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Supernovae: come ottenere uno spettro con strumentazione amatoriale

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Quando viene scoperta una supernova la prima cosa fondamentale da fare è riprenderne lo spettro per poter confermare la natura ed evidenziare la fase del transiente. La luce puntiforme della supernova viene perciò scomposta nelle varie lunghezze d’onda e spalmata su una superficie più estesa per evidenziare le diverse righe di assorbimento degli elementi chimici presenti.

In genere le supernovae si mostrano con magnitudini basse e questa ulteriore diluizione della loro luce rende l’ottenimento dello spettro un’attività ad esclusivo appannaggio di strumenti professionali di grandi dimensioni.  A volte però abbiamo la fortuna di imbatterci in supernovae molto luminose esplose in galassie a noi relativamente vicine. Esempi sono stati la supernova SN2011fe in M101 che ha raggiunto la magnitudine + 9,9 e la SN2011dh in M51 che è arrivata alla magnitudine +12,1, e proprio in questi giorni (al momento della pubblicazione online dell’articolo) la SN2014J esplosa in M82.

In queste favorevoli condizioni è possibile riuscire ad ottenere uno spettro anche con strumenti amatoriali di piccole dimensioni accoppiati ad un filtro particolare chiamato “Star Analyzer”, composto da un reticolo di diffrazione a trasmissione da 100 linee/mm.

Un reticolo di diffrazione produce diversi spettri della  stessa sorgente a diversi angoli (primo ordine, secondo ordine e così via), con dispersione sempre più elevata ma intensità decrescente: la superficie a dente di sega dello Star Analyzer invece permette di collocare nel primo ordine tutto (o quasi) il flusso luminoso dell’oggetto ripreso, che diversamente verrebbe in buona misura disperso anche negli ordini superiori.
Questo permette non solo di avere uno spettro più luminoso e quindi di poter puntare anche oggetti poco luminosi come piccole nebulose planetarie o galassie ma anche consente di posizionare sullo stesso campo di ripresa sia l’oggetto ripreso che, accanto, il suo spettro di primo ordine: una notevole facilitazione per la calibrazione dello spettro.

Il reticolo è montato all’interno di una cella da 31,8 mm, per poter essere avvitato su oculari o adattatori fotografici come fosse un comune filtro colorato. L’accoppiamento del filtro con un prisma tronco-conico con angolo di 3,8° elimina la piccola aberrazione cromatica, data dalla differenza di fuoco tra la radiazione rossa e quella blu-violetta, che il filtro introduce sull’immagine spettrale (vedi schema qui sotto).

Il costo del reticolo comprensivo del prisma si aggira attorno ai 160 euro, tutto sommato modesto rispetto alle potenzialità.

L’accoppiamento del filtro al telescopio e alla camera ccd è molto semplice, infatti esso si avvita semplicemente al raccordo da 31,8 mm della camera ccd come fosse un normale filtro colorato, dopodiché si  fuocheggia l’immagine in modo che la strisciata dello spettro della stella in esame sia il più sottile possibile. E’ necessario o comunque auspicabile che nel campo ripreso sia presente anche l’immagine della stella all’ordine 0, questo faciliterà non poco la successiva calibrazione spettrale in lunghezza d’onda. E’ importante sottolineare che la focheggiatura va eseguita direttamente sullo spettro, senza curarsi dell’immagine della stella che invece risulterà leggermente deformata a causa dell’inserimento del sopracitato prisma tronco-conico.

La ripresa dello spettro si esegue come una normale ripresa fotografica, scegliendo il giusto tempo di esposizione a seconda della luminosità dell’oggetto. Ovviamente vi è un limite, derivante dalle  dimensioni del telescopio utilizzato, oltre il quale il rapporto segnale-rumore non migliora, anche allungando a dismisura i tempi di esposizione. A titolo di esempio, un telescopio con apertura di 250 mm accoppiato a un ccd di media sensibilità può, in buone condizioni di trasparenza e seeing, arrivare a riprendere spettri di stelle attorno alla mag. 14; con strumenti attorno a 400/500 mm di diametro possiamo arrivare attorno alla mag. 16. Nella ripresa di spettri di supernovae luminose ma al limite strumentale, diventa determinante anche la distanza dell’oggetto dal nucleo della galassia: se l’oggetto è troppo vicino risulterà difficile, se non impossibile, riprendere lo spettro anche con luminosità di una magnitudine superiore al predetto limite.

Una volta ripresa l’immagine grezza dello spettro (qui a sinistra) si passerà alla successiva fase di trattamento dell’immagine e poi a quella ancora successiva della calibrazione in lunghezza d’onda.

La fase di trattamento consiste nel ricavare dalla ripresa ccd, uno spettro che possa essere poi elaborato e misurato. In particolare si procederà come segue, utilizzando il software gratuito IRIS.

L’esempio riguarda l’immagine della SN2011fe esplosa in M101, bellissima galassia in Ursa Major, ripresa alle 20h 44min di T.U. del 8 settembre 2011.

a)     Come prima operazione dobbiamo ruotare l’immagine in modo che la strisciata dello spettro sia perfettamente orizzontale; è buona regola, per facilitare l’operazione, che già in fase di ripresa si ruoti il reticolo in modo tale che gli spettri delle stelle presenti nel campo differiscano di pochi gradi dalla orizzontalità.

b)    L’operazione successiva consiste nel ritagliare la porzione di immagine contenente lo spettro e la stella (qui di seguito).

c)     Dopo aver uniformato il fondo cielo attorno allo spettro (comando l_sky2 di Iris), possiamo eseguire, sempre con Iris, il binning dell’immagine (comando l_bin), ottenendo in tal modo un’immagine finale dello spettro in due dimensioni.

d)      Il passo successivo riguarda l’elaborazione dello spettro in modo da ottenere la calibrazione in lunghezza d’onda dello stesso; carichiamo quindi l’immagine con un software adatto allo scopo. In questo articolo prenderemo in considerazione “VisualSpec”, reperibile gratuitamente su Internet. Dopo aver caricato l’immagine dello spettro, attraverso il programma ricaviamo il profilo spettrale grezzo.

Possiamo osservare che su tale diagramma l’asse X riporta la lunghezza in pixel dell’immagine e l’asse Y la loro intensità relativa. Per poter calibrare lo spettro in lunghezza d’onda dovremo individuare due riferimenti noti su di esso: il primo è l’immagine della supernova all’ordine zero che sarà anche la lunghezza d’onda λ=0; il secondo sarà nel nostro caso (supernova di tipo Ia) una delle evidenti righe in assorbimento del silicio (ingrandire cliccando il grafico qui sulla destra), oppure una delle righe della serie di balmer dell’idrogeno se trattasi di supernova di tipo Ib o in alternativa la riga, sempre in assorbimento, dell’ossigeno atmosferico a 6875 Angstrom, presente su qualsiasi spettro stellare. La calibrazione dello spettro ci permetterà di individuare anche le altre eventuali righe visibili in esso, oltre che valutare la risoluzione spettrale raggiunta, nel caso preso in esame circa 15 A/pix, quindi bassa.

Ovviamente con risoluzioni così basse lo spettro non ci può dare notizie attendibili oltre quelle di poter individuare le righe principali e la conseguente classificazione della supernova che comunque non è poca cosa. Risultano perciò superflue  tutte le successive operazioni matematiche che andrebbero eseguite sul profilo spettrale, quali ad es. la normalizzazione in flusso, il calcolo e la sottrazione della risposta spettrale della ccd utilizzata, la correzione in riferimento all’estinzione atmosferica, la sottrazione delle righe generate dall’atmosfera terrestre (O2, H2O) ecc.

Una volta calibrato lo spettro in lunghezza d’onda, per poter classificare la supernova occorre individuare esattamente le righe di assorbimento o emissione presenti nello spettro. E’ questa un’operazione tutt’altro che banale, soprattutto nelle due fasi preliminari. Occorre infatti per prima cosa correggere lo spettro in riferimento alla velocità di recessione della “host galaxy” (a seconda della distanza le righe saranno più o meno spostate verso le lunghezze d’onda del rosso), dopodiché si dovranno individuare le lunghezze d’onda delle righe principali che dovranno essere confrontate con le lunghezze d’onda di transizioni atomiche note, disponibili nei cataloghi, in tal modo individuando i corrispondenti elementi chimici.

A questo punto la classificazione della supernova risulta abbastanza agevole, tenendo conto delle seguenti caratteristiche:

  • a)   se si individuano righe di idrogeno (H-alpha – 6563A, H-beta – 4861A) e’ una tipo II;
  • b)   se non ci sono righe di idrogeno, e’ una tipo I.
  • c)   se ci sono righe di He I (5876A, oppure 7065A oppure 10830A) e’ una tipo Ib;
  • d)   se ci sono righe di Si II (per es. a 6355A) e S II e’ una tipo Ia;
  • e)   se non ci sono tutte le righe menzionate prima, e’ una tipo Ic.
  • f)    se le righe sono strette e in emissione, non  provengono dagli ejecta della supernova, bensì da materiale circumstellare pre-esistente. Però se le righe strette sono di idrogeno, avremo invece una tipo II-n (n = narrow = stretto), oppure
  • g)   se le righe strette sono di He I avremo una tipo  Ib-n.

