Home Blog Pagina 162

Associazione Astrofili Alta Valdera – 24 Febbraio

0
La AAAV comunica il calendario dei prossimi incontri a tema che si svolgeranno presso il Centro Astronomico di Libbiano (Comune di Peccioli – PI)
con inizio alle ore 21.15 (ingresso libero).
24.02: “Gagarin: 108 minuti che cambiano la storia”. 12 aprile 1961: il primo volo dell’uomo nello spazio. Dopo 50 anni, riviviamo l’evento che consentì di raggiungere una delle più ambite frontiere per l’umanità. A cura di Alberto Villa.
Per informazioni: Tel 3405915239 – 3474682035

Pio & Bubble Boy – Coelum n.146 – 2011

0
146

146

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.146 – 2011. Leggi il Sommario.

La galassia agli albori dell’Universo

0
Il mosaico di immagni nell’infrarosso dalla Wide Field Camera 3 di Hubble (la cui ripresa ha richiesto ben 87 ore di posa), al cui interno si cela quella che sembra essere la galassia più remota finora scoperta. Nel video in basso, la posizione del "deep field" HST nella Balena con lo zoom sulla presunta galassia.

Spingere lo sguardo sempre più avanti, arrivando a scrutare gli albori del nostro Universo, nelle ere in cui andavano formandosi le prime stelle e galassie. È la continua sfida degli astronomi (“Perché andare sempre più lontano”) che hanno fatto un altro passo in avanti. O meglio, indietro nel tempo. L’identificazione di una galassia che, se confermata, sarà la più distante finora scoperta, a ben 13,2 miliardi di anni luce da noi. Questo vuol dire che la luce della galassia analizzata oggi è stata prodotta quando l’Universo aveva solo 500 milioni di anni.

A catturare questi flebili segnali è stato il telescopio spaziale Hubble, che con una serie di osservazioni nell’infrarosso durate complessivamente 87 ore è riuscito a spingere la Wide Field Camera 3, installata nell’ultima missione Shuttle di riparazione avvenuta nel maggio del 2009, davvero ai limiti delle sua capacità osservative.

.

Loading player…

“Stiamo quasi per osservare le prime galassie nell’Universo, che riteniamo si siano formate tra i 200 e i 300 milioni di anni dopo il Big Bang”, dice Garth Illingworth, della University of California, Santa Cruz, che insieme a Richard Bouwens ha guidato lo studio pubblicato nell’ultimo numero della rivista Nature. “Grazie a queste riprese registriamo un frenetico processo di formazione galattica nell’universo primordiale e possiamo così disporre di informazioni utili per affinare i modelli teorici sulla formazione delle galassie”.

C’è ancora molto lavoro da fare per avere una prova inconfutabile dell’identificazione di questa galassia, tanto che gli stessi autori lasciano un margine di incertezza del 20% sulla validità dei loro risultati. E questo perché non si poteva proprio chiedere di più alla strumentazione di Hubble. Ma se la scoperta venisse confermata, sarebbe un nuovo record per l’astronomia, dopo il recente studio tutto italiano relativo alle prime galassie nell’Universo. Con ricadute rilevanti. La galassia sarebbe stata infatti osservata nel pieno della cosiddetta “era della re-ionizzazione”, quando cioè un immane flusso di radiazione ultravioletta strappò elettroni agli atomi di idrogeno che pervadevano l’Universo primordiale, ionizzandoli com’erano in origine, dopo il Big Bang e di fatto permettendo alla radiazione luminosa di stelle e galassie di riuscire a giungere fino a noi.

“Il punto cruciale per chi studia oggetti celesti così lontani è capire cosa abbia prodotto questo processo che ha reso trasparente l’Universo” sottolinea Giovanni Cresci, dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri. “Gli stessi autori, sottolineando che i risultati del loro lavoro sono ancora molto incerti, ritengono che le galassie primordiali possono aver contribuito solo per il 12% alla radiazione necessaria per completare il processo di re-ionizzazione”.

Cos’altro si nasconde dunque dietro le nebbie dell’Universo primordiale? E chi può essere stato l’enigmatico “motore” che ha permesso di schiarirle? È ancora troppo presto per dirlo. Ma gli astronomi confidano nei prossimi anni di poter dare una risposta definitiva a questi interrogativi, sfruttando la potenza e la tecnologia del nuovo telescopio spaziale James Webb (JWST), il successore di Hubble, che i più ottimisti ritengono possa essere lanciato già entro il 2015.

.

Ascolta l’intervista di Marco Galliani a Giovanni Cresci sulle implicazioni che ha la scoperta della galassia più distante

Leggi la caption originale

Cortesia NASA, ESA, G. Illingworth (University of California, Santa Cruz), R. Bouwens (University of California, Santa Cruz, and Leiden University) and the HUDF09 Team

Kounotori 2 in arrivo alla ISS

0
Il sito della Jaxa, l'agenzia spaziale giapponese (http://www.jaxa.jp/index_e.html)

Lanciata lo scorso 22 gennaio, la capsula giapponese Kounotori2, il secondo esemplare dell’ HTV (H-2 Transfer Vehicle, uno dei tre veicoli deputati al rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale e del suo equipaggio di sei persone) sta per raggiungere la Stazione Spaziale. Le fasi di arrivo e di aggancio della sonda sono seguite dalla Jaxa (Japan Aerospace Exploration Agency) e trasmesse in diretta oggi 27 gennaio a partire dalle ore 12:30 (ora italiana) circa, sul canale di streaming della NASA http://www.nasa.gov/multimedia/nasatv/index.html dell’agenzia spaziale giapponese > http://www.jaxa.jp/index_e.html

Lungo 10 metri e con un diametro di 4,2 metri, dopo l’avvicinamento eseguito con il sistema di guida laser e la fermata a circa 10 metri di distanza dal portello d’attracco, il cargo verrà agganciato dal nostro Paolo Nespoli e da Cady Coleman tramite il braccio robotico, per poi eseguire l’attracco finale.
Kounotori 2 dovrebbe restare ormeggiato al molo nadir di Harmony per oltre un mese, fino all’8 marzo, momento in cui, carico di rifiuti della stazione, mollerà gli ormeggi per un rientro distruttivo al disopra dell’Oceano Pacifico meridionale.
Fra fine febbraio e inizio marzo sarà l’unica volta nella storia della Stazione, in cui tutti gli attuali veicoli pressurizzati operativi saranno presenti contemporaneamente sul grande laboratorio orbitante. Se verranno rispettati i programmi, lo Shuttle Discovery, HTV, ATV, Soyuz e Progress saranno tutti ormeggiati al complesso allo stesso tempo.

Il cargo, del peso di oltre 16 tonnellate, è decollato il 22 gennaio scorso a bordo di un razzo H-2B alle 0537:57 UTC dal Launch Pad n. 2 presso il Tanegashima Space Center, la base sull’isola posta sulla punta meridionale del Giappone.

Il razzo alto 56 metri è salito in un cielo sereno, rompendo la barriera del suono circa un minuto dopo la partenza dalla sua rampa di lancio posta in riva al mare. Quattro booster a propellente solido si sono sganciati dopo due minuti di volo e i due motori principali del primo stadio del lanciatore hanno completato la loro funzione meno di quattro minuti più tardi. Il secondo stadio a idrogeno ha poi posto l’H-2 Transfer Vehicle in orbita e rilasciato il carico utile 15 minuti e 13 secondi dopo aver lasciato la Terra. Il veicolo è entrato in un’orbita iniziale di 198 x 298 km con un angolo di inclinazione di 51,6 gradi rispetto all’equatore. Il lancio è stato rinviato di due giorni per problemi meteo, ma alla fine tutto è andato per il meglio.
Il Giappone ha chiamato la capsula Kounotori 2, che significa cicogna bianca ed è l’unico veicolo che continuerà a rifornire la Stazione con elementi per l’esterno. Infatti HTV possiede una stiva non pressurizzata che questa volta contiene oltre 900 kg di attrezzature e ricambi. La capsula costruita dalla Mitsubishi Heavy Industries con la JAXA, è anche l’unico veicolo che attraccando dal lato americano della Stazione può trasportare i moduli rack standard con cui si organizza e si gestisce lo spazio interno della ISS, e questo grazie ai portelli di attracco più grandi.
Un HTV è diviso in tre parti: un modulo pressurizzato che è quello che attracca fisicamente alla Stazione, un modulo non pressurizzato che viene scaricato direttamente dal braccio robotico SSRMS ed un modulo di servizio con tutta l’avionica e i quattro motori principali della capsula, mentre la superficie esterna è coperta da 57 pannelli fotovoltaici e 28 motori di manovra.
HTV 2 contiene ben 8 rack, due dei quali contengono esperimenti per il modulo giapponese Kibo. Il carico totale ammonta a quasi 4 tonnellate di materiali, dei quali 2226 kg per conto della NASA.

LE INCHIESTE DI COELUM: La scoperta del batterio del Mono Lake è davvero epocale?

0
La ricercatrice Felisa Wolfe-Simon mentre lavora con dei campioni raccolti nel Mono lake.
I ricercatori Felisa Wolfe-Simon e Ronald Oremland (microbiologo e membro del team del NAI - NASA Astrobiology Institute “Follow the Elements”), nell’estate 2009 mentre esaminano dei sedimenti del Mono Lake.

Lo scorso dicembre la NASA ha annunciato la clamorosa scoperta del batterio estremofilo di cui abbiamo parlato nello scorso numero, mettendo in subbuglio la comunità degli esobiologi.
Prendendo spunto dall’analisi critica di Beatrice Mautino, abbiamo voluto coinvolgere nel dibattito alcuni tra i maggiori esperti italiani chiedendo la loro opinione in merito alla scoperta pubblicata su Science. Ecco le domande che abbiamo rivolto loro.

1 – Alla luce di quanto annunciato nella conferenza della NASA il 2 dicembre scorso e descritto nell’articolo pubblicato su Science, ritiene che la scoperta del batterio del Mono Lake sia davvero così importante come riportato?

2 – Ritiene appropriata la politica che la NASA sta attuando da qualche tempo in tema di comunicazione scientifica (ricordiamo anche l’annuncio dello scorso novembre sul “giovane” buco nero, notizia, che quasi unanimamente fu ritenuta di un’importanza non proporzionata al clamore con cui venne annunciata)?

Ci hanno risposto (in ordine di arrivo): Roberto Barbieri (geomicrobiologo e micropaleontologo, è ordinario di Paleontologia all’Università di Bologna), Giuseppe Galletta (professore di Astronomia e di Astrobiologia all’Università di Padova), Giorgio Bianciardi (ricercatore presso l’Università degli Studi di Siena), Giovanni Strazzulla (Astronomo ordinario, Direttore dell’Osservatorio Astrofisico di Catania), Amedeo Balbi (astrofisico all’Università di Roma Tor Vergata), Rosanna del Gaudio (professore di Biologia Molecolare presso il Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università Federico II di Napoli), Federica Sgorbissa (Direttrice del magazine OggiScienza di SISSA Medialab).

