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Unione Astrofili Italiani

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I convegni e le iniziative UAI
28-29 settembre Meeting Sole-Luna-Pianeti Organizzato dalle sezioni Sole, Luna e Pianeti dell’UAI, presso l’Osservatorio Astronomico di Fiemme a Tesero (TN) in collaborazione con il Gruppo Astrofili Fiemme
Info: https://www.uai.it/sito/ricerca-e-studi/

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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CCAT_Dal Cielo notturno al Cosmo_Corso di introduzione AstronomiaA partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!

Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.

Per informazioni su iscrizioni/partecipazione:

info@astrofilitreste.it
http://www.astrofilitrieste.it/

La Luna incontra l’Ammasso del Presepe (M 44)

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Per chi vorrà affrontare una levataccia, la mattina del 25 settembre, alle ore 3:30 circa, sarà possibile osservare una bella congiunzione tra una falce di Luna (fase del 18%) e l’ammasso aperto del Presepe (M 44) nella costellazione del Cancro.

La Luna si posizionerà a poco meno di 3° dal centro dell’ammasso, tenue oggetto deep-sky che sarà facilmente localizzabile grazie alla presenza delle stelle Asellus Borealis (Gamma Cancri, mag. +4,65) e Asellus Australis (Delta Cancri, mag. +3,90) del Cancro.

Complessivamente sarà un incontro suggestivo e, in fotografia, sarà possibile giocare con la sensibilità e il tempo di posa per far risaltare più o meno le stelle dell’ammasso… ma attenzione alla falce di Luna che, invece, considerata la sua luminosità, apparirà sempre più invadente con l’aumentare del tempo di scatto. Considerata l’altezza di circa 18° sull’orizzonte est-nordest dei due soggetti, sarà possibile incorniciare l’incontro sfruttando gli elementi del paesaggio naturale circostante o elementi architettonici.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Settembre 2019

E ancora su Coelum astronomia 236

➜ La Luna di Settembre 2019
e una guida per l’osservazione dal cratere Taruntius fino al lato orientale del Sinus Asperitatis.

➜ La Luna immersa nei colori pastello per riprese da favola!

La costellazione del Delfino:  piccola ma ben distinta tra le autunnali costellazioni “acquatiche”.


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Settembre su Coelum Astronomia 236

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

Altra misura della costante di Hubble

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Immagini dei due sistemi di lenti utilizzati in questo studio, B1608+656 e Rxj1131. Le lettere da A a D indicano immagini del quasar sullo sfondo, G1 e G2 sono le galassie che fungono da lenti (nell’immagine a sinistra), G è la galassia lente (nell’immagine a destra) che ha una galassia satellite, S. Crediti: Mpa.
Immagini dei due sistemi di lenti utilizzati in questo studio, B1608+656 e Rxj1131. Le lettere da A a D indicano immagini del quasar sullo sfondo, G1 e G2 sono le galassie che fungono da lenti (nell’immagine a sinistra), G è la galassia lente (nell’immagine a destra) che ha una galassia satellite, S. Crediti: Mpa.

Negli ultimi anni, i cosmologi hanno sempre più utilizzato le lenti gravitazionali per misurare le distanze, sfruttando il fatto che, in un sistema di immagini multiple, un osservatore vedrà i fotoni arrivare da direzioni diverse in momenti diversi a causa della differenza nelle lunghezze del percorso ottico per le varie immagini. Questa misurazione fornisce pertanto una dimensione fisica della lente e il confronto con la dimensione osservata in cielo permette di stimare la distanza geometrica chiamata distanza di diametro angolare. Tali misurazioni di distanza in astronomia sono alla base della misura della costante di Hubble.

«Esistono diversi modi per misurare le distanze nell’universo, in base alla nostra conoscenza dell’oggetto la cui distanza si vuole misurare», spiega Sherry Suyu (Mpa/Tum), esperto mondiale nell’uso delle lenti gravitazionali per determinare la costante di Hubble. «Una tecnica ben nota è la distanza di luminosità che utilizza esplosioni di supernove; tuttavia, occorre adottare un calibratore esterno della scala della distanza assoluta. Con la nostra analisi dei sistemi di lenti gravitazionali possiamo fornire un vincolo completamente nuovo e indipendente per questo metodo».

Il team ha utilizzato due potenti sistemi di lenti gravitazionali – B1608+656 e Rxj1131 – in ciascuno dei quali sono evidenti quattro immagini di una galassia sullo sfondo, con una o due galassie in primo piano che agiscono come lenti. Questa configurazione relativamente semplice ha permesso agli scienziati di produrre un modello di lente accurato e quindi di misurare le distanze di diametro angolare con una precisione dal 12 al 20 per cento per ogni lente. Queste distanze sono quindi state usate come riferimento per 740 supernove riportate nel catalogo pubblico Joint Light-curve Analysis dataset.

Diagramma di Hubble derivato, utilizzando i due sistemi di lenti (punti rossi e gialli) come ancore per le supernovae 740 nel set di dati JLA. Crediti: Mpa.

«Per costruzione, il nostro metodo è insensibile ai dettagli del presunto modello cosmologico», afferma Inh Jee (Mpa), che ha fatto l’analisi statistica e ha combinato i dati della supernove con le distanze della lente. «Abbiamo ottenuto un valore abbastanza elevato per la costante di Hubble e, sebbene la nostra misurazione abbia una maggiore incertezza rispetto ad altri metodi diretti, il valore trovato è dominato dall’incertezza statistica perché utilizziamo solo due sistemi di lenti». Il valore per la costante di Hubble basato su questa nuova analisi è 82 +/- 8 chilometri al secondo per megaparsec, coerente con i valori derivati ​​dalla scala delle distanze che utilizzano candele standard, nonché con i valori delle distanze di ritardo, in cui sono stati utilizzati altri sistemi di lenti gravitazionali per determinare direttamente la costante di Hubble.

«Ancora una volta, questa nuova misurazione conferma che sembra esserci una differenza sistematica nei valori ottenuti per la costante di Hubble derivata direttamente da sorgenti locali o intermedie e indirettamente dal fondo cosmico a microonde», afferma Eiichiro Komatsu, direttore di Mpa, che ha supervisionato questo progetto. «Se confermato da ulteriori misurazioni, questa discrepanza richiederebbe una revisione del modello cosmologico standard».

Per saperne di più:


Esopianeti Vicini
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…e tante pagine dedicate alle vostre immagini e ai vostri contributi!

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Destinazione Lune Inaf Padova

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Destinazione LuneGli eventi sono molti e si possono consultare nel dettaglio sul sito web dedicato www.destinazionelune.oapd.inaf.it che verrà costantemente aggiornato.

Questi alcuni appuntamenti per settembre:
A Padova, Museo La Specola fino al 18 settembre 2019
200 gradini verso la Luna
Visite straordinarie serali al Museo La Specola di Padova. L’Osservatorio Astronomico di Padova, in collaborazione con l’Associazione La Torlonga, propone al pubblico l’eccezionale apertura alle ore 21:00 del Museo La Specola, per tutti i mercoledì fino al 18 settembre. In quest’occasione, all’interno del percorso museale saranno esposte alcune delle mappe lunari più antiche realizzate, appartenenti al patrimonio bibliografico storico dell’Osservatorio.

Informazioni
Mostra “Le Lune di Padova” presso il Museo La Specola fino al 27 settembre (Notte dei Ricercatori). Un percorso iconografico per raccontare gli studi fatti sulla Luna (e sulle Lune) dagli astronomi che hanno operato a Padova, da Galileo ai giorni nostri.
https://www.destinazionelune.oapd.inaf.it

VISTA toglie il velo alla Grande Nube di Magellano

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La Grande Nube di Magellano nel vicino infrarosso, in una immagine ottenuta dalle osservazioni del telescopio VISTA dell'ESO. Il dettaglio è talmente alto da permettere agli astronomi di raccogliere dati precisi su oltre (per il momento) 10 milioni di stelle! Crediti: ESO/VMC Survey

La Via Lattea è una galassia gigante (anche se non tra le più grandi) e attorno ad essa, nella sua corte di ammassi e galassie nane che popolano il suo alone, orbitano la Grande Nube di Magellano, o LMC, con la vicina Piccola Nube di Magellano, due tra le galassie nane satelliti più note e più vicine e visbili a occhio nudo (purtroppo solo dai cieli dell’emisfero australe). Sono quindi laboratorio ideale per gli astronomi che studiano i processi evolutivi che modellano le galassie.


Nel video la differenza tra un’immagine Grande Nube di Magellano ripresa nel visibile e l’immagine in vicino infrarosso ripresa da VISTA

Per questo motivo, nell’arco degli ultimi dieci anni, gli astronomi stanno raccogliendo dati per mappare la loro struttura tridimensionale e l’evoluzione della loro formazione stellare, grazie al telescopio VISTA dell’ESO. La principale caratteristica che ha reso questa immagine la più dettagliata che abbiamo al momento è la lunghezza d’onda su cui lavora, oltre ovviamente alla definizione. VISTA infatti lavora nel vicino infrarosso, e come abbiamo visto in altre occasioni, questo permette di osservare attraverso il velo della polvere interstellare, trasparente a quelle lunghezze d’onda, riuscendo a svelare con maggior definizione le stelle che si nascondo dietro.

In questo modo sono state analizzate in dettaglio circa 10 milioni di stelle della Grande Nube, delle quali è stata determinata l’età grazie a modelli stellari all’avanguardia, che prevedono la vita e la morte delle stelle legando tra loro età, massa e temperatura, scoprendo che le stelle più giovani tracciano nella Nube bracci a spirale multipli.

Non solo stelle, ma in questa immagine possiamo vedere alcune delle più spettacolari regioni della LMC, riuscite a individuarle nell'immagine navigabile linkata qui sotto alla fine dell'articolo? Crediti: ESO/VMC Survey
Tutto questo aiuterà gli astronomi non solo nello studio dell’evoluzione stellare e delle stelle variabili ma anche della dinamica della nostra galassia. Le stelle rivelate in questa immagine sono discusse nell’articolo “The VMC Survey – XXXIV. Morphology of Stellar Populations in the Magellanic Clouds” che verrà pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Come risultato “collaterale” invece, noi possiamo oggi navigare all’interno di questa dettagliatissima immagine e perderci tra i milioni di astri visibili, e letteralmente vi invitiamo farlo a questo link dove trovate l’immagine della Grande Nube di Magellano alla piena risoluzione e zoommabile fino al più piccolo particolare ripreso. Buona visione!


