simbolo dei medici chirurghi è diventato proprio dal bastone di Asclepio, un semplice bastone con avvolto un serpente, logo che ritroviamo anche nella bandiera dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
LA COSTELLAZIONE DELL’AQUILA
Alla corte celeste dei mesi estivi spicca l’astro luminoso Altair, stella principale dell’Aquila, una costellazione tipica dell’estate boreale che si trova a cavallo dell’equatore celeste e che viene attraversata dalla Via Lattea.
Altair è una stella bianca con magnitudine apparente di 0,77 e ciò la classifica come dodicesima stella più brillante del cielo, posta a una distanza di soli 17 anni luce da noi.
Insieme a Vega della Lira e Deneb del Cigno, Altair costituisce uno dei vertici del Triangolo estivo, un brillante asterismo da ammirare nel mese di luglio e per tutta l’estate.
Costellazione dell’Aquila
OGGETTI NON STELLARI NELL’AQUILA
La costellazione dell’Aquila non contiene oggetti del catalogo Messier, ma ospita al suo interno due ammassi aperti come NGC6709 e NGC 6755, l’ammasso globulare NGC 6760, la nebulosa Phantom Streak, la Galassia a spirale NGC6814.
Ma c’è un oggetto poco noto, che possiamo ammirare in un’immagine davvero rara, realizzata da Cristina Cellini, che rappresenta una nebulosa planetaria denominata SH2-78 o nota anche come CTSS3.
SH2-78 CREDITI: CRISTINA CELLINI
Ricordiamo anche che nell’Aquila è presente la Nebulosa oscura E, composta da due sistemi nebulosi separati tra loro e visibili con un telescopio anche amatoriale: B142 e B143.
L’AQUILA NELLA MITOLOGIA
Rapimento di ganimede da parte di giove Eustache Le Sueur
Rappresentata come l’uccello mitologico caro a Zeus, nella mitologia greca e romana l’Aquila è protagonista di molte leggende.
Una delle storie più diffuse narra che il rapace fosse utilizzato da Zeus per riportare indietro i fulmini una volta scagliati contro chi osasse disobbedirgli.
In un’altra vicenda scopriamo che Zeus si trasformò in un’aquila, ricorrendo alle sue consuete metamorfosi in animali e uccelli di ogni genere e questa volta lo fece per rapire Ganimede e portarlo nell’Olimpo affinchè svolgesse il ruolo di coppiere degli dei; secondo un’altra conturbante storia, l’inguaribile seduttore Zeus s’incapricciò della bellissima dea Nemesi e per riuscire a possederla messe a punto un piano con l’aiuto di Afrodite, la quale venne trasformata lei stessa in un’aquila per simulare una caccia al bellissimo cigno in cui si era a sua volta trasformato il padre degli dei.
Zeus finse di essere braccato dal rapace e cercò rifugio tra le braccia della dolce e ingenua Nemesi, riuscendo nell’intento di sedurla con l’inganno.
A memoria del buon esito del folle piano, Zeus pose il Cigno e l’Aquila a brillare tra le stelle in eterno.
Quando c’è una bella notte stellata, il signor Palomar dice: – Devo andare a guardare le stelle -. Dice proprio: – Devo, – perchè odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione.
Palomar, I.Calvino
Nel mese che conduce all’estate incontriamo sulla volta celeste le costellazioni di Ercole e la costellazione del Drago.
LA COSTELLAZIONE DI ERCOLE
Posta tra il Boote e la Lira, fra le costellazioni del mese troviamo quella di Ercole che è una costellazione tipica dell’estate boreale, che culmina a mezzanotte verso metà giugno; per via della sua ampia estensione (1225 gradi quadrati) è classificata come la quinta più grande del firmamento.
Nonostante le sue vaste dimensioni, Ercole non vanta stelle particolarmente brillanti: la più luminosa è Beta Herculis, nota anche come Kornephoros, stella di magnitudine 2,78; vi è poi Zeta Herculis, conosciuta anche come Ruticulus, una stella gialla di magnitudine2.81 distante 35 anni luce da noi.
OGGETTI NON STELLARI IN ERCOLE
La costellazione contiene in compenso un gran numero di stelle doppie e stelle variabili, alcune osservabili già con piccoli strumenti e telescopi, come Alpha Herculis, detta anche Ras Algethi: si tratta di una stella doppia situata nella parte meridionale della costellazione di Ercole, la cui componente principale è una gigante rossa variabile di magnitudine 3.51.
Ercole giace lontano dalla porzione di cielo attraversata dalla Via Lattea, in una regione priva di galassie luminose; tuttavia l’asterismo ospita uno dei più conosciuti ammassi globulari: M13 o Ammasso Globulare di Ercole.
M13 ripresa da Massimiliano Pedersoli
Si tratta dell’ammasso più luminoso dell’emisfero boreale, visibile già ad occhio nudo da luoghi bui, e in maniera ancor più nitida e ben dettagliata se si osserva il cielo attraverso un binocolo o telescopio.
Con la sua magnitudine apparente pari a 5,8 l’ammasso contiene migliaia di stelle ed è uno degli oggetti più fotografati da dilettanti e professionisti.
L’Ammasso Globulare di Ercole rimane altresì famoso per il “messaggio Arecibo”: un messaggio radio trasmesso nello spazio dal radiotelescopio di Arecibo, a Porto Rico, (purtroppo ormai smantellato dopo gravi danneggiamenti ambientali) il 16 novembre 1974 e indirizzato verso M13, a 25 000 anni luce di distanza.
Nella costellazione è presente anche l’ammasso globulare M 92, uno degliammassi più settentrionali della volta celeste, che risulta essere meno facile da individuare rispetto ad M13, ma non impossibile: si può tentare l’osservazione con un binocolo 10×50, attraverso il quale l’ammasso appare come una macchia biancastra diffusamentre, con un telescopio da almeno 200mm di apertura, sarà possibile risolverlo in stelle.
L’ammasso M92 di Massimiliano Pedersoli
Nella costellazione di Ercole è situata una delle nebulose planetarie più grandi della nostra Via Lattea, Abell 39, che possiede un diametro di ben 5 anni luce e la cui forma, circolare e trasparente, ricorda una bolla di sapone.
IMMAGINE ABELL 39 CREDITI: CRISTINA CELLINI
IL MITO DI ERCOLE fra le costellazioni del mese
Quella di Ercole è certamente una delle figure più note della mitologia: la sua fama è legata alle 12 fatiche che l’eroe dovette affrontare e chi gli valsero la sua eterna gloria, di seguito citate:
Uccidere l’invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo; Uccidere l’immortale idra di Lerna; Catturare la cerva di Cerinea; Catturare il cinghiale di Erimanto; Ripulire in un giorno le stalle di Augia; Disperdere gli uccelli del lago Stinfalo; Catturare il toro di Creta; Rubare le cavalle di Diomede; Impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni; Rubare i buoi di Gerione; Rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi; Portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.
In origine i greci associavano alla figura di Ercole quella dell’Inginocchiato senza però attribuirgli un significato specifico; solo successivamente, in seguito alle 12 fatiche attribuite all’eroe, la figura venne ribattezzata con il nome che oggi conosciamo, e l’atto di inginocchiarsi è da ricondurre al riposo di Ercole dopo le sue gesta.
Ercole era venerato come simbolo di forza e abilità, ma anche come eroe generoso, che per il suo altruismo divenne esempio anche di grandezza morale oltre che fisica e proprio per queste sue virtù gli fu donato un posto sulla volta celeste.
Grazie alla mano di Ercole, regna la Pace fra l’Aurora e il Vespero, e nel luogo in cui il sole a mezzogiorno nega le ombre ai corpi; tutta la terra bagnata dal lungo circuito di Teti è stata sottomessa dalla fatica di Alcide. (Seneca, La follia di Ercole, 883-888)
Ma ad Ercole è legato anche un altro affascinante mito dove la protagonista è la nostra galassia, la Via Lattea: Ercole era figlio di Zeus e di Alcmena, una fanciulla, ennesima vittima degli inganni del padre degli dei: narra la mitologia che Zeus si trasformò nel marito della giovane per poterla possedere e proprio da questa unione nacque l’eroe mitologico, che però fu abbandonato dalla sua mamma.
Zeus teneva molto a quel figlio, per metà dio, e fece in modo che sua moglie Era lo trovasse e lo allattasse: accadde che Ercole fu preso in braccio da Era nel tentativo di attaccarlo al suo seno, ma il piccolo si mosse bruscamente (o fu Era stessa ad allontanarlo, secondo altre versioni) e lo schizzo di latte arrivò fino in cielo creando così il fiume di stelle che scorre sulla volta celeste e che dà vita alla Via Lattea.
LA COSTELLAZIONE DEL DRAGO fra le costellazioni del mese
Proseguendo il nostro percorso attraverso i sentieri celesti dell’estate, ci imbattiamo nella costellazione del Drago: si tratta di una figura situata tra l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore e Cefeo e risulta essere una delle più estese della volta celeste.
La parte immediatamente visibile della costellazione è il quadrato dato dalle stelle che ne formano la testa, le cui due più brillanti sono Eltanin e Rastaban, rispettivamente Gamma Draconis e β Draconis; quest’ultima deriva dall’arabo (Al Rās al Thuʽbān) e significa “la testa del serpente”.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DEL DRAGO
Il Drago non spicca certo per grande luminosità, ma in compenso vanta un buon numero di stelle doppie come ν Draconis e ο Draconis, risolvibili già con un discreto telescopio.
Per quanto riguarda gli oggetti del profondo cielo c’è da dire che il Drago offre numerosi e interessanti spunti di osservazione, poiché ospita nebulose e galassie dalle caratteristiche decisamente scenografiche.
Partiamo dalla nebulosa planetaria NGC 6543, comunemente nota come Nebulosa Occhio di Gatto: questo oggetto, posto a 4.000 anni luce da noi, risultaessere davvero molto ambito tra gli astrofili. Si tratta di una nebulosa scoperta da William Herschel nel 1786 che è diventata oggetto di interesse e di studio dettagliato grazie al Telescopio Spaziale Hubble, il quale ha rivelato informazioni di grande rilevanza riguardo la sua struttura.
La nebulosa NGC 6543 di Loris Ferrini
Un altro degli oggetti del profondo cielo, ospite nella costellazione del Drago, è la Galassia Fuso, NGC 5866, una galassia lenticolare vista di taglio, con un diametro di 60.000 anni luce, posta a una distanza di 40 milioni di anni luce.
Le immagini rilasciate dal Telescopio Spaziale HUBBLE rivelano una striscia di polveri che divide la galassia in due metà, e un sottile rigonfiamento rossastro che circonda un nucleo luminoso, un disco blu di stelle che corre parallelo alla fascia di polvere, oltre ad un alone esterno trasparente.
IMMAGINE NGC 5866 CREDITI: NASA, ESA, THE HUBBLE HERITAGE TEAM (STSCL/AURA)
Infine va citata la Galassia Girino, UGC 10214, una spettacolare galassia a spirale barrata, che si trova a 400 milioni di anni luce dalla Terra.
Il suo tratto distintivo è una coda di stelle lunga circa 280.000 anni luce,arricchita da luminosi ammassi stellari blu, la cui forma distorta derivadallo scontro con una piccola ecompatta galassia blu: durante l’impatto le forze di marea galattiche hanno espulso una grande quantità di gas,stelle e detriti, generando la coda.Dopo aver causato questo imponente (e suggestivo) incidente, pare che la piccola galassia compatta (e colpevole) si stia allontanando dal luogo dell’impatto.
IMMAGINE GALASSIA GIRINOCREDITI: Credit: NASA, H. Ford (JHU), G. Illingworth (UCSC/LO), M.Clampin (STScI), G. Hartig (STScI), the ACS Science Team, and ESA
ILDRAGO NELLA MITOLOGIA
Il Drago trova riferimenti sia negli antichi popoli Sumeri e Babilonesi che nella mitologia greca, dove veniva configurato con Ladone, il guardiano delle mele d’oro.
Tutto ebbe inizio con il matrimonio di Giove e Giunone, i quali ricevettero come regalo di nozze dalla dea Gea (la Terra) un albero speciale, in grado di produrre mele d’oro.
Giunone lo fece piantare in giardino, ma l’albero era così prezioso che serviva qualcuno che lo sorvegliasse: così Giunone incaricò un terribile mostro, Ladone, con sembianze metà di donna e metà di serpente.
E qui entra in scena Ercole che venne convocato dal re di Micene, Euriseo, il quale gli affidò il compito di uccidere il mostro e trafugare l’albero dal giardino di Giunone; l’eroe prese alla lettera l’incarico e, giunto nel giardino e individuato il temibile mostro, scagliò una delle sue fatali frecce contro Ladone, che stramazzò a terra esanime.
Il Drago venne posto in cielo in ricordo di quell’impresa e fu sistemato attorno all’albero dai frutti d’oro, rappresentato dall’asse terrestre.
n questa immagine della Nebulosa Serpente ottenuta dalla Near-InfraRed Camera (NIRCam) del telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA, gli astronomi hanno trovato un raggruppamento di deflussi protostellari allineati all'interno di una piccola regione (l'angolo in alto a sinistra). Credito:
NASA, ESA, CSA, STScI, K. Pontoppidan (Jet Propulsion Laboratory della NASA), J. Green (Space Telescope Science Institute)
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L’allineamento dei getti bipolari fotografata da JWST in Serpens Nebula conferma le teorie sulla formazione stellare
Per la prima volta, un fenomeno che gli astronomi speravano da tempo di poter fotografare direttamente è stato catturato dalla Near-InfraRed Camera (NIRCam) del James Webb Space Telescope della NASA/ESA/CSA. In questa splendida immagine della Nebulosa Serpente, la scoperta si trova nella zona settentrionale di questa giovane e vicina regione di formazione stellare.
Questa immagine del telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA mostra una porzione della Nebulosa Serpente, dove gli astronomi hanno scoperto un raggruppamento di deflussi protostellari allineati. NASA, ESA, CSA, STScI, K. Pontoppidan (Jet Propulsion Laboratory della NASA), J. Green (Space Telescope Science Institute)
Gli astronomi hanno scoperto un intrigante gruppo di flussi protostellari, formatisi quando getti di gas emessi da stelle appena nate si scontrano con gas e polvere vicini ad alta velocità. In genere questi oggetti hanno una varietà di orientamenti all’interno di una regione. Qui, invece, sono tutti inclinati nella stessa direzione, nella stessa misura, come la pioggia che cade durante un temporale.
La scoperta di questi oggetti allineati, resa possibile solo dalla straordinaria risoluzione spaziale e sensibilità di Webb alle lunghezze d’onda del vicino infrarosso, sta fornendo informazioni sui fondamenti di come nascono le stelle.
Quindi, in che modo l’allineamento dei getti stellari è correlato alla rotazione della stella? Quando una nube di gas interstellare collassa su se stessa per formare una stella, ruota più rapidamente. L’unico modo in cui il gas può continuare a muoversi verso l’interno è rimuovere parte dello spin (noto come momento angolare). Intorno alla giovane stella si forma un disco di materiale che trasporta il materiale verso il basso, come un vortice attorno a uno scarico. I campi magnetici vorticosi nel disco interno lanciano parte del materiale in getti gemelli che sparano verso l’esterno in direzioni opposte, perpendicolari al disco di materiale.
Nell’immagine Webb, questi getti sono identificati da strisce rosse luminose, che sono onde d’urto causate quando il getto colpisce il gas e la polvere circostanti. Qui, il colore rosso indica la presenza di idrogeno molecolare e monossido di carbonio.
Stelle della Nebulosa Serpente
La Nebulosa Serpente ha solo uno o due milioni di anni, che è molto giovane in termini cosmici. Ospita anche un ammasso particolarmente denso di stelle di nuova formazione (di circa 100.000 anni) al centro di questa immagine, alcune delle quali alla fine raggiungeranno la massa del nostro Sole (ne abbiamo parlato nella rubrica “Meraviglie del Cosmo” a pagina 30 di Coelum Astronomia n°265).
Le frecce della bussola nord ed est mostrano l’orientamento dell’immagine nel cielo. Si noti che la relazione tra nord ed est nel cielo (visto dal basso) è invertita rispetto alla direzione delle frecce su una mappa del terreno (visto dall’alto). La barra della scala è etichettata in anni luce, che è la distanza percorsa dalla luce in un anno terrestre. Un anno luce equivale a circa 9,46 trilioni di chilometri, o 5,88 trilioni di miglia. Credito: NASA, ESA, CSA, STScI, K. Pontoppidan (Jet Propulsion Laboratory della NASA), J. Green (Space Telescope Science Institute)
Serpens è una nebulosa a riflessione, il che significa che è una nuvola di gas e polvere che non crea luce propria ma brilla invece riflettendo la luce delle stelle vicine o all’interno della nebulosa.
La regione è stata sede di altre scoperte casuali, tra cui la “Bat Shadow” che batte le ali , che ha guadagnato il suo nome quando i dati del 2020 del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA hanno rivelato che batteva o si spostava.
Studi futuri
L’immagine straordinaria e la scoperta fortuita degli oggetti allineati sono in realtà solo il primo passo di questo programma scientifico. Il team ora utilizzerà il NIRSpec ( Near-InfraRed Spectrograph ) di Webb per studiare la composizione chimica della nuvola.
Domani, 20 giugno 2024, il solstizio d’estate segnerà l’inizio ufficiale dell’estate nell’emisfero nord. Questo evento astronomico avverrà alle 22:50 ora italiana (20:51 GMT), e rappresenterà il giorno più lungo dell’anno, con il maggior numero di ore di luce diurna.
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Come Avviene il Solstizio d’Estate
Il solstizio d’estate si verifica quando uno dei poli terrestri raggiunge la sua massima inclinazione verso il Sole. La Terra ruota attorno al Sole su un’orbita ellittica e anche attorno al proprio asse, inclinato di 23° 27′ . Questa inclinazione causa le stagioni. Al solstizio d’estate, il Polo Nord è inclinato direttamente verso il Sole, che raggiunge la sua massima altezza nel cielo, dando luogo al giorno più lungo dell’anno.
Significato e Tradizioni
Il termine “solstizio” deriva dal latino “solstitium”, che significa “sole fermo”, indicando il momento in cui il Sole sembra fermarsi nel suo movimento nel cielo. Questo evento ha un grande significato simbolico e culturale, celebrato da diverse civiltà nel corso della storia con vari rituali e festività.
In molte culture, il solstizio d’estate è un momento di festa, spesso accompagnato da falò, danze e cerimonie che celebrano la fertilità e l’abbondanza della stagione. Ad esempio, in Svezia, è tradizione danzare attorno a un palo di maggio decorato con fiori, mentre in paesi come la Danimarca e la Norvegia si accendono grandi falò per scacciare gli spiriti maligni e celebrare la luce.
Celebrazioni Moderne
Anche oggi, il solstizio d’estate viene celebrato in molti modi. A Stonehenge, in Inghilterra, migliaia di persone si radunano per osservare l’alba allineata con le antiche pietre, in un evento carico di significato storico e spirituale. Simili celebrazioni si tengono in altre parti del mondo, dove le persone accolgono l’estate con eventi comunitari, concerti e altre attività all’aperto.
Per visualizzare meglio il solstizio, ecco un’immagine che illustra come la Terra è inclinata rispetto al Sole durante questo evento:
In conclusione, il solstizio d’estate non è solo un fenomeno astronomico, ma anche un momento di grande rilevanza culturale e simbolica, celebrato con entusiasmo in tutto il mondo.
Riproduzione artistica. Alla fine del 2019, la galassia SDSS1335+0728 ha improvvisamente iniziato a brillare più luminosa che mai ed è stata classificata come avente un nucleo galattico attivo, alimentato da un enorme buco nero nel nucleo della galassia.
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Gli astronomi vedono un enorme buco nero risvegliarsi in tempo reale
Verso la fine del 2019, la galassia SDSS1335+0728, fino a quel momento del tutto trascurabile, ha improvvisamente iniziato a brillare più luminosa che mai. Per capirne il motivo, gli astronomi hanno utilizzato i dati provenienti da diversi osservatori spaziali e da terra, tra cui il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO (Osservatorio Europeo Australe), per seguire le variazioni di luminosità della galassia. In uno studio pubblicato oggi, concludono che stiamo assistendo a cambiamenti mai visti prima, probabilmente il risultato dell’improvviso risveglio del buco nero massiccio nel nucleo.