.

Dite anche voi la vostra!

Topografia lunare ad altissima risoluzione

0
A LOLA digital elevation map compiled in late 2009 is compared to the Unified Lunar Control Network (ULCN) 2005, a painstakingly constructed map based on the best available data at the time.

Il Lunar Reconnaissance Orbiter, la sonda NASA che sta orbitando la Luna dal giugno 2009, continua a inviare a Terra le più accurate rilevazioni della superficie lunare mai realizzate, con lo scopo di individuare i siti più opportuni per l’insediamento delle future missioni umane.
Questo il commento di Gregory Neumann, del Goddard Space Centre della NASA di Greenbelt, sugli ultimi risultati pubblicati: “Dopo circa un anno di missione dell’LRO abbiamo già 3 miliardi di dati relativi all’altimetria del suolo lunare misurata dal sensore laser LOLA (Lunar Orbiter Laser Altimeter): entro i prossimi due anni avremo una copertura longitudinale praticamente uniforme, con una definizione pari a quella dei GPS terrestri”.

La Reconnaissance ricostruisce il profilo altimetrico della superficie lunare (nel video in alto una mappa digitale del 2009 messa a confronto con dati dell’ULCM del 2005) misurando la differenza tra i tempi di ritorno delle riflessioni subite da singoli impulsi laser, divisi e collimati in cinque raggi distinti ed inviati dal sensore verso il terreno. Confrontando i dati con la rilevazione telemetrica della posizione della sonda è possibile mappare, secondo per secondo, il contorno degli “echi” riflessi dalla superficie, ottenendo una rilevazione topografica bidimensionale, in grado di misurare altitudine e pendio di bordi di crateri, rilievi e spaccature.
Le nuove mappe coprono un’area superficiale più ampia, riducendo gli errori nelle rilevazioni topografiche altimetriche sia orizzontalmente che verticalmente a poche decine di metri, anche nelle regioni di non facile campionatura come i bordi del disco illuminato o ai poli.

Testo tratto da Coelum n. 145 dove è pubblicato l’articolo completo con altre immagini ad alta risoluzione.

Site ErrorThere’s a problem with your browser or settings.


Your browser or your browser’s settings are not supported. To get the best experience possible, please download a compatible browser. If you know your browser is up to date, you should check to ensure that
javascript is enabled.

› Learn How


Luna e Venere nello Scorpione il 30 gennaio

0
Alba del 30 gennaio: la Luna sorge circa 4 gradi a sudovest di Venere.

All’alba del 30 gennaio una sottile falce di Luna calante (fase 14%) sorge nello Scorpione 4,3 gradi a sud di Venere  (mag. –4,4). Pochi gradi a est è visibile anche la rossa Antares (alfa Scorpii; mag. +1,0), all’incirca alla stessa altezza di Venere.

Vista la bassa altezza sull’orizzonte, consigliamo di effettuare delle riprese a largo campo che coinvolgano oltre ai tre oggetti celesti anche qualche elemento paesaggistico caratterizzante.

Luna, Venere e Antares nello Scorpione il 29 gennaio

0
All’alba del 29 gennaio una falce lunare calante passa sullo Scorpione nelle vicinanze di Venere e di Antares
All’alba del 29 gennaio una falce lunare calante passa sullo Scorpione nelle vicinanze di Venere e di Antares

La più bella congiunzione del mese di gennaio è quella che avviene all’alba del 29 e 30 gennaio quando una falce di Luna calante transita sullo Scorpione tra Antares e Venere. Alle 6:45 del giorno 29, la Luna transita 11° a ovest di Venere (mag. –4,4) e 3,5° a est di Antares (alfa Scorpii; mag. +1,0), con i tre oggetti posti quasi alla stessa altezza di +19,5° sull’orizzonte.

Invito all’osservazione di (596) Scheila

0
Il percorso di (596) Scheila da metà gennaio e il 12 febbraio, tra le costellazioni del Leone e Leone minore
Come dimostra questa splendida immagine a colori di Rolando Ligustri, ripresa il 29 dicembre utilizzando in remoto un telescopio situato in New Mexico, anche gli amatori possono seguire l’evoluzione dell’attuale coda cometaria di Scheila, e magari monitorare la sua attività in futuro. Il campo inquadrato è di circa 30' e si trova nel Leone.

Improvvisamente, un altro asteroide si diverte a confondere le idee e le classificazioni degli astronomi mostrando inaspettate caratteristiche cometarie.

L’asteroide (596) Scheila fu scoperto presso l’osservatorio di  Heidelberg il 21 febbraio del 1906 dall’astronomo tedesco August Kopff (1882-1960). Kopff gli assegnò il nome di Sheila (nella variante tedesca Scheila), una studentessa inglese che seguiva dei corsi a Heidelberg.

Per quanto finora ci è dato di sapere, la composizione dello sbuffo che sta facendo tanto parlare di questo asteroide sembra sia soprattutto a base di polveri (vedi anche la dichiarazione di Larson nell’intervista pubblicata su Coelum 145) e questo potrebbe mettere in dubbio la classificazione cometaria di Scheila. Solo lo studio spettroscopico potrà confermare che non ci troviamo dinanzi a “normali” polveri diffuse dall’impatto su una superficie asteroidale, ma che al di sotto dell’aspetto asteroidale di 596 Scheila si nasconde la composizione profondamente differente tipica di una cometa.

Il percorso di (596) Scheila da metà gennaio e il 12 febbraio, tra le costellazioni del Leone e Leone minore

Come testimoniano molte immagini disponibili in rete, anche gli amatori possono seguire l’evoluzione dell’attuale coda cometaria di Scheila, e magari monitorare la sua attività in futuro. Ecco quindi una cartina e alcune indicazioni per agevolare il compito di rintracciare l’oggetto.
Verso la metà di febbraio sarà in opposizione nel Leone minore, dove il 10 raggiungerà una distanza dalla Terra di 2,07 UA e la mag. +13,4. Per tutto il periodo risulterà perfettamente fotografabile anche con un modesto equipaggiamento e sarà quindi molto importante il contributo che potrà dare la comunità amatoriale nella sorveglianza dell’attività di questo curioso oggetto.

.

Gli elementi di (596) Scheila

Epoca    23/07/2010
Afelio    3,4103 UA
Perielio    2,4428UA
Semiasse maggiore    2,9265 UA
Eccentricità    0,16529
Periodo orbitale    5,01 anni
Inclinazione    14,662°

Caratteristiche fisiche
Dimensioni    113,34 km (IRAS)
Albedo    0,0379
Mag. apparente    ~+11,67/+15,32
Mag. assoluta    ~+8,9
Periodo di Rotazione    15,848 ore

.

Tabella delle effemeridi di (596) Scheila dal 20 gennaio al 28 febbraio 2011

calcolate per le 00 TL (TU+1) per una località situata a 12° Long. Est e 42° Latit.Nord
Data Sorge Trans h¡ trans Tramonta Mag. Elong (¡) E/W AR Dec Cost
20/1/11 17:36 2:07 81 10:33 13,5 153,7 W 09 49 58,2 +32 57 02 LMi
21/1/11 17:31 2:02 81 10:29 13,5 154,4 W 09 49 15,6 +33 05 11 LMi
22/1/11 17:25 1:58 81 10:25 13,5 155,2 W 09 48 31,7 +33 13 16 LMi
23/1/11 17:20 1:53 81 10:21 13,5 155,9 W 09 47 46,6 +33 21 17 LMi
24/1/11 17:14 1:48 81 10:17 13,5 156,6 W 09 47 00,4 +33 29 14 LMi
25/1/11 17:08 1:43 82 10:13 13,5 157,2 W 09 46 12,9 +33 37 06 LMi
26/1/11 17:03 1:39 82 10:10 13,5 157,8 W 09 45 24,4 +33 44 53 LMi
27/1/11 16:57 1:34 82 10:06 13,4 158,3 W 09 44 34,9 +33 52 33 LMi
28/1/11 16:52 1:29 82 10:02 13,4 158,8 W 09 43 44,3 +34 00 08 LMi
29/1/11 16:46 1:24 82 9:58 13,4 159,3 W 09 42 52,8 +34 07 35 LMi
30/1/11 16:40 1:20 82 9:54 13,4 159,6 W 09 42 00,3 +34 14 55 LMi
31/1/11 16:35 1:15 82 9:50 13,4 160,0 W 09 41 07,1 +34 22 08 LMi
1/2/11 16:29 1:10 82 9:46 13,4 160,2 W 09 40 13,0 +34 29 12 LMi
2/2/11 16:23 1:05 83 9:42 13,4 160,4 W 09 39 18,2 +34 36 07 LMi
3/2/11 16:18 1:00 83 9:38 13,4 160,5 W 09 38 22,8 +34 42 53 LMi
4/2/11 16:12 0:55 83 9:33 13,4 160,5 W 09 37 26,8 +34 49 29 LMi
5/2/11 16:07 0:51 83 9:29 13,4 160,5 W 09 36 30,2 +34 55 55 LMi
6/2/11 16:01 0:46 83 9:25 13,4 160,3 W 09 35 33,2 +35 02 11 LMi
7/2/11 15:55 0:41 83 9:21 13,4 160,1 W 09 34 35,8 +35 08 15 LMi
8/2/11 15:50 0:36 83 9:17 13,4 159,9 W 09 33 38,1 +35 14 09 LMi
9/2/11 15:44 0:31 83 9:13 13,4 159,6 W 09 32 40,1 +35 19 51 LMi
10/2/11 15:39 0:26 83 9:08 13,4 159,2 E 09 31 41,9 +35 25 21 LMi
11/2/11 15:33 0:21 83 9:04 13,4 158,7 E 09 30 43,6 +35 30 38 LMi
12/2/11 15:28 0:16 84 9:00 13,4 158,2 E 09 29 45,3 +35 35 44 LMi
13/2/11 15:22 0:11 84 8:55 13,4 157,7 E 09 28 47,0 +35 40 36 LMi
14/2/11 15:17 0:07 84 8:51 13,4 157,1 E 09 27 48,8 +35 45 16 LMi
15/2/11 15:11 0:02 84 8:47 13,4 156,4 E 09 26 50,8 +35 49 43 LMi
16/2/11 15:06 23:52 84 8:42 13,4 155,7 E 09 25 53,0 +35 53 56 LMi
17/2/11 15:01 23:47 84 8:38 13,4 155,0 E 09 24 55,5 +35 57 56 LMi
18/2/11 14:55 23:42 84 8:34 13,5 154,3 E 09 23 58,4 +36 01 42 LMi
19/2/11 14:50 23:37 84 8:29 13,5 153,5 E 09 23 01,7 +36 05 15 LMi
20/2/11 14:45 23:32 84 8:25 13,5 152,7 E 09 22 05,6 +36 08 34 Lyn
21/2/11 14:40 23:28 84 8:20 13,5 151,9 E 09 21 09,9 +36 11 39 Lyn
22/2/11 14:34 23:23 84 8:16 13,5 151,0 E 09 20 14,9 +36 14 30 Lyn
23/2/11 14:29 23:18 84 8:11 13,5 150,1 E 09 19 20,6 +36 17 08 Lyn
24/2/11 14:24 23:13 84 8:07 13,5 149,3 E 09 18 27,1 +36 19 31 Lyn
25/2/11 14:19 23:08 84 8:02 13,5 148,4 E 09 17 34,3 +36 21 41 Lyn
26/2/11 14:14 23:04 84 7:58 13,6 147,4 E 09 16 42,4 +36 23 36 Lyn
27/2/11 14:09 22:59 84 7:53 13,6 146,5 E 09 15 51,5 +36 25 18 Lyn
28/2/11 14:04 22:54 84 7:49 13,6 145,6 E 09 15 01,5 +36 26 45 Lyn

Swift trova le galassie attive mancanti

0

Osservato ai raggi X, tutto il cielo appare illuminato. Sebbene lontano da fonti di luce, i raggi X provenienti da oltre la nostra galassia forniscono una luce costante in ogni direzione. Per gli astronomi esiste il sospetto che i principali fautori di questo background cosmico nei raggi X siano i buchi neri avvolti nella polvere al centro di galassie attive. Ma il numero di quelli rilevati non è tale da poterlo comprovare.