Per chi volesse cimentarsi nell’ottenimento di uno spettro, siamo comunque a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento scrivendo al seguente indirizzo: ricc_manc@libero.it

Aggiornamento sulla supernova SN2014J in M82

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ASTROGRAFO TAKAHASHI FRC 300 F 7.8 camera CCD FLI 1001e su A.P 1200 GTO LUMINANZA combinata di filtri CLS-CCD+ INFRAROSSO 800-1000nm + H-ALFA 6nm 120+60+180 minuti. ARCHIVIO DATI: ASTROGRAFO TAKAHSHI BRC 250 F5 camera ccd SXVF-H16 FILTRI IR-CUT+RGB 300+60+60+60 minuti (rgb in binning 2x2)
Foto di Marco Burali (Osservatorio MTM Pistoia)

Nella sera del 21 gennaio 2014 il professore universitario Steve J. Fossey, docente dell’University College di Londra decide di effettuare una sessione pratica al telescopio di 35 cm posto nell’osservatorio dell’università per dimostrare, a quattro suoi studenti, l’utilizzo della camera CCD. Viene scelto come target osservativo la bella galassia irregolare M82 e nel mostrarla ai suoi studenti si accorge della presenza di un oggetto anomalo. Una stella di mag. +11,7 posta a 54” Ovest e 21” Sud dal centro della galassia. Per puro caso quindi il professor Fossey aveva scoperto una delle supernovae più importanti, una di quelle che lasciano un segno.

Si tratta infatti della supernova più vicina a noi dopo quella esplosa nel 1987 nella Grande nube di Magellano che si rese visibile ad occhio nudo raggiungendo la mag. +3! (Vedi notizia del 23 gennaio).

Dopo l’inserimento della stringa di scoperta nel TOCP, la notizia si espande velocemente e i telescopi di mezzo mondo vengono puntati sull’oggetto. Poche ore più tardi viene ripreso lo spettro e i primi a ottenerlo sono gli astronomi americani del Palomar Transient Factory con l’ARC Telescope di 3,5 metri nel New Messico. Lo spettro permette di classificare la supernova di tipo Ia, scoperta circa due settimane prima del massimo di luminosità, e le viene assegnata la sigla definitiva SN2014J. Nei giorni seguenti infatti la supernova aumenta ulteriormente la luminosità fino a raggiungere circa la mag. +10,5  (al momento il sito della Rochester la da di magintudine 10,0) ma potrebbe aumentare ancora permettendo di ottenere stupende immagini del terzetto M81 – M82 – SN2014J.

M82 con la SN2014J riprese da Sergio Bove (astronomical centre)

M82 è una galassia irregolare soprannominata “sigaro” posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore e distante circa 12 milioni di anni luce. Insieme alla sua stupenda compagna M81 formano una delle coppie di galassie più fotogeniche e bersagliate dagli astrofotografi e in questo periodo dell’anno, a metà della notte, è già alta verso lo zenit. Per questo motivo iniziano a uscir fuori tutta una serie di pre-discovery, cioè di immagini ottenute prima della scoperta con la supernova già presente.

Incredibilmente programmi professionali di ricerca supernovae, come il LOSS, AST e LASSST, e anche esperti ricercatori amatoriali come il giapponese Itagaki, non si sono accorti dell’oggetto. Su un’immagine di Itagaki ripresa il 15 gennaio la supernova era già presente e di mag. +14,4 quindi è presumibile che la prima luce dell’esplosione sia giunta fino a noi fra il 14 e il 15 gennaio. In un’immagine profonda del MASTER ottenuta il 13 gennaio la supernova infatti non compare.

Una sequenza di immagini della SN dal 14/15 gennaio a poco prima della scoperta. Foto di Itagaki

Vi invitiamo pertanto a controllare nei vostri archivi se avete ripreso M82 fra il 14 e il 21 gennaio poiché potreste avere una pre-discovery della supernova. Queste immagini hanno una grande importanza scientifica. E’ infatti fondamentale seguire l’incremento di luminosità della supernova nelle primissime fasi evolutive.

Eventuali immagini andrebbero inviate alla redazione oppure all’indirizzo fabiobriganti@libero.it

Tutti ricordano la luminosa supernova SN2011fe esplosa nella stupenda galassia M101 distante circa 22 milioni di anni luce che raggiunse la mag. +9,9 quindi più luminosa dell’attuale SN2014J anche se posta circa 10 milioni di anni luce più lontano. La luce della supernova in M82 è infatti oscurata da polveri presenti sulla linea di vista e questo è evidenziato dalle intense righe strette in assorbimento del doppietto di NA I (5889-5995A) che provengono dal gas associato alle polveri interstellari. Questo assorbimento fa perdere alla luminosità della supernova quasi due magnitudini.

Lo spettro grezzo (cliccare l'immagine per ingrandirla) della SN2014J ripreso il 22 gennaio da Riccardo Mancini (ISSP - Astronomical Centre)

Facendo un calcolo grossolano: M82 si trova a circa 12 milioni di anni luce (3,67 Mpc). Ciò porta a un modulo di distanza di circa 27,7. La magnitudine assoluta di una supernova di tipo Ia normale è intorno alla mag. -19 pertanto la magnitudine apparente è uguale a 27,7 – 19 = 8,7.

Se la supernova fosse esplosa in una posizione più periferica della galassia, quindi in assenza di assorbimento interstellare, la SN2014J avrebbe raggiunto la notevole mag. +8,7 e sarebbe stata visibile già con un semplice binocolo.

Proprio a causa di queste polveri interstellari non è stato possibile individuare, nelle immagini del telescopio spaziale Hubble, la stella progenitrice della supernova.

Vista la notevole luminosità di questa supernova, è possibile effettuare riprese dello spettro anche con strumenti amatoriali. E’ sufficiente utilizzare un reticolo di diffrazione a trasmissione da 100 linee/mm (star analyzer) e un semplice programma di elaborazione. La SN2014J è una supernova di tipo Ia e infatti nello spettro elaborato è ben evidente la linea di assorbimento del silicio Si II intorno ai 6150 Angstroms, tipico di questo genere di supernovae.

Sicuramente parleremo ancora di questa importante supernova che si inserisce di diritto fra quelle che saranno ricordate anche fra molti anni.

Associazione Romana Astrofili

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29.01 ore 18:30 ci sarà una Conferenza di presentazione del Corso.
Contatti: Fabio Anzellini 339.7900809
www.ara.roma.it

Al Planetario di Ravenna

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28.01: ”La Terra nel punto più vicino al Sole” di Agostino Galegati.
Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Congiunzione Luna Venere

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Congiunzuione Luna Venere

Congiunzuione Luna Venere

L’ultimo fenomeno celeste di gennaio sarà osservabile la mattina del 29 Gennaio poco prima dell’alba sull’orizzonte di sudest, dove una falce di Luna estremamente sottile (fase 4%) e Venere sorgeranno distanziate di circa 4°. Alle 6:45, con il cielo ancora abbastanza scuro, i due oggetti saranno alti circa +10 gradi.

L’osservatorio del PIC du MIDI & la città dello Spazio di TOLOSA

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L’osservatorio del PIC du MIDI
& la città dello Spazio di TOLOSA

25/30 Giugno 2014

1° giorno, mercoledì 25/06 – ROMA / TOLOSA-dintorni

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Roma Fiumicino in tempo per l’imbarco sul volo Alitalia diretto a Tolosa. All’arrivo, sbarco e partenza in pullman riservato per una visita guidata panoramica di questa città dal patrimonio eccezionale che riserva molte belle sorprese. Palazzi signorili del periodo d’oro del pastello, edifici religiosi dalle decorazioni in mattoni e pietra, collezioni dei musei situati in monumenti straordinari o in siti industriali oggi riconvertiti. Al termine, sistemazione nelle camere riservate in hotel nei dintorni di Tolosa, cena e pernottamento in hotel.

2° giorno, giovedì 26/06 – TOLOSA – Citè de l’Espace

Prima colazione in hotel ed intera giornata in escursione alla Citè de l’Espace, parco a tema scientifico, orientato verso lo spazio, l’astronomia e la conquista spaziale. Il parco, enorme centro di divulgazione scientifica, ha al suo interno un magnifico planetario ed un simulatore 3D della Stazione Spaziale Internazionale. Permette di scoprire la replica a grandezza naturale del razzo Ariane 5 (53 metri di altezza), dell’astronave Soyuz e del satellite di osservazione della terra European Remote-Sensing Satellite (ERS). Si può anche visitare un modello ingegneristico della stazione spaziale Mir, completa di tutte le attrezzature. La Cité de l’Espace è anche dotata di numerose esposizioni, spesso interattive: la sala di controllo permette di preparare il lancio di un razzo, di assistere al suo decollo, al suo volo e quindi alla messa in orbita di un satellite artificiale. Pranzo libero a carico dei partecipanti in corso d’escursione, cena e pernottamento in hotel.

