Le previsioni meteo sono stupende, non devi mancare, vengo a prendervi alle dieci.
Queste sono state le ultime parole, pronunciate per telefono dal mio ragazzo, nel primo pomeriggio di quel undici agosto. Fabio, questo è il suo nome, è uno dei tanti ragazzi che si possono incontrare nei corridoi della facoltà di fisica, non molto alto, non particolarmente carino, spesso noioso, capelli lunghi e ricci, con una notevole capacità: qualsiasi argomento di conversazione, dalla politica ai fossili marini, viene da lui abilmente guidato e, dopo un quarto d’ora, ci si ritrova a parlare di astronomia. Fabio è astrofilo da sempre. Un po’ matto? Forse sì. Certo non è pericoloso.
La mia seconda passione (o forse la prima!) è Pluto. Il mio stupendo cane, non molto alto, non particolarmente carino, spesso noioso, pelo lungo e riccio, con una notevole capacità: il suo sguardo ed il modo di piegare la testa mentre mi guarda, gli permettono di fare qualsiasi cosa lui desideri. Ho sulle spalle uno zainetto con un asciugamano, una coperta e un thermos, mentre alle dieci e un quarto Pluto mi trascina al luogo dell’appuntamento.
Saliamo in macchina, una carezza, un bacetto e si parte. “È tanto che aspetti?” “Noo, sono appena arrivato” Mentiva. Pluto mi avvisa sempre quando sente il rumore della sua macchina, era arrivato alle dieci meno un quarto.
Mezz’ora di viaggio e raggiungiamo la meta: una spiaggia lontana dalle luci cittadine.
Uno spicchio di Luna che sta tramontando sul mare, ci permette di fare delle frettolose presentazioni con i suoi amici astrofili e, steso l’asciugamano, ci corichiamo sulla sabbia.
Pluto, del quale non ci eravamo preoccupati durante le presentazioni, gira per la spiaggia presentandosi da solo con improvvise e succulente leccate dei nasi, orientati verso lo zenit, dei convenuti stesi a terra, provocando urla, risate e commenti irripetibili. I bagliori della striscia luminosa, disegnata sul mare dalla Luna, improvvisamente scompaiono e il cielo si riempie di stelle. Pluto, finite le presentazioni, si è coricato sull’asciugamano dalla parte mia e, puntando le zampe sui miei fianchi, mi costringe a spostarmi sul bordo dell’asciugamano, per cui Fabio, rinunciando al giaciglio, si è steso sulla sabbia senza lamentarsi.
La voce di Fabio, stranamente sicura e profonda, comincia ad elencarmi le meraviglie del cielo stellato: la Via Lattea, il Cigno, Vega, interrotta da improvvise segnalazioni di stelle cadenti che io non vedo.
Si sta bene sulla spiaggia, la sabbia restituisce lentamente il calore accumulato durante il giorno, la schiena di Pluto mi riscalda il fianco destro e la voce di Fabio mi da serenità.
Improvvisamente la vedo. Una stella cadente luminosissima solca il cielo nero aumentando continuamente il suo splendore, rallenta, viene verso di noi, e, prima che tocchi terra, vedo interamente le sue forme: una bottiglia da spumante, di colore argenteo, alta almeno tre piani e con il collo che forma un’enorme punteruolo che si pianta, in posizione perfettamente verticale e senza alcun rumore, sulla morbida sabbia.
Nessuno del gruppo ha fiatato, solo Pluto si alza improvvisamente e, senza che possa trattenerlo, corre scodinzolando verso l’oggetto infisso a cento metri da noi.
Lentamente tutti ci avviciniamo, con circospezione, alla zona dell’atterraggio, quando, improvvisamente il cono che forma il restringimento del collo della “bottiglia” si apre come un ombrello rovesciato, e, inondando la spiaggia di luce, comincia a scendere, lungo il punteruolo, verso la spiaggia. Emettendo strani mugolii Pluto corre in tondo attorno alla punta infissa nella sabbia, con sempre maggiore velocità, insensibile ai miei richiami.
Gli alieni scendono dall’ombrello: sono cani, di tutte le razze, dimensioni e colori che gli si accalcano attorno. Non hanno degnato di uno sguardo il gruppo di astrofili che li ha circondati, mentre seguono con attenzione le evoluzioni e i mugolii di Pluto.
Che improvvisamente, si avvicina ad un alberello malandato, che era cresciuto sulla spiaggia, facendo ciò che ogni cane che si rispetti fa, in presenza di un albero.
Tutti gli altri cani formano una fila per soddisfare le proprie necessità e ad uno ad uno, terminata l’operazione, tornano sull’ombrello che li riporta velocemente all’interno dell’astronave. Pluto torna all’albero, annusa, porge un altro contributo e corre verso di me mentre l’astronave riparte verso il cielo stellato tra un lungo urlo dei ragazzi… Quell’urlo mi ha svegliato.
La pioggia di stelle cadenti è iniziata con un bolide luminosissimo che naturalmente ho perso.
La notte mi regalerà comunque un numero impressionante di scie colorate in un cielo stupendo.
Stelle Cadenti
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