Home Blog Pagina 37

Associazione Tuscolana di Astronomia

0

Per partecipare all’evento compilare il modulo al link presente nella pagina di ogni singolo evento
Gli incontri si terranno presso il Parco Astronomico “Livio Gratton”, Via Lazio, 14 – Rocca di Papa (Roma)
26.06 ore 20:30 – AstroIncontri – Sir Edmund Halley, l’astronomo che predisse il futuro che non avrebbe visto
3.07 ore 20:30 – Stelle in famiglia dedicato ai bambini. Al termine della conferenza osservazioni al telescopio degli oggetti celesti visibili
10.07 ore 20:15 – Stelle astrofile – Cercando altre terre
17.07 ore 20:15 – Il cielo del mese al Planetario
24.07 ore 20:15 – Serata speciale UAI “Notte dei giganti” – Conferenza sui giganti del Sistema Solare, Giove e Saturno
25.07 ore 20:00 – Night Star Walk: la passeggiata notturna lungo i sentieri dei Pratoni del Vivaro
31.07 ore 20:15 – Stelle e Scienza “I segreti dei buchi neri” – Conferenza sui buchi neri a cura Nicola Menci (INAF)
07.08 ore 20:15 – Il cielo del mese al Planetario
12.08 ore 20:15 – Serata speciale UAI “Serata Perseidi”
21.08 ore 20:15 – Stelle in famiglia dedicato ai bambini. Al termine della conferenza osservazioni al telescopio degli oggetti celesti visibili
22.08 ore 19:30 – Night Star Walk
28.08 ore 20:15 – Il cielo del mese al Planetario
Consulta il sito web www.ataonweb.it/wp/eventi per maggiori informazioni

Frascati Scienza: #serategAstronomiche e Fisicast

0

Arrivano le #SerategAstronomiche!

Cosa c’è di più bello di una cena con prodotti biologici, sotto un cielo stellato in una serata d’estate? Frascati Scienza e Agriturismo Tenuta Santi Apostoli Azienda agricola Biologica presentano un nuovo evento che unisce le due cose che più amiamo: la scienza… e il cibo! Il primo appuntamento venerdì 26 giugno insieme a ScienzImpresa
Tutte le informazioni a questo link:
https://www.frascatiscienza.it/2020/06/serate-gastronomiche/

Fisicast, la fisica da ascoltare torna “on air” dal 1° giugno!

Sarà una puntata dedicata a “Il Suono” a inaugurare la nuova stagione del podcast per tutti gli appassionati – ma non solo – di fisica classica, meccanica quantistica, astrofisica e, anche, delle vite degli scienziati del passato.
Tutte le informazioni a questo link:
https://www.frascatiscienza.it/2020/05/bentornata-fisicast-la-fisica-da-ascoltare/?fbclid= IwAR1bmv_2kik6ibCxWJemIpeYa9toCJvyJ7Cv6hS26KLCT5YlZHksG2XmcyI

Gal Hassin Insieme si riparte!

0
Gal Hassin

Gal Hassin

La Luna cinerea e l’Ammasso del Presepe

0

La sera del 23 giugno, alle ore 22:25-22:30, volgendo il nostro sguardo verso ovest-nordovest potremo ammirare una bella congiunzione tra una sottile falce di Luna (fase del 7%), rischiarata dalla luce riflessa dal nostro pianeta (luce cinerea) e un elusivo oggetto deep-sky, l’ammasso stellare del Presepe (Beehive Cluster, M 44).

Se risulterà sicuramente facile trovare la Luna, potremo riconoscere le più flebili stelle dell’ammasso solo sotto un cielo terso e trasparente. L’ammasso sarà posizionato a poco meno di 4° a nordest della Luna e solo le sue stelle più luminose saranno riconoscibili a occhio nudo, ma se ci impegneremo a realizzare una fotografia con tempi di scatto di qualche secondo, le stelle dell’ammasso appariranno in tutta la loro bellezza, affiancate alla Luna che apparirà decisamente più luminosa.
All’orario indicato gli oggetti si troveranno in prossimità dell’orizzonte occidentale (circa 7° di altezza) e in procinto di tramontare, lasciandoci circa mezz’ora per l’osservazione (anche se in termini pratici il tempo sarà ancora più ridotto).
Considerata la scarsa altezza sull’orizzonte, si consiglia, come sempre, di includere elementi del paesaggio naturale circostante (degli alberi o delle piante) o architettonico (per esempio il camino o il tetto di una casa).

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia 207

Le effemeridi di Luna e Pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2020 su coelum.com


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 245

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Gruppo Astronomico Tradatese

0

Conferenze in Diretta Streaming sul Sito del GAT, inizio ore 21:00. Le conferenze registrate saranno poi disponibili sulla pagina youtube dell’associazione.

22.06: “Verso Marte alla ricerca della vita” di Cesare GUAITA.
Info:
http://www.gruppoastronomicotradatese.it

Lucifero accompagnato da una sottile falce di Luna

0


Se il precedente appuntamento con il cielo ci ha costretti a una levataccia notturna, il fenomeno che segnaliamo per il 19 giugno ci costringerà invece ad essere mattinieri per essere ammirato. La congiunzione, che vedrà protagonisti una sottile falce di Luna (fase del 5%) – di interesse anche per i cacciatori di sottili falci lunari – e il brillante pianeta Venere (mag. –4,3), nella sua nuova veste di oggetto celeste prominente del cielo del mattino (ormai ci aveva abituati ad essere la “star” del cielo serale dell’ultimo periodo).

I due astri ci appariranno alti pochi gradi sull’orizzonte di est-nordest, consentendoci di includere i dettagli paesaggistici presenti sulla linea dell’orizzonte. Non avremo però molto tempo per osservare questa bella congiunzione (di appena poco più di 2° di separazione) perché il cielo sarà già illuminato dalle forti e coloratissime luci dell’alba e probabilmente ci sarà solo il tempo per una rapida occhiata, per la quale però varrà la pena di rinunciare a qualche ora di sonno.

Più in alto di circa 8° rispetto alla Luna, sotto un cielo limpido e privo di foschie o nubi, sarà possibile individuare l’ammasso aperto delle Pleiadi.

➜ Leggi anche su Coelum astronomia di gennaio: Da Vespero, stella della sera, a Lucifero, stella del mattino, di Giorgia Hofer.

Le effemeridi di Luna e Pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2020 su coelum.com


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 245

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

OsirisRex. Un mosaico per Nightingale

0
Credits: Credits: NASA/Goddard/University of Arizona
Credits: Credits: NASA/Goddard/University of Arizona

Ecco nei minimi dettagli tutta l’asperità di Nightingale, il sito prescelto dalla NASA da cui la sonda OSIRIS-REx raccoglierà i campioni da riportare a Terra di Bennu, l’asteroide target della missione. L’immagine è un mosaico creato con le immagini raccolte dalla sonda lo scorso 3 marzo, durante il suo avvicinamento alla superficie per la ricognizione della zona.

345 immagini riprese dalla PolyCam, combinate assieme come in un puzzle, per produrre il mosaico che ci mostra il sito di campionamento con una risoluzione di 4 mm per pixel! Riusciamo cioè a vedere sassetti di 4 millimetri… L’area Nightingale è la zona che appare relativamente più chiara, appena sopra il cuore del cratere visibile al centro dell’immagine, mentre il grande masso scuro in alto a destra misura 13 metri nel suo asse più lungo.

Durante la ricognizione, la sonda si trovava a 250 metri dalla superficie dell’asteroide. Si è trattato del passaggio, il più vicino mai effettuato fino a quel momento, che ha dato modo al team di identificare la posizione migliore, all’interno dell’area scelta, per la raccolta del campione.


Ad aprile, infatti, per testare le manvore di avvicinamento e allontanamento e l’estensione del braccio robotico per la raccolta del campione, Osiris-Rex si è avvicinata fino a una distanza minima ancora più bassa, 75 metri, prima di scattare via e rientrare con successo nell’orbita di attesa. Qui a destra vedete il montaggio delle immagini riprese in quell’occasione, dal momento in cui si trovava a circa 125 metri (durante la manovra di checkpoint, la quota da cui iniziare la discesa verticale), al simulato touch-and-go (letteralmente “toccata e fuga”), in quel caso a una distanza di sicurezza di 75 metri.

Tutto è pronto per la fase principale della missione ma, per motivi di sicurezza dovuti all’epidemia di Covid-19, il momento del prelievo è stato rimandato di un paio di mesi, ed è previsto, al momento, per il 20 ottobre di quest’anno. Ad agosto, mese in cui si sarebbe dovuto effettuare, verrà invece eseguito un altro test di avvicinamento, questa volta alla quota di soli 40 metri.

La pianificazione di questa operazione è infatti delicata, difficoltosa e ad alto rischio, e richiede tutta la tranquillità e il tempo necessario per prevedere, studiare e mettere in sicurezza qualsiasi problema possa sorgere, in ogni passaggio. Una volta lanciata la sonda verso la sua toccata e fuga, non si potrà infatti intervenire in alcun modo. La NASA ha quindi deciso di dare al team tempo extra per svolgere al meglio questa delicata fase della missione.

Una ripresa in cui è visibile un getto di particelle e sassi dalla superficie di Bennu. E' una somma di due immagini raccolte il 19 gennaio scorso, elaborate per evidenziare il dettaglio dello "sbuffo". Crediti: NASA/Goddard/University of Arizona/Lockheed Martin

Il problema principale è che Bennu si è dimostrato un ambiente più ostile di quanto ci si poteva immaginare. Oltre alla sua particolare asperità (non ipotizzabile dalle osservazioni a distanza), la superficie ha anche mostrato una caratteristica di Bennu del tutto inaspettata: getti di particelle e rocce sparati dalla sua superficie! Un asteroide quindi ancora attivo, anche se ancora non se ne è compresa la causa.

La sonda ha tre possibilità di tentare la raccolta di campioni, se già ad ottobre la raccolta verrà giudicata soddisfacente, è però già pronta a rientrare, e potrebbe riportare i campioni a Terra a settembre del 2023.

Leggi tutte le notizie uscite su coelum.com sulla missione Osiris-Rex

Per tenere d’occhio la posizione della sonda in ogni momento: Where is OSIRIS-REx?


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

20 GIUGNO: FESTA NAZIONALE DEL SOLSTIZIO D’ESTATE

0

Viaggio straordinario tra le bellezze d’Italia all’inseguimento del Sole

Un evento in diretta web dalle 5:30 alle 23:00 del 20 giugno

Per molti millenni, in ogni luogo del Mediterraneo e dell’Europa il solstizio estivo è stato l’occasione di grande festa dei popoli, nel momento in cui la natura fiorisce nell’opulenza dei frutti tra il frinire delle solari cicale e il canto lunare dei grilli… un tempo di assoluta positività e di vicinanza alla natura nel suo pieno rigoglio che, lo ricordiamo, quest’anno cade il 20 giugno.

Abbiamo voluto ricreare lo stesso spirito positivo proponendo la FESTA NAZIONALE DEL SOLSTIZIO D’ESTATE, che si regge sull’idea di percorrere l’Italia da nord a sud e nelle isole in un “rincorrere il Sole” attraverso i momenti salienti della giornata:

l’alba, la culminazione e il tramonto dell’astro.

Ma lo faremo in luoghi splendidi (e spesso ingiustamente poco conosciuti), quali gli antichi allineamenti dei cromlech e dei menhir che si illuminano all’alba, le grandi basiliche che ospitano le più importanti meridiane solari del mondo, le tombe dei giganti e i misteriosi nuraghi sardi, le “campane” di roccia e le affascinanti grotte che costellano la Sicilia.

Ci collegheremo via web ad oltre venti luoghi unici e di incredibile suggestione e a commentare questi “attimi fuggenti”, mentre il Sole li sfiora, avremo esperti che ci racconteranno storie splendide che ci aiuteranno a mettere nella giusta “luce” un patrimonio unico al mondo!

La Festa, che si svolgerà durante l’intera giornata del 20 giugno su Youtube, (dalle 5:30 alle 23:00), si concluderà nella serata, a partire dalle 21:15, con un incontro/dibattito, condotto da Paolo Conte con la collaborazione in regia di Enrico Bonfante e Nicolò Brenzoni, che vedrà la partecipazione di personalità dell’arte, della cultura e della scienza. Ne citiamo alcuni: la scrittrice Dacia Maraini, lo storico dell’arte Claudio Strinati, l’artista Eugenio Finardi, l’astrofisico e accademico linceo Roberto Ragazzoni (direttore dell’Osservatorio astronomico INAF di Padova), e numerosi altri.

L’evento ha il Patrocinio di numerosissimi Enti, Istituti ed associazioni, senza dimenticare anche i Comuni (complessivamente oltre cinquanta): RAI, Istituto Nazionale di Astrofisica, Museo Galileo di Firenze, Società Astronomica Italiana, Coelum Astronomia.

L’elenco completo e il programma della giornata alla pagina Facebook dell’evento

Il tema musicale della FESTA è stato realizzato da Alessandro Pivetti, Simone Maretti ed Andrea Boldrini

Il Comitato Organizzatore

Festa Nazionale del Solstizio d’Estate @festadelsolstizioestivo


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Guida autonoma per Curiosity

0
Alcuni esempi delle tipologie di terreno marziano che è possibile catalogare manualmente grazie allo strumento AI4Mars. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech.
Alcuni esempi delle tipologie di terreno marziano che è possibile catalogare manualmente grazie allo strumento AI4Mars. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech.

Intelligenza artificiale: un algoritmo risolverà tutti i nostri problemi. Già. Ma come si “addestra” un algoritmo? «In genere sono necessari centinaia di migliaia di esempi a un algoritmo di deep learning» secondo Hiro Ono, uno degli esperti di intelligenza artificiale di stanza al Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology, il laboratorio Nasa dedicato alla progettazione, allo sviluppo e alla costruzione di sonde spaziali senza equipaggio. Le reti neurali non vengono infatti programmate per eseguire compiti specifici, bensì addestrate (utilizzando un algoritmo di apprendimento automatico) mediante una serie di esempi della realtà da modellare.

Facciamo l’esempio della guida autonoma: un algoritmo che voglia “mettersi al volante” di un’automobile ha bisogno di esempi. Tantissimi esempi. E c’è un mondo di automobilisti per le strade da cui imparare. Ma immaginate di dover guidare un rover a controllo remoto, su altro pianeta.

Come può Curiosity essere più autonomo nei suoi spostamenti sul suolo marziano? Anche qui servono esempi e questi esempi vanno fornirti manualmente. È a questo scopo che nasce lo strumento online AI4Mars, un progetto di citizen science ospitato sul portale di Zooniverse. Possono partecipare tutti coloro che abbiano tempo e voglia di catalogare le 8000 immagini caricate per tipologia di terreno.

L’obiettivo è addestrare un algoritmo di intelligenza artificiale per leggere e interpretare in modo automatico il paesaggio del pianeta rosso. Cosa che sarebbe di molto aiuto agli “autisti” che si occupano di programmare gli spostamenti di Curiosity su Marte.

È un grosso sasso quello sulla sinistra? Potrebbe essere sabbia quella che ricopre questo avvallamento? O si tratta piuttosto di un pavimento solido su cui procedere sicuri? AI4Mars consente di catalogare le immagini scegliendo fra diverse possibilità. Ciascun riscontro è fondamentale per affinare l’algoritmo di classificazione del terreno marziano, chiamato Spoc (Soil Property and Object Classification).