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Astronomiamo

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Locandina-Coelum-Settembre2019

06.09: presentazione stagione 2019, diretta streaming

12.09: Apollo 11, ritorno al ’69, diretta streaming

21.09: Equinozio di Autunno, Santa Maria degli Angeli

Per tutte le informazioni: https://www.astronomiamo.it

Ecco la foto della prima cometa interstellare

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Immagine composita bicolore ottenuta dall’osservatorio Gemini, di C/2019 Q4 (Borisov): la prima cometa interstellare mai identificata. Questa immagine è stata ottenuta utilizzando lo spettrografo multi-oggetto Gemini North (Gmos) a Maunakea, Hawaii. L’immagine è stata ottenuta con quattro esposizioni di 60 secondi in bande (filtri) r e g. I trattini blu e rosso sono immagini di stelle sullo sfondo, che sembrano striate a causa del movimento della cometa. Crediti: Travis Rector
Immagine composita bicolore ottenuta dall’osservatorio Gemini, di C/2019 Q4 (Borisov): la prima cometa interstellare mai identificata. Questa immagine è stata ottenuta utilizzando lo spettrografo multi-oggetto Gemini North (Gmos) a Maunakea, Hawaii. L’immagine è stata ottenuta con quattro esposizioni di 60 secondi in bande (filtri) r e g. I trattini blu e rosso sono immagini di stelle sullo sfondo, che sembrano striate a causa del movimento della cometa. Crediti: Travis Rector

Si chiama C/2019 Q4 (Borisov),  è la prima cometa interstellare che sta entrando nel Sistema solare interno, ed è immortalata nell’immagine qui a fianco, ottenuta dal Gemini Observatory nella notte tra il 9 e il 10 settembre usando lo spettrografo multi-oggetto Gmos (Gemini North Multi-Object Spectrograph),  montato sul Gemini North Telescope a Maunakea, Hawaii.

«Questa immagine è stata possibile grazie alle capacità del Gemini di adattare rapidamente le osservazioni e osservare oggetti come questo, che hanno finestre di visibilità molto brevi», spiega Andrew Stephens del Gemini Observatory. «Tuttavia, abbiamo dovuto davvero lottare per avere questi dati, che abbiamo ottenuto alle 3 del mattino, dopo 4 ore e 45 minuti di osservazione».

L’immagine mostra una coda molto pronunciata, indicativa di degassificazione, che definisce un oggetto cometario. È la prima volta che un visitatore interstellare del nostro Sistema solare mostra chiaramente una coda a causa del degassamento. L’unico altro visitatore interstellare, studiato nel nostro Sistema solare, è stato ‘Oumuamua, un oggetto molto simile a un asteroide, senza evidenti degassamenti.

Le osservazioni utilizzate per questa immagine sono state ottenute in due bande di colore (filtri), combinate per produrre un’unica immagine a colori. Le osservazioni sono state ottenute nell’ambito di un programma guidato da Piotr GuzikMichal Drahus dell’Università Jagellonica di Cracovia (Polonia) e verranno pubblicate in un articolo dedicato.

C/2019 Q4 attualmente si trova, nel cielo, vicino alla posizione apparente del Sole, ed è di conseguenza difficile da osservare a causa del bagliore del crepuscolo. Il percorso iperbolico della cometa, che è la prova della sua origine extrasolare, la porterà a condizioni di osservazione più favorevoli nei prossimi mesi.

Per saperne di più
Guarda il servizio di MediaInaf Tv

Leggi anche
1I/2017 ‘Oumuamua: il visitatore interstellare



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Doppio APOD per il cielo di Giorgia Hofer

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Pluricorona Lunare sopra Torino (Italy). Torino, 1 novembre 2014, local time 20.22 Nikon D5100 e Nikkor 18-55 mm. Posa i 4 secondi, lunghezza focale 18 mm, f/3,5 iso 640. Autore: Giorgia Hofer www.giorgiahoferphotography.com

Due magnifici scatti del cielo italiano impreziositi da due fenomeni alla portata di tutti, ma non sempre noti e facili da osservare. La pagina APOD della NASA premia infatti non solo immagini astronomiche belle dal punto di vista tecnico o estetico, ma tra i requisiti chiede che abbiano anche un valore educativo rispetto ai temi dell’astronomia e dell’osservazone del cielo. E le bellissime immagini di Giorgia Hofer non mancano mai il bersaglio.

Sperimentatrice e con la voglia di mettersi alla prova e scoprire sempre nuove tecniche e nuove prospettive, con una sua visione poetica del cielo, fin dai suoi primi passi ha cercato qualcosa di più della sola “bella foto” e della sola tecnica, ed è stato proprio questo che ci ha convinto, ormai da alcuni anni, ad offrirle lo spazio per una rubrica dedicata ogni mese a uno scatto diverso, un diverso fenomeno, un diverso modo di riprendere quello che offre il nostro cielo, ma sempre (o quasi) a portata di reflex o poco più, per dare una marcia in più alla fotografia astronomica di paesaggio ma che possa essere, con pochi accorgimenti, alla portata di tutti.

E così siamo ormai a oltre trenta “scatti” con soggetti, spunti e racconti sempre diversi e sempre attraverso la meraviglia di chi ha a disposizione un cielo buio e stellato come quello delle sue Dolomiti.

Uno di questi “scatti” è oggi, 16 settembre, stato scelto dall’ Astronomy Picture of the Day della NASA come immagine del giorno, e a sole due settimane da un’altra sua bellissima immagine!

Non è la prima volta che l’APOD sceglie una sua immagine, o un’immagine di altri bravissimi astrofotografi italiani, ma due in meno di un mese… Brava Giorgia!

La prima, il 2 settembre scorso, riprende la bella congiunzione tra Luna e Giove del 9 agosto scorso, ripresa proprio dalle sue Dolomiti. Uno dei panorami riconosciuti tra i più belli e simbolo delle Dolomiti, oltre che patrimonio UNESCO: le Tre Cime di Lavaredo viste dal rifugio Locatelli, in primo piano. Nell’angolo in alto a destra Saturno.

La fotografia è uno scatto singolo di 8 secondi di esposizione, iso 1000, f/2,2 eseguito con una Nikon D750 e obiettivo Nikkor 20 mm f/1,8.

Se questa testimoniava la presenza, e quindi la possibilità di osservare, Giove e Saturno nel cielo estivo e i loro incontri con la Luna, la seconda di oggi, che avete viato in alto in apertura, rappresenta invece un fenomeno più raro, ma non impossibile da vedere, quello delle Corone Lunari, che Giorgia ha raccontato nell’articolo Le Corone Lunari, su Coelum astronomia 232, dell’aprile scorso. Spiega Giorgia:

«La Corona Lunare appare quando la Luna viene vista attraverso nuvole sottili. L’effetto è creato dalla diffrazione della luce attorno a goccioline d’acqua di dimensioni tra loro simili, che formano un nuvola per lo più trasparente. Poiché la luce di colori diversi ha lunghezze d’onda diverse, ogni colore viene diffratto in modo diverso dalle gocce d’acqua. Le corone lunari sono una delle poche fotometeore che possono essere facilmente viste ad occhio nudo».

«Nel 2014 assieme agli amici dell’associazione astronomica di Cortina, ho avuto l’onore di visitare l’osservatorio astronomico di Torino, una struttura di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Quella sera è stata veramente magica, perché oltre ad osservare i crateri Lunari con il fantastico rifrattore “Morais” con uno specchio di 42 cm di diametro, c’era anche un altro fenomeno che si poteva ammirare al di fuori della cupola».

«Sopra la città di Torino la Luna di 8 giorni era davvero alta e splendente: alcune velature nuvolose giocavano a voler nascondere la Luna ma senza riuscirci, troppo poco consistenti per bloccare la prorompente luce Lunare. Ma questo non fu di certo uno svantaggio, infatti si presentò di fronte a noi uno spettacolo eccezionale. Osservai infatti per la prima volta il bellissimo e raro spettacolo della Pluricorona o Corona Lunare. Attorno alla Luna si vedevano tanti cerchi concentrici colorati, una specie di arcobaleno circolare. Sembrava che un occhio gigante osservasse la città dall’alto».

Il seguito, con tanti spunti e consigli per l’osservazione e la ripresa, e tante altre splendide immagini, lo potete leggere direttamente su Coelum astronomia, in formato digitale e completamente gratuito.

E di nuovo… Brava Giorgia! 🙂

www.giorgiahoferphotography.com

Tutti gli “scatti al mese” di Giorgia

www.cortinastelle.eu

Lo “scatto” di questo mese: La Luna immersa nei colori pastello per riprese da favola


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L’uomo e il cosmo nella storia: PARADIGMI, MITI, SIMBOLI a Palermo

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uomo e cosmo nella storia

uomo e cosmo nella storiaOrganizzato da INAF IASF Palermo, il convegno “L’uomo e il cosmo nella storia” si propone quale confronto fra studiosi di diverse aree disciplinari (dalla fisica all’antropologia culturale, dalla storia delle religioni e delle tradizioni popolari alla sociologia) per analizzare, da prospettive diverse, la complessa trama di relazioni che lega la cosmologia scientifica e le concezioni “cosmiche” elaborate sia dalle culture antiche e folkloriche sia dalle società contemporanee. Soltanto attraverso un contributo sinergicamente orientato tra vari settori delle scienze umane e sociali con le scienze cosiddette “dure” si potrà meglio intendere il valore del rapporto tra cosmo e uomo e, ne varietur, tra cosmo e storia, proponendo così validi orientamenti conoscitivi a fronte del diffuso senso di smarrimento, storico e scientifico al contempo, in cui sembrano versare la società e l’uomo contemporanei.

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria. Vedi il programma qui

Per maggiori informazioni e prenotazioni consultare il sito:
www.ifc.inaf.it/manandthecosmos/

Notte Europea dei Ricercatori #BEES, aperte le registrazioni!

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È disponibile l’intero programma della Notte Europea dei Ricercatori organizzata da Frascati Scienza che prevede circa 400 eventi in 30 città italiane grazie alla collaborazione di circa 60 partner. La Notte Europea dei Ricercatori in programma il 27 settembre è un evento promosso dalla Commissione Europea nell’ambito delle azioni Marie Sk?odowska-Curie, nato con l’obiettivo di avvicinare i giovani al mondo della ricerca e che si è ormai consolidato come uno dei più importanti eventi di divulgazione al mondo.

La Notte Europea dei Ricercatori 2019 organizzata da Frascati Scienza, giunta alla 14esima edizione, ha come tema principale la citizen science, ossia la scienza che nasce dalla collaborazione tra il mondo della ricerca e i cittadini. BEES, acronimo di BE a citizEn Scientist, prende spunto proprio dalle api e dalla loro organizzazione (dove il contributo fornito da ogni componente è importante per il benessere della collettività) e che vuole sottolineare le incredibili possibilità che la scienza può concretizzare attraverso la collaborazione tra ricercatori e cittadini, fautori di scoperte scientifiche di cui tutti possono godere e sentirsi reali protagonisti, in un processo di condivisione di un bene comune, qual è la ricerca.

La Notte Europea dei Ricercatori sarà la ciliegina sulla torta di un’intera Settimana della Scienza che partirà sabato 21 settembre e che prevede decine di iniziative sparse in tutta Italia. Frascati, nella cui area si concentrano moltissimi enti di ricerca rendendola di fatto uno dei poli scientifici più grandi d’Europa, sarà il quartier generale della grande manifestazione firmata Frascati Scienza, animato di laboratori didattici, conferenze, mostre, presentazioni e molte altre iniziative organizzate da decine di partner.