Un team internazionale di astronomi, utilizzando i dati del satellite SWIFT della NASA, missione a cui partecipano anche ASI e INAF, hanno però confermato l’esistenza di una popolazione invisibile, almeno in gran parte, di galassie attive con buchi neri le cui emissioni X sono però largamente assorbite che solo una dozzina di queste sono note: la punta dell’iceberg.

“Buchi neri completamente cappati sono tutti intorno a noi”, ha detto Neil Gehrels, il P.I. di Swift al NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, e co-autore del nuovo studio (in pubblicazione sul numero del 10 febbraio di Astrophysical Journal) “Prima di Swift, apparivano troppo deboli e oscurati perché potessimo individuarli”.

La maggior parte delle grandi galassie contiene un gigantesco buco nero centrale: quelli osservati nello studio di Swift hanno una massa di circa 100 miliardi di volte la massa del sole. In una galassia attiva la materia che cade verso il buco nero supermassiccio produce emissioni di alta energia così intensa che due classi di galassie attive, quasar e blazar, hanno il rango di oggetti più luminosi dell’Universo.

Lo sfondo a raggi X ha portato gli astronomi a sospettare che le galassie attive siano state sottostimate. Gli astronomi infatti non possono mai essere certi neanche di aver rilevato la maggior parte di quelle a noi più vicine, perché le dense nubi di gas e polveri che circondano i buchi neri ne schermano la luce nell’ultravioletto, ottico e raggi X di bassa energia. L’infrarosso può superare questa barriera, ma rischia di essere confuso con la polvere calda che si riscontra nelle regioni di formazione stellare della galassia.

Tuttavia, alcuni dei più energici raggi X prodotti dai buchi neri riescono a penetrare il mantello che lo avvolge, ed è qui che entra in gioco SWIFT.

“Con SWIFT abbiamo quantificato esattamente il numero di galassie attive che si trovano in realtà intorno a noi”, ha detto Marco Ajello dello SLAC National Accelerator Laboratory, di Menlo Park, California, “Il numero è grande ed è in accordo con i modelli, secondo cui i buchi neri sono responsabili della maggior parte del fondo di raggi X”. Se i numeri ipotizzati rimangono coerenti anche a  grandi distanze, quando l’universo era più giovane, vorrrà dire che ci sono abbastanza buchi neri supermassicci per tenere conto del fondo cosmico a raggi X.

Quanto ipotizzato si mostra coerente con l’idea che il fondo cosmico a raggi X sia il risultato delle emissioni di  buchi neri supermassicci nascosti nelle galassie attive quando l’universo aveva sette miliardi di anni, cioè circa la metà della sua età attuale.



Quello che riusciamo a vedere del buco nero di una galassia attiva dipende dall’angolazione da cui lo osserviamo. Vista di taglio, le dense nubi di polveri e gas che la circondano impediscono alla maggior parte delle radiazioni emesse di raggiungerci ad eccezione di quelle più penetranti.

Video tratto dalla News originale NASA Swift Survey Finds ‘Missing’ Active Galaxies

Credit:NASA/Goddard Space Flight Center

Due secoli fa nasceva Urbain Le Verrier

0
L'importanza di Le Verrier nella storia dell’astronomia è testimoniata dalla presenza davanti l’entrata dell’osservatorio di Parigi di una statua in bronzo eretta nel 1889.
L'importanza di Le Verrier nella storia dell’astronomia è testimoniata dalla presenza davanti l’entrata dell’osservatorio di Parigi di una statua in bronzo eretta nel 1889.

Urbain Jean Joseph Le Verrier nacque nella cittadina normanna di Saint-Lô l’11 marzo del 1811, esattamente due secoli fa.
Il padre Louis Baptiste, un modesto impiegato del demanio, credeva fermamente nel valore degli studi ed era ambiziosissimo per suo figlio. A 17 anni Urbain fu mandato all’Università di Caen per frequentarvi un corso di matematica della durata di 3 anni; diplomatosi con il massimo dei voti, nel 1831 entrò all’École Polytechnique di Parigi. Qui lavorò con impegno, lasciando l’impressione di uno studente serio ed ingegnoso, forse più dotato di tenacia che non di una naturale inclinazione per la scienza, tanto che durante i suoi anni di università non mostrò alcuna netta preferenza per qualche campo particolare della ricerca.
Dopo la laurea, iniziò la sua carriera di scienziato come chimico sperimentale. Nel 1837 il famoso chimico L. J. Gay-Lussac si trovò a dover scegliere fra due assistenti: Le Verrier e H. V. Regnault. Scelse quest’ultimo, consigliando a Le Verrier di accettare l’offerta di “répétiteur” di astronomia. Con una disinvoltura che può sembrare incredibile, il promettente giovane chimico accettò di cambiare carriera, e si gettò con il consueto impegno nello studio della meccanica celeste che nel 1846 sfociò nella determinazione della posizione del pianeta che poi sarebbe stato chiamato Nettuno.
Nel frattempo si sposò con Marie Lucile Choquet, da cui ebbe tre figli: Louis Paul, Jean Charles e Lucille.
Gli ultimi anni della sua vita furono dedicati alla soluzione del problema dell’avanzamento del perielio di Mercurio che pensava di poter spiegare con l’influenza gravitazionale di “Vulcano”, un ipotetico piccolo pianeta vicinissimo al Sole (vedi su Coelum n. 61 l’articolo “In cerca del pianeta Vulcano”).
Morì a Parigi dopo una lunga e dolorosa malattia il 23 settembre del 1877, proprio nel giorno del 31° anniversario della scoperta del pianeta che gli regalò la gloria immortale.

(testo estratto dalla rubrica di Ivano Dal Prete  “Hanc Marginis. Urbain Le Verrier, torti e ragioni di un astronomo tiranno” pubblicata su Coelum n. 145)

L’asteroide (7) Iris in opposizione nel Cancro il 24 gennaio

1
Il percorso di 7 Iris durante il periodo che va dal 5 gennaio al 15 febbraio all’interno della costellazione del Cancro,
Il percorso di 7 Iris durante il periodo che va dal 5 gennaio al 15 febbraio all’interno della costellazione del Cancro,

Gennaio è il mese di (7) Iris, il grande asteroide (225 x 190 x 190 km) scoperto da John Russell Hind nel 1847 di cui abbiamo già parlato innumerevoli volte. La sua notevole eccentricità orbitale (0,23) gli consente di prodursi in opposizioni molto profonde, che eccezionalmente lo portano a brillare fino alla mag. +6,7 da una distanza di sole 0,85 UA! L’ultima volta (qualcuno forse lo ricorderà perché ne parlammo in Coelum n. 101) accadde nel novembre del 2006 e bisognerà aspettare fino al 2017 perché la cosa si ripeta. Il che non impedirà a Iris, nell’opposizione geometrica (massima elongazione dal Sole) che raggiungerà il 24 gennaio, di arrivare alla mag. +7,9. La minima distanza sarà invece raggiunta il giorno 15 (1,172 UA), il che dimostra come quella di gennaio sarà comunque  un’ottima opposizione da seguire a tutti i costi, anche perché in tutto il 2011 solo Vesta (+5,7 in agosto) e Ceres (+7,7 in settembre) saranno più luminosi…

Parametri orbitali e fisici di (7) Iris
Semiasse maggiore     2,385 UA
Perielio     1,833 UA
Afelio     2,937 UA
Periodo orbitale     1345,375 gg (3,68 anni)
Velocità orbitale media     19,03 km/s
Inclinazione orbitale     5,527°
Eccentricità     0,231
Dimensioni     225x190x190 km
Massa     ~1,36×1019 kg
Albedo     0,277

(testo estratto dalla rubrica di Talib Kadori “Gli asteroidi. Il 2011 inizia con Iris e Bellona” pubblicata su Coelum n. 145)

Al lupo al lupo! (Ma non era arsenico?)

0
batteri che usano arsenico
Il microbo GFAJ-1 che cresce nell’arsenico. (Crediti: Jodi Switzer Blum, Fonte NASA)

“La NASA scopre gli alieni!” No, non esageriamo. “Sono tra noi. Scoperte forme di vita aliene sul nostro pianeta!” No, no. “Scoperte forme di vita terrestri con un DNA a base di arsenico (e quindi un po’ aliene lo sono, dai!).” No, nemmeno questo. Ok, allora “scoperte forme di vita terrestri in grado di nutrirsi di arsenico!” Neanche qui ci siamo… E quale sarebbe la scoperta della NASA in grado di monopolizzare l’attenzione di tutti i media per giorni? Secondo i ricercatori che stanno analizzando pezzo per pezzo l’articolo scientifico pubblicato su Science, la scoperta non sarebbe di quelle sensazionali che cambiano la storia della scienza. In sintesi, è vero che i batteri provenienti dal Mono Salt Lake in California, se messi a crescere in condizioni particolari – con alte concentrazioni di arsenico e basse di fosforo – sono in grado di incorporare un po’ di arsenico nel DNA al posto del fosforo, ma non del tutto e comunque non gli fa benissimo.

Per conoscere con esattezza la composizione chimica di una molecola complessa come il DNA si utilizza uno strumento chiamato spettrometro di massa, una specie di scanner che restituisce l’elenco degli atomi presenti e la loro concentrazione. È un esame diventato di routine negli ultimi anni e in ambiente scientifico ci si chiede perché non sia stato utilizzato per studiare questo DNA. I  metodi utilizzati dai ricercatori della NASA sono, infatti, tutti indiretti e con qualche errore.

