Il 26 aprile, una prima immersione nel vuoto di 2.400 chilometri che separa Saturno dagli anelli segnerà l’inizio del Grand Finale.
«Nessuna missione è mai passata in questa regione unica che cercheremo di attraversare con coraggio per 22 volte»
ha dichiarato nel comunicato Thomas Zurbuchen, del Science Mission Directorate della NASA a Washington.
«Grazie a queste orbite audaci migliorerà la nostra comprensione dei pianeti giganti e dei sistemi planetari, della loro formazione ed evoluzione».
A 20 anni dal lancio e dopo aver trascorso 13 anni in orbita nel sistema di Saturno, ora la Cassini è a corto di carburante.
La fine della missione venne decisa nel 2010, programmando un’immersione della sonda nel pianeta per preservare da eventuali impatti le lune ghiacciate e i loro ambienti potenzialmente abitabili.
Anche se l’idea che tra cinque mesi la sonda non ci sarà più è un po’ amara e dura da digerire, per gli scienziati l’inizio della fine è come intraprendere una nuova missione: sfruttando tutta l’esperienza maturata in questi anni, il team ha cercato di pianificare il tour finale massimizzando gli obiettivi scientifici.
«Questa conclusione per il viaggio della Cassini è di gran lunga la scelta preferita dagli scienziati della missione», ha detto ha detto Linda Spilker, project scientist al Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. «Cassini farà alcune delle sue osservazioni più straordinarie proprio al termine della sua vita».
I comandi che daranno il via al Grand Finale verranno inviati alla sonda l’11 aprile.
La traiettoria verrà modificata dall’ultimo fly-by attorno a Titano previsto per il 22 aprile, che spingerà la Cassini ad attraversare il vuoto tra Saturno ed il bordo più interno degli anelli:
«Sulla base dei nostri migliori modelli, ci aspettiamo che nel vuoto non ci saranno particelle tanto grandi da danneggiare la sonda ma per essere cauti, utilizzeremo la nostra grande antenna come scudo al primo passaggio, per determinare se sarà sicuro esporre gli strumenti scientifici nei passaggi futuri», ha detto Earl Maize, responsabile del progetto al JPL.
«Sicuramente ci sono alcune incognite ma questo è uno dei motivi per cui per cui questa audace esplorazione viene fatta al termine della missione».
In questa ultima fase, la sonda, infatti, rileverà alcune preziose ed uniche informazioni che sarebbe stato troppo rischioso ottenere prima:
- mapperà dettagliatamente i campi gravitazionali e magnetici di Saturno e forse, aiuterà a risolvere il fastidioso grattacapo sull’esatta velocità di rotazione del pianeta
- migliorerà la stima di quanto materiale è contenuto negli anelli, dato che servirà a formulare l’ipotesi migliore sulla loro origine
- capionerà direttamente le particelle che compongono gli anelli
- fotograferà gli anelli e le nubi di Saturno ad una risoluzione mai ottenuta prima
Il 15 settembre, orbita 293, segnerà la fine del viaggio: la sonda si immergerà nell’atmosfera di Saturno ed invierà preziosi dati sulla sua composizione fino a quando il segnale non verrà perso.
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