Qui per vedere il programma generale nelle varie città italiane.

Il programma a cura di Frascati Scienza.

Il 26 settembre che abbiate visto o no il film Interstellar, venite a scoprire cosa si sa, cosa si pensa e cosa si immagina dell’Universo e soprattutto la dura vita degli scienziati al cinema insieme all’astrofisico e divulgatore scientifico Luca Perri con la sua conferenza spettacolo ‘La fisica di Interstellar‘.

In primo piano, le donne spaziali. Se a un bambino si chiede di disegnare un astronauta, probabilmente rappresenterà un uomo. Ma lo spazio è ‘costellato’ di scienziate e ricercatrici che hanno determinato il successo di missioni come quella dell’Apollo 11 o di scoperte come la prima rappresentazione grafica di un buco nero. A raccontare le storie di Donne spaziali‘ saranno 4 ospiti eccezionali: Licia Troisi, la più famosa scrittrice fantasy italiana, divulgatrice e astrofisica, Viviana Fafone, professoressa di Fisica e coordinatore del gruppo Virgo dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, insieme a Eddie Settembrini e Davide Paolino della redazione di Lercio.it che contribuiranno con notizie irriverenti e domande divertenti alle due scienziate sul palco.

Altro evento di primo piano, quello con l’autore del libro ‘Il CERN e il Bosone di Higgs: La ricerca dei mattoni fondamentali della realtà’, James Gillies per raccontare la storia avvincente della fisica delle particelle dalla Grecia antica fino al CERN. In compagnia Paola Catapano, giornalista scientifico, CERN Communications ed Eugenio Coccia, direttore del laboratori Infn del Gran Sasso.

Barbara Gallavotti, giornalista e autrice di Superquark e Ulisse, racconterà invece la lotta tra gli esseri umani e i patogeni, presentando il suo libro, Le Grandi Epidemie, come difendersi. Tutto quello che dovreste sapere sui microbi‘. Più delle guerre e immensamente più dei grandi predatori, i minuscoli agenti infettivi, invisibili a occhio nudo, hanno seminato infatti la morte fra gli esseri umani.

Anche questa edizione della Notte Europea dei Ricercatori è all’insegna della citizen science a al tema saranno dedicati Be a data scientist, il progetto scritto a quattro mani da Giornalisti Nell’Erba e Frascati Scienza che ha indagato su come e dove si informano i giovani, Capitan Vaccino, il super eroe che con gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità cercherà di avvicinare i partecipanti all’evento al mondo della ricerca e al ruolo dei ricercatori, e To bee or not to bee, ideato da Tecnoscienza per comprendere quanto siano indispensabili le api per il funzionamento degli ecosistemi e per la sopravvivenza dell’uomo. Inoltre, si ricorda che c’è tempo fino al 15 settembre per partecipare al concorso fotografico Photo Bee a cura dell’Ufficio statistica e censimento del Comune di Ariccia.

Per gli amanti di tecnologie, immancabili le attività organizzate da Banca d’Italia – Centro Donato Menichella sulla cybersicurezza, i più potenti strumenti anticontraffazione delle banconote e i sistemi di pagamento digitali, e sull’applicazione della tecnologia BIM alla progettazione e gestione degli edifici e per la fruizione delle opere d’arte, mentre con Moveo Walks sarà possibile sperimentare le avanguardie della locomozione robotica e gli esoscheletri, insomma un po’ come vedere Iron Man in azione. I robot saranno i protagonisti di Oh my robot, un workshop realizzato da MindSharing.tech e CoderDojo Roma SPQR con il supporto di Logica Informatica srl, mentre con Giuliano Coppotelli dell’università Sapienza di Roma e Arte e Scienza si potranno conoscere tutte le novità su piloti in remoto e futuro dei droni.

Per non cadere nelle trappole delle tante fake news che circolano riguardo al consumo delle carni arriva il BBQuiz di Giornalisti Nell’Erba, mentre in compagnia dei ricercatori di ToScience e AIRC si imparerà a districarsi tra le bufale del web e scoprire con Cambia-mente se davvero le diete alcaline possano curare il cancro oppure se i deodoranti siano davvero pericolosi per la salute. Chi invece vuol passare la Notte a stomaco pieno può fare un salto a Paesaggi? di gusto, un cooking show con ricercatori, chef, gelatieri e produttori vinicoli che vi guideranno in un viaggio scientifico-gastronomico senza eguali.

Da sempre uno degli immancabili protagonisti della Notte Europea dei Ricercatori è la Luna e anche quest’anno saranno molte le occasioni per stare a naso in su per ammirare il nostro satellite. A partire dall’evento ATA nella sede Esa-Esrin che, tra le molte attività in programma, ha una serie di telescopi allestiti sulla terrazza. Alla Luna sono dedicati anche Così lontana, così vicina, di Speak Science, il laboratorio didattico Gira la Luna di B:Kind, l’evento di osservazione organizzato dall‘Unione Astrofili Italiani e, con Arte e Scienza, la serata sulla Luna 50 anni dopo. Ma risparmiate le energie anche per un Viaggio nel Cosmo 3D insieme ad Astronomitaly.

I cambiamenti climatici sono un problema sempre più attuale e sentito, non poteva mancare una variegata sezione di attività dedicate al tema. A partire dall’emergenza Amazzonia, Frascati Scienza e Quintaprima mettono in scena uno spettacolo su cui riflettere dal titolo il giaguaro e lo sciamano. All’Agenzia Spaziale Europea (Esa), sessioni divulgative con scienziati, laboratori scientifici per piccoli e visite al Centro interattivo dell’Osservazione della Terra. La Storia della plastica in 6 oggetti e 12 meme, con Associazione G.Eco e Associazione Giovani per l’Unesco, per svelare invece i retroscena del materiale più dibattuto del momento. Ricercatori e studenti dell’università di Tor Vergata racconteranno le Virtù del riuso, al Bioeconomy Village di Unitelma Sapienza e FVA New Media Research: si potrà comprendere come le scelte consapevoli dei consumatori possano avere un impatto positivo sull’ambiente, la società e l’economia. In compagnia degli  operatori Inspire si potrà fare un Ecotrekking al monte Tuscolo, purtroppo martoriato dagli incendi di fine agosto.

Tanti animali, anche da favola da conoscere durante BEES. Le formiche, con le loro incredibili capacità, saranno le protagoniste di un’avvincente escape room ideata da k-production. I faunamon, invece, sono gli esperti della metamorfosi e i protagonisti di un appassionante gioco proposto da G.Eco.

Dalla prima osservazione delle onde gravitazionali siamo entrati in una nuova era dello studio dell’universo e a raccontare le potenzialità di questa nuova astronomia multimessaggera saranno alcuni ricercatori dell’università di Tor Vergata, mentre al tema della Vita nell’universo sono dedicati vari appuntamenti all’interno della Biblioteca di Frascati. Sempre a Frascati, la premiazione del Premio Livio Gratton alla miglior tesi di dottorato in astronomia o astrofisica.

I successi della scienza sono il frutto della cooperazione degli ingegni umani ma fondamentale è stato il contributo di alcuni grandi geni come Leonardo da Vinci, a cui sarà dedicato lo spettacolo teatrale Omo sanza lettere di Raffaele Collicenza con Edoardo Siravo e la mostra Se fossi Leonardo… organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, o come Isaac Newton, il cui enorme talento scientifico sarà al centro del laboratorio.  Il fisico eterno ideato da ScienzaImpresa. Un grande della letteratura ma allo stesso importante scienziato e chimico fu Primo Levi a cui Arte e Scienza ha voluto dedicare l’incontro La tavola periodica degli elementi e Primo Levi. Come tutti i grandi dimostrano, il ricercatore umanistico – spesso delegittimato rispetto ad altri – ha invece sempre avuto un ruolo fondamentale, come si dirà durante l’evento proposto dall’Università Tor Vergata.

Alla Notte Europea dei Ricercatori 2019 la scienza occuperà anche piazze, scuole, strade, qualunque luogo, pure con esperimenti per mostrarsi nel quotidiano. Lo farà con Scienza Divertente Roma e i suoi esperimenti in cargo bike, il sapone e l’acqua frizzante, con le reazioni chimiche di Ludis, con l’imperdibile Dungeons & dragons in versione ricercatore, e con la Fisica della vita quotidiana insieme a Scienzimpresa, e con la luce, insieme ai ricercatori di Università Tor Vergata.

Scienza vuol dire anche storia, arte, antropologia e archeologia, tantissimi modi diversi, nuovi, appassionanti di capire il passato, dall’analisi di reperti archeologici in compagnia dei ricercatori di GEA Scarl, la storia vista con occhi nuovi, il divertente Coco, lo scheletro loco, il viaggio tra i miti e i fiori, quello nella realtà virtuale dei musei e dell’arte, e un appuntamento al mercato degli antichi romani, tra cibi, aromi e merci. A proposito di merci, dietro ognuna c’è una storia che passa attraverso numerosi controlli tesi a garantirne la qualità, la sicurezza e la commerciabilità e a raccontarcelo saranno i ricercatori dell’università Sapienza di Roma.

Negli spazi delle mura del Valadier torna infine anche lo spettacolare Surgery Theatre realizzato dall’Associazione infermieri di sala operatoria.

In programma infine anche eventi speciali dedicati esclusivamente alle scuole. Qui tutto il programma.

Foto: qui la gallery dell’edizione 2018.

Il progetto coordinato da Frascati Scienza è realizzato con il contributo della Regione Lazio e il supporto del Comune di Frascati, dell’Ente Parco Regionale Appia Antica e di Roma Capitale. Come in ogni edizione, saranno coinvolti moltissimi partner tra enti istituzionali, associazioni e aziende.

www.frascatiscienza.it


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Be a Data Scientist: Citizen Science per scoprire le dinamiche dell’informazione

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be a data scientist

be a data scientist

LE DINAMICHE DELL’INFORMAZIONE
L’informazione sta vivendo un periodo di profonda crisi: i contenuti che girano sul web sono spesso di dubbia provenienza, la rapidità imposta dalla comunicazione odierna non consente ai più di effettuare una verifica accurata di contenuti e fonti, la condivisione compulsiva sui social network permette il diffondersi e il proliferare di mezze verità e bufale, inoltre, come se ciò non bastasse, capita che persino la carta stampata riprenda le notizie del web contribuendo ad aggravare la situazione. Il risultato? Si stanno perdendo i punti di riferimento e a farne le spese è l’informazione di qualità che viene spesso scavalcata dalla disinformazione e misinformazione. E i giovani, coloro che diventeranno i decisori di domani, come si comportano davanti a questo fenomeno? Qual è il loro approccio alle informazioni? E gli adulti che vivono intorno a loro (genitori, docenti…) condividono lo stesso approccio?

Be a Data Scientist è un progetto di citizen science il cui obiettivo è quello di scoprire, insieme ai giovani, se e come questi si informano. Ma poi vuole comprendere se a loro volta informano, anche solo condividendo – con la facilità del tasto condividi, onnipresente sulle piattaforme social.

