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Se guardo Europa da un oblò

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In queste mappe d’Europa, la relazione, su cinque aree della luna, fra la quantità d’energia depositata dal bombardamento di particelle cariche e il contenuto chimico dei depositi di ghiaccio presenti in superficie. Crediti: NASA / JPL-Caltech / Univ. di Ariz. / JHUAPL / Univ. di Colo

In queste mappe d’Europa, la relazione, su cinque aree della luna, fra la quantità d’energia depositata dal bombardamento di particelle cariche e il contenuto chimico dei depositi di ghiaccio presenti in superficie. Crediti: NASA / JPL-Caltech / Univ. di Ariz. / JHUAPL / Univ. di Colo

È una luna vivace, il satellite gioviano Europa. Al di sotto della sua superficie ghiacciata pare ormai certo che scorra un profondo oceano d’acqua salata, oceano che suscita enorme interesse in quanto potenziale habitat per forme di vita. Al di sopra, invece, è sferzata da un costante flusso di particelle energetiche, con le quali condivide l’orbita attorno a Giove. Ed è proprio la curiosa dinamica di questo flusso a rendere alcune zone della superficie di Europa più adatte di altre per tentare di capire cosa si nasconda nel sottosuolo. Finestre privilegiate, insomma, sul suo oceano sotterraneo. Dunque obiettivo privilegiato d’un’eventuale missione verso il satellite (verso cui si dirigeranno sia la missione Juice dell’ESA che una futura missione della NASA). Ma dove si trovano, queste finestre? E perché proprio lì?

Per rispondere, occorre considerare che Europa viaggia col vento in poppa. Questo perché se l’orbita della luna e del flusso di particelle è la stessa, la velocità è ben diversa: a Europa occorrono circa 3.6 giorni per compiere una rivoluzione attorno a Giove, mentre al campo magnetico che guida il flusso di particelle bastano 10 ore. Ciò significa che le particelle colpiscono Europa alle spalle: se Europa fosse un’automobile, spiega la NASA con un’efficace similitudine, e il flusso di particelle uno sciame d’insetti, quest’ultimi non si spiaccicherebbero sul parabrezza, bensì sul lunotto posteriore.

Ora, poiché Europa, esattamente come la Luna con la Terra, volge verso Giove sempre la stessa faccia, il parabrezza e il lunotto della similitudine corrispondono in effetti a due aree ben distinte della sua superficie: quelle che gli scienziati hanno battezzato come “emisfero anteriore” (leading) ed “emisfero posteriore” (trailing). Ed è su quest’ultimo, come dicevamo, che il flusso di particelle imperversa. Si tratta di particelle cariche piuttosto eterogenee: oltre agli elettroni, ci sono ioni di zolfo e ossigeno provenienti dalle eruzioni vulcaniche in corso su Io, altra luna di Giove che si trova nei paraggi.

Tutte, comunque, particelle provenienti dall’esterno di Europa. Al contrario di quanto accade sull’emisfero anteriore, virtualmente isolato dal bombardamento del flusso di particelle, e dunque molto più indicato per raccogliere indizi di quanto proviene dall’interno della luna, e in particolare dal suo oceano sotterraneo. Ipotesi ora confermata da uno studio, pubblicato su Planetary and Space Science, guidato da Brad Dalton, del JPL. Analizzando i dati spettrometrici nel vicino infrarosso raccolti una decina d’anni fa, su cinque aree della superficie di Europa, dalla sonda Galileo della NASA, i ricercatori hanno avuto la conferma d’una distribuzione non uniforme fra zone con acqua relativamente incontaminata e zone nelle quali prevalgono invece le sostanze chimiche generate dal bombardamento del flusso di particelle.

«La stretta correlazione dei flussi di ioni ed elettroni con le concentrazioni di acido solforico idrato indica che la chimica della superficie di Europa è influenzata da queste particelle cariche», spiega Dalton. «Se dunque volessimo indagare la composizione e l’abitabilità del oceano interno, i migliori siti su cui concentrarci sarebbero quelle regioni dell’emisfero anteriore che abbiamo visto ricevere il minor numero di elettroni, e che presentano le concentrazioni di acido solforico più basse».

Per saperne di più:

Leggi su Planetary and Space Science l’articolo “Exogenic controls on sulfuric acid hydrate production at the surface of Europa“, di J.B. Dalton et al.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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19.04: “A caccia di Et: esistono civiltà extraterrestri?” di Paolo Attivissimo.
Dopo le conferenze serali si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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19.04: Osservazione della volta stellata (cielo permettendo, giardini pubblici).
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Gruppo Astrofili Villasanta

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19.04: Serata osservativa GAV.
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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19.04: “I corpi minori del Sistema solare” e “Presentazione del corso di astrofotografia”.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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18.04: Visita all’osservatorio di Merate
Dopo le conferenze serali si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Che c’è in quella nube?

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La nube d ghiaccio sul polo sud di Titano vista da Cassini (NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute/GSFC)
La nube d ghiaccio sul polo sud di Titano vista da Cassini (NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute/GSFC)

Il cambio di stagione in corso su Titano sta innescando cambiamenti radicali nell’atmosfera di quella che è la più grande luna di Saturno. Un’altra prova evidente arriva da una nube di ghiaccio che sta prendendo forma nei pressi del polo sud del pianetino.

Di che tipo di ghiaccio si tratti non lo sappiamo, ma una nube di questo tipo era da tempo visibile sopra al polo nord, da cui ora sta svanendo, come mostrato dal Composed Infrared Spectrometer (CIRS) sulla sonda Cassini. Per comparire invece a Sud. La nube di ghiaccio meridionale, visibile nel lontano infrarosso, è la prova che un pattern importante di circolazione atmosferica su Titano ha invertito la sua direzione. Quando Cassini ha osservato per la prima volta quella circolazione, l’aria calda dall’emisfero sud si spostava in alto nell’atmosfera, e veniva trasportata verso il più freddo polo nord. Lì, l’aria si raffreddava cadendo verso gli strati più bassi e formando nuvole di ghiaccio.

