ABSTRACT

Cosa accomuna un incontro casuale con Van Morrison in una libreria di New York e la misteriosa connessione tra la Piramide di Cheope e la velocità della luce? Potrebbe sembrare il preludio a un romanzo di fantascienza, ma dietro a queste coincidenze apparentemente straordinarie si cela un principio scientifico che sfida la nostra percezione della realtà: l’effetto “guarda altrove”. Scopri come il “look-elsewhere effect” demistifica le coincidenze più incredibili e perché, prima di lasciarsi incantare da numeri e incontri sorprendenti, dovremmo guardare oltre le apparenze. Preparati a vedere il mondo con occhi nuovi e a mettere in discussione tutto ciò che credevi fosse impossibile!

Incredibili coincidenze non così incredibili

Incredibile coincidenza numero 1: anni fa, durante una vacanza a New York, in una libreria ho incontrato Van Morrison, uno dei grandi della musica moderna, e anche uno dei miei idoli. E non avendo il coraggio di dirgli nulla del tipo “Van!Sei proprio tu!? Facciamo un selfie, dai!”, mi sono limitato a pensare che incontrare Van Morrison in una libreria a Manhattan era una coincidenza veramente incredibile.

Incredibile coincidenza numero 2: la Piramide di Cheope è collocata alla latitudine Nord di29.979167 gradi, e questo numero corrisponde, nelle prime 5 cifre, alla velocità della luce, 299 792 458 m/s. Secondo alcuni questa non può essere una semplice coincidenza, ma rappresenterebbe invece la manifestazione delle incredibili conoscenze degli egizi.

Prendiamo quindi a pretesto il mio inaspettato incontro ravvicinato con Van Morrison e la curiosità sulla Grande Piramide (vera, in termini di coincidenza numerica, sebbene la corrispondenza non è completa, ma solo sulle prime cifre), per imparare qualcosa che è alla base della metodologia scientifica sperimentale: il “look-elsewhere effect” (effetto “guarda altrove”), come lo chiamano i fisici delle particelle, in statistica altrimenti detto “multiple comparison” (confronto multiplo).

Tralasciando il fatto non proprio marginale che gli egizi non conoscevano né i metri né i secondi, e nemmeno i gradi, così di primo acchito si potrebbe dire che è veramente una coincidenza curiosa e molto improbabile che la latitudine della Piramide di Cheope sia uguale, anche se solo nelle prime cinque cifre, alla velocità della luce. Così come appare un evento altamente improbabile quello di incontrare Van Morrison durante una vacanza di qualche giorno a New York curiosando in una libreria. E invece dove sta l’errore? Sta nel trascurare il look-elsewhere effect.

Infatti una curiosa coincidenza poteva verificarsi in una miriade di modi diversi. Poteva verificarsi fra il perimetro della piramide espresso in avambracci del Faraone e la costante di Planck, il volume della piramide espresso in giare di frumento e lo spostamento verso il rosso della galassia NGC271-2interno4, la distanza fra la cima della piramide e la punta del naso della sfinge (prima che si rompesse) espressa in opportuni multipli della lunghezza d’onda della transizione iperfine dell’Idrogeno atomico, e così via.

Analogamente, io non ero partito dall’Italia dicendomi: “spero di incontrare Van Morrison a New York”.  Avrei potuto incontrare Bruce Springsteen, o qualche altro personaggio famoso, o magari Rinaldi, quello che per merenda a scuola si portava panini grandi come portaerei, e che da allora non ho più rivisto. Sarebbero state tutte coincidenze impreviste e sorprendenti.

Quindi, alla luce degli infiniti modi in cui è possibile trovare una coincidenza che ci colpisca, la coincidenza che riguarda la Piramide, apparentemente improbabile per come ci viene proposta, in realtà non è poi così incredibile. Anzi, se tenessimo conto del “look-elsewhere effect“, tutto sommato ci dovremmo stupire che ci sia solo questa coincidenza. In realtà probabilmente ce ne sono molte altre, che aspettano di essere scoperte. Quindi, nel caso in questione, la domanda: “qual è la probabilità chele prime cinque cifre della latitudine della Piramide di Cheope corrispondano alle prime cinque cifre della velocità della luce espressa in m/s?” è assolutamente mal posta. In modo del tutto analogo al mio incontro ravvicinato con Van Morrison, non è affatto questo quello che è accaduto! Quello che è accaduto è una corrispondenza (parziale!) fra uno degli infiniti numeri che riguardano la piramide di Cheope e un altro degli infiniti numeri che hanno a che fare con la scienza moderna. E se poi consideriamo che questa corrispondenza poteva riguardare non la piramide di Cheope, ma qualunque altra costruzione o manufatto legato alla civiltà egizia, o magari Sumerica (gli appassionati delle cose che non esistono adorano i Sumeri) i casi possibili diventano smisuratamente grandi. Certamente anche nelle misure del lavandino della mia cucina si celano incredibili e inspiegabili coincidenze cosmiche che aspettano di essere scoperte, come aveva già sottolineato Umberto Eco in uno dei suoi arguti scritti.

Il look-elsewhere effect è molto utilizzato nelle analisi dei risultati scientifici, qualora si cerchino effetti e anomalie non previsti a priori. Supponiamo infatti di raccogliere dati tra cui cercare la presenza di qualche nuovo fenomeno, ad esempio la produzione di una nuova particella (ma potrebbe essere anche una patologia non ipotizzata a priori). E supponiamo che questo nuovo fenomeno si manifesti come una anomalia rispetto al fondo, a ciò che ci appare “normale”. E supponiamo anche di non sapere cosa aspettarci a priori, di non sapere se esista una nuova particella o una patologia nascosta in quei dati, e nemmeno, nel caso dovesse esistere, come e dove dovrebbe manifestarsi. E supponiamo quindi di osservare nei dati raccolti qualcosa che ci sembra incompatibile con l’ipotesi di solo fondo.

A questo punto, prima di comprare il frac per Stoccolma, dobbiamo chiederci quanto frequentemente una analoga anomalia potrebbe apparire per caso in qualunque altro modo nei dati che abbiamo raccolto. La domanda da porsi è quindi: qual è la probabilità di osservare, in tutto l’insieme dei dati a nostra disposizione, una fluttuazione rispetto al fondo di quella entità? Se si considerano tutte le possibili analoghe fluttuazioni che ovunque possono saltare fuori per caso, ecco che la nostra mirabolante scoperta potrebbe diventare decisamente meno eclatante.

L’articolo è pubblicato in COELUM 269 VERSIONE CARTACEA