Per scoprire più nel dettaglio dove le dinamiche dell’informazione approderanno nel prossimo futuro, non rimane che attendere la presentazione dei risultati di Be a Data Scientist il 27 settembre durante la Notte Europea dei Ricercatori coordinata da Frascati Scienza che sarà, appunto, a Frascati, città nel cuore dei Castelli Romani, alle porte della Capitale.

Per ulteriori informazioni fare riferimento al sito web di Frascati Scienza: www.frascatiscienza.it

Leggi l’articolo completo su Coelum Astronomia 236 a pagina 194

notte europea ricercatori

E una nuova Luna e Aldebaran

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Tra le congiunzioni minori, tra Luna e stelle e non particolarmente stretti, abbiamo anche il ricorsivo, per il periodo Luna e Aldebrana. La sera del 20 settembre, alle ore 23:00, potremo osservare la Luna (fase del 63%) sorgere a est in congiunzione con la stella Aldebaran (Alfa Tauri, mag. +0,85).

I due soggetti, separati di circa 3° 50’, all’orario indicato saranno ancora bassissimi sull’orizzonte ma guadagneranno velocemente altezza, permettendoci così di includerli nelle nostre fotografie di paesaggio.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Settembre 2019

E ancora su Coelum astronomia 236

➜ La Luna di Settembre 2019
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Su Titano laghi creati con il botto

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Questa illustrazione di un lago al polo nord della luna di Saturno Titano mostra i bordi rialzati a forma di terrapieno come quelli osservati dalla sonda Cassini intorno al Winnipeg Lacus. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech
Questa illustrazione di un lago al polo nord della luna di Saturno Titano mostra i bordi rialzati a forma di terrapieno come quelli osservati dalla sonda Cassini intorno al Winnipeg Lacus. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech

Esclusa la Terra, Titano è l’unico corpo planetario del Sistema solare che ospita stabilmente un liquido sulla sua superficie, non acqua ma una miscela d’idrocarburi, metano ed etano, che si presenterebbe gassosa sul nostro pianeta ma che invece si trova in forma liquida alle rigide temperature che contraddistinguono la principale luna di Saturno.

Miscela d’idrocarburi che colma gli innumerevoli laghi di Titano, formatisi probabilmente grazie all’equivalente di un fenomeno carsico, dove l’azione del metano ha dissolto gli strati di ghiaccio e composti organici solidi, scavando dei serbatoi naturali che si sono progressivamente riempiti di liquido. Ma se questo tipo di carsismo extraterrestre può spiegare bene la genesi dei laghi che si presentano con bordi netti, rimane il mistero di alcuni laghi più piccoli – localizzati verso il polo nord di Titano, come il Winnipeg Lacus – che presentano bordi scoscesi, innalzati anche centinaia di metri al di sopra del livello del mare titaniano.

Un nuovo studio, appena pubblicato su Nature Geoscience, propone una teoria alternativa a quella del carsismo per l’origine dei laghi con i bordi rialzati, rilevati nelle immagini radar riprese dalla sonda Cassini il 22 aprile 2017, durante l’ultimo sorvolo ravvicinato di Titano prima della conclusione della missione. Secondo gli autori del nuovo studio, guidati da Giuseppe Mitri dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, sacche di azoto liquido presenti nella crosta di Titano si sono riscaldate, formando un gas la cui esplosione ha formato dei crateri, poi riempitisi di metano liquido.

Giuseppe Mitri

«Il bordo di alcuni laghi sporge verso l’alto, ma il processo carsico funziona in modo opposto. Non trovavamo alcuna spiegazione adatta a un bacino lacustre carsico», spiega Mitri. «Ci siamo resi conto che, in realtà, la morfologia era più coerente con un cratere di esplosione, in cui il bordo è formato dal materiale espulso dall’interno del cratere. È un processo completamente diverso».

La spiegazione proposta nel nuovo studio si sposa bene con i modelli climatici di Titano che prevedono una precedente “era glaciale” per la luna. Nonostante la temperatura media attuale di Titano sia abissalmente fredda, attorno a meno 180 °C, potrebbe essere comunque più calda rispetto a mezzo miliardo o un miliardo di anni fa. In questo periodo, infatti, il metano periodicamente presente nell’atmosfera della luna avrebbe agito come gas serra, facendo attraversare alla luna epoche di riscaldamento, avvicendate ad altre di raffreddamento.

Nei periodi più freddi, l’azoto sarebbe stato predominante in atmosfera, ricadendo in pioggia e infiltrandosi attraverso la crosta ghiacciata, per raccogliersi in pozze appena sotto la superficie. Anche un semplice riscaldamento localizzato, secondo gli autori del nuovo studio, sarebbe stato quindi sufficiente a trasformare l’azoto liquido in vapore, facendolo espandere rapidamente e provocando un esplosione che lascia dietro di sé un cratere, dai bordi rialzati.

Per saperne di più:


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Destinazione Lune Inaf Padova

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Destinazione Lune

Destinazione LuneGli eventi sono molti e si possono consultare nel dettaglio sul sito web dedicato www.destinazionelune.oapd.inaf.it che verrà costantemente aggiornato.

Questi alcuni appuntamenti per settembre:
A Padova, Museo La Specola fino al 18 settembre 2019
200 gradini verso la Luna
Visite straordinarie serali al Museo La Specola di Padova. L’Osservatorio Astronomico di Padova, in collaborazione con l’Associazione La Torlonga, propone al pubblico l’eccezionale apertura alle ore 21:00 del Museo La Specola, per tutti i mercoledì fino al 18 settembre. In quest’occasione, all’interno del percorso museale saranno esposte alcune delle mappe lunari più antiche realizzate, appartenenti al patrimonio bibliografico storico dell’Osservatorio.

Informazioni
Mostra “Le Lune di Padova” presso il Museo La Specola fino al 27 settembre (Notte dei Ricercatori). Un percorso iconografico per raccontare gli studi fatti sulla Luna (e sulle Lune) dagli astronomi che hanno operato a Padova, da Galileo ai giorni nostri.
https://www.destinazionelune.oapd.inaf.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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CCAT_Dal Cielo notturno al Cosmo_Corso di introduzione Astronomia

CCAT_Dal Cielo notturno al Cosmo_Corso di introduzione AstronomiaA partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!

Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.

Per informazioni su iscrizioni/partecipazione:

info@astrofilitreste.it
http://www.astrofilitrieste.it/

Tre milioni di dollari ai “fotografi“ del buco nero

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Elisabetta Liuzzo (sx) e Kazi Rygl (dx). Crediti: Media Inaf
Elisabetta Liuzzo (sx) e Kazi Rygl (dx). Crediti: Media Inaf

Il premio Breakthrough 2020 per la Fisica fondamentale è stato assegnato alla collaborazione dell’Event Horizon Telescope (Eht) “per la prima immagine di un buco nero supermassiccio grazie a una rete di telescopi su scala globale”. Nel team che verrà ufficialmente premiato il 3 novembre prossimo all’Ames Research Center della Nasa a Mountain View, in California, fanno parte le ricercatrici dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) Elisabetta LiuzzoKazi Rygl.

Giunto alla sua ottava edizione, il Breakthrough Prize, noto come “Oscar della scienza”, premia ogni anno le ricerche e le scoperte più importanti nelle scienze della vita, nella fisica e nella matematica. I soci finanziatori della Breakthrough Prize Foundation sono Sergey Brin, Priscilla Chan, Mark Zuckerberg, Ma Huateng, Yuri e Julia Milner, Anne Wojcicki. Considerato il premio scientifico più generoso al mondo, ogni Breakthrough Prize ammonta a 3 milioni di dollari. Questo importo verrà equamente ripartito tra i 347 scienziati che hanno firmato i sei articoli scientifici pubblicati dalla collaborazione Eht il 10 aprile 2019.

Lo speciale dedicato alla prima immagine di un buco nero su Coelum astronomia di maggio 2019. Lettura come sempre in digitale e gratuita, clicca e leggi (l'abbonamento sempre gratuito permette di essere avvisati delle prossime uscite).

Elisabetta Liuzzo è raggiante: «La notizia del premio è stata inaspettata e sorprendente! Costituisce l’ennesima conferma dei traguardi incredibili che più di trecento persone possono raggiungere insieme. È un onore essere parte di questa collaborazione internazionale e un privilegio aver avuto l’opportunità di contribuire a questi risultati». Le fa eco Kazi Rygl: «È fantastico aver ottenuto questo riconoscimento pubblico facendo ciò che ci piace. Un raggiungimento straordinario per la nostra collaborazione che premia lo sforzo di tanti scienziati ed ingegneri appassionati sparsi in tutto il globo. Ad meliora et maiora semper

«È con grande soddisfazione che apprendiamo questa notizia, sia per l’importante risvolto scientifico di questo risultato, sia soprattutto per il suo rilievo tecnologico: il Breakthrough Prize è infatti un premio alle innovazioni che portano svolte radicali, e l’Inaf anche in questo caso è protagonista, confermando ancora una volta le sue eccellenze a livello internazionale» sottolinea il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, Nichi D’Amico.

Il buco nero supermassiccio al centro di Messier 87. Crediti: The Event Horizon Telescope

L’Event Horizon Telescope è un gruppo di otto radiotelescopi da Terra che opera su scala planetaria, nato grazie a una collaborazione internazionale e progettato con lo scopo di catturare le immagini di un buco nero. Obiettivo che è stato raggiunto e presentato il 10 aprile scorso, quando è stata mostrata al pubblico la prima immagine di un buco nero supermassiccio, quello al centro di Messier 87, un’enorme galassia situata nel vicino ammasso della Vergine. Questo buco nero dista da noi 55 milioni di anni luce e ha una massa pari a 6,5 miliardi e mezzo di volte quella del Sole.

L’Inaf ha un importante coinvolgimento nella rivoluzionaria osservazione come parte del progetto europeo BlackHoleCam (Bhc), il cui project Scientist è l’italiano Ciriaco Goddi, già in forza all’Inaf e attualmente ricercatore presso la Radboud University nei Paesi Bassi, nonché segretario del consiglio scientifico del consorzio Eht. Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl dell’Istituto nazionale di astrofisica a Bologna sono due ricercatrici del nodo italiano dell’Alma Regional Centre, uno dei sette che compongono la rete europea che fornisce supporto tecnico-scientifico agli utenti di Alma, e che è ospitato proprio presso la sede dell’Inaf – Istituto di radioastronomia a Bologna. Nel 2018 entrambe sono entrate a far parte del progetto Bhc finanziato dall’Erc come partner del progetto Eht, e fanno a tutti gli effetti parte dell’Event Horizon Telescope Consortium, in cui sono membri dei gruppi di lavoro che si occupano di calibrazione e imaging. A completare la squadra italiana coinvolta nel progetto Eht ci sono Luciano Rezzolla, astrofisico della Goethe University di Francoforte nonché principal investigator di BlackHoleCam, e Mariafelicia De Laurentis, dell’Università Federico II di Napoli e associata Infn.

Guarda il servizio video su MediaInaf Tv:


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NEIL ARMSTRONG The First

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Neil Armstrong

Il 20 luglio 1969, noi esseri umani del pianeta Terra, eravamo su un altro mondo.
In quel preciso istante iniziava una nuova era dell’umanità.