Lo spiega bene Alex Bradley sul blog We, Beasties: “Lo studio pubblicato su Science ha un certo numero di difetti. In particolare, sarebbe stato trascurato un dettaglio sottile, ma importante, che dimostrerebbe come il DNA in questione abbia in realtà una struttura a base di fosfato e non di arseniato.” Per meglio comprendere questo punto dobbiamo fare un passo indietro. Un dato di fatto sul quale tutti sono d’accordo è che a parità di DNA quello con una struttura a base di arseniato si idrolizza [si rompe, NdR] rapidamente in acqua, mentre quello con una struttura a base di fosfato no. La durata della vita di un DNA a base di arsenico è di circa 10 minuti, poi i legami si rompono e la molecola si sfalda. Gli autori dell’articolo erano ovviamente a conoscenza di questo dato e hanno ipotizzato un meccanismo biologico di compensazione. Questo potrebbe essere vero, data la complessità delle strutture biologiche e la quantità di processi ancora totalmente sconosciuti.

Ma continua Bradley: “Tuttavia la chimica è molto più prevedibile […] Un semplice esperimento per verificare la natura dello scheletro del DNA consiste nel rimuovere il DNA della cellula e metterlo in acqua per pochi minuti. Quindi esaminare se idrolizza o meno. Sembra semplice e in effetti lo è. Gli autori dell’articolo lo hanno fatto, non per verificare questa proprietà, ma per eseguire delle analisi. Infatti, quando si lavora con il DNA, una delle prime procedure messe in atto è la sua estrazione dall’interno della cellula e la sua purificazione. Molti passaggi vengono effettuati in acqua. Il DNA estratto dai batteri e sottoposto alle analisi dal gruppo di ricerca della NASA è sopravvissuto in un ambiente acquoso a lungo, sicuramente per più di dieci minuti. Di conseguenza, il risultato indica che il DNA di GFAJ-1 [il nome dato a questi batteri, NdR] ha uno scheletro a base di fosfato.

E l’arsenico? Analizzando il DNA i ricercatori ne hanno infatti misurate elevate concentrazioni; quindi come si potrebbe spiegare questa anomalia? Bradley ipotizza che l’arsenico possa essere incorporato in piccole quantità e che per la maggior parte semplicemente si associ al DNA e lo ricopra in qualche modo; un’ipotesi che però andrebbe controllata.

Rosie Redfield (University of British Columbia – Canada), in una dettagliatissima analisi dell’articolo, ci va giù anche più pesante: “Fondamentalmente, la ricerca non presenta alcuna evidenza convincente che l’arsenico sia stato incorporato nel DNA (o qualsiasi altra molecola biologica). […] C’è una differenza tra i controlli effettuati per verificare effettivamente la tua ipotesi e quelle fatti quando vuoi solo dimostrare che la tua ipotesi è vera. Gli autori hanno fatto alcuni di questi ultimi, ma non i primi […] Avrebbero dovuto lavare accuratamente le loro preparazioni di DNA (un lavaggio su colonna è molto facile), e incubarle con un tampone fosfato in modo da spostare qualsiasi arseniato associato prima di fare le analisi. Avrebbero dovuto testare se il loro DNA contenente arsenico possa essere utilizzato come base per la DNA polimerasi [l’enzima che si occupa della duplicazione del DNA nelle cellule, NdR].” Insomma, il materiale interessante ci sarebbe anche, ma da quel che si legge nei commenti degli scienziati alla NASA (ma anche a Science) hanno preferito la velocità al rigore scientifico.

In ogni caso, l’aspetto più interessante di tutta la faccenda probabilmente è quello che riguarda le modalità di comunicazione, anche qui con qualche dato positivo e qualche altro negativo. Neuroskeptic  nota come lo strumento del blog sia diventato parte integrante del lavoro di revisione degli articoli scientifici: “Grazie ai blogger questo articolo, che se fosse vero avrebbe molte implicazioni, è stato sottoposto ad un’analisi critica dettagliata e immediata.”

Senza i blog le critiche sarebbero comunque emerse prima o poi, ma più probabilmente poi. La via tradizionale di critica agli articoli scientifici è quella che prevede che si scriva una lettera al direttore della rivista che ha pubblicato l’articolo, la quale poi verrà pubblicata. Ma si parla comunque di settimane o mesi.

Sul versante negativo, invece, il Bad Astronomer  Phil Plait  fa notare come il gioco al rialzo fatto anche questa volta dall’ufficio stampa della NASA alla fine possa essere controproducente perché ogni volta crea aspettative che poi vengono sistematicamente deluse. Il risultato è una perdita di fiducia generalizzata nella scienza e nell’informazione. Qui da noi, Marco Ferrari “bacchetta” bonariamente su Leucophaea  molti commentatori un po’ troppo frettolosi. Star dietro a questo tipo di notizie non è semplice e anche qui in redazione [NdR. la Redazione di Queryonline da cui il brano è tratto] abbiamo rischiato di cadere nella trappola dell’annuncio tempestivo e per forza di cose poco ragionato. Ci ha salvati un po’ di pigrizia.

.
Beatrice Mautino, biotecnologa, si è specializzata in neuroscienze e in comunicazione della scienza. Progetta laboratori didattici ed eventi di divulgazione scientifica; è responsabile della versione online della rivista Query del Cicap. Nel tempo libero divaga di scienza sul suo blog i divagatori scientifici 

Kepler scopre il suo primo pianeta roccioso

0
Kepler 10b
Una rappresentazione artistica del pianeta extrasolare Kepler 10b
Kepler 10b
Una rappresentazione artistica del pianeta extrasolare Kepler 10b

La missione Kepler, primo telescopio spaziale della NASA preposto alla ricerca di pianeti orbitanti intorno ad altre stelle con caratteristiche simili a quelle della Terra, ha individuato il primo esopianeta roccioso denominato Kepler-10b. Si tratta del più piccolo pianeta scoperto al di fuori del sistema solare ma non si trova nella cosiddetta “zona abitabile”. La minima distanza che intercorre tra Kepler-10b e la sua stella fa sì che il pianeta non sia in grado di ospitare la vita: le temperature del lato esposto alla stella potrebbero raggiungere un migliaio di gradi, e in queste condizioni sarebbe impossibile mantenere un’atmosfera gassosa stabile e duratura nel tempo.

Gli scienziati della NASA hanno calcolato che il pianeta orbita attorno alla sua stella a una distanza che è una frazione di quella che separa Mercurio e il Sole, conseguentemente l’intera orbita viene coperta in un periodo temporale ridotto, meno di un giorno terrestre.

Telescopio Spaziale Kepler
Una rappresentazione artistica della Telescopio Spaziale Kepler

“Questa è un’ulteriore conferma che pianeti non troppo diversi dalla Terra possono esistere intorno ad altri Soli – commenta Enrico Flamini, chief scientist dell’ASI -. Bisogna tuttavia aver chiaro – prosegue Flamini – che non li stiamo vedendo direttamente, ma solo attraverso l’effetto che hanno sulla radiazione emessa dal loro Sole quando vi passano davanti”

Le dimensioni di Kepler-10b sono state calcolate sulla base delle variazioni della luminosità nella stella registrate dagli strumenti di Kepler, in particolare dal fotometro, ogni volta che il pianeta transitava di fronte ad esso.
Kepler-10b ha un diametro pari a 1,4 volte quello terrestre e una massa 4,6 volte superiore a quella della Terra.

“Tutte le capacità di Kepler hanno portato alla luce l’esistenza di un pianeta roccioso che orbita intorno a una stella che non è il nostro Sole” ha dichiarato Natalie Batalha, responsabile del team NASA di Kepler presso il Centro di ricerche Ames in California e autrice dell’articolo sulla scoperta pubblicato dall’Astrophisical Journal. “Riteniamo – ha concluso la Batalha – che le recenti rivelazioni fatte da Kepler rappresentino solo il punto di partenza di ricerche molto più approfondite sulla formazione degli esopianeti”

I Venerdì dell’Universo 2011 – 4 e 25 Febbraio

0
venerdi universo 2011
venerdi universo 2011
Università degli Studi di Ferrara SALA ESTENSE – Piazza Municipale (Ferrara). Inizio ore 21.00. Ingresso libero.
Tornano anche quest’anno i Venerdì dell’Universo, una serie di seminari scientifici per avvicinare, giovani e non, alla
Fisica, all’Astronomia e alle Scienze in generale, con la speranza che per molti giovani non sia solo una curiosità momentanea,
ma anche un’occasione di spunto per i loro studi professionali o amatoriali, dal momento che l’Università
di Ferrara offre importanti opportunità in questi campi.
04.02: “la Scoperta della Struttura del DNA e il Sequenziamento del Genoma Umano” a cura di Mauro Tognon.
25.02: “La Fisica di Star TrekIng” a cura di Nembo Buldrini.
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
Organizzati da: Dip. di Fisica Università di Ferrara, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“ e Coop. Sociale Camelot.

Come e quando osservare la tempesta su Saturno

0
tempesta_saturno
Tempesta su Saturno
tempesta_saturno
Tempesta su Saturno

La nuova grande macchia è di certo la prima di queste proporzioni che può essere osservata con la tecnologia digitale, con tutti i vantaggi che ne derivano quanto a contrasto e risoluzione.

Lo stesso Wesley afferma che essa può essere un facile bersaglio anche per l’osservazione visuale, con telescopi di medie dimensioni. Personalmente sono convinto che, vista l’attuale brillantezza ed
estensione, la tempesta sia alla portata, anche in visuale, di qualsiasi telescopio amatoriale a partire da 100-130 mm, a patto di avere condizioni atmosferiche favorevoli e il pianeta alto almeno
+30° sull’orizzonte (cosa che a metà gennaio si verificherà verso le 3:00 del mattino). Se invece preferite la fotografia, riprendete ogni volta che ne avete l’occasione perché ogni immagine, anche quella rovinata dal cattivo seeing, può aiutare a costruire il difficile puzzle sulle proprietà e l’evoluzione, ancora incerta, di questo gigantesco ciclone.
Di seguito sono riportate le date in cui la macchia sarà osservabile calcolate per le 05:00 locali (04:00 TU): 16, 20, 24, 28 gennaio; 1, 5, 9, 13, 17 febbraio.
Per prendere visione delle ultime immagini consigliamo di visitare il sito dell’ALPO giapponese:

Leggi l’articolo completo di Daniele Gasparri su Coelum n.145 – Gennaio 2011 a pagina 28

Arte e Scienza in Piazza (Bologna 3-13 febbraio 2010)

0
Arte e Scienza in Piazza

Arte e Scienza in PiazzaDopo il successo della scorsa edizione con oltre 38.000 partecipanti, nel 2011 La Scienza in Piazza manifestazione di diffusione della cultura scientifica organizzata a partire dal 2005 dalla Fondazione “Marino Golinelli”, diventerà Arte e Scienza in Piazza™ e si terrà a Bologna dal 3 al 13 febbraio 2011, realizzata in collaborazione con il Comune di Bologna.