Oggi programmare un breve percorso di guida per il rover richiede dalle quattro alle cinque ore di lavoro, impegna più persone che scrivono e rileggono centinaia di righe di codice. Senza dimenticare i geologi che monitorano il terreno su cui Curiosity si muove per evitare slittamenti, danni, o che resti impantanato da qualche parte come è già successo in passato con SpiritOpportunity.

E già si guarda a Perseverance, che potrà di certo godere dei benefici di questa ricerca.


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Accademia delle Stelle

0

2020-06 Coelum AdSCorsi online!
È sempre possibile iscriversi!

Si potranno seguire comodamente da casa e, se si perde la diretta, le lezioni saranno sempre online a disposizione dei corsisti.
Iscrizione e riduzioni sul sito.

Tutti i lunedì: Corso avanzato di Astronomia e Astrofisica
Approfondiamo la fisica dei fenomeni astronomici: dalla gravità alla meccanica quantistica, dall’elettromagnetismo alle dimensioni dell’Universo

Tutti i martedì: Corso base di Astronomia

Tutti i giovedì: Archeoastronomia e Astronomia Culturale
Per scoprire le conoscenze astronomiche degli Antichi e l’importanza che l’astronomia ha avuto nella cultura umana di tutte le epoche

Informazioni:
https://accademiadellestelle.org/
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle/

Astronomiamo

0

LocCoelum-Giugno2020Guida al Cielo Estivo in webinar
11.06: Fotografare il cielo estivo con Valeriano Antonini e Amedeo Ferrante
18.06: Cosa osservare in estate con Stefano Capretti

Informazioni:

www.astronomiamo.it

Luna, Marte e un’ospite invisibile: Nettuno

0

Quello della mattina del 13 giugno sarà un appuntamento per chi non teme di fare le ore piccole pur di osservare il cielo! L’orario consigliato per l’osservazione, in effetti, non è dei più comodi, le 3:00 di notte… Cionondimeno, chi vorrà affrontare la levataccia (o evitare di coricarsi), volgendo lo sguardo verso est-sudest, potrà facilmente individuare la Luna, in fase di Ultimo Quarto, in congiunzione con una stellina spiccatamente arancione: è il pianeta Marte (mag. –0,2), situato ad una distanza di circa 3° 15’ a nord-nordest della Luna.

Un’occasione anche per l’osservazione del nostro satellite seguendo i consigli del nostro Francesco Badalotti (clicca qui a destra).

Ma non solo… L’incontro avverrà tra le stelle dell’Acquario e sebbene a vista possa sembrare un intimo ed esclusivo abbraccio tra Luna e Marte, in realtà, molto meno appariscente, è presente un terzo “invitato” che, in modo un po’ sommesso, si aggiunge a questo quadro: è il pianeta Nettuno (mag. +7,9). Impossibile da vedere a occhio nudo (ci servirà necessariamente un telescopio di diametro generoso per scorgerlo, o un buon binocolo e un po’ di esperienza per individuarlo), il pianeta si troverà a circa 1° 30’ a nord-nordest di Marte, proprio sulla congiungente tra quest’ultimo e la Luna.

• Leggi anche La ripresa fotografica amatoriale di Urano e Nettuno su Coelum astrnomia 239

Le effemeridi di Luna e Pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2020 su coelum.com


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 245

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

La regola dei numeri primi di Frb 121102

0
Impressione artistica di un modello di modulazione orbitale in cui il progenitore dell’Frb (in blu) è in orbita con un oggetto compagno (in rosa). Crediti: Kristi Mickaliger
Impressione artistica di un modello di modulazione orbitale in cui il progenitore dell’Frb (in blu) è in orbita con un oggetto compagno (in rosa). Crediti: Kristi Mickaliger

Grazie a una campagna di osservazione di quattro anni condotta presso l’Osservatorio Jodrell Bank, è stato possibile fare un’indagine riguardo a uno dei più grandi misteri dell’astronomia moderna: i lampi radio veloci (o Frb, acronimo di fast radio burst). Indagine che ha portato alla scoperta entusiasmante di una periodicità nel comportamento di uno dei rari lampi radio che si ripetono, Frb 121102.

Utilizzando le capacità di monitoraggio a lungo termine dell’iconico Lovell Telescope, un team internazionale guidato dagli astronomi di Jodrell Bank ha rilevato, nel corso della campagna, 32 lampi radio di breve durata emessi dalla sorgente. Rilevazioni che, insieme ai dati delle osservazioni precedentemente pubblicate, hanno permesso di scoprire che le emissioni di Frb 121102 rispettano uno schema ciclico, con raffiche radio osservate in una finestra temporale della durata di circa 90 giorni, seguite da silenzio per 67 giorni. Lo stesso comportamento si ripete quindi ogni 157 giorni.

Lampi radio veloci su Coelum Astronomia di aprile 2020. Cliccare per leggere lo speciale in formato digitale e gratuito.

Questa scoperta fornisce un indizio importante per identificare l’origine di questi enigmatici lampi radio veloci. La presenza di una sequenza regolare nella loro attività potrebbe implicare che i potenti burst siano collegati al movimento orbitale di una stella massiccia, una stella di neutroni o un buco nero.

«È un risultato entusiasmante», dice il ricercatore che ha guidato lo strudio, Kaustubh Rajwade dell’Università di Manchester, «perché rappresenta il secondo sistema in cui crediamo di vedere questa modulazione nell’attività della sorgente. Il rilevamento di una periodicità fornisce un importante vincolo all’origine delle esplosioni, e i cicli di attività potrebbero sfavorire l’ipotesi della precessione di una stella di neutroni». La ripetizione degli Frb infatti, potrebbe essere spiegata dalla precessione dell’asse magnetico di una stella di neutroni altamente magnetizzata, ma con gli attuali dati gli scienziati ritengono che sia difficile spiegare un periodo di precessione di 157 giorni, dati i grandi campi magnetici previsti in queste stelle.

L’esistenza degli Frb è stata scoperta solo di recente, nel 2007, e inizialmente si pensava fossero eventi unici legati a un evento catastrofico, come una stella che esplode. Poi, il 2 novembre 2012, il radiotelescopio di Arecibo ha scoperto Frb 121102, che si è ripetuto nel 2016. Tuttavia, fino a oggi, nessuno era stato in grado di riconoscere una regolarità nei burst di questo oggetto.

«Questo risultato si è basato sul monitoraggio regolare, possibile con il telescopio Lovell, e le non rilevazioni erano importanti quanto le rilevazioni», sottolinea Benjamin Stappers, che guida il progetto MeerTrap a caccia di Frb usando il telescopio MeerKat in Sudafrica.

In un nuovo articolo pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, il team conferma che Frb 121102 è la seconda sorgente Frb che mostra un’attività periodica. Con loro sorpresa, la periodicità di questo ciclo è quasi dieci volte più lunga di quella della prima sorgente con emissione ciclica – Frb 180916.J10158 + 56, recentemente scoperta dal telescopio Chime in Canada  –  che è di 16 giorni.

«Questa entusiasmante scoperta evidenzia quanto poco sappiamo sull’origine dei Frb», osserva Duncan Lorimer, della West Virginia University che, insieme Devansh Agarwal, ha contribuito a sviluppare la tecnica di analisi dei dati che ha portato al risultato. «Saranno necessarie ulteriori osservazioni di un numero maggiore di Frb per ottenere un quadro più chiaro di queste sorgenti periodiche e chiarire la loro origine».

I ricercatori prevedono che la sorgente attualmente sia prossima a uscire dal suo stato “off” e passare a quello “on” (la data prevista era il 2 giugno 2020), per rimanere tale fino al 28 agosto 2020. Questo risultato, insieme alla recente rilevazione della periodicità da parte di un altro Frb, evidenzia la necessità di un monitoraggio a lungo termine dei Frb ad alta cadenza. Usando le simulazioni, i ricercatori hanno dimostrato che sono necessarie almeno 100 ore di tempo al telescopio per il follow-up ripetuto di un Frb con una cadenza di 0.5 – 3 giorni, necessaria per rilevare periodicità nell’intervallo 10 – 150 giorni.

Per saperne di più:

  • Leggi su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society l’articolo “Possible periodic activity in the repeating FRB 121102” di M. Rajwade, M. B. Mickaliger, B. W. Stappers, V. Morello, D. Agarwal, C. G. Bassa, R. P. Breton, M. Caleb, A. Karastergiou, E. F. Keane e D. R. Lorimer

Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Atlas. Due sonde per una cometa

0
Il Solar Terrestrial Relations Observatory della NASA, ovvero la sonda STEREO-A, ha catturato queste immagini della cometa ATLAS mentre veniva "colpita" dal vento solare nei giorni tra il 25 maggio e il 1° giugno. Durante le osservazioni, e al di fuori del campo inquadrato, la sonda Solar Orbiter dell'ESA/NASA stava invece attraversando una delle due code della cometa. Crediti: NASA/NRL/STEREO/Karl Battams
Il Solar Terrestrial Relations Observatory della NASA, ovvero la sonda STEREO-A, ha catturato queste immagini della cometa ATLAS mentre veniva "colpita" dal vento solare nei giorni tra il 25 maggio e il 1° giugno. Durante le osservazioni, e al di fuori del campo inquadrato, la sonda Solar Orbiter dell'ESA/NASA stava invece attraversando una delle due code della cometa (cliccare sull'immagine se l'animazione non parte) Crediti: NASA/NRL/STEREO/Karl Battams

Scoperta il 28 dicembre 2019 dalla Atlas Survey (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), Hawaii, la cometa C/2019 Y4 ATLAS aveva illuso una volta di più i nostri osservatori di astri chiomati di riuscire finalmente ad avere nei nostri cieli una bella cometa visibile anche a occhio nudo. Purtroppo come sappiamo la cometina non ha retto alla vicinanza con il Sole, che ha frantumato il suo nucleo, facendole perdere velocemente visibilità. Nei primi giorni di aprile, infatti, l’attività è calata nuovamente (dopo un precedente piccolo calo che si pensava fisiologico)e in seguito si è registrato l’allungamento del nucleo e il formarsi di una anomala coda luminosa, segnale che il nucleo stava andando in frantumi (leggi il report di Claudio Pra su Coelum Astronomia di maggio, a lettura digitale e gratuita).

La cometa però rimane ancora protagonista, grazie a un paio di incontri speciali… quello con la sonda Solar Orbiter, che ne ha attraversato in questi giorni la coda raccogliendo dati preziosi, e con lo sguardo della sonda solare Stereo (Solar Terrestrial Relations Observatory) della Nasa, che l’ha ripresa mentre sfrecciava accanto al Sole tra il 25 maggio e il 1° giugno.

Nell’animazione in apertura (se non parte cliccate sull’immagine) si vede la cometina emergere dalla parte superiore dell’inquadratura e avvicinarsi al Sole (fuori campo sulla sinistra), incontrando le raffiche di vento solare. La coda, che riflette bene la luce del Sole, appare bianca. Nell’inquadratura vediamo anche apparire un punto luminoso sulla sinistra, con un moto (relativo) diverso rispetto al movimento delle stelle sullo sfondo: è Mercurio, il pianeta che si sta mostrando luminoso proprio in questi giorni e fino alla metà di giugno.

Mentre la STEREO stava registrando queste immagini, un’altra sonda, la Solar Orbiter, stava attraversando la coda di ioni della cometa e il 6 giugno ha attraversato anche quella di polveri. Un’occasione unica per ottenere dati preziosi e inaspettati. Le comete hanno infatti due code, una di ioni dovuta all’interazione con il Sole e il suo vento solare, in direzione quindi del Sole, e una di polveri disseminate nello spazio al loro passaggio, che vediamo quindi estendersi dietro la cometa nel suo moto lungo la sua orbita.

Della missione della missione Solar Orbiter e delle nuove frontiere della fisica solare ve ne abbiamo parlato in occasione del lancio della sonda, su Coelum Astronomia di febbraio. Clicca sull'immagine per la lettura gratuita.

Lanciata nel febbraio 2020, la sonda non doveva entrare in piena operatività scientifica fino al 15 giugno, ma il suo programma di test è stato modificato e i suoi quattro strumenti più importanti sono stati messi in funzione in occasione dell’incontro. Attraversando la coda di ioni, ad esempio, grazie al magnetometro Mag o il misuratore di venti solari Swa, si potrà capire qualcosa in più su come il Sole e il suo vento solare hanno interagito con la Atlas. Attraversando la coda di polveri invece potrà raccogliere dati importanti lo strumento Rpw, il Radio and Plasma Waves: le particelle di polvere potrebbero, se abbastanza dense, colpire la sonda vaporizzandosi e formando piccole nubi di gas energetico e carico elettricamente.

Non è la prima che accade che una sonda, non progettata con questo scopo, intrecci la coda di una cometa, ma è la prima volta che si è potuto prevedere in anticipo, avendo quindi il tempo di modificare ad hoc la tabella di marcia della sua strumentazione.

Leggi anche la rubrica di giugno dedicata alle comete Occhi sulla C/2020 F8 SWAN


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Associazione Tuscolana di Astronomia

0

Per partecipare all’evento compilare il modulo al link https://lnx.ataonweb.it/wp/events/spegniamo-cielo-accendiamo-stelle/:

05.06: Sorella Luna, compagna di viaggio
12.06: Il cielo del mese da casa

Consulta il sito web www.uai.it per conoscere gli ultimi appuntamenti e rivedere quelli già andati in onda.

La Luna con i due nuovi protagonisti della notte: Giove e Saturno

0

Nella notte tra l’8 e il 9 giugno, più precisamente alla mezzanotte e mezza del 9, guardando verso sudest potremo ammirare un bel triangolo formato da tre astri luminosi e dunque molto facili di individuare. Uno di questi sarà la Luna (fase dell’88%), impossibile da non trovare, alta circa 7° sull’orizzonte, in compagnia dei due pianeti giganti, Giove (mag. –2,6) e Saturno (mag. +0,4). Questo trio celeste formerà un bel triangolo nel cielo, i cui lati saranno di 5° 6’ (Giove-Saturno), 3° 55’ (Saturno-Luna) e di 4° 16’ (Giove-Luna).

Il teatro stellare di questo incontro è quello offerto dalla regione di cielo al confine tra le costellazioni del Sagittario (entro i cui confini si trovano Giove e la Luna) e del Capricorno (di cui è ospite Saturno).

Complessivamente, questo quadretto celeste risulterà estremamente fotogenico e, nonostante la luminosità della Luna, sarà facile in fotografia registrare anche l’impronta luminosa dei due pianeti, considerato il loro buon valore di magnitudine (soprattutto per ciò che riguarda Giove). All’orario indicato inoltre il terzetto sarà ancora piuttosto basso sull’orizzonte sud orientale consentendoci di introdurre nelle nostre inquadrature fotografiche anche alcuni elementi del paesaggio circostante (che siano naturali o architettonici) in modo da impreziosire lo scatto fotografico.

Con il passare delle ore, il triangolo celeste guadagnerà via via altezza sull’orizzonte, culminando al meridiano alle 4 circa del mattino.

Per chi disponga di un orizzonte orientale libero da ostacoli, è possibile ammirare il sorgere dei tre astri, con Giove (il primo dei tre a far capolino sull’orizzonte) che sorge alle 23:15 circa dell’8 giugno, con la Luna che lo segue a mezzanotte in punto.

