In questi giorni numerosissime fonti d’informazione di tutto il mondo hanno riportato — con termini spesso esagerati e talvolta assurdi — la notizia diffusa dal sito centauri-dreams.org del rilevamento da parte di un team russo di un potente segnale radio proveniente da una stella posta a un centinaio di anni luce di distanza da noi. Si tratta davvero del tanto atteso segnale che testimonia la presenza di una civiltà extraterrestre intelligente?
Poiché, purtroppo, internet si è dimostrata molto spesso cassa di risonanza di informazioni errate, imprecise o di vere e proprie “bufale” (nella cui rete sono talvolta cadute anche prestigiose testate giornalistiche), risulta indispensabile fare delle precisazioni e chiarire la situazione per capire come stanno realmente le cose.
Gli autori stessi della scoperta, guidati da Nikolai Bursov del Russian Academy of Sciences’ Special Astrophysical Observatory, hanno semplicemente dichiarato che «è necessario il monitoraggio permanente di questo obiettivo», chiarendo la natura di “candidato” del segnale e la necessità di ulteriori indagini.
A venirci in aiuto, però, è il comunicato firmato da Seth Shostak, astronomo senior del SETI Institute (Search for Extra-Terrestrial Intelligence, Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), con sede a Mountain View (California), istituto che dal 1974 si dedica alla ricerca di segnali intelligenti di origine extraterrestre, conducendo campagne sottoposte a protocolli rigorosamente scientifici.
Tornando al “candidate signal”, la presunta scoperta è opera di un gruppo di astronomi russi, che avrebbero rilevato il segnale grazie al radiotelescopio RATAN-600 in Zelenchukskaya, alle pendici settentrionali della Catena del Caucaso. Il sistema solare origine del segnale è HD 164595, nella costellazione di Ercole e che dista da noi 94 anni luce, e che è diventato, tutto d’un tratto, il probabile candidato a ospitare esseri extraterresti intelligenti.
Questo sistema solare presenta una stella di dimensioni e luminosità paragonabili a quelle del Sole, seppure risulti più vecchio di qualche miliardo di anni rispetto al nostro, ed è noto per ospitare un pianeta extrasolare dalle dimensioni simili a quelle del nostro Nettuno. Il pianeta è situato però in un’orbita molto vicina alla stella centrale, il che lo rende quindi un luogo poco adatto a ospitare la vita. Tuttavia, potrebbero esserci altri pianeti in questo sistema, ancora da scoprire.
Anche se è stato reso noto soltanto ora, il segnale è stato ricevuto in realtà il 15 maggio 2015 alla lunghezza d’onda di 2,7 centimetri (cioè una frequenza di circa 11 GHz), con un’ampiezza stimata di 750 mJy.
L’identificazione di questo segnale radio sarebbe stata comunicata in una presentazione alla quale hanno aderito diversi astronomi russi, nonché un ricercatore italiano, Claudio Maccone, presidente dell’Accademia Internazionale di Astronautica del Comitato Permanente SETI.
Quello che ci si chiede è: potrebbe trattarsi davvero di una trasmissione proveniente da una società tecnologicamente avanzata? Per rispondere è necessario attenersi solo a ciò che è noto finora, e questo richiede ovviamente una spiegazione tecnica.
In primo luogo, il segnale rilevato proviene effettivamente dalla direzione del sistema di HD 164595?
Il RATAN-600, il radiotelescopio che lo ha captato, ha un disegno particolare (un anello sul terreno di 577 metri di diametro) e un’insolita “beam shape” (ossia la fascia di cielo su cui lavora), molto allungata in direzione nord-sud e stretta in direzione est-ovest. Considerando le caratteristiche del segnale rilevato (2,7 cm di lunghezza d’onda), la fascia risulta avere dimensioni di 20 secondi d’arco per 2 minuti d’arco.
Il punto da cui il segnale sembrerebbe provenire è quindi posto in direzione est-ovest (la parte stretta della fascia) con le coordinate celesti corrispondenti a HD 164695, il che farebbe supporre agli scopritori che il segnale probabilmente arrivi proprio da quel sistema solare. Ma, naturalmente, potrebbe anche non essere esatto.
In secondo luogo, si deve tener conto delle caratteristiche del segnale stesso.
Le osservazioni sono state condotte con un ricevitore caratterizzato da una larghezza di banda di 1 GHz, un miliardo di volte più ampia rispetto alle larghezze di banda tradizionalmente utilizzate dalle ricerche SETI e 200 volte più ampia di quella di un comune segnale televisivo.
La potenza del segnale era di soli 0,75 Jansky, che, in parole povere, può essere definito “debole”. Ma è debole solo a causa della distanza di HD 164595 o la sua debolezza è dovuta alla “diluizione” del segnale causata dalla larghezza di banda del ricevitore russo? Un ricevitore a banda larga può infatti diluire l’intensità dei segnali a banda stretta, anche se inizialmente erano relativamente forti; un po’ come quando si prepara una piatto con numerosi ingredienti e nell’insieme risulta difficile distinguere il sapore dei singoli componenti.
