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Pio & Bubble Boy – Coelum n.165 – 2012

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vignetta Coelum 165

vignetta Coelum 165

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.165 – 2012. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Associazione Astrofili Centesi

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Prossimi appuntamenti:
30.11: “La culla delle stelle: le nebulose…”. Al telescopio: Giove, le Pleiadi, la galassia di Andromeda e la nebulosa di Orione.
Per info: cell. 3468699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Il mese della Scienza BIBLioTECA CIVICA “Lino Penati” Via Fatebenefratelli – Milano

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29.11: “Geoturismo” di Giovanni Grieco.

INFO: BIBLIOTECA CIVICA (02 9278300)
www.astrofilicernusco.org

Gruppo Astrofili Rozzano

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29.11: “Maya: 2012 la fine del mondo?” a cura di Luigi Folcini.
I Martedì della scienza. Sala conferenze-Cascina Grande, Biblioteca Civica, Via Togliatti, Rozzano.

Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Eclisse parziale di penombra il 28 Novembre

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Eclisse Parziale di penombra
Eclisse Parziale di penombra

Eclisse Parziale di penombra
Eclisse Parziale di penombra

eclisse penombraIl secondo evento più importante del mese, sebbene di gran lunga meno spettacolare della congiunzione Venere-Saturno, sarà l’eclisse parziale di penombra che si verificherà il 28 novembre. La Luna entrerà nella corona della penombra alle 13:15 TMEC, quando sarà sotto l’orizzonte est di –26°, e raggiungerà il massimo dell’eclisse (91,5% del diametro lunare coperto dalla penombra) alle 15:33, quando sarà a –11°. In Italia riusciremo quindi a seguire soltanto l’ultimissima fase dell’eclisse, quando appena il 27% del diametro lunare sarà leggermente oscurato, verso le 17:30, con la Luna alta sull’orizzonte circa +7°.

Al Planetario di Ravenna

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Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. Inizio ore 21:00.

27.11: “Keplero, la sonda che scopre pianeti” di Claudio Balella.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Corso di ASTRONOMIA PER TUTTI – 2012 “L’Universo come non l’hai mai visto”

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Le lezioni, tenute dagli esperti del Gruppo Divulgatori della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia, si svolgeranno presso il:
Punto vendita Salmoiraghi & Viganò di Bari – Via Piccinni 92 – ogni mercoledì alle ore 20,00 a partire dal 14 novembre 2012

28.11: L’esplorazione spaziale del sistema solare. Descrizione dei pianeti del sistema solare.

Le iscrizioni saranno raccolte direttamente nel negozio di Via Piccinni, versando una quota individuale pari a 60,00 euro che comprende l’abbonamento alla rivista Coelum
Astronomia (semestrale cartacea o annuale on line), materiale didattico e gadget. Il limite massimo è di 20 partecipanti per corso, al termine del quale verrà rilasciato un diploma
di partecipazione e la possibilità di accedere in via esclusiva a sconti.
Per informazioni e prenotazioni:
www.saitpuglia.it – www.thelunarsociety.it – www.salmoiraghievigano.it

Congiunzione Venere Saturno il 27 Novembre

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Congiunzione Venere Saturno
Congiunzione Venere Saturno
Congiunzione Venere Saturno
Congiunzione Venere Saturno

A fine mese Venere incontrerà anche Saturno, contribuendo così a realizzare l’evento forse più spettacolare del mese: una progressiva congiunzione che culminerà nel massimo avvicinamento del 27 novembre quando i due pianeti sorgeranno verso le 5:00 separati solamente di 33′ (poco più di un diametro lunare).

Niente atmosfera per il pianeta nano Makemake

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Questo mondo gelido e lontano rivela per la prima volta i suoi segreti

Il pianeta nano Makemake è grande circa due terzi di Plutone e si sposta intorno al Sole su un orbita molto lontana, al di là di quella di Plutone ma più vicino al Sole rispetto a Eris. Si tratta del più massiccio pianeta nano finora scoperto nel Sistema Solare. Dalle  osservazioni effettuate fin’ora il gelido Makemake è risultato simile agli altri pianeti nani, portando a concludere che la sua atmosfera, se presente, avrebbe dovuto essere simile a quella di Plutone. Questo nuovo studio mostra invece che, come Eris, Makemake non è circondato da un’atmosfera significativa.

L’equipe, guidata da José Luis Ortiz (Instituto de Astrofísica de Andalucía, CSIC, Spagna), ha combinato diverse osservazioni effettuate con tre telescopi dell’ESO nei siti osservativi del Cile di La Silla e Paranal – il VLT (Very Large Telescope), l’NTT (New Tecnology Telescope) e TRAPPIST (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope) – con dati di altri telescopi più piccoli del Sud America per osservare Makemake mentre transitava di fronte a una stella lontana.

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Mentre Makemake passava di fronte alla stella e ne bloccava la luce, la stella è scomparsa e riapparsa molto bruscamente invece di affievolirsi e poi tornare brillante gradualmente. Questo significa che il pianeta nano non ha un’atmosfera importante” dice José Luis Ortiz. “Si pensava che Makemake avesse buone probabilità di aver sviluppato un’atmosfera, che non ce ne sia traccia significa che dobbiamo imparare ancora molto a proposito di questi corpi misteriosi. Scoprire per la prima volta le proprietà di Makemake è stato un grande passo avanti nello studio del club ristretto dei pianeti nani ghiacciati“.

La mancanza di lune di Makemake e la sua grande distanza da noi lo rendono molto difficile da studiare; ad esempio nel caso di oggetti con una o più lune, i moti di questi satelliti possono essere utilizzati per ricavare la massa dell’oggetto, cosa che in questo caso non è stata possibile fare. Le nuove osservazioni aggiungono perciò molti dettagli alla nostra conoscenza di Makemake: determinano le sue dimensioni in modo più accurato, mettono limiti stretti alla presenza di una possibile atmosfera e stimano la densità del pianeta nano per la prima volta. Hanno anche permesso agli astronomi di misurarela sua albedo, ovvero quanta parte di luce solare viene riflessa dal piccolo pianeta, che è risultata paragonabile a quella che verrebbe riflessa dalla neve sporca (più alta di quella di Plutone e più bassa di quella di Eris).

Il tutto assume ancora maggiore importanza se si tiene conto che nel caso di Makemake, che si muove in una zona di cielo relativamente povera di stelle, le occultazioni sono un fenomeno davvero raro. E prevedere accuratamente eventi così poco frequenti è molto difficile: il successo ottenuto grazie alle osservazioni coordinate, da parte di un’equipe sparsa in punti diversi del Sud America, è da considerarsi quindi un importante risultato.

Plutone, Eris e Makemake sono tra i maggiori esempi di numerosi corpi ghiacciati in orbita lontano dal Sole“, conclude José Luis Ortiz. “Le nostre nuove osservazioni hanno migliorato la nostra conoscenza di uno dei più grandi, Makemake. Saremo ora in grado sfruttare le informazioni ottenute per le proseguire nell’esplorazione di questi affascinanti oggetti appartenenti alla zona esterna del Sistema Solare“.

Note

Makemake era inizialmente conosciuto come 2005 FY9. È stato scoperto un paio di giorni dopo Pasqua nel marzo 2005, guadagnandosi il soprannome informale di “Coniglietto Pasquale“. Nel luglio 2008 ha ricevuto il nome ufficiale di Makemake: Makemake è il creatore dell’umanità e dio della fertilità nei miti dei popoli indigeni dell’isola di Pasqua.

Makemake è uno dei cinque pianeti nani finora riconosciuti dall’Unione Astronomica Internazionale. Gli altri sono Cerere, Plutone, Haumea ed Eris. Ulteriori informazioni sui pianeti nani e i pianeti è disponibile presso l’Unione Astronomica Internazionale.

Links

MARTE, l’annuncio della scoperta “sconvolgente” ci sarà i primi giorni di dicembre!

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Rock 'Et-Then' Near Curiosity, Sol 82. Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Pochi minuti fa abbiamo avuto la conferma del fatto che, contrariamente a quanto annunciato in serata (si prevedeva un attesa di settimane), la rivelazione sulla natura della scoperta di Curiosity verrà data nel corso dell’imminente meeting dell’American Geophysical Union, che si terrà a San Francisco dal 3 al 7 dicembre prossimo: “Indeed, Grotzinger confirmed to SPACE.com that the news will come out at the fall meeting of the American Geophysical Union, which takes place Dec. 3-7 in San Francisco” (fonte Space.com). Nel frattempo cercheremo di saperne di più e tenervi informati.

