Oggi, 2 novembre, la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (67 P) raggiungerà il perielio e, tra soli dieci giorni, il punto più vicino al nostro pianeta: occasioni imperdibili per osservarla e immortalarla.
La cometa, di circa 4 km di diametro, completa un giro attorno al Sole ogni sei anni e mezzo e, come ci ricorda Albino Carbogani, astronomo INAF di Bologna: «Il prossimo flyby della 67P con la Terra ci sarà solo il 29 novembre 2034, fra ben 13 anni: meglio quindi approfittare di questo momento, per parecchio tempo non la vedremo più così bene».
La 67 P venne scoperta nel 1969 da Klim Ivanovich Churyumov dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Kiev. L’oggetto celeste divenne celebre nel 2014, quando la sonda dell’ESA Rosetta si è inserita in orbita intorno alla cometa stessa dopo un viaggio durato dieci anni. Un’appassionante missione – all’avventura di Rosetta e Philae l’ESA dedicò anche video e animazioni didattiche – durante la quale sono stati raccolti una grandissima quantità di dati che i ricercatori continuano ancora ad analizzare.
Osservare e fotografare la cometa di Rosetta non è complicato, l’importante è avere la possibilità di trovare un luogo particolarmente buio: la magnitudine massima di 67P sarà +8.5 e quindi le luci delle città possono creare un notevole disturbo. In questi giorni, la cometa sorgerà in tarda serata in prossimità della costellazione dei Gemelli, verso nord-est, e resterà visibile fino a notte inoltrata.
«I neofiti dotati di un buon binocolo o un piccolo telescopio, confrontando la 67P con le stelle del campo di vista si renderanno conto dell’aspetto nebuloso della cometa, mentre le stelle restano puntiformi», spiega Carbognani «Se il cielo è sufficientemente buio si potrà apprezzare anche la coda che, partendo dalla chioma, si troverà approssimativamente in direzione opposta al Sole. Con un po’ di pazienza, facendo attenzione alle stelle di sfondo, nel campo di un’ora ci si renderà conto che la cometa si sta spostando in cielo sia per effetto del suo moto di rivoluzione attorno al Sole, sia per lo spostamento della Terra lunga la propria orbita».
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Cieli sereni a tutti!
Fonte: https://edu.inaf.it