Un frame del filmato realizzato dall Eclipser 1. (Catalin Beldea, Marc Ulieriu, Daniel Toma et. al/Stiinta&Tehnica)

Va bene, forse 37 chilometri di altitudine non possono definirsi propriamente “spazio”. Ma l’immagine, o per meglio dire la storia di oggi, hanno il sapore delle migliori avventure scientifiche del secolo scorso. Gli ingredienti potrebbero essere gli stessi: un pallone atmosferico, una piccola telecamera ad alta risoluzione, un team misto di ricercatori, tecnici, astrofili e altri entusiasti pronti a rincorrere l’avventura. E un’eclissi totale di sole, quella del novembre scorso, ripresa per intero e in tutta la sua bellezza, nel filmato “autoprodotto” e realizzato da un pallone lanciato dall’Australia. Un filmato che racconta una bella avventura ma che ha anche il merito di riprendere un interessante fenomeno scientifico da un insolito e privilegiato punto di vista.

Iniziamo dal risultato finale, il video, e dagli uomini (e donne) che hanno fatto l’impresa.
La missione è stata chiamata Eclipser 1, e dietro a questa sigla si cela un team misto australiano e rumeno, messo insieme dalla rivista Stiinta&Tehnica. Hanno fatto parte del team associazioni di astrofili e di radioamatori ma anche enti istituzionali come l’Agenzia Spaziale Rumena (ROSA). A capo del team, Catalin Beldea, un astrofilo che ama definirsi “eclipse chaser”, cacciatore di eclissi. Infine, come in ogni iniziativa che oltre ad essere tecnologica e scientifica, è anche avventura allo stato puro, è necessario uno sponsor tecnico, che Eclipser 1 trova nella Duracell, azienda che ha fornito la benzina necessaria alla realizzazione delle riprese.

Il filmato racconta bene l’atmosfera a partire dai primi momenti coincitati del lancio.
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l filmato realizzato dall Eclipser 1 in cui è visibile l’ombra della luna sulla Terra. (Catalin Beldea, Marc Ulieriu, Daniel Toma et. al/Stiinta&Tehnica: http://www.youtube.com/watch?v=W_9eYcGIT88)
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A 25000 metri di altitudine iniziano le riprese altalenanti e poco stabilizzate dell’orizzonte terrestre sul quale si proietta l’ombra dell’eclisse che cresce da ovest, viaggiando alla velocità di circa 1 km/s, fino a diventare totale. Il cono d’ombra creato dalla Luna si vede poi allontanarsi sull’oceano. Le inquadrature continuano a susseguirsi, con la telecamera che ruota e sobbalza nel suo silenzioso viaggio verso lo spazio. La telecamera si alza nell’atmosfera fino ad arrivare ad un’altezza massima di 36 800 metri, la terza altitudine mai raggiunta da pallone nei cieli australiani.
A questa altitudine, il pallone esplode per le condizioni di temperatura e pressione (temperatura di circa -80°C e pressione inferiore all’1% della pressione a livello del mare). Al minuto 7:06, è chiaramente visibile l’esplosione e i pezzi del pallone che volano molto velocemente in tutte le direzioni, incontrando un’atmosfera molto rarefatta a rallentare il loro percorso. Da qui, inizia una caduta libera che continua per 19 000 metri, fino al dispiegamento del paracadute che accompagna a terra, in un atterraggio poco delicato sopra la cima di un albero, quello che rimane dell’Eclipser 1. Si immagina facilmente l’avventuroso recupero che verrà effettuato nelle ore seguenti dal team della missione.

A livello tecnico, tutto è stato realizzato in casa e immaginiamo con costi molto molto limitati (anche se una pagina con informazioni dettagliate sulla missione non è disponibile). L’antenna di bordo necessaria per trasmettere la posizione dell’Eclipser è un progetto realizzato dal club YO3KSR di Bucarest. La posizione del pallone è stata monitorata e pubblicata in tempo reale su web grazie al GPS di bordo e al sistema APRS, un sistema gratuito di radiolocalizzazione usato dai radioamatori per seguire postazioni mobili e misurarne in tempo reale posizione, velocità, direzione, status operativo (la mappa della traiettoria del pallone pubblicata online in tempo reale).

Insomma, forse è vero, l’Eclipser 1 non ha il contenuto scientifico né l’azzardo tecnologico delle missioni istituzionali. Ma certamente è bello raccontare un’avventura in cui l’amore per lo spazio e per la scienza ha messo insieme popoli lontani e persone con competenze e ruoli diversi. Tutti, con l’unico (e molto umano) scopo di andare oltre.