Oltre cento eventi tra mostre, spettacoli, incontri con grandi nomi del panorama scientifico e culturale, laboratori didattici e sperimentali sul tema arte e scienza animeranno il centro storico di Bologna. Palazzo Re Enzo e Palazzo D’Accursio si trasformeranno in un grande Art + Science Center che coinvolgerà il pubblico di ogni età ma soprattutto i giovani.

Tra gli ospiti di questa edizione:  lo storico della scienza Gilberto Corbellini; il giornalista scientifico Luca De Biase;  il designer Elio Fiorucci; il neuroscienziato Lamberto Maffei; lo storico della tecnologia Vittorio Marchis; il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti; l’artista Michelangelo Pistoletto; il giurista Stefano Rodotà; la pubblicitaria Annamaria Testa.

Fulcro della manifestazione sarà la mostra HAPPY TECH, MACCHINE DAL VOLTO UMANO, prodotta dalla Fondazione “Marino Golinelli” e a cura di Giovanni Carrada e Cristiana Perrella, con la collaborazione di Silvia Evangelisti che sarà ospitata a Palazzo Re Enzo, Bologna, dal 3 al 13 febbraio 2011 e presso La Triennale – Bovisa, Milano dal 22 febbraio al 31 marzo 2011.

Per dettagli sul programma: www.lascienzainpiazza.it

Spirit: sette anni su Marte

0
Spirit
Il Rover Spirit su Marte
Spirit
Il Rover Spirit su Marte

Nove mesi dopo l’ultimo collegamento con il Mars Exploration Rover Spirit, la NASA sta intensificando gli sforzi per riprendere le comunicazioni prima che la primavera nell’emisfero sud di Marte si concluda a metà marzo.
Spirit è atterrato su Marte il 4 Gennaio 2004 per una missione destinata a durare per tre mesi. Dopo aver completato gli obiettivi della missione principale, Spirit ha lavorato per più di cinque anni nella missione estesa.

“La quantità di energia solare disponibile per Spirit continua ad aumentare ogni giorno”, ha detto John Callas, il Project Manager del Mars Exploration Rover al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California. “Finché potremo, faremo tutto il possibile per ristabilire le comunicazioni con il rover”.

Dopo la metà di marzo, le prospettive di risentire Spirit cominceranno a scendere. Le strategie di comunicazione cambiano a seconda dei problemi che possono aver colpito Spirit e ormai non si parla più di semplice condizione di bassa potenza, ma anche di problemi più seri, tanto che una possibile conclusione della missione per i danni provocati dal freddo durante l’inverno marziano è una possibilità reale.
Spirit e il suo gemello, Opportunity che è atterrato tre settimane dopo di lui ed è ancora attivo, hanno fatto importanti scoperte sull’acqua presente al disotto della superficie marziana, che potrebbe essere stata in grado di sostenere la vita microbica.

L’ultima comunicazione di Spirit risale al 22 marzo 2010. Il team di tecnici al JPL aveva anticipato che il rover sarebbe entrato in una modalità di bassa potenza con attività minima, tranne per la ricarica e il riscaldamento delle batterie, oltre a mantenere in funzione il suo orologio interno. Con la maggior parte dei riscaldatori spenti, le temperature interne di Spirit sono scese molto al disotto di quelle precedentemente affrontate dal rover, condizione che potrebbe aver causato danni, impedendone il risveglio o riducendone le sue prestazioni.

La primavera nell’emisfero sud di Marte ha avuto inizio nel novembre 2010, ma già in precedenza le antenne della Deep Space Network poste in California, in Spagna e in Australia sono rimaste all’ascolto di qualsiasi segnale proveniente da Spirit. Il team di controllo ha anche iniziato l’invio di comandi per stimolare una risposta dal rover, nel caso in cui avesse perso la cognizione del tempo.

Ora il monitoraggio è stato intensificato e sono stati inseriti periodi di ascolto aggiuntivi che includono ogni momento in cui Spirit potrebbe inviare un segnale al Mars Reconnaissance Orbiter che fa da ripetitore orbitale. Oltre alla estensione dell’ascolto a tutto il giorno marziano sono stati ampliati anche i range di frequenza per prevedere eventuali effetti delle basse temperature sui sistemi radio di Spirit.

Planck si svela dopo due anni di indagine

0

Cosa unisce Roma a Parigi e a Seattle? Planck, il satellite astronomico dell’ESA. L’11 gennaio infatti, in queste tre città e in convegni ed eventi differenti, verranno illustrati i primi risultati scientifici della missione. Risultati raccolti in un catalogo degli oggetti più freddi dell’Universo, da quelli presenti nella nostra galassia allo spazio più remoto.

Dopo la pubblicazione, avvenuta nel luglio scorso, della prima immagine dell’intero cielo di Planck, domani saranno resi pubblici i primi, attesissimi, risultati scientifici della missione.

Risultati presentati dalla Planck Collaboration a Parigi, proprio questa settimana, nel corso di un importante convegno su ben 25 articoli scientifici sottomessi per la pubblicazione ad Astronomy & Astrophysics. Gli stessi risultati saranno oggetto della presentazione alla stampa da parte di Charles R. Lawrence del Jet Propulsion Laboratory della NASA, nell’ambito del congresso dell’American Astronomical Society e infine a Roma, presso l’Agenzia Spaziale Italiana, presenti i Presidenti di ASI e INAF, Enrico Saggese e Tommaso Maccacaro.

Sarà una settimana importante per l’astronomia e l’astrofisica italiana: infatti a Seattle la mattinata di mercoledì vedrà impegnato il PI di AGILE che presenterà l’ultimo lavoro su Science ottenuto grazie ai risultati del satellite italiano e dedicati alla Nebulosa del Granchio. Due studi americani ma con forte partecipazione italiana e dell’INAF in particolare, uno sulla Crab di Fermi e uno sulle Cefeidi, saranno illustrati alla stampa internazionale nella stessa occasione.

Il programma del Convegno Satellite Planck all’ASI

Il Cielo è ancora più bello – 25 Gennaio

0
virtual telescope
Il Virtual Telescope inaugura il prossimo 25 gennaio 2011, con un grande evento online gratuito (in lingua inglese), i nuovi straordinari strumenti per la visione in diretta, via Internet, delle meraviglie del Cosmo.
virtual telescopeA oltre quattro anni dal suo esordio, il progetto Virtual Telescope rilancia, presentando un nuovo strumento di assoluto prestigio, accessibile via Internet da appassionati e studiosi di tutto il mondo.
Grazie alle avanzate specifiche tecniche e all’eccellente stabilità atmosferica che caratterizza il sito osservativo (Ceccano, FR) ha mostrato il cielo a quasi 800.000 persone da 192 Paesi. Solo negli ultimi due anni sono stati quasi 100 gli eventi internazionali online programmati. Questi numeri ne fanno, ad oggi, la struttura astronomica a controllo remoto su web più attiva del pianeta. Proprio tali risultati hanno motivato lo staff scientifico a valutare l’acquisizione di un ulteriore sistema: un’ottica PlaneWave corrected Dall-Kirkham da 432mm di apertura, alta luminosità e ampio campo corretto, installata su una seconda montatura robotica Paramount ME e corredata di una camera CCD SBIG STL-6303E di grande formato con filtri. Si tratta dell’unico telescopio di questo tipo installato in Italia e tra i primi al mondo.
virtual telescopePer partecipare, basterà un computer connesso alla rete e accedere al sito del progetto alla data e all’ora indicate. I convenuti parteciperanno all’estrazione di un premio, consistente in due ore di tempo telescopio da utilizzarsi proprio sul nuovo strumento.
Contatti: Dr. Gianluca Masi, PhD
Cell.: +39 334 9236690
Fax: +39 07751800105
Email: gianluca@bellatrixobservatory.org

Astronomia a Piacenza dal 13 al 28 Gennaio

0
Le riunioni settimanali dei soci hanno luogo il giovedì  presso la sede sociale di via Corneliana, 82 – Piacenza, dalle ore 21 alle ore 23 circa.
13.01: “I cicli astronomici” a cura di Renato Bersani.
20.01: “Le macchie solari” a cura di Theo Cordani.
26.01: “Il cielo visibile in inverno” a cura di Gian Piero Schiavi. Incontro alla UNITRE (“Associazione Nazionale delle Università della Terza Età”) della  Valnure, presso l’auditorium del municipio a Podenzano.
28.01, 17:45: C’era una volta il Tempo – Prima conferenza pubblica sul Tempo, dal titolo “La nascita del calendario” a cura di Gian Piero Schiavi  (presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano – via Sant’Eufemia 12/13 – Piacenza).
Per informazioni: info@astrofilipc.it

Ass. Cernuschese Astrofili – 14 e 28 gennaio

0
Cernusco sul Naviglio, inizio alle ore 21 presso l’Osservatorio Astronomico civico “G. Barletta”.
14.01: Serata Osservativa. Apertura pubblica dell’osservatorio.
28.01: Visita guidata dell’osservatorio.
Per info: tel. 02 9278 300

Associazione Astrofili Alta Valdera – 27 gennaio

0
La AAAV comunica il calendario dei prossimi incontri  a tema che si svolgeranno presso il Centro Astronomico di Libbiano (Comune di Peccioli – PI) con inizio alle ore 21.15 (ingresso libero).
27.01: “Dalle immagini ai numeri”. Le immagini di Mostre e Appuntamenti splendidi oggetti celesti riprese dalla AAAV, nascondono dietro all’estetica altre importanti informazioni che cercheremo di interpretare. A cura di Paolo Bacci.
Per informazioni: Tel 3405915239 – 3474682035

Unione Astrofili Bresciani Lumezzate (Brescia) – 3,10 e 17 febbraio

0

COME E’ NATO L’UNIVERSO?

Seminario divulgativo sulla Cosmologia moderna: Relatore: Umberto Donzelli. Inizio ore 20.30.

Questi gli appuntamenti:

03.02: “L’universo inflazionario”.
10.02: “Materia ed energia oscura”.
17.02: “Teorie cosmologiche”.

Per ulteriori informazioni: 030/872164

www.astrofilibresciani.it

Al Planetario di Ravenna – 1 e 8 Febbraio

0
Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.

01.02: “Il medioevo e l’arte dell’Astronomia” di Oriano Spazzoli.

08.02: “Miti e leggende sul Sole” di Agostino Galegati.

La prenotazione è sempre consigliata.

Per info: tel. 0544-62534

Web: www.arar.it

Al Planetario di Ravenna dall’11 al 30 gennaio

0

Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.