“Immaginate di aver osservato per anni una galassia lontana e che essa sia sempre apparsa calma e inattiva“, afferma Paula Sánchez Sáez, astronoma dell’ESO in Germania e autrice principale dello studio accettato per la pubblicazione su Astronomy & Astrophysics. “All’improvviso, il suo [nucleo] inizia a mostrare evidenti cambiamenti di luminosità, diversi da qualsiasi altro evento tipico osservato finora.” Questo è quello che è successo a SDSS1335+0728, che ora, da quando è diventata così brillane nel dicembre 2019, viene classificata come dotata di un “nucleo galattico attivo” (AGN dall’inglese ‘active galactic nucleus’) – una regione compatta e luminosa alimentata da un buco nero molto massiccio.
Alcuni fenomeni, come le esplosioni di supernova o gli eventi di distruzione mareale – cioè quando una stella si avvicina troppo a un buco nero e viene fatta a brandelli – possono rendere improvvisamente brillanti le galassie. Ma queste variazioni di luminosità durano tipicamente solo poche decine o, al massimo, qualche centinaio di giorni. SDSS1335+0728 continua a diventare sempre più luminosa, più di quattro anni dopo essere stata osservata ‘accendersi’ per la prima volta. Inoltre, le variazioni osservate nella galassia, che si trova a 300 milioni di anni luce di distanza da noi, nella costellazione della Vergine, sono diverse da quelle mai viste prima e indirizzano gli astronomi verso una spiegazione alternativa.
Il gruppo di lavoro ha cercato di comprendere le variazioni di luminosità utilizzando una combinazione di dati di archivio e nuove osservazioni provenienti da diverse strutture, incluso lo strumento X-shooter installato sul VLT dell’ESO nel deserto di Atacama in Cile. Confrontando i dati rivelati prima e dopo il dicembre 2019, hanno scoperto che SDSS1335+0728 ora irradia molta più luce alle lunghezze d’onda ultravioletta, ottica e infrarossa. La galassia ha anche iniziato a emettere raggi X nel febbraio 2024. “Questo comportamento non ha precedenti”, aggiunge Sánchez Sáez, che ha anche un’affiliazione con il Millennium Institute of Astrofisica (MAS) in Cile.
Questa rappresentazione artistica mostra due fasi nella formazione di un disco di gas e polvere attorno al massiccio buco nero al centro della galassia SDSS1335+0728. Il nucleo di questa galassia si è illuminato nel 2019 e continua a brillare oggi : è la prima volta che osserviamo un enorme buco nero attivarsi in tempo reale. Credito: ESO/M. Kornmesser
“L’opzione più concreta per spiegare questo fenomeno è che stiamo vedendo il [nucleo] della galassia che sta iniziando a mostrare (…) attività“, afferma la coautrice Lorena Hernández García, del MAS e dell’Università di Valparaíso in Cile. “Se così fosse, questa sarebbe la prima volta che vediamo l’attivazione di un buco nero massiccio in tempo reale”.
Al centro della maggior parte delle galassie, compresa la Via Lattea, si trovano buchi neri molto grandi, con massa pari a oltre centomila volte quella del Sole. “Questi mostri giganti di solito dormono e non sono direttamente visibili“, spiega il coautore Claudio Ricci, dell’Università Diego Portales, sempre in Cile. “Nel caso di SDSS1335+0728, abbiamo potuto osservare il risveglio del buco nero massiccio, [che] improvvisamente ha iniziato a nutrirsi del gas disponibile nei dintorni, diventando molto luminoso”.
“[Questo] processo (…) non è mai stato osservato prima“, aggiunge Hernández García. Studi precedenti avevano trovato alcune galassie inattive che dopo diversi anni erano diventate attive, ma questa è la prima volta che il processo stesso – il risveglio del buco nero – è stato osservato in tempo reale. Ricci, che è anche affiliato al Kavli Institute for Astronomy and Astrophysics dell’Università di Pechino, in Cina, aggiunge: “Questo potrebbe accadere anche a Sgr A*, il buco nero massiccio (…) situato al centro della nostra galassia“, ma non è chiaro quanto ciò sia probabile.
Sono necessarie ulteriori osservazioni per escludere spiegazioni alternative. Un’altra possibilità è che stiamo assistendo a un evento di distruzione mareale insolitamente lento, o addirittura a un nuovo fenomeno. Se si trattasse effettivamente di un evento di distruzione mareale, questo sarebbe l’evento più lungo e debole mai osservato. “Indipendentemente dalla natura delle variazioni, [questa galassia] fornisce informazioni preziose su come i buchi neri crescono ed evolvono”, conclude Sánchez Sáez. “Ci aspettiamo che strumenti come [MUSE installato sul VLT o i futuri strumenti di ELT (Extremely Large Telescope)] saranno fondamentali per comprendere [perché la galassia sta diventando più luminosa]”.
Tempo di lettura: < 1minuteIl gruppo astrofili Astro Amici Forlivesi annuncia il secondo star party Romagnolo 2024. Dopo lo star party Romagnolo di Giugno, ci ritroviamo per chiudere insieme l’estate, in una suggestiva location immersa nel verde tra le prima colline degli appennini. Per info e prenotazioni contatteci alla mail astroamiciforlivesi@gmail.com.
Roberto Ragazzoni, the President of Italy’s National Institute for Astrophysics (INAF), and Xavier Barcons, ESO’s Director General, signed an agreement for the design and construction of the ANDES instrument. ANDES, the ArmazoNes high Dispersion Echelle Spectrograph, will be installed on ESO’s Extremely Large Telescope (ELT), and it will tackle a variety of astronomical questions, from searching for signs of life in exoplanets to testing variations of physical constants.
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ANDES, VIA LIBERA ALLO STRUMENTO CHE CI DIRÀ DOVE C’È VITA SU ALTRI MONDI
L’ESO ha firmato l’accordo con un consorzio internazionale guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) per la progettazione e la costruzione diANDES, uno strumento di altissima tecnologia che sarà installato sull’Extremely Large Telescope (ELT) dell’ESO, in costruzione sulle Ande cilene. ANDES verrà utilizzato per cercare segni di vita negli esopianeti e studiare le prime stelle che si sono accese nell’Universo, ma anche per testare le variazioni delle costanti fondamentali della fisica e misurare l’accelerazione dell’espansione dell’Universo.
L’accordo è stato firmato dal Direttore Generale dell’European Southern Observatory (ESO) Xavier Barcons e da Roberto Ragazzoni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Ente che guida il consorzio ANDES. Alla cerimonia della firma erano presenti anche Sergio Maffettone, Console Generale d’Italia a Monaco di Baviera, e Alessandro Marconi dell’Università di Firenze e associato INAF, Principal Investigator di ANDES, oltre ad altri rappresentanti dell’ESO, dell’INAF e del consorzio ANDES, che vede la partecipazione di Istituti, Università ed Enti di Ricerca di 13 Paesi. La firma ha avuto luogo presso il quartier generale dell’ESO a Garching, in Germania.
“ANDES è una macchina che sfrutta molte delle tecnologie sviluppate in Italia e che complementa gli sforzi che come INAF stiamo facendo per individuare mondi alieni” commenta Roberto Ragazzoni, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Poterne analizzare chimicamente la composizione delle atmosfere è uno di quei problemi formidabili che mettono a dura prova la filiera tecnologica sia della ricerca che industriale. Anche se al limite delle sue capacità, potrebbe riuscire a fornire misure dirette della espansione dell’universo, ma certamente aprire nuovi quesiti che solleciteranno ulteriori sviluppi tecnologici, in un circolo virtuoso che l’INAF porta avanti da tempo”.
Lo strumento ELT ad alta risoluzione ANDES (precedentemente noto come HIRES) consentirà agli astronomi di studiare oggetti astronomici che richiedono osservazioni altamente sensibili. Verrà utilizzato per cercare segni di vita negli esopianeti simili alla Terra, trovare le prime stelle nate nell’Universo, testare possibili variazioni delle costanti fondamentali della fisica e misurare l’accelerazione dell’espansione dell’Universo.
Precedentemente denominato HIRES, ANDES(ArmazoNes high Dispersion Echelle Spectrograph) è un sofisticato spettrografo, uno strumento che divide la luce nelle lunghezze d’onda che la compongono in modo che gli astronomi possano determinare importanti proprietà degli oggetti astronomici, come la loro composizione chimica. Lo strumento avrà prestazioni senza precedenti nelle osservazioni in luce visibile e nel vicino infrarosso e, in combinazione con il potente sistema di specchi ed ottica adattiva che costituiscono ELT, consentirà enormi passi in avanti nello studio dell’Universo.
“ANDES è uno strumento con un enorme potenziale per scoperte scientifiche rivoluzionarie, che possono influenzare profondamente la nostra percezione dell’Universo ben oltre la comunità di scienziati”, afferma Alessandro Marconi.
ANDES permetterà di realizzare indagini dettagliate delle atmosfere di esopianeti simili alla Terra, consentendo agli astronomi di analizzare la loro composizione, alla ricerca di tracce legate alla presenza di vita. Sarà anche in grado di analizzare elementi chimici in oggetti lontani nell’Universo primordiale, rendendolo probabilmente il primo strumento in grado di rilevare le firme delle stelle diPopolazione III , le prime stelle in assoluto che si sono formate nell’Universo. Inoltre, gli astronomi saranno in grado di utilizzare i dati ANDES per verificare se le costanti fondamentali della fisica variano nel tempo e nello spazio. I suoi dati saranno utilizzati anche per misurare direttamente l’accelerazione dell’espansione dell’Universo, uno degli enigmi ancora insoluti dell’astrofisica.
Il contributo di INAF ad ANDES, oltre alla responsabilità di gestione manageriale e ingegneristica del progetto a livello di sistema e di sviluppo software (con le sedi coinvolte di Trieste per il management, Milano per l’ingegneria del sistema e Bologna per la parte di collegamento scientifico), copre anche la progettazione e la successiva realizzazione opto-meccanica e software, di alcuni moduli che compongono ANDES. In particolare, la sede INAF di Firenze con i contributi di quelle di Trieste e Brera è responsabile sia del collegamento in fibra ottica che consentirà il passaggio della luce tra i vari moduli di ANDES che del modulo di ottica adattiva. Oltre all’aspetto tecnologico, quello scientifico vede la partecipazione di ricercatrici e ricercatori di quasi tutte le sedi INAF, con quella di Trieste responsabile anche del coordinamento del pacchetto scientifico che studierà le galassie ed il mezzo intergalattico.
L’Extremely Large Telescope (ELT) sarà posizionato sulla cima del Cerro Armazones, a circa 3.046 metri di altezza nel deserto cileno di Atacama, circondato da viste mozzafiato sulle pianure sottostanti. Questa immagine (un rendering artistico) mostra come apparirà il telescopio in cima alla montagna. Il livellamento della cima del Cerro Armazones, in preparazione alla costruzione dell’ELT, è stato completato nel 2015.
Il telescopio ELT dell’ESO è attualmente in costruzione nel deserto di Atacama, nel nord del Cile. Quando entrerà in funzione alla fine di questo decennio, l’ELT sarà il più grande telescopio mai costruito al mondo, che aprirà letteralmente una nuova era nell’astronomia da Terra.
Chang’e-6: La Cina Conquista la Faccia Nascosta della Luna
La missione Chang’e-6, lanciata il 3 maggio 2024 dalla base di Wenchang con un razzo Long March 5, rappresenta un ulteriore passo avanti per la Cina nell’esplorazione lunare.
Dopo un viaggio di quattro giorni, la sonda ha raggiunto l’orbita lunare, dove ha iniziato a studiare il sito di atterraggio previsto. Il 1° giugno 2024, Chang’e-6 ha effettuato un atterraggio morbido nel cratere Apollo, situato nella regione del bacino Polo Sud-Aitken (SPA) sulla faccia nascosta della Luna. Questa zona è particolarmente interessante per gli scienziati, poiché si ritiene che possa contenere indizi cruciali sulla storia e l’evoluzione della Luna e del sistema solare.
Le attività della sonda
Il lander di Chang’e-6 ha iniziato immediatamente le operazioni di raccolta dei campioni. Entro 48 ore dall’atterraggio, ha esteso un braccio robotico per prelevare materiali dalla superficie e ha utilizzato un trapano per raccogliere campioni da una profondità di circa 2 metri. Il 3 giugno 2024, il modulo ascendente, contenente circa 2 kg di campioni di suolo e rocce, si è sollevato dalla superficie lunare e ha raggiunto l’orbita, dove si è agganciato al modulo orbitante. I campioni saranno trasferiti al modulo di rientro, progettato per proteggere il materiale durante il rientro nell’atmosfera terrestre, e saranno riportati sulla Terra, con l’atterraggio previsto nella regione di Siziwang Banner, in Mongolia Interna, Cina, il 25 giugno 2024.
La missione Chang’e-6 durerà complessivamente 53 giorni e prevede diverse fasi complesse, simili a quelle della missione Chang’e-5 del 2020, che ha riportato campioni dalla faccia visibile della Luna. Tuttavia, Chang’e-6 affronta sfide uniche, essendo la prima missione a riportare campioni dalla faccia nascosta della Luna, che non è visibile direttamente dalla Terra e richiede l’uso del satellite di comunicazione Queqiao-2 per trasmettere i dati tra la sonda e il centro di controllo missione sulla Terra.
Dettagli tecnici
Dal punto di vista tecnico, la missione Chang’e-6 è un capolavoro di ingegneria. La sonda è composta da quattro elementi principali: un orbiter, un lander, un ascender e un modulo di rientro. L’orbiter rimane in orbita lunare per facilitare le comunicazioni e le operazioni di navigazione, mentre il lander, equipaggiato con strumenti scientifici avanzati, effettua le operazioni di campionamento. L’ascender è responsabile del trasporto dei campioni in orbita, dove saranno trasferiti all’orbiter per il viaggio di ritorno verso la Terra. Il modulo di rientro è progettato per proteggere i campioni durante il rientro nell’atmosfera terrestre e garantire un atterraggio sicuro.
La sonda ultimata prima del lancio. Crediti CNSA
Gli strumenti a bordo del lander includono un braccio robotico per la raccolta dei campioni, un trapano capace di raggiungere una profondità di circa 2 metri per prelevare campioni sotterranei, e vari sensori e analizzatori per esaminare le proprietà fisiche e chimiche del suolo lunare. Questi strumenti permettono agli scienziati di raccogliere dati preziosi che contribuiranno a una migliore comprensione della storia e dell’evoluzione della Luna.
Le Comunicazioni
Un altro aspetto cruciale della missione è la comunicazione. Utilizzando il satellite Queqiao-2, la missione supera le difficoltà di comunicazione dovute alla mancanza di linea diretta di vista tra la faccia nascosta della Luna e la Terra. Queqiao-2 funge da ponte di comunicazione, trasmettendo i dati raccolti dal lander al centro di controllo missione sulla Terra.
Il satellite Queqiao-2 in una riproduzione artistica in orbita intorno alla Luna
I progetti dell’esplorazione lunare cinese
La missione Chang’e-6 rappresenta un notevole avanzamento nelle capacità esplorative della Cina, posizionandola come uno dei leader globali nell’esplorazione spaziale. Con il successo delle sue missioni lunari, la Cina continua a prepararsi per future missioni con equipaggio umano e la costruzione di una stazione di ricerca lunare internazionale entro la fine degli anni ’30. Il programma lunare Chang’e, iniziato con le missioni orbitali Chang’e-1 e Chang’e-2, e proseguito con le missioni di atterraggio Chang’e-3 e Chang’e-4, ha mostrato una progressione costante in termini di complessità e ambizione.
Oltre a raccogliere campioni e dati scientifici, la missione Chang’e-6 ha anche l’obiettivo di testare tecnologie chiave per future missioni con equipaggio umano. La Cina ha piani ambiziosi per l’esplorazione spaziale, con missioni programmate per valutare le risorse potenziali nella regione polare sud della Luna e per costruire una stazione di ricerca lunare internazionale entro la fine degli anni ’30. Questi sforzi sono parte di un piano più ampio che prevede la collaborazione internazionale e lo sviluppo di tecnologie avanzate per l’esplorazione spaziale.
In sintesi, la missione Chang’e-6 è un passo significativo verso una nuova era di esplorazione spaziale. Con il successo delle sue missioni lunari, la Cina sta costruendo le basi per una presenza sostenibile sulla Luna e oltre, aprendo la strada a nuove scoperte scientifiche e a un futuro di esplorazione interplanetaria.
Riepilogo della Missione Chang’e-6
Lancio e Arrivo:
La sonda Chang’e-6 è stata lanciata il 3 maggio 2024, utilizzando un razzo Long March 5 dalla base di lancio di Wenchang.
Ha raggiunto l’orbita lunare dopo circa quattro giorni di viaggio.
Fase di Atterraggio:
Dopo aver orbitato e studiato la superficie per alcune settimane, la sonda ha effettuato un atterraggio morbido il 1° giugno 2024, all’interno del cratere Apollo, situato nel bacino Polo Sud-Aitken (SPA) sulla faccia nascosta della Luna.
Questa regione è particolarmente interessante per gli scienziati poiché si ritiene possa contenere indizi cruciali sulla storia e l’evoluzione della Luna e del Sistema Solare.
Operazioni di Raccolta Campioni:
Il lander ha iniziato le operazioni di raccolta campioni entro 48 ore dall’atterraggio.
Utilizzando un braccio robotico e un trapano, ha prelevato campioni di suolo e rocce sia dalla superficie sia da una profondità di circa 2 metri.
I campioni raccolti sono stati trasferiti al modulo ascendente, che si è sollevato dalla superficie lunare il 3 giugno 2024 e ha raggiunto l’orbita lunare per l’aggancio con l’orbiter.
Ritorno sulla Terra:
Il modulo di rientro, contenente i campioni, sarà lanciato verso la Terra e si prevede che atterri nella regione di Siziwang Banner, in Mongolia Interna, Cina, il 25 giugno 2024.
La missione avrà una durata totale di 53 giorni.
Aspetti Tecnici della Missione
Componenti Principali della Sonda:
Orbiter: Resta in orbita lunare per facilitare le comunicazioni e le operazioni di navigazione.
Lander: Equipaggiato con strumenti scientifici avanzati per la raccolta e l’analisi dei campioni.
Ascender: Trasporta i campioni raccolti in orbita lunare per il trasferimento all’orbiter.
Modulo di Rientro: Progettato per proteggere i campioni durante il rientro nell’atmosfera terrestre e garantire un atterraggio sicuro.
Strumenti a Bordo:
Braccio Robotico: Utilizzato per raccogliere campioni dalla superficie.
Trapano: Perforatore capace di raggiungere una profondità di circa 2 metri per prelevare campioni sotterranei.
Sensori e Analizzatori: Per esaminare le proprietà fisiche e chimiche del suolo lunare.
Comunicazioni:
Utilizzo del satellite Queqiao-2 per la trasmissione dei dati tra la faccia nascosta della Luna e la Terra, superando le difficoltà di comunicazione dovute alla mancanza di linea diretta di vista.
Per ulteriori dettagli, puoi consultare l’articolo completo su SpaceNews e Space.com
Un membro dell'equipaggio della STS-125 a bordo dello Space Shuttle Atlantis ha catturato questa immagine del telescopio spaziale Hubble della NASA il 19 maggio 2009. La NASA ha detto che il telescopio è entrato in uno stato di ibernazione più di una settimana fa quando uno dei suoi giroscopi -- parte del sistema di puntamento -- è risultato malfunzionante. Hubble è rimasto al sicuro ma inattivo fino a martedì 4 giugno 2024 quando i tecnici hanno stabilito che Hubble continuerà a funzionare ma con un unico giroscopio. Credit: NASA
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Problemi Recenti per Hubble Space Telescope
Negli ultimi mesi, l’Hubble Space Telescope ha affrontato diversi problemi tecnici che hanno portato alla sospensione temporanea delle sue operazioni scientifiche. Il principale tra questi problemi riguarda uno dei giroscopi, strumenti fondamentali per mantenere l’orientamento e la stabilità del telescopio nello spazio. Questo articolo esamina le recenti difficoltà tecniche di Hubble, le possibili soluzioni, e il futuro di questo strumento iconico.