Gli scienziati si aspettavano da tempo un’inversione di circolazione, quando il polo nord avesse iniziato a riscaldarsi e il polo sud invece a raffreddarsi. Il passaggio ufficiale da inverno a primavera al polo nord di Titano si è verificato nel mese di agosto 2009, e i primi segnali evidenti si sono visti nei dati acquisiti nei primi mesi del 2012. Nonostante ciò, la nube di ghiaccio sul polo sud non era ancora apparsa. Lo strumento CIRS non l’ ha rilevata fino al luglio 2012.

“Questo ritardo ha senso, perché prima il nuovo pattern di circolazione doveva portare grandi carichi di gas al polo sud. Poi l’aria doveva sprofondare. E il polo doveva restare abbastanza tempo in ombra per permettere ai vapori di condensare in ghiaccio “, ha detto Carrie Anderson, membro del team CIRS al NASA Goddard Space Center.

Finora, la composizione del ghiaccio resta un mistero, anche se gli scienziati hanno escluso composti chimici semplici, come metano, etano e cianuro di idrogeno, che sono tipicamente presenti su Titano. Una possibilità è che sia una miscela di composti organici.

25 Aprile: Eclisse parziale di Luna

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eclisse di luna

eclisse di luna
Le quattro fasi più significative dell’Eclisse Parziale di Luna che avverrà la sera del 25 aprile. Nel riquadro 1 si vede la sezione del cono d’ombra della Terra (composta da ombra e penombra) ancora parzialmente nascosta dall’orizzonte. Sono da poco passate le 20:00 e la Luna inizia ad addentrarsi nella regione della penombra. La sua altezza, però, è di nemmeno 1°, per cui l’osservazione di questa fase ci sarà praticamente preclusa. Nel riquadro 2, che mostra il contatto del bordo lunare con la zona d’ombra, poco prima delle 22:00, si vede la Luna già totalmente coperta dalla penombra. Il riquadro 3, invece, coglie il momento, poco dopo le 22:00, in cui l’eclisse d’ombra è al suo massimo (sufficiente a coprire una piccolissima regione del polo nord – evidenziata dal rettangolo bianco – non più estesa di 1/50 del diametro lunare). L’altezza sull’orizzonte sarà di +19° e sarà interessante scoprire se con un telescopio si riuscirà a osservare questo minimo oscuramento. L’Eclisse si concluderà poi (riquadro 4), con la Luna che dopo le 23:00 abbandonerà la penombra.

Gruppo Astrofili W.Herschel

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16.04: “L’osservazione planetaria” di Giacomo Barattia.

Per dettagli e informazioni: info@gawh.net
www.gawh.net

Al Planetario di Ravenna

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16.04: “Neil Armstrong: un uomo sulla Luna” di Claudio Balella.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Tempesta solare in arrivo

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Immagine catturata dal SDO della NASA l’11 aprile. Crediti: NASA/SDO

Immagine catturata dal SDO della NASA l’11 aprile. Crediti: NASA/SDO

Il Solar Dynamics Observatory della NASA ha osservato un flare solare di medio livello alle ore 9 (ora italiana) di ieri mattina, terminato intorno alle ore 14. Secondo quanto riportato dalla NASA, l’intensità dell’evento solare si è attestata a una magnitudo di 6,5, ossia tra moderata e forte. Gli esperti credono che entro 48 ore potrebbe portare una moderata tempesta magnetica a raggiungere la Terra.

I flare solari sono delle forti esplosioni di radiazioni e di materia solare. Nella maggior parte dei casi, questi eventi non hanno alcuna conseguenza sul  nostro pianeta, se non, a volte e nei casi più gravi, nelle comunicazioni satellitari. Il flare è partito da una macchia solare identificata come 1719, e ha generato un momentaneo blackout delle comunicazioni radio.

Il Solar Heliospheric Observatory (SOHO) di ESA/NASA ha catturato questa serie di immagini dell’espulsione di massa coronale (CME). Sulla sinistra si può vedere Marte. Crediti: ESA&NASA/SOHO/GSFC

Un’espulsione di massa coronale (CME) è avvenuta in seguito del flare e di conseguenza è possibile che tra circa 48 ore sulla Terra possa verificarsi una moderata tempesta magnetica di origine solare. Questo flare è stato il più forte registrato in tutto il 2013 fin’ora, e segna il progressivo aumento dell’attività solare che, secondo le previsioni, dovrebbe toccare entro la fine dell’anno l’apice del suo ciclo di attività di 11 anni.

Gli strumenti della NASA hanno anche registrato una debole tempesta di particelle solari (SEP) dirigersi verso la Terra. Questo tipo di eventi si verificano quando protoni e particelle cariche si distaccano dal Sole, di solito durante i flare. Ogni radiazione dannosa di questo tipo è bloccata dall’atmosfera, e quindi le particelle non raggiungono l’uomo.

Un’altra immagine di SOHO. Crediti: ESA&NASA/SOHO/GSFC

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Al Planetario di Ravenna

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14.04, ore 15:30: …un pomeriggio al Planetario “Da grande voglio fare l’astronauta”. Attività adatta a bambini a partire da 8 anni.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

L’acqua di Marte scaldata dal metano

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Un’ immagine della superfice Marziana. CREDIT: ESA

Un’ immagine della superfice Marziana. CREDIT: ESA

L’atmosfera di un pianeta, la sua composizione, ha radici profonde nei meandri del sottosuolo di un pianeta. Infatti il magma che si forma nel sottosuolo intrappola il carbonio nel cuore del nostro pianeta (come altri elementi chimici), per poi rilasciarlo quale gas quando la pressione diminuisce con il salire verso la crosta terrestre. Nel caso del pianeta Terra si trasforma in anidride carbonica favorendo quel fondamentale (finché non passa una certa soglia) effetto serra che permette al calore del Sole di rimanere intrappolato nella nostra atmosfera, rendendola decisamente più vivibile di tutti gli altri pianeti conosciuti.