Le effemeridi di Luna e Pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2020 su coelum.com


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 245

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Astronomiamo

0
LocCoelum-Giugno2020

LocCoelum-Giugno2020Guida al Cielo Estivo in webinar
11.06: Fotografare il cielo estivo con Valeriano Antonini e Amedeo Ferrante
18.06: Cosa osservare in estate con Stefano Capretti

Informazioni:

www.astronomiamo.it


La Luna di Giugno e l’osservazione dal settore sudest verso nord (Parte 3)

0
Full Flower Moonrise di Tiziano Boldrini. Su Coelum Astronomia 245 il racconto della ripresa di questa bellissima immagine della Luna piena di maggio scelta anche come immagine del giorno sul sito APOD. Clicca sull'immagine per i dettagli.

Il mese si è aperto e con la Luna nel cielo sudoccidentale in fase di 9 giorni raggiungendo il capolinea il 5 giugno, con il Plenilunio in prossimità dell’orizzonte, poco dopo essere sorta contestualmente al tramonto del Sole, alla distanza di 368.709 km dalla Terra, pronta per farsi scandagliare nelle sue molteplici peculiarità tipiche di questa particolare fase lunare, come già ampiamente specificato in precedenti articoli e perfettamente visibile dalle 22/22:30 fino all’alba del mattino seguente. Per l’occasione segnalo che, nel caso specifico, il punto di massima Librazione scorrerà lungo il bordo lunare orientale nell’area fra il cratere Langrenus e il mare Smythii (vedere note specifiche sulle librazioni di giugno).

Non solo, il 5 giugno passerà anche nel cono d’ombra della Terra, in una eclissi parziale di penombra, che avrà però inizio alle 19:46 con la Luna ancora sotto l’orizzonte per tutte le località italiane.  La fase massima dell’eclisse si verificherà alle 21:25 con la Luna generalmente poco sopra l’orizzonte su tutta la nostra Penisola, un tipo di eclissi però difficilmente osservabile a occhio nudo, ma potrà dare qualche soddisfazione a chi si diletta di astrofotografia, in particolare durante la fase di massimo.

➜ Approfondisci su 5 giugno: Eclisse di Luna di penombra parziale

Con la ripartenza di una nuova fase calante, l’osservazione del nostro satellite verrà progressivamente limitata sempre più alle ore della notte, entrando in Ultimo Quarto alle 08:24 del 13 giugno dopo essere sorta alle 02:00 fra le stelle dell’Acquario e preceduta dal pianeta Marte (separazione di 3° 21′). Per gli appassionati di osservazioni lunari notturne vi sarà la possibilità di scandagliare con i propri strumenti gli innumerevoli dettagli di una fase lunare ben più problematica se posta a confronto col molto più comune Primo Quarto, considerando in particolare i rispettivi orari di osservabilità, ma costituiranno certamente uno stimolo!

Continua, con maggiori dettagli, le librazioni più interessanti e altri consigli osservativi in la Luna di giugno su Coelum Astronomia 245 (in formato digitale e gratuito)


A giugno osserviamo

26 e 27 giugno Dal settore sudest verso nord (Parte 3)

Siamo alla terza puntata di questo viaggio che, iniziato dal bordo lunare sudest (nelle precedenti puntate di questa rubrica parte 1 e parte 2), ci condurrà verso nord attraversando i vasti altipiani sudorientali. In questo numero di Coelum Astronomia proseguiremo pertanto in direzione dell’imponente e spettacolare scarpata della Rupes Altai.

La nostra principale proposta osservativa è prevista per la serata del 27 giugno con la Luna in fase di 6,5 giorni a un’altezza iniziale di +28° e a nostra disposizione fino alle prime ore della notte seguente quando scenderà sotto l’orizzonte. Al fine di incrementare il tempo a disposizione si consiglia di iniziare le osservazioni proposte già nella serata del 26 giugno, usufruendo in tal caso anche del transito del terminatore sulla regione lunare interessata per l’eventuale alta risoluzione.

Per inquadrare la regione lunare oggetto di questa proposta basterà orientare il telescopio a metà strada fra la scura area basaltica del mare Nectaris e l’estremità inferiore della cuspide meridionale e, se il seeing sarà almeno accettabile, il lavoro non mancherà

➜ Leggi la guida dell’osservazione dal settore sudest verso nord (Parte 3)

Falci di Luna

Proseguono i consigli per l’osservazione delle formazioni lunari anche nella pagina dedicata alle Falci lunari di giugno sul numero 245. L’appuntamento è prima dell’alba il 17 e 19 giugno e, dopo il Novilunio, alla sera,  il 22 e 23 giugno.

➜ Fotografiamo le sottili Falci di Luna

Consultate sempre le passate puntate della rubrica, perché molte formazioni sono già state già trattate anche in dettaglio.

Le effemeridi di Luna e Pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2020 su coelum.com


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 245

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Piccole ma con macchie enormi: ecco le stelle Padua

0
Le macchie delle stelle estreme del ramo orizzontale (a destra - rappresentazione artistica) appaiono significativamente diverse dalle macchie scure del Sole (a sinistra), ma entrambe sono prodotte dalla presenza di campi magnetici. Le macchie delle stelle calde ed estreme sono più luminose e più calde della superficie stellare circostante, a differenza del Sole per cui le macchie appaiono scure poichè sono più fredde dei dintorni. Le macchie sulla superficie delle stelle estreme del ramo orizzontale sono anche significativamente più grandi delle macchie solari, arrivando a coprire fino a un quarto della superficie della stella. Le macchie solari sono di dimensioni diverse, ma tipicamente sono della dimensione di un pianeta di tipo terrestre, 3000 volte più piccole delle macchie gigantesche delle stelle estreme del ramo orizzontale. Crediti: ESO/L. Calçada, INAF-Padua/S. Zaggia
Rappresentazione artistica che mette a confronto le dimensioni del Sole (a sinistra) con quelle di una tipica stella del ramo orizzontale estremo (Ehb, a destra). In particolare, le macchie che ricoprono le stelle Ehb sono più luminose rispetto al resto della loro superficie, al contrario di quello che accade sul Sole, e molto più grandi, anche tremila volte maggiori di quelle che appaiono sulla nostra stella. Crediti: Eso/L. Calçada, Inaf Padova/S. Zaggia

Un team internazionale di astronomi guidato da Yazan Al Momany, ricercatore dell’Istituto nazionale di astrofisica a Padova, ha studiato un particolare tipo di stelle calde conosciute come stelle di ramo orizzontale estremo: astri molto particolari, con una massa pari a circa la metà del Sole, ma quattro volte più caldi e soprattutto assai antiche, con un’età doppia a quella del Sole. I risultati dell’indagine – condotta grazie alle osservazioni con il Very Large Telescope (Vlt) e il Vst dello European Southern Observatory (Eso), in Cile – hanno rivelato la presenza di gigantesche macchie sulla superficie di queste stelle. E hanno portato all’identificazione, in alcune di esse, di potentissimi brillamenti, milioni di volte più intensi di quelli solari, che rivelano la presenza di intensi campi magnetici.

Yazan Al Momany, ricercatore dell’Istituto nazionale di astrofisica all’Osservatorio astronomico di Padova, primo autore del lavoro pubblicato su Nature Astronomy

Capire le proprietà delle stelle di ramo orizzontale estremo permette di comprendere meglio le ultime fasi evolutive di stelle come il Sole, quando saranno a un passo dalla loro fine. «La particolare evoluzione di queste stelle calde e piccole farà in modo che esse aggireranno una delle fasi finali che dovrebbero attraversare e finiranno così per spegnersi prematuramente», spiega Al Momany. «Grazie a indagini nell’alone della Via Lattea, sappiamo che la loro peculiarità è principalmente dovuta alla diffusa presenza di stelle compagne, molto vicine, che ne alterano la normale evoluzione».

Sorprendentemente, però, la stragrande maggioranza delle stelle di ramo orizzontale estremo, se osservate all’interno di sistemi stellari molto affollati come gli ammassi globulari, non mostra di avere compagni. Pertanto, capire come si venga a creare questo tipo stelle calde rappresenta una vera sfida per gli astronomi, specialmente negli ambienti densi degli ammassi stellari. Il team di astronomi, con l’ausilio dei telescopi dell’Eso, in Cile, ha messo in atto un monitoraggio a lungo termine di queste stelle in ben tre ammassi globulari, e ha potuto rivelare una caratteristica fino ad ora sconosciuta di questi misteriosi oggetti. Al Momany e i suoi colleghi hanno infatti scoperto che una frazione di queste stelle calde (simile in ognuno dei tre ammassi) mostrava cambiamenti regolari nella loro luminosità, con cicli della durata da pochi giorni a diverse settimane. Tali modulazioni regolari, soprattutto cosi costanti in un lungo intervallo di tempo, erano del tutto inaspettate.

Simone Zaggia, ricercatore dell’Istituto nazionale di astrofisica all’Osservatorio astronomico di Padova, co-autore dello studio pubblicato su Nature Astronomy

«Abbiamo considerato tutti i possibili scenari per spiegare questa variazione di luminosità e, andando ad esclusione, è rimasta solo una possibilità: queste stelle», conclude Simone Zaggia, anch’egli ricercatore Inaf a Padova e co-autore dello studio, «devono essere cosparse di macchie superficiali, di dimensioni significative».

Anche se le macchie stellari sono sempre causate dalla presenza di campi magnetici, quelle che ricoprono le stelle di ramo orizzontale estremo appaiono abbastanza diverse dalle macchie del nostro Sole. Infatti, le macchie sulle stelle calde sono più luminose e più calde della superficie stellare circostante, al contrario di quelle osservate sul Sole, che appaiono generalmente scure perché più “fredde” dell’ambiente circostante. Inoltre, le macchie brillanti e calde delle stelle di ramo orizzontale sono anche significativamente più grandi delle macchie solari, coprendo fino a un quarto della superficie della stella. Al confronto, hanno un’estensione circa tremila volte maggiore delle tipiche macchie solari. Incredibilmente, le macchie delle stelle calde sono anche persistenti, resistendo per decenni, mentre le macchie solari hanno una vita relativamente molto più breve, da pochi giorni fino a qualche settimana, dopo di che scompaiano. Come avviene in tutte le stelle, anche le gigantesche macchie calde presenti su quelle di ramo orizzontale estremo seguono la rotazione della loro stella, influenzandone significativamente il flusso di radiazione emessa e, quindi, provocando cambiamenti visibili della loro luminosità, come osservato effettivamente dal team di astronomi.

Ma non è tutto. Oltre alle variazioni di luminosità dovute alle macchie, il team ha anche scoperto un paio di stelle estreme del ramo orizzontale che mostrano dei superflare: improvvise esplosioni di energia con aumento repentino della luminosità della stella, anch’esse segnale della presenza di un campo magnetico. «Sono simili ai brillamenti – o flare – che vediamo nel nostro Sole, ma dieci milioni di volte più energetici», osserva Marco Montalto, astronomo del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Padova e co-autore dell’articolo. «Tale comportamento non era certo previsto e sottolinea l’importanza dei campi magnetici nello spiegare le proprietà di queste stelle». Infatti, questi eventi eruttivi e molto energetici possono configurarsi come un meccanismo di perdita di massa capace di spiegare la morte prematura di queste stelle calde. Vista l’importanza nell’identificare questa rara fenomenologia, il team ha proposto di chiamare la nuova classe di oggetti “stelle Padua”, poiché la prima con tali caratteristiche è stata identificata proprio il 13 giugno, giorno in cui si festeggia Sant’Antonio di Padova, il santo delle cose perdute e trovate.

Una tendina di stelle circonda il telescopio New Technology Telescope (NTT) di 3.58 metri di diametro in questa fotografia ad altissima definizione dalla spedizione Ultra HD. È stata scattata durante la prima notte di riprese all’osservatorio di La Silla, che si trova a 2400 metri di altitudine sopra il livello del mare nella periferia del deserto cileno dell’Atacama. Crediti: ESO/B. Tafreshi (twanight.org)

Per arrivare a questo risultato, gli astronomi hanno utilizzato diversi strumenti sul Vlt dell’Eso a Paranal, tra cui Vimos, Flames e Fors2, e UltraCam sul New Technology Telescope all’Eso a La Silla. Fondamentale è stato l’utilizzo sistematico e a lungo termine della camera a largo campo OmegaCam, dotata di un campo di vista da un grado, che copre un’area apparente di cielo pari a quattro volte quella della Luna, e collegata al telescopio italiano Vst (Vlt  Survey Telescope), collocato a Paranal. Realizzato dall’Inaf di Napoli, il Vst è tra i più grandi telescopi al mondo per le survey del cielo in luce visibile. La svolta è arrivata quando il team si è focalizzato sulla parte del vicino-ultravioletto dello spettro, consentendo di intensificare il contributo e la visibilità delle stelle più calde tra tutte le altre presenti negli affollati ammassi globulari.

Grazie a questo studio, gli astronomi ora hanno un quadro più chiaro per comprendere la natura delle stelle di ramo orizzontale estremo, dopo sei decenni di indagini. Infatti, la conferma della presenza di queste macchie magnetiche diffuse può offrire un’immediata spiegazione alle anomalie sulla composizione chimica di queste stelle. Inoltre, la scoperta di macchie magnetiche diffuse in stelle di ramo orizzontale aiuterebbe moltissimo a spiegare l’origine dei forti campi magnetici osservati in molte nane bianche, l’ultimo stadio evolutivo delle stelle simili al Sole. «Il quadro più grande, però», sottolinea Santi Cassisi, ricercatore dell’Inaf a Teramo e associato Infn, anch’egli coautore dell’articolo su Nature Astronomy, «è che i cambiamenti di luminosità di tutte le stelle calde – dai giovani Soli alle vecchie stelle estreme di ramo orizzontale fino alle nane bianche morte da qualche tempo – potrebbero avere la stessa origine. Queste stelle possono quindi essere tutte intese come caratterizzate da macchie magnetiche sulla loro superficie».

Guarda il servizio video su MediaInaf Tv:


Per saperne di più:

  • Leggi su Nature Astronomy l’articolo “A Plague of Magnetic Spots Among Globular Clusters’ Hot Stars”, di Y. Al Momany (INAF Osservatorio Astronomico di Padova), S. Zaggia (INAF Osservatorio Astronomico di Padova), M. Montalto (Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Padova), D. Jones (Instituto de Astrofísica delle Canarie, Tenerife, Spagna), H.M.J. Boffin (Osservatorio Europeo dell’Emisfero Sud, Garching, Germania, S. Cassisi (INAF Osservatorio Astronomico d’Abruzzo e INFN Pisa), C. Moni Bidin (Instituto de Astronomia, Universidad Catolica del Norte, Antofagasta, Cile), M. Gullieuszik (INAF Osservatorio Astronomico di Padova), I. Saviane (ESO Santiago), L. Monaco (Departamento de Ciencias Fisicas, Universidad Andreas Bello, Santiago, Cile), E. Mason (INAF Osservatorio Astronomico di Trieste), L. Girardi (INAF Osservatorio Astronomico di Padova), V. D’Orazi (INAF Osservatorio Astronomico di Padova), G. Piotto (Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Padova), A.P. Milone (Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Padova), H. Lala (Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Padova), P.B. Stetson (Herzberg Astronomy and Astrophysics, National Research Council, Victoria, Canada), e Y. Beletsky (Las Campanas Observatory, Carnegie Institution of Washington, La Serena, Cile).


Potrebbero interessarti anche


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Gruppo Astronomico Tradatese

0

Conferenze in Diretta Streaming sul Sito del GAT, inizio ore 21:00. Le conferenze registrate saranno poi disponibili sulla pagina youtube dell’associazione.