3° giorno, venerdì 27/06 – TOLOSA-dintorni / LOURDES / LA MONGIE

Dopo colazione, partenza per LOURDES. All’arrivo, breve visita libera della cittadina dominata dalla famosa Basilica e dove si incontrano le 14 stazioni della Via Crucis. Pranzo libero a carico dei partecipanti e, nel pomeriggio, proseguimento per LA MONGIE/dintorni, località del comune di Bagnères-de-Bigorre nei Midi-Pirenei, ai piedi del Pic du Midi. Sistemazione nelle camere siservate in hotel, cena e pernottamento. Osservazioni astronomiche facoltative.

4° giorno, sabato 28/06 – PIC DU MIDI

Colazione in hotel e trasferimento fino alla base della funivia che, con un cambio a circa 2.100 mt. di quota, permtte di salire in una ventina di minuti fino a 2.877 mt s.l.m., sulla vetta del Pic du Midi e scoprire un panorama mozzafiato. Qui è arroccato il più grande telescopio in suolo francese (2 mt di diametro). Il viaggio in funivia è a dir poco spettacolare…mentre si sale i Pirenei cominciano a farsi vedere in tutto il loro splendore, e una volta in vetta il panorama è unico: ci si trova al centro dei Pirenei, si osservano vette, ghiacciai e le cupole dell’osservatorio. Pranzo libero a carico dei partecipanti e, nel pomeriggio, visita guidata interna dell’osservatorio con ingresso nella cupola che ospita il telescopio da 2 mt di diametro. Al termine, ridiscesa per la cena in hotel. Osservazioni astronomiche facoltative.

5° giorno, domenica 29/06 – CIRQUE de GAVARNIE

Prima colazione in hotel ed intera giornata in escursione guidata al Cirque de Gavarnie, un circo naturale di tipo glaciale situato nel massiccio montagnoso dei Pirenei. Fa parte del Parco nazionale dei Pirenei ed è stato classificato nel 1997 Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Al centro del circo ci sono le cascate di Gavarnie, la maggiore delle quali, alta 422 mt, è la cascata più alta d’Europa. Pranzo libero a carico dei partecipanti in corso d’escursione, cena e pernottamento in hotel. Osservazioni astronomiche facoltative.

6° giorno, domenica 30/06 – LA MONGIE / TOLOSA / ROMA

Dopo la prima colazione in hotel, partenza per il rientro a Tolosa con arrivo all’aeroporto in tempo per l’imbarco sul volo di linea Alitalia diretto a Roma. All’arrivo, sbarco e fine dei servizi.

Operativo voli (soggetto a riconferma al momento della prenotazione)

25/06 ROMA Fiumicino (h. 11.45) – TOLOSA (h. 13.35) AZ 366
30/06 TOLOSA (h. 14.15) – ROMA Fiumicino (h. 16.00) AZ 367

Quota individuale di partecipazione, minimo 25 partecipanti € 1.030,00
Quota individuale di partecipazione, minimo 20 partecipanti € 1.170,00

Tasse Aeroportuali € 115,00 (soggette a riconferma fino ad emissione biglietti)
Supplemento camera singola € 280,00

Supplemento pernottamento di venerdì 27/06 al Pic du Midi € 220,00 per persona in camera doppia (*)
(*) incluso di: teleferica per/da Pic du Midi + aperitivo, cena e prima colazione + ingresso e visita guidata del Museo & delle cupole. Abbiamo opzionato n° 4 camere doppie al Pic du Midi al 15/01/2014.
La quota comprende: * volo di linea Alitalia come da prospetto in classe economica * franchigia bagaglio come da regolamentazione della compagnia aerea in vigore alla partenza * sistemazione per un totale di 5 notti in hotels 3*** in camere doppie con servizi privati nelle località come da programma (2 notti nei dintorni di Tolosa e 3 notti a La Mongie) * trattamento di mezza pensione come da programma * pullman GT in loco a disposizione per visite, trasferimenti ed escursioni come da programma * teleferica per/da Pic du Midi + ingresso e visita guidata del Museo (cupole escluse) * guida locale parlante italiano per la visita panoranmica di Tolosa (25/06) + guida locale parlante francese per la giornata in escursione al Cirque de Gavarnie * capogruppo/guida astronomica * assicurazione medico-bagaglio e annullamento viaggio.
La quota non comprende: * tasse aeroportuali (€ 115,00 ad oggi e soggette a riconferma fino all’emissione dei biglietti) * eventuali adeguamenti tasse aeroportuali e security charges * peso eccedenza bagagli rispetto ai kg. indicati (da pagare direttamente alla compagnia aerea all’imbarco) * eventuali adeguamenti tariffari della quota volo, dovuti all’incremento/decremento di posti oltre a quelli inizialmente riservati per il gruppo alla stampa del programma di viaggio * eventuali adeguamenti della tariffa volo in conseguenza della mancata conferma del gruppo entro i termini stabiliti di scadenza opzione * tassa di soggiorno da pagare direttamente in loco * pranzi * bevande ai pasti * altri ingressi non menzionati (Citè de
l’Espace di Tolosa € 18,00) * mance, extra personali e tutto quanto non indicato alla voce “La quota comprende”.
Informazioni e prenotazioni al viaggio entro e non oltre venerdì 18 Aprile 2014:
CTM di Robintur spa Via Bacchini 15, Modena – Tel 059/2133701   ctm.gruppi@robintur.it   www.robintur.it
Informazioni astronomiche

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372  www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550  www.esploriamoluniverso.com

Supernova in M82, la più vicina degli ultimi 25 anni

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Immagine di M82 con la luminosissima supernova ottenuta la notte del 22 gennaio da Riccardo Mancini

Scoperta una luminosa supernova nella bella galassia irregolare M82, la galassia “sigaro”, posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore (qui una cartina per individuare M82) e distante “solo” 12 milioni di anni luce. Si tratta in assoluto della supernova più vicina a noi dopo quella esplosa nel 1987 nella Nube di Magellano.

Il colpaccio è stato messo a segno dall’inglese S. J. Fossey che ha individuato la supernova nella notte del 21 gennaio quando brillava già di mag. +11,7. Una curiosità: Fossey, professore universitario dell’Università di Londra, ha scoperto la SN durante una lezione pratica al telescopio con i suoi studenti.

La supernova, catalogata come SN 2014J, è di tipo Ia, scoperta prima del massimo. Perciò, vista anche la vicinanza della galassia ospite è presumibile che la luminosità della supernova aumenti ancora nei prossimi giorni, permettendoci di ammirare uno straordinario spettacolo in relazione anche alla bellezza di M82 e della vicina M81.

E’ il momento di puntare i vostri telescopi! Oltretutto la supernova, come può essere visto nelle immagini, è esplosa abbastanza lontano dal nucleo (offset 54″ W – 21″ S).

Una animazione "prima e dopo" elaborata da Ernesto Guido, Nick Howes & Martino Nicolini (Remanzacco).

Inoltre, essendo M82  soggetto invernale preferito di molti astrofotografi, anche alle prime armi, controllate le vostre immagini da poco prima di metà gennaio in poi, potreste essere tra i primi ad averla fotografata!
Infatti la scoperta è arrivata solo il 21 gennaio, ma la supernova era già abbastanza luminosa da poter essere individuata ben prima: era infatti facilmente visibile attraverso l’uso di strumenti amatoriali già dal 16 gennaio, quando brillava di magnitudine 13,9.

Vi aggiorneremo a breve con un approfondimento a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini, curatori della rubrica Supernovae della nostra rivista.

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Un confronto tra due immagini di M82 con e senza supernova, ottenute da Rolando Ligustri

Congiunzione Luna con Saturno e la stella Zuben el Genubi

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Congiunzione

Congiunzione
Verso le 4:00 del 25 gennaio una robusta falce di Luna calante sorgerà dall’orizzonte di sudest in congiunzione con Saturno e con la stella Zuben el Genubi (alfa Librae, di mag. +2,7).  A quell’ora il terzetto sarà alto in media già +18° e la Luna disterà 5,5° dal pianeta e 1,7° dalla stella.

I Venerdì dell’Universo 2014

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Tornano anche quest’anno i Venerdì dell’Universo, una serie di seminari scientifici per avvicinare, giovani e non, alla Fisica,
all’Astronomia e alle Scienze in generale, con la speranza che per molti giovani non sia solo una curiosità momentanea,
ma anche un’occasione di spunto per i loro studi professionali o amatoriali, dal momento che l’Università di
Ferrara offre importanti opportunità in questi campi.

24.01: “Magnetismo e superconduttività: l’unione fa la forza” a cura di FEDERICO SPIZZO.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it
Organizzati da: Dip. di Fisica Università di Ferrara, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“ e Coop. Sociale Camelot.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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24.01: “L’astronomia nella Madonna di Foligno di
Raffaello” di Elio Antonello.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Questi gli appuntamenti mensili.

SKYLIVE con UAI Rassegnastampa e cielo del mese
Quarto giovedì del mese a cura di Stefano Capretti.
www.skylive.it
www.uai.it

Rosetta c’è: termina un sonno durato 31 mesi

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L’agognato segnale inviato da Rosetta, ricevuto da ESOC alle 19.18 ora italiana
L’agognato segnale inviato da Rosetta, ricevuto da ESOC alle 19.18 ora italiana

E la sonda rispose

Era dall’8 giugno del 2011 che i membri del team della sonda europea Rosetta attendevano questo momento. Da quando, al fine di risparmiare preziosa energia – necessaria a portare a termine la sua avventurosa missione verso la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko – la navicella era stata costretta a entrare in letargo, sospendendo completamente non solo le operazioni ma anche ogni forma di comunicazione con la Terra.