Ma come questo processo sia avvenuto su altri pianeti, nel caso specifico Marte, è ancora da comprendere pienamente. Su questo interrogativo si sono cimentati gli autori di uno studio apparso sui  Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Secondo i ricercatori della Brown University e della Northwestern University e della Carnegie Institution di Washington, nel passato di Marte il carbonio sarebbe rimasto intrappolato nel magma come ferro pentacarbonile e rilasciato infine in superficie come anidride carbonica o metano, entrambi gas, in particolare il metano, dal forte potenziale serra.

C’è però una differenza chiave nel processo avvenuto sulla Terra e quello che appare essere avvenuto su Marte e cioè l’alta o bassa percentuale di fugacità dell’ossigeno, cioè la quantità di ossigeno messo reso disponibile a reazione con altri elementi.  Sulla Terrà la fugacità dell’ossigeno è molto altra, cosa che non è per altri corpi celesti. Come questo dato possa influenzare il trasferimento del carbonio è uno dei quesiti che si è posto lo studio.

Per dare una risposta i ricercatori hanno sciolto pietra vulcanica a pressioni, temperature e fugacità d’ossigeno differenti notando, grazie ad un potente spettrometro, che a bassa fugacità d’ossigeno più carbonio viene intrappolato nel magma in forma di ferro pentacarbonile, trasformandosi poi in metano e anidride carbonica.

In sostanza, ai primordi del  pianeta rosso l’attività vulcanica che lo caratterizzava ha fatto si che dal sottosuolo il carbonio fosse trasferito in superficie sotto forma prevalente di metano a causa della bassa fugacità dell’ossigeno. In questo modo anche la sua atmosfera rarefatta poteva essere abbastanza calda da consentire all’acqua del primordiale pianeta rosso di rimanere allo stato liquido.

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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12.04: “Pianeti Extrasolari: alla Scoperta di Strani Nuovi Mondi”di Stefano Tosi del Circolo Astrofili di Trezzano.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

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12.04: “Costellazioni di Primavera”. Serata a tema.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Al Planetario di Ravenna

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12.04: I Venerdì dell’A.R.A.R.: ”Astronomia Binoculare” di Paolo Morini. Ingresso libero.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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12.04: “Canti della dorata cupola stellata: astronomia e poesia”.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

L’Astronomia protagonista di Scienza&Natura Expo 2013

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blabla
Entusiasmante e coinvolgente il collegamento in diretta con L’ESO in Cile per un live guidato di ALMA dove, in una conferenza a 3 voci, accompagnati da Giorgio Siringo (ALMA Test Scientist – ESO/Cile) e grazie ai relatori Gianpietro Marchiori (presidente EIE Group) e Jader Monari (responsabile della Stazione RadioAstronomica di Medicina – BO), abbiamo scoperto le incredibili innovazioni tecniche e progettuali messe in atto per la realizzazione del progetto ALMA, le enormi potenzialità scientifiche di ALMA e della radioastronomia che in un futuro vicino ci permetteranno di studiare l’universo come mai finora e dare il via a una nuova era di grandi scoperte.

In diretta dal Cile via webcam, da sinistra, Massimiliano Marchesi e Giorgio Siringo. In sala Jader Monari (di spalle) e Giampietro Marchiori. Sullo sfondo una delle antenne di ALMA.

Di seguito, in anteprima, uno dei video girati durante la diretta:

Grande successo di pubblico anche per le altre conferenze in programma dove grazie all’intervento di personalità come Giorgio Bianciardi (vice Presidente UAI) e Marco Paolilli, Renato Falomo e Roberto Ragazzoni (INAF – Osservatorio di Astonomico di Padova), Lolli Adriano (costruzioni ottiche meccaniche), Francesco Grassi (Gruppo sperimentazioni CICAP) e Luca Boschini (CICAP Lombardia) si è potuto incuriosire il pubblico e coltivare l’interesse verso questo importante settore scientifico che è l’astronomia.

Il pubblico in sala durante le conferenze (in primo piano il Prof. Renato Falomo).

Interessanti anche gli altri appuntamenti a cura delle associazioni presenti in fiera (museologia.it, molecularlab.it, Gruppo Amici del Cielo) e le numerose  iniziative che hanno reso l’astronomia tangibile grazie ad esempio l’osservazione live del sole e avvicinato il pubblico alla scienza e al metodo scientifico attraverso giochi, esperimenti interattivi e anche piccole provocazioni come il “bar Omeopatico” di OMG Science!

In sintesi, un importante momento di incontro tra appassionati di scienza e astrofili che Coelum Astronomia promuove con piacere affinchè l’Astronomia possa assumere un ruolo sempre più centrale nel panorama scientifico e suscitare l’interesse anche di un pubblico di giovanissimi.

Grazie a tutti per aver vissuto con noi quest’esperienza e… al prossimo evento!

L'Ing. Gianpietro Marchiori presenta ALMA

E' poi il momento della radioastronomia italiana, da Medicina l'Ing. Jader Monari.

Il Professor Bianciardi presenta i punti di forza della UAI: ricerca, didattica, divulgazione e lotta all'inquinamento luminoso.

L'Ing. Marco Paolilli presenta il progetto e il prototipo del nuovo CCD UAI.

I Professori Renato Falomo e Roberto Ragazzoni (in foto) ci portano alla "scoperta di nuovi mondi", facendo il punto sulla ricerca di pianeti attorno a stelle vicine.