Problemi Principali
Il 24 maggio 2024, Hubble è entrato in modalità sicura a causa di letture errate da parte di uno dei suoi tre giroscopi operativi. I giroscopi sono cruciali per determinare la direzione in cui il telescopio è puntato e per mantenerlo stabile durante le osservazioni. Questa non è la prima volta che Hubble affronta problemi con i giroscopi; una situazione simile si era verificata a novembre 2023, quando un altro giroscopio aveva causato l’interruzione delle operazioni scientifiche.
Durante l’ultima missione di servizio dello Space Shuttle nel 2009, furono installati sei nuovi giroscopi. Attualmente, tre di questi sono ancora funzionanti, inclusa l’unità che ha recentemente mostrato problemi. Anche se Hubble può operare con un solo giroscopio, questa configurazione ridurrebbe la sua efficienza e capacità di osservazione.
Soluzioni e Piani Futuri
Il team di ingegneri della NASA sta lavorando per identificare soluzioni a breve termine, tra cui la possibilità di riconfigurare Hubble per operare con un solo giroscopio, mantenendo gli altri come riserva. Questa soluzione permetterebbe al telescopio di continuare a funzionare, sebbene con alcune limitazioni operative con un’incidenza pari al circa il 12%. Inoltre, è in corso uno studio di fattibilità per una possibile missione di servizio privata che potrebbe coinvolgere SpaceX. Tale missione avrebbe l’obiettivo di riparare o ri-boostare Hubble, mantenendolo in un’orbita più stabile e prolungandone la vita operativa.
La collaborazione con SpaceX, nell’ambito del programma Polaris, potrebbe vedere l’utilizzo della Crew Dragon per un intervento sul telescopio. Questa possibilità è ancora in fase di valutazione, e non ci sono ancora dettagli specifici sui passi successivi. Tuttavia, questa missione rappresenterebbe un’opportunità per dimostrare le capacità di servizio satellitare in orbita da parte di aziende private.
Contesto Storico e Significato
Lanciato nel 1990, Hubble ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’universo, fornendo immagini straordinarie e dati scientifici di inestimabile valore. Durante i suoi oltre trent’anni di servizio, Hubble ha subito cinque missioni di manutenzione da parte degli astronauti dello Space Shuttle, che hanno permesso di aggiornarne gli strumenti e prolungarne la vita operativa.
Nonostante la sua età, Hubble continua a essere un asset scientifico di grande valore. Le sue osservazioni hanno contribuito a scoperte fondamentali in astrofisica, dall’espansione accelerata dell’universo alla caratterizzazione di pianeti extrasolari. NASA prevede che Hubble continuerà a fare scoperte significative collaborando con altri osservatori, come il telescopio spaziale James Webb, almeno per il prossimo decennio.
Conclusione
In conclusione, nonostante i recenti problemi tecnici, il Telescopio Spaziale Hubble rimane uno strumento insostituibile per l’astronomia e dovrebbe arrivare ancora operativo al 2035 anno previsto per l’interruzione delle sue funzioni. Le soluzioni in corso di studio, inclusa la possibilità di una missione di servizio privata, offrono speranze per la continuazione delle operazioni scientifiche di Hubble. Con il supporto di nuove tecnologie e collaborazioni, Hubble potrebbe continuare a esplorare l’universo per molti anni a venire, affermando ancora una volta il suo ruolo centrale nella ricerca astronomica.
Il grafico è la rappresentazione di curve di luce impilate derivante dall'analisi di adattamento globale descritta in Global Fits of Citizen Science e TESS Transit Data for Comparison Sezione 4.3 e 5.1 di WASP-77 A b.
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Migliorare le effemeridi degli esopianeti sfruttando i dati scientifici dei professionisti e dei cittadini: un caso di Citizen Science con WASP-77 A b
Grazie all’aumento della capacità di trasferimento dati delle nostre reti, la Citizen Science è oramai da diversi anni uno strumento solido e confermato per assistere ed aiutare la ricerca professionale. Un intervento che si dimostra deciso soprattutto quando ogni indagine richiede di miscelare molti dati raccolti da più fonti.
L’articolo, suggerito alla redazione da Nicoletta Iannascoli, coautrice dello studio, illustra come con il giusto impegno sia oggi possibile contribuire alla ricerca mondiale addirittura facilitando il lavoro del colossale James Webb Space Telescope JWST.
Lo studio aiuta a definire meglio i parametri dell’esopianeta WASP-77A b così da facilitare e ottimizzare in termini di precisione le osservazioni future.
Complimenti dalla Redazione di COELUM a tutti i coautori dell’articolo per l’ottimo risultato e l’espressione di grande professionalità!
Abstract
Presentiamo le effemeridi aggiornate e i parametri fisici per l’esopianeta WASP-77A b combinando 64 osservazioni di transito da terra e dallo spazio, 6 osservazioni di eclissi dallo spazio e 32 osservazioni di velocità radiale così da produrre la soluzione orbitale più precisa per questo target fino ad oggi raggiunta. Una simile ottimizzazione aiuterà la pianificazione del James Webb Space Telescope (JWST) e le osservazioni di Ariel negli studi atmosferici.
In risultato dei nuovi calcoli emerge:
un nuovo periodo orbitale pari a 1.360029395±5.7×10-8 giorni,
un nuovo tempo di transito intermedio di2459957.337860±4.3×10-5 BJDTDB (data giuliana baricentrica nella scala temporale dinamica baricentrica; Eastman et al. (2010) )
un nuovo tempo di metà eclissi di2459956.658192±6.7×10-5 BJDTDB.
I metodi utilizzati inoltre contribuiscono a ridurre le incertezze sulla massa del pianeta di 1.6654±4.5×10-3𝑀𝐽𝑃 e periodo orbitale 1.360029395±5.7×10-8 giorni rispettivamente per fattori pari a 15,1 e 10,9.
Attraverso un confronto congiunto dell’analisi di adattamento dei dati di transito presi da iniziative spaziali e guidate dalla ricerca amatoriale, il nostro studio dimostra il potere di includere i dati raccolti dagli cittadini rispetto all’adattamento dei soli dati spaziali. Inoltre, includendo una vasta gamma di dati di citizen science provenienti da ExoClock, Exoplanet Transit Database (ETD) e Exoplanet Watch, è possibile aumentare la base di osservazioni e quindi migliorare costantemente il calcolo delle effemeridi rispetto a ciò che sarebbe ottenibile con i soli dati TESS.
Introduzione
Determinare correttamente le effemeridi di transito di un pianeta è essenziale per la pianificazione efficiente delle osservazioni di follow-up (Zellem et al.,2020) con telescopi come il telescopio spaziale James Webb (JWST), il telescopio spaziale Hubble (HST) o l’imminente missione Ariel, il cui lancio è previsto per il 2029, e che osserverà le atmosfere di 1.000 esopianeti.
Effemeridi accurate aiutano a garantire che questi telescopi spaziali altamente competitivi siano utilizzati nel modo più efficiente possibile per massimizzare la loro produzione scientifica contribuendo a ridurre le spese generali.
I tempi medi di transito precisi dell’esopianeta, per cui un pianeta passa direttamente davanti alla sua stella ospite, sono cruciali per caratterizzare l’atmosfera di un esopianeta attraverso la spettroscopia di trasmissione.
A causa delle incertezze delle effemeridi, i buffer del tempo di osservazione devono essere inclusi prima e dopo il tempo di transito intermedio previsto per garantire che l’intero transito venga catturato oltre alle misurazioni di base pre e post transito del solo flusso della stella ospite. Man mano che un pianeta completa orbite aggiuntive attorno alla sua stella ospite, le incertezze sul suo tempo di transito intermedio aumentano, creando la necessità di ripetute osservazioni di follow-up e nuove analisi.
Poiché il numero di esopianeti e candidati esopianeti confermati continua ad aumentare, le previsioni dicono che supereranno i 10.000 esemplari solo dalla missione TESS della NASA, ci sarà una forte domanda di effemeridi aggiornate sugli esopianeti per consentire analisi ottimizzate.
Studi precedenti hanno dimostrato che è possibile aggiornare con successo il tempo di transito medio di un esopianeta attraverso collaborazioni con professionisti e “scienziati cittadini” che utilizzano piccoli telescopi terrestri.
Fra gli esempi quello degli studenti iscritti a un corso di ricerca completamente online presso l’Arizona State University che hanno acquisito osservazioni del pianeta WASP-104 b effettuate con un telescopio robotico da 6 pollici a terra. Gli studenti sono stati in grado di migliorare l’incertezza sul tempo di transito intermedio per questo particolare obiettivo del 2,7% rispetto alla pubblicazione più recente. Sforzi come questi gettano le basi per continue collaborazioni scientifiche tra professionisti e cittadini che possono aiutare con il mantenimento delle effemeridi degli esopianeti.
Insieme al tempo di transito medio di un pianeta, anche il tempo di metà eclissi è un parametro cruciale per gli astronomi che caratterizzano le atmosfere esoplanetarie.
Durante l’eclissi, il pianeta passa dietro la stella che così ne blocca temporaneamente la luce riflessa e l’emissione termica. Le eclissi, quando il pianeta passa dietro la sua stella ospite, consentono agli astronomi di misurare la luce riflessa e l’emissione termica di un pianeta. Determinare il tempo di metà eclissi di un pianeta quando un’eclissi ancora non è stata osservata in precedenza, richiede non solo di conoscere bene il suo tempo di transito medio, ma anche di sapere qual è l’eccentricità della sua orbita e quanto passa al periastro, parametri che possono essere dedotti dalle misurazioni della velocità radiale. Pertanto, l’inclusione dei dati di velocità radiale nell’analisi migliora significativamente la precisione nella previsione del transito e dei tempi dell’eclissi, e l’orbita del pianeta per la pianificazione delle osservazioni JWST e Ariel.
In questo sforzo, utilizziamo WASP-77 A b per dimostrare la potenza della combinazione di un’ampia gamma di dati fotometrici di transito ed eclissi (raccolti sia da scienziati cittadini che da telescopi spaziali) con dati di archivio sulla velocità radiale per acquisire parametri orbitali e planetari precisi. WASP-77 A b, un Giove caldo in orbita attorno a una stella di tipo spettrale G8 V con V-mag = 10,294 ± 0,007.
Vi invitiamo a leggere l’articolo completo e relativi riferimenti su arXiv:2405.19615v1
Questo aggiornamento sulle attività dei rover NASA sarà un po’ più mirato del solito e si focalizzerà principalmente su due tipi di tempeste, di sabbia e solari, e le loro conseguenze. Nella seconda parte ci divertiremo poi a indagare il Sole grazie all’occhio acutissimo di Perseverance. Si parte!
Il massimo del ciclo solare
Maggio è stato un mese di grandissimo interesse per chi si occupa di scienza del Sole. Ci avviciniamo al picco di attività della nostra stella all’interno del ciclo di 11 anni, e gli strepitosi fenomeni di aurore e SAR osservati sulla Terra sino a latitudini tropicali ne sono stati la prova.
Su Marte la NASA non si farà trovare impreparata in quanto ha due apparati pronti non solo per rilevare ma anche misurare l’intensità delle eruzionisolari e i fenomeni che ne conseguono.
MAVEN
Il primo di questi apparati si trova in orbita ed è la sonda MAVEN, acronimo di Mars Atmosphere and Volatile Evolution. La missione del satellite, iniziata nel settembre 2014, è focalizzata sulla misurazione della fuga dell’atmosfera di Marte, cercare di comprenderne l’evoluzione nel tempo e da qui dedurre quale fosse il clima del pianeta nel suo passato.
NASA/GFSC
Non è poi un caso che MAVEN sia progettata anche per rilevare radiazioni e influenza del vento solare; infatti i picchi di attività della nostra stella, su un pianeta privo di campo magnetico globale come Marte, riescono a soffiare via l’atmosfera durante tempeste solari particolarmente violente.
I modelli climatici prevedono che le stagioni marziane più calde, oltre a produrre le celebri tempeste di sabbia che talvolta arrivano ad avvolgere l’interno pianeta, riscaldino e “gonfino” significativamente l’atmosfera. In essa si trova miscelato anche il vapore acqueo che sublima dai ghiacci e che viene così investito dal vento solare e disperso nello spazio. Questo processo, ripetuto nel corso di miliardi di anni, potrebbe aver avuto il potenziale di trasformare un mondo umido nell’attuale deserto arido che è Marte.
Un cruciale fattore di riscaldamento globale del pianeta giunge dal suo posizionamento in perielio, punto di massima vicinanza al Sole. L’orbita di Marte ha una marcata eccentricità e questo fa sì che nel punto di perielio il pianeta riceva quasi il 50% di radiazione e calore in più rispetto all’afelio.
La stagione delle tempeste di sabbia è attualmente in corso. Siamo infatti a ridosso del perielio (avvenuto l’8 maggio) e quest’anno in concomitanza, come detto, di un periodo di intensa attività solare. MAVEN sta sfruttando questa sovrapposizione di eventi per compiere studi alla ricerca di conferme sperimentali sulla validità delle teorie attuali sulla fuga dell’atmosfera.
Curiosity
Il secondo apparato messo in campo dalla NASA per studiare gli attuali picchi di attività solare è il rover Curiosity. Insieme agli strumenti per l’analisi chimica delle rocce e le numerose camere, il robot monta sulla propria plancia uno strumento chiamato RAD. Il nome è l’acronimo di Radiation Assessment Detector e si tratta di un rilevatore di particelle altamente energetiche.
NASA/JPL-Caltech/MSSS
RAD studia la radiazione solare che filtra nell’atmosfera e colpisce la superficie di Marte. Queste particelle hanno sufficiente energia per spezzare le molecole organiche, inducendo dei processi che danneggiano le eventuali tracce fossili di vita batterica che rappresentano gli attuali obiettivi di studio sul Pianeta Rosso. Ma gli scopi di RAD non si fermano qui: lo strumento sta fornendo indicazioni sulle schermature di cui i futuri habitat umani dovranno essere dotati per fornire un sufficiente livello di sicurezza ai primi astronauti che metteranno piede su Marte. Prima ancora dell’atterraggio sul pianeta nel 2012 a bordo di Curiosity, RAD ha misurato la radiazione nello spazio interplanetario, anche in questo caso con lo scopo di quantificare la pericolosità di un viaggio spaziale per un equipaggio.
Gli strumenti di MAVEN e il RAD di Curiosity si completano a vicenda, potremmo dire: i detector del satellite sono sensibili alle radiazioni a bassa energia mentre RAD rileva quelle estremamente più energetiche che riescono a penetrare l’atmosfera e arrivare sino alla superficie. Per questa ragione capita che i team del rover e della sonda lavorino fianco a fianco per caratterizzare da prospettive differenti un medesimo evento solare.
Vedremo probabilmente in uscita nei prossimi mesi qualche news o paper scientifico basato sulle rilevazioni che questi due apparati stanno portando avanti.
A caccia dell’aurora
Il 14 maggio la macchia solare AR3664, balzata ai proverbiali onori delle cronache in quanto responsabile pochi giorni prima delle aurore più potenti dal 2003 a oggi, era ormai sul bordo orientale del Sole. Forse intenzionata a dare un saluto memorabile alla Terra, quel giorno ha prodotto un flare di classe X8.79, il più potente del Ciclo Solare 25.
Immagine a 131 Å del satellite Solar Dynamics Observatory. NASA/SDO/AIA team
Ma mentre la conseguente espulsione di massa coronale non ha interessato la Terra a causa della posizione al confine del disco solare, AR3664 era orientata in direzione di Marte.
Sul Pianeta Rosso, a causa dell’assenza di un campo magnetico, l’interazione tra le particelle cariche del vento solare e l’atmosfera non è concentrata sui poli come sulla Terra ma appare come un’aurora diffusa globale. Gli aggiornamenti NASA sulle attività del rover Curiosity riportano che i tecnici abbiano deciso qualche giorno dopo la CME di svolgere un’osservazione notturna del cielo con le MastCam del rover alla ricerca dell’elusivo bagliore aurorale. L’attività è stata eseguita nella tarda serata del Sol 4189, producendo complessivamente 24 immagini a lunga esposizione (12 per ciascuna camera) a intervalli di 105 secondi che sono state rese disponibili nelle pagine dedicate alle foto grezze.
Nel database NASA non ho purtroppo trovato disponibili dei dark frame per rimuovere il rumore digitale dei sensori e provare così a ripulire le immagini. Ogni tentativo di elaborazione di queste foto è stato inutile e tutto ciò che si vede è il disturbo di acquisizione che sovrasta anche l’eventuale segnale prodotto dalle stelle. Da parte mia non posso fare assunzioni se queste riprese abbiano avuto successo, vedremo in future news ufficiali quali siano stati i risultati.
Una delle 24 immagini notturne acquisite da Curiosity nel Sol 4189. Right MastCam. NASA/JPL-Caltech/MSSS
C’è da aggiungere che, nonostante queste foto siano state scattate sia dalla MastCam di destra che da quella di sinistra, probabilmente solo la Left ci avrebbe permesso di apprezzare il fenomeno astronomico dell’aurora grazie alla lunghezza focale di 34 mm opposta al 100 mm della Right. Dal punto di vista della tecnica fotografica un teleobiettivo è estremamente limitante qualora si vogliano osservare ampie parti del cielo come sarebbe stato opportuno in questo caso.
Ma da settembre 2023 la Left MastCam continua a presentare il problema dellaruota portafiltri bloccata a metà del filtro trasparente L0 (problema descritto per la prima volta in News da Marte #23). Attualmente i tecnici stanno continuando a impiegare la camera con l’accorgimento di scaricare perlopiù solo dei ritagli delle foto per non sprecare risorse con le porzioni oscurate delle immagini.
Foto del Sol 4191 della Left MastCam di Curiosity. NASA/JPL-Caltech/MSSS
Simulazione del ritaglio a cui le immagini della Left MastCam vengono attualmente sottoposte. NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras
Recente immagine della Left MastCam con il ritaglio descritto. NASA/JPL-Caltech/MSSS
Nuove osservazioni solari di Perseverance
Curiosity non è stato l’unico rover che a maggio ha guardato il cielo di Marte. Anche Perseverance è stato impegnato in osservazioni con il naso all’insù, sia solari che stellari.
Come visto in passato su queste pagine, le rilevazioni solari sono permesse dalle MastCam-Z, la coppia di camere montate sulla testa (da qui il termine Mast) del rover e dotate di uno zoom (da qui la lettera Z) con escursione 26-110 mm che si differenziano dalle focali fisse di Curiosity. Ciascuna camera monta una ruota di filtri con cui isolare specifiche lunghezze d’onda nello spettro, in modo da capire esattamente quali specie minerali siano più abbondanti in determinate rocce.
Tra questi filtri ce ne sono anche due solari, con i quali il rover osserva quasi quotidianamente il Sole per studiare quante polveri siano presenti in sospensione nell’atmosfera e di conseguenza stimare il parametro dello spessore ottico indicato con la lettera greca tau.
Alle migliaia di foto scattate da scienziati e semplici appassionati alla macchia AR3664 menzionata nelle cronache di Curiosity, è doveroso per noi esploratori marziani aggiungere le riprese eseguite da Perseverance. Questa macchia, talmente grande da essere stata visibile persino a occhio nudo (ma sempre, ricordo, con gli opportuni filtri), alla sua massima dimensione si è estesa su una lunghezza pari a quasi 18 Terre una a fianco all’altra.
Il Sole visto da Marte il 12 maggio
Tra le immagini che ho selezionato per l’articolo la prima è stata acquisita il 12 maggio (Sol 1147) quindi all’indomani dei fenomeni aurorali estremi. Quando ormai sulla Terra AR3664 si accingeva a tramontare sul lato orientale del disco solare (come illustrato nell’immagine di SDO) su Marte la macchia aveva da poco iniziato a dare bella mostra di sé.
Foto della Left MastCam-Z del 12 maggio, Sol 1147. NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS/Piras
Il Sole del 12 maggio visto dallo strumento Helioseismic Magnetic Imager a bordo del satellite SDO. NASA/SDO/HMI team/SpaceWeatherLive
Vale la pena tornare un po’ indietro nel tempo con le immagini del satellite SDO della NASA e ripescare un’acquisizione dello strumento Helioseismic Magnetic Imager datata 4 maggio. In essa si riconosce quasi perfettamente la configurazione di macchie solari che 8 giorni dopo, in seguito alla rotazione della superficie della nostra stella, era rivolta verso Marte.
