Roger entra di corsa nella grande stanza: “Las estrellas!”, indica eccitato fuori dalla finestra e subito si precipita di nuovo all’aperto. Non so come faccia a correre così, a 4000 metri di quota, anche se è un ragazzino di 11 anni. Mi affaccio a mia volta ed in effetti le nuvole, che capricciosamente da qualche ora avevano coperto il cielo si sono diradate offrendo uno spettacolo grandioso. Una Via Lattea sontuosa attraversa le costellazioni australi che si specchiano nelle placide acque del lago Titicaca, il buio è totale, il vento assente ed il freddo perfettamente sopportabile, nonostante la quota e la data, 3 di Luglio, in pieno inverno australe. Magnifico! Prendo il Dobson da 25 cm autocostruito e con fatica lo trasporto sulla piazzola di fronte alla casa di Edwin, il padre di Roger, una casa semplice e accogliente in cui la spedizione di Coelum in Perù-Bolivia, sta facendo tappa.
Come altre famiglie, anche quella di Edwin da qualche anno accoglie turisti sull’isola di Taquile, situata in territorio peruviano, al centro del gigantesco lago Titicaca.
Roger, il secondogenito, dal pomeriggio ha spiato furtivo le mie mosse, mentre montavo il Dobson, pezzo dopo pezzo e mentre sfogliavo lo Sky Atlas alla ricerca di qualche nuovo oggetto da puntare.
Poi ha preso coraggio si è avvicinato e allora, un po’ in spagnolo e un po’ in italiano gli ho spiegato a cosa serviva quello strano aggeggio: “Stasera se il tempo è buono guarderemo le stelle, las estrellas!”
Il volto di Roger a quel punto si è illuminato e ha cominciato a farmi domande a raffica, non capita tutti i giorni agli abitanti di Taquile di vedere un telescopio!
E così, oltre a Roger si ritrovano di sera in coda allo strumento anche la sorella maggiore, lo stesso Edwin , il fratello di quest’ultimo e l’anziano nonno che in mattinata ha portato stoicamente sulle spalle il Dobson scarpinando in salita per 200 m dal pontile di attracco della barca fino alla loro casa.
Sistemo il cercatore e punto con orgoglio lo stupefacente ammasso globulare Omega Centauri, una delle perle dell’emisfero sud , osservato già in occasione di altrettanti viaggi al di sotto dell’equatore, ma sempre impressionante. Tutti sono stupiti ed increduli quando spiego che in quello strano bozzolo ci sono circa 10 milioni di stelle!
“E’ pronta la pasta!” annuncia Arianna dalla finestra. Mia moglie, ha infatti cucinato assieme a Flora la moglie di Edwin incredibili spaghetti al sugo con pomodorini e olive. Interrompiamo giustamente le osservazioni.
Guardo gli altri compagni di viaggio seduti attorno al grande tavolo di legno: questa volta siamo solo in 5, oltre a mia moglie, perfettamente integrata con la popolazione locale tanto da indossare un vestito tipico prestatole da Flora, Bruno Giacomozzi, alpinista e veterano di viaggi astronomici, Esther Dembitzer, un vero mito, ha viaggiato con noi ormai una ventina di volte, tra eclissi, piogge di meteore ed aurore boreali e infine Giorgio Massignani, esperto fotografo con noi ultimamente in Uzbekistan e in Lapponia.
Edwin ci chiede com’è stato il nostro viaggio in Perù e dove proseguiremo.
Siamo a metà del nostro tour in Perù e Bolivia, gli rispondiamo, ma è già difficile mettere in fila tutto ciò che abbiamo visto finora, le meraviglie archeologiche, le città sudamericane e le bellezze paesaggistiche.
Bruno e Arianna non hanno dubbi, Machu Picchu rimane finora l’esperienza più bella vissuta in questo viaggio: arrivare alle prime luci dell’alba, nel silenzio completo, tra le rovine di questa antica cittadella, quando ancora il grosso dei turisti è lontano e vedere sorgere il sole dalla cima del Wayna Picchu è qualcosa di indescrivibile.
A Bruno mentre parla brillano ancora gli occhi.
Ma anche le misteriose Linee di Nazca, aggiungo, viste durante il sorvolo dell’omonima piana con un piccolo aereo da turismo sono state veramente affascinanti.
Esther interviene ricordando anche le splendide città di Cuzco e Arequipa, quest’ultima in particolare bellissima, ai piedi del vulcano innevato El Misti, con un mercato variopinto, splendidi musei e monasteri. “E poi?” ci chiede Edwin. Poi proseguiremo in Bolivia tra gli incredibili Salar e Lagune della riserva andina “Eduardo Avaroa”, sperando che la fortuna continui ad assisterci, visto che toccheremo i 5000 metri e sarà decisamente la parte più avventurosa del viaggio!