Comunque, la speranza di tutti è che questa volta non si tratti di una comunicazione di scarsa importanza come quella di un anno fa, quando a fronte di un battage degno di miglior causa, la notizia fu quella della “scoperta” piuttosto banale di un batterio mangia arsenico in un lago della California.

Al Planetario di Ravenna

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Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. Inizio ore 21:00.

23.11: Osservazione della volta stellata (cielo permettendo, giardini pubblici).

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Al Planetario di Padova

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Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di ottobre consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

MARTE: sono in arrivo grandi notizie

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La notizia, su cui la NASA mantiene però al momento  uno stretto riserbo, è di poche ore fa.

A quanto riferito da John Grotzinger, principal investigator della missione NASA/JPL, sembra che sia collegata a qualcosa rilevato in un campione di terreno prelevato giorni fa dal braccio robotico di Curiosity e sottoposto come sempre a SAM (Sample analysis at Mars), uno degli strumenti a bordo del rover, un vero e proprio laboratorio chimico in grado di analizzare campioni di terreno e di identificarne eventuali composti organici.

L’analisi di SAM avrebbe mostrato qualcosa che Grotzinger non ha esitato a definire come “stupefacente”, e addirittura “sconvolgente” : “Questa scoperta entrerà nei libri di storia!” ha affermato…

E questo è quanto ci è dato di sapere finché  i dati non verranno confermati da nuove analisi. Speriamo presto!

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LINK utili

Il sito di Curiosity

Has Curiosity Made an ‘Earth-Shaking’ Discovery?

Big News From Mars? Rover Scientists Mum For Now
Curiosity ce l’ha fatta
Alcune curiosità… su Curiosity
In mezzo scorre il fiume

Aggiornamenti da Curiosity

Ecografia di un asteroide

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Tre immagini dell'asteroide 2007 PA8 ottenute dai dati radar dell'antenna Goldstone della NASA. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Gemini

Pixelata, confusa, a bassa risoluzione. Potrebbe sembrare una fotografia scattata al buio o con la fotocamera a bassa risoluzione di un vecchio cellulare. 
In realtà quella di oggi non è una fotografia,  ma qualcosa di molto più simile a una “ecografia astronomica”, ottenuta osservando un Near Earth Asteroid con una delle più grandi antenne radar terrestri, operata dalla NASA.

L’asteroide in questione si chiama 2007 PA8 ed è un Near-Earth Asteroid, un grosso sasso scuro, di pochi chilometri di diametro, scoperto da LINEAR il 9 agosto 2007. Malgrado il Minor Planet Center l’abbia classificato come un PHA, un asteroide potenzialmente pericoloso, la sua traiettoria è ben nota e non rappresenta assolutamente quella di un oggetto che potrebbe impattare la Terra nel futuro. Questo non vuol dire che 2007 PA8 sia un corpo privo di interesse scientifico. Tra il 28 e il 30 ottobre 2012, i ricercatori del Deep Space Network della NASA hanno utilizzato l’antenna radar da 70 metri situata a Goldstone in California per realizzare queste immagini dell’asteroide che si trovava in quel momento a una distanza tra 9 e 10  milioni di chilometri dalla terra. Nelle tre immagini, in cui la prospettiva è dal polo nord dell’asteroide, 2007 PA8 si rivela come un sassone scuro, irregolare e allungato, di circa 1,6 chilometri di larghezza, probabilmente coperto di crateri e strutture che ne rendono la superficie irregolare. La sequenza temporale delle immagini fornisce anche importanti indicazioni sulla dinamica dell’oggetto, che stando all’interpretazione temporale dei dati, ruoterebbe lentamente intorno a un asse, compiendo un giro su se stesso ogni 3 o 4 giorni terrestri.Tra ottobre e novembre di quest’anno, l’asteroide in questione ha effettuato una passaggio molto ravvicinato della Terra, arrivando a una distanza minima che non raggiungerà più per i prossimi 200 anni. Per questo motivo, e per le sue dimensioni non trascurabili, 2007 PA8 è stato scelto come soggetto di osservazioni radar da Terra, una tecnica molto interessante per la determinaizone delle proprietà fisiche e orbitali dei corpi minori.

La tecnica di osservazione è molto interessante e sempre più diffusa per lo studio di corpi minori. Potenti antenne da terra, come Goldstone o l’ancora più potente Arecibo situato a Porto Rico, vengono usate sfruttando un principio simile a quello utilizzato per creare le immagini delle ecografie. Ovviamente con le dovute, non banali differenze. Semplificando, nel caso di una ecografia, un segnale acustico viene inviato per esempio sulla pancia di una donna incinta, e dall’eco del segnale riflesso è possibile visualizzare la forma 3d del nascituro al suo interno, altrimenti invisibile. In campo astronomico, l’antenna spara un segnale radar (a frequenze diverse) verso un asteroide dalla posizione ben nota e riceve successivamente l’impulso di ritorno, riflesso dall’asteroide stesso. Di questo segnale si misura punto per punto il time delay, il ritardo temporale, che permette di determinare la distanza della superficie riflettente, e la sua variazione di frequenza proporzionale alla velocità della superficie stessa (il ben noto effetto Doppler). Si ottengono così delle immagini bidimensionali dell’asteroide con una risoluzione sorprendente di qualche metro per pixel.

Interpretando questi dati si realizzano una serie di immagini che permettono di prevedere la rotazione e la dinamica dell’asteroide e di realizzare una precisa ricostruzione 3d del corpo stesso, una vera e porpria “ecografia astronomica” dell’asteroide 2007 PA8 e dei suoi tanti, interessanti cugini.

Maggiori informazioni sulle tecniche radar  http://echo.jpl.nasa.gov/

Il mese della Scienza BIBLioTECA CIVICA “Lino Penati” Via Fatebenefratelli – Milano

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22.11: “H.B. – Higgs Boson: ai limiti della materia-energia” di Andrea Grieco.

INFO: BIBLIOTECA CIVICA (02 9278300)
www.astrofilicernusco.org

Un nuovo ammasso stellare nella Nebulosa di Orione

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Situata a soli 1.500 anni luce di distanza dal sistema solare, la nebulosa di Orione (M42) è la nebulosa diffusa più luminosa del cielo. Questa immagine, ripresa nell'ottico dal CFHT, mostra chiaramente la struttura tridimensionale di questa regione di formazione stellare: la grande cavità, creata dalla pressione della radiazione di stelle neonate nella zona più luminosa dell'immagine, si trova all'interno di un'enorme nube di polvere e gas. Identificato come un ammasso stellare independente, NGC 1980 è associato a questa super indagata regione, attorno a iota Orionis, la stella più luminosa nella parte inferiore dell'immagine. © CFHT/Coelum (J.-C. Cuillandre & G. Anselmi).

La nebulosa di Orione è una delle grandi meraviglie del cielo notturno. La sua scoperta risale a 400 anni fa, precisamente il 26 novembre 1610, quando, l’astronomo dilettante francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc (1580-1637) la osservò per la prima volta, descrivendola come “una nube composta di due stelle … dall’apparenza luminosa” (vedi l’articolo “Galileo non vide la nebulosa di Orione” su Coelum n. 90 – Dicembre 2005).

La scoperta della nebulosa di Orione e gli studi sulla sua natura e origine sono strettamente correlate allo sviluppo dei telescopi, tanto che solo negli ultimi 60 anni si è arrivati a comprendere la reale importanza da un punto di vista astrofisico di questo oggetto così glamour: la nebulosa, come tanti altri oggetti nella Via Lattea e in altre galassie , è un’importante sede di formazione di nuove stelle. All’interno della nebulosa di Orione, gli astronomi hanno trovato nel corso degli anni una vasta gamma di oggetti stellari giovani e stellar-like, a partire da enormi stelle, decine di volte più massicce del Sole, fino a corpi non abbastanza massicci da bruciare idrogeno, e diventare quindi stelle ,noti come nane brune. Di tutte le nursery presenti nella nostra Galassia, la nebulosa di Orione è la più vicina alla Terra, distante solo 1.500 anni luce. Ciò rende questa regione molto speciale, offrendo agli astronomi la migliore occasione per capire come le leggi della fisica portino alla trasformazione di nubi molecolari di gas molto diffuso in stelle, in oggetti quasi stellari o anche in pianeti.