Una mostra itinerante sulla vita e la carriera di Neil Armstrong commemorerà il 50° anniversario di Apollo 11 e tutto il programma lunare, include le foto della carriera di Neil Armstrong con scatti inediti o poco noti al grande pubblico. Potrete ammirare i modelli dei veicoli spaziali utilizzati da Neil Armstrong, le tute e le attrezzature utilizzate sulla superficie lunare, documenti originali, rari reperti dell’epoca, ricostruzioni a grandezza naturale. Video e suoni multimediali accompagneranno il visitatore nel più grande sogno dell’uomo: quello di raggiungere la Luna.
Leggi a pag. 176 di Coelum Astronomia 232 un articolo sulla mostra con tutti i dettagli.
Sul sito il calendario delle date e le località in continuo aggiornamento. Prossime date pubbliche confermate:

6 – 10 SETTEMBRE – OFFANENGO (CREMONA)
10.09, ore 20:30: Conferenza di Luigi Pizzimenti

Se desiderate ospitare la mostra scrivete a: info@neilarmstrongthefirst.it
www.neilarmstrongthefirst.it

Astronomiamo

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Locandina-Coelum-Settembre2019

06.09: presentazione stagione 2019, diretta streaming

12.09: Apollo 11, ritorno al ’69, diretta streaming

21.09: Equinozio di Autunno, Santa Maria degli Angeli

Per tutte le informazioni: https://www.astronomiamo.it

8 settembre, ore 21:30 Congiunzione Luna e Saturno

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Proseguono gli incontri tra la Luna e i pianeti brillanti del cielo della sera. Questa volta tocca a Saturno avvicinare Selene: il teatro dell’incontro sarà quello della costellazione del Sagittario, a poca distanza dalle stelle Pi, Omicron e Xi Sagittarii. La Luna (fase del 76%) si troverà a 2° 47’ di distanza da Saturno (mag. +0,37), ed entrambi i soggetti saranno alti circa 25° nel cielo del crepuscolo serale verso sud-sudovest. Con il passare delle ore, il duetto attraverserà il cielo della sera fino a tramontare dietro l’orizzonte di sudovest attorno all’1:30 del giorno 9.

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Chandrayaan-2: Vikram si è probabilmente schiantato sulla Luna

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Una rappresentazione artistica del veicolo spaziale Chandrayaan-2, composto da un orbiter, un lander (Vikram) e un rover (Pragyan). Crediti: ISRO.
Una rappresentazione artistica del veicolo spaziale Chandrayaan-2, composto da un orbiter, un lander (Vikram) e un rover (Pragyan). Crediti: ISRO.

È ancora vivo nella nostra mente il ricordo della straordinaria impresa dell’Apollo 11 e del primo uomo sulla Luna, di cui abbiamo da poco festeggiato il 50° anniversario, e se siamo portati a pensare che raggiungere la Luna sia stato un compito certamente arduo negli anni ’60 del XX secolo ma che, tutto sommato, sia semplice per la tecnologia odierna, forse dovremmo ricrederci. Conquistare la Luna è stata e rimane un’impresa difficile e densa di rischi. Lo dimostra ancora una volta, sfortunatamente, il tentativo fallito di allunare della missione Chandrayaan-2, dell’agenzia spaziale indiana (ISRO, Indian Space Research Organization).

Era previsto per la sera del 6 settembre alle 22:22 circa (ora italiana) l’allunaggio del lander Vikram (termine che in sanscrito significa “valore”) con il suo piccolo rover “Pragyan” (“saggezza”). Purtroppo la delicata discesa verso la Luna si è conclusa con un insuccesso, con il probabile schianto del veicolo spaziale. Un triste evento che riporta alla mente il recente insuccesso del lander israeliano Beresheet, di cui abbiamo parlato qualche mese fa, e che di fatto sancisce l’ancora elevata difficoltà di compiere missioni di questo genere.
Il tentativo di atterraggio sarebbe avvenuto in una pianura situata vicino al polo sud lunare, sulla faccia visibile della Luna, tra i crateri Manzinus C e Simpelius N. Il sito si trova vicino a -71° S e un touchdown di successo lo avrebbe reso l’atterraggio morbido più vicino a un polo lunare compiuto fino a oggi.

La traiettoria del lander Vikram con livello di dettaglio crescente, sugli schermi della control room. Crediti: ISRO, processing Marco Di Lorenzo
Il sogno indiano di raggiungere la Luna si è infranto a poche centinaia di metri dal suolo lunare, nel silenzio dei monitor bloccati, che fino a poco prima avevano mostrato i dati telemetrici della discesa che stava avvenendo alla perfezione. Fino a quel momento, infatti, tutto era andato per il meglio, con il convoglio della missione Chandrayaan-2 che, dopo essere partita un mese e mezzo prima (22 luglio), aveva raggiunto con una serie articolata di manovre l’orbita della Luna il 20 agosto scorso.

Dopo il distacco del blocco composto dal lander Vikram e il rover Pragyan dall’orbiter Chandrayaan-2, avvenuta il 2 settembre, è inizita la lenta manovra di avvicinamento alla Luna. La prima fase, il “rough braking”, ha portato il lander da 30 km a circa 7,5 km di quota, lungo una traiettoria parabolica. Successivamente è iniziata la “cam coasting”, per portare il veicolo fino a 4 km e, infine, la fase “fine breaking”, che avrebbe dovuto portare Vikram fino a 400 m di quota, annullando nel contempo la velocità orizzontale. Solo a questo punto sarebbe iniziata la discesa verticale, che si sarebbe conclusa con un atterraggio morbido. È durante la penultima fase che si sono manifestate le anomalie, con il veicolo che ha iniziato a deviare in modo consistente dalla traiettoria programmata. La velocità di discesa era inoltre sensibilmente più elevata del previsto, tale probabilmente da non poter essere corretta con i motori di cui il veicolo era dotato.

Tutto andava bene, ma poi, d’improvviso, il silenzio: nessun segnale giungeva più nella sala di controllo missione dell’ISRO, a pochi minuti dal touchdown. Poco più tardi, K. Sivan, il direttore dell’agenzia spaziale indiana, dichiarò che la discesa di Vikram si era compiuta in modo nominale fino a un’altitudine di 2,1 km, ma che le comunicazioni erano state perse subito dopo. La conclusione più probabile è che Vikram si sia schiantato sulla superficie.

Il primo ministro indiano segue con apprensione le fasi finali della discesa. Crediti: ISRO, processing Marco Di Lorenzo

«L’India è orgogliosa dei nostri scienziati!» ha affermato il primo ministro indiano Narendra Modi che ha vissuto direttamente al centro di controllo missione quegli attimi di tensione. «Hanno dato il massimo e hanno sempre reso orgogliosa l’India. Questi sono momenti in cui essere coraggiosi e coraggiosi saremo!»

In un periodo in cui la Luna è tornata al centro dell’attenzione delle agenzie spaziali internazionali, ma anche delle compagnie private, un tale obiettivo continua a dimostrarsi sfuggente e arduo da raggiungere. Se l’allunaggio di Vikram si fosse compiuto secondo il programma, l’India sarebbe stata solo la quarta nazione a sbarcare con successo sulla superficie lunare.
In tutto ciò, risulta parzialmente di conforto il pensiero che l’orbiter Chandrayaan-2 continua a funzionare correttamente e si prevede che esegua le sue operazioni scientifiche di osservazione della Luna per almeno un anno. Chandrayaan-2 mapperà la superficie lunare e ne monitorerà l’ambiente usando la sua Orbiter High Resolution Camera (OHRC), cercando le firme di idrossile e ghiaccio d’acqua vicino al polo sud. Inoltre, proprio come l’israeliano Beresheet, Vikram ha inviato i suoi dati a Terra fino all’ultimo minuto, il che fornirà preziose informazioni per la risoluzione dei problemi riscontrati, cosa che permetterà di aumentare le probabilità di successo per le missioni future.

CICAP Fest DALLA TERRA ALLA LUNA

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CICAP Fest 2019

CICAP Fest 2019Tre giorni di scoperte e sorprese
Se ami la scienza e vuoi scoprire cose nuove divertendoti, ma senza farti prendere in giro da bufale e falsi miti, il CICAP Fest, il Festival della scienza e della curiosità, ti aspetta a Padova dal 13 al 15 settembre. Incontri, conferenze, spettacoli, workshop, laboratori, mostre, performance, tour guidati, sorprese e meraviglie! Più di 200 eventi per grandi e piccoli. Ospiti speciali Piero Angela e l’astronauta Paolo Nespoli, oltre a 120 tra i più bei nomi della scienza, della divulgazione, della cultura e dello spettacolo. Una straordinaria palestra per il tuo cervello.
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Chandrayan-2. Il 6 settembre notte la discesa verso la Luna

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Il lander Vikram (chiamato come il padre del programma spaziale indiano Dr Vikram A Sarabhai) impegnato nel suo atterraggio morbido sulla superficie lunare, dove libererà il piccolo rover Pragyan (saggezza in Sanscrito). I due compagni studieranno il suolo e il sottosuolo lunare per un giorno lunare (14 giorni). Crediti ISRO

La sonda Chandrayan-2, seconda missione verso la Luna dell’Indian Space Research Organisation (ISRO), si è separata dal lander Vikram con il rover Pragyan a bordo, che si sta preparando a scendere sulla superficie del polo sud lunare.

Dopo il successo dell’inserimento in orbita della sonda, il 20 agosto scorso, Chandrayan-2 ha cominciato una serie di orbite sempre più basse per portarsi all’altezza giusta per sganciare il suo prezioso carico. Raggiunta, dopo la quinta orbita, l’altezza di circa 120 km dalla superficie, il 2 settembre è avvenuto il distacco tra la sonda madre e il lander, di nuovo con precisione e senza intoppi.

Ora Vikram sta lentamente avvicinandosi alla superficie, in una prima fase grazie a due manovre di “deorbit”, per scendere in orbite più strette, la seconda delle quali si è compiuta con successo alle 3:45 del 4 settembre IST (00:15 ora italiana). Una seconda fase di discesa vera e propria inizierà nella notte tra il 6 e il 7 settembre, quando uscirà dalla sua orbita di 35 x 101 km diretto verso un atterraggio morbido sulla superficie. L’inizio della manovra è previsto tra l’1 e le 2 del 7 settembre (sempre in IST, fuso orario indiano, tra le 21:30 e le 22:30 del 6 settembre per l’Italia), mentre il touch down è previsto in circa mezz’ora, quindi tra l’1:30 e le 2:30 IST.

