I lettori probabilmente ricorderanno la storica scoperta della prima cometa interstellare, avvenuta il 30 agosto 2019 grazie al lavoro dell’astrofilo Gennady Borisov e che da lui prende il nome: la 2I/Borisov.

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Si tratta del secondo oggetto interstellare noto che si sta muovendo nel Sistema solare, il primo a essere stato individuato fu l’asteroide 1I/’Oumuamua il 18 ottobre 2017. Attualmente la cometa Borisov, dopo avere fatto il passaggio al perielio a circa 2 unità astronomiche (Ua) dal Sole l’8 dicembre 2019, è in rapida fase di allontanamento sia dal Sole sia dalla Terra. Dal Sole dista già 500 milioni di km, mentre dal nostro pianeta la separa una distanza di 400 milioni di km. In effetti la cometa si trova già abbondantemente al di sotto del piano dell’Eclittica (circa 2 Ua), ossia ha lasciato la zona di spazio dove si muovono i pianeti e si sta apprestando a rituffarsi nello spazio interstellare con una velocità residua che sarà di ben 32 km/s – quasi il doppio della velocità della sonda Voyager 2, che sta lasciando il Sistema aolare alla velocità di circa 17 km/s.

Il nucleo della cometa 2I/Borisov ripreso da Hst il 23, 28 e 30 marzo 2020: si nota chiaramente un aspetto progressivamente più allungato passando dal 23 al 30 marzo 2020. Crediti: Hubble Space Telescope

In questi mesi gli astronomi hanno seguito la cometa per studiarla e confrontarla con le comete del Sistema solare e ci sono degli sviluppi interessanti, per ora pubblicati sotto forma di telegrammi astronomici ma a cui seguirà l’articolo scientifico vero e proprio. La vicenda inizia con il telegramma ATel #13611, pubblicato il 2 aprile 2020 da David Jewitt (Ucla) e colleghi, dove si fa un confronto fra alcune immagini della Borisov riprese con il telescopio spaziale Hubble (Hst) alla fine di marzo.

L’immagine del 23 marzo 2020 mostra, all’interno della chioma della cometa, un singolo nucleo luminoso simile a quello osservato in tutte le precedenti immagini di Hst. Al contrario, le immagini del 30 marzo 2020 mostrano un nucleo allungato di aspetto non stellare. Una morfologia di questo tipo è compatibile con la presenza di due componenti non risolte separate da 0,1 secondi d’arco (equivalenti a circa 180 km alla distanza della cometa) e allineate con l’asse principale della chioma.

La cometa Borisov ripresa il 3 aprile 2020 da Hst mostra di nuovo un nucleo singolo e una tenue nebulosità (in alto in questa immagine) al posto del frammento secondario. Crediti: Hubble Space Telescope

Va osservato che il nucleo visibile nelle immagini non è il vero nucleo della cometa (che ha un diametro stimato dell’ordine del 1 km), ma la parte più interna e luminosa della chioma che avvolge direttamente il nucleo vero e proprio. Questa duplicità è compatibile con l’espulsione di un frammento macroscopico da parte del nucleo, fatto confermato anche dalle immagini Hst del 28 marzo. Evidentemente il nucleo della cometa – già abbastanza fragile di suo – non ha resistito all’attività di sublimazione dopo il passaggio al perielio e si è frammentato.

Venerdì 3 aprile 2020, un ulteriore telegramma di Bryce T. Bolin (Caltech/Ipac) e colleghi (ATel #13613) fa notare come il moto e la separazione angolare del frammento (che ha una dimensione stimata dell’ordine di 100 metri) sia compatibile con un’espulsione avvenuta il 7 marzo 2020, data in cui la cometa ebbe un improvviso aumento di luminosità di circa 0,7 magnitudini. In effetti, quando si stacca un frammento macroscopico da un nucleo cometario nuovo materiale volatile viene esposto in superficie e si può avere un improvviso aumento del tasso di sublimazione che porta a un outburst dell’attività nucleare. Se l’espulsione si è verificata attorno al 7 marzo, la velocità stimata di allontanamento del frammento è dell’ordine di 0,5 m/s. Velocità dello stesso ordine di grandezza si misurano anche nelle comete del Sistema solare che si frammentano quando passano al perielio, ed è paragonabile alla velocità di fuga del nucleo della Borisov

Ma la vicenda non finisce qua. Un ulteriore telegramma risalente a ieri, lunedì 6 aprile 2020, a firma di Qicheng Zhang (Caltech) e colleghi (ATel #13618), riporta la scomparsa del frammento che non è più visibile in immagini riprese da Hst il 3 aprile 2020. Al suo posto è visibile una nebulosità diffusa, segno che questo pezzo del nucleo della Borisov si è disintegrato completamente. L’andamento della frammentazione del nucleo della Borisov viene continuamente monitorata dagli astronomi, non è esclusa l’espulsione di ulteriori frammenti.

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