Non a caso gli astronomi vedono la nebulosa di Orione come un fondamentale punto di riferimento per lo studio della formazione stellare, tanto che la maggior parte dei dati finora acquisiti – come, ad esempio, la distribuzione delle masse di stelle e nane brune alla nascita, la loro età relativa o la loro distribuzione spaziale – sono stati ricavati proprio da questa regione.

Ma, a quanto pare, la realtà è ancora più complessa. Recenti osservazioni condotte dal Canada-France-Hawaii Telescope (CFHT) con la fotocamera 340 Mpx MegaCam abbinate a precedenti indagini degli osservatori Herschel e XMM-Newton (ESA), Spitzer e WISE (NASA), così come 2MASS e Calar Alto, hanno rivelato che l’asterismo noto come NGC 1980 è un ammasso ben distinto e massiccio, formato da stelle un po’ più vecchie situate in primo piano rispetto alla nebulosa. Anche se la presenza di una popolazione stellare distinta era già nota dal 1960, queste nuove osservazioni del CFHT hanno rivelato che si tratta di una popolazione più massiccia di quanto si pensasse e distribuita in modo  non uniforme, raggruppata attorno alla stella iota Orionis (la punta meridionale della spada di Orione).

La Nebulosa di Orione nell'ottico e all'infrarosso. Il pannello di sinistra mostra l'immagine ottica in cui la nube molecolare è invisibile. Al centro, all'immagine è stata sovrapposta la ripresa a 500 micron nall'infrarosso dell'Herschel Space Observatory. A questa lunghezza d'onda, emerge l'emissione termica della fredda nube molecolare (10 ~ 15K): le stelle di recente formazione sono messe in evidenza dal riscaldamento del gas circostante chiaramente visibile. La nube molecolare è così spessa da bloccare la luce visibile di qualsiasi sorgente di fondo, agendo insomma come uno scudo, di conseguenza qualsiasi stella rilevata nel ottico lungo la linea di vista della regione evidenziata dal profilo bianco (pannello di destra) deve essere collocata in primo piano rispetto ala nube molecolare. Credit: J. Alves & H. Bouy.

L’importanza di questa scoperta è duplice: in primo luogo, l’ammasso indipendente è solo un fratello leggermente più vecchio di quello del Trapezio, situato al centro della nebulosa di Orione, secondariamente, quello che gli astronomi chiamano Orion Nebula Cluster (ONC ) è in realtà un complesso mix di questi due ammassi stellari.

Hervé Bouy, del Centro Europeo di Astronomia Spaziale di Madrid, uno dei due autori di questo lavoro, spiega che “abbiamo bisogno di perfezionare le nostre conoscenze su quella che pensavamo essere la formazione dell’ammasso.” E continua sottolineando la necessità di un monitoraggio approfondito sulla nebulosa per riuscire a “districare queste due popolazioni miste, stella per stella, se vogliamo comprendere la regione, la formazione stellare negli ammassi e perfino le prime fasi di formazione dei pianeti. “

Una mappa della densità stellare nella regione della Nebulosa di Orione, ottenuta combinando i dati nell'ottico del CFHT e nell'X dell' XMM-Newton Credit: J. Alves & H. Bouy.

“Secondo me, il fatto più interessante è la vicinanza  dell’ammasso più vecchio, quello che circonda iota Orionis,  a quello più giovane, con stelle ancora in formazione, all’interno della nebulosa di Orione”, spiega João Alves dell’Università di Vienna. “E’ difficile capire come queste nuove osservazioni possano rientrare in uno qualsiasi dei modelli teorici esistenti sulla formazione degli ammassi, e questo è il punto, perché suggerisce che ci possa mancare qualcosa di fondamentale. E’ molto probabile che quello dei raggruppamenti sia il modo di formazione stellare più diffuso nell’Universo, ma siamo ancora lontani da capire perché ciò accada.”

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Il Team

  • João Alves, Institut für Astronomie, University of Vienna
  • Hervé Bouy, European Space Astronomy Centre (ESAC) & Centre for Astrobiology (CSIC), Madrid
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    L’articolo pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics (edizione novembre 2012).

    Gruppo Astrofili Rozzano

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    22.11: “Fotografie del profondo cielo” a cura di Vittorino Suma.
    I Martedì della scienza. Sala conferenze-Cascina Grande, Biblioteca Civica, Via Togliatti, Rozzano.

    Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
    E-mail: info@astrofilirozzano.it
    www.astrofilirozzano.it

    Venere a metà strada tra Spica e Saturno

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    Venere, Spica e Saturno

    Venere, Spica e Saturno

    Dopo la congiunzione del 18 novembre, Venere (m=-3,9) continua il suo cammino nella Vergine e, per il 21 novembre, si sarà spostata di circa 5° apparendo nel cielo del mattino esattamente al centro della congiungente tra Spica (alfa Virginis; m=+1,0) e Saturno (m=+0,6). Una suggestiva formazione da non mancare in attesa del massimo avvicinamento a Saturno del prossimo 27 novembre.

    Al Planetario di Ravenna

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    Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. Inizio ore 21:00.

    20.11: “In viaggio verso Orione” di M. Berretti.

    Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

    Corso di ASTRONOMIA PER TUTTI – 2012 “L’Universo come non l’hai mai visto”

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    Le lezioni, tenute dagli esperti del Gruppo Divulgatori della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia, si svolgeranno presso il:
    Punto vendita Salmoiraghi & Viganò di Bari – Via Piccinni 92 – ogni mercoledì alle ore 20,00 a partire dal 14 novembre 2012

    21.11: Il Sole, miliardi di stelle e galassie. Galassie e cosmologia.

    Le iscrizioni saranno raccolte direttamente nel negozio di Via Piccinni, versando una quota individuale pari a 60,00 euro che comprende l’abbonamento alla rivista Coelum
    Astronomia (semestrale cartacea o annuale on line), materiale didattico e gadget. Il limite massimo è di 20 partecipanti per corso, al termine del quale verrà rilasciato un diploma
    di partecipazione e la possibilità di accedere in via esclusiva a sconti.
    Per informazioni e prenotazioni:
    www.saitpuglia.it – www.thelunarsociety.it – www.salmoiraghievigano.it

    Galassia antica? No, antichissima!

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    MACS0647-JD, is very young and only a tiny fraction of the size of our Milky Way. The object is observed 420 million years after the big bang. The inset at left shows a close-up of the young dwarf galaxy. This image is a composite taken with Hubble's WFC 3 and ACS on Oct. 5 and Nov. 29, 2011. Credit: NASA, ESA, and M. Postman and D. Coe (STScI) and CLASH Team.

    I record si sa, sono fatti per essere superati. Ed è ciò che è avvenuto anche in questa occasione, fatto salvo che il primato in questione è quello di essere la galassia più antica mai vista. Infatti se qualche settimana fa segnalavamo una ricerca basata sull’incrocio di dati ottenuti con i telescopi spaziali Spitzer e Hubble, alla quale avevano partecipato anche due ricercatori dell‘INAF, e che aveva portato all’individuazione di una galassia di appena 490 milioni di anni dal Big Bang, cioè “vecchia” di 13,2 miliardi di anni (vedi l’articolo), oggi segnaliamo che quella ricerca non è finita e che gli astronomi hanno ottenuto un altro risultato, spingendosi ancora più in là nel passato.

    MACS0647-JD, questo il nome della galassia che si trova ad appena 420 milioni di anni dal Big Bang, cioè a 13.3 miliardi di anni luce da noi, una distanza che corrisponde, approssimativamente, ad un redshift pari a 11. Questa è l’ultima scoperta nell’ambito del progetto CLASH (Cluster Lensing And Supernova survey with Hubble) che utilizza i grandi ammassi di galassie per individuare galassie lontanissime sfruttando l’effetto della lente gravitazionale.