Questa mattina, alle 11 ora italiana, dopo trentuno mesi di isolamento completo nel silenzio assoluto dello spazio profondo, a 800 milioni di chilometri dal nostro pianeta, la sveglia di bordo di Rosetta aveva squillato. Dando il via a una suspense nella suspense, un’attesa al cardiopalmo: riuscirà a sentire l’allarme e a riprendersi, dopo un intervallo così lungo? Si sveglierà?

L’addestramento prevedeva che, al risveglio, Rosetta avrebbe subito dovuto “telefonare a casa”, per così dire: far sapere che s’era destata e che era pronta ad attendere nuovi ordini. Viaggiando alla velocità della luce, il “trillo” avrebbe impiegato 45 minuti per attraversare la porzione di Sistema solare che ci separa. Per captarne il segnale, già dal primo pomeriggio si erano attivate due enormi orecchie da 70 metri di diametro ciascuno: l’antenna di Goldstone della NASA, in California, nel deserto del Mojave, e il Canberra Deep Space Communication Complex, in Australia.

La segreta speranza di tecnici e scienziati dell’ESOC, il centro di controllo delle missioni spaziali dell’ESA, a Darmstadt (Germania), era che la sonda rispondesse in anticipo, così da poter finalmente riprendere a respirare. Ma all’aggiornamento delle 16.45 ancora nulla. «No signal yet. All nominal», facevano sapere dalla Control Room simulando disinvoltura e cercando di porre l’accento sull’all nominal: tutto secondo i piani. Ma dopo 957 giorni di silenzio era inevitabile che anche per loro, come per noi comuni mortali, quel no signal yet, per quanto in linea con la tabella di marcia, fosse destinato a occupare tutto lo spazio emotivo. Non c’era altro da fare che attendere…

Attesa densa di preoccupazione che si è protratta in un’atmosfera tesissima per quasi mezz’ora oltre il previsto. Attesa terminata con un applauso liberatorio solo alle 19.18 ora italiana, quando l’antenna di Canberra ha captato l’agognato segnale, confermato in diretta webcast dall’operation manager della sonda, Andrea Accomazzo, emozionatissimo. E immediatamente rimbalzato via Twitter all’intero pianeta: eccomi, ci sono ancora, attendo ordini.

«È stata una bella suspense», ha commentato a caldo il presidente dell’INAF Giovanni Bignami. «Siamo tutti molto felici, i prossimi mesi ci regaleranno momenti importanti per la conoscenza umana. E l’astrofisica italiana, con i suoi strumenti a bordo della sonda, ne sarà protagonista».

Per saperne di più:

Rosetta, la sveglia è suonata

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Ora si attende il primo “sbadiglio”

Questa mattina, alle 11:00 ora italiana, è finalmente suonata la sveglia per Rosetta. Dopo 31 mesi di “sonno profondo”, la missione scientifica dell’Agenzia spaziale europea si è riattivata. Sarà la prima sonda che atterrerà su una cometa. Il segnale di riaccensione è atteso sulla Terra nel pomeriggio, tra le 17 e le 18. In queste ore il team scientifico è riunito all’European Space Operations Centre (ESOC), in Germania, e attende col fiato sospeso il primo “sbadiglio” della sonda.

Mancano ancora 9 milioni di km all’obiettivo di Rosetta: la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Nei prossimi mesi la sonda effettuerà manovre di avvicinamento, per raggiungere l’orbita di 67/P il prossimo agosto. Rosetta è stata lanciata nel 2004, ed era già stata protagonista nel 2008 e nel 2010 dei sorvoli degli asteroidi Steins e Lutetia, grazie ai quali abbiamo acquisito immagini spettacolari di questi corpi celesti. Non ci resta che augurare buon risveglio a Rosetta e attendere insieme a voi nuove ed emozionanti immagini da una delle missioni spaziali più ambiziose mai progettate dall’uomo.

Qui sotto, le fasi del risveglio e i passaggi di testimone fra antenne sulla Terra previsti a partire dalle 11 (ora italiana) del 20 gennaio 2014. Poiché i segnali radio, viaggiando alla velocità della luce, impiegano circa 45 minuti per coprire la distanza che ci separa da Rosetta, dall’istante d’invio di un comando (vedi 19:10) occorre attendere un’ora e mezza per ricevere il segnale di conferma (vedi 20:40).
Ora Evento
11:00 La sveglia interna a bordo di Rosetta inizia a squillare
15:35 L’antenna da 70 metri di Goldstone (NASA DSS-14), nel deserto del Mojave, si pone in ascolto per intercettare un eventuale risveglio anticipato
~18:00 Rosetta aziona il trasmettitore di bordo in banda S
Dalle 18:30 in poi la tempistica è solo stimata
~18:45 L’antenna NASA DSS-14 intercetta il segnale di telemetria
~19:10 Invio da Terra verso Rosetta del telecomando che aziona la telemetria (e dunque la trasmissione dei dati)
19:15 L’antenna da 70 metri di Canberra (DSS-43), in Australia, si pone in ascolto
~19:55 A bordo di Rosetta si aziona la telemetria
~20:40 Le due antenne DSS-14 e DSS-43 ricevono i primi dati di telemetria
21:34 L’antenna da 35 metri di New Norcia (ESA DSA1), in Australia, si pone in ascolto

In questo video, la sequenza di operazioni che dovrà compiere Rosetta nelle ore immediatamente successive al risveglio:

Al Planetario di Ravenna

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21.01: “Stelle e costellazioni dello zodiaco” di Claudio Balella.
Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

John Dobson (1915-2014)

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Dobson ritratto durante il convegno del GAD nell'ottobre del 2004.
Dobson ritratto durante il convegno del GAD nell'ottobre del 2004.

La mattina del 15 gennaio scorso all’età di 95 anni, è scomparso a Burbank (California) John Lowry Dobson, padre e promotore di un particolare tipo di telescopio riflettore di grande apertura – poco costoso e facilmente trasportabile, l’omonimo “Dobson – e della “astronomia di strada”, una sorta di nuova “filosofia” finalizzata a rendere accessibile l’astronomia a tutti.

John Dobson nasce a Pechino il 14 settembre 1915 e nel 1927 si trasferisce con la famiglia a San Francisco. Laureatosi in chimica a Berkley nel 1943, l’anno successivo si unisce a un monastero (il “Vedanta society” di San Francisco) dove diventa monaco dell’ordine Ramakrishna dove si prende carico di riconciliare l’astronomia con gli insegnamenti vedanta, una mansione che lo vede anche impegnato nella costruzioni di telescopi che poi, per proprio diletto porta in giro, nelle strade adiacenti al monastero, affascinando il pubblico che era solito riunirsi numeroso attorno a queste osservazioni improvvisate.

In questo periodo matura quella che sarà poi la sua “filosofia” di vita… Infatti, lasciato l’ordine nel 1967, Dobson diventa cofondatore (assieme a Bruce Smas e Jeffrey Roloff) della “San Francisco Sidewalk Astronomers” (astronomia da marciapiede), un’organizzazione che ambisce a rendere popolare l’astronomia tra le persone per strada.  Ed è così che nasce anche la sua idea minimalista di telescopio, oggi conosciuto come telescopio dobsoniano, diventata famosa grazie alle sue spiegazioni al pubblico su come costruirsi da soli un telescopio, utilizzando materiali di recupero a basso costo.

Nel 1991 pubblica il libro “How and why to make a user friendly sidewalk telescope” edito da Norman Sperling, che ha reso popolare la montatura dobsoniana. Oltre a questo, ha scritto altri due libri: “Beyond space and time” (2004) e “The moon is new” (2008).

Alla sua memoria sarà dedicata, l’8 marzo di quest’anno, la Notte Internazionale degli Sidewalk Astronomers (ISAN).

I quadrati di Dürer – approfondimenti sul quesito e soluzione

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Quadrati magici

La rubrica Moebius del numero di novembre parlava di quadrati magici. Per chi non ricordasse più di cosa si tratta, un quadrato magico è una sorta di matrice formata da n righe ed n colonne, le cui caselle sono riempite con tutti i numeri compresi tra 1 e n2, disposti in maniera tale che la somma dei numeri su ogni riga, su ogni colonna e su ciascuna delle diagonali produca sempre lo stesso numero.

Il “Lo Shu” di cui ho parlato nell’articolo è, di fatto, l’unico quadrato magico di lato 3.

Nel “Lo Shu”, la “costante di magia”, cioè il valore della somma ricorrente dei numeri delle righe, delle colonne e delle diagonali, vale 15, che corrisponde al numero di giorni in ciascuno dei 24 cicli dell’anno solare cinese. Come ricordavo nell’articolo di novembre, questo quadrato viene considerato un simbolo di armonia universale: i numeri presenti nelle sue caselle sono ritenuti dei portafortuna, soprattutto il 5 centrale.

Fateci caso: questo quadrato rimane magico anche se sottoposto a rotazione di 90°, a riflessione rispetto alla colonna centrale, o ad una sequenza di operazioni di questi due tipi.