Inizio ore 21.00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.

11.01: ”La nebulosa Granchio” di Massimo Berretti.

14.01, ore 21:00: Osservazioni della volta stellata (Giardino pubblico – Ingresso gratuito).

18.01: “L’eclisse totale di Sole nella terra dei faraoni” di Claudio Balella.

25.01: “Uno sguardo sull’infinito: viaggio ai confini dell’universo” di Marco Marchetti.

28.01: I Venerdì dell’A.R.A.R. “La Relatività con le quattro operazioni” di Oriano Spazzoli, ingresso libero.

30.01, ore 10:30: Osservazione del Sole (Giardino pubblico – Ingresso gratuito).

Per info: tel. 0544-62534

Web: www.arar.it

Gruppo amici del cielo – Appuntamenti di Febbraio

0
Ecco il programma dei prossimi incontri organizzati dal GAC a Barzago (LC); ore 21:00, ingresso libero.
11.02: “Addio … e Grazie – Un Tributo Allo Space Shuttle” di Dino Pezzella.
Per info: didattica@amicidelcielo.it

Circolo “Galileo Galilei” – 25 Febbraio 2011

0
La rassegna presentata dal Circolo Galilei per la stagione 2010/11: un affascinante viaggio nell’armonia dei numeri, i suoi misteri, la bellezza, la curiosità. Il venerdì alle 20.45 presso la sala del Centro Sociale, in piazza Donatori di sangue a Mogliano Veneto.
25.02: “Il matematico curioso si svela” di Giovanni Filocamo.
Per informazioni: Tel 041 590 0657- 335 537 6859
email: circolo.galilei@somsmogliano.it

Circolo “Galileo Galilei” – Appuntamenti di Gennaio

0
La rassegna presentata dal Circolo Galilei per la stagione 2010/11: un affascinante viaggio nell’armonia dei numeri, i suoi misteri, la bellezza, la curiosità. Il venerdì alle 20.45 presso la sala del Centro Sociale, in piazza Donatori di sangue a Mogliano Veneto.
28.01: “Le idee fondamentali della Matematica – Nascita, evoluzione e sviluppo” di Carlo Minnaja.
Per informazioni: Tel 041 590 0657- 335 537 6859
email: circolo.galilei@somsmogliano.it

Appuntamenti di Gennaio al Planetario di Padova

0
Spettacoli al Planetario: il mercoledì alle ore 21:00, il venerdì e il sabato alle ore 18:00 e 21:00, la domenica alle 16:00 e 17:30.
Speciale “conferenza del venerdì sera” (ore 21:00).
21.01: “Le Supernovae”. Relatore: Enrico Cappellaro
28.01: “L’evoluzione del Cosmo”. Relatore: Alessandro Pizzella.
Per informazionie prenotazioni: tel. 049 773677
Email: info@planetariopadova.it

04/01/2011 – Eclisse parziale di Sole – Le vostre foto!

0

4 Gennaio 2011 Eclisse parziale di Sole

L’eclisse parziale di questa mattina (vedi l’articolo relativo) è stato il primo appuntamento imperdibile del nuovo anno.

Non tutti sono riusciti ad ammirarla a causa delle condizioni meteorologiche avverse su alcune regioni italiane. Pochi i fortunati che hanno potuto seguire l’evento sotto un cielo sereno, ma anche leggere velature hanno comunque consentito (e in alcuni casi agevolato) la visione di questo spettacolo.. e la ripresa di scatti suggestivi.

Alcuni di questi li potete già ammirare in PhotoCoelum (la sezione dedicata alle vostre immagini qui, sul nostro sito) e sulle nostre pagine FaceBook e Twitter.

.
Non mancate di commentare, votare e condividere le immagini che vi colpiscono di piu’ e… di aggiungere anche le vostre!

Avvicinamento Giove – Urano

0
Congiunzione Giove - Urano
Ricostruzione grafica della Congiunzione Giove - Urano
Congiunzione Giove - Urano
Ricostruzione grafica dell'avvicinamento Giove - Urano

Il terzo e ultimo avvicinamento tra Giove e Urano si verificherà il prossimo 4 Gennaio 2011, quando i due giganti si troveranno a transitare alla minima distanza apparente di 31 primi.

Vista la luminosità simile, fate attenzione a non confondere Urano con la stella 20 Piscium!

Nessun limite alla vita. Una scoperta straordinaria per l’astrobiologia

0
La ricercatrice Felisa Wolfe-Simon mentre lavora con dei campioni raccolti nel Mono lake.
La ricercatrice Felisa Wolfe-Simon mentre lavora con dei campioni raccolti nel Mono lake.

Prima ancora di essere ufficialmente resa pubblica dalla rivista Science, la notizia ha già fatto il giro del mondo. Perché la sua portata è tale da stravolgere gli scenari nella ricerca di vita extraterrestre. La scoperta, preannunciata dalla NASA, è questa: è stato trovato un batterio in grado di sopravvivere a base di arsenico, in un ambiente finora considerato incompatibile con la vita.

Insomma, “ET” non vive su un altro pianeta, ma sulla Terra. E per la precisione nel Mono Lake, uno dei laghi del parco nazionale Yosemite in California, estremamente salato e con la più alta concentrazione di arsenico al mondo. Si tratta, a tutti gli effetti, di una forma di vita finora sconosciuta e inimmaginabile.
Gli esperimenti condotti in laboratorio hanno dimostrato che questo batterio è in grado di sostituire il fosforo, elemento base per la vita, costituente fondamentale delle catene del DNA e dell’RNA e cruciale per l’energia delle cellule, con l’arsenico, un veleno letale. I due elementi chimici sono simili, vicini sulla tavola tavola periodica, ma normalmente quando l’arsenico si sostituisce al fosforo, il metabolismo va in tilt e l’organismo è spacciato. I ricercatori dell’Arizona State University, in collaborazione con l’Istituto di Astrobiologia della Nasa, hanno visto che togliendo a poco a poco il già scarso fosforo presente nelle acque del lago, e sostituendolo con arsenico, i microbi sopravvivevano ugualmente. Una forma di vita alla rovescia.

“È un annuncio di grande importanza, per cui serve cautela. Ma se il dato fosse confermato, dovremmo prendere in considerazione il fatto che la vita e l’evoluzione delle specie possono seguire percorsi finora considerati impensabili”, afferma Luigi Colangeli, già direttore di Capodimonte e attualmente all’Agenzia spaziale europea come Capo divisione scientifica esplorazione del sistema solare del centro ESA-ESTEC. “Significherebbe che la vita può svilupparsi anche laddove finora non l’abbiamo mai cercata. Non solo, cioè, in presenza di composti organici, come l’acqua – presente nel passato di Marte – o il metano dei laghi di Titano. Ma anche in ambienti completamente diversi. Quella ristretta fascia di abitabilità dove cerchiamo gli esopianeti abitabili, si amplierebbe a dismisura”.

(L’articolo è stato pubblicato su Coelum n. 144 – Fonte INAF)

Pio & Bubble Boy – Coelum n.145 – 2011

0
145

145

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.145 – 2011. Leggi il Sommario.

Eclisse Parziale di Sole – 4 gennaio 2011

0
Eclisse Parziale di Sole - 4 Gennaio 2011
Ricostruzione grafica dell'Eclisse Parziale di Sole - 4 Gennaio 2011

La prima eclisse di Sole del 2011 sarà la maggiore visibile dall’Italia fino al 2026, con una copertura del disco solare che in alcune località supererà il 70% del diametro. L’eclisse viaggerà nel nord dell’Algeria per poi spostarsi verso l’Europa, raggiungendo il massimo nel nord della Svezia, dove l’oscuramento sarà quasi dell’86%.

Nelle nostre regioni del nordovest il Sole sorgerà già eclissato, intorno alle 8:00 del mattino del 4 gennaio e il massimo verrà raggiunto dopo le 9:00, quando il Sole sarà alto in media circa +10° sull’orizzonte sudest. L’eclisse terminerà poi poco dopo le 10:30.

Nella tabella sottostante sono riportati gli orari e le circostanze per le principali città d’Italia.

Città Inizio Eclisse Massimo Eclisse Fine Eclisse Magnitudine
Ora Ora Azimut Ora % Copertura
Cagliari 7:47:05 0 9:02:12 12 133 10:27:19 22 64,2
Palermo 7:48:07 3 9:06:22 15 136 10:34:43 25 64,6
Napoli 7:51:52 3 9:11:25 14 139 10:40:40 23 68,9
Roma 7:51:55 1 9:10:21 13 137 10:38:21 22 69,6
Bari 7:54:07 5 9:15:36 16 142 10:46:30 24 70,1
Genova 8:03:00 r 9:09:29 9 134 10:34:58 18 71,2
Torino 8:11:00 r 9:08:57 8 133 10:33:31 17 71,4
Firenze 7:53:30 0 9:11:23 11 137 10:38:27 20 71,5
Ancona 7:54:42 1 9:14:06 12 139 10:42:37 21 72,1
Bologna 7:54:00 r 9:12:34 10 137 10:39:36 19 72,4
Milano 8:06:00 r 9:11:21 8 135 10:36:55 17 72,6
Venezia 7:56:28 0 9:15:16 10 138 10:42:47 19 73,9

Note: r = Sole ancora sotto l’orizzonte locale;

Attenzione: non osservare mai il Sole senza adeguati sistemi di protezione per gli occhi. L’osservazione diretta del Sole senza alcun mezzo apposito di schermatura provoca danni irreparabili alla vista.

I vincitori del 1° Premio Ugo Ercolani

0

ercolani

Dopo parecchi mesi di tribolate vicissitudini gestionali (la crisi economica ha tagliato parecchi fondi regionali destinati alla promozione della cultura, tanto da costringerci a riprogrammare scadenze, sede e modalità della serata dedicata alla premiazione), alla fine il 1° Concorso di letteratura d’ispirazione astronomica dedicato alla figura di Ugo Ercolani è giunto a compimento; e anche senza volerlo, la giuria ha finito con il decidere la terna dei vincitori giusto in tempo per predisporre la premiazione nel mese che 4 anni fa vide la scomparsa di Ugo.

Sarà infatti il 26 dicembre che la vincitrice del concorso, Silvana Maroni, salirà fino al castello di Conversano per ritirare il giusto riconoscimento al suo racconto Un bel gioco, classificatosi al primo posto tra gli oltre 60 sottoposti al parere dei giurati.

Alla gentile signora Maroni vanno i complimenti degli organizzatori, Paolo Minafra e The Lunar Society Italia, e di tutta la Redazione di Coelum, come pure a Claudio Pra (con il racconto Un sogno con la coda), secondo classificato, e ad Anna Luongo (Mira alla luna!), terza classificata.

Tutti i racconti pervenuti sono disponibili cliccando QUI.