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    Video Credit: NASA, ESA, and G. Bacon (STScI)

    Ci si aspetta di trovare occasionalmente una galassia lontana lontana – afferma Rychard Bouwens dell’università di Leiden in Olanda, coautore della ricerca – sfruttando l’immesso potere dell’effetto della lente gravitazionale, ma questo risultato ha sorpreso anche me e dice molto sulle potenzialità del porgetto CLASH”.

    La gravità dell’ammasso rende l’immagine della galassia lontana più brillante, come una lente di ingrandimento. Ovviamente, per quanto possa apparire più luminosa si presenta come un piccolo punto nel ritratto che gli ha fatto Hubble.

    “L’ammasso di galassie ha fatto ciò che nessun telescopio costruito dall’uomo avrebbe potuto fare – ha detto Marc Postman dello Space Telescope Science Institute (USA) e leader del Progetto CLASH -. L’oggetto è infatti così piccolo da far ipotizzare che sia nel momento della sua formazione iniziale come galassia. La sua ampiezza infatti è di appena 600 anni luce. La nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di 150.000 anni luce. La massa stimata è appena dallo 0.1 all’1 per cento della massa delle stelle della Via Lattea.

    “Questo oggetto – dice l’autore dello studio Dan Coe (Space Telescope Science Institute USA) – potrebbe essere uno dei molti elementi costitutivi delle galassie. Nel 13 miliardi di anni che lo attendono potrebbe avere dozzine, centinaia, migliaia di fusioni con altre galassie o frammenti di galassie.

    La grande distanza, considerati i telescopi attualmente in uso, impedisce di effettuare una verifica spettroscopica per confermarne la datazione, anche se questo non impedisce di ritenere, per tutte le evidenze riscontate, che sia la galassia più lontana nel passato. Questa galassia sarà quasi certamente obiettivo primario del telescopio spaziale James Webb, il cui lancio è previsto nel 2018, e che sarà in grado di condurre una analisi spettroscopica e effettuare una misurazione definitiva della sua distanza, oltre a studiarne le sue proprietà in modo più dettagliato.

    Release NASA/HST

    › NASA’s Hubble website
    › Hubblesite.org website

    L’enigma delle gemme spaziali

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    Un campione di una pallasite ritrovata nel deserto di Atacama, Cile.

    Un campione di una pallasite ritrovata nel deserto di Atacama, Cile.

    Sembrano veri e propri gioielli caduti sulla Terra dallo spazio. Le pallasiti, rare (ne sono stati raccolti solo 61 esemplari) e bellissime meteoriti, contengono cristalli giallo/olivastri, di un minerale chiamato appunto olivina, incastonati in una matrice a base di ferro e nichel. Identificate per la prima volta oltre 200 anni fa dal tedesco Peter Pallas (cui devono il nome), da allora affascinano gli scienziati che si domandano da cosa derivi la loro struttura, così diversa da quella di tutti gli altri metoriti.

    L’ipotesi più accreditata era che si fossero formati sulla linea di passaggio tra nucleo ferroso e mantello roccioso in qualche pianeta o asteroide dalla struttura differenziata. È lì che ferro, nichel e olivina (a sua volta un minerale composto di silicio, ossigeno e ferro o magnesio) più probabilmente possono incontrarsi.

    Ma uno studio pubblicato su Science e firmato da John Tarduno dell’Università di Rochester, negli Stati Uniti, ribalta letteralmente la teoria e suggerisce che la loro origine vada ricondotta piuttosto all’impatto tra un asteroide minore e un pianeta grande più o meno un trentesimo della Terra. Il fatto che i granelli metallici dell’olivina siano tutti polarizzati magneticamente nella stessa direzione, in particolare, è quello che ha portato i ricercatori a concludere che le pallasiti debbano essersi formate lontano dal nucleo del pianeta o asteroide.

    “Crediamo che la matrice di ferro e nichel nelle pallasiti derivi dalla collisione con un asteroide” confemra Francis Nimmo, professore all’Università della California a Santa Cruz e coautore dello studio. “Il ferro fuso proveniente dall’asteroide più piccolo è stato iniettato nel mantello del corpo più grande, creando la trama che ora osserviamo nelle pallasiti”.

    “Prima si pensava che il ferro proveniente dal nucleo fosse stato in qualche modo ‘spremuto’ all’interno dell’olivina del mantello” chiarisce Tarduno “ma i granelli magnetici nell’olivina mostrano che non è così”. Infatti, per magnetizzare in quel modo i granelli doveva esserci un nucleo di ferro fuso in grado di creare un campo magnetico. Ma le temperature sulla linea di confine tra nucleo e mantello sono troppo alte perché avvenga la magnetizzazione. Quindi le pallasiti devono essersi formate più vicino alla superficie.

    Non solo: riscaldando i materiali fino a far perdere loro la magnetizzazione, i ricercatori sono riusciti a misurare la forza del camp magnetico che li aveva originariamente polarizzati, e quindi le dimensioni del pianeta colpito dall’impatto con l’asteroide: doveva essere di circa 200 km di diametro, trenta volte più piccolo della Terra.

    Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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    18.11, ore 15:00: “Due piccoli pezzi di vetro” (il film full dome) e osservazione del Sole.
    Da marzo a dicembre, il Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte apre per il pubblico nei fine settimana (venerdì-sabato-domenica).
    Info e prenotazioni: 327 7672984
    osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
    www.osservatoriocadelmonte.it

    Perso nello spazio: scoperto un pianeta solitario?

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    Questa rappresentazione artistica mostra il pianeta interstellare CFBDSIR J214947.2-040308.9, il più vicino di questi oggetti al Sistema Solare. Non è in orbita intorno a una stella e perciò non risplende di luce riflessa; il debole bagliore emesso può essere visto solo nella banda infrarossa. Qui vediamo una rappresentazione artistica dell'immagine infrarossa dell'oggetto, con la zona centrale della Via Lattea ripresa dal telescopio per survey VISTA sullo sfondo. L'oggetto appare bluastro in questa veduta infrarossa perchè la maggior parte della luce di lunghezza d'onda maggiore viene assorbita dal metano e da altre molecole nell'atmosfera del pianeta. In luce visibile l'oggetto risulterebbe molto debole, di colore rosso scuro se visto da molto vicino, poichè è molto freddo. Crediti: ESO/L. Calçada/P. Delorme/Nick Risinger (skysurvey.org)/R. Saito/VVV Consortium

    Una rappresentazione artistica di CFBDSIR J214947.2-040308.9. Un mondo orfano come potrebbe risultare questo oggetto celeste, può aiutarci a comprendere come si formino stelle e pianeti. Crediti: ESO/L. Calçada/P. Delorme/Nick Risinger (skysurvey.org)/R. Saito/VVV Consortium

    Gli astronomi, usando il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO e il telescopio CFH (Canada-France-Hawaii Telescope), hanno identificato un corpo celeste che molto probabilmente è un pianeta che vaga per lo spazio senza una stella madre. Si tratta del candidato pianeta interstellare più interessante e finora più vicino al Sistema Solare trovato ad oggi, a una distanza di circa 100 anni luce. La sua relativa vicinanza e l’assenza di una stella molto brillante nei dintorni hanno pemesso all’equipe di studiarne l’atmosfera in gran dettaglio.

    I pianeti interstellari sono oggetti di massa planetaria che vagano per lo spazio senza legami gravitazionali con una stella (vedi anche Coelum n.150 “Pianeti senza fine”). Alcuni possibili esempi di questo fenomeno sono già stati trovati nel passato, ma senza conoscere la loro età non è stato possibile capire se fossero realmente pianeti o nane brune – stelle “mancate” –  senza cioè la massa minima necessaria per innescare le reazioni che le fanno splendere.

    Questo primo piano di un'immagine catturata dallo strumento SOFI montato sul telescopio NTT dell'ESO all'Osservatorio di La Silla mostra il pianeta interstellare CFBDSIR J214947.2-040308.9 nella banda infrarossa. Appare come un punto blu al centro dell'immagine ed è l'oggetto di questo tipo più vicino al Sistema Solare. La sua debole emissione può essere vista solo nella banda infrarossa, appare bluastro in questa veduta infrarossa perchè la maggior parte della luce di lunghezza d'onda maggiore viene assorbita dal metano e da altre molecole nell'atmosfera del pianeta. In luce visibile l'oggetto risulterebbe molto debole, di colore rosso scuro, solo se visto da molto vicino, poichè molto freddo (vedere video in coda all'articolo). Crediti: ESO/P. Delorme

    L’oggetto scoperto ora dagli astronomi, grazie alle osservazioni effettuate dal telescopio CFHT (Canada France Hawaii Telescope) e alla potenza del VLT dell’ESO che ne ha esaminato le proprietà [1] e chiamato CFBDSIR2149,  sembra invece far parte di una “corrente” di stelle vicine, nota come Associazione AB Doradus. Si tratta di un gruppo  di stelle che si muovono insieme nello spazio e che si pensa si siano formate tutte nella stessa epoca.