Lo "jedi" Adriano Lolli presenta il suo nuovo Osservatorio astronomico Arrakis e la sua rivoluzionaria cupola Starwindow

Un pubblico incuriosito segue l'Ing. Francesco Grassi nella presentazione del suo libro "Cerchi nel grano. Tracce di intelligenza". Prima di due conferenze in collaborazione con il CICAP.

Chiude gli interventi targati Coelum la seconda conferenza in collaborazione con il CICAP, tenuta dall'Ing. Luca Boschini, su NASA e UFO: gli extraterrestri sono tra noi e la notizia viene mantenuta celata... o gli alieni siamo noi?

Gli imprevedibili vulcani di Io

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Una animazione di una eruzione su Io ripresa nel 2007 dalla missione NASA New Horizons (strumento LORRI). Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

Una eruzione di queste dimensioni, sulla Terra ricoprirebbe l’intera America in tempi brevissimi. L’eruzione vulcanica del filmato, datata del 2007 e ripresa dalla sonda NASA New Horizons, è solo un esempio di quanto può avvenire su Io, la luna di Giove, il corpo vulcanicamente più attivo di tutto il sistema solare. Una luna che continua a porre agli scienziati numerosi interrogativi.

Una animazione di una eruzione su Io ripresa nel 2007 dalla missione NASA New Horizons (strumento LORRI). Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

L’animazione è composta da 5 immagini realizzate dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della missione New Horizons, quando la sonda passava accanto alla luna di Giove, ad appena 4 milioni di chilometri. Le 5 immagini sono state realizzate il 1 Marzo del 2007, coprendo un tempo di appena 8 minuti. L’incredibile eurzione si estende per 330 Km sopra la superficie e solo una parte della nuvola di fumo e detriti generata, è visibile nell’animazione. In realtà Tvashtar, il vulcano responsabile, è situato nella parte nascosta della luna, a 130 Km al di sotto del bordo del disco. Altri due vulcani in fase di attività sono identificabili nell’immagine: Masubi a ore 7 sul disco di Io, e Zal a ore 10. Un terzo vulcano attualmente non attivo ma ben riconoscibile sulla superficie è la struttura scura a forma di zoccolo di cavallo del vulcano Loki, probabilmente un enorme oceano di lava solidificata. Infine si intravede Boosaule Mons sul bordo destro del disco, con i suoi 18 Km di altezza: la montagna più alta della luna di Giove, nonché una delle più alte dell’intero sistema solare.

A prima vista, i motivi fisici della incredibile attività vulcanica di questa luna sono facilmente intuibili. A causa della sua posizione, Io è sconquassata da forze che la tirano in direzioni opposte: il campo gravitazionale del vicino pianeta gigante Giove e l’attrazione delle due lune Europa e Ganimede, che le passano accanto con periodi cadenzati (cioè con orbite in risonanza). A detta degli esperti, l’effetto di queste forze mareali opposte distorce l’orbita e la forma di Io, scaldando il suo interno e estremizzando il suo vulcanismo.
Ma se questi meccanismi sono noti da anni, rimangono sulla questione numerosi interrogativi. Una ricerca pubblicata in questi giorni da un gruppo di ricercatori NASA ed ESA che utilizza dati storici dalle missioni Voyager e Galileo, mostra come la localizzazione dei vulcani osservati negli ultimi decenni su Io, sorprendentemente non coincida con le mappe derivanti dai modelli teorici predetti dal meccanismo ipotizzato (vedi immagine qui sotto).

Per spiegare questa discrepanza sarà necessario studiare sperimentalmente la struttura interna di Io e delle altre lune di Giove, uno degli obiettivi principali della prossima generazione di missioni interplanetarie, che includerà sonde come l’europea Juice o la recente proposta americana per l’esplorazione di Europa. Una storia, questa, ancora tutta da scrivere.

Due mappe di distribuzione del calore sulla superficie di Io ottenute con due diversi modelli teorici di riscaldamento per forze mareali (rosso zone calde, blu zone più fredde). Crediti: NASA/Christopher Hamilton

Per saperne di più sulla ricerca: Link

UN ATLANTE CELESTE

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Un Atlante Celeste:
Omaggio ad Alessandro Piccolomini
Astronomia e Arte, un dialogo complementare

QUALITA’ DELL’INIZIATIVA conferenze scientifiche – mostre d’arte – installazioni scultoree all’aperto – spettacolo teatrale e proiezioni video

ARTISTI Mauro Benetti, Maurizio Elettrico, Kurt Hofstetter, Lorenzo Mullon

IDEA E DIREZIONE ARTISTICA Beth Vermeer

DIREZIONE SCIENTIFICA Massimo Ramella

SEDI Osservatorio Astronomico di Trieste
Villa Bazzoni in Via Bazzoni 2
Castelletto in Via Tiepolo
Camera di Commercio di Trieste, Atrio in Piazza
della Borsa 2
Science Center Immaginario Scientifico Grignano

INAUGURAZIONE A TRIESTE
11.04 Villa Bazzoni
12.04, ore 18:00, Camera di Commercio

PERIODO DI APERTURA e ORARI GIORNALIERI
Osservatorio Astronomico da definire
Camera di Commercio da definire
Science Centre Immaginario Scientifico ogni domenica

PROMOTORI
INAF Osservatorio Astronomico di Trieste
Provincia di Trieste
Unione degli Astrofili di Trieste

VISITE GUIDATE Unione degli Astrofili di Trieste
INFO Osservatorio Astronomico di Trieste
tel. 040.3199111 – e-mail: info@oats.it
www.oats.it

Al Planetario di Ravenna

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09.04: “Il viaggio delle Voyager verso i pianeti esterni” di Agostino Galegati.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE ASTROFILI

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08.04: “L’ultima eclissi totale di sole vista dall’Australia” di Mario Pingitore e Federica Bernardini.

