UN CACCIATORE DI ESOPIANETI
È la missione Plato la terza missione scientifica di classe media selezionata dall’Agenzia Spaziale Europea nell’ambito della Cosmic Vision dell’ESA 2015-2025.
PLATO, Planetary Transits and stellar Oscillations, è un satellite, tecnologicamente molto sofisticato, composto da una batteria di piccoli telescopi (34) ma con un enorme campo di vista, in grado di osservare per la prima volta contemporaneamente immense zone di cielo, con l’ambizione di trovare il primo pianeta “abitabile” simile al nostro.
I 34 straordinari telescopi di PLATO sono stati disegnati dal team coordinato da Roberto Ragazzoni, astronomo dell’INAF – Osservatorio di Padova e docente di Ottica dell’Università patavina. Straordinari i telescopi di PLATO lo sono davvero; ognuno è in grado di vedere correttamente una regione di cielo di area 5000 volte quella della luna piena, tutti insieme abbracciano un campo di vista simile a quello dell’occhio umano. Con questi occhi PLATO è in grado di guardare a circa centomila stelle brillanti alla volta, quelle che si trovano a noi vicine.
Una volta lanciato PLATO sorveglierà un milione di stelle per sei anni e fra queste individuerà certamente mondi alieni che per dimensioni, composizione e temperatura possano permettere lo sviluppo della vita, in modo da poi potere concentrare su queste lo sforzo dei tanti telescopi spaziali ed a terra.
«PLATO completerà il lavoro iniziato da GAIA, il satellite lanciato lo scorso dicembre dall’Agenzia Spaziale Europea, che nei prossimi anni censirà le stelle nell’intorno del Sole determinandone posizione e tipologia con accuratezza mai raggiunta prima», dice Giampaolo Piotto, docente di Astronomia dell’Università di Padova, e membro dello Science Team «PLATO ci dirà quali tra queste stelle ospitino sistemi solari simili al nostro, e ci fornirà la completa comprensione dell’architettura di questi sistemi solari, e di dove possa essere presente la vita».
PLATO è frutto dell’eccellenza italiana nel campo della ricerca in ottica – eccellenza che è riconosciuta a livello mondiale – e fornirà una prestigiosa opportunità all’industria italiana del settore. Anche l’elettronica di bordo sarà in parte made in Italy, grazie all’esperienza nel campo dei sistemi elettronici per lo spazio dei nostri ricercatori e della nostra industria spaziale.
Il contributo italiano a PLATO è finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana. Sono quasi un centinaio gli scienziati italiani, in gran parte dell’INAF, che lavorano alla progettazione della strumentazione e alla preparazione scientifica di PLATO in tutta la penisola, da Padova a Catania, Milano, Firenze, Palermo, Torino, Napoli, Roma. È italiano anche un segmento del centro elaborazione dati, curato dall’ASDC, il centro per i dati scientifici dell’Agenzia Spaziale Italiana.
«La comunità italiana è entusiasta per le opportunità fornite da PLATO. Siamo già molto attivi nello studio degli esopianeti; abbiamo in corso un progetto molto ambizioso (GAPS) con lo spettrografo HARPSN al Telescopio Nazionale Galileo, considerato uno degli strumenti di punta dell’astrofisica mondiale in questo settore, e stiamo preparando la missione CHEOPS, una piccola missione spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea, che partirà nel 2017, per caratterizzare esopianeti noti» – dice Isabella Pagano, coordinatrice per INAF del progetto – «PLATO sarà cruciale per progredire nella fisica degli esopianeti e nella fisica stellare e l’occasione per molti giovani studiosi di lavorare a un progetto di ampio respiro e di lungo termine fianco a fianco con i loro colleghi europei».
La missione Plato va ad aggiungersi ad altre due di classe media e con forte partecipazione INAF come Solar Orbiter e Euclid.