L’AREA MERIDIONALE
Partiamo dalla stella più luminosa della costellazione che ci apprestiamo a conoscere: β Camelopardalis. Trovarla non è facile: ad ogni modo, individuiamo dapprima la luminosa Capella (α Aur), che irradia la sua luce dorata dallo zenit nelle gelide notti invernali, e tracciamo, da questa, un immaginario segmento che porta a Polaris (α UMi); partendo dalla lucida dell’Auriga, a circa un terzo e a metà di tale precorso, leggermente discostate da questo ma disposte parallelamente ad esso noteremo una coppia di stelle di quarta grandezza. Ebbene, la più meridionale, quella tra le due più vicina a Capella, è β Camelopardalis.
Splendendo di magnitudine 4,03 si pone al primo posto in ordine di luminosità tra le poco appariscenti stelle che popolano questa oscura area celeste. Si tratta di una rara stella supergigante gialla, astri che trascorrono in tale fase un breve periodo della loro evoluzione. La distanza di β Cam dal Sistema Solare è enorme, valutata in circa 870 anni-luce; essendo di tipo spettrale G1Ib–IIa (5.300 K alla superficie), ne consegue che la luminosità intrinseca di questa stella, dal raggio stimato in 58 volte quello solare, risulta essere oltre 1.500 volte quella della nostra stella, rispetto alla quale ha una massa ben 6,5 volte maggiore. L’analisi spettrale della sula luce dorata indica trattarsi di una giovane stella, nata circa 60 milioni di anni fa. L’allargamento delle sue righe spettrali, inoltre, ci informa che essa ruota ad una velocità (ca 12 km/s) insolitamente elevata per una stella evoluta; al fine di spiegare questa stranezza, è stato ipotizzato che la spiegazione potrebbe risiedere nell’aver inghiottito un pianeta gigante, non dissimile da Giove, ad essa vicino. Vero o no, sarà difficile poterlo confermare a “reato” compiuto.
Lasciamo ora β Cam per dirigerci a sud, al confine con Auriga, dove troveremo un’altra stella di quarta grandezza: 7 Camelopardalis. Lontana 370 anni luce dal Sistema Solare, la candida luce (mag.app. 4,43) emanata da questa stella è, in realtà, la combinazione di un sistema ternario di stelle. Nel 1864, il barone Ercole Dembowski riuscì ad individuare una compagna di ottava grandezza – 7 Cam B – ad 1,2” d’arco dalla stella principale. Nel corso del tempo, la separazione è scesa ma pur tornando ad allargarsi nuovamente, oggi è di soli 0,6” d’arco. La componente principale, chiamata 7 Cam A, è a sua volta un sistema binario spettroscopico dal periodo orbitale di soli 3,88 giorni del quale la componente principale è una stella di sequenza principale di tipo A1 (9.200 K) dalla massa 3,2 volte quella del Sole ed oltre 220 volte più luminosa. Secondo studi compiuti negli ultimi anni, la coppia sarebbe solo prospetticamente vicina.
Spostando la nostra attenzione 3° a sud-ovest, ecco il primo ammasso aperto della costellazione: NGC1708, scoperto dall’astronomo britannico John Herschel nel 1831. Siamo nel mezzo della Via Lattea, in un fitto campo stellare: le stelle che compongono l’ammasso, circa una trentina di decima ed undicesima grandezza, sono sparse per poco meno 20’ e si staccano tutt’altro che facilmente dal fondo di stelle. Alla visione telescopica, le componenti sono disposte l’una dietro l’altra a formare una sorta di ampia curva con un apparente vuoto al centro. Lontano poco meno di 2.000 anni-luce dal Sistema Solare, NGC1708 ha un diametro effettivo di circa 12,5 anni-luce e, secondo le stime, tale ammasso aperto si sarebbe formato circa 575 milioni di anni fa. Circa 2° a nord-est di 7 Cam, che prendiamo ancora una volta come punto di riferimento, ecco il secondo ammasso aperto della costellazione: Alessi2. Il gruppo viene chiamato “ammasso ombrello” a causa della curiosa disposizione delle sue stelle: poco più di una ventina, con luminosità apparente comprese tra la nona e l’undicesima grandezza, che ricordano proprio un ombrello aperto. Le stelle più luminose, tra le altre cose, formano il manico, ricurvo come quello di un classico ombrello. Le altre componenti, che delineano il contorno ricurvo dello stesso, sono tutte di nona grandezza. Il gruppo di stelle si estende per circa 20’ ed è molto bello all’osservazione telescopica, oltre che per la curiosa forma, anche per il colore delle luminose componenti, che varia dall’azzurro al giallo-arancione.