    Se l’oggetto appena scoperto fosse quindi veramente associato a questo gruppo, sarebbe possibile dedurne, tra le molte informazioni, la sua temperatura, la massa, la composizione dell’atmosfera ma soprattutto l’età [2]. Si tratterebbe infatti del primo oggetto isolato di massa planetaria scoperto all’interno di un gruppo in movimento,  e   questo suo legame potrebbe essere la chiave fondamentale per permettere agli astronomi di stimarne l’età.

    “Cercare pianeti intorno alla loro stella madre è come studiare una lucciola che sta a un centimetro di distanza da un potente faro d’automobile”, afferma Philippe Delorme (Institut de planétologie et d’astrophysique de Grenoble, CNRS/Université Joseph Fourier, Francia), autore principale della ricerca. “Questo oggetto vicino ci offre la possibilità di studiare la lucciola in dettaglio senza la luce dei fari a rovinare tutto”.

    Oggetti interstellari come CFBDSIR2149 possono formarsi come pianeti normali espulsi dal loro sistema originario, o come oggetti isolati, stelle più piccole o nane brune. In entrambi i casi si tratta di oggetti interessanti: “sono importanti perchè ci aiutano a capire meglio come possono venir espulsi i pianeti dai loro sistemi planetari, di origine o, nella seconda eventualità, come oggetti molto leggeri possano derivare da processi di formazione stellare”, dice Philippe Delorme.

    Le analisi effettuate su CFBDSIR2149 mostrano una probabilità dell’87% che l’oggetto appartenga all’Associazione AB Doradus e più del 95% che sia sufficientemente giovane da avere una massa planetaria, rendendo più probabile l’ipotesi cha sia un pianeta interstellare piuttosto che una stella mancata.

    “Ulteriori ricerche dovrebbero confermare che si tratta proprio di un pianeta interstellare” conclude Philippe Delorme. “e potrebbe quindi essere usato come parametro di riferimento per comprendere la fisica degli esopianeti che verranno scoperti dai sistemi di immagini ad alto contrasto del prossimo futuro, tra cui lo strumento SPHERE che verrà installato al VLT.”

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    Indice dei contenuti

    Note

    [1] L’equipe ha osservato CFBDSIR2149 sia con la camera WIRCam sul telescopio CFHT alle Hawaii che con la camera SOFI sull’NTT dell’ESO in Cile. Le immagini prese in tempi diversi hanno poi  permesso di misurare il moto proprio dell’oggetto nel piano del cielo e di confrontarlo con quello dei membri di AB Doradus. Gli studi dettagliati dell’atmosfera sono stati fatti con lo spettrografo X-shooter montato sul VLT dell’ESO all’Osservatorio del Paranal.

    [2] L’appartenenza all’Associazione AB Doradus renderebbe la massa del pianeta circa 4-7 volte la massa di Giove, con una temperatura effettiva di circa 430 C. L’età del pianeta sarebbe la stessa del gruppo stellare – da 50 a 120 milioni di anni.

    Links

    Gruppo Astrofili Rozzano

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    Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri i venerdì e sabato: 09/10 e 16/17 novembre.
    I Martedì della scienza. Sala conferenze-Cascina Grande, Biblioteca Civica, Via Togliatti, Rozzano.

    Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
    E-mail: info@astrofilirozzano.it
    www.astrofilirozzano.it

    Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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    17.11: “(G)Astronomia e stelle”. Apice delle Leonidi e osservazione notturna.
    Da marzo a dicembre, il Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte apre per il pubblico nei fine settimana (venerdì-sabato-domenica).
    Info e prenotazioni: 327 7672984
    osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
    www.osservatoriocadelmonte.it

    Al Planetario di Padova

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    Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di ottobre consultare il sito del Planetario.
    Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
    E-mail: info@planetariopadova.it
    Web: www.planetariopadova.it

    Eclissi totale di sole in Australia

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    Eclissi di Sole del 2001. Crediti foto: Juan Carlos Casado / GLORIA Project

    Eclissi di Sole del 2001. Crediti foto: Juan Carlos Casado / GLORIA Project

    Dopo oltre due anni senza eclissi totali di Sole (l’ultima risale all’11 luglio 2010), l’ombra della Luna tornerà questa sera, martedì 13 novembre, a visitare la superficie della Terra. Il percorso dell’ombra inizierà nel Nord-Est dell’Australia per poi spostarsi verso l’Oceano Pacifico. Il massimo dell’eclissi, con una durata di 4 minuti e 2 secondi, avverrà nel mezzo dell’Oceano Pacifico alle 23:11 ora italiana, con il Sole a 68° sopra l’orizzonte.

    «La probabilità di vedere questo breve (pochi minuti o anche pochi secondi) ma spettacolare evento da un determinato posto sulla Terra è molto bassa – una volta ogni qualche centinaio d’anni, nubi permettendo», spiega Luciano Nicastro, astronomo dell’INAF IASF Bologna e coordinatore della partecipazione italiana al progetto GLORIA, «ma questo è un fenomeno naturale che dovrebbe figurare in ogni lista di desideri personale e vale certamente la pena di organizzare un viaggio speciale per vederlo».

    Un’eclissi solare avviene quando la Luna passa tra il Sole e la Terra e copre, parzialmente o completamente, il Sole alla nostra vista. Questo può succedere solo quando c’è Luna Nuova e se il Sole e la Luna visti dalla Terra sono perfettamente allineati. In una eclissi totale, come in questo caso, il disco del Sole è completamente oscurato dalla Luna. Nelle eclissi parziali e anulari solo una parte del Sole è oscurato.

    Poiché l’ombra della Luna è stretta, le eclissi di Sole sono visibili solo in una fascia relativamente stretta della superficie terrestre, e sono osservabili da un punto specifico della Terra, per esempio una città, in media solo ogni 375 anni. La maggior parte degli appassionati deve intraprendere lunghi viaggi lunghi per recarsi nella fascia della totalità ed osservare l’intero evento. In media un’eclissi totale dura circa 3 minuti, con le più lunghe che arrivano fino a 7 minuti e 30 secondi.

    È di vitale importanza non guardare mai il Sole senza occhiali appositamente concepiti. Bisogna quindi utilizzare un’adeguata protezione degli occhi durante l’intera osservazione dell’eclissi solare.

    Per seguire l’eclissi in diretta webcast su Internet (dalle 21.30 ora italiana):

    Per saperne di più:

    Il video di presentazione dell’eclissi e della spedizione (con sottotitoli in italiano, pulsante CC):

    ALMA scopre una sorprendente struttura a spirale attorno a R Sculptoris

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    Osservazioni effettuate con ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) hanno rivelato una struttura a spirale inaspettata nel materiale che circonda la vecchia stella R Sculptoris. Questa struttura non era mai stata vista prima; probabilmente è causata da una compagna non visible che orbita intorno alla stella. Questa sezione dei dati di ALMA mostra il guscio che circonda la stella, che appare come un anello circolare esterno, e la struttura a spirale molto evidente nella zona interna. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/M. Maercker et al.
    Osservazioni effettuate con ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) hanno rivelato una inaspettata struttura a spirale nel materiale che circonda la vecchia stella R Sculptoris, probabilmente causata da una compagna non visible che orbita intorno alla stella. Questa sezione dei dati di ALMA mostra il guscio che circonda la stella, che appare come un anello circolare esterno, e la struttura a spirale molto evidente nella zona interna. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/M. Maercker et al.