08.06: “Anno 2024, ritorno sulla Luna” di Piermario ARDIZIO
22.06: “Verso Marte alla ricerca della vita” di Cesare GUAITA.
Info:
http://www.gruppoastronomicotradatese.it

Trovati con i fast radio burst i barioni mancanti

0

Un lampo emesso dalla sua galassia d’origine come impulso di onde radio. Crediti: Icrar

A tutti quelli che “non si deve montare o usare alcun dispositivo senza prima leggere il libretto d’istruzioni”, immaginate non solo di non avere le istruzioni, ma di non sapere nemmeno che cosa state per costruire o utilizzare. Follia? No, esperienza, inventiva e – se vogliamo dargli un nome – indagine scientifica. L’azzardo, scendendo nel merito, è stato sfruttare uno dei fenomeni astronomici più misteriosi – i fast radio burst – per risolverne un altro, di mistero: quello della “materia mancante”. Le due cose, a una prima occhiata, non potrebbero sembrare più dissociate. Questa volta, la materia che manca e della quale si va in cerca non è la materia oscura, bensì materia “normale”, quella barionica – i protoni e i neutroni che formano qualunque cosa ci circondi, dai più spettacolari fenomeni che osserviamo nell’universo al mondo in cui viviamo, per finire alle cellule che compongono il nostro corpo.

«Da stime collegate al Big Bang sappiamo quanta materia si è creata all’inizio nell’universo», dice il primo autore dello studio pubblicato ieri su NatureJean-Pierre Macquart della sezione dell’International Centre for Radio Astronomy Research (Icrar) presso la Curtin University. «Ma osservando l’universo attuale, riuscivamo a trovarne solo metà di quanta ce ne doveva essere. Era un po’ imbarazzante».

La difficoltà sta nel fatto che tre quarti del contenuto di materia dell’universo si trova in forma diffusa, ed è dunque difficilmente osservabile. Solo una piccola percentuale della materia barionica risiede in galassie e ammassi di galassie, quindi quantificabile direttamente.

«Lo spazio intergalattico è molto rarefatto», spiega infatti Macquart. «La materia mancante era equivalente ad appena uno o due atomi in una stanza delle dimensioni di un ufficio medio. Era davvero dura riuscire a rilevarla usando tecniche e telescopi tradizionali».

Le “bilance cosmiche” utilizzate dagli scienziati, come anticipavamo, sono i cosiddetti fast radio burst – o Frb: impulsi radio intensi e brevissimi, dell’ordine dei millesimi di secondo o anche meno, provenienti da galassie lontane. L’origine degli Frb è tutt’ora sconosciuta, ma si stima che l’energia emessa da ogni singolo evento sia pari a quella prodotta dal Sole in ottant’anni, il che fa pensare a oggetti cosmici molto compatti, come le stelle di neutroni.

Quando attraversano uno spazio completamente vuoto, tutte le lunghezze d’onda d’un lampo radio viaggiano alla stessa velocità, ma quando incontrano la materia – compresa quella “mancante” – più le onde sono lunghe e più vengono rallentate. Crediti: Icrar

Per utilizzare questo potente e misterioso “dispositivo”, Macquart e collaboratori hanno sfruttato un fenomeno fisico detto dispersione: quello che sta alla base, ad esempio, della scomposizione della luce attraverso un prisma. Le diverse lunghezze d’onda che compongono un segnale luminoso in arrivo viaggiano tutte alla stessa velocità – quella della luce – nello spazio vuoto. Quando esse attraversano un mezzo, invece, come ad esempio le particelle materia diffusa nello spazio intergalattico, vengono rallentate in modo diverso e dipendente dalla loro energia – o frequenza. Quantificare il ritardo accumulato alle diverse lunghezze d’onda consente di determinare la densità di colonna della materia lungo la direzione di provenienza di ciascun Frb, ed è una misura sensibile a ogni singolo barione attraversato.

Grazie alla precisione delle antenne radio dell’Australian Square kilometer Array Pathfinder – Askap, il precursore di Ska – gli scienziati hanno rivelato quattro nuovi Frb, per ciascuno dei quali hanno misurato la dispersione nell’arrivo del segnale alle diverse lunghezze d’onda, riuscendo a isolare il contributo dovuto all’attraversamento del mezzo intergalattico – luogo di soggiorno della materia barionica mancante.

Askap consiste di trentasei antenne in grado di vedere complessivamente trenta gradi quadrati di cielo: una caratteristica fondamentale per la rivelazione di un fenomeno così raro e con provenienza randomica. «Askap possiede un ampio campo di vista pari a circa sessanta volte la dimensione della Luna piena», ricorda a questo proposito uno fra i coautori dello studio, Ryan Shannon, della Swinburne University of Technology, «e per di più cattura immagini ad alta risoluzione. Ciò significa che possiamo catturare il segnale del lampo radio piuttosto agevolmente e localizzare la posizione della galassia ospite con una precisione incredibile».

La densità della materia mancante viene calcolata utilizzando la distanza dell’Frb dalla Terra e il ritardo tra le sue lunghezze d’onda. Crediti: Icrar

Il livello di precisione raggiunto grazie ad Askap riduce a meno dell’un per cento il rischio di attribuire il lampo radio alla galassia sbagliata a causa di effetti di sovrapposizione. Per dirla in altri termini, la posizione dell’Frb viene stimata con un errore pari al diametro di un capello visto da duecento metri di distanza.

La misura della dispersione del segnale scomposto dei lampi radio e la posizione di arrivo del fenomeno non bastano, però, a misurare la densità del mezzo intergalattico attraversato. È necessario conoscere con precisione anche quanto è lontana la galassia di provenienza, poiché la dispersione della luce è dipendente dalla distanza, in un modo del tutto analogo alla velocità di recessione delle galassie nella legge di Hubble.

«Abbiamo scoperto l’analogo, per i lampi radio veloci, della legge di Hubble-Lemaitre per le galassie», spiega Macquart , ricordando che «la legge di Hubble-Lemaitre – più una galassia è lontana da noi, più si allontana velocemente – sta alla base di qualunque misurazione effettuata su galassie a distanze cosmologiche».

Su Coelum Astronomia di maggio 2020, la storia e le ultime scoperte della ricerca sui lampi radio veloci. Lettura digitale e gratuita.
Diversi telescopi ottici fra i più grandi al mondo – Vlt, Gemini, Magellan, Sdss – sono stati quindi chiamati in causa per determinare la distanza della galassia ospite attraverso misure spettroscopiche. La combinazione delle misure radio e ottiche – e quindi la relazione fra dispersione temporale e distanza dell’oggetto – ha consentito infine di stimare la densità della materia mancante. I quattro Frb individuati in questo studio sono stati integrati con due osservati in precedenza, al fine di raggiungere la statistica necessaria e campionare regioni diverse di cielo, ottenendo così stime precise.

«Siamo stati capaci di misurare le distanze di un numero di Frb sufficiente a permetterci di determinare la densità dell’universo», spiega Macquart. «Avevamo bisogno solo di sei di essi per trovare la materia mancante».

I risultati ottenuti sono perfettamente consistenti con le previsioni della radiazione cosmica di fondo e della nucleosintesi primordiale avvenuta subito dopo il Big Bang. A conclusione dell’articolo, gli autori prevedono che un ampliamento del campione in futuro consentirà non solo di confermare l’esistenza di tutta la materia barionica con un errore di misura minore, ma anche di determinare come essa sia distribuita nel cosmo.

Per saperne di più:

Guarda il servizio video su MediaInaf Tv:


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Il Cielo di Giugno 2020

0
La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Giu > 00:00; 15 Giu > 23:00; 30 Giu > 22:00. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

Indice dei contenuti

EFFEMERIDI

Luna

Sole e Pianeti

All’inizio della notte astronomica il cielo apparirà attraversato nel basso meridiano dalla costellazione del Sagittario, facilmente individuabile grazie alla presenza di stelle luminose che formano la caratteristica figura a “teiera”, e dallo Scorpione, altrettanto facile da riconoscere, con il nostro occhio che viene catturato dalla bellezza brillante della rossa Antares.

Più in alto sull’orizzonte, sempre rivolti a sud, si passerà dall’Ofiuco all’Ercole, con quest’ultimo situato quasi allo zenit. Il Leone, che ci ha accompagnati nei mesi passati, starà invece dirigendosi al tramonto. Di contro, verso est comincerà ad alzarsi l’asterismo del “Triangolo estivo” formato da Vega, Deneb e Altair, le stelle più brillanti di Lira, Cigno e Aquila, insieme ai ricchissimi campi stellari che compongono la Via Lattea.

Sull’orizzonte di nordest, più tardi durante la notte, farà capolino la grande Galassia di Andromeda (M 31), che raggiungerà una buona altezza sull’orizzonte già prima dell’alba, precedendo il sorgere delle Pleiadi (M 45) nel Toro.

Il Cielo di giugno con la UAI: I soli azzurri dell’estate

COSA OFFRE IL CIELO

Mercurio raggiunge il suo culmine e, per quest’anno, forse la sua migliore apparizione durante la prima metà del mese. Dopo il tramonto è ora il protagonista assoluto, visto che Venere inosservabile per via della congiunzione eliaca, riapparirà solo nella seconda metà del mese per diventare Lucifero, la stella del mattino. Comincia invece il periodo di visibilità sempre più ampia nell’arco della notte per Giove e Saturno, che sorgono sempre prima rendendosi visibili per buona parte della notte, e saranno anche i protagonisti dei principali incontri con la Luna di questo mese.

Marte continua lentamente e pigramente a sorgere sempre prima, restando però ancora nel regno delle… “ore piccole”. Questo mese accompagnerà Nettuno, per chi ha uno strumento necessario per la sua osservazione. Le serate principali in cui osservarli e maggiori dettagli e informazioni anche sui più distanti e su pianeti nani e asteroidi, li trovate come sempre sul

➜  Cielo di Giugno all’interno del nuovo numero (sempre in formato digitale e gratuito! L’abbonamento serve solo per avvisarvi dei prossimi numeri, ma è gratuito anche quello).


Eclissi di Sole e di Luna

Giugno però ci regala, ma sarebbe meglio che ci offre solo un assaggio, due eventi al di fuori dell’ordinario anche se, purtroppo, non particolarmente soddisfacenti. Sono ben due le eclissi di questo mese, una di Luna e una di Sole, entrambe parziali ed entrambe, ahinoi, di scarsa visibilità.

Se la prima, già in arrivo al 5 giugno, sarà visibile in tutta Italia, ma ai limiti della visibilità. La Luna sorgerà già eclissata e la luce della sera impedirà quasi del tutto di apprezzare – attraverso l’obiettivo di una camera, a occhio nudo è proprio impossibile – quel debole oscuramento dovuto al passaggio nella penombra della Terra. Cosa che però potrà rappresentare una sfida per i più arditi, per lo meno nella fase di massimo… quindi a voi tutti i dettagli:

5 giugno: Eclisse di Luna di penombra parziale

Il 21 giugno invece sarà il Sole a nascondersi dietro la Luna e a far passare la sua ombra sulla Terra, e l’Italia sarà solo marginalmente interessata dall’evento. La fascia di parzialità attraversa infatti il Centro e Sud Italia, in cui sarà possibile assistere a un’oscuramento che arriva attorno al 15% solo visto dall’isola di Lampedusa! Occorrerrà quindi moltissima attenzione per chi volesse osservarla, MAI guardare il Sole senza le dovute protezioni! Per i vostri occhi e per i vostri strumenti. Per i pochi fortunati che potranno osservare il piccolo “morso sul Sole” quindi al link tutti i dettagli necessari:

➜ 21 giugno: Eclisse parziale di Sole


La Luna

Per quanto riguarda le sottili falci di Luna e la ripresa della luce cinerea della Luna, l’appuntamento è prima dell’alba il 17 e 19 giugno e, dopo il Novilunio, alla sera,  il 22 e 23 giugno.

Per maggiori dettagli su orari e formazioni lunari da osservare al terminatore sulle falci di Luna, anche con l’aiuto di uno strumento, potete consultare la sezione dedicata a cura di Francesco Badalotti.

Continua poi l’esplorazione delle formazioni lunari nell’arco del mese con


Con le comete proprio non va… dopo la atlas anche la Swan sembra non voler mantenere le promesse, e di nuovo un’altra cometa si affaccia sui nostri cieli… insomma seguiamo questa volubile e difficile rincorsa agli astri chimati con il buon Claudio Pra, che tra una osservazione deludente e l’altra non demorde di certo:

➜ Comete. Occhi sulla C/2020 F8 SWAN

E ancora su Coelum astronomia 245

➜ Inquinamento luminoso. Ecco cosa ci perdiamo ogni notte gli scatti di Giorgia Hofer ci mostrano come un black out, ma anche solo una miglior gestione dell’illuminazione notturna, possono svelarci quello che ci perdiamo del nostro cielo.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS con una serie di transiti serali a metà mese da non perdere!

Una luminosa supernova in M 61

e il Calendario di tutti gli eventi di giugno 2020, giorno per giorno con l’immagine di fondo dedicata al “Mostro della Mystic Mountain”.

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in PhotoCoelum!

Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 245

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

L’equipaggio della Crew Dragon è a bordo della Iss

0
L'equipaggio della missione Expediton 63, salita a 5 membri con l'arrivo di Robert Behnken e Douglas Hurley a bordo della Crew Dragon della SpaceX. Da sinistra: Anatoly Ivanishin e Ivan Vagner (Roscosmos), il comandante della stazione Chris Cassidy (NASA) e i due nuovi arrivati Bob Behnken e Doug Hurley, sempre della NASA. Crediti NASA
L'equipaggio della missione Expediton 63, salita a 5 membri con l'arrivo di Robert Behnken e Douglas Hurley a bordo della Crew Dragon della SpaceX. Da sinistra: Anatoly Ivanishin e Ivan Vagner (Roscosmos), il comandante della stazione Chris Cassidy (NASA) e i due nuovi arrivati Bob Behnken e Doug Hurley, sempre della NASA. Crediti NASA

Dopo il lancio avvenuto il 30 maggio da Cape Canaveral e circa 20 ore di volo, gli astronauti americani Robert Behnken e Douglas Hurley sono a bordo della Stazione spaziale internazionale.

La navicella Crew Dragon – ribatezzata Endeavour dagli stessi astronauti (come l’ultimo shuttle che ha volato a bordo del quale c’era anche Hurley) – si è agganciata al modulo Harmony della stazione spaziale alle 16:16 del 31 maggio (ora italiana). Le operazioni di manovra in prossimità della stazione spaziale sono compiute dalla Crew Dragon  in modo completamente automatico, anche se sotto il controllo attento degli astronauti a bordo e del centro di controllo in Florida.

Il video integrale delle manovre di attracco della Crew Dragon alla Iss

La Dragon poco dopo le 15:30 si trova a poco più di 200 metri di distanza dalla Iss e servono oltre 45 minuti per le ultime delicate manovre di avvicinamento dopo alla stazione spaziale affinché le due navicelle spaziali entrino in contatto. Dopo le varie operazioni di bilanciamento di pressione e temperatura tra navicella e il locale di passaggio verso la stazione spaziale, si sono potuti aprire i portelloni: alle 19:22 ora italiana i due equipaggi si sono finalmente stretti la mano.

Behnken e Hurley sono da questo momento a tutti gli effetti membri della missione Expedition 63 insieme a Chris Cassidy (comandante, NASA) e ai cosmonauti Ivan Vagner e Anatoly Ivanishin e, per alcune settimane, effettueranno a bordo della Iss test e esperimenti scientifici, prima di tornare sulla Terra.