Flora arriva con le tazze per il mate de coca, il te’ servito con le foglie di coca, rimedio indiscusso per alleviare e prevenire i sintomi di mal di montagna, anche se a dire il vero dopo 10 giorni siamo piuttosto ben acclimatati alle grandi altezze.
Roger è impaziente di riprendere le osservazioni e questa volta escono con me anche Bruno con il suo astroinseguitore Polarie, Esther con il suo Pentax 75 e Giorgio con la sua attrezzatura fotografica.
Raddrizzo il telescopio e mi guardo attorno… raramente ho fatto osservazioni astronomiche in un luogo così pacifico e rilassante: dagli alberi scuri, a ovest filtra ancora il tenue e rassicurante chiarore della luce zodiacale, sopra la testa il cuore della Via Lattea splende di miriadi di stelle che si mescolano ad altrettante nebulosità brillanti e oscure e a sud-est lo sguardo si perde tra le acque del Titicaca fino alle lontane cime andine. Non abbiamo certo problemi di inquinamento luminoso visto che sull’isola manca la corrente elettrica ed il generatore viene spento alle 19.00.
Edwin mi indica la Croce del Sud, la “Cruz del Sur”, alta sull’orizzonte, le vicine Alfa e Beta Centauri, e Saturno nella Bilancia, testimoniando una buona conoscenza del cielo, cosa normale ci dice, per la popolazione di Taquile, dedita all’agricoltura ed ancora abituata a scandire il calendario agricolo con il sorgere e tramontare degli astri. Così hanno sempre fatto per secoli gli Aymara, la civiltà precolombiana nata proprio qui al Titicaca e dopo di loro gli Incas, per i quali era di fondamentale importanza lo studio dei movimenti celesti, come abbiamo avuto modo di apprezzare in tutti i siti archeologici visitati in Perù, dagli osservatori che utilizzavano specchi d’acqua su cui si riflettevano il sole e le stelle, ai precisi allineamenti di portali, pietre sacre e feritoie con il sole durante equinozi e solstizi .
Mostriamo a Roger e alla sua famiglia la nebulosa Eta Carinae, lo Scrigno dei Gioielli ed altre meraviglie celesti, tra cui gli anelli di Saturno col rifrattore di Esther e tutti sono entusiasti e riconoscenti per l’esperienza vissuta. Edwin vorrebbe addirittura costruirsi un telescopio e dotare la loro casa di un vero e proprio osservatorio a disposizione dei turisti, un po’ come le famose Farm namibiane. Sarebbe proprio una bella cosa ed il cielo del Titicaca non sfigurerebbe certo con quello del Kalahari, ci offriamo di dargli tutti i consigli del caso.
Giunge però il momento per Edwin di ritirarsi, Roger domani deve andare a scuola e anche lui si deve alzare presto per i lavori quotidiani.
Noi invece restiamo ancora e mentre Bruno e Giorgio procedono con le foto astronomiche
io prendo di mira qualcosa che ancora manca alla mia personale collezione deep sky, come la nebulosa IC 2944, detta ” Pollo che corre”, per la curiosa forma che alcuni vedono nella sua parte più luminosa. Si sviluppa attorno alla stella Lambda del Centauro che infatti appare all’oculare da 40mm decisamente nebbiosa e pur avendo questo oggetto una magnitudine apparente di 4,5, la grande estensione di 75′ lo rende molto difficile …non però a 4000m e in luogo così buio!
Sempre nella stessa costellazione individuo poi il debole ed evanescente ammasso aperto IC 2948, sul prolungamento di una catena di stelline , la vicina nebulosa diffusa IC 2872 e il luminoso e tondeggiante ammasso aperto NGC 3766 ( the Pearl Cluster), di 10′ e magnitudine 5,3 ricco di stelle in un campo altrettanto ricco.
Il giorno dopo salutiamo l’isola di Taquile e la sua allegra comunità per far ritorno a Puno prima del successivo avventuroso e rocambolesco attraversamento della frontiera con la Bolivia a piedi e in triciclo!
Arriviamo quindi ad un altro momento astronomicamente significativo del nostro viaggio, ovvero le osservazioni della notte del 7 Luglio a 4400 m nei pressi della splendida Laguna Colorada in Bolivia.
