Prima hanno diffuso in rete un video che mostra come, dall’inizio del nuovo millennio, siano almeno 26 gli asteroidi sufficientemente grandi da generare una potenza di impatto pari (se ben superiore) a 1 kiloton esplosi nell’atmosfera terrestre o impattati al suolo. Ora vogliono spiegare come intendono dare la caccia agli asteroidi nascosti nel Sistema Solare e potenzialmente pericolosi per la Terra. Il loro obiettivo: essere in orbita entro il 2018.

Sono i ricercatori della Fondazione B612: professionisti, scienziati ed ex astronauti come Ed Lu – fisico statunitense che nel 2003 ha trascorso sei mesi nella Stazione Spaziale Internazionale con l’equipaggio della Expedition 7. Un nome curioso per un organizzazione non governativa: B612, proprio come l’asteroide del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, curioso oggetto celeste scosso da leggera attività vulcanica e infestato da baobab. “Vogliamo modificare la percezione della gente che gli impatti da asteroide siano estremamente rari, quando in realtà non lo sono. E non c’è modo migliore che rendere visivamente i dati”, aveva dichiarato Lu ai giornali in occasione della diffusione in rete della raccolta video di impatti di asteroidi sul nostro pianeta. Come a fare il verso al celebre libro: l’essenziale è invisibile agli occhi.

E asteroidi di varia dimensione infatti colpiscono il nostro pianeta da sempre. Alcuni passano anche all’onore delle cronache, come è successo il febbraio 2013 in Russia, a Chelyabinsk: il più grande meteorite dopo quello di Tunguska del 1908 e il più “paparazzato” di sempre con una serie di video che hanno fatto boom di clic in rete. Molti, più banalmente, passano sotto silenzio. Compreso l’asteroide HQ214, un oggetto della lunghezza di una portaerei che negli scorsi giorni ha accarezzato la Terra ad appena 3 distanze lunari.

Quando un asteroide sopravvive all’atmosfera della Terra e impatta il suolo può essere piuttosto energico, per dirla con un eufemismo. Uno studio uscito su Nature lo scorso novembre ha valutato gli effetti del meteorite di Chelyabinsk con una potenza complessiva di circa 500 kiloton. A paragone, la bomba atomica che distrusse Hiroshima ha sviluppato una potenza di appena 15 kiloton. D’altra parte, basandosi proprio sulle conseguenze dall’evento di Chelyabinsk, si è potuto verificare che i danni causati dall’onda d’urto di un meteorite sono decisamente minori a quelli di un esplosione nucleare (il che fa rivedere al rialzo le dimensioni che rendono un asteroide pericoloso).

Fatto sta che, a oggi, non abbiamo strumenti utili a impedire che un grosso asteroide ci caschi in testa. Qualcuno però si sta ponendo il problema di individuare almeno da che parte può arrivare il pericolo. La missione Sentinel (da non confondere con l’omonimo satellite europeo lanciato lo scorso aprile), finanziata privatamente attraverso la Fondazione B612, verrà messa in orbita attorno al Sole nel 2018 e sarà in grado di individuare oggetti vicini alla Terra con una risoluzione di dettaglio fino a 140 metri di diametro, grazie alla più avanzata tecnologia di imaging a infrarossi.
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In un video appena diffuso da Ball Aerospace, primo contraente della Fondazione B612, tecnici e progettisti spiegano come funzionerà la nuova sentinella anti-meteoriti: «È il nuovo che avanza, le organizzazioni non governative hanno la possibilità concreta di mettere insieme i fondi necessari allo sviluppo di nuove tecnologie, in collaborazione con partner tecnici di livello e capaci di produrre missioni spaziali a costi considerevolmente più bassi garantendo alta qualità», spiega Scott Hubbard, responsabile del programma B612 ed ex direttore del NASA Ames Research Center.

Se oggi dei fenomeni meteorici conosciamo esclusivamente l’onda d’urto generata dagli impatti e rilevata dalla Comprehensive Nuclear Test Ban Detection Network, la rete globale che sotto l’egida delle Nazioni Unite monitora l’eventuale realizzazione di esperimenti segreti con armi nucleari, domani Sentinel potrebbe avvistare il pericolo dalla lunga distanza. Speriamo quanto basta a mettere insieme una squadra d’assalto degna del miglior Bruce Willis di Armageddon, il lungometraggio da Apocalisse di Michael Bay (Touchstone Pictures, 1998).