«Dragon in arrivo», così l’astronauta Chris Cassidy ha accolto Robert Behnken e Douglas Hurley a bordo della stazione spaziale. «Bob and Doug, siamo felici di avervi a bordo come parte dell’equipaggio».

Qui a sinistra il momento dell’incontro dell’equipaggio della missione Expedition 63 al completo a bordo della Iss e l’applauso dal centro di controllo a Houston.

La missione NASA/SpaceX Demo-2, che si concluderà con il rientro degli astronauti a Terra tra qualche settimana, chiuderà definitivamente la fase di test per certificare la capacità di SpaceX di portare in sicurezza gli astronauti a bordo da e per la stazione spaziale.

Oltre ad aprire l’era dei voli spaziali alle compagnie private, il lancio della Crew Dragon del 30 maggio segna la fine della dipendenza degli Stati Uniti dai veicoli spaziali russi Soyuz. Space Shuttle a parte infatti, la NASA si è affidata alle datate ma affidabili capsule russe per il trasporto dei suoi astronauti, acquistando dal 2006 a oggi circa 70 posti sui voli Soyuz.

Appare ormai decisamente superata la tecnologia sviluppata negli anni ‘60 per i veicoli Soyuz, destinata all’esplorazione lunare, ma occorre ricordare che anche ogni singola innovazione tecnologica sviluppata per il programma Apollo era progettata e costruita per la prima volta e che solo poco più di 50 anni fa il primo uomo metteva piede sulla Luna, un passo enorme per tutta l’umanità.

Oggi, nel 2020, siamo testimoni di un altro decisivo passo in avanti e tutto fa pensare che ci aspettino anni davvero avvincenti per l’esplorazione spaziale.
Una nuova era spaziale è appena cominciata.

Il video celebrativo del lancio verso la stazione spaziale.

Volete provare l’ebrezza di attraccare alla stazione spaziale con la navicella Crew Dragon Endeavour? Ecco pronto il simulatore della SpaceX!


Il Dilemma Cosmologico della Materia Oscura

Ipotesi ed evidenze dalle origini della scoperta alle galassie senza materia oscura

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Accademia delle Stelle

0
2020-06 Coelum AdS

2020-06 Coelum AdSCorsi online!
È sempre possibile iscriversi!

Si potranno seguire comodamente da casa e, se si perde la diretta, le lezioni saranno sempre online a disposizione dei corsisti.
Iscrizione e riduzioni sul sito.

Tutti i lunedì: Corso avanzato di Astronomia e Astrofisica
Approfondiamo la fisica dei fenomeni astronomici: dalla gravità alla meccanica quantistica, dall’elettromagnetismo alle dimensioni dell’Universo

Tutti i martedì: Corso base di Astronomia

Tutti i giovedì: Archeoastronomia e Astronomia Culturale
Per scoprire le conoscenze astronomiche degli Antichi e l’importanza che l’astronomia ha avuto nella cultura umana di tutte le epoche

Informazioni:
https://accademiadellestelle.org/
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle/

Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci

0

Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci riapre da giovedì 2 luglio 2020 con i seguenti orari:
Giovedì: dalle ore 15 alle 21,
Sabato e domenica: dalle ore 10 alle 19

Per partecipare a queste attività devi prenotare al momento dell’acquisto del biglietto. Per prenotare il tuo ingresso, acquista on line il tuo biglietto selezionando data e orario. Se sei in possesso di una membership card o sei titolare di un abbonamento contattaci al 02/48 555 330 (lunedì – venerdì dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00) o a accoglienza@museoscienza.it Per evitare assembramenti, è importante presentarsi puntuali.

Per tutte le informazioni, visita il sito: https://www.museoscienza.org/it

SpaceX apre una nuova era spaziale

0
La Crew Dragon di SpaceX decolla con successo da Cape Canaveral: inizia la missione NASA Demo-2.
La Crew Dragon di SpaceX decolla con successo da Cape Canaveral: inizia la missione NASA Demo-2.

È partita! La Crew Dragon di SpaceX ha lasciato con successo ieri alle 21:32 (ora italiana) il suolo di Cape Canaveral con a bordo gli astronauti Robert Behnken e Douglas Hurley.

Il lancio (di cui è possibile rivedere il filmato su YouTube, e il momento del liftoff qui a lato) è avvenuto ieri dopo che il primo tentativo di mercoledì 27 maggio non era andato a buon fine a causa delle avverse condizioni meteo.

È la prima volta in assoluto che una compagnia privata ha l’incarico di portare un equipaggio umano in orbita e questo passaggio segna l’inizio di una nuova era spaziale.
La missione Demo-2 della NASA è l’ultima fase di un lungo processo di collaudo nell’ambito del programma Commercial Crew Development, nato nel 2010 con l’obiettivo di coinvolgere le aziende spaziali private nel trasporto di astronauti in orbita terrestre bassa.

Gli astronauti Behnken e Hurley in questo momento sono in viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), a cui la Crew Dragon attraccherà in modo completamente automatico oggi nel pomeriggio, dopo circa 20 ore di volo e di manovre intorno alla Terra.

Durante un collegamento/tour della navicella (qui a destra il saluto del comandante al risveglio dopo il riposo una volta in orbita), il comandante Douglas Hurley ha comunicato che lui e Bob Behnken avevano deciso come chiamare la capsula Dragon. «So che a SpaceX la chiamate Capsula 206, ma noi pensavamo di fare un po’ meglio, e l’abbiamo chiamata Endeavour».

Endeavour in inglese significa “impresa”, ed è il nome dello Space Shuttle con cui avvenne quasi nove anni fa l’ultimo volo di un veicolo spaziale americano con equipaggio, con Hurley a bordo. Era infatti l’8 luglio 2011 quando lo Space Shuttle Endeavour partì da Cape Canaveral per STS-135, la sua venticinquesima e ultima missione nello spazio – nonché l’ultima degli Space Shuttle. Da allora nessun astronauta americano è più decollato dal suolo statunitense.

Gli astronauti americani Robert Behnken e Douglas Hurley.

«Che grande giorno per la NASA, che grande giorno per SpaceX, e che grande giorno per gli Stati Uniti!» Così commenta il lancio Jim Bridenstine, amministratore generale dell’agenzia spaziale americana. «Era da nove anni che non lanciavamo astronauti americani con lanciatori americani dal suolo americano, e adesso lo abbiamo fatto di nuovo».

Questo è invece il commento di Elon Musk, leader e fondatore di SpaceX: «Mi piacerebbe solo riconoscere il lavoro enorme di tutti coloro che lavorano per SpaceX e per la NASA e che è culminato nell’incredibile lancio di oggi, portando gli astronauti di nuovo in orbita dopo dieci anni. Adesso, è fondamentale riportarli indietri sani e salvi e riuscire a ripetere queste missioni con regolarità. C’è molto lavoro da fare».

È possibile seguire in diretta il viaggio degli astronauti all’interno della crew dragon verso la ISS sul canale Youtube di SpaceX, che potete vedere qui sotto, assieme al video in diretta NASA TV all’interno della stazione, in attesa dell’apertura del portellone:


UAI – Unione Astrofili Italiani

0

Astronomia e inclusione.
Il 30 maggio va in onda in diretta “Stelle per tutti @ home”

In occasione della giornata nazionale della divulgazione inclusiva dell’astronomia, l’Unione Astrofili Italiani (UAI) organizza – con la collaborazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI), del suo Istituto per la Ricerca, la Riabilitazione e la Formazione (I.Ri.Fo.R) e degli AstrofiLIS – lo speciale evento virtuale “Stelle per tutti @ home”. Un appassionante viaggio nel Sistema Solare a cavallo di un fotone con la guida di esperti, per immergersi nell’affascinante mondo dell’astronomia. L’appuntamento è sabato 30 maggio alle ore 20:45 sul canale YouTube dell’UAI

Pillole di Astronomia
Continua inoltre la rassegna “Pillole di Astronomia”, il programma di incontri virtuali proposti dagli astrofili. Inizio ore 21:00

Associazione Astronomica del Rubicone
Per avere il link per partecipare alla conferenza su piattaforma WebEx scrivere a info@astrofilirubicone.it oppure iscriversi alla mailing list dell’Associazione dal sito dell’AAR. Il link dell’evento è disponibile anche sulla pagina facebook dell’Associazione.
29.05: “Ehi! C’è nessuno lassù?” Ricordo di I. Asimov. Serata in collaborazione con l’ARAR e il Planetario di Ravenna. Per l’occasione l’astrofisico Oriano Spazzoli e il biologo Claudio Casali cureranno, in ricordo di Isaac Asimov, una serata dedicata alla ricerca della vita e di civiltà extraterrestri.

Associazione Tuscolana di Astronomia
Per partecipare all’evento compilare il modulo al link https://lnx.ataonweb.it/wp/events/spegniamo-cielo-accendiamo-stelle/:
29.05: Costellazioni e miti
05.06: Sorella Luna, compagna di viaggio
12.06: Il cielo del mese da casa

Consulta il sito web www.uai.it per conoscere gli ultimi appuntamenti e rivedere quelli già andati in onda.

Missione Demo-2: Lancio rimandato

0
Il Falcon 9 con la Crew Dragon della SpaceX nel Complesso di Lancio 39A il 27 maggio 2020, a 45 minuti dal lancio. Image credit: NASA TV
Il Falcon 9 con la Crew Dragon della SpaceX nel Complesso di Lancio 39A il 27 maggio 2020, a 43 minuti dal lancio. Il meteo non prometteva bene... Image credit: NASA TV

Niente da fare: a causa delle condizioni meteo il lancio della missione Demo-2 della Nasa è stato rimandato. Le prima finestra di lancio possibile è sabato 30 maggio alle ore 21:22 (ora italiana).

Poco prima del lancio previsto ieri alle 22:32 ora italiana, il bollettino meteo è stato inesorabile: solo una partenza imminente sarebbe stata possibile, o si sarebbe dovuto rimandare perché le condizioni stavano rapidamente peggiorando. Ma le complicate operazioni di lancio sono programmate in modo precisissimo e un cambiamento così ravvicinato, sia pure di pochi minuti, è impossibile.

Il lanciatore Falcon 9 e la capsula Crew Dragon di SpaceX si sarebbero dovute staccare dalla storica rampa di lancio 39A di Houston, per portare gli astronauti americani Robert Behnken e Douglas Hurley in orbita terrestre bassa a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss).
La missione Nasa Demo-2 rappresenta il test finale della compagnia privata di Elon Musk, e aprirà ufficialmente l’era delle missioni spaziali con equipaggio affidate a compagnie private.

L’appuntamento con la storia dell’esplorazione spaziale è solo rimandato.

Qui sotto il video in cui viene comunicato agli astronauti che il lancio è stato rimandato, a destra nel twit della NASA, il portellone della Crew Dragon è stato aperto e i sedili degli astronauti ruotano per facilitare la loro uscita dalla navicella, in attesa del prossimo tentativo di sabato. Credits: NASA/SpaceX


Una nuova era si fa spazio: intervista a Fabio Pagan

0
Illustrazione della navicella Dragon. Crediti: SpaceX
Illustrazione della navicella Dragon. Crediti: SpaceX

Lo spazio rappresenta, con ogni probabilità, il campo in cui si giocherà la prossima partita per la supremazia globale, militare e commerciale dopo la Guerra Fredda, quando lo scenario fortemente bipolare – Usa vs. Urss – aveva dato la spinta per investimenti economici, scientifici, tecnologici e umani che nel giro di pochi anni hanno portato il primo uomo sulla Luna con il programma Apollo (1969).

Lo scenario, in questo momento storico, si prospetta molto più complesso. Oltre alla Nasa, altre agenzie spaziali – come quelle europea (Esa), giapponese (Jaxa) e indiana (Isro) – partecipano a missioni spaziali per raggiungere la Luna, o i corpi minori del Sistema solare. In collaborazione con altri stati o in volata solitaria come la Cina, che sta cercando di attuare in autonomia una strategia civile, commerciale e militare a lungo termine per esplorare e sviluppare il dominio cislunare, con l’obiettivo di superare gli Stati Uniti come principale potenza spaziale. La possibilità che gli Stati Uniti non siano la potenza leader nello spazio in un futuro prossimo potrebbe rimettere in discussione l’attuale equilibrio politico internazionale. Inoltre, concorrono alla nuova corsa allo spazio anche agenzie spaziali private e il mercato globale e le sue enormi potenzialità economiche e strategiche sono aperte a un ecosistema – la cosiddetta new space economy – in cui convivono il settore pubblico e quello privato, coinvolgendo nuovi attori e investitori che propongono nuovi modelli di business e nuove sfide globali. È in questo complesso contesto internazionale che si prepara a lasciare la Terra, il prossimo 27 maggio, la navicella Crew Dragon della SpaceX di Elon Musk per la missione Demo-2 della Nasa. Una missione destinata a segnare l’inizio di una nuova era di voli spaziali con equipaggio umano su mezzi progettati, sviluppati e gestiti interamente da una compagnia spaziale privata

Fabio Pagan, primo a sinistra, con un gruppo di astronauti e cosmonauti a Trieste nel 1995. A seguire: Valeri Polyakov, medico e cosmonauta, due soggiorni di lunga durata a bordo della stazione spaziale Mir tra il 1988 e il 1995, rispettivamente di 240 e di 437 giorni (che rappresenta tuttora il record di permanenza in orbita in un’unica missione), nel corso dei quali effettuò sei uscite extra-veicolari; Franco Malerba, ingegnere e fisico, astronauta Asi, primo italiano nello spazio (Shuttle Atlantis, 1992); Ulf Merbold, fisico e astronauta Esa, tra il 1983 e il 1994 due volte in orbita con lo Shuttle e una volta sulla Mir con la Soyuz nel 1994; Aleksandr Viktorenko, pilota collaudatore, quattro volte sulla stazione Mir tra il 1987 e il 1995 per un totale di 489 giorni in orbita, effettuando sei volte attività extra-veicolare. Crediti: F. Pagan

Per l’occasione, Media Inaf ha intervistato Fabio Pagan, giornalista scientifico da sempre legato al mondo spaziale. Redattore del quotidiano Il Piccolo di Trieste per venticinque anni e collaboratore della Rai dal 1971, Pagan è stato a lungo fra i conduttori di Radio3 Scienza. A Trieste ha lavorato in qualità di addetto stampa al Centro internazionale di fisica teorica e nel 1993 è stato fra i promotori del Master in comunicazione della scienza della Sissa, di cui è stato docente e vicedirettore fino al 2009. Porta il suo nome un asteroide che ruota tra Marte e Giove: 7055 Fabiopagan.

Siamo veramente davanti a una svolta epocale?

«Assolutamente sì, anche se il debutto dei privati che mandano astronauti nello spazio ricorda molto alcuni vecchi libri di fantascienza, come The Man Who Sold the Moon di Robert Heinlein, del 1950. Da un punto di vista tecnologico è rilevante l’inserimento dei privati nell’industria spaziale, in particolare con Elon Musk, un tipo… tosto! Crew Dragon di SpaceX è il quinto veicolo spaziale con cui gli americani mandano i loro astronauti nello spazio, dopo Mercury, Gemini, Apollo e gli Space Shuttle».

Cosa lo distingue dai sui predecessori?

