Attraversare lo Spazio con minuscole e velocissime astronavi “a vela” (spaziale) capaci di raggiungere Alpha Centauri in appena 20 anni: è la fantascientifica scommessa appena lanciata a New York da Breakthrough Starshot. Dietro c’è uno dei più grandi fisici teorici del ‘900, Stephen Hawking, non nuovo a ‘stravaganze’ di ogni genere in questo scorcio di nuovo millennio; al suo fianco, il magnate ’emergente’ del web Yuri Milner (miliardario russo celebre per gli investimenti in aziende innovative come Facebook, Twitter e Spotify… e anche lui fisico).

L’idea di partenza è naturalmente proprio di Hawking, tra le altre cose anche ex-professore lucasiano di matematica della prestigiosa Università di Cambridge – la stessa cattedra occupata da Sir Isaac Newton. E la scommessa ha già radunato un buon numero di ‘puntatori’: al momento sono stati raccolti circa 100 milioni di dollari, ottenendo – tra gli altri – il supporto del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, su cui i media di mezzo mondo hanno subito ricamato i titoli della notizia.

Il concept prevede, infatti, l’uso di queste tre tecnologie per creare un nanocraft. Piccolo quanto un francobollo, un cosiddetto StarChip è in grado di portare con sè fotocamere, equipaggiamento di navigazione e trasmissione dati, propulsore e batterie. Sempre attaccato ad una vela spaziale, detta LightSail. “Questo è l’approccio alla ‘Silicon Valley’ del volo spaziale”, spiega Yuri Milner, “potendo essere prodotto in massa al costo di uno smartphone.”Questo ardito – a dir poco – progetto (raggiungere una meta distante 4,37 anni luce viaggiando ad una velocità pari a circa il 20% di quella, appunto, della luce) sarebbe possibile grazie ad alcuni recenti sviluppi in tre specifici ambiti tecnologici: la microfabbricazione di tessuti, la nanotecnologie e la fotonica.

Rappresentazione delle antenne che dovrebbero emettere i laser per alimentare il nanocraft Crediti: Breakthrough Initiatives

La spinta per viaggiare ad altissime velocità arriverebbe da numerosi raggi laser emessi dalla Terra. Installando una serie di antenne, si unirebbero tutti i raggi per creare un potente laser diretto sulla LightSail. Alimentata in questo modo, secondoHawking la nano-navicella riuscirebbe a raggiungere il 20% della velocità della luce (come cerca di spiegare questo video).

“Sarà 1000 volte più veloce rispetto a uno spacecraft odierno oun milione di volte più veloce di una macchina in autostrada”, continua Milner. Nulla a che vedere rispetto ai sistemi propulsivi di oggi, con i quali sarebbero necessari 30.000 anni per raggiungere Alpha Centauri.

In questo modo, invece, in 20 anni un viaggio interstellare di centinaia o migliaia di questi nanocraft raggiungerebbe la stella più vicina a noi, trasmettendo dati scientifici verso  la Terra suAlpha Centaurii suoi pianeti e i campi magnetici in un raggio di luce.

Rappresentazione del raggio laser che alimenta la vela spaziale del nanocraft Crediti: Breakthrough Initiatives

La tecnologia delle vele solari, alternativa al propellente chimico oggi utilizzato nei viaggi spaziali, è ancora in fase embrionale. Intanto la NASA, che studia come cavalcare il vento solare per raggiungere i limiti del Sistema Solare, ha recentemente mostrato un forte interesse per queste ricerche. E anche in Europa, Italia inclusa, non si sta a guardare.

Secondo Hawking & Milner si farebbe uso di tecnologie già esistenti, o disponibili nel breve periodo. Quel che è certo è che le ‘sfide’ tecnologiche non manchino. Sul sito del progetto sono presentate le 19 sfide ancora da superare, chiedendo al pubblico “una mano”. Trattandosi di un concept, è naturalmente fuori luogo ipotizzare una data di lancio.

Breakthrough Starshot è stata comunque presentata come una iniziativa globale, per tutto il pianeta Terra, un “grande balzo verso il futuro” (sic). Che, promettendo trasparenza open data access, ambisce ad unire gli sforzi di tutta la comunità internazionale per rendere il viaggio interstellare una realtà.

Editoriale del presidente ASI su La Stampa (14 aprile 2016): “Come restringere l’Infinito”


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