Abbiamo avuto bisogno di qualche giorno per elaborare un lutto che ci tocca in modo diretto e ci ha lasciati letteralmente senza parole, in un periodo in cui i lutti per altri collaboratori e amici più o meno vicini non sono certo mancati. Nei giorni scorsi avrete sicuramente visto i tanti ricordi e pensieri che si sono rincorsi nei social e online, nella comunità di astrofili, che raccoglieremo nel prossimo numero della rivista, ed è ancora con grande dolore che vogliamo ricordare Rodolfo Calanca, che ci ha lasciati all’improvviso lo scorso 2 gennaio.
Da lungo tempo collaboratore della rivista Coelum Astronomia, di cui è stato anche vice direttore, e vulcanico personaggio impegnato nella divulgazione dell’Astronomia anche al di fuori degli schemi. A lui piaceva definirsi “eventologo ed eventogeno”, in riferimento alla moltitudine di progetti a tema culturale e astronomico di cui si faceva organizzatore. Riusciva a coinvolgere nei suoi eventi tra i più noti astronomi e astrofili ma anche personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, sempre per parlare del cielo e delle sue meraviglie.
Qui trovate la sua autobiografia, mentre lo ricorda per noi Giovanni Anselmi, ex direttore di Coelum e grande amico di Rodolfo.
Ho conosciuto Rodolfo Calanca nell’ottobre 1995 a Fanano: paesino dell’appennino modenese dove si stava tenendo un convegno di astronomia digitale.
Ricordo che legammo subito. Lui, un omone falso magro con la testa da console romano, si aggirava per i locali dove si tenevano le conferenze, quasi sempre solo e un po’ ai margini. E quello che mi colpì di lui fu proprio il contrasto tra il calore e la simpatia che emanava mentre sul palco teneva una relazione e quel suo aggirarsi solitario e ombroso quando ne scendeva.
Atteggiamento che di solito sta a indicare personalità predisposte al martirio di se stesse in difesa di una supposta superiorità intellettuale. Il che potrebbe sembrare un difetto, ma non lo è.
E non lo è specialmente se poi ti accorgi che l’individuo solitario, quando lo vai a importunare come feci io con Rodolfo, si rivela persona alla mano e assolutamente lieta di dividere con te tutto il suo sapere (e qualcuna delle sue Grandi speranze)..
Così, riconoscendo qualcosa l’uno negli occhi dell’altro, ci salutammo, ripromettendoci di approfondire la conoscenza per eventuali collaborazioni future.
Non ricordo se nel salutarlo gliene accennai, ma proprio in quel tempo, con Roberta Zabotti, stavamo cercando di mettere insieme un gruppo di persone interessate a impegnarsi nella fondazione di una nuova rivista di Astronomia. Così che qualche tempo dopo Rodolfo iniziò, prima brevemente ne Il Cielo e poi per lunghi anni in Coelum, a collaborare con articoli e rubriche che concordavamo in lunghissime telefonate, o di persona durante le sue frequenti visite alla redazione di Mestre.
Rodolfo era un uomo che viveva in epoche differenti. In lui c’era lo scienziato del seicento, erudito su tutto ciò che riguardava l’astronomia del passato, e insieme il tecnologo del presente, entusiasta del mondo digitale.
Ingegnere di formazione, da giovane era stato tra i fondatori dell’Osservatorio di Cavezzo (MO), paese in cui era nato il 24 febbraio 1953, e tra i primi in Italia a costruire e usare una Camera CCD. Sempre come inseguito da una profonda inquietudine, condizione che lo costringeva (io credo) a misurarsi con una forse esagerata quantità di sempre nuovi progetti, Rodolfo era infatti capace di amare l’astronomia in ogni sua manifestazione, inventandosi ruoli, competenze e missioni che andavano dall’applicazione matematica, alla storia e alla ricerca sul campo passando per l’organizzazione minuziosa di eventi e spettacoli legati a certi suoi particolari corti circuiti mentali. Continue ebollizioni d’idee per cui Rodolfo, come un Leonardo da Vinci sempre in cerca di committenza, si aggirava in cerca di aiuti e sovvenzioni che purtroppo non arrivavano mai nella quantità sperata. E tutto questo si è poi riversato in un centinaio di articoli che in 20 anni di stretta collaborazione hanno trattato su Coelum, di cui per lungo tempo fu anche vice direttore, i più svariati aspetti della scienza astronomica.
In un suo racconto scritto per appoggiare e pubblicizzare una delle sue ultime idee, quella de il “Borgo di Urania”, una utopica cittadella delle stelle, Rodolfo previde scherzosamente anche la sua morte, raccontata da una lapide che così diceva: In memoria di Rodolfo Calanca (1953-2009), ideatore di questo sacro tempio di Urania.
Rodolfo se n’è andato invece il 2 gennaio scorso, ancora giovane e ancora vulcanico come un Giove tonante.
Un amico e un ricordo gentile dei tempi passati. Un cupo presentimento per quelli presenti.
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