In tutto possiamo generare 8 quadrati magici 3×3 apparentemente diversi: tuttavia, dal punto di vista dei matematici, le rotazioni e le riflessioni non variano nella sostanza la natura del quadrato magico, per cui si dice che esiste un unico quadrato magico di lato 3.

Immagine tratta da http://keespopinga.blogspot.it/2012/03/quadrati-magici-e-pensiero-occulto.html, di Marco Fulvio Barozzi)

Non appena si considerano quadrati appena più grandi le cose cambiano. Per esempio, trascurando le rotazioni e le riflessioni, esistono ben 880 quadrati magici 4×4, e sono addirittura 275.305.224 le analoghe strutture con lato 5. E qui ci fermiamo, nel senso che non siamo in grado di quantificare i quadrati magici 6×6. E figuratevi quelli più grandi.

Il numero dei quadrati magici aumenta quindi rapidissimamente al crescere del lato. Una cosa è certa: dato un qualsiasi numero n maggiore di 2, è possibile costruire un quadrato magico nxn.

Un altro fatto è assodato: in un quadrato magico di lato n la “costante di magia” è calcolabile con la formula:

Particolarità nel quadrato di Dürer

Il celebre quadrato magico di lato 4 che compare nell’incisione “Melencolia I”, realizzata da Albrecht Dürer nel 1514, è testimonianza dell’interesse rinascimentale per questi bizzarri oggetti matematici.

Come accennavo nell’articolo, anche un matematico rigoroso come Luca Pacioli fu attratto dal fascino numerologico dei quadrati magici.

Nel trattato De viribus quantitatis scriveva infatti:

De li numeri in forma quadrata disposti secondo lastronomi figure deli pianeti cioe ch’per lato et diametri sempre fanno tanto, dove 3 a 9. si trovano quelli di ordine da 3 a 9

Il quadrato di Dürer gode di particolarissime proprietà matematiche. Per esempio, la costante di magia 34 può essere ottenuta non solo sommando i numeri sulle righe, sulle colonne e sulle diagonali, ma anche sommando i numeri dei quattro quadratini 2×2 che si possono ricavare all’interno del quadrato, e persino sommando i quattro numeri agli spigoli. Il quadrato, poi, è simmetrico, nel senso che la somma di un numero qualsiasi e del suo simmetrico rispetto al centro del quadrato dà sempre 17.

Come costruire quadrati magici piccoli e grandi

Volete imparare un piccolo “gioco di prestigio” da esibire orgogliosamente agli amici nelle serate piovose? Realizzate nove cartoncini quadrati, numerati con le cifre da 1 a 9. Disponeteli ora in ordine, come nella figura A. Ruotate ora i numeri esterni di una posizione, ottenendo la disposizione della figura B. Infine scambiate tra di loro i numeri posizionati sugli angoli del quadrato. Et voila, ecco il vostro quadrato magico 3×3: autentico, della pregiata famiglia Lo Shu!

Se però al fascino orientale dei quadrati 3×3 preferite il sapore rinascimentale di quelli 4×4, eccovi accontentati: preparate 16 quadrati con i numeri da 1 a 16, disponeteli in modo ordinato in uno schieramento 4×4 e poi invertite ciascuna delle due diagonali. Ecco servito il vostro quadrato magico di lato 4!

Lo so, l’appetito vien mangiando, e adesso vorreste che vi rivelassi il segreto per costruire con facilità quadrati magici di lato qualsiasi. Bè, non esageriamo: al crescere del lato le cose si fanno molto più difficili, e sono state ideate tecniche molto sofisticate per raggiungere questo obiettivo. Tra le metodologie più interessanti vi sono gli algoritmi genetici, che si ispirano ai meccanismi dell’evoluzione darwiniana per far “emergere” da uno spazio indistinto di possibili soluzioni quelle di qualità più alta (in bibliografia trovate una pagina che illustra questa tecnica per fare evolvere quadrati magici).

Il problema e la soluzione

Il problema di novembre consisteva nel trovare un oggetto di tipo 3×3 che è un parente dei quadrati magici, ma non è veramente magico: nelle sue 9 caselle devono trovare posto i numeri da 1 a 9, ma su ogni riga, su ogni colonna e su ogni diagonale, deve essere costante non la somma dei tre numeri (come nei veri quadrati magici), bensì la somma dei due numeri esterni meno quello centrale. Se volete, potremmo chiamare questo quadrato “sub-magico”.

Così come esiste un solo quadrato magico 3×3 (a meno di rotazioni e riflessioni), esiste un solo quadrato “sub-magico” 3×3 (vedi immagine qui a destra).

Anche in questo caso, si possono generare altri 7 quadrati sub-magici grazie alle rotazioni e alle riflessioni. Ecco tutte le soluzioni possibili:


L’unico lettore che ha inviato tutte e otto le soluzioni è stato Domenico Tumeo, al quale vanno le nostre più vive congratulazioni. Tuttavia il sig. Tumeo non è stato il più veloce a inviare la sua e-mail, e per aggiudicarsi l’abbonamento bastava anche un solo quadrato sub-magico. Il primo ad arrivare in redazione è stato quello di Giorgia Hofer, che però aveva già vinto l’abbonamento con l’enigma di ottobre. Il vincitore di novembre è risultato quindi SERGIO SCALENGHE (che ha anche inviato, seppure in ritardo, una soluzione dell’enigma del mese di ottobre).
Hanno inviato soluzioni corrette anche i lettori Marco Carnevale, Andrea Chiaramonte, Michele d’Errico e Fabio Nevola.

Complimenti a tutti questi… magici lettori!

Letture consigliate

  • Martin Gardner, Enigmi e giochi matematici, Milano, Rizzoli, 2001.

Quante onde nelle nubi di Venere

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Le nuove immagini di Venus Exrpess. Crediti: ESA

Le nuove immagini di Venus Exrpess. Crediti: ESA

A prima vista Venere appare come una sfocata palla bianca senza troppi tratti distintivi, avvolta in un cremoso e pressoché uniforme manto di nuvole che si fa leggermente più chiaro ai poli.

Solo grazie a dettagliate osservazioni radar e infrarosse abbiamo imparato con gli anni a conoscere meglio il pianeta, scoprendo così come la sua superficie e la sua atmosfera siano tutt’altro che monotone. L’Agenzia Spaziale Europea ha aggiunto un nuovo importante tassello nella comprensione delle dinamiche atmosferiche di Venere: uno studio delle onde gravitazionali presenti nella sua atmosfera ha rivelato quattro tipi diversi di onde atmosferiche (lunghe, medie, brevi e irregolari) causate probabilmente dalla presenza sulla superficie del pianeta (a decine di chilometri distanza dalle nubi) di montagne e di rilievi.

Gli strumenti dell’orbiter Venus Express (tra i quali il PFS e VIRTIS realizzati dall’INAF – IAPS di Roma) hanno studiato le nubi di alto livello di cui Venere è ricoperto, riuscendo a rilevare nel dettaglio le caratteristiche individuali di ogni nube, difficili da analizzare su larga scala, e scoprendo così un gran numero di treni d’onda che, nelle immagini diffuse dall’ESA, sembrano imitare le onde mare. La nuova ricerca mostra come le onde si trovino principalmente alle alte latitudini settentrionali del pianeta, e in particolare sopra Ishtar Terra, altopiano di notevoli dimensioni che ospita i rilievi più alti di Venere. L’analisi scientifica dei dati è stata pubblicato sulla rivista Icarus in uno studio di cui la prima autrice è l’italiana Arianna Piccialli.

A dispetto della sua apparenza pacifica, Venere è un pianeta piuttosto turbolento. Sulla sua superficie le temperature toccano i 450°C e non vengono mitigate dai venti, che a quell’altezza soffiano lenti attorno ai 3 km/h. Salendo di una sessantina di chilometri e arrivando agli strati più altri delle nubi, la situazione è completamente ribaltata: -70°C di temperatura e venti che raggiungono i 400 km/h.

Sono state le due sonde spaziali sovietiche Vega 1 e Vega 2 a rivelare per prime, ormai quasi trent’anni fa, l’esistenza di onde atmosferiche in corrispondenza delle cime di Venere. Oggi gli strumenti a bordo di Venus Express hanno permesso di studiare con nuovo e maggiore dettaglio queste formazioni nuvolose. Confermata la presenza di queste onde in corrispondenza della alture del pianeta, uno dei meccanismi più plausibili per la loro creazione sembra allora proprio quello che viene innescato dallo spostamento di un flusso orizzontale di aria nel sorpassare un ostacolo.

“Crediamo che queste onde siano almeno in parte legate  al flusso atmosferico su Ishtar Terra, una regione montuosa che comprende le montagne più alte di Venere”, spiega Silvia Tellmann, coautrice dello studio. “Non siamo ancora in grado di comprendere pienamente come tali ostacoli topografici possano farsi sentire fino ai livelli più alti dell’atmosfera, ma sembra probabile che questo sia uno dei processi chiave per la generazione di onde gravitazionali alle alte latitudini settentrionali di Venere. Le onde potrebbero formarsi quando un flusso d’aria stabile incontra le montagne”.