Visto che è possibile calcolare quanto potente dovrebbe essere un trasmettitore radio alieno, in grado di generare il segnale ricevuto, partendo proprio dal valore della sua intensità, considerando come luogo di origine della trasmissione una qualsiasi posizione in prossimità di HD 164595, volendo sostenere l’ipotesi aliena si presenterebbero due casi:
1. Gli alieni decidono di trasmettere il segnale in tutte le direzioni.
In questo caso la potenza richiesta risulterebbe di 10^20 watt, cioè 100 miliardi di miliardi di watt, ovvero centinaia di volte la quantità totale di energia solare che investe la Terra! Il che richiederebbe una fonte di energia ben al di là della nostra portata.
2. Gli alieni scelgono deliberatamente di puntare la loro trasmissione verso di noi.
Ciò permetterebbe di ridurre considerevolmente la richiesta di energia ma anche utilizzando un’antenna delle dimensioni del radiotelescopio di Arecibo (poco più di 300 metri di diametro), l’energia necessaria per l’alimentazione dell’apparecchio risulterebbe di un trilione di watt, comunque enorme, equivalente all’incirca all’intero consumo energetico di tutta l’umanità!
Entrambi i casi presuppongono uno sforzo decisamente, e di molto, superiore a ciò che noi potremmo fare ma, soprattutto nel secondo caso, è difficile immaginare perché una civiltà aliena possa aver scelto proprio il nostro sistema solare come destinazione di un segnale di tale natura. La nostra stella è molto lontana da HD164595 e gli ipotetici alieni non avrebbero ancora potuto ricevere alcun segnale radio (TV o radar) proveniente dal nostro sistema, da poter dar loro un indizio della nostra presenza.
La possibilità che quello rilevato sia realmente un segnale proveniente da una civiltà extraterrestre sembra pertanto piuttosto esigua e, per la verità, anche gli stessi scopritori sembrano piuttosto dubbiosi. Tuttavia, vista l’importanza dell’argomento, è giusto vagliare e controllare tutte le possibilità ragionevoli.
L’Allen Telescope Array è un radiotelescopio multiplo interferometrico situato in California, frutto di una collaborazione tra il SETI e l’Università di Berkeley. Dopo la rivelazione della notizia, l’ATA è stato puntato in direzione di HD 164595 dal 28 agosto 2016. La campagna di analisi condotta non ha però rilevato alcunché, anche se è stata coperta (al 30 agosto) tutta la gamma di frequenze osservata dagli astronomi russi. Non è stato osservato alcun segnale di potenza superiore ai 0,1 Jansky nella banda dei 100MHz e pertanto si può affermare che non vi è conferma del segnale rilevato dal RATAN-600.
Un fatto particolarmente degno di nota, che ha stupito la comunità scientifica in campo, è il ritardo nella comunicazione della scoperta del segnale. Secondo sia la pratica sia il protocollo scientifico, se un segnale sembra avere un’origine deliberata ed extraterrestre, una delle prime procedure da adottare è quella di informare gli altri ricercatori, per avere subito una conferma osservativa. Cosa che (essendo l’unico segnale rilevato nel maggio del 2015) in questo caso, non è stata fatta.
Eric Korpela, astrobiologo e astrofisico, scienziato del progetto seti@home, ha commentato la notizia sul forum del progetto stesso, spiegando tra l’altro i requisiti minimi perché un segnale possa essere preso in considerazione come candidato:
• Deve essere persistente. Quindi apparire nello stesso punto del cielo in più osservazioni.
• Deve provenire da un solo punto specifico.
• Se ri-osservato il target, il segnale deve essere ancora lì.
Altre considerazioni che possono aggiungere credibilità alla scoperta sono:
• La frequenza/periodo/ritardo non corrispondono a frequenze di interferenze note.
• L’effetto Doppler indica una frequenza stabile all’interno del centro di massa del sistema solare a cui viene associato il segnale.
• Le sue proprietà (larghezza di banda, velocità, codifica) indicano un’origine intelligente.
«Sfortunatamente — sottolinea Korpela — il metodo di osservazione utilizzato dalla squadra russa non soddisfa molti di questi punti: il segnale non era persistente; non è stato ritrovato quando il bersaglio è stato nuovamente osservato; la frequenza, il periodo o il ritardo non sono stati determinati; lo spostamento Doppler è sconosciuto; molte fonti di interferenza, anche satellitare, sono presenti nella banda di osservazione».
In definitiva, qual è la conclusione che possiamo trarre? È plausibile che un società aliena stia effettivamente inviando un segnale verso di noi?
Possiamo chiudere con le parole stesse di Seth Shostak: «Naturalmente si, è possibile. Tuttavia, ci sono molte altre spiegazioni per l’origine di questo segnale, incluso che si tratti di interferenza di origine terrestre. Senza un’ulteriore conferma della sua esistenza, l’unica cosa che possiamo dire a riguardo è che… è “interessante”».
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Leggi anche: SE L’UNIVERSO brulica di alieni… dove sono tutti quanti?
Ovvero, una selezione delle migliori congetture formulate per rispondere al famoso interrogativo di Enrico Fermi. Ecco di seguito quelle pubblicate fino ad ora:
• non hanno avuto il tempo di raggiungerci,
• non abbiamo ascoltato abbastanza a lungo,
• non sono qui perché una civiltà tecnologica ha una vita molto breve,
• stanno inviando dei segnali, ma non sappiamo come ascoltare,
• stiamo sbagliando la strategia di ricerca,
• tutti ascoltano, e nessuno trasmette…
• il segnale è già in mezzo ai dati,
• stanno trasmettendo ma non riconosciamo il segnale