Immagine del 4 maggio. NASA/SDO/HMI team/SpaceWeatherLive
Il Sole visto da Marte il 14 maggio
11 ore prima che AR3664 producesse l’impressionante brillamento con intensità X8.79 menzionato a inizio articolo, Perseverance aveva fotografato ancora una volta il Sole. L’immagine risultante conferma l’ottimo allineamento della macchia solare in direzione di Marte e ci lascia a fantasticare su quali aurore l’eruzione avrebbe potuto produrre sulla Terra se fosse avvenuta pochi giorni prima!
NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS/Piras
Rotazione solare: animazione
Le ultime immagini sul tema che desidero mostrarvi sono due animazioni realizzate a partire dalle foto solari di Perseverance dal 30 aprile al 22 maggio.
I frame della prima gif sono quelli originali così come scaricati dalle pagine NASA, con l’unico accorgimento di aver centrato l’inquadratura sul Sole. Si notano i pixel colorati dovuti al rumore digitale del sensore, l’inclinazione variabile del Sole in base all’ora a cui le foto sono state scattate e soprattutto la mutevoleluminosità legata a quanta polvere fosse presente in atmosfera.
NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras
Ho quindi sottoposto i frame alla pulizia dagli hot pixel, uniformato l’esposizione e corretto l’inclinazione del disco in modo da rendere fluida la rotazione. Questo è il ben più gradevole risultato.
NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras
Ma questa polvere nell’aria che la sta facendo da padrona…si riesce a vedere? Come spesso avviene, un’immagine vale più di mille parole. Ecco una foto realizzata dalla camera di navigazione di Perseverance che illustra come i rilievi all’orizzonte quasi svaniscano a causa dell’oscuramento atmosferico.
Ripresa con la Left NavCam nel Sol 1158, 23 maggio. In basso c’è un ritaglio della porzione superiore della stessa foto. NASA/JPL-Caltech/Piras
Astrofotografia da Marte
Apparentemente non legato all’osservazione di particolari fenomeni nei cieli marziani, nella notte del Sol 1153 Perseverance ha eseguito uno scatto a lunga esposizione con la MastCam-Z di sinistra.
Stavolta, a differenza delle immagini notturne di Curiosity, i tecnici hanno prodotto anche dei rudimentali dark frame eseguendo preliminarmente degli scatti con il filtro solare che, grazie all’oscuramento estremo che fornisce, ha bloccato a sufficienza ogni potenziale luce in ingresso alla camera. Ho potuto utilizzare queste particolari immagini per provare a migliorare il light frame, ovvero la foto notturna vera e propria.
L’immagine è rimasta comunque rumorosa perché ho aumentato molto il contrasto con lo scopo di evidenziare sia la scia delle stelle che parte del paesaggio. Ebbene sì, Perseverance ha osservato delle stelle all’orizzonte.
Left MastCam-Z, Sol 1153. NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS/Piras
I metadati dell’immagine grezza ci aiutano a collocare lo scatto esattamente in direzione ovest e questo è coerente con l’inclinazione delle stelle le quali, viste dall’emisfero nord di Marte, stanno tramontando.
Con l’ausilio del software di simulazione Stellarium possiamo ricostruire il cielo visto da Perseverance inserendo data e ora della foto (le 2:49 italiane del 18 maggio). Se con un po’ di pazienza inseriamo anche le specifiche del sensore, la lunghezza focale impiegata per quest’acquisizione e inseriamo un correttivo che tenga conto dell’inclinazione del rover rispetto al terreno, troviamo un’ottima corrispondenza con il campo inquadrato dalla MastCam-Z e scopriamo l’esatta zona di cielo puntata.
Simulazione della foto notturna di Perseverance. Stellarium/Piras
Costellazione australe della Gru vista da Marte
Andando a indagare nelle immagini diurne delle NavCam acquisite in quei giorni Sol (quando Perseverance è rimasto fermo alcuni giorni nella stessa posizione) troviamo il rilievo che compare nella foto e che, dopo un’opportuna compensazione della distorsione della lente, si sovrappone abbastanza bene con lo scatto notturno.
La foto notturna del Sol 1153 è qui sovrapposta a un’immagine della Right NavCam del Sol 1151. NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras
Anche per questo appuntamento è tutto, alla prossima.
UNIVERSO IN FORTEZZA
Venerdì 14 giugno H 18-24
Sabato 15 giugno H 10-24
Domenica 16 giugno H 10-24
Fortezza Nuova, Scali della Fortezza nuova, Livorno
Seconda edizione del festival di astronomia
Dal 14 al 16 giugno 2024, alla Fortezza Nuova, torna “Universo in Fortezza”, seconda edizione del festival di astronomia che nel 2023 ha riscosso grande successo. Organizzato dall’Alsa, Associazione livornese scienze astronomiche attiva sul territorio da oltre trent’anni, il festival promuove la divulgazione scientifica con un format coinvolgente, rivolto a a un pubblico generico e appassionato, trasversale per età. Con l’obiettivo di spostare l’asticella oltre le 3000 presenze accorse da tutta Italia per assistere conferenze tenute da luminari della scienza, per immergersi nelle suggestive mostre a tema astronomico e per le emozionanti serate osservative al telescopio, quest’anno sono previsti anche laboratori per bambini e realtà virtuale.
Patrocinata dal Comune di Livorno e dal Museo di storia naturale del Mediterraneo, la manifestazione continuerà a godere della partecipazione di importanti enti, come l’Osservatorio gravitazionale europeo Ego-Virgo, insignito del premio Nobel per la fisica nel 2017 per aver contribuito alla scoperta delle onde gravitazionali, l’azienda aerospaziale Kayser Italia, specializzata nella ricerca scientifica e tecnologica a bordo di piattaforme spaziali, l’Osservatorio astrofisico di Arcetri Inaf, la rivista Coelum, il progetto Cultura immersiva, il laboratorio teatrale Manifattura Lizard, @TOMOSpodcast e, come media partner, PuntoRadio.
“Da sempre l’umanità si interroga sul proprio posto all’interno dell’universo e l’astronomia accende passione e curiosità in persone di ogni età e cultura. La meraviglia che genera in noi il cielo stellato e la bellezza affascinante dell’universo fanno da guida in questo festival dove appassionati, bambini e adulti incontrano astronomi e astrofili e scoprono la passione che anima la ricerca e la divulgazione scientifica. Questa manifestazione di astronomia costituisce, quindi, una novità nel territorio livornese e si colloca all’interno di un percorso divulgativo della astronomia e della scienza in generale, che rientra nello statuto Alsa” affermano gli organizzatori Alessio Biondi, Daniele Righetti. E proseguono: “Ci piacerebbe che l’evento continuasse ad essere riproposto ogni anno, creando un appuntamento fisso per la cittadinanza, in modo da contribuire all’offerta culturale sul territorio livornese e alla valorizzazione di una struttura come la Fortezza Nuova, che costituisce un “salotto” per la città”.
Locandina Universo in Fortezza Festival dell’Astronomia
La mostra di astrofotografia
Per tutta la durata del festival, nella Sala degli archi, circa 50 fotografie astronomiche in grande formato scattate dai soci Alsa ai cieli livornesi condurranno il visitatore tra i corpi celesti dalla luna ai quasar. Si tratta di un continuum con la mostra dell’anno precedente e con “Immagini dall’Universo” del 2022, che prevede diversi scatti inediti.
Le conferenze
Perla del festival, le conferenze raduneranno scienziati dell’Osservatorio di onde gravitazionali Ego-Virgo, ricercatori dell’Osservatorio di Arcetri Inaf e di Kayser Italia, esponenti culturali della rivista astronomica Coelum per approfondire appassionanti temi astronomici come le esplorazioni spaziali e si svolgeranno tra la sala del forno durante le ultime ore di sole e il palco all’aperto di sera.
Le videoproiezioni
Parallelamente, durante l’arco della giornata, affascinanti videoproiezioni di galassie e nebulose curate dai soci Alsa saranno diffuse sulle pareti del tunnel ad accogliere i visitatori e proseguiranno nella sala del forno.
La realtà virtuale
Nella sala degli archi, saranno installati alcuni visori che, con la supervisione di personale specializzato, condurranno il pubblico in un emozionante viaggio immersivo nell’universo. L’attrazione, proposta dalla startup “Cultura immersiva”, è stata selezionata tra i primi 5 migliori progetti culturali dall’Unione Europea ed è presente in più di 10 città italiane dove ha raccolto, assieme all’expo di Dubai, più di 50 mila utenti. L’esperienza, a pagamento, è prenotabile sul sito del progetto www.culturaimmersiva.it
I laboratori per bambini
Grande novità di quest’anno sarà l’estensione della proposta divulgativa ai bambini. Sotto la tensostruttura, dalle 17, “Le costellazioni raccontano” Valentina Lisi (Manifattura Lizard) coinvolgerà il giovane pubblico con una narrazione di teatro di carta incentrata sulla mitologia delle costellazioni. L’iniziativa è gratuita, consigliata dai 6 anni in poi a gruppi di massimo 12 bambini e richiede la prenotazione a manifatturalizard@gmail.com.
Le serate osservative al telescopio
Per chiudere in bellezza l’offerta, anche quest’anno sarà possibile tutto il weekend dalle 21:30 osservare la luna, le stelle doppie e gli ammassi stellari con i potenti telescopi in dotazione all’Alsa. Saranno, inoltre, proiettati su schermo i risultati della visione per i presenti che intendano assistere, guidati dagli esperti.
I servizi bar e ristorazione
Fortezza Nuova ospita, durante tutta la stagione estiva, servizi bar e ristorazione. È possibile in loco, per gli avventori della rassegna, scegliere in un ampio ventaglio di attività commerciali che vanno dal beverage allo street food ai cibi caratteristici per colazioni, merende, caffè, gelati, stuzzichini, aperitivi, pasti e dopo cena.
PROGRAMMA COMPLETO
Venerdì 14 giugno
18:00 | Apertura e presentazione del festival con ospiti e autorità
19:00 | Apertura mostra astrofotografia, opere olio su vela di Paola Turio e video proiezioni
21:00 | Conferenza “Il lato oscuro dell’universo. Dai buchi neri alla materia oscura: esplorare il cosmo che non vediamo” con: Barbara Patricelli (ricercatrice di Virgo, UniPi), Federico Lelli (Inaf – Osservatorio astrofisico di Arcetri). Modera: Vincenzo Napolano (Osservatorio gravitazionale Europeo)
Dalle 21:30 | Osservazione al telescopio della luna, delle stelle doppie e degli ammassi stellari
Sabato 15 giugno
10:00-24:00 | Sala degli archi | Mostra astrofotografia, opere olio su vela di Paola Turio e video proiezioni
10:00-24:00 | Sala del forno | Video proiezioni curate da Damiano Esposito (Alsa) con i soci Silvia Porciani, Virginia Gnan, Michele Scardigli, Gabriele Comandi
10:00- 24:00 | @TOMOSpodcast, curato da Iramar Amaral
11:00-19:00 | Sala degli archi | Realtà virtuale, su prenotazione a pagamento: https://culturaimmersiva.it/livorno/
17:00-19:00 | Sotto la tensostruttura | Laboratori per bambini, su prenotazione, gratuito: manifatturalizard@gmail.com
18:00 | Sala del forno | Conferenza “Alla scienza serve la filosofia? Sì. E perché mai?!” con Molisella Lattanzi (direttrice di Coelum Astronomia) e Filippo Onoranti (filosofo)
21:00 | Palco esterno | Conferenza “Ottica adattiva: perchè gli astronomi hanno bisogno di specchi deformabili, piramidi di vetro e laser per vedere più chiaramente l’universo”. Relatore: Runa Briguglio (Inaf – Osservatorio astrofisico di Arcetri).
Dalle 21:30 | Osservazione al telescopio della luna, delle stelle doppie e degli ammassi stellari
Domenica 16 giugno
10:00-24:00 | Sala degli archi | Mostra astrofotografia, opere olio su vela di Paola Turio e video proiezioni
10:00-24:00 | Sala del forno | Video proiezioni curate da Damiano Esposito (Alsa) con i soci Silvia Porciani, Virginia Gnan, Michele Scardigli, Gabriele Comandi
10:00- 24:00 | @TOMOSpodcast, curato da Iramar Amaral
17:00-19:00 | Sotto la tensostruttura | Laboratori per bambini, su prenotazione, gratuito: manifatturalizard@gmail.com
18:00 | Sala del forno | Conferenza | “L’immensità dell’universo. Dai sistemi solari alle galassie remote” con Armado Bracci (socio Alsa ed ex professore del liceo scientifico Cecioni)
21:00 | Palco esterno | Conferenza “Misure impossibili. Tecnologie all’avanguardia da Virgo all’esplorazione dello Spazio” con Federico Lavorenti (Kayser), Fiodor Sorrentino (ricercatore Virgo, Infn). Modera: Giada Rossi (Osservatorio gravitazionale Europeo)
Dalle 21:30 | Osservazione al telescopio della luna, delle stelle doppie e degli ammassi stellari
Ingresso gratuito Orari:
Venerdì 14 giugno H 18:00-24:00
Sabato 15 giugno H 10:00-24:00
Domenica 16 giugno H:00-24:00
Capodimonte capitale dell’astronomia con il congresso della Società Astronomica Italiana
Astrofisici di fama internazionale provenienti da tutta Italia saranno a Napoli dal 3 al 7 giugno per il LXV Congresso Nazionale della Società Astronomica Italiana.
Nata nel 1871 come Società degli Spettroscopisti Italiani, è stata la prima società professionale specializzata in “astronomia fisica”. Da sempre i suoi congressi sono apprezzati come straordinaria occasione di incontro e confronto per tutti gli astrofisici italiani attivi nei vari ambiti scientifici e tecnologici.
“Un incontro importante che vuole fare il punto sui risultati raggiunti nei vari campi dell’astrofisica, con uno sguardo al futuro e alla crescita di nuovi talenti” sottolinea Marcella Marconi, organizzatrice della conferenza.
Il congresso, che ritorna a Napoli dopo 14 anni, ha per titolo “Dagli Universi isola all’astronomia multimessaggera: 100 anni di rivoluzioni” e intende celebrare i successi e i progressi che hanno caratterizzato la ricerca astrofisica. E’ infatti trascorso solo un secolo da quando l’astronomo americano Edwin Hubble dimostrò che Andromeda non faceva parte della Via Lattea, ma era una diversa, seppur vicina, galassia distante circa due milioni di anni luce da noi e che pertanto la nostra galassia non era la sola nell’Universo.
La scoperta degli Universi isola aprì la strada alla misura dell’espansione dell’Universo, alla scala delle distanze cosmiche, alla cosmologia e all’astrofisica moderna. Tali scoperte e i paralleli sviluppi tecnologici hanno rivoluzionato lo stato delle conoscenze del cosmo a partire dal Sistema solare, fino alla recente rivelazione delle onde gravitazionali con la nascita dell’astronomia multimessaggera.
Il congresso è ospitato dall’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, sede napoletana dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, il principale ente di ricerca italiano per lo studio dell’universo. “Un privilegio ospitare a Napoli colleghi da tutta Italia per porre le basi delle nuove scoperte che saranno possibili con i telescopi e gli strumenti del futuro” commenta orgoglioso il direttore dell’Osservatorio di Capodimonte Pietro Schipani.
Una sessione del congresso è dedicata alla diffusione della cultura astronomica e alla didattica dell’astrofisica nelle scuole con la partecipazione di personale docente delle scuole secondarie superiori per sottolineare lo stretto legame tra lo sviluppo delle conoscenze e la formazione.
Mappa del cielo alle ore (TMEC): 01 Giu > 23:00 15 Giu > 22:00 31 Giu > 21:00
COSTELLAZIONI NEL CIELO DEL MESE DI GIUGNO 2024
Quando c’è una bella notte stellata, il signor Palomar dice: – Devo andare a guardare le stelle -. Dice proprio: – Devo, – perchè odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione.
Palomar, I.Calvino
Nel mese che conduce all’estate incontriamo sulla volta celeste le costellazioni di Ercole e la costellazione del Drago.
I pianeti tutti in elongazione ovest rispetto al Sole sorgeranno a partire dall’una di notte all’inizio del mese. Il primo a uscire dall’orizzonte è Saturno ma la Luna lo avrà già incontrato il 31 del mese di maggio. Perciò il giorno 1 la prima congiunzione sarà con Nettuno, il secondo in ordine ad uscire dall’orizzonte.
La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei cielo del mese di giugno in orari mattutini, prima dell’alba. Avremo sei transiti notevoli con magnitudini elevate ma solo durante gli ultimi giorni del mese di giugno, auspicando come sempre in cieli sereni.
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E’ necessario disporre di una microSD Card (32GB è già sufficiente). La card va preparata con il sistema operativo Bullseye. Per far questo, occorre utilizzare il Raspberry PiImager (disponibile al sito www.raspberry.com/software), un tool molto semplice da usare.
Una volta installato sul PC/Mac, prima di scrivere l’immagine sulla microSD, vanno configurate le opzioni base (es. Hostname, WiFi/LAN, layout tastiera, time zone, username/password), ma questa configurazione esula dallo scopo di questo articolo. Va detto che il software AllSkyCam non necessita del sistema operativo completo di desktop. La versione “Lite” va più che bene. Anzi, è raccomandata.
Procediamo ora con il primo avvio del sistema. Inseriamo la scheda microSD nel Raspberry Pi, colleghiamo un monitor e, una volta avviato il sistema, procediamo all’aggiornamento del sistema operativo, digitando, al prompt dei comandi:
Adesso bisogna installare alcuni pacchetti software. E’ necessaria la connessione ad internet.
pip (per l’installazione di pacchetti Python, dovrebbe già essere presente nel sistema)
sudo aptinstall python3-pip
ImageMagick (libreria pythonper la gestione delle immagini)
sudo apt-get install libmagickwand-dev
ffmpeg (software per la generazione video, nel nostro caso, timelapse)
sudo aptinstallffmpeg
Procediamo adesso con la messa a fuoco della camera, digitando:
libcamera-vid -t 100000
Ora vedremo, al monitor locale, il video trasmesso dalla Pi HQ Cam. Possiamo quindi mettere a fuoco ruotando la ghiera della camera, avendo cura di inquadrare il cielo. Possiamo aumentare la durata del video aumentando il valore 100000 della riga di comando. Nota: se non abbiamo un monitor da collegare al Raspberry Pi, possiamo comunque generare uno stream video e renderlo disponibile sulla rete:
Dopodiché, da un’altra postazione sulla stessa rete, possiamo usare, ad esempio un client VLC ed aprire il network stream, indicando l’indirizzo IP del Raspberry Pi e la porta sulla quale il Raspberry sta generando lo streaming (es. tcp/h264://raspberrypi.local:8888). La messa a fuoco tramite streaming video non è il massimo. Bisogna tener conto di qualche secondo di ritardo introdotto dalla trasmissione. Per cui bisogna procedere con piccole rotazioni della ghiera di messa a fuoco ed attendere di vedere l’effetto sul client video.
Una volta terminata la messa a fuoco, possiamo inserire nella scatola il sacchetto di silica gel e chiudere la AllSkyCam.
Nota: frankAllSkyCam utilizza il software libcamera (incluso nell’ultimo sistema operativo Raspberry). La versione precedente (raspistill) non è supportata.
Le funzionalità del software frankAllSkyCam
Prima di procedere con l’installazione, mi soffermo sulle funzionalità di questo software, scritto da me (da cui il nome frankAllSkyCam). Oltre a fornire l’immagine del cielo in tempo reale, fornisce le seguenti informazioni:
Immagine fase della Luna (fase, %illuminazione, orari di alba e tramonto, prossima luna nuova)
Sole (orari di alba e tramonto)
Orari di inizio e fine del buio astronomico
SQM (calcolato dall’analisi dell’immagine, oppure letto dal lettore SQM-LE, se disponibile)
Indicazione dei pianeti principali presenti in cielo, con le rispettive icone
Valori provenienti da eventuali sensori sia collegati al Raspberry Pi, sia disponibili tramite rete (es. Temperatura, Umidità, dati di stazioni meteo, …)
Tali dati vengono riportati sull’immagine insieme con 2 loghi a scelta (es. Bussola e logo personale) e nome della location. Le posizioni di queste informazioni, la dimensione del testo, il colore del font (diurno e notturno) sono customizzabili da un file di configurazione.