Due interessanti sistemi multipli sono facilmente reperibili 2° a sud di questo ammasso stellare ora visitato. Il primo è Hu612, sistema composto da due stelle non dissimili dal Sole per massa e luminosità. Apparendo come una unica stella di settima grandezza, il sistema, lontano circa 400 anni-luce dal Sistema Solare, è composto da due stelle di magnitudine 7,1 e 8,5 separate attualmente da 0,7” d’arco. Circa 64 UA separano le due stelle, che compiono una mutua orbita ogni 310 anni. Non lontano, poco meno di 1° ad est, ecco 2 Camelopardalis, sistema questa volta ternario, lontano circa 145 anni-luce dal Sistema Solare. Due delle tre stelle possono essere osservate con un telescopio di modesto diametro, distando queste 21” d’arco e splendendo di magnitudine 6 e 13,2. La principale, a sua volta, può essere risolta in due componenti, entrambe bianco-azzurre, di magnitudine 5,6 e 7,5, utilizzando un telescopio di grande apertura dal momento in cui la loro separazione è attualmente stimata in 0,8” d’arco.
L’AREA OSCURA DI CAMELOPARDUS E ASSOCIAZIONI OB
Come sempre, laddove la Via Lattea attraversa la volta celeste, questa viene arricchita da un gran numero di caratteristiche e peculiarità; esattamente a quanto accade all’area sud-orientale di Camelopardus, intrisa da un gran numero di nebulose oscure, che portano l’intera zona ad essere visivamente molto oscurata tanto che gli stessi campi stellari presenti della regione risultano poco ricchi all’osservazione binoculare e telescopica: il pur breve tratto della Via Lattea in Camelopardus è, infatti, quello meno luminoso e appariscente dell’intera volta celeste. Sono proprio questi gli ambienti galattici nei quali si sviluppano episodi di formazione stellare, effettivamente riscontrati a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso. L’elemento più evidente di quest’area è un vasto complesso di nebulose oscure, che ospita anche alcune associazioni OB, generalmente chiamato “regione oscura di Camelopardus”; volendo inquadrare da un punto di vista geografico la posizione nella Galassia di questa interessante area, possiamo affermare che molti degli oggetti associati a questo complesso risiedono nella parte più esterna del locale braccio di Orion, a circa 3.300 anni-luce di distanza dal Sistema Solare; altri ancora giacciono ancora più lontano, nel braccio galattico di Perseus.
Tali formazioni vennero per la prima volta studiate dall’astronomo americano Edward Emerson Barnard, che provvide ad inserirle nel suo Catalogue of Dark Markings in the Sky, edito nel 1919; nella sua ultima versione, pubblicata postuma nel 1927, contiene in tutto 369 di questi oscuri oggetti. Come spesso accade per le nebulose oscure, non sono molte, purtroppo, le informazioni disponibili in letteratura evidentemente, queste anonime polveri oscure presenti in Camelopardus non hanno attratto l’attenzione degli astronomi. Ad ogni modo, partiamo, innanzitutto col dire che al di sotto di cieli veramente oscuri, il sistema non risulta difficile da osservare già utilizzando un binocolo del tipo 10×50. Il complesso di nebulose oscure catalogate (da oriente a occidente) con le sigle B6 – B8 – B9 – B10 – B11 – B12. L’irregolare complesso, la cui parte più continua è lunga 2,5° e larga circa 0,5°, si estende in forma più o meno spezzata per circa 6° lungo l’asse est-ovest. Una parte delle polveri si estendono a sud, andando ad intercettare la stella di quinta grandezza BD +53 750; anella sua parte occidentale, la nebulosa si divide in più parti.
Poco a sud della parte orientale di questo interessante complesso oscuro sono presenti due piccole nebulose ad emissione: Sh2-207 e Sh2-208. A causa della sua struttura circolare, Sh2-207 venne inizialmente scambiata per una nebulosa planetaria ma successivamente fu chiaro trattarsi di una regione H II, dove la fonte di ionizzazione che rende la nebulosa visibile è una sub-gigante blu tredicesima grandezza e tipo spettrale O9.5IV. La nebulosa appare larga solo 3’ a causa della sua enorme distanza dal Sistema Solare, stimata in oltre 11.000 anni-luce; date le dimensioni apparenti, è stato quindi possibile determinarne il diametro, stimandolo in circa 13 anni-luce. A sud di questa, praticamente unita ad essa, è presente Sh2-208, altra nebulosa ad emissione che però appare di dimensioni più ridotte della precedente, prossime ad 1’ di diametro: valore che indice della sua maggiore distanza. Il piccolo ammasso aperto Waterloo 1, formato da deboli stelle di quattordicesima grandezza, situato accanto alla nebulosa, si ritiene possa essere connesso con questa; la distanza dei due oggetti dal Sistema Solare, sarebbe superiore ai 14.300 anni-luce.