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329.6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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dall’8 aprile Corso Astronomia pratica Associazione Astrofili Bolognesi. 8 lezioni teoricopratiche per conoscere il cielo, gli strumenti e le tecniche dell’astronomia amatoriale. Sede Sociale Parco DLF – Via Serlio 25 Bologna.
www.associazioneastrofilibolognesi.it/
www.uai.it

Luna e Giove tra le corna del Toro

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Congiunzione Luna Giove

Congiunzione Luna Giove
Anche questo mese si avrà un suggestivo incontro di Luna e Giove tra le corna del Toro. La separazione minima si avrà verso le 21:30 del 14, con una distanza angolare tra i due oggetti di circa 2,5°. Verso le 22:00, come rappresentato in figura, si avrà forse il momento migliore per riprendere la scena sullo sfondo dell’orizzonte. La serie degli avvicinamenti Luna-Giove si chiuderà in maggio, con l’ultimo incontro prima della congiunzione eliaca del gigante gassoso.

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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07.04: “Benvenuti al Planetario”. Proiezione per le famiglie al Planetario.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

I Venerdì dell’Universo 2013

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08.04: “Esplorando il Pianeta Terra con i Geoneutrini” a cura di FABIO MANTOVANI.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it

Le forti braccia delle galassie a spirale

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Le galassie a spirale sono tra oggetti più studiati e affascinanti dell’Universo. Anche la Via Lattea ha questa forma e il Sistema Solare risiede vicino a uno dei bracci spirali che la formano. Ma il modo in cui si formano i bracci di queste galassie a spirale è ancora un punto interrogativo per gli astronomi. Un team di ricercatori dell’Università del Wisconsim a Madison e del Harvard-Smithsonian Center ha provato a trovare delle risposte con un nuovo studio pubblicato su The Astrophysical Journal.

Gli astrofisici guidati da Elena D’Onghia hanno elaborato delle simulazioni al computer per studiare il movimento di 100 milioni di “particelle” (che rappresentano le stelle) che formano i bracci delle galassie a spirale.

“In questo modo mostriamo per la prima volta – ha detto l’autrice dello studio – che i bracci di spirale non sono strutture temporanee, come pensato per molti decenni”. Sono invece persistenti e hanno una vita molto lunga. Per anni gli astrofisici hanno dibattuto tra due teorie: una afferma che queste spirali vanno e vengono con lo scorrere del tempo e sono legate a condizioni locali come maggiore o minore presenza di gas e stelle in formazione; un’altra tesi, la più sostenuta in ambito accademico, afferma che il materiale che compone i bracci, quindi stelle, polvere e gas, viene influenzato dalla forza di gravità, che lega e mantiene il materiale unito in quella forma per un lungo periodo di tempo.

I dati ottenuti dal nuovo studio si collocano a metà strada tra le due teorie: le spirali si formano a causa di grandi nubi molecolari – le zone di formazione stellare –  che nelle simulazioni agiscono da “perturbatori” e sono sufficienti sia a dare vita ai bracci a spirale sia a tenerli assieme per un tempo indefinito. Ma i ricercatori hanno notato che anche quando le “perturbazioni” (le nubi di gas) vengono eliminate, le spirali rimangono al loro posto, autoperpetrandosi. Ed è qui che entra in gioco la forza di gravità.

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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06.04, ore 21:00: La notte dei telescopi.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Montecatini Val di Cecina Astronomical Centre

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Sabato 6 o 13 aprile: A spasso fra le galassie 2013. In occasione del novilunio di aprile, una serata
di osservazione e di fotografia deep sky. Ingresso libero.
Per informazioni: Tel 0587 755864
info@astronomicalcentre.org
www.astronomicalcentre.org

In Cile con l’ESO per una visita Live guidata di ALMA

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A Milano, sabato 6 aprile 2013, presso Parco Esposizioni di Novegro (Pad. D Sala convegni, ore 17.30) da non perdere la conferenza in diretta web con il Cile, in collaborazione con ESO, INAF, UAI, EIE Group.

IN ESCLUSIVA PER L’ITALIA dal deserto cileno di Atacama, tra i siti più remoti della Terra, la visita in diretta web del più grande osservatorio radioastronomico del mondo: ALMA

Coelum Astronomia e l’Unione Astrofili Italiani vi invitano alla visita in diretta web di ALMA, il nuovo enorme complesso di antenne radio che sorge nel deserto cileno di Atacama. Inaugurato lo scorso marzo dal Presidente cileno Sebastián Piñera (ALMA Inauguration Livestream) l’Atacama Large Millimeter Array (ALMA) è forse il più grande progetto astronomico in corso.

ALMA sorge sull’altopiano del Chajnantor (circa 5000 metri di quota), circa 50 km ad est di San Pedro di Atacama, in uno dei luoghi più aridi della Terra. Gli astronomi vi trovano condizioni ineguagliabili per l’osservazione, ma devono gestire un osservatorio di frontiera in condizioni molto difficili.

ALMA Antennas on the Chajnantor Plateau Antennas of the Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), on the Chajnantor Plateau in the Chilean Andes. Credit: ESO/C. Malin

Proprio questa difficoltà rende ancora più straordinaria l’opportunità che ESO (l’Osservatorio Europeo Australe, che gestisce i più avanzati telescopi da terra) ci ha dato, quella appunto di visitare questo nuovo array accompagnati da GIORGIO SIRINGO (ALMA Test Scientist – ESO/Cile). L’astronomo, che potrà interagire con il pubblico, ci mostrerà il campo base dove vengono assemblate le antenne (l’Operations Support Facility – OSF), situato a 2900 m di altezza dove si trova anche il centro di controllo operativo di ALMA, e l’Array Operations Site (AOS, distante circa 25 km dall’OSF) dove sono installate e operano le grandi parabole.