Il 26 dicembre si terrà inoltre la premiazione anche del Concorso di Poesia Federico II la cui edizione 2010 è stata vinta da Raffaella Iannetti, di Gravina in Puglia (Bari), autrice di Uomo tra le stelle.

Il Premio Speciale Regione Puglia è stato invece assegnato al giovanissimo Francesco Naso (Scuola elementare Carrante di Bari), autore di Venere.

Le poesie in gara sono invece disponibili QUI.

La Cerimonia di Premiazione  si terrà il 26 dicembre presso il Castello di Conversano (BA). Clicca l’immagine della locandina per maggiori informazioni.

lunar
premio_fed2

Tutti i racconti di Ugo Ercolani pubblicati su Coelum Astronomia dal 2001 al 2008 sono disponibili online nelle pagine web dedicate al Premio o nella sezione Articoli e Risorse On-Line » Narrativa

Mira alla luna!

3

Nella stanza c’era aria viziata, Ada si alzò da letto, spostò una tenda e aprì la finestra, com’era bello il cielo in quella sera senza nemmeno una nuvola, peccato che l’ostacolo era proprio davanti ai suoi occhi, le sbarre infatti non le permettevano di godere appieno della meraviglia che madre natura aveva messo a disposizione in quel momento.

“Accidenti siamo chiuse qui dentro!” borbottò a Marina la sua compagna di cella, la quale rispose prontamente “Non ti preoccupare, fra una settimana tu sarai fuori di qui, e lo vedrai tutte le volte che lo desideri, a me toccano invece ancora altri tre anni e ventisette giorni!”

“Ma tu sei colpevole di furto!” la canzonò Ada!

“Mah, è stato l’avvocato a fregarmi” E le due ragazze scoppiarono in una sonora risata!

Ada si trovava nel carcere penitenziario di Rebibbia da un paio di solstizi e c’era stato un momento in cui aveva pensato che la pazzia si fosse impadronita della sua persona, ma era riuscita a sopravvivere, mancava poco e sarebbe ritornata “ nel mondo reale” avrebbe respirato aria pulita e nuova, si sarebbe rotolata nei campi pieni di grano e di papaveri rossi, e avrebbe finalmente visto il cielo a trecentosessantacinque gradi e quelle stelle studiate in due anni di reclusione in cui i giorni sembravano tutti uguali.

Marina seduta sul letto, giocava distrattamente con una ciocca di capelli e guardava l’amica che stava prendendo appunti su un vecchio quaderno tutto sgualcito:

“Ti ostini a portartelo dietro ovunque quel libraccio!”

“Sono le mie note astronomiche, il mio blocchetto personale dove scrivo ciò che ho visto durante la sera per poi confrontarlo con le mappe che ho trovato in biblioteca! E se sono brava vedrai che azzecco anche i nomi delle stelle!”

Attaccate alle pareti screpolate della sala per la lettura difatti, vi erano delle vecchie carte stellari, incorniciate da chi sa chi, e, quando le era concesso Ada sgattaiolava con il suo quaderno alla ricerca di errori e di correzioni da effettuare la notte successiva!Sembrava un “piccolo Galileo” con quegli schizzi rudimentali!

La donna continuava a disegnare piccole stelline e a prendere nota della loro posizione rispetto alla Luna (e alla grata immobile) e Marina la osservava stupita, come poteva essere così importante quello stupido quaderno?

“Alleno i miei occhi così quando uscirò di qui farò la pazzia di comprarlo davvero un piccolo telescopio!” Diceva Ada mentre cercava l’esatta angolazione per scansare l’ostacolo e vedere quel puntino luminoso corrispondente a Spica.

Marina dall’altra parte della stanza sorrideva, quella sua amica era davvero un pochino matta, perdere soldi per una diavoleria come quella era inutile, rischiava infatti solo di diventare un suppellettile senza alcun valore!

Ada era uscita dall’istituto penitenziario da quasi due mesi, il quaderno astronomico era l’ultima cosa tangibile del passaggio dell’amica che lo aveva dimenticato nella stanza insieme ad altri effetti personali forse presa dalla smania della libertà!

Marina ci pensa nel momento in cui si ritrova fra le mani un piccolo pacco di posta ordinaria, sa esattamente chi è il mittente e può anche intuirne il contenuto; tutti i ricordi di quella sua compagna di cella le balzano davanti agli occhi, le emozioni e quei mesi in compagnia di quella donna talmente pazza da sfidare il ferro per guardare più in alto.

Man mano che toglie la scatola dalla carta di imballo le vengono in mente tutte le volte che l’ha derisa e tutte le volte che l’ha consolata quando le nuvole intralciavano quella piccola scorribanda notturna.

Nella scatola difatti solo un binocolo e un biglietto:“Adesso tocca a te abbattere la grata definitivamente, vai all’ultima pagina!”

Per poco Marina non rischia di perdere l’equilibrio, presa dall’eccitazione, guarda sulla vecchia mensola sopra la scrivania, rovista fra alcuni libri e trova il blocco, sfoglia le pagine e arrivando fino alla fine ne strappa anche un bordo. imprecando sottovoce legge:

“31 marzo 2010.” Mira alla Luna!

Accidenti, ma è oggi!

Stupore si disegna sul volto della donna, quel “piccolo Galileo” aveva calcolato anche questo, Ada voleva davvero regalarle un’ emozione nuova e così prende il binocolo e con l’inesperienza del principiante, ma la volontà di andare fino in fondo punta sul satellite e…

che meraviglia si presenta ai suoi occhi, una splendida Luna piena, mai vista così da vicino!

Era lì immobile con il corpo, ma la sua mente e la sua anima erano fuori, stava camminando letteralmente sulla sua superficie e attraversava i deserti e le montagne, i crateri e i mari, un nuovo mondo!

Una lacrima riga il suo viso, la grata era sparita…

Anna Luongo è nata in Svizzera nel 1981 ma vive a Ferrara ormai da otto anni. Diplomata nel 2000 in un piccolo paese in provincia di Avellino, da allora ha sempre lavorato.
Si reputa una persona seria, dinamica e solare, che adora leggere e scrivere per diletto. È da sempre un’appassionata della volta celeste e delle sue meraviglie che passa ore a osservare con il suo Celestron.

Un sogno con la coda

0

È mezzanotte. Il grosso telescopio, manovrato dalle mie mani, si muove verso l’ultimo obbiettivo della serata, ovvero l’ottava galassia che ho messo in lista. Sono partito da un astro ben visibile a occhio nudo sotto la pancia del Leone e sto seguendo un immaginario sentiero disegnato da puntini luminosi molto deboli che vedo solo al cercatore dello strumento o addirittura all’oculare. Aiutandomi con una cartina stellare molto particolareggiata ricavata da un software astronomico non ci metto molto ad arrivare a destinazione. Eccolo li` il batuffolo, debole ma visibile: è la galassia che cercavo! Non è sempre cosi` semplice. A volte districarsi lassù non è banale. Il metodo dello star-hopping, ovvero saltare di stella in stella, è comunque il più bello e gratificante. Trovare l’obbiettivo con le tue mani è una soddisfazione immensa. Niente a che fare con i sistemi automatizzati che ti puntano l’oggetto desiderato schiacciando dei bottoni rendendo tutto più freddo. Mi concentro sulla galassia che ho puntato: come al solito ne ricaverò una descrizione. PeròÅcun momento! al bordo dell’oculare noto un altro oggetto simile. Controllo la cartina che però non riporta niente in quel punto. Eppure dovrebbe segnalarlo un oggetto come quello. A dire il vero c’è anche la possibilità che possa trattarsi di una cometa. Non ho incluso oggetti di quel tipo e magari me ne sono ritrovata per caso una nel campo dell’oculare. Però non sono a conoscenza di comete di quella magnitudine in quel punto. Sono aggiornatissimo grazie a internet e difficilmente perdo notizie importanti su comete che raggiungono una luminosità sufficiente per essere viste con il mio strumento e questa è decisamente alla portata. Se invece fosse una cometa nuova avvistata proprio dal sottoscritto? No, non può essere! Al giorno d’oggi sistemi automatizzati spazzano il cielo in lungo e in largo scoprendo quasi tutto. Se poi qualcosa sfugge loro ci pensano i cacciatori di comete a trovarle, astrofili espertissimi che passano molto tempo a cacciare questi oggetti. Avrei avuto davvero una sfortuna sfacciata se davvero ne avessi scoperta una. Ma no, figurarsi! Va beh! Indagherò una volta tornato a casa e acceso il computer. Torno a volgere lo sguardo sul mio obbiettivo iniziale: La galassia. Però non sono tranquillo. Non riesco a concentrarmi. I pensieri vanno all’oggetto li` vicino. Decido cosi` di rientrare per fare i controlli del caso e lascio tutto sul posto. Fortunatamente posso osservare appena fuori dalla porta di casa, abitando in un luogo montano isolato.

Appena rientrato accendo il computer e aspetto con impazienza che sia operativo. Apro l’abituale software astronomico e inserisco nella porzione di cielo che sto osservando oggetti del profondo cielo molto più deboli di quelli riportati sulla cartina che ho usato, constatando che non viene segnalato niente. Allora inserisco tutte le comete del data-base aggiornatissimo. Nessuna cometa in quella posizione. Eppure quell’oggetto esiste. L’ho visto di sicuro. Faccio un salto sul sito che riporta le ultime comete scoperte e ho la conferma che non ce ne sono di nuove.

I battiti cardiaci aumentano, anche se resto dubbioso. Esco nuovamente e rimetto occhio all’oculare dopo un adattamento al buio indispensabile. Il telescopio è motorizzato ed è rimasto acceso anche mentre ero in casa. Uno stazionamento eseguito in maniera precisa mi permette cosi` di ritrovare la galassia e il suo misterioso vicino nel campo dell’oculare. Ma si è mosso! Di poco ma quel misterioso batuffolo si è spostato! Allora non può essere che una cometa!

I miei pensieri sono ora frenetici. Non riesco a mantenere la calma. Cosa faccio? Ci sono delle precise procedure da seguire in caso si scopra un corpo simile. Bisogna mandare una comunicazione al CBAT (Central Bureau for Astronomical Telegrams) di Cambridge negli e bisogna farlo il più rapidamente possibile. Qualcun altro potrebbe imbattersi nell’oggetto.

Prima però devo annotare la posizione e il moto di quel corpo celeste. Ma possibile che davvero sia di fronte alla scoperta di una nuova cometa? Magari faccio una figuraccia. Eppure…

Nel dubbio, decido di telefonare all’osservatorio di Asiago per cercare una conferma. Rientro velocemente in casa e cerco l’agenda sulla quale ho annotato il numero. Mai avrei creduto di trovarmi nelle condizioni di usarlo. Lo compongo e mentre aspetto mi domando se mi prenderanno in considerazione o mi inviteranno a non seccarli. Uno, due tre squilli; al quinto una voce…

– Osservatorio di Asiago – Balbettando cerco di spiegare il motivo della mia telefonata. L’emozione è una brutta bestia in certi casi, ma fortunatamente in qualche modo mi faccio capire. Il mio interlocutore è molto freddo e mi chiede varie cose per accertarsi della serietà della telefonata. Alla fine vengo congedato con un -Guardi, faremo una verifica. Se ha ragione la richiamo. Mi dia il suo numero-

Una volta riattaccato comincia l’attesa. Non sto nella pelle. Di là mia moglie dorme. Mi verrebbe voglia di svegliarla per raccontarle tutto, ma decido di aspettare per accertarmi che ne valga la pena.