Concludiamo questo nostro primo viaggio nell’esplorazione delle poco note meraviglie celesti contenute nella parte più meridionale di Camelopardus con un ammasso stellare ed una bella nebulosa ad emissione che lo avvolge. Alicante 1, questo il nome del gruppo stellare, è lontano oltre 12 mila anni-luce dal Sistema Solare. La visione al telescopio restituisce una visione che è davvero un gioiello: una catena composta da una quindicina di stelle, con luminosità apparente mediamente di dodicesima grandezza, stretta tra due stelle di nona, l’una da una parte, l’una dall’altra. Come tutti gli ammassi del catalogo Alicante, redatto dal gruppo di astrofisica stellare dell’Università della città spagnola, anche Alicante, pur essendo piccolo, contiene sorprendentemente un gran numero di stelle molto massicce: praticamente, tutte le sue componenti. Tale gruppo di stelle è parte, a sua volta, di una più grande associazione OB di stelle ad elevata luminosità, chiamata Camelopardalis OB3, sparsa in questa ricca zona galattica e vecchia “solo” di 3 milioni di anni: stelle giovanissime quindi. Una di queste è, tra l’altro, una variabile ad eclisse, MY Cam, caratteristica per essere composta da stelle, per l’appunto, molto massicce. Uno studio condotto nel 2008 mise per la prima volta in relazione Alicante 1 con l’associazione Cam OB3 confermando, tra l’altro, l’esistenza della stessa associazione OB che in precedenza era stata messa in dubbio.
A testimonianza delle grandi quantità di gas presenti in zona, utili alla formazione di questi astri estremi, è la nebulosa ad emissione Sh2-204. Questa è legata all’associazione Camelopardalis OB3, tanto che quattro stelle di queste (BD +56 864, di tipo O6 V, HD 24372, di tipo O9.5 Ib, Hiltner 52, una O7.5 V e BD +56 866, addirittura una O9 V) sarebbero le responsabili della ionizzazione dei gas di Sh2-204: astri tutti di classe spettrale O, estremamente massicce e luminose. La nebulosa si presenta ricurva; alquanto simile, nella forma, all’ammasso ombrello che abbiamo visitato poco sopra. Allungata in direzione nord-sud, si estende per ben 27’’ d’arco. Nelle immagini a lunga posa è possibile notare come la parte più esile dei gas si spinga proprio in direzione dell’ammasso aperto Alicante 1; l’area più occidentale della nebulosa è addirittura divisa in tre tronconi, due dei quali più luminosi. Sulla parte centrale di questo spettacolare arco nebulare si sovrappone una piccola nebulosa oscura. Stime sulla distanza collocano tale questa vasta regione H II ad almeno 13 mila anni-luce dal Sistema Solare, ben oltre il braccio galattico di Perseo: forse, in quello della Norma. Uno studio del 2005, tuttavia, collega Sh 2-204 all’associazione Camelopardalis OB1, molto più vicina essendo collocata ad una distanza di circa 3.200 anni-luce dal Sistema Solare: precisamente, ancora all’interno del braccio di Orione. Quest’ultima è presente poco a nord della luminosa associazione OB centrata sulla luminosa Mirfak (α Per). Tenendo conto della distanza e delle dimensioni apparenti del gruppo, la reale estensione nello spazio di questo gruppo stellare si aggira attorno ai 260 anni-luce. Sono circa una quarantina le componenti ad oggi accertate; la metà di queste si concentrano nel gruppo chiamato Cam OB1-A, nel quale spicca la giovanissima GL 490, una stella di grande massa (circa 8-10 M⊙), in procinto di entrare nella fase di stella Be di Herbig, mentre nel gruppo Cam OB1-B ve ne sono una decina. E proprio all’interno di Cam OB1 potrebbe essere nata α Camelopardalis, una delle più note stelle fuggitive, al quale sarà punto di partenza della seconda parte del nostro tour cosmico tra nelle oscure plaghe della Giraffa.
…continua
Sempre interessanti i tuoi articoli Stefano !