L’influenza della topografia sulla circolazione atmosferica di Venere è stata prevista da molti modelli teorici, spiega Håkan Svedhem, Project Scientist dell’ESA per Venus Express, ma mai osservata in questo dettaglio.  ”La comprensione dei meccanismi di influenza della superficie del pianeta sui processi atmosferici è fondamentale per riuscire a spiegare la rapida circolazione degli strati più alti delle nubi di Venere”, conclude Svedhem.

Avvicinamento della Luna a Marte e Spica

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23 Gennaio14

23 Gennaio14
A partire dalle primissime ore del 23 gennaio sarà possibile seguire il sorgere della Luna quasi all’Ultimo Quarto in congiunzione con Spica (mag. +0,9) e Marte (mag. +0,5).

Verso l’una del mattino i tre oggetti avranno sull’orizzonte est-sudest un’altezza di +12° e il nostro satellite disterà 4° da Marte e 4,8° da Spica.

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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17.01: “La precisione del sistema tolemaico” di Pietro Planezio.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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17.01: “Vita da astronomo: la giornata tipo degli
studiosi del cielo” di Paolo Davanzo.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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17.01: Fanta-Scienza, Avventure nel tempo e nello
spazio “Le origini dell’uomo: 2001 Odissea nello
spazio“ di Paolo Morini. Ingresso libero.
Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Chang’e-3 fotografa la Terra

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La missione cinese Chang’e-3 si trova sulla Luna già da un mese e l’Accademia cinese delle Scienze ha deciso di rilasciare alcune delle immagini scattate negli ultimo periodo dal lander e dal rover Yutu. Chang’e-3 è la missione che segna la prima volta della Cina sulla Luna: è il terzo paese al mondo ad aver mandato con successo una navicella spaziale sul morbido suolo lunare dopo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Una delle immagini più emozionanti è forse quella che ritrae la Terra, scattata il giorno di Natale. Un’immagine così non si era forse mai vista. E poi una ripresa agli ultravioletti della plasmasfera della Terra.

La Terra vista dalla Luna. La fotografia risale al giorno di Natale. Crediti: Chinese Academy of Sciences

Ripresa agli ultravioletti della plasmasfera, la parte della magnetosfera più interna e quindi più vicina alla Terra. Crediti: Chinese Academy of Sciences

Ecco alcune delle più belle immagini di Chang’e-3 e di Yutu, il primo rover lunare cinese che esplorerà la superficie del nostro satellite naturale dopo quasi 40 anni dall’ultima missione.

Yutu fotografato dal lander Chang’e-3 il 22 dicembre 2013. Crediti: Chinese Academy of Sciences
Il rover Yutu fotografato il 15 dicembre 2013. Crediti: Chinese Academy of Sciences
Il rover Yutu fotografato il 15 dicembre 2013. Crediti: Chinese Academy of Sciences

Poi alcune composizioni a 360° scattate da Chang’e-3 e di Yutu mentre si riprendono a vicenda.

Il paesaggio a 360° attorno al lander Chang’e-3, dopo che Yutu è completamente sceso sulla superficie lunare. Credit: Chinese Academy of Sciences
Il paesaggio lunare visto con gli occhi di Yutu, mentre si allontana dal lander (che si vede in alto nell’immagine). Crediti: Chinese Academy of Sciences

Infine un’immagine scattata durante la fase di allunaggio, il 14 dicembre scorso, pochi minuti prima di toccare il suolo su Mare Imbrium, vicino alla regione Sinus Iridum.

Crediti: Chinese Academy of Sciences

Al Planetario di Ravenna

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15.01: ”Il mito delle sette sorelle: le Pleiadi” di Massimo
Berretti.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

PLANETARIO DI VENEZIA/LIDO

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12.01, ore 16:00: ”Le maree: il fenomeno e le cause”
Alcune considerazioni sulle forze mareali sulla
Terra e su alcuni corpi del Sistema Solare di Enrico
Salvadori.

Per info: tel. 338.8749717
planetario@astrovenezia.net
www.astrovenezia.net

Il Sole debutta alla grande

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AR1944, una della più vaste macchie solari degli ultimi anni, è stata osservata all’inizio di gennaio 2014 dalla sonda NASA Solar Dynamics Observatory. L’immagine della Terra è stata aggiunta come scala delle dimensioni. Crediti: NASA/SDO
AR1944, una della più vaste macchie solari degli ultimi anni, è stata osservata all’inizio di gennaio 2014 dalla sonda NASA Solar Dynamics Observatory. L’immagine della Terra è stata aggiunta come scala delle dimensioni. Crediti: NASA/SDO

Gigantesca macchia solare e flare X

Sua Maestà, il Sole, ha volute celebrare l’anno nuovo con uno spettacolo degno di nota. Proprio il primo gennaio ha fatto la sua comparsa sull’orizzonte occidentale della nostra stella una delle macchie solari (sunspot) più grandi dell’ultimo decennio.  La macchia è composta da diversi spot scuri, di cui il più esteso misura approssimativamente quanto due Terre, mentre tutta la configurazione si estende per una lunghezza pari a circa sette volte il diametro del nostro pianeta. La macchia solare è stata catalogata come AR1944, dove il prefisso sta per regione attiva: oltre alla macchia vera e propria sulla superficie (che appare più scura in quanto più fredda delle zone circostanti), la regione attiva comprende anche parti dell’atmosfera soprastante, in particolare della corona.

Come suggerisce il nome, le regioni attive possono originare alcune tra le più potenti esplosioni solari: i brillamenti (flare), che sprigionano intense emissioni di radiazione a causa del rilascio di energia magnetica, o le espulsioni di massa coronale (CME), che catapultano nello spazio gigantesche nubi di materiale solare.

La rotazione del Sole ha portato AR1944 a trovarsi in questi giorni in bella vista proprio al centro del disco, un palcoscenico perfetto per i fuochi d‘artificio che sono seguiti. Il 7 gennaio, nei paraggi della nuova grande macchia solare, sono stati infatti registrati due flare, di cui il secondo è stato catalogato di classe X 1.2 , dove la lettera X denota la classe di emissioni più intense. Si è quindi trattato del primo flare significativo dell’anno appena iniziato.

In questa immagine, combinazione di due osservazioni SDO del 7 gennaio 2014, si possono vedere sia la posizione della macchia solare gigante che la localizzazione del brillamento di classe X verificatosi in tale giornata. Crediti: NASA/SDO

Associata al brillamento, si è verificata anche un’espulsione di massa coronale (qui un’animazione, qui il filmato della sonda SOHO) diretta in parte verso la Terra che, secondo il NOAA’s Space Weather Prediction Center, probabilmente produrrà per un paio di giorni una tempesta geomagnetica di moderata entità. Fino a tutto il 10 gennaio, alle più alte latitudini, sarà dunque molto facile assistere a spettacolari aurore polari.

AR1944 è ancora ben attiva e possiede un campo magnetico instabile, per cui è abbastanza facile che torni a eruttare ancora. Per tenersi aggiornati, oltre al già citato sito governativo del NOAA statunitense, si può consultare SpaceWeather.com, sempre in inglese.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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10.01: “Ammassi stellari allo zenit” di Roberto Ratti.
Conferenze inizio ore 21:00, a seguire osservazioni
del cielo con i telescopi del Gruppo.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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10.01: Osservazione della volta stellata.
10.01, ore 10:30: Osservazione del Sole.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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10.01: Osservazione dell’opposizione di Giove in
Corso Italia (sede chiusa).

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Il Cielo del Mese – Il Cielo di Gennaio 2014

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Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 gennaio 2014 > 23:00; 15 gennaio > 22:00; 30 gennaio > 21:00
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 gennaio 2014 > 23:00; 15 gennaio > 22:00; 30 gennaio > 21:00

EFFEMERIDI di Gennaio

relative agli oggetti descritti in Coelum n.177

Dopo la clemenza dei mesi autunnali si fa avvertire in gennaio il clima tipico della stagione fredda, che, se da una parte offre le migliori condizioni di trasparenza, dall’altra pone seri problemi a chi vuole raggiungere siti lontani dalle luci cittadine e rimanervi nella lunga notte astronomica.

Del resto, proprio le numerose ore di buio permettono in questo periodo di spaziare – in prima serata – dalle costellazioni autunnali più orientali (Pesci, Pegaso, Balena…) fino alle regioni ricche di nebulose e ammassi del cielo invernale, per terminare nella seconda parte della notte con le prime avvisaglie della grande concentrazione di galassie del cielo primaverile (Vergine, Leone…). Per quanto riguarda i pianeti, dopo il tramonto del Sole sarà Giove, in opposizione nei Gemelli, a rubare lo sguardo, mentre nella seconda parte della notte sarà Marte nella Vergine ad animare la scena.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione di Sole, Luna e pianeti, con tutte le immagini, nella Rubrica Il cielo di novembre di Luigi Becchi e Remondino Chavez presente a pagina 58 di Coelum n.176.

Al Planetario di Ravenna

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07.01: “Cieli d’America Viaggio nel cielo australe”
di Oriano Spazzoli.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Il Cielo sepolto – Nel profondo della Fornace

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Cielo Sepolto
Ecco come dovrebbe apparire la costellazione della Fornace nel momento del transito vista da una località posta alla stessa latitudine di Roma. L'oggetto che invitiamo a identificare questo mese è la grande NGC 1316, una galassia di magnitudine +9 situata nella parte sudest della costellazione. Per identificarla (vedi la cartina alla pagina successiva) consigliamo di puntare il gruppetto di stelle denominato χ (chi) Fornacis (mag. +5,7) e poi di spostarsi a sudovest di 1,7°.