Ogni mattina, questo software genera automaticamente:
Timelapse delle ultime 24 ore
Timelapse della notte appena trascorsa
Startrail della notte precedente
Inoltre, attraverso l’interfaccia web, visualizza le costellazioni in overlap all’immagine del cielo. In questo modo, accedendo – tramite browser – alla AllSkyCam è possibile vedere, tutte insieme, le informazioni utili a pianificare e gestire una eventuale osservativa.
Altra funzionalità è la gestione automatica anticondensa, ma questa verrà trattata più avanti, in un paragrafo dedicato.
Una nota a parte la merita la misurazione dell’SQM. Il software frankAllSkyCam comunica con un SQM LE leggendo i valori SQM ed adeguando, di conseguenza, il tempo di esposizione dell’immagine del cielo. Qualora non fosse disponibile un SQM-LE, il software fornisce una ottima stima del valore SQM, analizzando i dati del fotogramma. Per raggiungere questo risultato ho scritto un algoritmo “machine learning” addestrato con le letture reali dell’SMQ-LE. Il training è durato una settimana ed i valori di SQM calcolati sono quasi sovrapponibili a quellirilevati dall’SQM-LE.
Se si intende usare il Raspberry Pi anche come server web, è necessario che installare Apache (o altro server web). Per installare Apache, basta digitare questo comando:
sudo aptinstall apache2 -y
dopodiché occorrerà creare la cartella che ospiterà l’immagine allskycam.jpg:
sudo mkdir /var/www/html/img
A questo punto, occorre spostare il file index.html, generato durante l’installazione, nel server web locale:
In questo modo, potremo vedere la nostra immagine del cielo usando semplicemente questo indirizzo:
http://<indirizzo_IP raspberry/
Se vogliamo un vero e proprio sito web, questo viene fornito a corredo del software frankAllSkyCam, ed è immediatamente utilizzabile e personalizzabile.Una delle sue particolarità è la possibilità di mostrare l’overlay della mappa celeste sull’immagine del cielo, grazie ad un codice javascript open source disponibile in Rete. Un esempio reale è visibile qui:
Ultimo punto da considerare: dobbiamo decidere se la nostra AllSkyCam sarà destinata ad essere accessibile da utenti esterni oppure no. Se si, come credo, dovremo scegliere se utilizzare un sito web esterno alla nostra rete locale, oppure se usare il Raspberry Pi come web server pubblico. Nel primo caso, il software frankAllSkyCam esporterà l’immagine del cielo (via FTP) sul sito esterno. Questa soluzione potrebbe essere preferibile, sia per ragioni di sicurezza (in modo da evitare di esporre il Raspberry Pi su una rete pubblica), sia per evitare sovraccarico di richieste http che potrebbero degradare le prestazioni della nostra rete locale. Fare leva su un sito esterno è la mia preferenza personale. Ma comunque, qualora lo volessimo, è ovviamente possibile usare il Raspberry Pi come web server pubblico. In tal caso, sul nostro router, sarebbe necessaria una configurazione di “port forwarding” per esporre il servizio http del Raspberry Pi (su porta 80) su rete pubblica, associandolo ad una porta esterna (es. 8080). Il router si occuperà di reindirizzare le richieste in arrivo sulla porta 8080 verso la AllSkyCam che risponderà sulla porta 80. Dall’esterno bisognerà usare un indirizzo tipo questo:
http://<IP pubblico del mio router>:8080/
al posto dell’indirizzo IP pubblico del mio router è preferibile usare un servizio DNS (dinamico o statico, a seconda della natura del mio IP pubblico.
Naturalmente, frankAllSkyCam è gratuito e presente su GitHub.
Installazione del software frankAllSkyCam
L’installazione è davvero immediata. Assicurarsi di essere connessi ad internet e, dal prompt dei comandi del Raspberry Pi, digitare:
pip3 installfrankAllSkyCam
Se non si rilevano messaggi di errore, l’installazione è terminata, ma è necessario configurare ancora alcuni parametri, in base alle proprie preferenze. Per fare ciò, bisogna avviare il programma digitando:
python3 -m frankAllSkyCam
Verranno create alcune cartelle:
/home/pi/frankAllSkyCam
cartella principale del programma
/home/pi/frankAllSkyCam/img
cartella delle immagini generate. Conterrà delle sottocartelle, ognuna relativa alle immagini di 24 ore. Il nome delle sottocartelle conterrà la data delle riprese. Queste cartelle verranno automaticamente cancellate dopo un numero “x” di giorni, definito nel file di configurazione
/home/pi/frankAllSkyCam/log
Cartella contenente i log del software
/home/pi/frankAllSkyCam/mq
Cartella contenente i file di supporto per il calcolo dell’SQM, quando il dispositivo SQM-LE non è disponibile
/home/pi/frankAllSkyCam/png
Cartella contenente il proprio logo, la bussola (entrambi personalizzabili), le immagini di luna e pianeti.
edalcuni file, tra cui:
/home/pi/frankAllSkyCam/config.txt
/home/pi/frankAllSkyCam/index.html
config.txtcontiene la configurazione di frankAllSkyCam.
index.txt è una pagina web semplice che mostra l’immagine AllSky
Ora non resta che configurare le preferenze.
Configurazione di frankAllSkyCam
È possibile configurare diversi aspetti, dalla risoluzione dell’immaginealla dimensione del font di caratteri, alla posizione del testo sull’immagine, etc. Ma concentriamoci sugli aspetti più importanti, lasciando gli altri settings con i valori predefiniti.
Il file di configurazione è situato in:
/home/pi/frankAllSkyCam/config.txt
Per modificarlo,è possibile utilizzare l’editor nano:
nano /home/pi/frankAllSkyCam/config.txt
Parametri base:
inte = AstroBrallo.com #nome della AllSkyCam
latitude = 44,73#latitudine del sito di osservazione
longitude = 9.31 #longitudine del sito di osservazione
time_zone = Europe/Rome #time zone
nel caso in cui si possegga un SQM-LE, bisogna abilitarlo in questo modo:
FTP_fileNameTimelapseMP4 = /videos/frankAllSkycam #cartella dei video timelapse
In base alla configurazione di cui sopra, la allskycam, le immagini startrail e i video timelapse verranno caricati su un sito remoto, tramite FTP. Naturalmente, se non si desidera usare un FTP remoto basta impostare isFTP=False
Due ulteriori parametri abilitano/disabilitano la generazione dei timelapse:
nightTL = True #True = viene generato il timelapse notturno; False = no
fullTL = True#True = viene generato il timelapse 24h; False = no
Il file allskycam_night.mp4 mostrerà solo il timelapse notturno, dal tramonto all’alba e verrà generato se nightTL = True
Analogamente, allskycam_24h.mp4 mostrerà le 24 ore e verrà generato se fullTL = True
Ci sono alcune altre opzioni. Il file config.txt è autoesplicativo ed è possibile personalizzare molti aspetti, incluso il logo, l’immagine della bussola, e “dati extra” che potremmo decidere di scrivere sulla nostra immagine AllSkyCam, ad esempio informazioni provenienti da sensori esterni,quali la velocità del vento, l’umidità, la temperatura e/o altro.
Una volta completata la configurazione, è necessario verificare se il tutto funziona. Dalla riga di comando, basta digitare:
python3 -m frankAllSkyCam
Per verificare il funzionamento facciamo attenzione ad eventuali messaggi di errore (quasi sempre sono dovuti ad errori di configurazione. Quindi controlliamo bene il file config.txt)abbiamo diverse opzioni:
tramite browser, provarehttp://<your_raspberry_IP>
Sul disco locale del Raspberry Pi, verificare l’esistenza del file jpeg (nome del file contiene data ed ora): /home/pi/frankAllSkyCam/img/<img_folder_with_date>/
Sul sito web remoto (nel caso sia stato configurato) dovrebbe essere visibile l’immagine AllSkyCam
Se tutto funziona, rendiamo tutto automatico. Basta digitare questo comando:
L’Esplosione della Stella T Coronae Borealis: Un Fenomeno Celeste Straordinario
In questo periodo si sente parlare spesso della nuova imminente esplosione che interesserà la stella T Coronae Borealis, o la “Stella della Corona Boreale”. Si tratta di un evento astronomico di rara bellezza e potenza ma non molti sanno che fra i primi a scoprirla ci fu il signor Giovanni Bernasconi, un distinto dilettante di Como.
Ma andiamo con ordine.
La stella è situata nella costellazione della Corona Boreale, ed è nota per le sue esplosioni ricorrenti, che si verificano circa ogni 80 anni.
Il Meccanismo dell’Esplosione della Stella
La T Coronae Borealis è un sistema binario composto da una nana bianca e una gigante rossa. La nana bianca, un residuo stellare denso e caldo, raccoglie materiale dalla sua compagna più grande. Quando la pressione e la temperatura raggiungono un punto critico, si verifica un’esplosione termonucleare, una nova, che causa un aumento drammatico della luminosità della stella.
Osservare la Stella Dopo l’Esplosione
Dopo l’esplosione, la T Coronae Borealis diventa visibile ad occhio nudo e può essere osservata senza l’ausilio di telescopi. Il periodo di massima luminosità dura alcuni giorni, dopodiché la stella inizia a sbiadire, ma rimane osservabile con binocoli per circa una settimana.
Testimonianze dell’Evento di 80 Anni fa
L’ultima esplosione della stella T Coronae Borealis documentata risale al 1946. Gli astronomi dell’epoca osservarono con stupore l’aumento di luminosità, registrando un evento che non si ripeteva dal 1866. Queste osservazioni storiche forniscono preziose informazioni sul comportamento di questa intrigante stella.
Nel sito https://articles.adsabs.harvard.edu/ è disponibile l’articolo sullo studio dello spettro della Nova T Coronae Borealis nell’esplosione del febbraio 1946.
Nell’archivio SAO/NASA Astrophysics Data System ad opera dello Smithsonian Astrophysical Observatory sostenuto da un contratto cooperativo con la NASA, è conservato l’articolo “lo Spettro della Nova T Coronae Borealis nell’Esplosione del Febbraio 1946” a cura di L. Gratton e E. C. Kruger del Centro di Fisica Stellare del CNR Osservatorio di Merate. Nell’articolo è descritto lo spettro misurato ben 80 anni fa e le ipotesi individuate al tempo alla base del fenomeno.
“La notizia dell’esplosione della Nova pervenne a Merate il mattino dell’11 Febbraio per comunicazione diretta di uno degli scopritori, il signor Giovanni Bernasconi, un distinto dilettante di Como, ed è stata immediatamente telegrafata all’estero ed ai principlai Osservatori Italiani“.
Nel documento l’evento viene descritto come:
“I fenomeni descritti si possono interpretare con il seguente modello per la Nova T Cr B:
a. una stella nuova che nel febbraio 1946 subì una esplosione tipica, con un massimo al febbraio 8.5; b. una gigante di tipo spettrale M; c. una nebulosa che circonda ambedue le stelle e del diametro apparente dell’ordine di alcuni secondi.”
Nel testo si cita: “si sottolinea l’eccezionale importanza di questa esplosione della TcrB, in relazione al problema generale della Nove e delle variabili cicliche tipo SS Cygni.”
Scarica l’articolo in allegato
Consigliamo ai più volenterosi ed appassionati di scaricare l’articolo completo per conoscere i risultati dell’indagine sull’esplosione della stella avvenuta 80 anni fa. Il pdf è disponibile in download QUI
Conclusione
I nuovi dati raccolti durante l’esplosione della stella che si attende nei prossimi mesi, saranno utili e necessari per confermare le deduzioni formulate 80 anni fa e comprendere meglio il fenomeno.
13P/OLBERS AL PERIELIO, C/2023 A3 TSUCHINSHAN-ATLAS AI (MOMENTANEI) SALUTI
Giugno ci propone due le comete al di sotto della decima magnitudine, la 13P/Olbers, che a fine mese raggiunge il perielio e la C/2023 A3 Tsuchinshan-ATLAS che ci saluterà per poi tornare in autunno.
Comete del mese: 13P/Olbers
Il 30 giugno la 13P/Olbers transita al perielio raggiungendo secondo le previsioni un valore interessante, non distante dalla settima magnitudine. Purtroppo la sua altezza sull’orizzonte migliorerà solo leggermente rispetto a maggio, mantenendosi molto contenuta, cosa che non agevola le osservazioni. Dall’Auriga si trasferirà nella Lince, con la sessione osservativa che dovrà cominciare obbligatoriamente all’inizio della notte astronomica. Sicuramente non risulterà un oggetto vistoso ma meritevole di essere seguito dato il suo periodo orbitale di quasi settant’anni.
Cartina della 13P Olbers. Le stelle più deboli sono di magnitudine 8
Comete del mese: C/2023 A3 Tsuchinshan-ATLAS
Continua il suo avvicinamento al perielio e la sua crescita luminosa che dovrebbe portarla nel corso del mese dalla decima fino attorno alla nona magnitudine. Dobbiamo però segnalare un calo di attività nell’ultimo periodo dopo che precedentemente l’oggetto aveva dato segni di ottima salute. Speriamo sia solo una momentanea pausa e che le grandi speranze rivolte a questa cometa non vadano deluse. Dalla Vergine la Tsuchinshan-ATLAS si dirigerà verso il Leone, rendendosi osservabile come la Olbers all’inizio della notte astronomica. Inizialmente la troveremo ancora abbastanza alta in cielo ma le condizioni peggioreranno gradualmente ed a fine mese, regioni meridionali a parte, il periodo osservativo potrà dirsi momentaneamente concluso. La ritroveremo in autunno, speriamo trasformata in una grande cometa visibile ad occhio nudo.
Cartina della C/2023 A3 Tsuchinshan-Atlas. Le stelle più deboli sono di magnitudine 10
Transiti della ISS International Space Station per il mese di Giugno 2024 considerati notevoli
La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli in orari mattutini, prima dell’alba. Avremo sei transiti notevoli con magnitudini elevate ma solo durante gli ultimi giorni del mese di giugno, auspicando come sempre in cieli sereni.
23 Giugno
Transiti della ISS International Space Station 23 giugno
Si inizierà il giorno 23 Giugno, dalle 04:54alle 05:03, osservando da SO ad ENE. La ISS International Space Station sarà ben visibile da tutta la nazione con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.8. Vale la pena di puntare la sveglia per questo passaggio.
24 Giugno
Transiti della ISS International Space Station 24 giugno
Il 24 Giugno, dalle 04:05 verso SSO alle 04:15 verso ENE, la Stazione Spaziale sarà osservabile al meglio dal Sud Italia con magnitudine di picco a -3.3.
25 Giugno
Transiti della ISS International Space Station 25 giugno
Il giorno dopo, 25 Giugno, la ISS transiterà dalle 04:50 alle 04:58, da OSO a NE, con una magnitudine massima di -3.1. Un passaggio perfetto per il Nord Italia questa volta.
26 Giugno
Transiti della ISS International Space Station 26 giugno
Continuando, il 26 Giugno avremo un nuovo passaggio della ISS International Space Station dalle 04:00 verso OSO alle 04:08 verso NE. Visibile nuovamente da tutto il paese con magnitudine di picco a -3.8. Sperando come sempre in cieli sereni.
27 Giugno
Transiti della ISS International Space Station 27 giugno
Arriviamo al penultimo transito, il 27 Giugno, dalle 03:11 in direzione SE alle 03:17 in direzione ENE. Un transito parziale, osservabile al meglio dal Centro Sud del paese, con una magnitudine massima di -3.6.
29 Giugno
Transiti della ISS International Space Station 29 giugno
L’ultimo transito del mese si avrà il giorno 29 Giugno, dalle 03:06 da ONO alle 03:12 a NE, con magnitudine massima a -3.4. Osservabile al meglio dal Centro Nord Italia.
N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.
ATTENZIONE
In caso di Booster della ISS eseguiti nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo gli orari possono differire anche in maniera significativa. Vi invitiamo a controllare sempre il sito https://www.heavens-above.com/ soprattutto in caso di programmazione di una sezione di osservazione.
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Mondi in miniatura – Asteroidi del mese di Giugno 2024
(43) Ariadne
(43) Ariadne è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.190 giorni (3.26 anni) ad una distanza compresa tra le 1.83 e le 2.57 unità astronomiche (rispettivamente, 273.764.103 Km al perielio e 384.466.528 Km all’afelio). Deve il suo nome in onore della figura mitologica greca Arianna, figlia di Minosse re di Creta e di Pasifae, che aiutò Teseo nel labirinto del Minotauro. La sua superficie è composta principalmente da silicati e metalli (Tipo S), simile a quella di molti altri asteroidi della fascia principale. Scoperto da Norman Robert Pogson il 15 aprile 1857, questo grande asteroide di circa 95 km sarà in opposizione il 2 di Giugno. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 9.1, il suo moto sarà di 0,63 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (43) Ariadne trasformarsi in una bella striscia luminosa di 25 secondi d’arco.
Asteroidi del mese – Il percorso di (43) Ariadne in Giugno. Crediti: in-the-sky.org.
(68) Leto
(68) Leto è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.700 giorni (4.65 anni) ad una distanza compresa tra le 2.27 e le 3.30 unità astronomiche (rispettivamente, 339.587.165 Km al perielio e 493.672.971 Km all’afelio). E’ stato scoperto il 29 Aprile 1861 dall’astronomo tedesco Karl Theodor Robert Luther. Deve il suo nome a Leto, madre di Apollo e di Artemide. Questo grande asteroide ha un diametro di circa 122 Km con una superficie che riflette relativamente bene la luce solare, indicando una composizione di silicati e metalli (Tipo S). (68) Leto sarà in opposizione il 19 Giugno, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 10.3. Il suo moto sarà di 0,58 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (68) Leto trasformarsi in una bella striscia luminosa di 23 secondi d’arco.
Asteroidi del mese – Il percorso di (68) Leto in Giugno. Crediti: in-the-sky.org.
(42) Isis
(42) Isis è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.390 giorni (3.81 anni) ad una distanza compresa tra le 1.90 e le 2.99 unità astronomiche (rispettivamente, 284.235.954 Km al perielio e 447.297.633 Km all’afelio). Scoperto dall’astronomo inglese Norman Robert Pogson il 23 maggio 1856 presso l’Osservatorio Radcliffe a Oxford, prende il nome dalla dea egizia Iside, ma anche dalla figlia di Pogson, Elizabeth Isis Pogson. Questo grande asteroide di circa 100 Km di diametro ha una composizione superficiale di silicati e metalli (Tipo S) ed il suo spettro rivela una forte presenza del minerale olivina, una rarità nella fascia degli asteroidi. (42) Isis sarà in opposizione il 27, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 9.4. Il suo moto sarà di 0,67 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (42) Isis trasformarsi in una bella striscia luminosa di quasi 27 secondi d’arco.
(471) Papagena
(471) Papagena è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.790 giorni (4.90 anni) ad una distanza compresa tra le 2.23 e le 3.55 unità astronomiche (rispettivamente, 333.603.252 Km al perielio e 531.072.441 Km all’afelio). E’ stato così chiamato in onore di Papagena, un personaggio dell’opera “Il flauto magico” di Mozart. La sua superficie è composta prevalentemente di rocce silicatiche e metalli (Tipo S) il che lo rende simile a molti altri corpi della fascia principale. Scoperto da Max Wolf il 7 di Giugno del 1901, questo grande asteroide di circa 149 Km di diametro sarà in opposizione il 30, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 10.6. Il suo moto sarà di 0,59 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (471) Papagena trasformarsi in una bella striscia luminosa di quasi 24 secondi d’arco.
Asteroidi del mese – Il percorso di (42) Isis e (471) Papagena in Giugno. Crediti: in-the-sky.org.
Questo mese purtroppo non abbiamo da segnalare nessuna scoperta amatoriale. Ci possiamo però consolare con un nuovo successo messo a segno dall’esperta coppia di astrofili Mirco Villi e Michele Mazzucato, che collaborano ormai da diversi anni con i professionisti americani del CRTS Catalina.
Nella notte del 15 maggio hanno individuato una debole stellina di mag.+19,7 analizzando immagini professionali realizzate con il telescopio Cassegrain di 1,5 metri di diametro dell’osservatorio americano sul Mount Lemmon in Arizona. La galassia ospite è la NGC7312, una spirale barrata posta nella costellazione di Pegaso a circa 450 milioni di anni luce di distanza.