«Si tratta di un veicolo nuovo e completamente diverso da quelli del passato, sia per la strumentazione che per la gestione dei sistemi di controllo. C’è qualcosa di fantascientifico nel design dell’abitacolo – completamente nuovo, dotato di una tecnologia touch quasi futuristica – e delle tute indossate dagli astronauti, completamente diverse da quelle a cui siamo abituati. I due astronauti che voleranno per primi non dovrebbero invece rappresentare una novità: sono astronauti esperti della Nasa con un certo numero di missioni all’attivo».

Che lancio dobbiamo aspettarci, in tempo di coronavirus?

«Sarà certamente sottotono a causa degli effetti della pandemia: ad assistere al lancio ci saranno molte meno persone del solito, ed è previsto un protocollo specifico per ridurre i contatti tra le persone – anche per salutare gli astronauti. Certo, gli astronauti sono molto più abituati di noi a stare in quarantena, ma nella capsula e poi sulla Stazione spaziale non si potrà parlare di certo di distanziamento sociale».

Quale impatto potrà avere sullo scenario spaziale internazionale?

«Questo lancio cambia i rapporti spaziali tra Stati Uniti e Russia, nel senso che per nove anni gli Usa sono stati costretti a dipendere dai “passaggi” della Soyuz, lautamente pagati – dai 70 milioni di dollari per ogni volo iniziali (addestramento incluso) fino agli oltre 90 milioni di dollari attuali. Con la Crew Dragon il costo si aggirerà sui 65 milioni di dollari, quindi competitivo. I giapponesi sono legati da un punto di vista spaziale agli americani, mentre i cinesi stanno sviluppando veicoli spaziali loro, anche se chiaramente ispirati a quelli russi. Hanno un programma lento ma metodico, e potrebbero stupirci. L’Europa si affiderà ai lanciatori americani, non avendo mezzi propri».

A proposito della Russia: la Soyuz andrà in pensione? Con quali conseguenze?

«Il prossimo lancio Soyuz verso la stazione spaziale è previsto per il prossimo ottobre. Gli americani hanno prenotato ulteriori voli con la Soyuz in attesa che l’accordo con SpaceX sia intensificato. È inoltre previsto uno scambio di posti a bordo di Dragon e Starliner per i cosmonauti russi. I russi avranno notevoli introiti economici in meno, ma offriranno voli ad altri Paesi come l’India. Proprio tuttora sono in fase di addestramento un astronomo indiano e uno saudita. Inoltre, dovendo incrementare il proprio bilancio spaziale, è previsto che alla fine del 2021 la Soyuz volerà con la missione MS20 – con a bordo due astronauti-turisti non professionisti e il comandante (russo) che trascorreranno il capodanno in orbita sulla Stazione spaziale. L’agenzia spaziale russa Roscosmos sta sviluppando una nuova capsula spaziale – la Federatia, nome non molto fantasioso! – molto più grande, per sostituire le Soyuz ormai veterane e poter puntare alla Luna per il 2030».

Cos’altro ci riserva il futuro dei viaggi spaziali?

«Non lo so esattamente, di certo trovo difficile che potremo assistere all’arrivo su Marte, mentre un ritorno sulla Luna lo vedo molto più probabile. Di certo un po’ di “fantaspazio” potremo viverlo con gli attori del grande cinema che andranno in orbita di persona e non con effetti cinematografici: pare proprio che si sia concluso un accordo di massima tra la Nasa, SpaceX e Tom Cruise per realizzare un film sulla Stazione spaziale internazionale. Non ci resta che aspettare».


Per saperne di più, leggi gli altri articoli dello “Speciale Demo-2” su Media INAF:

Su Coelum Astronomia: La Crew Dragon sulla rampa di lancio. Tutto pronto per il primo lancio abitato da suolo americano dal 2011. Dove vedere la diretta del lancio anche con commento in italiano



FRB Lampi Radio Veloci

13 anni di ricerca tra enigmi irrisolti e ultime scoperte. Ma anche #ilcieloacasa: le vostre immagini più belle dal balcone di casa invadono il nuovo

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Gruppo Astronomico Tradatese

0

Conferenze in Diretta Streaming sul Sito del GAT, inizio ore 21:00. Le conferenze registrate saranno poi disponibili sulla pagina youtube dell’associazione.

25.05: “L’utilizzo dei Raggi Cosmici nello studio di pianeti e asteroidi” di Marco ARCANI (https://www.astroparticelle.it)
08.06: “Anno 2024, ritorno sulla Luna” di Piermario ARDIZIO
22.06: “Verso Marte alla ricerca della vita” di Cesare GUAITA.
Info:
http://www.gruppoastronomicotradatese.it/

La Crew Dragon sulla rampa di lancio. Tutto pronto per il primo lancio abitato da suolo americano dal 2011.

0
Da sinistra, Robert Behnken e Douglas Hurley, arrivati a Cape Canaveral il 20 maggio, posano per una foto dopo aver parlato ai media in vista del lancio del 27 maggio. A fianco il logo dell'evento che, dopo nove anni, vedrà nuovamente un lancio abitato partire dal suolo americano. Photo credit: NASA/Kim Shiflett

L’America è sul punto di compiere il primo vero passo per tornare ad essere indipendente dalla Roscosmos per quel che riguarda il trasporto degli astronauti verso la Stazione Spaziale. Ma si tratta anche di una indipendenza a più ampio spettro, che segue le nuove politiche dell’Agenzia Spaziale, volute da Trump, per portare avanti tutti i successivi passi di colonizzazione, militarizzazione e privatizzazione dello spazio.

Il comunicato stampa della NASA sottolinea infatti come si tratti di “una nuova era”, per la storia del volo spaziale umano ma sottolineando “per gli astronauti americani che useranno un razzo americano in partenza dal suolo americano”. Certamente un’operazione commerciale che manda un messaggio anche alla politica spaziale internazionale, ma in ogni caso un passo importante nella storia dell’esplorazione spaziale, soprattutto per l’ingresso delle aziende private seppur sotto il controllo della NASA.

Un passo però non senza qualche nube grigia… gira infatti la notizia che il responsabile del Volo umano della Nasa, Douglas Loverro, abbia dato le dimissioni alla vigilia di una delle più importanti riunioni per la missione, la revisione finale in vista del volo della Crew Dragon che Loverro avrebbe dovuto presiedere. Secondo le indiscrezioni la ragione sarebbe legata più al programma Artemis, dalla notizia rilasciata dall’ANSA si legge che le dimissioni «sarebbero state comunicate dalla Nasa ai suoi dipendenti senza che venisse specificato un motivo. In una lettera citata dai media, infine, Loverro avrebbe scritto di aver “preso una decisione rischiosa”, aggiungendo di avere fatto a riguardo “un errore” del quale dovrà “sopportare le conseguenze”».

Il Falcon 9 viene messo in verticale sul pad al Launch Complex 39A, una ripresa del 21 maggio in preparazione della missione Demo-2. (NASA/Bill Ingalls)

Nel frattempo però le operazioni continuano. Robert Behnken e Douglas Hurley sono i due astronauti scelti per volare come equipaggio nella navetta Crew Dragon della Space X, l’azienda del poliedrico Elon Musk, che verrà lanciata a bordo di un Falcon 9, sempre Space X, se tutto va bene, alle 16:33 (EDT, quindi alle 22:33 ora italiana) del 27 maggio, dal Launch Complex 39A in Florida.
Il lancio è il primo test fatto in orbita con equipaggio e sarà anche il test finale, denominato Demo-2, che validerà definitivamente il sistema di trasporto della compagnia e che include un “pacchetto completo” di launchpad, razzo vettore, navicella e capacità operativa.

Behnken e Hurley sono tra i primi astronauti ad essersi esercitati e preparati per la nuova generazione di veicoli spazili della Space X, scelti per la loro esperienza e per la partecipazione a numerose missioni comprese alcune con gli space shuttle.

I due astronauti , (Bob Behnken a sinstra e Douglas Hurley a destra) con indosso le tute Space X per il volo umano, durante i test di fine marzo della Crew Dragon.

Behnken sarà comandante della missione, per le operazioni di rendezvous, docking e undocking, e di tutte le attività che si svolgeranno con la navicella agganciata alla stazione spaziale. È diventato astronauta nel 2000, ha portato a termine due voli con lo Space Shuttle (STS-123 nel marzo 2008 e STS-130 nel febbraio 2010). Al suo attivo ha anche tre passeggiate spaziali per ogni missione. È laureato in fisica e ingegneria meccanica alla Washington University, con un master e dottorato in ingegneria meccanica presso il California Institute of Technology. Prima di entrare alla NASA, Behnken lavorava come ingegnere in test di volo per la U.S. Air Force.

Hurley sarà il comandante della Crew Dragon per la missione Demo-2, responsabile delle attività dal lancio, all’atterraggio fino al rientro a Cape Canaveral. È diventato astronauta anche lui nel 2000 e come Behnken ha completato due voli spaziali: come pilota e operatore sia a luglio 2009 nella STS‐127, che a luglio 2011 nella STS‐135, l’ultima missione degli space shuttle. È laureato in ingegneria civile alla Tulane University in Louisiana e diplomato alla U.S. Naval Test Pilot School nel Maryland. Prima di entrare alla NASA era pilota da caccia e pilota collaudatore per il U.S. Marine Corps.

La passerella di accesso che gli astronauti percorrerranno per entrare nella Crew Dragon, viene messa in posizione una volta messo in verticale il Falcon 9. Crediti: NASA/Bill Ingalls

Raggiungeranno il launchpad, a bordo di una Tesla Model X, 3 ore prima del liftoff. Dopo il lancio, una volta in orbita, sia l’equipaggio a bordo che il centro controllo a terra, verificheranno le prestazioni della navicella e i sistemi di controllo ambientali, assicurandosi che tutto funzioni a dovere, dai display ai sistemi di controllo, alla propulsione per le manovre. In 24 ore la navicella sarà in posizione per l’incontro e l’aggancio alla stazione spaziale, verso le 17:30 del 28 maggio La Crew Dragon è in grado di eseguire tutte le operazioni in autonomia ma verranno comunque monitorate con attenzione sia da Behnken e Hurley che dagli astronauti a bordo della stazione spaziale, per poter prendere il controllo in caso di necessità.

Dopo l’attracco alla ISS, i due astronauti saranno accolti all’interno della stazione e diventeranno membri della Expedition 63. Continueranno però i test sulla Crew Dragon, oltre alle previste ricerche e agli altri compiti che ogni astronauta della stazione spaziale deve portare a termine.

La durata della missione non è ancora stata decisa, infatti, nonostante la Crew Dragon possa restare in orbita fino a circa 110 giorni, la durata della missione dipenderà anche dal tempo necessario perché sia pronto il successivo lancio. Quando sarà operativa, la Crew Dragon potrà restare in orbita fino a 210 giorni, come richiesto dalla NASA.

Alla fine della missione, la Crew Dragon si sgancerà in autonomia con i due astronauti a bordo e rientrerà in atmosfera, con uno splashdown al largo delle coste della Florida. I due astronauti verranno quindi recuperati dal Go Navigator sempre della Space X e portati a Cape Canaveral.

Se tutto andrà bene si aprirà la strada a missioni di lunga durata in autonomia per gli astronauti americani, in preparazione anche alla futura esplorazione della Luna e di Marte, al via con il programma artemis che porterà la prima donna e nuovamente l’uomo sulla superficie lunare nel 2024.

Il lancio può essere seguito in diretta dalle 18:15 ora italiana del 27 maggio, sul sito della SpaceX e su NASA TV nei canali YouTube, Rokum, Pluto e Twtich TV dell’agenzia e ovviamente sul sito ufficiale. Troverete la trasmissione anche sulla home page del nostro sito coelum.com

Tra i tour a 360° all’interno della Space X qui quello dedicato alla Crew Dragon

E come sempre, gli amici di Astronauticast seguiranno in diretta con commento in italiano il lancio della Crew Dragon DM-2 con a bordo Douglas Hurley e Robert Behnken. Il decollo è previsto per le 22:33 ora italiana, ma saranno live già dalle 21:00 (sia su Youtube che su Facebook). Ma non saranno gli unici, anche il CICAP e il Gal Hassin avranno le loro dirette, oltre ad essere visibile su Focus TV (Canale 35) a partire dalla 21:15 e su Sky TG 24 (Canale 50) alle ore 22:15.
Qui di seguito le dirette NASA, Astronauticast e CICAP.



FRB Lampi Radio Veloci

13 anni di ricerca tra enigmi irrisolti e ultime scoperte. Ma anche #ilcieloacasa: le vostre immagini più belle dal balcone di casa invadono il nuovo

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Un pianeta che nasce

0
Nell'immagine vediamo il disco di polveri che avvolge il sistema di AB Aurigae. Sulla destra il dettaglio centrale, nel riquadro rosso, dell'immagine di sinistra. Mostra la regione più interna della regione incluso un piccolo vortice giallo brillante che indica il punto in cui il pinaeta di sta formando, e si trova distante dalla stella quanto Nettuno dal Sole. il cerchietto in blu indica proprio le dimensioni dell'orbita di Nettuno. Crediti: ESO/Boccaletti et al.
Nell'immagine vediamo il disco di polveri che avvolge il sistema di AB Aurigae. Sulla destra il dettaglio centrale, nel riquadro rosso, dell'immagine di sinistra. Mostra la regione più interna del disco incluso un piccolo vortice giallo brillante, un "nodo", che indica il punto in cui il pianeta di sta formando. Il nodo e si trova distante dalla stella quanto Nettuno dal Sole. il cerchietto in blu indica proprio le dimensioni dell'orbita di Nettuno. Crediti: ESO/Boccaletti et al.

Intorno alla giovane stella AB Aurigae si trova un denso disco di polvere e gas in cui gli astronomi hanno individuato una struttura a spirale prominente con un “nodo” che segna il luogo in cui si starebbe formando un pianeta. La struttura osservata potrebbe essere la prima prova diretta della nascita di un pianeta.

«Migliaia di esopianeti sono stati identificati finora, ma non si sa ancora molto sul loro processo di formazione», spiega Anthony Boccaletti, dell’Osservatorio di Parigi, Università PSL, Francia, alla guida dello studio.

Gli astronomi sanno che i pianeti nascono all’interno di dischi di polveri che circondano le stelle giovani, come AB Aurigae, a mano a mano che il gas freddo e la polvere si aggregano. Le nuove osservazioni effettuate con il VLT dell’ESO, pubblicate dalla rivista Astronomy & Astrophysics, forniscono indizi cruciali per aiutare gli scienziati a comprendere meglio questo processo.

«È necessario osservare sistemi molto giovani per catturare davvero il momento in cui i pianeti si formano», continua Boccaletti. Ma finora gli astronomi non erano stati in grado di acquisire immagini sufficientemente nitide e profonde di questi giovani dischi per trovare l’indicazione che segna il punto in cui un piccolo pianeta potrebbe nascere.

Il "nodo" del pianeta nascente nel cuore del sistema AB Aurigae ripreso grazie allo strumento Sphere montanto sul VLT dell'ESO. Crediti: ESO/Boccaletti et al.

Le nuove immagini mostrano una straordinaria spirale di polvere e gas intorno a AB Aurigae, una stella a 520 anni luce dalla Terra nella costellazione dell’Auriga. Spirali di questo tipo segnalano la presenza di pianeti neonati, che “scalciano” il gas, creando «disturbi nel disco sotto forma di un’onda, un po’ come la scia di una barca su un lago», spiega Emmanuel Di Folco del Laboratorio Astrofisico di Bordeaux (LAB), Francia, che ha partecipato allo studio. Mentre il pianeta ruota intorno alla stella centrale, questa onda prende la forma di un braccio a spirale. La regione, ripresa nell’immagine di apertura, in cui si vede il “nodo” giallo e brillante vicino al centro di AB Aurigae, che si trova a una distanza dalla stella pari a circa quella di Nettuno dal Sole, è uno di questi siti di disturbo in cui il gruppo di lavoro ritiene si stia formando un pianeta.