Se tutto andrà bene, l’India sarà il quarto paese ad aver realizzato con successo un atterraggio morbido sul suolo lunare.
Il luogo dell’atterraggio è previsto nella pianura tra i due crateri Manzinus-C e Simpelius-N, nei pressi del polo sud lunare, una delle zone più sotto osservazione. Strategica per la presenza di riserve d’acqua in crateri con il fondo perennemente in ombra, data l’inclinazione dei raggi solari che la raggiungono, e quindi papabile per la costruzione di una colonia permanente sul nostro satellite, ma anche di grande interesse per la ricerca sulla formazione del nostro satellite, del sistema Terra-Luna e del Sistema Solare stesso. Per lo stesso motivo infatti si tratta di luoghi rimasti inalterati nel tempo, che non hanno subito alcuna trasformazione per l’esposizione alla luce solare, un vero e proprio sguardo nel passato del nostro sistema.

Nelle ore successive alla discesa, il piccolo rover Pragyan (“saggezza” in sanscrito) lascerà il lander e inizierà la sua missione. La durata prevista della missione, sia per il lander che per il rover, è quella di un giorno lunare, ovvero circa 14 giorni, durante i quali ci si aspetta riesca a percorrere circa 500 metri sul suolo lunare, analizzando il terreno coni suoi due payload scientifici e comunicando con il lander, che a sua volta trasmetterà i dati a Chandrayan-2 in orbita, il cui lavoro proseguirà per circa un anno.

Potete seguire gli aggiornamenti sulle operazioni direttamente dal sito dedicato alla missione: https://www.isro.gov.in/chandrayaan2-latest-updates


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Chang’e-4: Yutu-2 scopre una strana sostanza sul lato lontano della Luna

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Yutu e le sue tracce lasciate sul suolo lunare. Credit: CNSA
Yutu e le sue tracce lasciate sul suolo lunare. Credit: CNSA

Da sempre il lato lontano della Luna ha affascinato la scienza e la fantasia popolare. Oltre alle foto dall’orbita, la Cina è diventato il primo stato ad aver allunato un lander e un rover su quei territori così vicini a noi ma ancora inesplorati. Sicuramente c’erano e ci sono molte aspettative sulle scoperte che questa missione può produrre ma forse nessuno si sarebbe potuto aspettare un ritrovamento apparentemente tanto insolito.

Durante l’ottavo giorno lunare iniziato il 25 luglio (ogni giorno lunare dura due settimane terrestri, seguito da due settimane di buio), Yutu-2 si accingeva come di consueto a intraprendere le sue attività astronomiche, a misurare le radiazioni e a osservare i dintorni. Coordinato dal centro di controllo terrestre, il rover aveva iniziato ad attraversare un’area disseminata di crateri.

Credit: CNSA

Il 28 luglio, il team Chang’e-4 si stava preparando a ordinare a Yutu-2 il solito “pisolino” di mezzogiorno, per proteggere il rover dalle alte temperature e dalle radiazioni del Sole alto nel cielo, quando un membro del team che controllava le immagini della fotocamera principale si accorse che un piccolo cratere sembrava contenere qualcosa di strano: un materiale con un colore e una lucentezza diversa rispetto alla superficie lunare circostante.

Il cratere in cui sarebbe stata avvistata l'anomalia.

Così, radunati gli scienziati, gli ingegneri decisero di posticipare la pausa e ordinare a Yutu-2 di proseguire verso quel cratere per tutte le analisi del caso.

Il rover ha esaminato quindi sia il terreno anomalo che quello circostante con il suo Visible and Near-Infrared Spectrometer (VNIS) ma per ora gli scienziati cinesi non si sono pronunciati e si sono limitati a definire la strana sostanza “gelatinosa” e dal “colore insolito”.

Apollo 17 - Crediti: Apollo 17 Crew/NASA

Una possibile spiegazione, suggerita da ricercatori esterni alla missione, è che il materiale sia vetro fuso creato dai meteoriti che colpiscono la superficie della Luna. D’altra parte terreni colorati sul nostro satellite li abbiamo già visti. L’astronauta e geologo dell’Apollo 17 Harrison Schmitt scoprì un colore arancione vicino al luogo di atterraggio nel 1972 che, si stabilì, essere stato creato da un’eruzione vulcanica esplosiva 3,64 miliardi di anni fa.

Ma il mistero della “gelatina lunare” sul lato lontano della Luna è ancora irrisolto e, ci tengo a precisare, finora la notizia non sembra avere alcun riferimento e/o comunicato ufficiale: l’unica fonte, seppur autorevole, anche per i media cinesi, è l’articolo pubblicato su space.com. Vedremo i prossimi aggiornamenti.

Ora il rover ed il lander sono entrati nel nono giorno lunare: Yutu-2 si è svegliato il 24 agosto alle 00:42 GMT mentre il lander alle 00:10 GMT del giorno successivo. I programmi per il rover sono di continuare a viaggiare verso ovest, di fare un pisolino precauzionale intorno al mezzogiorno locale e si spegnersi per la nona notte lunare intorno al 5 settembre, circa 24 ore prima del tramonto locale.

Leggi anche

La Cina raggiunge il lato nascosto della Luna su Coelum astronomia 230


Esopianeti Vicini
Lo studio dei sistemi stellari più vicini al Sole
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Coelum Astronomia di Settembre 2019
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Evento GAL Hassin 2019

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Locandina_GALHassin_2019

Locandina_GALHassin_2019E’ in programma per la giornata di domenica 8 settembre l’evento GAL Hassin 2019, arrivato alla sua undicesima edizione. Anche quest’anno conferenze, interviste, consegna del Premio GAL Hassin e musica in serata a cura di Carmela Stefano Fisarmonica classica. Nel corso dell’evento verrà assegnato il PREMIO GAL HASSIN 2019

ore 17:00 La prima immagine di un buco nero di Giovanni Peres (Dip. Fisica e Chimica Università degli Studi di Palermo).

ore 18:00 Non solo gamma: l’esplorazione del cielo dalle isole dei vulcani con i telescopi ASTRI-Horn di Giovanni Pareschi (INAF – Osservatorio Astronomico di Brera)

ore 19:00 Da bambina curiosa a cacciatrice di asteroidi. Sabrina Masiero intervista Maura Tombelli

Ingresso libero
INFORMAZIONI 0921662890 – 3298452944 – info@galhassin.it
www.galhassin.it

Unione Astrofili Italiani

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I convegni e le iniziative UAI
7-8 settembre
Corso imaging e ricerca cometaria
Organizzato dalla Sezione Comete, presso il Parco Astronomico “L. Gratton” a Rocca di Papa (RM) in collaborazione con l’Associazione Tuscolana Astronomia
Info: https://www.uai.it/sito/ricerca-e-studi/

28-29 settembre Meeting Sole-Luna-Pianeti Organizzato dalle sezioni Sole, Luna e Pianeti dell’UAI, presso l’Osservatorio Astronomico di Fiemme a Tesero (TN) in collaborazione con il Gruppo Astrofili Fiemme
Info: https://www.uai.it/sito/ricerca-e-studi/

Due serate con Quarto di Luna e Giove

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Come abbiamo potuto osservare anche durante i due mesi estivi precedenti, il passaggio della Luna nei pressi della costellazione dell’Ofiuco produce delle interessanti configurazioni geometriche con il brillante pianeta Giove (mag. –2,2), che domina quest’area di cielo. Indichiamo qui ben due serate, in cui potremo godere della visione di una bella mezza Luna e Giove in congiunzione.

Potremo vedere Giove apparire lentamente nel crepuscolo serale, via via che il cielo si farà scuro, a circa 18° di altezza sull’orizzonte sud-sudovest, tra le stelle dell’Ofiuco ma a poca distanza dalle affascinanti stelle dello Scorpione, tra cui spicca per brillantezza e colore, rosso acceso, la bella Antares (mag. +1.0). Il giorno 5 vedremo la Luna (fase del 46%) avvicinarsi a Giove, ponendosi a poco meno di 7° da esso, più verso sudovest, mentre il giorno 6, il nostro satellite naturale (fase del 57%) avrà sorpassato il grande pianeta ponendosi dunque più verso sud, a circa 6° 14’ da esso.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Settembre 2019

E ancora su Coelum astronomia 236

➜ La Luna di Settembre 2019
e una guida per l’osservazione dal cratere Taruntius fino al lato orientale del Sinus Asperitatis.

➜ La Luna immersa nei colori pastello per riprese da favola!

La costellazione del Delfino:  piccola ma ben distinta tra le autunnali costellazioni “acquatiche”.

Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Settembre su Coelum Astronomia 236

Leggilo subito qui sotto online, è gratuito!

 

Astronomiamo

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Locandina-Coelum-Settembre2019

Locandina-Coelum-Settembre2019

06.09: presentazione stagione 2019, diretta streaming

12.09: Apollo 11, ritorno al ’69, diretta streaming

21.09: Equinozio di Autunno, Santa Maria degli Angeli

Per tutte le informazioni: https://www.astronomiamo.it

Vi presento James Webb

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I team di integrazione guidano attentamente la sezione del telescopio di Webb sospeso al di sopra del suo elemento spaziale appena prima dell’integrazione. Credit: Nasa/Chris Gunn
I team di integrazione guidano attentamente la sezione del telescopio di Webb sospeso al di sopra del suo elemento spaziale appena prima dell’integrazione. Credit: Nasa/Chris Gunn

Il più grande, potente e complesso telescopio spaziale mai realizzato, l’attesissimo James Webb, ha compiuto un passo fondamentale verso il suo completamento: negli stabilimenti della Northrop Grumman a Redondo Beach, in California (Usa) i tecnici hanno collegato per la prima volta con successo le due metà del telescopio infrarosso voluto dalla Nasa.

Il James Webb sarà uno dei telescopi che potranno fare la differenza nello studio degli esopianeti in particolare quelli più vicini a noi, vediamo allora con Roberto Ragazzoni lo stato della ricerca ad oggi e le prospettive future. Su Coelum astronomia 236, in formato digitale e gratuito (clicca sull'immagine e leggi!).

L’operazione è consistita nel sollevare e far coincidere il telescopio vero e proprio di Webb – che include gli specchi esagonali ripiegati e gli strumenti scientifici – con lo scudo termico ripiegato e il modulo di navigazione, questi ultimi già combinati precedentemente. Le due parti sono state connesse meccanicamente; i passaggi successivi prevedono di collegarle elettricamente e quindi testare che tutto funzioni a dovere.

Entrambi i componenti principali della sonda sono già stati individualmente sottoposti a “torture” e condizioni ambientali simili a quelle che incontreranno durante il lancio e lo svolgimento in orbita della missione. Ora che Webb è un osservatorio completamente assemblato, dovrà sottoporsi a ulteriori test ambientali e di corretta distribuzione del peso per garantire il successo della missione.

Il James Webb Space Telescope “tutto d’un pezzo”. Crediti: Nasa/Chris Gunn

Realizzato grazie a una collaborazione tra le agenzie spaziali di Stati Uniti, Europa e Canada, il sospirato fratello maggiore del telescopio spaziale Hubble dovrebbe essere lanciato nel 2021, ben quattordici anni dopo la prima data ipotizzata, con un razzo Ariane 5 dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese.