    Gli astronomi hanno usato ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) per scoprire una struttura a spirale del tutto inaspettata nel materiale che circonda la vecchia stella R Sculptoris [1][2]. Questa è la prima volta che una struttura di questo tipo, con un guscio sferico esterno, viene trovata intorno a una gigante rossa. È anche la prima volta che gli astronomi hanno potuto ottenere misure complete in tre dimensioni di questa spirale. La strana forma è stata creata probabilmente da una compagna non visibile, in orbita intorno alla gigante rossa, mai individuata finora. Gli astronomi hanno inoltre verificato con sorpresa che la gigante rossa aveva espulso molto più materiale del previsto. Questo è uno dei primi risultati della “Early Science” di ALMA e verrà pubblicato sul numero di questa settimana di Nature.

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    Zoom sulla gigante rossa R Sculptoris (Crediti: ESO/A. Fujii/Digitized Sky Survey 2)

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    Abbiamo già visto dei gusci di materiale intorno a questo tipo di stelle, ma questa è la prima volta che troviamo una spirale di materia che esce dalla stella, oltre al guscio esterno“, dice l’autore principale dell’articolo che descrive i risultati, Matthias Maercker (ESO e Argelander Institute for Astronomy, Università di Bonn, Germania)

    Poichè espellono grandi quantità di materia, le giganti rosse come R Sculptoris sono tra i principali produttori di quella polvere e quel gas che rappresentano la maggior parte della materia prima che formerà le future generazioni di stelle, di sistemi planetari e successivamente gli esseri viventi.

    Anche nella fase “Early Science”, quando queste nuove osservazioni sono state condotte, ALMA era molto più potente degli altri osservatori submillimetrici. Alcune osservazioni precedenti avevano mostrato chiaramente un guscio sferico intorno a R Sculptoris, ma nè la struttura a spirale nè la stella compagna erano state viste.

    Quando abbiamo osservato questa stella con ALMA nemmeno metà delle antenne erano in funzione. È veramente emozionante immaginare cosa l’intera schiera di ALMA potrà fare una volta completata nel 2013“, aggiunge Wouter Vlemmings (Chalmers University of Technology, Svezia), co-autore della ricerca.

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    NOTE

    [1] R Sculptoris è un esempio di stella AGB (asymptotic giant branch), ovvero stelle con masse iniziali comprese tra 0,8 e 8 masse solari nelle ultime fasi di vita. Sono giganti rosse fredde, con grandi perdite di massa sotto forma di forti venti stellari, e sono tipicamente variabili di lungo periodo. La loro struttura è costituita da un minuscolo nucleo di carbonio e ossigeno circondato da un guscio di elio e idrogeno in combustione e quindi da un inviluppo convettivo enorme. Il Sole, alla fine della sua vita, evolverà in una stella AGB.

    [2] Il guscio eiettato intorno alle stelle AGB è composto da grani di polvere e da gas. I grani di polvere possono essere individuati con la ricerca di emissione termica nel lontano infrarosso fino alle lunghezze d’onda millimetriche. A lunghezze d’onda millimetriche l’emissione della molecola CO permette agli astronomi di ottenere mappe ad alta risoluzione dell’emissione del gas prodotta dal forte vento stellare generato dalle stelle AGB. Queste osservazioni sono anche eccellenti traccianti della distribuzione del gas attorno a questi oggetti. L’elevata sensibilità di ALMA permette di costruire direttamente una mappa della zona di condensazione della polvere e di fotografare la struttura del materiale intorno alle stelle AGB, mostrando dettagli di dimensioni inferiori a 0,1 secondo d’arco.

    Nell’ultima fase della loro vita, le stelle di massa fino a otto volte quella del Sole diventano giganti rosse e perdono grandi quantità di massa in un denso vento stellare. Durante la fase di gigante rossa le stelle mostrano periodicamente pulsazioni termiche, brevi fasi in cui uno strato di elio intorno al nucleo della stella brucia in modo esplosivo. L’impulso termico spinge il materiale fuori dalla stella ad un tasso molto più elevato e ciò risulta in un grande guscio di gas e polvere intorno alla stella. Dopo l’impulso il tasso a cui la stella perde massa torna al valore normale.

    Gli impulsi termici si verificano ogni 10000 – 50000 anni e durano solo poche centinaia d’anni. Le nuove osservazioni di R Sculptoris mostrano che l’ultimo impulso termico è avvenuto circa 1800 anni fa ed è durato circa 200 anni. La stella compagna ha modellato la struttura a spirale nel vento di R Sculptoris.

    Sfruttando la capacità di ALMA di vedere fini dettagli possiamo capire molto meglio cosa succede alla stella prima, durante e dopo l’impulso termico, studiando la forma del guscio esterno e della struttura a spirale“, dice Maercker. “Ci aspettavamo che ALMA ci fornisse una nuova visione sull’Universo, ma aver già scoperto nuove cose inaspettate, in una delle prime osservazioni, è veramente emozionante.

    Per spiegare le strutture osservate intorno a R Sculptoris, l’equipe di astronomi ha eseguito delle simulazioni al computer per seguire l’evoluzione di un sistema binario. Questi modelli descrivono molto bene le osservazioni di ALMA.

    È una vera sfida descrivere con una teoria tutti i dettagli osservativi visti da ALMA, ma i nostri modelli numerici mostrano che siamo sulla strada giusta. ALMA ci dà una nuova conoscenza di quel che accade in queste stelle e di che cosa potrebbe succedere al Sole tra qualche miliardo di anni”, dice Shazrene Mohamed (Argelander Institute for Astronomy, Bonn, Germania e South African Astronomical Observatory), co-autrice dello studio.

    Nel prossimo futuro le osservazioni con ALMA di stelle come R Sculptoris ci aiuteranno a capire come gli elementi di cui siamo fatti hanno raggiunto luoghi come la Terra. Ci daranno anche un’idea di quello che potrà essere il lontano futuro della nostra stella”, conclude Matthias Maercker.

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    Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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    16.11: “Giove, il pianeta gigante” e osservazione notturna.
    Da marzo a dicembre, il Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte apre per il pubblico nei fine settimana (venerdì-sabato-domenica).
    Info e prenotazioni: 327 7672984
    osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
    www.osservatoriocadelmonte.it

    ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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    A partire dal 16 novembre: Corso di astronomia ospitato dall’Associazione Astrofili di Piombino (LI). Il corso, patrocinato dall’UAI e dal CAAT (Coordinamento Associazioni Astrofili Toscane), realizzato in collaborazione con il Comune di Piombino, si svolgerà presso l’Osservatorio Astronomico di Punta Falcone, i cui strumenti saranno messi a disposizione dei partecipanti.
    Contatti per informazioni ed iscrizioni:
    Associazione Astrofili di Piombino – Delegazione
    Territoriale UAI. Tel.: 3204126725. Mail: visite@
    astropiombino.org
    www.astropiombino.org
    www.uai.it

    EUROPE TO THE STARS, il film che celebra i primi 50 anni di esplorazione dell’ESO

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    EUROPE TO THE STARS

    ESO’s first 50 years of exploring the southern sky

    L’attesissimo documentario Europe to the Stars – che celebra i primi 50 anni di esplorazione del cielo del sud dell’ESO – è ora disponibile per il download gratuito o per l’acquisto con la versione cartacea del volume ad esso abbinato (264 pp; illustrazioni fotografiche a colori, tre inserti panoramici interni a quattro ante).

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    ESOcast 41: Going South — Special 50th anniversary episode #1
    EUROPE TO THE STARS

    ESO’s first 50 years of exploring the southern sky
    ESO/G. Schilling/L.L. Christensen
    Wiley-VCH, 2012
    Formato: 25×26 cm; pp 264
    Prezzi:
    versione cartacea in brossura e hard cover 34,90 euro;
    versione digitale in pdf gratuita

    www.europetothestars.org

    Tutto inizia nel 1962 con la firma della convenzione ESO… il coronamento del sogno di astronomi di cinque paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svezia). Cinquant’anni dopo, il sogno è diventato realtà grazie all’impegno dell’ESO. Europe to the Stars ritrae la storia di questa epica avventura, una storia di curiosità cosmica, coraggio e perseveranza. La storia della scoperta di un universo dai profondi misteri e da segreti nascosti, e della progettazione, costruzione e gestione dei più potenti telescopi terrestri del pianeta.

    Il film-documentario si compone di otto capitoli, ognuno centrato sugli aspetti essenziali della storia dell’ESO: dalla sua nascita alla spiegazione di come i telescopi vengono costruiti e utilizzati, una prospettiva unica di come l’astronomia si sia evoluta assieme alla nostra comprensione dell’Universo. Presentato dal Dr. J., alias Dr. Joe Liske, ospite della serie di videopodcast “ESOcast”, il film ha una durata di 63 minuti e contiene sottotitoli in 20 lingue diverse.

