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La ricerca di nuovi pianeti abitabili si complica. Va infatti rivista la posizione della cosidetta fascia di abitalità, ovvero la distanza giusta che un pianeta deve avere dalla sua stella per essere né troppo caldo né troppo freddo.
E per poter mantenere l’acqua allo stato liquido. Tutte condizioni ritenute essenziali per lo sviluppo e il mantenimento della vita come noi la conosciamo. Per calcolare questa distanza si tiene conto di numerosi fattori: quanto la stella è grande e calda, quanto è grande il pianeta e il tipo di atmosfera che possiede.
E qui le cose si complicano. Nuovi esperimenti di laboratorio hanno simulato la capacità di trattenere calore da parte di atmosfere ritenute idonee alla vita. E sembra che lo trattengano più di quanto calcolato in precedenza. Risultato: un pianeta extrasolare come Kepler-22b, che sino a ieri sembrava essere alla giusta distanza dalla sua stella, ora risulterebbe troppo caldo e andrebbe quindi scartato.
Tuttavia va detto che sulla base dei nuovi calcoli, anche la Terra risulterebbe troppo calda, al punto che non dovrebbe possedere acqua allo stato liquido, quando invece ne è piena. Perché questo controsenso? Perché nei calcoli non si è tenuto conto delle nuvole, che riflettono la luce del Sole e tengono al fresco la Terra. Le nuvole giocano allora un ruolo fondamentale, ma al momento non siamo in grado di stabilirne la presenza e l’abbondanza su di un pianeta extrasolare. I nuovi calcoli sulla posizione della fascia di abitabilità sono quindi incompleti, ma restano comunque migliori rispetto ai precedenti.
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URANIA è il notiziario settimanale realizzato da Luca Nobili ed Elena Lazzaretto.