Mezz’ora è passata. Il telefono è muto. Per spezzare la tensione decido di riportare all’interno il telescopio. Porto con me il cordless. Non vorrei mai che chiamassero mentre sono fuori.

L’una e trenta. Sono seduto sul divano. Ho acceso il televisore ma è come se fosse spento tanto lo guardo distrattamente. Il telefono continua inesorabilmente a non suonare. Ma staranno davvero verificando questi di Asiago? Quanto ci vuole?

Le due, le due e trenta. Decido di andare a letto portando con me il cordless. Fra qualche ora mi attende una giornata di lavoro. Se però davvero avessi scoperto una cometa la fabbrica dovrebbe fare a meno di me per un giorno, questo è sicuro. Scoprire una cometa è praticamente il sogno di ogni astrofilo. Figurarsi per chi come me è attratto irresistibilmente da questi oggetti, tanto da porli al centro della propria passione. Poter dare loro il nome ed avere un piccolo posto nella storia dell’astronomia. Più banale, ma pur gratificante, l’aspetto della popolarità che un evento simile ti porta. Insomma, la vita magari non ti cambia ma ha uno scossone.

Apro la porta della camera cercando di non fare rumore e mi sdraio sul letto. Mia moglie dorme come un sasso: beata lei! Io invece non riesco a chiudere gli occhi. Anzi, per chiuderli li chiudo ma è come se fossero aperti. Mi ritorna in mente ossessivamente quell’oggettino nebuloso e il telefono che non suona. Sarà dura riposare.

Un suono! Accendo la lucetta dell’orologio da polso: sono le sei e trenta! Ho dormito qualche ora. Con un balzo sono seduto sul letto. Che suono strano però; è continuo. Ci pensa mia moglie a chiarirmi le idee -Allora la vuoi spegnere quella sveglia?- La sveglia! Non è il telefono che suona.

Riordino le idee: ieri sera ero stanco morto e sono andato a letto alle nove e mezza. Ma allora… ho sognato! No!

La cometa svanisce di colpo! Se mi avessero dato un pugno sullo stomaco mi sentirei meglio. Che delusione!

Mi alzo e mi trascino in cucina. Sono avvilito. Eppure sembrava così vero. Altro che rimanere nella storia, altro che fama. Mi aspetta una dura giornata di lavoro da anonimo operaio.

Sorseggio il caffè e ripenso alla mia scoperta sfumata. Si trovava sotto la pancia del Leone. Stasera mi faccio un giretto da quelle parti, non si sa mai…

Claudio Pra è appassionato all’astronomia da più di un decennio. Predilige l’osservazione visuale, in particolar modo quella di oggetti deep-sky e comete. Abita e dà sfogo alla sua passione per il cielo nel cuore delle Dolomiti bellunesi, ad Alleghe. È consigliere dell’Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici”, di cui è anche membro fondatore, e divulgatore presso il Planetario di S. Tomaso. Particolarmente sensibile al tema dell’inquinamento luminoso, si batte per mantenere un cielo, almeno in montagna, ancora puro.

Un bel gioco

0

PREFAZIONE:  La Teoria di Nick Bostrom

Forse la spiegazione delle incredibili coincidenze nelle leggi della natura è che non si tratta per niente di coincidenze. L’inglese Nick Bostrom, direttore dell’Istituto sul futuro dell’umanità dell’Università di Oxford, sostiene che c’è un’alta probabilità che il nostro universo sia una sofisticata simulazione computerizzata, una specie di complicatissima realtà virtuale fatta girare su di un computer da una civiltà aliena molto più avanzata della nostra per scopi a noi ignoti. Il programma sarebbe tanto complesso da permettere agli esseri simulati (noi) di provare sentimenti e l’illusione del libero arbitrio. Di tanto in tanto, però, alcuni errori nel codice produrrebbero degli eventi inattesi, o inspiegabili (come per esempio i miracoli, o le apparizioni di Ufo), oppure sarebbero gli stessi controllori della simulazione a inserirli di proposito per studi

are le nostre reazioni.

Il racconto si ispira a tale teoria.

UN BEL GIOCO

Il bambino era assorto nel suo magnifico gioco, al computer. Da mesi ormai lavorava a quel complicato intreccio, ed era soddisfatto dei risultati.

– “Una bellissima simulazione”, commentò il padre rivolgendosi allo psicologo,”eppure strana!”

– “Strana?, oggi tutti i bambini giocano a progettare mondi, questo software è

diffusissimo!”

– “Certo, ma le fantasie di mio figlio hanno partorito situazioni di estrema violenza, ingiustizie, illogicità estese e ripetute, anche se devo riconoscere che questo suo mondo irrazionale ha un grande fascino!”

– “Non si preoccupi”, lo rassicurò lo specialista,”basterà interrompere il gioco e distrarre un po’ il ragazzo… le consiglio di partire insieme per un bel viaggio e sono certo che al ritorno i giochi di suo figlio rientreranno nei canoni di razionalità ed equilibrio, come per tutti i suoi coetanei”.

In brevissimo tempo il papà premuroso organizzò un viaggio straordinario, in giro per il pianeta, con tappe nei luoghi più suggestivi e divertenti.

Il ragazzino accolse la proposta con entusiasmo.

Poco prima della partenza il padre si rivolse al figlioletto: “E allora? Dai, interrompiamola questa simulazione, spegni il computer!”

Mentre lo diceva sentì uno strano magone, un senso di vuoto alla bocca dello stomaco, un’emozione nuova, indefinibile che gli attraversava le membra: non avrebbe più visto, come era accaduto tante volte sbirciando il computer del ragazzo, quel cielo assurdamente azzurro e quella imme

nsa distesa liquida di un improbabile blu, un blu profondo, inesistente sul loro pianeta.

Il bimbo fu docile, entusiasta della nuova esperienza che lo attendeva. Spense subito, e lo schermo in brevissimo tempo divenne nero e vuoto.

Due innamorati sulla spiaggia di Procida prendevano il sole, abbracciati, godendo del tepore lieve delle prime ore di un limpido pomeriggio di settembre.

Dall’altra parte della Terra un giapponese guardava pensieroso la falce della Luna apparire alle spalle del monte Fuji.

Un leone affamato era sulle tracce di una gazzella in un caldo pomeriggio africano.

Un monaco tibetano osservava il Sole farsi largo fra i picchi innevati, che scintillavano ai suoi bagliori dorati, sempre più rossastri per l’approssimarsi del tramonto.

Nelle foreste del Borneo le urla delle scimmie squarciavano la notte.

Tutti erano inconsapevoli.

Bastò un “click” e nulla fu più, o meglio, da quel momento in poi NULLA FU MAI STATO.

Silvana Maroni, napoletana “verace” da generazioni, è un’insegnante di Scienze Naturali con la passione dell’astronomia e della fantascienza. Ama scrivere, leggere ed ama inoltre la musica e l’arte in generale. Scrive da anni brevi racconti, spesso di pura fantascienza ma anche di altri generi. Amatissima dagli alunni, ragazzi meravigliosi e straordinari, insegna da più di dieci anni al Liceo “Giambattista Vico”. Oltre a tre figli, della sua famiglia fanno parte anche due splendidi cani: Black e Dago.

1° Premio Letterario Ugo Ercolani

0
stelle cadenti

Giunto nel 2010 alla sua terza edizione, il prestigioso Premio letterario FEDERICO II E I POETI TRA LE STELLE quest’anno propone due grandi novità: grazie alla collaborazione con Coelum Astronomia, al consueto PREMIO DI POESIA (leggi come partecipare) se ne affianca uno di narrativa: il PRIMO PREMIO UGO ERCOLANI per il miglior racconto breve di ispirazione astronomica. Inoltre, grazie alla collaborazione con gli Istituti di cultura all’estero, entrambi i premi hanno assunto carattere internazionale.

Sono ormai passati più di tre anni dalla scomparsa di Ugo Ercolani, che nel dicembre del 2006 ci ha privati per sempre della sua personalissima e crepuscolare vena di narratore. E da tempo sentivamo il bisogno di fare in modo che la sua figura non sbiadisse nella memoria dei lettori che avevano imparato ad amare i suoi racconti.

Ugo, per ricordarlo con le parole del suo amico Pietro Planezio (vedi Coelum 103 a pag. 78 oppure leggi qui“Scriveva cose belle. Racconti di una poesia sobria e non sdolcinata, spesso ironica. Della realtà coglieva gli aspetti insoliti, cose che facevano pensare e suscitavano sensazioni”, e questa rivista ha avuto il piacere di ospitare le sue opere a partire dal n° 45 (ottobre 2001) fino al n° 113 (gennaio 2008) nel quale uscì postumo il suo splendido “L’ultimo racconto di Ugo Ercolani”: in tutto 16 racconti (leggi i racconti) capaci di disegnare con pochi tratti il fascino che viene dalla incombente presenza del cielo stellato, sotto il quale accadono spesso miracoli e altre cose inspiegabili a chi le sa ascoltare.

Il bando e il regolamento del Concorso sono a disposizione dei lettori in questo sito (vedi colonna qui a destra) e nel sito della Lunar Society Italia (www.thelunarsociety.it/eventi).

Per partecipare sarà sufficiente far pervenire entro il 30 giugno 2010 un racconto la cui lunghezza (al massimo 7000 caratteri), stile e ambientazione (il cielo, le persone che sotto di esso agiscono , pensano… vivono) rispettino in pieno (senza ovviamente arrivare all’imitazione) l’impostazione che Ercolani amava dare alle sue opere.

E per aiutarvi nella ricerca di questa identificazione, soprattutto per i lettori di più recente acquisizione che potrebbero non aver letto mai nulla in merito, abbiamo anche raccolto tutta la produzione di Ugo pubblicata su Coelum in queste pagine.

I racconti saranno valutati da una giuria qualificata e quelli più meritevoli saranno premiati alla presenza degli autori durante la cerimonia ufficiale che si terrà il 5 settembre 2010 nella suggestiva cornice di Castel del Monte.

Buon lavoro!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

There was an error while trying to send your request. Please try again.

Autorizzo Coelum Astronomia a contattarmi via e-mail utilizzando le informazioni che ho fornito in questo modulo sia per fini informativi (notizie e aggiornamenti) che per comunicarmi iniziative di marketing.