Nei giorni seguenti la scoperta, il nuovo transiente è aumentato leggermente di luminosità raggiungendo la mag.+19 e facendo ipotizzare di essere di fronte ad una supernova di tipo II, però ad oggi nessun osservatorio professionale ha ripreso uno spettro di conferma e pertanto al nuovo oggetto rimane assegnata la sigla provvisoria AT2024ixe.
1) Immagine di scoperta della AT2022ixe in NGC7312 ripresa dal Catalina con il telescopio Cassegrain da 1,5 metri.
Da un transiente molto debole e quindi difficile da seguire, passiamo adesso alle due supernova più luminose del periodo. La prima è stata scoperta la notte del 10 maggio dal programma professionale americano denominato Automatic Learning for the Rapid Classification of Events (ALeRCE) nella galassia lenticolare NGC3524 posta nella costellazione del Leone a circa 70 milioni di anni luce di distanza. Al momento della scoperta il nuovo transiente appariva come una debole stellina di mag.+18,3 ma nei giorni seguenti ha aumentato costantemente la sua luminosità fino a raggiungere il massimo intorno al 27 maggio sfiorando la notevole mag.+12,5.
SUPERNOVAE AGGIORNAMENTI
I primi a riprendere lo spettro di conferma sono stati gli astronomi americani del Palomar Observatory con il telescopio da 1,5 metri. La SN2024inv, questa la sigla definitiva assegnata, è una giovane supernova di tipo Ia. Ci teniamo a sottolineare una particolarità: il bravissimo e famoso astrofilo giapponese Koichi Itagaki questa volta è arrivato leggermente in ritardo. Ha inserito infatti nel TNS la sua scoperta appena 7 minuti dopo i professioni americani, perdendo così la possibilità di inanellare una nuova scoperta. Gli va comunque riconosciuto che anche questa volta si trovava nel posto giusto ed al momento giusto!
2) Immagine della SN2024inv ripresa da Riccardo Mancini con un telescopio Newton da 250mm F.5 esposizione di 60 minuti.
La seconda supernova più luminosa di questo periodo è stata invece scoperta nella notte del 12 maggio dal programma professionale denominato Gravitational-ware Optical Transient Observer (GOTO) nella piccola galassia nana PGC1846725, poco appariscente ma abbastanza vicina. Si trova infatti nella costellazione della Chioma di Berenice a circa 60 milioni di anni luce di distanza.
Al momento della scoperta il transiente appariva già molto luminoso a mag.+14,6 e nei giorni seguenti ha aumentato ulteriormente la sua luminosità fino a raggiungere il massimo intorno al 25 maggio superando leggermente la mag.+13. Ci è capitato spesso in passato di imbatterci in supernovae che con la loro luminosità hanno raggiunto ed a volte anche superato quella della galassia che le ospitava.
Questa volta però siamo di fronte ad un caso davvero eclatante
con la supernova che ha letteralmente surclassato in luminosità la piccola galassia ospite nana, che rimane pertanto invisibile, nascosta dall’immensa luce dell’esplosione della supernova.
3) Immagine della SN2024iss ripresa da Gianluca Masi con un telescopio C14 somma di 8 immagini da 120 secondi.
SUPERNOVAE AGGIORNAMENTI
Il primo spettro di conferma è stato ripreso il 14 maggio dall’Osservatorio del Roque de los Muchachos con il Liverpool Telescope da 2 metri, confermando che eravamo di fronte ad una supernova, ma la fase era ancora troppo giovane per poterne distinguere il tipo. La notte seguente gli astronomi americani del Palomar Observatory con il telescopio da 1,5 metri hanno ottenuto a loro volta un nuovo spettro e stavolta è comparsa la linea dell’Idrogeno tipico delle supernovae di tipo II. Al transiente è stata perciò assegnata la sigla definitiva SN2024iss, con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiano alla velocità di circa 20.000 km/s. L’oggetto è facile da seguire perché molto luminoso, peccato che la piccola galassia ospite è praticamente invisibile.
Non perdere il transito della ISS Stazione Spaziale Internazionale.
Serata favorevole per seguire i passaggi: 28 maggio.
Tempo permettendo un questo fine maggio incerto, subito dopo le 21 ottimo transito della ISS – Stazione Spaziale Internazionale guardando ad ovest per vedere il cielo solcato da Nord Ovest sino a Sud Est.
28 Maggio
L’ultimo transito notevole del mese sarà avvistabile da tutto il paese, il 28 Maggio. Dalle 21:04 alle 21:13, da NO a SE. Magnitudine di picco a -3.8 per il secondo miglior transito serale del mese.
Rappresentazione artistica di una galassia con un nucleo galattico attivo.
Tempo di lettura: 4minuti
Indice dei contenuti
L’ Intelligenza Artificiale, vede dove i telescopi non vedono, e aiuta a comprendere le strutture e le alte energie del cosmo
Il cielo azzurro che ci sta sopra nasconde un luogo violento dove le energie presenti raggiungono valori incredibili. L’anno scorso è stato rilevato un raggio cosmico invisibile ad occhio nudo e ribattezzato « OMG , Oh My God ! » . In termini numerici, il livello di energia misurato è stato di 244 exa-elettronvolt (EeV). Per chi non ha familiarità con queste grandezze basti sapere che un EeV = 6.2415064799632E+18 electron volt, ovvero 624.000.000.000.000.000.000 volt. Se volete compredere l’energia di quel raggio cosmico moltiplicate il 624…. per 244, comunque ricordando che per accendere una lampadina di volt ne bastano solamente 220/230.
Capire, o almeno tentare di capire, dei fenomeni di alta energia è quindi un impegno chiave dell’astrofisica moderna per la comprensione della struttura dell’universo. Nello spettro elettromagnetico le energie più elevate sono collegate ai fenomeni più carichi di energia, come quelli che coinvolgono i buchi neri, i lampi di raggi gamma e i nuclei galattici attivi. Già nel 2018 l’intelligenza artificiale (AI) è diventata uno strumento importante per gli astrofisici proprio nello studio dei nuclei galattici attivi dando una mano agli scienziati dove i telescopi non riescono ad arrivare.
L’11 giugno 2008 la NASA lanciò il telescopio spaziale FERMI. Si tratta di un telescopio per i raggi gamma ad alta energia che copre un intervallo energetico fino a 300 Giga elettronvolt (GeV). Il satellite Fermi è in grado di monitorare l’intero cielo ogni due orbite (cioè ogni 2,96 minuti) e questo rende lo strumento ancor oggi più adatto per un monitoraggio quasi continuo e la ricerca di variabilità delle sorgenti di radiazione gamma. Il satellite FERMI è gestito da una collaborazione scientifica internazionale di oltre 400 scienziati ed anche chi vi scrive ne fa parte.
Il telescopio spaziale Fermi @NASA
Che cosa cerchiamo con FERMI?
Oggetti cosmici che emettono radiazioni gamma. I principali sono galassie con un nucleo attivo (AGN) cioè che emette radiazioni.
Non tutte le galassie sono galassie attive. Il telescopio FERMI, per le sue caratteristiche costruttive è in grado di rivelare getti energetici che puntino verso FERMI per angoli sufficientemente piccoli , mentre la sua sensibilità diminuisce notevolmente fino ad azzerarsi quando vengono osservate galassie orientate per grandi angoli rispetto a FERMI. Sappiamo che esistono nell’universo, e probabilmente sono la maggioranza, nuclei galattici attivi non allineati (MAGNs) e quindi invisibili, o quasi per FERMI. Lo studio dei MAGNs e del loro ambiente nel cielo dei raggi gamma è estremamente interessante, perché queste galassie sono considerate le popolazioni genitoriali dei blazars che rappresentano più del 50% delle sorgenti di raggi gamma conosciute.
Per dare una mano a FERMI a superare i limiti strumentali e comunque individuare nuovi candidati MAGN sono state quindi messe a punto tecniche di intelligenza artificiale ad apprendimento automatico (AI) in grado di confrontarsi anche con metodi più rigorosi come lo spettro ottico.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Un processo AI inizia con un dialogo tra lo scienziato e la macchina ediIl linguaggio attraverso il quale “l’umano” dialoga con AI è un algoritmo matematico opportunamente costruito per quello scopo. L’algoritmo viene “educato” a riconoscere le caratteristiche degli oggetti ideali e testato su oggetti cosmici individuati in maniera approssimativa dal telescopio FERMI.
Così facendo l’algoritmo “impara” ciò che è giusto è ciò che è sbagliato, ritornando allo scienziato un’informazione espressa nella probabilità che quella galassia sia proprio del tipo che si sta ricercando. Facendo lavorare l’algoritmo più volte (anche centinaia) su campioni diversi tra loro, questo “si autocorregge” e diventa sempre più efficiente, indipendente ed intelligente fino a valori di probabilità pari a 0,9998 che si avvicinano moltissimo alla certezza.
Una simile tecnica di intelligenza artificiale consente inoltre di analizzare migliaia di oggetti in un tempo brevissimo, e visto l’affollamento cosmico, si tratta di una manna dal cielo per lo scienziato ricercatore. Per fare un esempio sul reale, il telescopio FERMI su circa 1000 galassie gamma aveva evidenziato solamente 15 galassie del tipo MAGN, l’ applicazione dell’AI ai soggetti incerti di FERMI ne ha scorto altre 35. Questo significa che l’AI “vede” di più del telescopio spaziale? In “un certo senso” , si.
Non tutte le galassie sono orientate in modo da essere visibili al telescopio Fermi
Le conferme sui risultati raggiunti dall’Intelligenza Artificiale
Sarà stato l’algoritmo sufficientemente preciso? Gli oggetti che ha individuato saranno veramente delle galassie attive? Per ottenere questa conferma sono necessarie analisi multi-lunghezza d’onda, iniziando con le controparti radio degli oggetti scelti dall’AI. Trattandosi di galassie dovremmo aspettarci strutture radio estese. Relativamente allo studio in oggetto, l’analisi sulla morfologia dei candidati è stata eseguita tramite un’indagine sui dati VLA Faint Images of the Radio Sky at Twenty-Centimeters (FIRST) survey, prodotto del Karl Guthe Jansky Very Large Array il raggruppamento di radiotelescopi situati a Socorro, nel Nuovo Messico.
VLA Array del National Radio Astronomy Observatory a Socorro, Mexico
Lo studio della morfologia radio ha mostrato una sequenza molto bella di strutture galattiche estese confermando l’abilità dell’algoritmo di AI di “vedere anche dove non si vede” e di individuare “i soggetti difficili”. Probabilmente, senza l’uso dell’AI, non ne sapremmo delle alte energie cosmiche quanto ne sappiamo ora. La nuova astrofisica passerà inevitabilmente attraverso nuove intelligenze, sia pur artificiali.
A seguire le immagini morfologiche dei candidati AI rilevate ai radiotelescopi VLA. La struttura estesa conferma la natura galattica degli oggetti gamma e quindi la bontà del dato prodotto da AI.
Una delle immagini morfologiche dei candidati AI rilevate ai radiotelescopi VLA. La struttura estesa conferma la natura galattica degli oggetti gamma e quindi la bontà del dato prodotto da AI.
Per approfondeire: arXiv:1808.05881 Hunting misaligned radio-loud AGN (MAGN) candidates among the uncertain γ-ray sources of the third Fermi-LAT Catalogue
Dall’archivio di COELUM un viaggio fra le 10 comete più luminose che hanno solcato i nostri cieli negli ultimi 15 anni circa.
C/2020 F3 NEOWISE
mag. 0,9 anno 2020 (1° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
Dopo oltre due decenni, ecco arrivare la NEOWISE, che ha raggiunto una notevole
luminosità di picco (mag. +0,6) e sfoggiato una lunga coda di polveri facilmente visibile a occhio nudo oltre a una ancora più lunga coda di ioni, più tenue ma rilevabile anche in piccoli strumenti sotto un cielo buio. Per tutte queste sue caratteristiche che, come già ricordato, hanno saputo attirare l’attenzione anche al di fuori della cerchia di appassionati, la NEOWISE sarà probabilmente ricordata come “la grande cometa del 2020”.
Inizialmente, la presenza della Luna e le luci dell’alba hanno leggermente penalizzato le osservazioni e l’hanno quindi parzialmente limitata nella sua maestosità, permettendo però agli astrofotografi di ottenere foto panoramiche davvero meravigliose, che hanno
incastonato la cometa in suggestivi sfondi paesaggistici.
C/2020 F3 Neowise di Corrado Gamberoni
Il report completo sulla cometa C/2020 F3 NEOWISE pubblicato in COELUM ASTRONOMIA N°247 è disponibile per il download QUI
46P/Wirtanen
mag. 3 anno 2018 (2° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
Il 2018 è stato un anno che, dal punto di vista delle osservazioni cometarie, ci ha regalato un po’ di movimento, soprattutto nella sua seconda metà. In particolare, il finale dell’anno è risultato molto frizzante per la presenza nel cielo di un bell’astro chiomato che nel mese di dicembre è cresciuto di luminosità fino a raggiungere la magnitudine +4,5 (nel momento in cui scriviamo).
Sto parlando ovviamente della cometa 46P/ Wirtanen, ben presto ribattezzata la “Cometa di Natale”.
L’estrema vicinanza alla Terra (il 16 dicembre la cometa ha raggiunto la minima distanza dalla Terra) è stata responsabile del sensibile moto proprio dell’oggetto che in un mese “percorrerà” quasi 100° in cielo passando dalle declinazioni australi della Balena a quelle abbondantemente boreali della Lince, divenendo infine circumpolare a fine dicembre. Questo ha fatto sì che l’osservazione risultasse sempre differente, con la cometa che si è mostrata giorno dopo giorno in uno scenario astrale sempre diverso.
Cometa 46P/Wirtanen con le Pleiadi di Antonio Finazzi
Il report completo sulla cometa 46P/ Wirtanen pubblicato in COELUM ASTRONOMIA N°229 è disponibile per il download QUI
C/2021 A1 Leonard
mag. 3,2 anno 2022 (3° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
In tanti sono rimasti delusi, perché è stata una cometa elusiva, che è cresciuta in luminosità proprio quando le condizioni osservative si sono fatte difficili. È però andata oltre le previsioni dato che un probabile outburst verso metà dicembre l’ha portata a brillare di terza magnitudine, forse addirittura qualcosa in più.
Purtroppo in quel momento si è mostrata appena dopo il tramonto in un cielo molto chiaro ed in procinto di tramontare, cosa che l’ha resa obbiettivo di pochi, ma ciò ne fa comunque un oggetto di tutto rispetto. Pensavamo di averla salutata il 12 dicembre, giorno del suo massimo avvicinamento alla Terra ed ultima giornata in cui si mostrava in un cielo buio ed invece è rimasta inaspettatamente protagonista anche la settimana successiva, quando personalmente le ho dato la caccia in molte serate, riuscendo prima a fotografarla e poi ad osservarla in condizioni estreme il 17 dicembre.
C/2021 A1 Leonard di Fabrizio Aimar
12P/Pons-Brooks
mag. 3,8 anno 2024 (4° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
Di ritorno dopo oltre settant’anni non si può dire che non abbia fatto parlare di sé, riempiendo per molti mesi le nottate degli appassionati. Eravamo convinti, consultando le previsioni, che sarebbe stato un oggetto da seguire con interesse solo da febbraio, ormai non lontana dal perielio programmato per il 21 aprile. Invece già nel luglio del 2023 un potente outburst l’ha portata agli onori della cronaca. In quell’occasione passò improvvisamente dalla magnitudine 16,5 alla 11,5. Successivamente altri outburst più modesti continuarono a mantenerla più luminosa del previsto, permettendo anche agli osservatori dotati di strumentazione modesta di poterla a seguire. Nell’ultima parte del suo avvicinamento al Sole si è invece mantenuta sui valori previsti, salvo aumentare di circa una magnitudine nei primissimi giorni di aprile a causa un altro evento, che l’ha portata a raggiungere il valore di 3,8 mag. In seguito, soprattutto dopo la prima decade del mese, il suo avvicinamento prospettico (e reale) al Sole ed il conseguente abbassamento sull’orizzonte hanno impedito osservazioni proficue nel momento topico del suo passaggio al perielio. Personalmente l’ho osservata per l’ultima volta con un binocolo di grandi dimensioni il giorno 11, quindi dieci giorni prima del suo massimo avvicinamento alla nostra stella, constatando come l’oggetto che solo una settimana prima, brillando di mag. 4,5, sfoggiava una notevole e luminosa chioma compatta ed una evidente seppur corta coda si era ridotto ad una “cometina” ancora ben percepibile ma penalizzata dalla scarsa altezza sull’orizzonte, dal cielo non completamente buio, dalla Luna crescente e dalla foschia dell’orizzonte. Buon viaggio di ritorno nelle profondità del Sistema Solare ed appuntamento a fra settant’ anni Pons-Brooks.
mag. 4,5 anno 2013 (5° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
La C/2013 R1 (Lovejoy), scoperta il 9 settembre 2013, è una cometa che io stesso ho avuto modo di confermare quando è stata inserita tra i NEOCP (NEO Confirmation Page: la lista di oggetti appena scoperti e in attesa di definizione degli elementi orbitali) e che in queste settimane si sta dimostrando parecchio attiva, molto più di quanto ci si potesse aspettare. A novembre, per osservarla dovremo cercarla nel cielo nella seconda parte della notte, quando attraverserà velocemente numerose costellazioni dal Cancro al Boote spostandosi più di 3° al giorno e passando dalla magnitudine +8,5 alla +6,5 […].
COMETA C/2013 R1 LOVEJOY di Benito Morabito
C/2022 E3 ZTF
mag.4,6 anno 2023 (6° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
Il nome non è certo dei più simpatici, come spesso accade per gli oggetti scoperti da zelanti astronomi o appassionati, non è però espressione di poca fantasia quanto la necessità, al di là dell’interesse suscitato, di catalogare ogni oggetto celeste in modo che risulti poi negli annuali come facile da rintracciare. Tutte le lettere ed i numeri del nome hanno quindi un significato:
C –> non periodica, la cometa quindi torna a farci visita (forse) ogni lasso di tempo superiore a 200 anni almeno
2022 –> anno in cui è stata scoperta
E –> mese in cui è stata scoperta Marzo
3 –> il terzo oggetto di quel mese
ZTF –> è la sigla dell’osservatorio che l’ha individuata nello specifico Zwicky Transient Facility
oggi la cometa, che sembra avere un periodo (quanto tempo trascorre da un passaggio ravvicinato alla Terra e il successivo) di quasi 50.000 anni viene più facilmente etichettata come Cometa di Neanderthalsupponendo che proprio gli individui di questa specie siano stati gli ultimi a vederla. Il calcolo sembra essere congruo tuttavia abbiamo davvero pochi elementi per dare per certa questa notizia. Il fatto scientificamente interessante invece è la rottura della coda che l’ha letteralmente divisa in due tronconi visibili anche negli scatti amatoriali. Le cause in questi casi sono incerte ma, dalle nozioni acquisite sulle strutture delle Comete, la rottura, o l’apparente tale, potrebbe essere dovuta all’espulsione di una massa dalla corona sottoposta a notevoli pressioni dal vento solare durante il suo avvicinamento. Un fatto non nuovo a cui siamo oramai abituati, basti ricordare la cometa Encke del 2007 e la Leonard del 2021.
Cometa C/2022 E3 ZTF fra le nebulose a riflessione VdB29 e VdB31 di Cristina Cellini
C/2014 Q2 Lovejoy
mag. 4,8 anno 2015 (7° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
9 mesi di cometa C/2014 Q2 Lovejoy di Adriano Valvasori
C/2012 S1 ISON
mag. 5 anno 2013 (8° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
La cometa C/2012 S1, meglio conosciuta come cometa ISON, è stata una delle comete più discusse e osservate degli ultimi anni. Scoperta il 21 settembre 2012, questa cometa non periodica ha catturato l’attenzione di astronomi e appassionati di tutto il mondo per la sua promessa di diventare uno degli oggetti più brillanti nel cielo notturno.