Osservare oggetti così bassi sull’orizzonte ha sostanzialmente due scopi: il primo è quello strettamente legato al sapore delle sfide, che da sempre appassionano molti osservatori, visualisti o fotografi; l’altra è quella di sondare la bontà del cielo da diverse località italiane: in questi casi, infatti, la semplice estinzione atmosferica è solo in parte il fattore discriminante nella visibilità o meno di un oggetto, dal momento che sono le foschie o l’inquinamento luminoso a giocare il ruolo determinante. Gennaio è un mese ideale per osservare la Fornace (Fornax in latino), una piccola regione celeste di 400 gradi quadrati che in questo periodo transita in meridiano verso le otto di sera, un orario molto comodo per la maggior parte degli osservatori. La costellazione è stata creata da Nicolas Louis de Lacaille (1713- 1762) nel 1752, che riunì un gruppo abbastanza insignificante di stelline di 4a e 5a grandezza chiamandolo il “Fornello Chimico”.

Asteroidi – Buona (19) Fortuna a tutti anche da parte di (2062) Aten!

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Asteroidi
Il percorso di (19) Fortuna in gennaio si svolgerà tutto nella parte inferiore della figura dei Gemelli, nei pressi delle stelle zeta e delta Geminorum, e in presenza di Giove. La massima luminosità e la minima distanza dalla Terra si verificheranno intorno al giorno 7, periodo in cui si potrà rivelare la presenza dell'asteroide anche solo con un binocolo.
asteroidi
Il percorso di (19) Fortuna in gennaio si svolgerà tutto nella parte inferiore della figura dei Gemelli, nei pressi delle stelle zeta e delta Geminorum, e in presenza di Giove. La massima luminosità e la minima distanza dalla Terra si verificheranno intorno al giorno 7, periodo in cui si potrà rivelare la presenza dell'asteroide anche solo con un binocolo.

EFFEMERIDI di Gennaio

relative agli oggetti descritti in Coelum n.177

Guardare la lista degli asteroidi in opposizione più brillanti della mag. +12, che è ovviamente la prima cosa da fare per avere una prima idea di quello che ci aspetta, non è questa volta di molto aiuto. Nessuno degli oggetti elencati propone infatti degli spunti abbastanza interessanti: né super opposizioni, né altre storie particolari da raccontare… Perso per perso, ho così deciso di rinunciare all’originalità e di affidarmi alla scelta di un pianetino che, a prescindere dallo spettacolo in grado di offrire, riuscisse almeno ad essere benaugurante per l’inizio del nuovo anno. E quale poteva essere questo simbolico portafortuna se non proprio (19) Fortuna, il cui nome dedico ovviamente a tutti i miei lettori? Fortuna è tra l’altro un oggetto di cui finora nella rivista avevamo parlato molto poco, quando invece per le sue notevoli dimensioni merita di fare senz’altro parte della Hall of Fame asteroidale.

tabella Asteroidi E anche per la sua storia, visto che fa parte del bottino di scoperte accumulate da John Russell Hind (1823-1895) lavorando nel piccolo ma fascinoso osservatorio privato fatto costruire dal mecenate George Bishop in Regents Park a Londra. Sotto quella piccola cupola, Hind scoprì una decina degli asteroidi che oggi consideriamo storici e, tra questi, il 22 agosto 1852, proprio Fortuna, che poi si rivelò un oggetto decisamente grande, un po’ penalizzato dalla sua superficie carboniosa. Come si può vedere dalla tabella in basso, Fortuna possiede la caratteristica di manifestare le proprie grandi opposizioni alternando intervalli di 19 e 23 anni. L’ultima c’è stata nel novembre 2005, quindi non potremo aspettarci niente di sensazionale da quella di quest’anno, che è da ritenersi soltanto discreta; anche se comunque la luminosità arriverà alla mag. +9,7!

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 66 di Coelum n.177.

Nel Cielo – Al largo di Murzim

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Nel cielo 177

Nel cielo 177NGC 2207 & IC 2163, piccole e famose – In una zona relativamente povera di astri brillanti, per riuscire a puntare il primo target del mese sarà necessario partire da Murzim e poi spostarsi di 3,7° in direzione sud-sudovest. Scrutando con molta attenzione, perché l’oggetto non è certamente di quelli che sfavillano, alla fine dovremmo incappare in un batuffolo oblungo in senso orizzontale, non più lungo – visualmente – di un paio di primi.

tabella nel CieloSi tratta di NGC 2207 e di IC 2163, due spirali parzialmente sovrapposte e fisicamente legate… una coppia di galassie interagenti resa famosa da una ripresa di Hubble rilasciata nell’ormai lontano novembre del 1999. Il processo di collisione fra i due oggetti non è ancora in fase avanzata, ma già si notano delle forti perturbazioni nella struttura dei bracci di IC 2163.

Gli esperti ritengono che quest’ultima continuerà ad orbitare intorno alla galassia più grande con passaggi sempre più ravvicinati finché le interazioni mareali non le disgregheranno entrambe, avviandole verso una fusione completa che darà poi vita, fra circa un miliardo di anni, a una galassia ellittica. NGC 2207 e IC 2163 – distanti da noi circa un centinaio di milioni di anni luce (ma il valore è ancora molto incerto) – furono osservate per la prima volta da John Herschel, a Città del Capo, il primo gennaio 1835 con il suo telescopio riflettore da 18,7 pollici (47,5 cm).

Malgrado il diametro, Herschel non riuscì a distinguere i due singoli oggetti (tra i due nuclei c’è una separazione di circa 70″), ma li considerò un’unica “nebulosa”: infatti essi vennero descritti nel suo catalogo come una nebulosa “mediamente luminosa e grande”.
Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici, le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 50 di Coelum n. 177.

Comete: Benedetta LOVEJOY

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Comete

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EFFEMERIDI di Gennaio

relative agli oggetti descritti in Coelum n.177

La prima settimana di dicembre, infatti, la Lovejoy (la quarta cometa scoperta da Terry Lovejoy, amatore australiano divenuto famoso per la straordinaria omonima cometa del 2011) è arrivata fino alla mag. +4,5, sfoggiando una coda di addirittura una decina di gradi… come a dire un gioiellino nel cielo del mattino (sapendo dove guardare) e uno straordinario soggetto fotografico, come si può capire dalla Galleria di questo numero. Anche in gennaio, sia pure in calo di luminosità (che indicativamente varierà dalla +6 alla +8), sarà lei la regina del momento; tanto che per tutto gennaio la si potrà seguire agevolmente prima dell’alba (si veda nella mappa in basso il suo percorso fino a metà febbraio) – i primi giorni con un binocolo e poi con un telescopio medio – nel suo spostamento dall’Ercole all’Ofiuco.
Segnalo la data del 4 febbraio quando la Lovejoy formerà, in un campo di 3-4 gradi, un bel quadretto con l’ammasso aperto NGC 6633 e la cometa C/2012 X1 Linear.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nella Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 27 di Coelum n.177.

Planck, c’è chi dice «ma…»

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SU NATURE, CONTROVERSIA SU ALCUNI DATI

La prima pagina del New York Times del 22 marzo 2013

Il New York Times ci aprì il numero del 22 marzo 2013, con la prima mappa cosmologica del satellite ESA Planck. Mettendola a tutta pagina proprio sotto al celebre motto che dal 1897 riassume la linea editoriale della testata: “All the News That’s Fit to Print”. Certo era una notizia degna d’essere data con risalto: i puntini colorati di quella strana immagine, presentata al mondo il giorno prima a Parigi, ritraggono il paesaggio più antico e onnicomprensivo che si possa concepire, quello dell’universo all’alba del tempo. Un’immagine ancora viva nella memoria del grande pubblico, compreso quello italiano, che l’ha appena eletta notizia scientifica dell’anno nel tradizionale sondaggio online del mensile Le Scienze. Ma soprattutto un’immagine con la quale, dal giorno del rilascio dei dati, si stanno confrontando centinaia di scienziati di tutto il pianeta, perché dall’unione di quei puntini emergono i parametri cosmologici: i numeri chiave che riassumono le proprietà del nostro universo. Una manciata di cifre sulle quali si gioca la validità o meno del cosiddetto Lambda-CDM, il modello standard della cosmologia. Ebbene, è proprio facendo le pulci a quelle cifre che tre cosmologi della Princeton University si sono accorti d’un effetto anomalo presente nei dati ottenuti dai ricevitori di una delle nove frequenze misurate da Planck, quelli a 217 GHz. Un effetto quantitativamente esiguo, ma sistematico, per usare la terminologia degli scienziati.