In realtà Webb ha ben poco in comune con Hubble, a partire dallo specchio segmentato 10 volte più grande e dalla predilezione per le osservazioni nell’infrarosso, mentre i 5 strumenti principali di Hubble osservano nel vicino ultravioletto, nel visibile e nel vicino infrarosso. Inoltre, mentre Hubble opera in orbita intorno alla Terra, Webb opererà a oltre un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, e non potrà quindi essere raggiunto dagli astronauti per eventuali missioni di riparazione.

Per saperne di più sul perché lo sviluppo del Webb ha richiesto molto tempo guarda questo esauriente video (in inglese) del canale Astrum:


Esopianeti Vicini
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Astrochannel: seminari e coffee-talk

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INAFUna TV via web sulle attività dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. La visione e l’utilizzo di Astrochannel sono gratuiti e consentiti a tutti (se però siete interessati solo a singoli video, suggeriamo d’iscriversi). Suggeriamo di seguito i seminari in lingua italiana, ma il programma è decisamente più ampio e può essere consultato qui: http://www.media.inaf.it/inaftv/seminari/#3151
Attenzione: l’elenco che segue potrebbe essere non aggiornato. Per maggiori informazioni e aggiornamenti in tempo reale sui singoli seminari, vi invitiamo a fare riferimento ai siti web delle singole sedi.

05/09/2019, 15:00: “Decoding the stars: una recente biografia di Padre Secchi”

con Ileana Chinnici (INAF Palermo) – Osservatorio Astronomico di Palermo

Per seguire i seminari, installare il software (http://www.media.inaf.it/inaftv/) o cercare il video sul canale YouTube INAF-TV.
Astrochannel è un software di Marco Malaspina – Copyleft INAF Ufficio Comunicazione – 2007-2015

La Luna di Settembre 2019 e una guida all’osservazione da Taruntius al margine orientale del Sinus Asperitatis

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Le fasi della Luna in settembre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.
Le fasi della Luna in settembre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.

Dopo il Novilunio del 30 agosto, settembre si apre con la Luna di 1,4 giorni a –28° sotto l’orizzonte andando così a tramontare nella prima serata del mese alle 21:30 in fase di 2,3 giorni. Allontanandosi progressivamente dal Sole, di sera in sera ritarderà sempre più il suo tramonto rendendosi sempre più visibile fino alla fase di Primo Quarto prevista per le 05:10 del 6 settembre. La fase crescente culminerà col Plenilunio del 14 settembre. Da qui riprenderà la consueta fase calante con l’Ultimo Quarto del 22 settembre fra le costellazioni dei Gemelli, Orione e Toro andando così a chiudere questo ciclo lunare col Novilunio del 28 settembre.

Continua, con maggiori dettagli in la Luna di settembre su Coelum Astronomia 236

A settembre osserviamo

4 settembre Da Taruntius al margine orientale del Sinus Asperitatis

La prima e principale proposta del mese è per la serata del 4 settembre col nostro satellite che alle 20:30 sarà in fase di 5,3 giorni a un’altezza iniziale di +20° (colong. 335,8°; ill. 35,6%), quando il target sarà centrato sulla regione lunare dal cratere Taruntius fino al margine orientale del Sinus Asperitatis. Certamente non sono queste le condizioni ideali, comunque chi intenderà osservare questa interessante regione lunare avrà a disposizione circa due ore, fino alle 23:00 quando la Luna scenderà sotto l’orizzonte. Condizione essenziale sarà di poter disporre di una visuale libera da ostacoli verso occidente.

➜ Continua su Guida all’osservazione: da Taruntius al margine orientale del Sinus Asperitatis

 

7 settembre Massima Librazione: il mare Smythii

La seconda proposta di questo mese è dedicata al punto di massima Librazione che la sera del 7 settembre coinciderà col bordo orientale del mare Smythii, una vasta regione pianeggiante circolare (diametro 210 km e con una superficie di 104000 kmq) situata a sudest del mare Crisium al confine con l’emisfero lunare non visibile dalla Terra. Pertanto, a partire dalle 20:20′ circa, questa librazione estremamente favorevole consentirà l’osservazione di tutta l’area del mare Smythii e probabilmente anche delle pareti intorno alle principali strutture crateriformi poste appena oltre l’emisfero visibile, anche se in tali condizioni sarà importante non sottovalutare l’inevitabile schiacciamento prospettico di tutte le strutture lontane dal centro del disco lunare oltre al deleterio effetto dell’accentuata turbolenza atmosferica.

Sempre in tema di librazioni, il 13 settembre si ripeteranno le condizioni favorevoli, per l’osservazione delle già citate “Vette della Luce Eterna”, trattandosi dell’unico caso attualmente conosciuto nel nostro Sistema Solare di rilievi montuosi su cui non tramonta mai il Sole (varie cime delle pareti intorno al cratere Peary di 77 km di diametro). Leggi i dettagli sulla rubrica del numero doppio estivo La Luna di luglio e agosto.

8 e 9 settembre Nel bordo meridionale del mare Imbrium

La terza proposta, suddivisa nelle due serate dell’8 e 9 settembre, ci porterà lungo il bordo meridionale del mare Imbrium, l’enorme distesa pianeggiante situata nel settore centro settentrionale della Luna con un diametro di circa 1.300 km e una superficie di 890.000 km quadrati la cui origine risale al Periodo Geologico Imbriano Inferiore collocato a 3,8 miliardi di anni fa. Si ricorda che la visibilità delle strutture superficiali sarà in stretta relazione col progressivo avanzamento della linea del terminatore attraverso il disco lunare. La zona che andremo a osservare sarà quella compresa dai monti Archimedes fino al cratere Tobias Mayer all’estremità occidentale dei monti Carpatus. L’individuazione della regione lunare oggetto delle nostre osservazioni risulterà molto semplice se orienteremo il telescopio alla base dell’estremità sudovest dei monti Appennini, proseguendo poi verso occidente fino in prossimità del terminatore.

➜ Tutti i dettagli delle due proposte nella Luna di Settembre 2019

Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Settembre su Coelum Astronomia 236

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Il Cielo di Settembre 2019

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La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Set > 23:00; 15 Set > 22:00; 30 Set > 21:00. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

EFFEMERIDI (apr.-ott. 2019 – TU+2)

Luna

Sole e Pianeti

Guardando verso occidente, saranno ancora visibili, declinanti e prossime al tramonto, le estese costellazioni della tarda primavera: il Boote con la brillante Arturo (mag. –0,1), Ofiuco, in cui potremo scorgere, prossimo all’orizzonte, il brillante pianeta Giove, Ercole e il Serpente. Verso sudovest starà già tramontando il Sagittario portando con sé Saturno, seguito dal Capricorno. Con il passare del tempo il cielo muterà completamente aspetto: prima della mezzanotte saranno già visibili le Pleiadi (M 45) sull’orizzonte nordest e nella seconda parte della notte si potrà godere della presenza contemporanea della grande nebulosa di Orione (M 42) e della Nebulosa Velo nel Cigno. In mezzo, solo spazi silenti e rarefatti, ma anche imponenti visioni, come quelle della grande galassia M 31 in Andromeda e del Doppio Ammasso nel Perseo:

➜ Il Cielo di settembre con la UAI che questo mese ci porta tra le galassie di Andromeda

➜ Ancora valida la rubrica del numero scorso Riprendiamo la Via Lattea con Giorgia Hofer, con tanti spunti anche da rubriche passate.

IL SOLE

L’evento più importante del mese per la nostra stella sarà ovviamente il passaggio al nodo discendente sull’equatore celeste il giorno 23, quando in pratica il Sole avrà declinazione pari a zero e si verificherà l’Equinozio d’Autunno, ovvero l’istante in cui inizia l’autunno astronomico (la primavera per l’emisfero Sud).

➜ Continua a leggere, sempre gratuitamente, sul Cielo di Settembre all’interno del nuovo numero.

COSA OFFRE IL CIELO

Poche soddisfazioni dai pianeti, Giove, riduce ulteriormente le sue ore di visibilità, pur restando brillante e ben visibile nella prima parte della serata, accompagnato da Saturno che ne segue il destino.  Marte e Venere, invisibili e osservabili solo attravero il coronografo, anche se Venere comincerà a fare capolino nelle luci del tramonto dell’ultima decade del mese. Mercurio invece, come sempre, alternerà nel suo più veloce moto attorno al Sole, i suoi periodi di visibilità, ma per via della configurazione del suo moto apparente rimarrà comunque osservabile con difficoltà, al tramonto come Venere, solo dopo la metà del mese. Approfondisci le condizioni dei singoli pianeti, dei pianeti nani e dei principali asteroidi in opposizione nelle sezioni dedicate del Cielo di Settembre, oltre alle cartine e ai dettagli delle principali congiunzioni del mese.

In un mese un po’ carente di fenomeni da osservare, non ci resta che la Luna, sempre vigile e presente, Francesco Badalotti ci suggerisce quali formazioni osservare, con una guida approfondita della regine tra il cratere Taruntius fino al lato orientale del Sinus Asperitatis, mentre Giorgia Hofer per nuovi spunti di ripresa del nostro satellite naturale rispolvera un classico, quello della Cintura di Venere, già affrontato nel numero 218, ma con nuove immagini, nuovi racconti e nuovi spunti per La Luna immersa nei colori pastello per riprese da favola!

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in PhotoCoelum!

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Festival della Mente

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festival-della-mente

festival-della-mente

Il festival, il primo in Europa dedicato alla creatività e ai processi creativi, animerà la città con una quarantina tra incontri, dialoghi e spettacoli.
Filo conduttore del 2019 è il concetto di futuro, che sarà indagato e approfondito da scienziati, filosofi, scrittori, intellettuali e artisti italiani e internazionali.

Il festival si aprirà con la lezione inaugurale di Amalia Ercoli Finzi, che da oltre venticinque anni si occupa di dinamica del volo spaziale e progettazione di missioni spaziali. La scienziata illustrerà come le sonde spaziali, la tecnologia esasperata, i lunghi tempi di progettazione e realizzazione, i finanziamenti ingenti uniti a menti visionarie possano permettere di raggiungere mondi tanto lontani da essere oggi ritenuti inarrivabili.

La Sojuz MS-14 è finalmente attraccata alla ISS

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DI MARCO VEZZOLI · astronautinews.it

Mentre la ISS sorvolava la Mongolia Orientale a poco più di 400 chilometri di altitudine, la navetta Sojuz MS-14, resa famosa (anche) dalla presenza del robot Fedor, è riuscita a effettuare il docking con la Stazione Spaziale Internazionale quando erano le 05:08 CEST, dopo il fallimento del primo tentativo il 24 agosto causato da un problema con il sistema di guida automatico Kurs.

La Sojuz MS-14 rimarrà ancorata per due settimane al modulo russo Zvezda, il cui boccaporto è stato liberato grazie alla manovra svolta la notte precedente dagli astronauti Parmitano, Skvorcov e Morgan, che hanno spostato la Sojuz MS-13 al modulo Poisk.

Il robot Fedor a bordo della capsula Sojuz MS-14. – © Roscosmos

La navetta, oltre a trasportare il robot umanoide russo Fedor (noto anche come Skybot F850), ha rifornito l’equipaggio della Expedition 60 con circa 658 kg di cibo, rifornimenti e strumenti scientifici.