Il campo base, l'Operations Support Facility, dove vengono assemblate le parabole successivamente trasportate sull'altopiano del Chajnantor. Sulla destra gli edifici del centro di controllo di ALMA. © ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)

Il dott. G. Siringo ci spiegherà il progetto mostrandoci le antenne ancora in costruzione all’OSF ma anche quelle già posizionate a quota 5000 e ci racconterà delle difficoltà quotidiane del vivere e lavorare in siti così estremi…

Ma non è finita qui. In sala infatti, a Milano, saranno presenti un radioastronomo ben noto al pubblico italiano, JADER MONARI – responsabile della Croce del Nord il grande complesso di antenne situato a una trentina di chilometri da Bologna, la Stazione RadioAstronomica di Medicina, e GIANPIETRO MARCHIORI, Presidente dell’italiano EIE GROUP, design autority del progetto ALMA per la parte europea di progettazione delle antenne.


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Una conferenza a tre voci quindi, non solo per scoprire le incredibili innovazioni tecniche e progettuali messe in atto per la costruzione di questo straordinario telescopio ma anche le enormi potenzialità scientifiche di ALMA e della radioastronomia che in un futuro vicino ci permetteranno di studiare l’universo come mai finora e dare il via a una nuova era di grandi scoperte.

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CHE COS’E’ ALMA

L’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) è la più grande struttura al mondo per la radio-astronomia, costruita per svelare i segreti delle nostre origini cosmiche. E’ un insieme di 66 enormi antenne di altissima precisione – di cui 54 hanno un diametro di 12 metri e altre 12 di 7 metri – che, pur distanti dai 150 metri ai 16 km l’una dall’altra, lavoreranno insieme come un unico singolo telescopio.

L’array, installato a 5000 metri di elevazione sull’altopiano cileno del Chajnantor, è un progetto internazionale frutto di una collaborazione di Europa, Nord America e Asia Orientale, con la partecipazione della Repubblica del Cile.

L’inaugurazione, svoltasi lo scorso marzo alla presenza del Presidente cileno e del Direttore Generale dell’ESO, Tim de Zeeuw, ha segnato il completamento del progetto costruttivo dei sistemi principali del gigantesco radiotelescopio che è ora operativo.

Il partner europeo di ALMA è l’European Southern Observatory (ESO). ALMA è un osservatorio rivoluzionario che permetterà agli astronomi di osservare la luce proveniente da alcuni degli oggetti più freddi e lontani dell’Universo, con una risoluzione ed una sensibilità molto maggiori rispetto a quelle degli strumenti attuali.

Uno degli obiettivi di ALMA è catturare la radiazione emessa da galassie lontanissime, tra le prime ad essersi formate nella storia del cosmo: la luce che vediamo, infatti, è stata emessa da queste galassie oltre dieci miliardi di anni fa. La lunghezza d’onda della luce emessa da queste lontanissime galassie è stata ‘stirata’ durante il viaggio verso di noi a causa dell’espansione dell’Universo: emessa come luce infrarossa, questa radiazione raggiunge la terra con una lunghezza d’onda maggiore, ovvero millimetrica o sub-millimetrica. ALMA è quindi lo strumento ideale per andare a caccia delle prime galassie e scoprire come si sono formate le varie strutture che compongono l’Universo.

Sugar molecules in the gas surrounding a young Sun-like star. Credit: ESO/L. Calçada & NASA/JPL-Caltech/WISE Team

ALMA sarà il telescopio più potente per osservare queste nubi freddissime ed ottenerne immagini con una risoluzione senza precedenti. Grazie ad ALMA, gli astronomi potranno realizzare immagini dettagliatissime di stelle e pianeti nascenti all’interno di nubi gassose nei pressi del nostro Sistema Solare, e grazie ad esse potranno capire meglio come si formano le stelle, i pianeti e la vita stessa.

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Gruppo Astrofili Villasanta

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05.04: “Meccanica celeste” a cura di A. Fumagalli.
Per info: marco.saini@email.it
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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05.04: “L’uomo nello spazio” di U. Donzelli.
Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

I Venerdì dell’Universo 2013

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05.04: “L’Atmosfera Terrestre tra Quieto Vivere e Fenomeni Estremi” a cura di ENRICO ARNONE.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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05.04: “Viaggio all’orizzonte degli eventi: i luoghi più esotici della Relatività Generale” di Stefano Covino.
Dopo le conferenze serali, meteo permettendo, si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 4 aprile

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Il 4 aprile, prima che la cometa si perda nell’anonimato, ci sarà la possibilità di fotografarla 2,5° a ovest di M31, la Galassia di Andromeda.
Essendo ormai divenuta un oggetto circumpolare, converrà cercarla all’alba verso nordest, quando rispetto al Sole sorgerà ben 3,5 ore prima!

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Al Planetario di Ravenna

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02.04: “Antichi viaggi nel cosmo” di O. Spazzoli.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

IL LUNGO SALUTO DI Cerere E Vesta, li rivedremo solo il prossimo autunno

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asteroridi

asteroridi
Anche il piccolo asteroide 2012 DA14 alla fine è passato. Velocissimo, sfiorando delicatamente la Terra come previsto, ma davanti a una platea di osservatori ormai parecchio distratta da quanto era successo in Russia appena qualche ora prima. Grazie a Dio, come ormai tutti saprete, il meteoroide di Chelyabinsk si è frammentato a un’altezza molto superiore a quella dell’evento Tunguska, altrimenti saremmo qui a parlare di una città devastata e non di qualche danno agli edifici. Alla fine, aveva ragione Whipple a dire che asteroidi e comete sono il campo di ricerca che più riconduce l’apparente innocua astrattezza degli spazi infiniti alla preoccupazione della specie umana per un pericolo immanente… (l’astronomo americano finiva regolarmente il discorso con una imprecazione off record del tipo: «Who cares a damn galaxy?», che nella versione più educata può essere tradotto in «a chi può interessare una dannata galassia?»). Grande Fred, morto troppo giovane nel 2004, a 98 anni!