    Europe to the Stars è disponibile per il download in diversi formati: il film in DVD e Blu-ray, il libro in versione cartacea (con DVD incluso) e in versione digitale (PDF da 36 a 360 Mb).

    Congiunzione Venere Spica

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    Congiunzione Venere Spica

    Congiunzione Venere Spica
    Nel cielo di novembre, dopo la Luna, l’oggetto con più alto moto apparente in transito nel campo della Vergine sarà Venere (m=-3,9) che il 18 novembre, verso le 5:30 del mattino, si troverà 6° a est di Spica, (alfa Virginis; m=+1,0). Nello stesso campo, circa 10° a sudest, sarà visibile anche Saturno (m=+0,6) a sua volta in congiunzione stretta con la stella kappa Virginis (mag. +4,2).

    Corso di Astronomia a Campo Imperatore

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    Manifesto_tris

    Manifesto_trisDescrizione del Corso.

    La “Bottega dei Mondi Impossibili” e l’Hotel Campo Imperatore sito a quota 2130 metri sul Gran Sasso d’ Italia, con il patrocinio del Comune dell’ Aquila, del Centro Turistico Gran Sasso e dell’ Unione Astrofili Italiani sono lieti di presentare un Corso di Astronomia teorico-pratica che si terrà presso l’Hotel Campo Imperatore dal 16 al 18 novembre 2012.

    Il corso sarà tenuto dal Dr. Alessandro Schillaci, titolare di un assegno di ricerca nel campo dell’astronomia millimetrica e sub-millimetrica presso l’Università di Roma “La Sapienza”.

    Il corso, generale e a carattere divulgativo, si configura come un’iniziativa aperta a tutti senza limitazioni d’età. L’iniziativa mira alla diffusione dell’astronomia con un linguaggio semplice e immediato, con l’insegnamento di rudimenti pratici per intraprendere in proprio un’attività di osservazione del cielo.

    Il corso proposto sarà composto da 3 lezioni generali di astronomia associate a 2 serate osservative da effettuarsi con la strumentazione messa a disposizione dal Dr. Alessandro Schillaci e dall’ Hotel Campo Imperatore.

    Tale strumentazione per la parte teorica si avvale degli attrezzati locali multimediali dell’ Hotel Campo Imperatore.

    Per la parte pratica ci sarà a disposizione un magnifico telescopio automatizzato da 280mm di apertura in configurazione Schmidt-Cassengrain, che verrà montato nello spazio esterno dell’ Hotel Campo Imperatore per consentirne un pratico accesso ogni sera a complemento dei seminari teorici.

    L’ eccezionale qualità del cielo in tale stazione d’alta quota consentirà una emozionante visione degli oggetti astronomici osservabili.

    Programma delle lezioni del Corso di Astronomia.

    I°Lezione

    Venerdì 16 Novembre 2012

    ore 20:30

    Lezione Teorica: Il Sistema Solare: Struttura, formazione

    ed evoluzione del sistema solare.

    ore 22:30

    Lezione Pratica: Breve introduzione al cielo osservabile      durante la serata e alla strumentazione presente sul campo di  osservazione. Osservazione dei pianeti Giove ed Urano . Osservazione delle più appariscenti e caratteristiche stelle doppie o multiple del cielo estivo.

    II°Lezione

    Sabato 17 Novembre 2012

    ore 16:00

    Lezione Teorica: Le Stelle e la nostra Galassia: formazione ed evoluzione stellare. Struttura della nostra galassia e degli oggetti notevoli  (nebulose ed ammassi di stelle) in essa presenti.

    ore 20:30

    Lezione Pratica: Osservazione di ammassi stellari aperti e globulari, nebulose planetarie e delle galassie più luminose.

    III°Lezione

    Domenica 18 Novembre 2012

    ore 16:00

    Lezione Teorica: Dalle Galassie al nostro Universo: morfologia delle galassie e struttura a grande scala del nostro Universo. Nascita ed evoluzione dell’Universo.

    Si rammenta che data l’imprevedibilità delle condizioni meteo presso la stazione di Campo Imperatore, il programma delle osservazioni pratiche (non così per quelle teoriche) potrebbe subire delle modifiche.

    Sempre a causa delle condizioni meteorologiche si raccomanda di provvedere ad un abbigliamento adeguato e consono alla permanenza all’esterno durante le osservazioni.

    Costi.

    Pernottamento.

    L’Hotel Campo Imperatore dispone di una ampia possibilità di alloggio, ristorante, centro benessere, sauna, fitness e piscina (se non in manutenzione).

    Per il week-end del corso sarà attiva la seguente offerta:

    • 2 notti pensione completa (colazione pranzo cena con bevande incluse).

    Euro 80 a persona.

    • 3 notti pensione completa (colazione pranzo cena con bevande incluse).

    Euro 100 a persona.

    Corso di Astronomia.

    Il costo del corso completo di 3 lezioni teoriche e 2 osservazioni del cielo è di Euro 30 a persona.

    (Ridotto fino ai 12 anni a 20 euro.)

    E’ possibile anche frequentare le lezioni singolarmente al costo di Euro 12 a persona per lezione.

    (Ridotto fino ai 12 anni a 8 euro.)

    Info e Prenotazione.

    L’Hotel Campo Imperatore è sito a quota 2130 metri sul Gran Sasso d’Italia.

    Da Roma (110 km):

    -A24 fino al casello di Assergi.

    -S.S. 17bis per Fonte Cerreto.

    Da Teramo (75 km):

    -A24 fino al casello di Assergi.

    -S.S. 17bis per Fonte Cerreto.

    Da Pescara (70 km):

    -A25 fino al casello di Popoli.

    -S.S. 17 per Barisciano e L’Aquila.

    -S.S. 17bis per Fonte Cerreto.

    Da Fonte Cerreto si prosegue in automobile utilizzando la strada che sale fino a Campo Imperatore o a piedi tramite la Funivia.

    L’alloggio nell’ Hotel Campo Imperatore e la partecipazione al Corso di Astronomia va confermata tramite una prenotazione telefonando ai numeri:

    Hotel Campo Imperatore (per info sull’ Hotel Campo Imperatore)

    Cell: 328 9022507  Tel: 0862 760868

    http://www.hotelcampoimperatore.it

    hotelcampoimperatore@hotmail.it

    Dr Alessandro Schillaci (per info sul corso)

    Cell:  349 1481513

    alessandro.schillaci@roma1.infn.it

    Gruppo Astrofili Rozzano

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    15.11: “Antichi strumenti astronomici” a cura di Luigi Folcini.
    I Martedì della scienza. Sala conferenze-Cascina Grande, Biblioteca Civica, Via Togliatti, Rozzano.

    Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
    E-mail: info@astrofilirozzano.it
    www.astrofilirozzano.it

    Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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    15.11: A Torino con le Stelle e Degas
    Gita in pullman, visita al Planetario di Pino Torinese, alla mostra su Degas e ai principali musei (a scelta). Prenotazioni c/o CTS, tel. 030 41889).
    Per info: tel. 348 5648190.
    www.astrofilibresciani.it

    Stelle antiche e moderne, insieme in NGC 6362?

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    Questa vista a colori dell'ammasso globulare NGC 6362 è stata ottenuta dal WFI (Wide Field Imager) montato sul telescopio da 2,2 metri dell'MPG/ESO all'Osservatorio di La Silla in Cile.
    Questa immagine dell'ammasso globulare NGC 6362 è stata ottenuta dal WFI (Wide Field Imager) montato sul telescopio da 2,2 metri dell'MPG/ESO all'Osservatorio di La Silla in Cile.

    Gli ammassi globulari sono tra gli oggetti più antichi dell’Universo e NGC 6362, un globulare visibile dai cieli australi nella costellazione dell’Ara, non fa mistero della sua età in queste immagini. Le molte stelle giallastre dell’ammasso hanno già vissuto gran parte della propria vita e sono divenute giganti rosse. Ma gli ammassi globulari non sono relitti inerti del passato; curiose attività stellari sono infatti ancora in atto in queste dense cittadelle stellari.