Stando all’analisi “Planck Data Reconsidered” (pubblicata l’11 dicembre scorso, per ora solo in rete) di David Spergel e colleghi, eliminando dalla mappa i dati a 217 GHz si ridurrebbe anche la differenza, riscontrata da Planck, in alcuni dei parametri cosmologici rispetto a quanto ottenuto da precedenti esperimenti, in particolare dalla sonda WMAP (missione nella quale Spergel ha avuto un ruolo di primo piano). Lo studio dei tre scienziati di Princeton è stato ripreso due giorni dopo da Ron Cowen, sulle pagine di Nature, in un articolo che non dev’essere stato molto gradito al team di Planck – a partire dal titolo, che tradotto suonerebbe “Cosmologi in disaccordo su misteriose anomalie nei dati dall’universo primordiale”. La reazione, sotto forma di commento postato sul sito della rivista, non s’è fatta attendere: «Nel complesso, l’articolo potrebbe dare l’impressione che vi sia, nell’analisi di Planck, un problema di base riconducibile a errori sistematici dei dati. Semplicemente, non è questo il caso», lamenta Jan Tauber, project scientist della sonda ESA, sottolineando come in realtà i parametri cosmologici misurati da Planck siano statisticamente compatibili con quelli calcolati da WMAP, e come la stessa analisi dei dati compiuta dal team di Spergel porti a risultati che coincidono con quelli di Planck entro un sigma. Gli scostamenti riscontrati, spiega Tauber, «sono probabilmente dovuti a differenze metodologiche fra la nostra analisi e quella di Spergel e colleghi, non a errori sistematici nei dati di Planck. Ed entrambe le analisi sono d’accordo sul fatto che il piccolo errore sistematico – dipendente dal tempo e riguardante un sottoinsieme dei dati a 217 GHz – che abbiamo riportato nelle versioni rivedute degli articoli di Planck 2013 ha sui risultati cosmologici di Planck un impatto ridotto».

Per tentare di capire un po’ più in dettaglio l’origine e la portata del problema, Media INAF ha intervistato Nazzareno Mandolesi, responsabile di uno dei due strumenti a bordo di Planck (lo strumento per le frequenze inferiori ai 100 GHz, dunque non quello direttamente coinvolto in questa vicenda).

Sapete già a cosa è dovuta l’anomalia riscontrata nei dati provenienti da alcuni dei rivelatori a 217 GHz?

«Al momento siamo molto cauti nel trattare questo esiguo effetto sistematico a 217 GHz, a una scala angolare corrispondente a multipoli l=1800. Con alta probabilità la causa non va ricercata in sistematiche di origini astrofisiche, che seguono leggi di potenza. Bensì in un effetto strumentale caratteristico dell’accoppiamento fra le componenenti termiche e bolometriche (a 217 GHz) dello strumento Planck. Al livello di precisione in cui siamo è difficile individuare con esattezza il meccanismo di questi piccolissimi effetti strumentali, che sono presenti in quantità nelle missioni satellitari».

Secondo voi riguarda il solo canale a 217 GHz, o potrebbe coinvolgere anche i rivelatori di altri canali?

«Abbiamo effettuato centinaia di test e simulazioni e non abbiamo evidenze del ripresentarsi dello stesso effetto, identificato da noi stessi, in altre bande di frequenza».

L’impatto sui parametri cosmologici, avete detto, è praticamente nullo. E sui numeri che comprendiamo noi, invece? Ci può aggiornare, alla luce della versione rivista dei parametri, sui valori dell’età dell’universo (a marzo era “salita” a 13,82 miliardi di anni) e sulla torta dei suoi ingredienti (materia ordinaria, al 4.9%, materia oscura, ritoccata al rialzo al 26.8%, ed energia oscura, ribassata al 68.3%)?

«Come scritto nelle pubblicazioni del 2013, non è importante il valore centrale dell’intervallo di confidenza dei parametri cosmologici, ma proprio quest’ultimo, ovvero l’errore associato alla misura centrale, come in ogni dato sperimentale in fisica. Non c’è bisogno di ripetere i valori dei principali parametri cosmologici da lei indicati, perché sono già scritti, assieme all’intervallo di confidenza, nel quale i valori da lei riferiti ricadono, nelle pubblicazioni di Planck del 2013».

Spergel sottolinea come la loro analisi sia stata condotta sulle mappe, perché i dati temporali dai singoli rivelatori non sono ancora pubblici. Lo saranno, con il rilascio previsto per il 2014?

«L’analisi sulla base delle linee temporali dei vari rivelatori è molto più complessa e profonda di quella che Spergel ha attuato, e per questo motivo siamo confidenti della sua fondatezza, e confortati dal vederne i risultati confermati dall’analisi proprio di Spergel et al. La collaborazione Planck sta lavorando a pieno ritmo per arrivare nei tempi più stretti alla pubblicazione delle linee temporali dei singoli rivelatori, comprese le componenti polarizzate di tutti i dati raccolti. Abbiamo, in aggiunta ai dati 2013, il doppio di osservazioni per lo strumento HFI e il triplo per lo strumento LFI. L’analisi è molto complessa e richiede test e simulazioni appropriate, e ripetute indipendentemente da gruppi di lavoro diversi, per mettere in risalto eventuali minuscoli effetti sistematici».

Perché, secondo lei, a segnalare per primo il seppur minimale errore è stato il gruppo di WMAP? Semplice fortuna, hanno più tempo a disposizione, la rivalità in vista di un possibile Nobel porta ad alzare l’asticella della competizione… o che altro?

«Come detto, non c’è alcun errore nell’analisi dei dati pubblicata dalla Collaborazione Planck: al contrario, le analisi indipendenti in atto, compresa quella di Spergel, “confermano tutto” nell’intervallo di confidenza da noi dato nelle pubblicazioni del 2013, inclusi ovviamente i principali parametri cosmologici. Il clamore di questa notizia è probabilmente dovuto all’interpretazione data alle parole usate dalla rivista Nature nei titoli di testa di questa analisi: “Planck data reconsidered” non significa infatti “non corretti”, ma appunto, riconsiderati per l’analisi, che appunto conferma quella effettuata da Planck per le pubblicazioni del 2013. Riguardo alla sua precisa domanda mi permetta di non rispondere e di concludere, invece, con un detto del grande Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è segno di grande ignoranza, ma non esserlo porta male”».

Leggi anche su Coelum Astronomia:

> L’ultimo giorno di Planck

> Planck ovvero l’universo svelato

> L’intervista con Marco Bersanelli

> E se la radiazione di fondo fosse solo un localismo?

Halton Arp (1927-2013)

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Halton Arp (1927-2013)

Il grande e controverso astronomo americano è scomparso a Monaco la mattina del 28 dicembre scorso.

QUADRANTIDI: LE PRIME METEORE DELL’ANNO

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Quadrantidi

Ogni inizio anno è caratterizzato dal manifestarsi più o meno discreto dello sciame delle Quadrantidi, il cui nome deriva dalla obsoleta costellazione del Quadrante Murale (introdotta da Lalande nel 1795 e abolita nel 1922) che un tempo occupava la regione situata nella parte nordorientale di Boote (dove quindi è situato il radiante). Il massimo dell’attività, favorito anche dall’assenza del disturbo lunare,
si avrà quest’anno verso le 20:30 del 3 gennaio. A quell’ora il radiante, che è circumpolare, sarà visibile a nord, ma praticamente all’orizzonte; quindi alle nostre latitudini sarà necessario attendere almeno un’ora o due. Le Quadrantidi hanno in genere una velocità di circa 40 km/s, e le tracce, di colore prevalentemente blu, sono discretamente brillanti (anche se molte sono telescopiche). L’attività è di tutto rispetto: mediamente lo ZHR è 70, ma nel recente passato ha toccato anche punte di 200.

Associazione Astrofili Centesi

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03.01: “Comete, meteoriti, i mattoni della vita”. Al
telescopio: Giove, Marte, Nebulosa di Orione, le
Pleiadi, le Iadi e le stelle giganti Betelgeuse e Aldebaran.
Stelle cadenti: Quadrantidi.

Per info: 346.8699254, astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Questi gli appuntamenti mensili.
UAI con SKYLIVE Una Costellazione sopra di Noi –
Il primo venerdì di ogni mese, a cura di Giorgio Bianciardi
(vicepresidente UAI).

www.skylive.it
www.uai.it

Congiunzione Luna Venere

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Congiunzione Luna Venere
Il primo appuntamento astronomico del 2014 sarà quello che il 2 gennaio verso le 17:00 vedrà Venere sull’orizzonte di sudovest brillare 2,8° a sud di una falce di Luna al limite del percepibile. A quell’ora il Sole sarà appena tramontato e il cielo ancora molto chiaro; servirà forse un binocolo per distinguere i due oggetti, alti circa +11° sull’orizzonte.
Congiunzione Luna Venere
Il primo appuntamento astronomico del 2014 sarà quello che il 2 gennaio verso le 17:00 vedrà Venere sull’orizzonte di sudovest brillare 2,8° a sud di una falce di Luna al limite del percepibile. A quell’ora il Sole sarà appena tramontato e il cielo ancora molto chiaro; servirà forse un binocolo per distinguere i due oggetti, alti circa +11° sull’orizzonte.

Il 2014 si aprirà con una congiunzione tra Venere è una esilissima falce di Luna crescente, osservabile verso le 17:00 del 2 gennaio sull’orizzonte di sudovest. I due oggetti a quell’ora, con il Sole appena tramontato, saranno alti circa +11° e disteranno l’uno dall’altro 2,8°.

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