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Con l’equinozio del 20 marzo che ha segnato l’ingresso della primavera astronomica anche il cielo ora ha una veste nuova.
Nel mese di aprile infatti saranno protagoniste le costellazioni tipiche della primavera: sull’orizzonte Ovest Orione si appresta a diventare un piacevole ricordo dell’inverno, mostrandosi in una breve finestra della prima parte della notte astronomica e anticipando sempre più il suo tramonto, assieme a Toro, Gemelli e Auriga. A Sud-Ovest Sirio tramonta con la costellazione del Cane Maggiore, seguendo fedelmente il suo padrone Orione, e a Nord domina l’Orsa Maggiore, mentre Cassiopea e Cefeo brillano a Nord-Ovest.
Da Est e Sud-Est saranno le costellazioni tipiche del periodo a rendere interessante la volte celeste. Ad animare la notte saranno le figure di Ercole, Lira, Boote, Idra, Vergine e Leone.
Proprio le costellazioni di Boote, Vergine e Leone daranno vita all’asterismo del Triangolo Primaverile, che avrà ai vertici le stelle Arturo, Spica e Denebola.
LA COSTELLAZIONE DEL LEONE NEL CIELO DI APRILE
Tra la debole costellazione del Cancro e quella della Vergine si trova il Leone, costellazione che nel mese di aprile troveremo a Sud sulla volta celeste: l’oggetto si rende maggiormente osservabile nel periodo che va da dicembre a giugno, rendendosi di fatto uno dei protagonisti più brillanti della primavera.
Nella prima serata basterà guardare verso Sud per riconoscere la tipica forma trapezoidale che identifica il Leone, di cui Regolo (alfa Leonis) costituisce uno dei vertici [quello orientato a Sud-Ovest].
Regolo è un sistema stellare composto da quattro stelle divise in due coppie; con la sua magnitudine +1,40 è la ventunesima stella più luminosa del cielo notturno. Dista circa 79 anni luce da noi e la sua vicinanza all’Equatore celeste fa sì che possa essere osservata da tutte le aree popolate della Terra.
Con il suo colore bianco-azzurro, Regolo è facilmente individuabile nelle serate primaverili: insieme ad altre stelle della costellazione del Leone, alfa Leonis va a comporre un oggetto celeste chiamato Falce.
Si tratta di un asterismo molto brillante noto anche come Falce Leonina, la cui forma richiama appunto quella dell’oggetto di cui porta il nome.
Il vertice Sud-Orientale della figura del Leone è costituito dalla stella Denebola,che rappresenta la coda dell’animale: è una delle stelle più vicine a noi, trovandosi a 36 anni luce di distanza; con la sua luce bianca è più luminosa del Sole di circa 17 volte.
Denebola è una stella variabile della tipologia Delta Scuti, con una luminosità che varia leggermente nel giro di poche ore.
Da studi cinematici risulta che Denebola potrebbe essere una componente di un’associazione stellare di cui fanno parte anche Alpha Pictoris, Beta Canis Minoris e l’ammasso aperto IC 2391.
GLI OGGETTI DEL PROFONDO CIELO NELLA COSTELLAZIONE DEL LEONE
La costellazione del Leone ospita diversi oggetti non stellari come le galassie M65, M66, M105 e NGC 2903. Quest’ultima, oltre ad essere una galassia a spirale barrata, è anche l’oggetto più brillante della costellazione. Inoltre, visibile anche attraverso un piccolo telescopio, vi è la grande galassia ellittica NGC 3607.
Entro i confini della costellazione sono stati scoperti anche diversi sistemi planetari: attorno alla nana rossa Gliese 436, posta a 33 anni luce dal Sole, orbita un pianeta la cui massa è simile a quella di Nettuno; vi è poi la stella HD 102272 attorno alla quale orbitano due pianeti di tipo gioviano.
LEONE NELLA MITOLOGIA
Nota già ai tempi dei Babilonesi per la sua identificazione con il Sole, poiché ospitava il Solstizio d’Estate, la costellazione del Leone è mitologicamente legata alla figura di Ercole.
Secondo il mito, la dea Era possedeva un famelico leone che tormentava il popolo di Nemea. Il leone, dotato di una spessa e invulnerabile pelliccia, sembrava essere immune a qualsiasi arma.
Nell’impresa di cacciarlo e ucciderlo riuscì solamente Ercole: sconfisse la feroce bestia e la scuoiò, indossando da quel momento la pelliccia impenetrabile del leone. La fierezza dell’animale fu tramutata in stelle da Zeus, che lo collocò sulla volta celeste.
LA CHIOMA DI BERENICE
Tra la costellazione del Leone e quella del Boote vi è un piccolo oggetto, una costellazione che è però piena di significato mitologico: la Chioma di Berenice.
“Qui la deami pose, tra le antiche, stella nuova. Della Vergine e del fiero Leone tocco gli astri, nei pressi di Callisto Licaonia volgo al tramonto, dirigendo il corso dinanzi al lento Boote, che si immerge nell’Oceano profondo, a stento tardi”.
Nella poesia di Catullo (carme 66) è racchiusa la mappa stellare per individuare la Chioma di Berenice che, esprimendosi in prima persona, ci guida tra le costellazioni del Leone e del Boote passando per quella della Vergine per trovare finalmente gli astri che la compongono.
La costellazione non spicca di certo per luminosità poiché molte delle stelle che costituiscono l’oggetto sono membri di un ammasso aperto, uno dei più vicini a noi posto a soli 250 anni luce: si tratta di Mel 111 o Ammasso della Chioma di Berenice, oggetto visibile al meglio soprattutto attraverso un binocolo, il cui oculare è in grado di contenere meglio la visuale delle poche stelle che compongono l’ammasso.
IL RIFERIMENTO MITOLOGICO DELLA COSTELLAZIONE
Regina cirenaica di splendida bellezza, Berenice era la moglie del re egizio Tolomeo III: essa consacrò la sua fluente chioma come pegno d’amore alla dea Afrodite affinché facesse tornare il marito sano e salvo dalla guerra. Quando questi ritornò trionfante, per la bella regina non restò altro che mantenere fede alla sua promessa: Berenice agghindò i suoi capelli in un raccolto che poi tagliò e portò al tempio dedicato ad Afrodite.
Ma il giorno dopo del pegno d’amore non vi era traccia, qualcuno lo aveva trafugato e i sovrani andarono su tutte le furie: a calmare gli animi e a fare chiarezza ci pensò Conone di Samo, un matematico e astronomo dell’epoca il quale asserì di aver trovato la chioma della regina in cielo, sotto forma di stelle.