I ricercatori Felisa Wolfe-Simon e Ronald Oremland (microbiologo e membro del team del NAI - NASA Astrobiology Institute “Follow the Elements”), nell’estate 2009 mentre esaminano dei sedimenti del Mono Lake.

Lo scorso dicembre la NASA ha annunciato la clamorosa scoperta del batterio estremofilo di cui abbiamo parlato nello scorso numero, mettendo in subbuglio la comunità degli esobiologi.
Prendendo spunto dall’analisi critica di Beatrice Mautino, abbiamo voluto coinvolgere nel dibattito alcuni tra i maggiori esperti italiani chiedendo la loro opinione in merito alla scoperta pubblicata su Science. Ecco le domande che abbiamo rivolto loro.

1 – Alla luce di quanto annunciato nella conferenza della NASA il 2 dicembre scorso e descritto nell’articolo pubblicato su Science, ritiene che la scoperta del batterio del Mono Lake sia davvero così importante come riportato?

2 – Ritiene appropriata la politica che la NASA sta attuando da qualche tempo in tema di comunicazione scientifica (ricordiamo anche l’annuncio dello scorso novembre sul “giovane” buco nero, notizia, che quasi unanimamente fu ritenuta di un’importanza non proporzionata al clamore con cui venne annunciata)?

Ci hanno risposto (in ordine di arrivo): Roberto Barbieri (geomicrobiologo e micropaleontologo, è ordinario di Paleontologia all’Università di Bologna), Giuseppe Galletta (professore di Astronomia e di Astrobiologia all’Università di Padova), Giorgio Bianciardi (ricercatore presso l’Università degli Studi di Siena), Giovanni Strazzulla (Astronomo ordinario, Direttore dell’Osservatorio Astrofisico di Catania), Amedeo Balbi (astrofisico all’Università di Roma Tor Vergata), Rosanna del Gaudio (professore di Biologia Molecolare presso il Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università Federico II di Napoli), Federica Sgorbissa (Direttrice del magazine OggiScienza di SISSA Medialab).

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Dite anche voi la vostra!