L'immagine del sistema ottenuta dalle osservazioni di Alma nel 2017. Nell'immagine vediamo in rosso il disco di polveri, e in blu i riccioli di gas, con un evidente gap che indica come il gas e le polveri si stiano raccogliendo nella formazione di un pianeta. Credit: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/Tang et al.

Le osservazioni del sistema AB Aurigae fatte alcuni anni fa con ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), di cui ESO è un partner, hanno fornito i primi indizi sulla formazione del pianeta in corso intorno alla stella. Nelle immagini di ALMA, gli scienziati hanno individuato due bracci di gas a spirale vicino alla stella, all’interno della regione interna del disco. Quindi, nel 2019 e all’inizio del 2020, Boccaletti e un gruppo di astronomi provenienti da Francia, Taiwan, Stati Uniti d’America e Belgio si sono dedicati a catturarne un’immagine più chiara puntando verso la stella lo strumento SPHERE montato sul VLT.

Le immagini di SPHERE sono le più profonde del sistema AB Aurigae ottenute fino a oggi.
Grazie alla sua potenza, gli astronomi hanno potuto vedere la debole luce emessa dai piccoli granelli di polvere e l’emissione proveniente dal disco interno. Hanno potuto quindi confermare la presenza dei bracci a spirale rilevati per la prima volta da ALMA e hanno anche individuato un’altra caratteristica notevole, un “nodo”, che indica la presenza di formazione planetaria in corso nel disco.
«Il ‘nodo’ è previsto secondo alcuni modelli teorici di formazione dei pianeti», afferma la coautrice Anne Dutrey, che lavora a LAB. «Corrisponde alla connessione di due spirali – una che si avvolge verso l’interno dell’orbita del pianeta, l’altra che si espande verso l’esterno – che si uniscono proprio alla posizione del pianeta. Consentono al gas e alla polvere del disco di accumularsi sul pianeta in formazione e farlo crescere».

L’ESO sta ora costruendo l’ELT, il telescopio estremamente grande da 39 metri, che attingerà al lavoro all’avanguardia di ALMA e SPHERE per studiare mondi extrasolari. Come spiega Boccaletti, questo potente telescopio consentirà agli astronomi di ottenere vedute ancora più dettagliate dei pianeti mentre si formano, e conclude: «Dovremmo essere in grado di vedere direttamente e più precisamente come la dinamica del gas contribuisce alla formazione dei pianeti».

Questo lavoro è stato presentato nell’articolo “Are we witnessing ongoing planet formation in AB Aurigae? A showcase of the SPHERE/ALMA synergy” pubblicato dalla rivista Astronomy & Astrophysics (doi: 10.1051/0004-6361/202038008).



FRB Lampi Radio Veloci

13 anni di ricerca tra enigmi irrisolti e ultime scoperte. Ma anche #ilcieloacasa: le vostre immagini più belle dal balcone di casa invadono il nuovo

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Planetario di Torino

0

home-infinitoIl planetario Infini.to  continua a raccontarvi la meraviglia del cielo. Approfittiamo di queste settimane in cui #restiamoacasa e vi parliamo di stelle, costellazioni e pianeti. Potete trovare video, interviste, racconti e risorse per bambini direttamente sul nostro sito divisi in tre principali categorie: Kids, I racconti del Cielo e News dallo Spazio
www.planetarioditorino.it/infinito/

Venere e Mercurio al chiaro di una sottile falce di Luna

0

Proponiamo un’altra bella congiunzione tra due pianeti brillanti, la grande protagonista del periodo, Venere, e un più timido Mercurio, che raramente si esibisce in spettacoli di questo tipo. Merito senza dubbio dell’ottima apparizione serale del piccolo pianeta in maggio, che lo porterà sufficientemente in alto sull’orizzonte occidentale per incontrare altri attori di questo spettacolo celeste.

La sera del 20 maggio, guardando verso ovest, con il cielo ancora illuminato dalle colorate luci del tramonto, sarà possibile distinguere due astri brillanti: Venere (mag. –4,4) alto circa 10° sull’orizzonte, e, a circa 3° 15’ più sotto, Mercurio (mag. –0,8).

Le fasi di Venere del Gruppo astrofili Palidoro (cliccare sull'immagine per i dettagli della ripresa).

Nei giorni a venire, sempre alla stessa ora, vedremo Venere, nel suo rapido moto di discesa, portarsi sempre più vicino all’orizzonte, mentre Mercurio, al contrario, scala lentamente il cielo, in un movimento che porterà i due pianeti ad abbracciarsi la sera del 22 maggio, in una stretta congiunzione di appena poco più di 1° di separazione.

Potremo apprezzare la congiunzione anche al binocolo (o al telescopio) e sarà possibile vedere la fase di Venere che, in questo periodo, ci apparirà come una falce.

La sera del 23 maggio a questo bel quadretto si aggiungerà, bassissima sull’orizzonte, anche una sottile falce di Luna di 1 giorno di età (fase dell’1%), che già alle 21:43 tramonterà lasciando quindi ben poco spazio alla sua eventuale osservazione.

La seguente serata, il 24 maggio, l’appuntamento sarà con una falce di 2 giorni (fase del 2%) che alle ore 21:30 individueremo a un’altezza iniziale di +10° in attesa del suo tramonto previsto per le 22:45 preceduta dal pianeta Venere (distanza di 8°) e affiancata dal pianeta Mercurio (distanza di 4°).

Anche in questo caso, consigliamo di riprendere fotograficamente il fenomeno, magari mettendo in risalto il moto “incrociato” dei due brillanti pianeti.

Le effemeridi di Luna e Pianeti le trovi nel Cielo di Maggio 2020 su coelum.com


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 244

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Semplicemente lascia la tua mail (o clicca sulla X) e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Allineamento perfetto per i pianeti di Trappist-1

0
Impressione artistica del sistema Trappist-1. Crediti: Naoj
Impressione artistica del sistema Trappist-1. Crediti: Naoj

Utilizzando il telescopio Subaru – costruito dall’Osservatorio astronomico nazionale del Giappone sulla cima del vulcano Mauna Kea, alle Hawaii – alcuni astronomi sono stati in grado di determinare che i pianeti simili alla Terra del sistema Trappist-1 non sono significativamente disallineati con la rotazione della stella. È un risultato importante, che aiuta a comprendere l’evoluzione dei sistemi planetari attorno a stelle di massa molto bassa; in particolare, l’evoluzione dei pianeti che orbitano attorno a Trappist-1, compresi quelli vicino alla zona abitabile.

Le stelle come il Sole non sono statiche, ma ruotano attorno al proprio asse. Chiaramente questa rotazione è più evidente quando esistono caratteristiche come le macchie solari sulla superficie della stella. Nel Sistema solare, le orbite di tutti i pianeti sono allineate entro sei gradi con la rotazione del Sole. In passato si ipotizzava che le orbite planetarie fossero allineate con la rotazione della stella, ma in realtà ora ci sono molti esempi di esopianeti le cui orbite sono fortemente disallineate con la rotazione della loro stella. La domanda allora sorge spontanea: i sistemi planetari possono formarsi fuori allineamento oppure i sistemi disallineati che sono stati osservati, sono nati allineati e solo in seguito, per qualche perturbazione, hanno perduto l’allineamento rispetto alla stella?

Il sistema Trappist-1 ha attirato l’attenzione degli astronomi perché ha tre piccoli pianeti rocciosi situati nella zona abitabile, o comunque molto vicino a essa, dove cioè potrebbe esistere acqua liquida. La stella centrale è una stella fredda e di massa molto bassa, una nana M, e quei pianeti le sono molto vicini. Questo sistema planetario è molto diverso dal Sistema solare. Determinarne la storia è importante perché potrebbe aiutare a capire se uno qualsiasi dei pianeti potenzialmente abitabili è effettivamente abitabile. Ma il sistema è interessante anche perché è privo di oggetti vicini che potrebbero perturbare le orbite dei pianeti, il che significa che le orbite dovrebbero essere prossime a quelle in cui i pianeti si sono formati. Quindi offre agli astronomi la possibilità di studiare le condizioni primordiali del sistema.

Illustrazione che mostra l’effetto di Rossiter–McLaughlin. L’osservatore è situato in basso. La luce proveniente dalla stella, che ruota in senso antiorario, è spostata verso il blu sul lato in avvicinamento, e verso il rosso nel lato opposto. Man mano che il pianeta passa di fronte alla stella, blocca prima la luce spostata verso il blu, poi quella verso il rosso, dando l’impressione che la velocità radiale apparente della stella vari, anche se in realtà resta costante. Crediti: Wikimedia Commons

Poiché le stelle ruotano su se stesse, la velocità relativa del lato della stella che ruota verso di noi sarà diversa da quella del lato che si sta allontanando. In altre parole, la luce proveniente dal lato della stella che viene verso di noi è spostata verso il blu, mentre la luce che proviene dal lato della stella che si sta allontanando da noi è spostata verso il rosso. Se un pianeta transita tra la stella e la Terra, blocca una piccola parte della luce emessa dalla stella, ed è possibile dire quale bordo della stella il pianeta stia attraversando per primo, quello che si sta allontanando o quello che si sta avvicinando. Questo fenomeno si chiama effetto Rossiter-McLaughlin. Usando questo metodo, è possibile misurare il disallineamento tra l’orbita del pianeta e la rotazione della stella. Tuttavia, fino ad ora tali osservazioni sono state limitate a grandi pianeti, delle dimensioni di Giove o Nettuno.

Un gruppo di ricercatori, tra i quali diversi membri del Tokyo Institute of Technology e del Centro di Astrobiologia in Giappone, ha osservato Trappist-1 con il Subaru Telescope per cercare un eventuale disallineamento tra le orbite planetarie e la stella. Il team ha approfittato del fatto che, il 31 agosto 2018, tre degli esopianeti in orbita attorno a Trappist-1 sono transitati di fronte alla stella in una sola notte. Due dei tre erano pianeti rocciosi vicino alla zona abitabile. Poiché le stelle di bassa massa sono generalmente deboli, fino ad ora è stato impossibile sondare l’obliquità stellare (l’inclinazione assiale di una stella rispetto al piano orbitale di uno dei suoi pianeti) per Trappist-1. Ma grazie all’apertura del telescopio Subaru e all’elevata risoluzione spettrale del nuovo spettrografo a infrarossi Ird, il team è stato in grado di misurare e scoprire che l’obliquità è bassa, prossima allo zero. Questa è la prima misurazione dell’obliquità stellare per una stella a massa molto bassa come Trappist-1, nonché la prima misurazione di Rossiter-McLaughlin per pianeti nella zona abitabile.

Subaru Telescope., sulla sommità del monte Mauna Kea, alle Hawaii. Crediti: Wikimedia Commons

Il leader del team, Teruyuki Hirano del Tokyo Institute of Technology, però avverte: «I dati suggeriscono l’allineamento dell’asse di rotazione stellare con gli assi orbitali dei pianeti, ma la precisione delle misurazioni non è abbastanza buona da escludere completamente un piccolo disallineamento delle orbite. Questa è la prima rilevazione dell’effetto con pianeti simili alla Terra e ulteriori studi caratterizzeranno meglio questo straordinario sistema di esopianeti».

Per saperne di più:

  • Leggi su The Astrophysical Journal Letters l’articolo “Evidence for Spin–Orbit Alignment in the TRAPPIST-1 System“,  di Teruyuki Hirano, Eric Gaidos, Joshua N. Winn, Fei Dai, Akihiko Fukui, Masayuki Kuzuhara, Takayuki Kotani, Motohide Tamura, Maria Hjorth, Simon Albrecht, Daniel Huber, Emeline Bolmont, Hiroki Harakawa, Klaus Hodapp, Masato Ishizuka, Shane Jacobson, Mihoko Konishi, Tomoyuki Kudo, Takashi Kurokawa, Jun Nishikawa, Masashi Omiya, Takuma Serizawa, Akitoshi Ueda e Lauren M. Weiss


FRB Lampi Radio Veloci

13 anni di ricerca tra enigmi irrisolti e ultime scoperte. Ma anche #ilcieloacasa: le vostre immagini più belle dal balcone di casa invadono il nuovo

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Astronomiamo

0

Locandina Astronomiamo maggioElenco delle dirette:
7.05: Starlink: tra detriti e astronomia. Diretta dal CNR
21.05: La Luna nelle missioni recenti

Informazioni:

www.astronomiamo.it


Accademia delle Stelle

0

2020-05 Coelum AdSCorsi online!
Riprendono su piattaforma telematica

Si potranno seguire comodamente da casa e, se si perde la diretta, le lezioni saranno sempre online a disposizione dei corsisti.
Iscrizione e riduzioni sul sito.

Tutti i lunedì: Corso avanzato di Astronomia e Astrofisica
Approfondiamo la fisica dei fenomeni astronomici: dalla gravità alla meccanica quantistica, dall’elettromagnetismo alle dimensioni dell’Universo

Tutti i martedì: Corso base di Astronomia

Tutti i giovedì: Archeoastronomia e Astronomia culturale
Per scoprire le conoscenze astronomiche degli Antichi e l’importanza che l’astronomia ha avuto nella cultura umana di tutte le epoche

Informazioni:
https://accademiadellestelle.org/
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle/

MarSEC Marana Space Explorer Center

0

Astronomia dal balcone. Video tutorial di cosa osservare in queste sere dal balcone di casa.
Seguite la pagina per i prossimi appuntamenti. Tutti gli streaming sono disponibili nella sezione video della pagina FB dell’associazione:
www.facebook.com/www.marsec.org/
www.marsec.org/

Il lampo radio più veloce della galassia

0
Impressione artistica di un Fast Radio Burst in viaggio verso la Terra. I colori rappresentano il fascio di luce che arriva a diverse lunghezze d’onda nella banda radio. In blu le lunghezze d’onda più corte, che arrivano svariati secondi prima di quelle in rosso, che corrispondono invece a lunghezze d’onda maggiori. Questo effetto si chiama dispersione ed è dovuto al fatto che il segnale radio passa attraverso a del plasma. Crediti: Jingchuan Yu, Planetario di Pechino
Impressione artistica di un Fast Radio Burst in viaggio verso la Terra. I colori rappresentano il fascio di luce che arriva a diverse lunghezze d’onda nella banda radio. In blu le lunghezze d’onda più corte, che arrivano svariati secondi prima di quelle in rosso, che corrispondono invece a lunghezze d’onda maggiori. Questo effetto si chiama dispersione ed è dovuto al fatto che il segnale radio passa attraverso a del plasma. Crediti: Jingchuan Yu, Planetario di Pechino

lampi radio veloci, conosciuti come Frb (acronimo di Fast Radio Bursts), sono esplosioni di onde radio molto intense che durano poche frazioni di secondo, provenienti da tutto il cielo e la cui origine è ancora sconosciuta.

La storia e le ultime scoperte sui misteriosi lampi radio veloci nell'approfondimento di Coelum Astronomia 244 di maggio. Online in formato digitale e gratuito. Clicca sull'immagine e leggi!
Il primo Frb è stato scoperto nel 2007, nei dati di archivio dell’osservatorio di Parkes, e a oggi ne sono stati scoperti una cinquantina, tutti di origine extragalattica.