    Per esempio NGC 6362 ospita molte “vagabonde blu” (in inglese: blue stragglers) – stelle vecchie che riescono a camuffarsi per giovanette.

    Le stelle di un ammasso globulare si sono formate in un periodo relativamente breve, circa 10 miliardi di anni fa nella maggior parte dei globulari. Eppure le vagabonde blu sono più blu e più luminose – e perciò più massicce – di quello che dovrebbero essere dopo dieci miliardi di anni di evoluzione stellare. Le stelle blu sono infatti stelle molto calde che consumano velocemente il proprio combustibile; così, se queste stelle si fossero formate dieci miliardi di anni fa, avrebbero già dovuto spegnersi molto tempo fa. Come hanno fatto a sopravvivere?

    Gli astronomi vogliono scoprire il segreto dell’aspetto giovanile delle vagabonde blu (vedi anche l’articolo “Le vagabonde blu di NGC 188“). Attualmente ci sono due teorie principali: collisioni e fusioni tra stelle oppure trasferimento di materiale tra due compagne. L’idea di fondo di entrambe le teorie è che le stelle non sono nate grandi come le vediamo oggi, ma hanno ricevuto un’iniezione di materiale extra ad un certo punto della loro esistenza e ciò ha dato loro una nuova prospettiva di vita.

    Anche se meno noto di altri ammassi globulari più brillanti, NGC 6362 ha molte proprietà che interessano gli astronomi ed è stato molto studiato nel corso degli anni. È stato selezionato come uno dei 160 campi stellari per la Survey Pre-FLAMES – una survey preliminare realizzata tra il 1999 e il 2002 con il telescopio da 2,2 m a La Silla per trovare stelle adatte ad un’indagine più approfondita con lo spettroscopio FLAMES installato al VLT. Questa immagine viene appunto dai dati raccolti nell’ambito di questa survey.

    A sinistra. l'immagine di NGC 6362 ottenuta con il WFI (Wide Field Imager) montato sul telescopio da 2,2 m dell'MPG/ESO all'Osservatorio di La Silla in Cile. A destra, l'ingrandimento della zona centrale dell'ammasso realizzato dal Telescopio Spaziale Hubble della NASA/ESA.

    Questa nuova immagine mostra l’intero ammasso globulare che si staglia sul ricco sfondo di stelle della Via Lattea. La zona centrale di NGC 6362 è stata studiata in dettaglio anche dal Telescopio Spaziale Hubble che ha prodotto un’immagine che mostra un’area più ristretta ad altissima risoluzione.
    Questa brillante sfera di stelle si trova nella costellazione australe dell’Altare (Ara – vedi il video). Può essere vista facilmente con un piccolo telescopio. È stata individuata per la prima volta nel 1826 dall’astronomo scozzese James Dunlop con un telescopio da 22 centimetri dall’Australia.

    Indice dei contenuti

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    Qualche notizia sull’ESO

    Nel 2012 cade il 50° anniversario della fondazione dell’ESO (European Southern Observatory).  L’ESO è la principale organizzazione intergovernativa di Astronomia in Europa e l’osservatorio astronomico più produttivo al mondo. È sostenuto da 15 paesi: Austria, Belgio, Brasile, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, e Svizzera. L’ESO svolge un ambizioso programma che si concentra sulla progettazione, costruzione e gestione di potenti strumenti astronomici da terra che consentano agli astronomi di realizzare importanti scoperte scientifiche. L’ESO ha anche un ruolo di punta nel promuovere e organizzare la cooperazione nella ricerca astronomica. L’ESO gestisce tre siti osservativi unici al mondo in Cile: La Silla, Paranal e Chajnantor. Sul Paranal, l’ESO gestisce il Very Large Telescope, osservatorio astronomico d’avanguardia nella banda visibile e due telescopi per survey. VISTA, il più grande telescopio per survey al mondo, lavora nella banda infrarossa mentre il VST (VLT Survey Telescope) è il più grande telescopio progettato appositamente per produrre survey del cielo in luce visibile. L’ESO è il partner europeo di un telescopio astronomico di concetto rivoluzionario, ALMA, il più grande progetto astronomico esistente. L’ESO al momento sta progettando l’European Extremely Large Telescope (E-ELT ), un telescopio da 39 metri che opera nell’ottico e infrarosso vicino e che diventerà “il più grande occhio del mondo rivolto al cielo“.

    Links



    Al Planetario di Ravenna

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    Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. Inizio ore 21:00.

    13.11: “Geometrie del Cielo, l’universo matematico e le sue ragioni” di Oriano Spazzoli.

    Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

    Corso di ASTRONOMIA PER TUTTI – 2012 “L’Universo come non l’hai mai visto”

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    Le lezioni, tenute dagli esperti del Gruppo Divulgatori della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia, si svolgeranno presso il:
    Punto vendita Salmoiraghi & Viganò di Bari – Via Piccinni 92 – ogni mercoledì alle ore 20,00 a partire dal 14 novembre 2012

    14.11: Astronomia, scienza dell’Universo. Test introduttivo ed analisi dei fenomeni celesti.

    Le iscrizioni saranno raccolte direttamente nel negozio di Via Piccinni, versando una quota individuale pari a 60,00 euro che comprende l’abbonamento alla rivista Coelum
    Astronomia (semestrale cartacea o annuale on line), materiale didattico e gadget. Il limite massimo è di 20 partecipanti per corso, al termine del quale verrà rilasciato un diploma
    di partecipazione e la possibilità di accedere in via esclusiva a sconti.
    Per informazioni e prenotazioni:
    www.saitpuglia.it – www.thelunarsociety.it – www.salmoiraghievigano.it

    Maxi tamponamento su 49 Ceti

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    È un po’ come se stessimo assistendo a uno tra i più colossali incidenti tra comete, il cui risultato è quello di produrre una sterminata nuvola di monossido di carbonio che si trova attorno alla stella 49 Ceti. È questo lo scenario proposto da Benjamin Zuckerman, dell’Università della California, e dal suo collega Inseok Song, dell’Università della Georgia, in un articolo recentemente apparso su The Astrophyisical Journal.

    “Riteniamo che 49 Ceti abbia un’età di 40 milioni di anni, e il mistero che nasconde è come sia possibile che possa esserci così tanto gas attorno a un astro di questa età” dice Zuckenberg. La sua affermazione nasce dal fatto che le stelle molto giovani, attorno al milione di anni, possiedono un disco di polveri e gas attorno ad esse. La componente gassosa però tende a dissiparsi nel tempo nell’arco di alcuni milioni di anni, così che di solito gli astri già dopo 10 milioni di anni dalla loro ‘accensione’ non presentano praticamente gas attorno ad essi. Ma questo non è il caso di 49 Ceti.

    Per i due ricercatori la provenienza di questa anomala presenza di gas può essere imputata a un disco molto massiccio di materiale cometario, simile alla fascia di Kuiper nel nostro Sistema solare, in orbita attorno a 49 Ceti. Per dare un’idea di quanto grande dovrebbe essere, la sua massa complessiva si aggirerebbe sulle 400 Terre, ovvero 4000 volte la materia contenuta nella fascia di Kuiper.

    “Centinaia di migliaia di miliardi di comete orbitano attorno a quella stella e alla sua compagna, che ha circa trenta milioni di anni” continua Zuckenberg. “Immaginate uno sciame fittissimo di oggetti, ognuno approssimativamente del diametro di un chilometro e mezzo, che si scontrano continuamente l’uno con l’altro. Queste giovani comete sono molto più ricche di monossido di carbonio di quelle che popolano il nostro Sistema solare. Quando vengono in collisione, questo gas viene liberato e va a costituire la ‘nuvola’ che avvolge il sistema stellare di 49 Ceti”.

    Zuckerman e Song sono riusciti anche a dare una stima di quella che è la frequenza degli impatti tra queste comete. E il quadro che risulta è davvero sorprendente:  per produrre la quantità di gas osservata, si verificherebbe uno scontro ogni sei secondi! Un vero e proprio super ingorgo spaziale, non c’è che dire.

    Per saperne di più:

    • L’articolo A 40 myr old gaseous circumstellar disk at 49 Ceti: massive co-rich comet clouds at young a-type stars di Benjamin Zuckerman e Inseok Song pubblicato su The Astrophysical Journal
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