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 70 di Coelum n.169.

Spettacoli ed eventi da non perdere a SCIENZA&NATURA EXPO “Speciale Astronomia”

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Coelum Astronomia, rivista scientifica da 15 anni in Italia punto di riferimento per chi ama l’astronomia, sarà presente attivamente alla fiera Scienza&Natura che si terrà il prossimo 6-7 aprile presso il Parco Esposizioni di Novegro (MI).

In questa 6ª edizione “Speciale Astronomia” sono molti gli eventi culturali in programma: conferenze, osservazione in notturna, laboratori e,  per tutta la durata della fiera, spettacoli per grandi e piccini al planetario FULL DOME della Columbia Optics al centro del Padiglione D alle spalle della sala conferenze …e molto altro ancora!

Da non perdere, IN ESCLUSIVA PER GLI APPASSIONATI ITALIANI, la visita in diretta web conference di ALMA, il nuovo enorme complesso di antenne che sorge nel deserto cileno di Atacama. L’Atacama Large Millimeter Array (ALMA) è forse il più grande progetto astronomico in corso. Interverranno Giorgio Siringo (ALMA Test Scientist – ESO/Cile) in diretta dal Cile, affiancato in sala da Gianpietro Marchiori (Ingegnere elettrotecnico, responsabile dell’EIE GROUP principale azienda italiana che ha partecipato al progetto) e Jader Monari (Responsabile Stazione Radioastronomia di Medicina – INAF). In una conferenza a tre voci ci presenteranno il progetto ALMA sotto tutti i punti di vista,  dalla progettazione alla realizzazione, agli obiettivi e alle nuove possibilità per la ricerca radioastronomica.


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E ancora la conferenza Alla ricerca di altri mondi a cura di Renato Falomo e Roberto Ragazzoni (INAF – Osservatorio di Padova). La ricerca di pianeti attorno ad altre stelle rappresenta da sempre uno dei sogni dell’uomo nel progresso verso la conoscenza del nostro Universo. Oggi le nuove tecniche osservative hanno consentito di rivelare la presenza di pianeti attorno ad alcune centinaia di stelle vicine, mostrando in modo sempre più convincente che la formazione di pianeti attorno alle stelle è un fenomeno piuttosto comune e diventa quindi ancora più stimolante cercare pianeti simili, per condizioni almeno astronomiche, alla nostra Terra. Nei prossimi decenni diventeranno operativi numerosi progetti condotti sia con nuovi strumenti da terra sia con satelliti in orbita per la ricerca di altri mondi e per studiarne le loro caratteristiche. Di sicuro le sorprese non mancheranno…

Ma il ricco programma di conferenze delle due giornate non finisce qui, in apertura il sabato infatti l’intervento di Giorgio Bianciardi (vice Presidente UAI) con la conferenza L’Unione Astrofili Italiani (UAI): una risorsa per l’appassionato di astronomia. L’Unione Astrofili Italiani riunisce gli appassionati di astronomia di tutta Italia. Al suo 46° Congresso il prossimo maggio, è seguita dal curioso delle cose del Cielo come dal semi-professionista, in grado di svolgere vere e proprie ricerche nei più vari settori dell’astronomia.

Mentre la domenica Adriano Lolli (titolare della ditta Coma) ci presenterà il suo Osservatorio Arrakis di Teramo e l’innovativo progetto da lui stesso ideato: la cupola STARWINDOW.


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Presente in Fiera anche il CICAP di Piero Angela (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale e le Pseudoscienze – www.cicap.org) con due interventi sempre nella giornata di domenica: Francesco Grassi (Gruppo sperimentazioni CICAP) con la presentazione del libro Cerchi nel grano e Luca Boschini (CICAP Lombardia), con una conferenza sul tema Nasa – UFO: misteriosi casi di UFO nello spazio. Gli extraterrestri sono tra noi e la notizia viene mantenuta celata, o piuttosto… gli alieni siamo noi? Due conferenze per provare a trovare assieme qualche risposta.

Non mancherà poi l’occasione di seguire seminari a tema tenuti dai vari gruppi astrofili presso i loro stand e, il sabato sera, la possibilità di tentare delle osservazioni in notturna: Novegro non sarà la location più adatta per l’osservazione astronomica, ma sarà senz’altro il luogo ideale per l’intervento di Plinio Camaiti che, in esterni dalle 20 in poi, terrà il seminario Le luci ci rubano il cielo: gli effetti negativi di una illuminazione pubblica sbagliata ed eccessiva sulla godibilità del cielo notturno, con osservazioni a cura dei Gruppi astrofili…

…e molto altro ancora!

Qui il programma in costante aggiornamento, un breve abstract delle conferenze e le facility per partecipare.

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Anelli d’antiquariato attorno a Saturno

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Uno scorcio degli anelli di Saturno e di alcune sue lune (in primo piano Encelado) ottenuto dalla narrow-angle camera della sonda Cassini-Huygens nell’ottobre del 2010. Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute

Uno scorcio degli anelli di Saturno e di alcune sue lune (in primo piano Encelado) ottenuto dalla narrow-angle camera della sonda Cassini-Huygens nell’ottobre del 2010. Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute

Sono lì, bellissimi e maestosi, a fare da corona Saturno, il secondo più grande pianeta del Sistema solare. E da quando la sonda Cassini si è inserita nella sua orbita, nel 2004, sono anche uno dei suoi principali obiettivi scientifici. Grazie a Cassini abbiamo scoperto molto sul complesso sistema di anelli di Saturno, come il fatto che quelli della fascia A e B  sono composti quasi totalmente da ghiaccio d’acqua. Un risultato ottenuto grazie al contributo fondamentale dello spettrometro VIMS (Visual and Infrared Mapping Spectrometer), uno degli strumenti a bordo della sonda Cassini di cui l’Agenzia Spaziale Italiana ha fornito il canale VIS, mentre l’Istituto Nazionale di Astrofisica partecipa all’utilizzo scientifico dei dati prodotti.