La cometa ISON aveva un’orbita altamente eccentrica e radente, che l’ha portata a passare molto vicino al Sole. Questo passaggio ravvicinato, noto come perielio, è avvenuto il 28 novembre 2013. Prima del suo perielio, ISON è stata oggetto della campagna di osservazione coordinata più grande della storia, con più di una dozzina di veicoli spaziali e numerosi osservatori terrestri che hanno raccolto quello che si ritiene essere il più grande dataset cometaio singolo della storia.
Cometa C/2012 S1 ISON di Adriano Valvasori
C/2013 US10 Catalina
mag. 5,5 anno 2016 (9° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
La cometa C/2013 US10, nota come Catalina, è stata una delle visite più spettacolari dal profondo del nostro sistema solare. Scoperta il 31 ottobre 2013 dal Catalina Sky Survey, questa cometa non periodica ha catturato l’attenzione degli osservatori per la sua straordinaria luminosità e le sue caratteristiche uniche.
La cometa ha raggiunto la sesta magnitudine apparente nel settembre 2015, diventando visibile ad occhio nudo. Catalina è stata particolarmente notevole per le sue due code distinte: una di polveri e l’altra ionica, che si sono manifestate chiaramente nelle immagini fotografiche.
C/2013 US10 Catalina di Adriano Valvasori
C/2014 E2 Jaques
mag. 6 anno 2014 (10° fra le comete più luminose degli ultimi anni)
La cometa C/2014 E2, conosciuta come Jacques, è stata una delle comete più affascinanti degli ultimi anni. Scoperta il 13 marzo 2014 dal team di astronomi brasiliani Cristóvão Jacques, Eduardo Pimentel, João Ribeiro de Barros e Marcelo Dias, questa cometa a lungo periodo ha offerto uno spettacolo celeste memorabile.
La cometa Jacques è stata individuata presso l’osservatorio SONEAR in Brasile. Con un’orbita altamente eccentrica, ha un periodo orbitale che varia da circa 12.000 a 22.000 anni, a seconda delle soluzioni barycentriche per le epoche 1950 e 2050. Nel marzo 2014, Jacques appariva con una coma densa e luminosa, visibile anche con telescopi di 8 pollici. Ha raggiunto il perielio, il punto più vicino al Sole nella sua orbita, il 2 luglio 2014, e ha raggiunto una magnitudine apparente di circa 6 a metà luglio, diventando visibile con binocoli sopra il bagliore del crepuscolo mattutino.
Conclusione
Le comete sono fenomeni imprevedibili, che a volte disattendono le aspettative ma d’altra parte possono ugualmente stupire e meravigliare con outburst importanti diventando oggetti facili da osservare anche ad occhio nudo, soprattutto nelle serate estive.
Un velo filamentoso arancione copre una brillante regione di formazione stellare. Lo sfondo è scuro, punteggiato di stelle e galassie che vanno da piccoli punti luminosi a forme stellate. Il velo in primo piano si estende dall'alto a sinistra all'angolo in basso a destra e ricorda un cavalluccio marino. Le stelle luminose illuminano le regioni degli "occhi" e del "petto" con una luce viola. All'interno della coda, tre punti luminosi si trovano in una formazione simile a un semaforo.
CREDITO
ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, elaborazione delle immagini di J.-C. Cuillandre (CEA Parigi-Saclay), G. Anselmi
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Diffuse le nuove immagini dell’Universo remoto catturate da Euclid
Il 23 maggio l’ESA Agenzia Spaziale Europea e il consorzio Euclid hanno reso pubblico il secondo blocco di immagini catturate da Euclid che segue, a distanza di mesi, la prima pubblicazione avvenuta il 7 novembre 2023 Qui i primi scatti
Le nuove immagini fanno parte delle Osservazioni sulla pubblicazione anticipata di Euclid. Accompagnano i primi dati scientifici della missione, anch’essi resi pubblici oggi, e 10 articoli scientifici di prossima pubblicazione. Il tesoro arriva meno di un anno dopo il lancio del telescopio spaziale e circa sei mesi dopo che ha restituito le prime immagini a colori del cosmo.
Presentiamo ora le immagini per poi approfondire successivamente le note sul rilascio:
Abell 2390
Migliaia di stelle e galassie punteggiano l’immagine su uno sfondo nero come la pece. Alcune stelle luminose mostrano sei picchi di diffrazione provenienti da un alone luminoso centrale. Altre stelle e galassie sono solo piccoli punti luminosi, come granelli di vernice distribuiti sull’immagine. La stella più luminosa si trova nell’angolo in alto a sinistra. Al centro dell’immagine, i minuscoli punti luminosi sono più abbondanti. CREDITI ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, elaborazione delle immagini di J.-C. Cuillandre (CEA Parigi-Saclay), G. Anselmi
L’immagine di Euclid dell’ammasso galattico Abell 2390 rivela più di 50.000 galassie e mostra una bellissima visualizzazione della lente gravitazionale, raffigurante giganteschi archi curvi nel cielo, alcuni dei quali sono in realtà viste multiple dello stesso oggetto distante. Euclid utilizzerà il lensing (dove la luce che arriva a noi da galassie lontane viene piegata e distorta dalla gravità) come tecnica chiave per esplorare l’Universo oscuro, misurando indirettamente la quantità e la distribuzione della materia oscura sia negli ammassi di galassie che altrove. Gli scienziati di Euclid stanno anche studiando come le masse e il numero degli ammassi di galassie nel cielo siano cambiati nel tempo, rivelando di più sulla storia e sull’evoluzione dell’Universo.
Il ritaglio di Euclid di Abell 2390 mostra la luce che permea l’ammasso proveniente dalle stelle che sono state strappate via dalle loro galassie madri e si trovano nello spazio intergalattico. Osservare questa “luce intraammasso” è una specialità di Euclide, e questi orfani stellari potrebbero permetterci di “vedere” dove si trova la materia oscura.
Messier 78
Un velo filamentoso arancione copre una brillante regione di formazione stellare. Lo sfondo è scuro, punteggiato di stelle e galassie che vanno da piccoli punti luminosi a forme stellate. Il velo in primo piano si estende dall’alto a sinistra all’angolo in basso a destra e ricorda un cavalluccio marino. Le stelle luminose illuminano le regioni degli “occhi” e del “petto” con una luce viola. All’interno della coda, tre punti luminosi si trovano in una formazione simile a un semaforo. CREDITO ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, elaborazione delle immagini di J.-C. Cuillandre (CEA Parigi-Saclay), G. Anselmi
Questa immagine mozzafiato presenta Messier 78, un vibrante vivaio stellare avvolto nella polvere interstellare. Euclid ha scrutato in profondità questo vivaio utilizzando la sua fotocamera a infrarossi, esponendo per la prima volta regioni nascoste di formazione stellare, mappando i suoi complessi filamenti di gas e polvere con un dettaglio senza precedenti e scoprendo stelle e pianeti appena formati. Gli strumenti di Euclid possono rilevare oggetti solo poche volte la massa di Giove, e i suoi “occhi” a infrarossi rivelano oltre 300.000 nuovi oggetti solo in questo campo visivo. Gli scienziati stanno utilizzando questo set di dati per studiare la quantità e il rapporto tra le stelle e gli oggetti più piccoli (substellari) trovati qui, fondamentali per comprendere le dinamiche di come le popolazioni stellari si formano e cambiano nel tempo.
NGC6744
Una galassia a spirale su uno sfondo scuro punteggiato di punti luminosi. La spirale in senso orario ha molti bracci, non completamente distinguibili l’uno dall’altro, che si estendono da un punto centrale luminoso. C’è una sottile struttura nuvolosa proprio sopra la galassia, alla periferia del suo braccio più lontano. In basso a sinistra dell’immagine due punti luminosi sono circondati da un alone di luce. CREDITO ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, elaborazione delle immagini di J.-C. Cuillandre (CEA Parigi-Saclay), G. Anselmi
In questa immagine Euclide mostra NGC 6744, un archetipo del tipo di galassia che attualmente forma la maggior parte delle stelle nell’Universo locale. L’ampio campo visivo di Euclide copre l’intera galassia, catturando non solo la struttura a spirale su scala più grande ma anche dettagli squisiti su piccola scala spaziale. Ciò include strisce di polvere simili a piume che emergono come “speroni” dai bracci della spirale, mostrati qui con incredibile chiarezza. Gli scienziati stanno utilizzando questo set di dati per capire come la polvere e il gas sono collegati alla formazione stellare; mappare come le diverse popolazioni stellari sono distribuite nelle galassie e dove le stelle si stanno attualmente formando; e svelare la fisica dietro la struttura delle galassie a spirale, qualcosa che non è ancora del tutto compreso dopo decenni di studio.
Abell 2764 (e stella luminosa)
Un cielo stellato su uno sfondo scuro. La stella grande e luminosa si trova nella parte inferiore dell’immagine. Nell’angolo in alto a destra le galassie si raggruppano e embrano piccole sfere luminose ed ellissoidi. In tutta l’immagine, piccoli punti luminosi e una manciata di sfere luminose sono distribuiti uniformemente. CREDITO ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, elaborazione delle immagini di J.-C. Cuillandre (CEA Parigi-Saclay), G. Anselmi
Questa vista mostra l’ammasso di galassie Abell 2764 (in alto a destra), che comprende centinaia di galassie all’interno di un vasto alone di materia oscura. Questa visione completa di Abell 2764 e dintorni, ottenuta grazie al campo visivo straordinariamente ampio di Euclid, consente agli scienziati di accertare il raggio dell’ammasso e di vederne la periferia con le galassie lontane ancora nell’inquadratura. Le osservazioni di Euclid di Abell 2764 stanno inoltre consentendo agli scienziati di esplorare ulteriormente le galassie nelle lontane epoche buie cosmiche, come con Abell 2390.
Qui si vede anche una stella in primo piano molto luminosa che si trova all’interno della nostra galassia (V*BP-Phoenicis/HD 1973, una stella all’interno della nostra galassia e nell’emisfero meridionale che è quasi abbastanza luminosa da essere vista dall’occhio umano). Quando osserviamo una stella attraverso un telescopio, la sua luce viene dispersa verso l’esterno in un alone circolare diffuso a causa dell’ottica del telescopio. Euclid è stato progettato per ridurre al minimo questa dispersione. Di conseguenza, la stella provoca pochi disturbi, permettendoci di catturare deboli galassie distanti vicino alla linea di vista senza essere accecati dalla luminosità della stella.
Dorado Group
Un cielo stellato su sfondo nero con tre grandi strutture luminose. I due più grandi, al centro e al centro-destra dell’immagine, hanno centri molto luminosi circondati da grandi aloni sferici. Le periferie di questi aloni sembrano toccarsi. Una terza struttura luminosa è presente in basso a sinistra e sembra una piccola versione ellissoidale delle altre due. Infine, nell’angolo in alto a sinistra si trova una sottile ellisse allungata e luminosa. CREDITO ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, elaborazione delle immagini di J.-C. Cuillandre (CEA Parigi-Saclay), G. Anselmi
Qui, Euclid cattura le galassie che si evolvono e si fondono “in azione” nel gruppo di galassie Dorado, con bellissime code e conchiglie di marea viste come risultato di interazioni continue. Gli scienziati stanno utilizzando questo set di dati per studiare come si evolvono le galassie, per migliorare i nostri modelli di storia cosmica e capire come si formano le galassie all’interno degli aloni di materia oscura. Questa immagine mostra la versatilità di Euclid: qui è visibile un’ampia gamma di galassie, da molto luminose a molto deboli. Grazie alla combinazione unica di Euclid di ampio campo visivo, notevole profondità e alta risoluzione spaziale, è in grado di catturare caratteristiche minuscole (ammassi stellari), più ampie (nuclei di galassie) ed estese (code di marea) tutto in un unico fotogramma. Gli scienziati stanno anche cercando singoli ammassi di stelle distanti conosciuti come ammassi globulari per tracciare la loro storia e dinamica galattica.
Dove si trovano nel cielo i primi oggetti fotografati da Euclid
CREDITO ESA/Euclid/Consorzio Euclid.
Questa mappa del cielo mostra le posizioni di 10 dei primi oggetti astronomici presi di mira dalla missione spaziale Euclid dell’ESA. Gli obiettivi sono fissati su una proiezione ovale del nostro cielo notturno, con le aree che Euclid osserverà durante la sua missione di rilevamento della durata di sei anni mostrate in blu, e le aree di rilevamento profondo in giallo.
La Missione Euclid: Uno Sguardo nell’Oscurità dell’Universo
La missione Euclid rappresenta uno dei progetti più ambiziosi e significativi nel campo dell’astrofisica e della cosmologia. Progettata per scrutare gli angoli più remoti e oscuri dell’universo, Euclid si pone come un faro di conoscenza per comprendere meglio la materia e l’energia oscura che permeano il cosmo.
Progettazione e Finanziamento della Missione Euclid
Euclid è stata concepita come la seconda missione di classe Medium (M2) del Programma Scientifico dell’ESA, approvata dal Science Programme Committee (SPC) nel giugno 2012. Il progetto ha visto la luce grazie al contributo di un consorzio europeo di oltre mille scienziati e più di cento istituti in tredici nazioni, con la partecipazione significativa della NASA, che ha fornito i rivelatori per uno degli strumenti principali. L’Italia, in particolare, ha giocato un ruolo cruciale nel coordinamento generale del Ground Segment scientifico (SGS), essenziale per il successo della missione.
Lancio e Operazioni
Il telescopio Euclid è stato lanciato il 1 luglio 2023 a bordo di un Falcon 9 di SpaceX, segnando l’inizio di una nuova era nell’esplorazione spaziale. Dopo il lancio, il telescopio è entrato in orbita attorno al punto lagrangiano L2 del sistema Sole-Terra, una posizione strategica per le osservazioni astronomiche.
Caratteristiche Tecniche
Euclid è dotato di un telescopio Korsch anastigmatico a tre specchi nel visibile e infrarosso, con uno specchio del diametro di 1,2 metri. Questa configurazione gli permette di catturare immagini ad alta risoluzione di vasti tratti di cielo, fornendo dati preziosi per la mappatura tridimensionale dell’universo.
Risultati della Missione
Le prime immagini rilasciate dall’ESA il 7 novembre 2023 hanno rivelato dettagli senza precedenti dell’universo. Euclid ha catturato immagini astronomiche di vaste porzioni di cielo con una nitidezza mai vista, dimostrando il suo potenziale nel creare la più estesa mappa 3D dell’universo mai realizzata. Queste immagini hanno mostrato l’ammasso di galassie del Perseo e altre miriadi di galassie sconosciute e lontanissime, fornendo una visione senza precedenti dell’universo.
QUALE IMMAGINE SARA’ STATA SCELTA COME APOC PER IL NUMERO 268 DI COELUM?
A partire dal numero 266, Coelum sceglie gli scatti più caratteristici
ed interessanti tra tutti quelli caricati in PHOTOCOELUM.
6 le immagini che NEL 2024 riceveranno il riconoscimento
“APOC – Astronomy Picture of Coelum“.
una potrebbe essere PROPRIO la tua, carica i tuoi lavori in photocoelum.
12P/Pons-Brooks ripresa nella serata del 7 marzo 2024.
L’immagine è la somma di 44 immagini da 100 secondi ciascuna , per un totale di 73 minuti di esposizione. Grazie alla forte attività solare alla data degli scatti la coda si presenta particolarmente accesa e vivace.
Sony 600mm F/4 GM e una fotocamera Full-Frame Sony A7III modificata per astrofotografia, su montatura equatoriale Skywatcher EQ6.
Località: Appennino Umbro
La Cometa 12P/Pons-Brooks è la seconda ad entrare nel WALL OF FAME di COELUM! I complimenti della redazione all’autore per il lavoro eccellente!
La Cometa 12P/Pons-Brooks è pubblicata in PhotoCoelum QUI
Foto 14 Nebulosa di Orione M42 e Nebulosa Testa di Cavallo, distanti circa 1.344 anni luce ( Askar 230, Asi 2600Mc, Optolong L-Enhance 29 marzo 2023)
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Astrofotografia da città…….si può fare!
Fino a pochi anni fa era impossibile pensare di “fare” astrofotografia dal città ma poi i tempi cambiano si sa e per fortuna la tecnologia ci viene in aiuto.
Le nuove camere astronomiche e i nuovi filtri anti inquinamento luminoso costituiscono un eccellente sostegno per chi, come me, si dedica alla sua passione dal balcone di casa di una città ad alto inquinamento luminoso ma anche atmosferico.
Da Milano, esattamente dove abito, sono poche le serate limpide, c’è sempre foschia o cielo velato dovuto al tasso di umidità elevato e a polveri sottili, sempre più presenti in Pianura Padana. Problemi ai quali oltretutto va aggiunto quello principale presente anche nei mesi estivi: l’inquinamento luminoso.
Insomma ad essere fortunati nn discreto cielo stellato si può vedere 5-10 volte all’anno.
Foto 1 la mia postazione dal balcone di casa di Milano
La Luna
Rinunciare da subito o provare? La Luna e qualche pianeta, sono sempre un buon inizio per chi vuole avvicinarsi all’astrofotografia tanto vale almeno una volta tentare e confermare i dubbi oppure lasciarsi stupire dai risultati. Per non sbagliare si può, ad esempio, utilizzare in principio delle attrezzature economiche, come una reflex collegata ad un rifrattore o al classico Newton 130/900 e montatura Eq3 motorizzata per poter inseguire l’oggetto inquadrato. Nel mercato dell’usato e presso i più noti rivenditori specializzati si possono trovare occasioni davvero interessanti. Un setup entry level con il quale mi sono tolto le prime soddisfazioni.
Foto 3 Luna Mare Crisium ( 20 marzo 2022 con Skywatcher 150-750, Asi 224Mc, Barlow 2x)
Non dimenticherò mai l’emozione provata con la prima foto di Saturno scattata con una Canon 450d collegata al telescopio Skywatcher 130/900 di mia nipote, che ho subito condiviso su Facebook ricevendo commenti come se avessi fatto una foto col telescopio Hubble, e uno startrails con una semplice macchina fotografica compatta e cavalletto (Fig.2). In una notte senza Luna e con 4 ore di scatti si sono mostrate visibili le tracce delle stelle più luminose, certo insieme alle scie degli aerei che si vedono in lontananza partire e atterrare dall’aeroporto di Linate! La mia prima foto che Coelum ha pubblicato in formato digitale!
Sole e Pianeti
Con la stessa tecnica sfruttata per catturare la Luna si possono immortalare anche i Pianeti mentre diversa è la situazione con il Sole, target più facile per il centro città rispetto a zone più favorevoli tuttavia gli strumenti restano specifici e in alcuni casi costosi.
Foto 9 Passaggio Stazione Spaziale Internazionale Iss (10 ottobre 2023 ore 10,28-Tecnosky 80Edt, Baader Astrosolar 3.8)
Nebulose e Galassie
E ora la parte più difficile per l’astrofotografia da città, riuscire a fotografare Nebulose e Galassie dalla città è impresa davvero ardua. Per fortuna ci vengono in aiuto i filtri anti inquinamento luminoso, visto che per ora è difficile eliminare le luci a led ancora presenti. Ma vediamo cosa si riesce a fare.
Foto 12 Nebulosa Gabbiano Ic2177, distante circa 3.700 anni luce dalla Terra (Askar 230, Asi 2600Mc, Optolong L-Enhance, 2 febbraio 2023)
Foto 14 Nebulosa di Orione M42 e Nebulosa Testa di Cavallo, distanti circa 1.344 anni luce ( Askar 230, Asi 2600Mc, Optolong L-Enhance 29 marzo 2023)
Certo il cielo scuro è meglio, invidio i cieli più belli ma se possiamo accedere a solo quello di una metropoli è importante non scoraggiarsi. Bisogna divertirsi, fare esperienza, avere un po’ di pazienza, integrare molte ore di ripresa e qualcosa di buono sicuramente salterà fuori, e poi volete mettere la soddisfazione?
Dal non è semplice fare astrofotografia da città ma @egiverga con impegno e passione ha ottenuto risultati eccellenti e mette a disposizione dei lettori di COELUM tutta la propria esperienza, offrendo suggerimenti utili da cui iniziare a sperimentare. L’articolo completo è in Coelum Astronomia n°268.
