Tutte le immagini sono di Paolo Campaner.

Dopo oltre quattro mesi dall’ultima scoperta e passando attraverso un paio di sfortunate pre-discovery, finalmente il 21 ottobre dall’Osservatorio di Monte Agliale (LU) tornano a mettere a segno una nuova scoperta. F. Ciabattari, E. Mazzoni e G. Petroni individuano infatti una debole stellina di mag.+17,7 nella galassia a spirale PGC20346 posta nella costellazione dei Gemelli a circa 340 milioni di anni luce ed a circa 5° ad Ovest dalla famosa coppia Castore e Polluce. La galassia ospite fa parte di un bel terzetto di galassie, purtroppo non molto appariscenti, insieme alla galassia ellittica PGC20345 posta alla solita distanza ed alla galassia a spirale barrata PGC20355 posta invece leggermente più vicina a circa 330 milioni di anni luce. La notte seguente la scoperta, dall’Osservatorio di Asiago, viene ripreso lo spettro che permette di classificare la supernova di tipo II scoperta da due a tre mesi dopo l’esplosione, con i gas eiettati ad una velocità di circa 7200 km/s.

Quando è esplosa la supernovae, ad inizio/metà agosto, la galassia ospite aveva un’altezza sull’orizzonte all’inizio del crepuscolo di poco meno di 10°, quindi non facile da osservare. Nelle settimane successive però la galassia si è progressivamente allontanata dal Sole rendendosi sempre meglio visibile. Nella seconda metà del mese di agosto inoltre, la supernova dovrebbe aver raggiunto una luminosità superiore alla mag.+17 con una posizione periferica rispetto alle condensazioni centrali della galassia (offset 9” Ovest e 9” Sud) ed era pertanto un facile oggetto da individuare, ma evidentemente nessuno a rivolto il proprio strumento verso questo terzetto di galassie. Per Fabrizio Ciabattari si tratta della scoperta n. 60, che lo vede stabilmente posizionato all’ottavo posto della Top Ten mondiale degli scopritori amatoriali di supernovae. La settima posizione è occupata dall’inglese Mark Armstrong che ha al suo attivo 74 scoperte, ma è fermo a questa quota da diversi anni.

Le scoperte di Fabrizio Ciabattari e del team di Monte Agliale, però non finiscono qui ed il primo novembre ottiene un nuovo successo insieme ad E. Mazzoni e S. Donati nella piccola galassia PGC1514767 posta nella costellazione dell’Ariete al confine con quella dei Pesci, a poco meno di 6° ad Est dalla stupenda galassia M74. Al momento della scoperta il transiente aveva una luminosità pari alla mag.+17,2 ed il giorno seguente ha avuto un rapido incremento fino alla mag.+16,5. Questo è un caso eloquente dove la supernova diventa più luminosa dell’intera galassia che la ospita, dimostrando quanto l’esplosione sia imponente e spaventosa. Si tratta infatti dell’evento più catastrofico che si può verificare nell’universo, cioè una supernova di tipo Ia, come evidenziato dallo spettro ripreso il 3 novembre con il telescopio di 2,16 metri dall’osservatorio Xinglong Station posto in Cina sui monti Yanshan.

Per questa galassia fino ad oggi non era stato possibile calcolarne la distanza. Come ben sappiamo le supernovae di tipo Ia vengono utilizzate come misuratori di distanza in quanto al massimo di luminosità raggiungono tutte lo stesso valore di magnitudine assoluta cioè -19. Raffrontando poi la magnitudine apparente, più o meno luminosa a seconda di quanto distante sia la galassia ospite, si riesce con grande precisione a calcolare la distanza. Questa supernova dovrebbe aver raggiunto durante il massimo una luminosità intorno alla mag.+16,5 che porta ad un modulo di distanza pari a 35,5 (35,5 – 19 = 16,5) e che corrisponde a sua volta ad un valore di circa 420 milioni di anni luce. Grazie a questa supernova lucchese oggi sappiamo perciò con precisione la distanza che ci separa dalla galassia PGC1514767.

Non contenti di quanto fatto sopra e a conferma di un autunno iniziato nel migliore dei modi, nella notte fra il 7 e l’8 novembre Fabrizio Ciabattari ed il team di Monte Agliale mette a segno un’ulteriore bella doppietta, ottenendo perciò ben quattro supernovae in soli 18 giorni.

La prima delle due è stata scoperta nella piccola galassia irregolare PGC90388 posta nella costellazione del Cigno a circa 260 milioni di anni luce, a poco meno di 5° dalla famosa nebulosa Nord America. Fabrizio Ciabattari, E. Mazzoni e M. Rossi l’hanno individuata quando brillava di mag.+17,2 e nei giorni seguenti ha leggermente aumentato la sua luminosità fino a raggiungere la mag.+16,5. Lo spettro ripreso a tempo di record nella solita notte della scoperta dall’osservatorio di Asiago con il telescopio Copernico da 1.82 metri ha permesso di classificare la supernova di tipo Ia scoperta intorno al massimo di luminosità, con i gas espulsi dall’esplosione che viaggiano ad una velocità di circa 9500 Km/s. In base alla distanza della galassia ospite, questa supernova avrebbe dovuto raggiungere una maggior luminosità. Nello spettro sono però evidenti le righe strette del doppietto NA I causate dall’assorbimento delle polveri della nostra Via Lattea che tolgono alla luminosità della supernova circa una magnitudine.

La seconda, scoperta da Fabrizio Ciabattari, E. Mazzoni e G. Petroni, è sicuramente la più interessante fra queste quattro supernovae. E’ stata individuata a mag.+18,1 nella galassia a spirale UGC4812 posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore, distante circa 480 milioni di anni luce ed a poco più di un grado a Sud-Ovest della bella galassia a spirale NGC2841. Nella notte seguente la scoperta, sempre dall’Osservatorio di Asiago, è arrivata la conferma spettroscopica: si tratta di una supernova di tipo Ia-pec scoperta circa 10 giorni prima del massimo. Pec significa peculiare, siamo infatti di fronte ad una supernova di tipo Ia diversa dal solito. Sembra essere un oggetto super luminoso prodotto dall’esplosione di una nana bianca con massa eccedente il limite di Chandrasekhar, per esempio ottenuto dalla fusione di due nane bianche di massa più piccola. Dovrebbe aver raggiunto la magnitudine assoluta di -20 ed è simile alla SN2009dc scoperta in UGC10064. Dall’osservatorio di Asiago seguiranno con attenzione l’evolversi di questa particolare supernova che intanto è aumentata di luminosità fino a raggiungere la mag.+16,0 / +16,5.