Ed è ancora VIMS il protagonista delle ultime approfondite indagini condotte sugli anelli e sulle lune di Saturno. Indagini che mostrano come essi siano composti di materiali che, seppure alterati in superficie da depositi relativamente recenti di pulviscolo e dall’interazione con le particelle magnetosferiche, hanno età risalenti ad oltre 4 miliardi di anni fa.

“Studiare il sistema di Saturno ci aiuta a capire l’evoluzione chimica e fisica del nostro Sistema solare”, dice Gianrico Filacchione, dell’INAF-IAPS, primo autore dello studio recentemente pubblicato online sul sito della rivista Astrophysical Journal. “Ora sappiamo che per comprendere questa evoluzione è necessario non solo analizzare singolarmente una luna o un anello, ma piuttosto riuscire a collegare in modo coerente le varie relazioni che legano questi corpi celesti. Per questo motivo abbiamo comparato tra loro le proprietà spettrali degli anelli principali, delle 7 lune maggiori (Mimas, Encelado, Teti, Dione, Rea, Iperione, Giapeto) e delle 7 lune minori (Prometeo, Pandora, Giano, Epimeteo, Calipso, Telesto, Helene e Febe). La nostra indagine è un altro importante risultato ottenuto grazie all’infaticabile attività di VIMS, che finora ha inviato a Terra oltre 250.000 immagini iperspettrali, per un totale di oltre 140 gigabyte di dati, e del team INAF che ne cura il supporto scientifico”.

L’analisi dei dati raccolti da VIMS ha permesso di ricostruire la distribuzione del ghiaccio d’acqua e di altri composti chimici attraverso i loro colori caratteristici, mostrando come nella luce visibile le colorazioni degli anelli e delle lune siano dovute a depositi superficiali di pulviscolo e materiali organici mentre le analisi nella banda infrarossa hanno confermato che il ghiaccio d’acqua ha una distribuzione sostanzialmente uniforme attraverso tutto il sistema di Saturno. Per gli scienziati  è la prova che il ghiaccio d’acqua, il principale costituente di questa popolazione, sia conseguenza della composizione originale del disco protoplanetario da cui questi oggetti si sono formati all’alba del Sistema solare.

E i ricercatori sono certi che il ghiaccio d’acqua rilevato sia davvero così antico perché Saturno orbita attorno al Sole oltre la cosiddetta “linea della neve”, che divide la zona interna del Sistema solare – più calda, dove i ghiacci e altri elementi volatili di dissipano per effetto dell’irraggiamento del Sole – dalla regione più esterna e fredda, dove i ghiacci rimangono sostanzialmente inalterati.

L’indagine evidenzia come la patina colorata presente sulle particelle degli anelli e sulle lune di Saturno sia legata in prima approssimazione alla loro posizione nel sistema di Saturno. Le lune interne, che orbitano nell’anello E, risultano ‘sbiancate’ dagli spruzzi di acqua ghiacciata espulsi dai geyser di Encelado. Titano invece sembra bloccare questi getti verso le lune più esterne. Oltre l’orbita di Titano, gli scienziati hanno scoperto che le superfici delle particelle dell’anello di Febe e delle altre lune di Saturno tendono a presentare colorazioni più rosse via via che ci si allontana dal pianeta. Febe, una delle lune esterne di Saturno, sembra spargere polvere rossastra che va a depositarsi sulla superficie delle lune vicine, come Iperione e Giapeto.

Una pioggia di meteoroidi esterni avrebbe inoltre dato un tocco di colore al sistema principale degli anelli – in particolare quelli all’interno dell’anello B – donandogli una leggera tonalità rossastra, che secondo gli scienziati sarebbe dovuto a particelle di ferro ossidato – ossia ruggine – oppure da idrocarburi aromatici policiclici, che potrebbero essere progenitori di molecole organiche più complesse. Una delle grandi sorprese emerse da questa ricerca è stata quella di osservare la presenza di colorazione rossastra anche sulla superficie irregolare di Prometeo, una piccola luna di circa 100 km di diametro, molto simile a quella delle particelle che compongono l’anello nelle sue vicinanze. Le altre lune vicine sono infatti decisamente più candide.

“La colorazione rossastra comune suggerisce che Prometeo è ricoperto da materiale presente negli anelli di Saturno”, dice Bonnie Buratti, del team VIMS presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA, tra i coautori dell’articolo. “Finora abbiamo sempre pensato che fosse il contrario – che cioè gli anelli derivano dalla frantumazione dei satelliti di Saturno. Ma è anche possibile che le particelle espulse dall’anello si siano aggregate a formare il satellite”.

“Lavorare con questo team è un’esperienza estremamente positiva per l’ottima amalgama che si è creata – ha dichiarato Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana – e ovviamente per la capacità di analizzare i dati, pur mantenendo la visione del contesto di un pianeta complesso come Saturno. Indubbiamente parte del merito va anche a una missione, come quella Cassini, che favorisce quest’ambiente di lavoro così positivo”.

Nel team che ha realizzato l’articolo The radial distribution of water ice and chromophores across Saturn’s system pubblicato online sul sito della rivista The Astrophysical Journal, oltre Gianrico Filacchione ed Enrico Flamini, partecipano Fabrizio Capaccioni, Priscilla Cerroni, Mauro Ciarniello e Federico Tosi, tutti dell’INAF-IAPS.

Per saperne di più:

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 30 marzo

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Saranno questi, se la cometa non avrà proprio deluso del tutto, i momenti migliori per la ripresa fotografica della Pan-STARRS. La cometa supera i +19° di altezza e tramonta più di due ore dopo il Sole. Ci sarà abbastanza tempo per realizzare delle ottime fotografie.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

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