IL DNA INCONTRA FACEBOOK
In pochi anni saremo in grado di conoscere, per poche centinaia di dollari, il nostro intero codice genetico: basterà spedire un capello e 6 miliardi di unità d’informazione, il nostro DNA, ci saranno rese disponibili nei nostri desktop, telefonini. Il mio DNA potrebbe essere appeso a fianco delle foto di matrimonio nel mio profilo Facebook.
Fin qui è facile, e perfino divertente: siti-web specializzati ci permetteranno di confrontare i nostri profili genetici e fare nuovi amici, non in base a comuni interessi, ma in base all’affinità e similitudine nelle sequenze di DNA. E perchè non usare questi codici per scoprire vecchi parenti, ricostruire alberi genealogici, e ripercorre le migrazioni dei nostri avi? Allo stesso tempo, come estrarre informazioni utili per la nostra salute, la nostra sensibilità ad un certo farmaco, senza permettere che questa conoscenza ci condizioni la vita? Per esempio, come evitare di leggere come fosco destino la mera tendenza a sviluppare una certa malattia?
Gli scenari diventano poi davvero inquietanti se pensiamo che, prelevando il sangue ad una donna incinta, è già oggi possibile conoscere il DNA del nascituro. Ogni donna che andrà incontro a questo test scoprirà che il “bambino perfetto” non esiste: che fare in presenza di una o più varianti di geni che predispongono a sviluppare cancro, diabete o malattie mentali (senza che questa correlazione statistica significhi certezza)? Come evitare la presenza di mutazioni che inevitabilmente predicono una malattia fatale in 20-30 anni non influenzino il destino, l’educazione e le scelte di vita di un bambino? La classe medica è oggi impreparata a gestire la massa di domande e problemi associati a questa rivoluzione genomica; né abbiamo a disposizione sufficienti genetisti capaci di fornire consulenza su questi rischi.
Il libro di Sergio Pistoi, Il DNA incontra Facebook, viaggio nel supermarket della genetica, affronta questi temi (ed altri) relativi alla “genomica per le masse”, un fenomeno che, come i social-network, è destinato di diventare virale. Lo stile è piacevolissimo, leggero, eppur preciso, vario e basato sulle esperienze dirette dell’autore. L’alba di questo nuovo mondo è già sorta; mai la realtà ci è sembrata così simile alla fantascienza.
Università di Padova