Fig. 1 A sinistra l’Hubble Deep Field, la prima survey profonda effettuata da Hubble che nel 1995 ha aperto il campo della ricerca delle galassie lontane. Immagine in tricromia ottenuta con i filtri U (300 nm, blu), B (435 nm, blu) e V (606 nm rosso). A destra l’Hubble Ultra Deep Field osservato nel 2006 con evidenziate nei riquadri 28 sorgenti di alto redshift. Immagine in tricromia ottenuta da immagini nei filtri B (435 nm, blu), V+I (606nm e 775 nm, verde) e z (850nm, rosso).
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Storia della Ricerca delle Galassie Lontane
Quanto lontano possono vedere i vostri telescopi? È una domanda che gli astronomi si sentono rivolgere spesso, potrebbe sembrare un po’ ingenua ma la risposta è meno banale di quello che si può pensare e tutto sommato non è affatto una cattiva domanda. Infatti, sono gli astronomi i primi a chiedersi come spingere le proprie osservazioni sempre più lontano nello spazio e quindi nella storia dell’Universo.
Sono molti i motivi per studiare galassie sempre più distanti e cercare le prime galassie formatesi poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang. Nell’Universo vicino osserviamo galassie che si differenziano tra loro per morfologia (spirali, giganti ellittiche, irregolari), massa, livello di formazione stellare, contenuto di gas e polvere, ambiente (ammassi e gruppi di galassie), e presenza di buchi neri supermassicci di centinaia di milioni o addirittura miliardi di masse solari. Solo osservando i loro progenitori nell’Universo lontano, e i loro primi “mattoni” nell’Universo primordiale possiamo veramente capire quali fenomeni fisici hanno maggiormente influito sulla loro evoluzione.
Inoltre, nella Via Lattea e nelle galassie vicine osserviamo diversi tipi di popolazioni stellari, contraddistinte principalmente da diverse abbondanze degli elementi chimici che si formano a seguito della combustione nucleare all’interno delle popolazioni stellari precedenti e che vengono poi dispersi da venti stellari ed esplosioni di supernovae.
Successivamente al Big Bang l’Universo era costituito essenzialmente dai soli idrogeno ed elio: ricostruire nelle galassie via via più lontane la storia dell’arricchimento di elementi quali carbonio, ossigeno, azoto vuol dire seguire quel filo che ha portato dal Big Bang alla formazione non solo della Via Lattea, ma anche del nostro Sole e infine alla vita.
Negli Anni ’60
Di fatto la “rincorsa” a cercare sorgenti sempre più distanti è iniziata molti anni fa, negli anni ‘60 con la scoperta dei primi quasar e radiogalassie a distanze “cosmologiche” (redshift maggiore di 1) ma è solo da metà degli anni ‘90 che gli astronomi hanno sviluppato metodi e strumenti adatti a osservare normali galassie lontane in epoche in cui l’Universo aveva non più di 2 miliardi di anni di vita, cioè meno del 15% dell’età attuale.
La possibilità di esplorare la natura di galassie lontane è giunta grazie ad Hubble Space Telescope e alla coraggiosa iniziativa di osservare dei cosiddetti “campi fondi”, piccole zone di cielo di pochi arcmin2 su cui acquisire dati per decine e a volte centinaia di ore si osservazione. Il primo esempio fu l’Hubble Deep Field (HDF) nel 1995, a cui sono seguite negli anni numerose “survey” concepite in modo simile, la più celebre delle quali è probabilmente l’Hubble Ultra Deep Field (Fig. 1).
Fig. 1 A sinistra l’Hubble Deep Field, la prima survey profonda effettuata da Hubble che nel 1995 ha aperto il campo della ricerca delle galassie lontane. Immagine in tricromia ottenuta con i filtri U (300 nm, blu), B (435 nm, blu) e V (606 nm rosso). A destra l’Hubble Ultra Deep Field osservato nel 2006 con evidenziate nei riquadri 28 sorgenti di alto redshift. Immagine in tricromia ottenuta da immagini nei filtri B (435 nm, blu), V+I (606nm e 775 nm, verde) e z (850nm, rosso).
Le osservazioni HDF e di survey simili contengono molte migliaia di sorgenti, ma grazie all’acquisizione di immagini in più filtri si può misurare la forma dello spettro delle galassie e isolare la piccola frazione di sorgenti remote. In particolare, per studiare le prime epoche di formazione delle galassie è necessario avere osservazioni oltre la regione del visibile: dalle lunghezze d’onda del vicino infrarosso (circa 1 micron) a quelle del medio infrarosso (oltre i 3 micron) che rispettivamente misurano l’emissione ultravioletta (UV) di galassie da redshift circa 6 a redshift 12 e oltre, cioè da 1 miliardo a meno di 300 milioni di anni dal Big Bang.
La camera ottica ACS, e dal 2010 quella infrarossa (WFC3) di HST, insieme ai grandi telescopi da terra (Very Large Telescope, Keck) hanno dunque permesso di studiare le popolazioni di galassie risalenti al periodo tra circa 600 milioni di anni e 2 miliardi di anni dopo il Big Bang (redshift da 3 a circa 9).
Si è trovato che al crescere del redshift la luminosità tipica delle galassie diminuisce e aumenta la frazione di galassie lontane intrinsecamente deboli. Queste galassie sono via via più piccole, con dimensioni tipiche inferiori a 1 kpc (meno di 1/3 della Via Lattea), in buona parte di morfologia irregolare, sempre più attive in termini di formazione stellare in rapporto alla loro massa e con un sempre minore contenuto sia di polvere che di elementi quali ossigeno e carbonio.
Nel primo miliardo di anni
Queste osservazioni hanno permesso di indagare un periodo della storia dell’Universo entro il primo miliardo di anni che è estremamente importante perché è quando avviene il grosso del processo cosiddetto di reionizzazione (Fig. 2).
Fig. 2. Visualizzazione artistica della prima fase di evoluzione delle galassie lontane. Dopo la ricombinazione lo spazio è permeato da gas neutro che viene reionizzato dalla radiazione emessa dalle prime sorgenti. Comprendere questa fase detta di “reionizzazione” che termina all’incirca 1 miliardo di anni dopo il Big Bang è uno degli scopi principali della ricerca sulle prime galassie.
Dal momento della ricombinazione (300.000 anni dopo il Big Bang) lo spazio è permeato da gas neutro, e sono proprio i fotoni energetici emessi dalla prime sorgenti luminose a separare protoni ed elettroni dell’idrogeno diffuso nello spazio intergalattico, ionizzandolo nuovamente. Uno degli scopi principali nello studio delle galassie lontane è proprio misurare l’andamento temporale e spaziale di questo processo, e soprattutto determinare quali sorgenti ne siano state maggiormente responsabili, se le galassie più o meno luminose o i primi nuclei galattici attivi.
Nonostante i progressi osservativi, la nostra conoscenza dei primordi dell’Universo era limitata. Hubble ha una sensibilità fino a 1.6 micron, mentre i telescopi terrestri come VLT e Keck possono osservare fino a circa 2.5 micron, ma l’emissione atmosferica limita la profondità delle osservazioni. Spitzer aveva una sensibilità limitata e non poteva esplorare l’Universo primordiale. JWST è stato sviluppato per osservare nell’infrarosso con maggiore sensibilità rispetto a Hubble e Spitzer.
L’articolo completo su LA CORSA ALLE PRIME GALASSIE con lo sviluppo della ricerca fino ai nostri giorni e le nuove scoperte ottenute grazie anche al JWST è pubblicato su Coelum Astronomia 268.
Il ritratto mostra la nebulosa gigante NGC 2014 e la sua vicina NGC 2020. Crediti: NASA, ESA e STScI
Tempo di lettura: 4minutiL’astrofisica è una disciplina scientifica che si colloca all’intersezione tra astronomia e fisica, dedicata allo studio delle leggi fisiche che governano l’universo e i suoi componenti, come stelle, pianeti, galassie e la materia interstellare. Si occupa di comprendere i processi fisici alla base dei fenomeni celesti, utilizzando le conoscenze della fisica per interpretare le osservazioni astronomiche.
Indice dei contenuti
La Nascita dell’Astrofisica
La nascita dell’astrofisica è strettamente legata allo sviluppo della spettroscopia, una tecnica che permette di analizzare la luce emessa o assorbita da un oggetto per determinarne la composizione chimica, la temperatura, la densità, la velocità e altre proprietà fisiche. Questo approccio ha permesso agli scienziati di studiare gli astri non solo in termini di posizione e movimento, ma anche di composizione e struttura interna.
Grafico dello spettroelettromagnetico
Nella seconda metà dell’Ottocento, l’astrofisica ha iniziato a distinguersi come campo di studio autonomo, grazie all’impiego di metodi e tecniche sperimentali propri della fisica applicati all’astronomia. La spettroscopia, in particolare, ha giocato un ruolo cruciale in questo processo, consentendo agli astronomi di indagare la natura dei corpi celesti e di fare ipotesi sulla loro evoluzione.
Figure chiave nella storia dell’astrofisica includono scienziati come Gustav Kirchhoff e Robert Bunsen, che hanno gettato le basi dell’analisi spettrale, e Margherita Hack, una delle più famose astrofisiche italiane, nota per le sue scoperte sulle Cefeidi e per il suo ruolo nella divulgazione scientifica.
L’astrofisica continua a essere un campo in rapida evoluzione, con nuove scoperte che ampliano costantemente la nostra comprensione dell’universo. Dai buchi neri alle onde gravitazionali, dall’energia oscura alla materia oscura, l’astrofisica svela i segreti più profondi dello spazio e del tempo, offrendo una finestra sul passato cosmico e sulle leggi fondamentali che regolano la realtà.
Gli ambiti di studio
L’astrofisica è una branca dell’astronomia che analizza le proprietà e le interazioni degli oggetti cosmologici sulla base di leggi fisiche note. Questo campo scientifico si avvale delle conoscenze della fisica per interpretare le osservazioni astronomiche e comprendere i processi fisici alla base dei fenomeni celesti. Ecco alcuni aspetti chiave dell’astrofisica:
Astrofisica osservativa: Gli astrofisici raccolgono dati osservando il cielo con telescopi e altri strumenti. Analizzano la luce emessa o assorbita dagli oggetti celesti per determinarne la composizione chimica, la temperatura, la densità e altre proprietà fisiche.
Astrofisica di laboratorio: In laboratorio, gli astrofisici simulano condizioni estreme presenti nello spazio per studiare i processi fisici che avvengono all’interno delle stelle, delle galassie e dei buchi neri. Questo può includere esperimenti con plasma, reazioni nucleari e altre condizioni estreme.
Astrofisica teorica: Gli astrofisici sviluppano modelli matematici e teorie per spiegare i fenomeni osservati. Questo richiede una buona conoscenza della fisica teorica e dell’astrofisica matematica. Attraverso queste teorie, cercano di spiegare l’origine dell’universo, la formazione delle galassie, l’evoluzione delle stelle e molti altri fenomeni presenti nello spazio.
Diventare Astrofisico o Astrofisica
Per diventare astrofisico, è necessario seguire un percorso di studi avanzato in fisica e matematica. Generalmente, il percorso inizia con una laurea triennale in fisica o in un campo affine, seguita da una laurea magistrale e infine da un dottorato di ricerca in astrofisica o astronomia. Durante questo percorso, gli studenti acquisiscono una profonda conoscenza delle leggi fisiche e delle tecniche matematiche applicate allo studio dell’universo.
Ecco i passaggi tipici per diventare astrofisico:
Scuola Superiore: Concentrarsi su materie scientifiche come matematica, fisica e chimica.
Laurea Triennale: Iscriversi a un corso di laurea in fisica o in un campo correlato.
Dottorato di Ricerca: Svolgere una ricerca originale nel campo dell’astrofisica.
Post-Dottorato: Alcuni astrofisici proseguono con un post-dottorato per approfondire ulteriormente la loro specializzazione.
Durante il dottorato e il post-dottorato, gli astrofisici spesso partecipano a progetti di ricerca, pubblicano articoli scientifici e collaborano con istituti di ricerca e osservatori astronomici. È importante anche acquisire esperienza pratica attraverso stage o collaborazioni con gruppi di ricerca.
Inoltre, la conoscenza dell’inglese è fondamentale, poiché è la lingua principale utilizzata nella comunità scientifica internazionale. La capacità di utilizzare strumenti di osservazione e software specifici per l’analisi dei dati è altrettanto cruciale.
Infine, diventare astrofisico richiede passione, dedizione e una forte curiosità per i misteri dell’universo.
Nomi celebri dell’Astrofisica
Ecco alcuni dei più famosi astrofisici del mondo, con una breve biografia e la loro principale scoperta:
Stephen Hawking:
Biografia: Stephen Hawking è stato un cosmologo, fisico, astrofisico e divulgatore scientifico britannico. Nato a Oxford nel 1942, ha superato le sfide di una grave malattia degenerativa per diventare uno dei più noti fisici teorici al mondo.
Scoperta: È famoso per i suoi studi sui buchi neri e la cosmologia quantistica, in particolare per la teoria della radiazione di Hawking, che prevede che i buchi neri emettano radiazioni a causa degli effetti quantistici vicino all’orizzonte degli eventi.
Margherita Hack:
Biografia: Margherita Hack è stata un’astrofisica italiana, nata a Firenze nel 1922. È stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia e ha avuto un ruolo significativo nella divulgazione scientifica.
Scoperta: È conosciuta per i suoi studi sulle Cefeidi e sulla classificazione spettrale di numerose categorie di stelle.
Patrizia Caraveo:
Biografia: Patrizia Caraveo è un’astrofisica italiana, direttrice dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano.
Scoperta: Ha contribuito significativamente alla ricerca astrofisica con numerose pubblicazioni e citazioni, attestando l’importanza delle sue ricerche nel settore.
Edwin Hubble:
Biografia: Edwin Hubble è stato un astronomo americano, nato nel 1889. È noto per il suo lavoro all’Osservatorio di Mount Wilson, dove ha fatto osservazioni che hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione dell’universo.
Scoperta: Hubble ha scoperto che ci sono altre galassie oltre la Via Lattea e ha formulato la legge di Hubble, che descrive l’espansione dell’universo, fornendo la prima evidenza osservativa per il modello del Big Bang.
Subrahmanyan Chandrasekhar:
Biografia: Subrahmanyan Chandrasekhar è stato un astrofisico indiano-americano, nato nel 1910 in India. Ha trascorso la maggior parte della sua carriera professionale negli Stati Uniti, lavorando principalmente all’Università di Chicago.
Scoperta: Chandrasekhar è meglio conosciuto per il suo studio sulla struttura e l’evoluzione delle stelle, in particolare per il limite di Chandrasekhar, che prevede la massima massa che una stella di neutroni o una nana bianca può avere prima di collassare in un buco nero o in una supernova.
Carl Sagan:
Biografia: Carl Sagan è stato un astronomo, astrofisico e cosmologo americano, nato nel 1934. È stato anche un prolifico autore e presentatore del famoso programma televisivo “Cosmos”.
Scoperta: Sebbene non sia noto per una singola scoperta, Sagan ha contribuito significativamente alla divulgazione dell’astrofisica e alla comprensione del potenziale per la vita extraterrestre. Ha anche lavorato sulle missioni spaziali Mariner, Viking, Voyager e Galileo, che hanno esplorato altri pianeti del nostro sistema solare.
Tempo di lettura: 4minutiTra i fenomeni appartenenti alla categoria dell’ottica atmosferica, uno dei più affascinanti è quello che viene indicato con l’appellativo di Cintura di Venere.
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La Cintura di Venere
Una fascia di un rosa delicato cinge l’orizzonte, immergendo il paesaggio in un’atmosfera surreale: questo evento può essere individuato all’alba o al tramonto in direzione opposta a quella in cui si trova il Sole, nel punto detto proprio antisolare o antelio: poco prima dell’alba il fenomeno è visibile ad Ovest, mentre dopo il tramonto l’evento ottico si evidenzia ad Est.
crediti: autrice Teresa Molinaro
La Cintura di Venere ha anche il nome di arco anti-crepuscolare, proprio perché si verifica durante il crepuscolo e il bagliore rosato che tinge il cielo, circonda come un arco l’orizzonte opposto al Sole.
Il fenomeno è prodotto dalla luce del Sole, arrossata, riflessa sull’atmosfera: infatti, quando la nostra stella si trova sotto l’orizzonte, i suoi raggi riescono comunque a raggiungere l’osservatore, fino ad arrivare nel punto antisolare dove vengono retro diffusi dall’atmosfera terrestre.
Questo affascinante fenomeno è quasi sempre accompagnato, al di sotto, da una fascia di colore blu o viola scuro, detta anche segmento scuro e meglio nota come Ombra della Terra, che altro non è (ce lo suggerisce già il nome) che l’ombra che il nostro pianeta proietta sull’atmosfera.
Più il Sole sarà basso sotto l’orizzonte (Est o Ovest) maggiore sarà l’intensità dei due fenomeni e anche la loro altezza nel punto opposto, dove il paesaggio sarà completamente immerso in un silenzio surreale che viene presto inondato dalla luce dell’alba, nel caso in cui si tratti del crepuscolo mattutino o sfumerà, al contrario, nel buio della notte.
Benché dunque la Cintura di Venere sia una caratteristica del crepuscolo, non è detto che essa si palesi con costante frequenza, anche perché un cielo nitido e delle ottimali condizioni atmosferiche giocano un ruolo chiave nella manifestazione del fenomeno ottico, che in ogni caso non lascia mai indifferenti, soprattutto quando ad impreziosire la scena si aggiungono altri oggetti celesti, come ad esempio la Luna o i pianeti.
Come astrofotografa e amante di tutto ciò che accade sulla volta celeste sia di giorno che di notte, devo confessare che poter ammirare la Cintura di Venere è uno dei momenti della giornata che preferisco in assoluto.
Nelle foto di seguito potrete ammirare diversi scatti che ho potuto realizzare in circostanze davvero propizie: talvolta calcolando ogni dettaglio e altre volte (nella maggior parte) venendo colta di sorpresa.
Cintura di Venere e Ombra della Terra dopo il tramonto, con il promontorio di Capo Zafferano, provincia di Palermo. Aprile 2024 Crediti Teresa Molinaro
crediti Teresa Molinaro
Ombra della Terra e Cintura di Venere dalla spiaggia di San Vito lo Capo, provincia di Trapani. Luglio 2021 Crediti Teresa Molinaro
LA CINTURA DI VENERE NELLA MITOLOGIA
E come ogni cosa che riguarda la volta celeste, anche il fenomeno della Cintura di Venere trova un richiamo nella mitologia: narra la leggenda che la dea dell’amore e della bellezza, che per gli antichi greci era Afrodite e per i romani Venere, possedeva una cintura dalle qualità magiche che aveva il potere di infondere fascino, bellezza e un’irresistibile sensualità a qualsiasi donna la indossasse, sia che si trattasse di una mortale che di una dea dell’Olimpo.
Pare che anche la dea Era talvolta ne usufruisse per richiamare a sé il suo fedifrago marito, Zeus; vi è traccia di un episodio nel XIV libro dell’Iliade, dove Omero narra così:
“E dal seno disciolse una fascia trapunta,
versicolore, ove tutte raccolte le illècebre aveva.
Era l’Amore quivi, la cupida Brama, il Colloquio
lusingatore, che toglie di senno fin anche i piú saggi.
Questa alla Diva porse, le volse cosí la parola:
«Su’, Diva, prendi, adesso, e avvolgi al tuo sen questa fascia
versicolore, ove tutte s’accolgon le illècebre; e certo
non tornerai, che tutta compiuta non sia la tua brama».
Cosí parlava. Ed Era dagli occhi lucenti sorrise;
e quando ebbe sorriso, sul seno si pose la fascia”.
Anche Afrodite stessa si serví dei poteri della sua cintura per far cadere tra le sue braccia il bellissimo e giovane Adone, conteso con Persefone.
Tra i comuni mortali, nelle antiche popolazioni greche e romane, era un’usanza assai diffusa per le giovani spose quella di indossare un accessorio chiamato cinto o cesto di Venere (dal latino cestus, dal greco κεστός) nel giorno del matrimonio, come buon auspicio per un matrimonio felice e fecondo e in onore della dea Afrodite.
In un gioco di richiami tra la scienza e il mito, quel che è vero è che la Cintura di Venere ha davvero il magico potere di attrarre l’osservatore, lasciandolo incantato dinanzi a un orizzonte colorato di rosa, le cui tinte sembrano plasmare la notte che cala sulla Terra e adornare di luce il giorno che verrà.
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