Pochi giorni fa, il 28 aprile 2020, mentre l’umanità era impegnata a combattere un nemico invisibile che ha portato alla chiusura di moltissime attività, tra cui quelle di ricerca nelle strutture osservative (si veda lo speciale telescopi nei giorni del Coronavirus), il radiotelescopio canadese Chime (Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment), uno strumento progettato specificamente per studiare fenomeni come i lampi radio veloci, ha rivelato qualcosa di molto particolare. In realtà non stava puntando direttamente verso la sorgente oggetto della scoperta ma il segnale è stato così forte da essere ugualmente catturato dal radiotelescopio, per così dire, con la coda dell’occhio. La sua potenza e la sua durata sono state paragonabili a quelle dei Frb osservati fino ad oggi.

Ma che qualcosa si stesse muovendo, in quella regione di cielo, si era visto anche il giorno prima, il 27 aprile, quando lo Swift Burst Alert Telescope aveva rilevato una serie di lampi gamma provenienti dalla stessa zona di cielo, che erano stati associati a un oggetto noto, chiamato Sgr 1935+2154: un cosiddetto Sgr (soft gamma repeater), ossia un oggetto astronomico che emette grandi esplosioni di raggi gamma e raggi X a intervalli irregolari. In particolare, Sgr 1935+2154 è un vecchio residuo stellare che si trova nella Via Lattea, a circa 30mila anni luce di distanza, nella costellazione della Volpetta. Il lampo X è stato osservato anche da telescopi a raggi X terrestri e spaziali, tra cui il nostro piccolo e abilissimo Agile, il satellite tutto italiano, risultato della collaborazione tra Asi, Inaf e Infn, insieme al Cnr e all’industria nazionale.

L’astrofisico Marco Tavani, principal investigator di Agile, che è riuscito a misurare l’evento con il rivelatore a raggi X-duri chiamato Super-Agile

Nessun Frb era mai stato associato a raggi X o gamma, prima. Questa osservazione, se davvero si è trattato di un Frb, ci mostra qualcosa di completamente nuovo, ed è una scoperta che potrebbe aiutare a risolvere uno dei più grandi misteri dell’astronomia. E, come se questo non bastasse a rendere la scoperta speciale, gli astronomi pensano di aver identificato la fonte dell’esplosione. Media Inaf ha raggiunto l’astrofisico Marco Tavaniprincipal investigator di Agile e coinvolto in prima persona nella scoperta, che ci ha raccontato nel dettaglio com’è andata e perché è così importante.

Cos’è successo esattamente il 28 aprile?

«La scoperta del 28 aprile di emissione X in contemporanea con un fortissimo impulso (doppio) radio della durata di una frazione di secondo dalla magnetar Sgr 1935+2154 è di importanza enorme, poiché ci avvicina alla comprensione dei cosiddetti Fast Radio Bursts (Frb). L’impulso radio ha caratteristiche molto simili agli Frb che attendono una spiegazione: sappiamo che arrivano da sorgenti al di fuori della nostra galassia, ma la natura delle sorgenti ultime del fenomeno è ancora misteriosa. Ora con la rivelazione di un impulso radio associato a un lampo X nella Via Lattea da parte di una stella di neutroni fortemente magnetizzata, appunto la Sgr 1935+2154, è come vedere un po’ di luce alla fine del tunnel per la comprensione degli Frb. Inoltre, è la prima volta che si rivela una breve emissione di raggi X (burst-X) associata al super-impulso radio, e questo fatto sarà di fondamentale importanza per capire il meccanismo di generazione dei Frb».

Una rottura nella crosta di una stella di neutroni altamente magnetizzata, mostrata qui in un rendering artistico, può innescare eruzioni ad alta energia. Crediti: Goddard Space Flight Center/S della Nasa; Wiessinger

Che tipo di sorgente è Sgr 1935+2154?

«È una stella di neutroni nella nostra galassia con un campo magnetico cento volte più intenso di quello delle pulsar normali, e che quindi ruota molto lentamente (il suo periodo di rotazione è di 3.2 secondi) rispetto alle pulsar, poiché ha rallentato molto la sua rotazione proprio a causa del suo campo magnetico molto intenso. Per ragioni non ancora completamente capite, tale sistema, una magnetar, è soggetto a instabilità della sua configurazione magnetica che porta a emissioni X particolari, sequenze erratiche di burst-X a volte molto intensi, che si sovrappongono a una emissione continua X amplificata dalla superficie. La sorgente è stata rivelata nel 2014 per la prima volta, e occasionalmente si “riaccende”. Ora si è riattivata a metà aprile di quest’anno con una sequenza di decine-centinaia di burst-X che diversi satelliti hanno rivelato. Anche se molti dettagli delle magnetar non sono ancora pienamente compresi, è chiaro che si tratta di energia emessa per un’instabilità di tipo magnetico, che si manifesta con fenomeni impulsivi di emissione X che possono durare qualche secondo e con uno spettro di emissione particolare, troncato alle energie superiori ai 400 keV. Prima del 28 aprile, non erano stati rivelati super-impulsi radio associati a burst-X da nessuna magnetar della nostra galassia. Ora la situazione cambia radicalmente».

Quanti eventi avete rilevato e con quali strumenti, a bordo di Agile?

«Agile intorno al 27-28 aprile ha rivelato decine di burst-X dalla Sgr 1935+2154 che sembrano una sorta di “foresta”, quando li si vede in sequenza temporale. Sembrava un’attività “normale” di magnetar, quando poi c’è stata la rivelazione del super-impulso radio il 28 aprile. A quel punto abbiamo subito verificato il tempo di arrivo dell’impulso radio e fatto la scoperta di un burst-X rivelato dallo strumento Agile molto chiaramente in corrispondenza con il segnale radio. Il burst-X dura circa 0.5 secondi e ha uno spettro relativamente di bassa energia X, con nessuna emissione oltre i 100 keV circa. La scoperta è avvenuta con il rivelatore a raggi X-duri detto “Super-Agile”: uno strumento co-allineato con il rivelatore gamma del satellite Agile. Abbiamo cercato il segnale con altri rivelatori del satellite, il Mini-Calorimetro e l’Anticoincidenza attiva, ma non abbiamo rivelato nessun segnale in coincidenza, come conseguenza dello spettro di emissione del burst-X troncato alle alte energie oltre i 100 keV. Le stelle di neutroni magnetizzate sono quindi in grado di emettere super-impulsi radio di qualche decina di millisecondo in coincidenza con burst-X di un tipo che appare diverso rispetto ai burst-X della cosiddetta “foresta”. Infatti il nuovo burst-X è meno intenso e più soft degli altri, probabilmente prodotto da un meccanismo diverso da quelli della “foresta”».

Il satellite Agile, telescopio spaziale interamente made in Italy, in orbita attorno alla Terra, che ha conseguito risultati scientifici fondamentali, tra cui quello di aver rilevato il primo Frb di origine galattica. Crediti: Asi

Perché la scoperta è particolarmente degna di nota?

«È la prima volta che un burst-X è stato rivelato in coincidenza con un super-impulso radio del tipo Frb, e il fatto che sia stato osservato da una stella di neutroni galattica ci offre una “pistola fumante” riguardo alla natura di alcuni Frb, se non di tutti. Molti problemi rimangono per spiegare l’intera popolazione dei Frb, ma almeno possiamo avere un “aggancio” agli Frb più vicini, e in particolare alla sotto-classe degli Frb che si ripetono nei loro impulsi radio. L’impulso radio viene prodotto da accelerazioni impulsive di elettroni e positroni, e la scoperta di emissione X in simultanea con il radio ci pone di fronte a un fenomeno fisico complesso in cui l’accelerazione impulsiva ha caratteristiche molto interessanti e mai osservate in precedenza. Una “palestra” fondamentale per lo studio dei fenomeni di accelerazione e irraggiamento in oggetti astrofisici estremi. Inoltre, l’energetica del fenomeno è particolare. L’energia emessa nel radio è estremamente intensa per un oggetto galattico: ma se ponessimo la Sgr 1935+2154 a distanze grandi, come quelle di alcuni Frb vicini, l’evento radio sarebbe stato solo marginalmente rivelabile dai radiotelescopi più potenti. In termini assoluti, l’energia dell’impulso radio della Sgr 1935+2152 è solo cento volte inferiore a quella degli Frb vicini. Quindi magnetar più potenti potrebbero emettere impulsi radio più potenti, ed essere dunque assimilabili agli Frb che hanno distanze entro 100-200 megaparsec. È quindi ragionevole pensare che magnetar più potenti della Sgr 1935+2154 possano produrre gli impulsi radio che osserviamo in alcuni Frb vicini. Inoltre, l’emissione X offre la possibilità che burst-X siano rivelabili anche dagli Frb vicini. È questa una possibilità di enorme importanza, che è stata già studiata da Agile per gli Frb vicini e che sarà ancora più importante nei prossimi mesi. Astrofisica delle alte energie e radioastronomia italiane si ritrovano quindi vicine nello studio di questi eventi estremi. È importante notare che in Italia i radiotelescopi della Croce del Nord di MedicinaSrt in Sardegna sono coinvolti in queste settimane in osservazioni di Frb vicini e della Sgr 1935+2152 insieme ad Agile: un ottimo modo per lavorare insieme alla comprensione di questi fenomeni affascinanti».


Per saperne di più:



FRB Lampi Radio Veloci

13 anni di ricerca tra enigmi irrisolti e ultime scoperte. Ma anche #ilcieloacasa: le vostre immagini più belle dal balcone di casa invadono il nuovo

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

Messier 61 si riprende il podio: scoperta l’ottava supernova

0
M 61 ripresa dal telescopi o spaziale Hubble. Una galassia definita "starbust", ovvero galassie con un tasso di formazione stellare molto alto, in cui gas e polveri della galassia che vengono consumati in un breve periodo di tempo (astronomicamente parlando) Credits: ESA/Hubble & NASA; Acknowledgment: G. Chapdelaine, L. Limatola and R. Gendler
Immagine della SN2020jfo ripresa da Paolo Campaner con un telescopio 400mm F.5,5 somma di 20 immagini da 75 secondi.

La bellissima galassia M 61, regina delle galassie Messier in fatto di esplosioni di supernovae, dopo essere stata raggiunta a gennaio 2020, sul gradino più alto del podio, dalla stupenda galassia M 100, si riprende lo scettro di prima della classe e raggiunge quota 8 supernovae.

Nella notte del 6 maggio infatti, al Palomar Observatory in California, il programma professionale americano Zwicky Transient Facility (ZTF) ha individuato un luminoso transiente a mag. +16, utilizzando il Samuel Oschin Telescope da 1,2 metri.

M 61 ripresa dal telescopi o spaziale Hubble. Una galassia definita "starbust", ovvero galassie con un tasso di formazione stellare molto alto, in cui gas e polveri della galassia che vengono consumati in un breve periodo di tempo (astronomicamente parlando) Credits: ESA/Hubble & NASA; Acknowledgment: G. Chapdelaine, L. Limatola and R. Gendler

M 61, la galassia ospite, è una spirale barrata posta nell’ammasso della Vergine e distante circa 50 milioni di anni luce, scoperta il 5 maggio 1779 dall’italiano Barnaba Oriani. È accompagnata da due più piccole galassie a spirale, poste leggermente a nord, NGC 4303A a est e NGC 4292 a ovest.

Appena 17 ore dopo la scoperta, dall’Osservatorio del Roque de los Muchachos nelle Isole Canarie con il Liverpool Telescope da 2 metri è stato ottenuto lo spettro di conferma. La SN2020jfo, questa la sigla definitiva assegnata, è una giovane supernova di tipo II scoperta circa una settimana prima del massimo di luminosità.

Immagine a colori della SN2020jfo, in cui vediamo le due galassie vicine NGC 4303A a est e NGC 4292 a ovest, il nord è verso l'alto. Ripresa da Rolando Ligustri in remoto dal New Messico con telescopio Dall-Kirkham 500mm F.4,5 + ccd PL11002.

Nei giorni seguenti la scoperta la luminosità del transiente è aumentata e in questa settimana raggiungerà il massimo intorno alla mag. +13,5/+14,0.

Vi invitiamo quindi all’osservazione e alla ripresa, così come al controllo di eventuali immagini effettuate nei giorni della scoperta…


Immagine ripresa da Manfred Mrotzek dal Backyard Observatory in Buxtehude – Germania con un telescopio TEC 140 mm F.5,4 + ccd Atik 460EX. Cliccare per l'immagine a tutto campo.

Dopo il massimo di luminosità questa supernova di tipo II potrebbe prendere due strade: diventare una supernova di tipo II-L la cui curva di luce diminuirà in maniera costante (lineare) oppure entrare nella fase di plateau, diventando una supernova di tipo II-P e mantenere una luminosità costante per un periodo standard che di solito è intorno ai 100 giorni. Questo secondo scenario è forse il più probabile, perché lo spettro ottenuto con il Liverpool Telescope assomiglia molto alla SN1999gi, una supernova proprio di tipo II-P.

Come abbiamo già detto, M 61 detiene il record delle supernovae conosciute esplose in una galassia Messier. Ad esclusione della precedente, la SN2014dt, che fu classificata di tipo Ia-pec, tutte le altre, compresa l’attuale, sono state di tipo II.

Da segnalare sono le tre supernovae – la SN2014dt, appena citata, la SN2008in e la SN2006ov – scoperte dall’astrofilo del Sol Levante Koichi Itagaki, che hanno permesso dall’astrofilo giapponese di ottenere un record unico: mai nessuno è riuscito a scoprire ben tre supernovae nella stessa galassia.

Ma anche la SN1964F scoperta dal famoso astronomo italiano Leonida Rosino, che fu direttore dell’Osservatorio di Asiago dal 1956 e alla cui memoria, dopo la sua morte nel 1997, è stata intitolata la Stazione Osservativa di Asiago Cima Ekar.

Non possiamo inoltre non ricordare anche la SN1999gn scoperta dal nostro Alessandro Dimai, uno dei fondatori dell’ISSP, che purtroppo lo scorso anno ci ha lasciato.

Terminiamo con il telescopio spaziale a raggi X Swift che ha individuato una forte emissione di raggi X in corrispondenza della posizione della supernova. La cosa interessante è che lo stesso telescopio Swift dal 2008 a oggi aveva già individuato una debole emissione di raggi X nella stessa posizione della supernova.

Forse il transiente si stava preparando alla grande esplosione emettendo raggi X già 12 anni prima?

Segui la rubrica mensile dedicata alla ricerca di amatoriale di supernovae a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini dell’ISSP (Italian Supernovae Search Project), pubblicata ogni mese su Coelum Astronomia.



FRB Lampi Radio Veloci

13 anni di ricerca tra enigmi irrisolti e ultime scoperte. Ma anche #ilcieloacasa: le vostre immagini più belle dal balcone di casa invadono il nuovo

Coelum Astronomia di Maggio 2020
è online, come sempre in formato digitale, pdf e gratuito.
Lascia la tua mail o clicca sulla X e leggi!

L'”abbonamento” è gratuito e serve solo per informare delle prossime uscite della rivista.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

There was an error while trying to send your request. Please try again.

Autorizzo Coelum Astronomia a contattarmi via e-mail utilizzando le informazioni che ho fornito in questo modulo sia per fini informativi (notizie e aggiornamenti) che per comunicarmi iniziative di marketing.