Il nostro alloggio a dir la verità è un po’ meno splendido, trattandosi di uno spartanissimo rifugio perso nel nulla e spazzato dal vento, chiamato Huayllajara in cui ci sistemiamo alla meglio in uno stanzone con 5 letti e una temperatura simile a quella esterna (-7 !). L’abbiamo raggiunto grazie a Orlando, il nostro autista che ha guidato abilmente la jeep su sentieri sterrati appena abbozzati su e giù per le Ande, spesso sul ciglio del baratro. Dopo aver ammirato i colori della Laguna Colorada piena di fenicotteri rosa, prendiamo possesso del nostro Hostal basico, condividendolo con una manciata di turisti tedeschi.
Ancora una volta a cena si fanno progetti per la notte osservativa. Arianna ci guarda perplessa sotto il pesante berretto, mentre ci versa la “sopa” bollente: ” Ma siete proprio sicuri di uscire stasera, con questo freddo ? Non so come fate!”. Ma la decisione è presa, nonostante la stanchezza accumulata, il freddo e la quota, andremo fuori… quando capiterà mai di osservare un cielo simile?
Di giorno il suo blu profondo ci ha ammaliato esaltando i colori giallo, ocra e arancione del paesaggio, ora, dopo il crepuscolo, siamo tutti immobili sotto una coltre nera di velluto, in cui nubi oscure, brillanti e stelle luminosissime si alternano le une sulle altre in una sovrapposizione incombente e tridimensionale. Mai visto nulla del genere…L’intricato sistema di nubi oscure tra Ofiuco e Scorpione, la famosa “Pipe Nebula”, diventano la parte posteriore di un gigantesco cavallo nero che si completa frontalmente con altre nubi scure e filamentose rare a vedersi in visuale, che arrivano fino ad Antares. Luce zodiacale, Gegenschein, Banda zodiacale e Airglow sono addirittura banali ! Il Sacco di Carbone fuoriesce dalla Croce del Sud e sembra quasi di poterlo toccare, così come emerge prepotentemente dalla zona centrale della nostra galassia l’ammasso stellare M7 dello Scorpione, proprio alo zenit e nonostante gli occhi si abituino via via al buio con il passare del tempo, il fondo cielo continua a rimanere assolutamente nero con stelle e Via Lattea che contrastano incredibilmente.
“Massi, mi dai una mano un secondo con Sigma Octantis?”. Bruno mi riporta alla realtà, chiedendo un aiuto a puntare la stella polare del sud con il suo Polarie e in quel momento mi accorgo della Piccola e Grande Nube di Magellano molto basse sull’orizzonte sud, le avevo quasi perse in mezzo a questo sfavillio di stelle.
Battendo ogni tanto i piedi che tendono a congelarsi, prendo di mira col Dobson la Carena, e sul bordo nord ovest della famosa Eta, individuo prima l’ammasso aperto NGC 3293 ( mag. 4,7, dim 6′), medio piccolo e piuttosto luminoso e poi con qualche difficoltà la vicina nebulosa NGC 3324 chiamata anche “Gabriela Mistral”, in onore del premio nobel e poetessa cilena, il cui profilo sembra emergere dagli spazi siderali sul bordo sottile di gas e polveri della nebulosa, naturalmente nelle foto a lunga esposizione. In visuale è invece una pallida nube di forma circolare.
Poi nel Centauro l’ammasso aperto NGC 3960 concentratissimo, medio-piccolo ( 7′ e mag 8,3 ) e dall’apparenza nebulare.
I giorni successivi si conclude il nostro fantastico tour in Sudamerica, prima i geyser del Sol de la Manana a 5000m, poi la strepitosa Laguna Verde sotto il vulcano Licancabur ai confini con il Cile e l’incredibile Salar di Uyuni, una infinita distesa bianca e piatta di sale, abbacinante da cui sono state compiute altre indimenticabili osservazioni astronomiche.
Che dire, è stato un viaggio astro-turistico meraviglioso, ricco all’inverosimile di suggestioni e momenti da ricordare, sia di giorno che di notte e mai come in questa occasione, rispetto ad altre avventure di Coelum-Viaggi, il cielo ci è sembrato così vicino…
Indice dei contenuti
LE FOTO DI AMBIENTE SONO DI: Massimiliano Di Giuseppe, Arianna Ruzza, Esther Dembitzer e Bruno Giacomozzi
LE FOTO ASTRONOMICHE SONO DI Bruno Giacomozzi
Altre risorse
- Il Reportage completo del viaggio, con tutte le immagini
- Machu Picchu, la fantastica visione cosmica degli Inca di Giorgio Massignani e Massimiliano Di Giuseppe