Tuttavia, il lavoro straordinario degli astronauti a bordo della ISS non è ancora terminato: con l’attracco della navetta russa si è potuto dare il via alle operazioni per il rilascio della navetta Dragon, programmato alle 16:42 CEST del pomeriggio stesso, la quale riporterà a terra più di 1200 kg di esperimenti scientifici e altro carico.

Qui sotto il video del docking della Soyuz MS-14.


Copyright Associazione ISAA 2006-2019 – Vedi qui i dettagli della licenza.


E ancora Luna e Aldebaran

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La mattina molto presto del 24 agosto, la Luna (fase del 45%) si troverà prossima a varcare i confini dell’ammasso delle Iadi, passando a circa 3,3° a nordest della stella Aldebaran (Alfa Tauri, mag. +0,9).

I due astri sorgono attorno alla mezzanotte, e si alzano sempre più fino a perdersi nella luce del mattino. All’orario indicato li troveremo alti circa 13° sull’orizzonte di estnordest. Più in alto, a circa 9° e mezzo a nord della Luna, riconosceremo il grappolo di stelle delle Pleiadi (M 45).

Per arricchire l’osservazione, o se proprio il cielo fosse nuvoloso, come sempre consigliamo le puntate della rubrica di Stefano Schirinzi sul ricco campo della costellazione del Toro, in particolare dedicate ad Aldebaran e le Iadi.
Mito, scienza e curiosità fino alla scoperta dei tesori delle profondità del cosmo:

➜ I parte: La costellazione del Toro: la storia e il mito
➜ II parte: L’ammasso delle Iadi, storia e scienza
➜ III parte: Iadi: le stelle e i loro dintorni
➜ IV parte: …è il momento di Aldebaran!

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Agosto 2019

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E ancora su Coelum astronomia 235

➜ Giorgia Hofer ci porta poi nuovi spunti per la ripresa del nucleo della Via Lattea, ora che Giove e Saturno si trovano nei suoi pressi.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Luglio e Agosto su Coelum Astronomia 235

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Anatomia di un gabbiano cosmico

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Colorata e tenue, Sharpless 2-296 forma le "ali" di questa affascinante collezione di oggetti nota come la Nebulosa Gabbiano, così chiamata a causa della somiglianza con un gabbiano in volo. Nubi incandescenti si intrecciano con strisce scure di polvere e stelle brillanti. La nebulosa Gabbiano, costituita da polvere, idrogeno, elio e tracce di elementi più pesanti, è una culla calda ed energica di nuove stelle. Crediti: ESO/VPHAS+ team/N.J. Wright (Keele University)
Colorata e tenue, Sharpless 2-296 forma le "ali" di questa affascinante collezione di oggetti nota come la Nebulosa Gabbiano, così chiamata a causa della somiglianza con un gabbiano in volo. Nubi incandescenti si intrecciano con strisce scure di polvere e stelle brillanti. La nebulosa Gabbiano, costituita da polvere, idrogeno, elio e tracce di elementi più pesanti, è una culla calda ed energica di nuove stelle. Crediti: ESO/VPHAS+ team/N.J. Wright (Keele University)

Le componenti principali del Gabbiano sono tre grandi nuvole di gas, tra cui la più caratteristica è Sharpless 2-296, che forma le “ali”. Sh2-296 misura circa 100 anni luce da una punta all’altra dell’ala ed è formata da materiale incandescente attraversato da strisce di polvere scura che si insinuano tra stelle luminose. È un bell’esempio di una nebulosa a emissione, in questo caso una regione HII, che indica la formazione attiva di nuove stelle, che abbelliscono l’immagine.

È proprio la radiazione emessa da queste giovani stelle a conferire alle nubi i loro fantastici colori e renderle così affascientanti, ionizzando il gas circostante e facendolo brillare. Questa radiazione è anche il principale fattore che determina la forma delle nuvole, esercitando una pressione sul materiale circostante e scolpendolo con le forme stravaganti che vediamo. Poiché ogni nebulosa ha una distribuzione unica di stelle e può, come questa, essere un composto di più nubi, esse presentano una grande varietà di forme, che accendono l’immaginazione degli astronomi ed evocano confronti con animali o oggetti familiari.

Questa diversità di forme è esemplificata dal contrasto tra Sh2-296 e Sh2-292. Quest’ultima, appena sotto le “ali” nell’immagine, è una nube più compatta che forma la “testa” del gabbiano. La sua caratteristica più importante è un’enorme stella estremamente luminosa chiamata HD 53367, 20 volte più massiccia del Sole, che vediamo come “occhio” penetrante del gabbiano. Sh2-292 è sia una nebulosa a emissione che una nebulosa a riflessione; gran parte della sua luce viene emessa dal gas ionizzato che circonda le sue stelle nascenti, ma una quantità significativa è anche dovuta alla luce riflessa prodotta da stelle esterne.

Le strisce scure che interrompono l’omogeneità delle nuvole e danno loro consistenza sono scie di polvere – tracce di materiale molto più denso che nascondono parte del gas luminoso dietro di esse. Nebulose come questa hanno densità di alcune centinaia di atomi per centimetro cubo, molto meno dei più spinti vuoti artificiali sulla Terra. Tuttavia, le nebulose sono ancora molto più dense del gas esterno, che ha una densità media di circa 1 atomo per centimetro cubo (!).

Questa panoramica cattura la suggestiva e pittoresca zona di formazione stellare nota come Nebulosa Gabbiano, IC 2177, al confine tra le costellazioni dell'Unicorno e del Cane Maggiore. Questa visuale è ottenuta da immagini appartenenti alla DSS2 (Digitized Sky Survey 2). Crediti: ESO/Digitized Sky Survey 2. Acknowledgement: Davide De Martin

Il Gabbiano si trova lungo il confine tra le costellazioni del Cane Maggiore e dell’Unicorno, a una distanza di circa 3700 anni luce, in un braccio della Via Lattea.  Le galassie a spirale possono contenere migliaia di queste nubi, quasi tutte concentrate lungo i bracci.

Diverse nubi più piccole vengono associate alla Nebulosa Gabbiano, tra cui Sh2-297, una piccola aggiunta nodosa alla punta dell ‘”ala” superiore del gabbiano, Sh2-292 e Sh2-295. Questi oggetti sono tutti inclusi nel Catalogo di Sharpless, un elenco di oltre 300 nubi di gas incandescente compilato dall’astronomo americano Stewart Sharpless.

Questa immagine è stata ottenuta con il VST (VLT Survey Telescope), tra i più grandi telescopi al mondo per survey in luce visibile. Il VST è progettato per fotografare ampie aree del cielo in modo rapido e profondo.

Ruscite a individuare il gabbiano in questa foto?

Sfidiamo i nostri lettori a dare sfogo all’immaginazione e disegnare sulla foto il contorno del gabbiano. Condividete poi le vostre foto usando l’hashtag #SpotTheSeagull.


50 ANNI FA
Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
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ExoMars 2020: fallito l’ultimo test del paracadute

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DI MARCO ZAMBIANCHI – astronautinews.it

Lo scorso 5 agosto si è svolto dal poligono di Esrange, in Svezia, un importante test del paracadute che dovrà frenare la corsa del rover marziano europeo Rosalind Franklin nella fase di entrata nell’atmosfera del pianeta rosso. Purtroppo la missione si è conclusa con un insuccesso, e il veicolo di prova si è schiantato al suolo.

ESA non ha annunciato ritardi sulla tabella di marcia, ma a seconda della complessità degli interventi richiesti per rimediare la situazione, non si può escludere un nuovo slittamento del lancio di due anni.

Che cosa è andato storto

Come parte della normale campagna di validazione pre-lancio di ogni missione, per ExoMars 2020 sono stati programmati numerosi test sui paracadute presso il sito della società svedese SSC. Il primo ha avuto luogo lo scorso anno, e ha dimostrato con successo il dispiegamento e l’apertura del più grande dei due paracadute principali, in un test di caduta svolto con un elicottero dalla quota di 1,2 km.

Successivamente, il 28 maggio di quest’anno, la sequenza di apertura di tutti e quattro i paracadute è stata testata per la prima volta grazie a un pallone stratosferico, che ha rilasciato la piattaforma di prova ad un’altezza di 29 km. Mentre i meccanismi di spiegamento si sono attivati ​​correttamente e la sequenza generale è stata completata, entrambi i paracadute principali hanno subito danni.

A seguito dell’ispezione dell’hardware recuperato, sono state apportate alcune modifiche al design dei paracadute e alle relative sacche di contenimento per preparasi al successivo test ad alta quota, quello dello scorso 5 agosto, anche se questa volta ci si è concentrati solo sul paracadute più grande, del diametro di 35 metri.

Purtroppo, come detto, non solo le modifiche non hanno risolto i problemi emersi a maggio, ma sembrano addirittura aver aggravato la situazione.

La complessa sequenza di apertura dei paracadute di ExoMars 2020 – Copyright ESA

Le indagini preliminari mostrano che i passaggi iniziali del rilascio e dell’apertura sono stati completati correttamente, tuttavia sono stati notati dei danni alla calotta già prima dell’inflazione completa, in modo simile al test precedente. Di conseguenza, il modulo di prova è sceso trattenuto solo dal paracadute pilota.

«È deludente vedere che gli aggiustamenti al design introdotti a seguito delle anomalie dell’ultimo test non ci abbiano aiutato a superare con successo il questa nuova prova, ma come sempre restiamo concentrati. Stiamo lavorando per comprendere e correggere il difetto al fine di poter lanciare puntualmente l’anno prossimo» ha affermato Francois Spoto, Team Leader di ExoMars per ESA.

L’hardware e la documentazione video e telemetrica sono stati recuperati, e sono attualmente in fase di studio. L’analisi di questi elementi dovrebbe rivelare la causa principale dell’anomalia, passaggio fondamentale per guidare le ulteriori modifiche che potrebbero essere richieste al sistema di paracadute prima di ulteriori test.

Un’altra prova in alta quota è già prevista per il primo paracadute principale entro la fine del 2019. Il prossimo tentativo di qualificazione del secondo paracadute principale è previsto per l’inizio del 2020.

Parallelamente, i team stanno studiando la possibilità di produrre ulteriori modelli di test del paracadute, da utilizzare in simulazioni a terra che cercheranno di imitare la dinamica dell’estrazione del paracadute, poiché le opportunità di lanci da palloni stratosferici sono limitate.

«Arrivare su Marte, e in particolare atterrarci, è un’impresa molto difficile», ha aggiunto Spoto. «Ci impegniamo a far volare un sistema in grado di consegnare in sicurezza il nostro carico utile sulla superficie di Marte, al fine di condurre la sua particolare missione scientifica».

NASA, che a suo tempo si ritirò dalla partnership per la missione ExoMars lander, ha comunque offerto il suo aiuto e il suo know-how ai partner europei. Il mese prossimo si riunirà un seminario di esperti di paracadute “marziani” proprio per condividere le conoscenze acquisite.

La missione ExoMars Rosalind Franklin

Il programma ExoMars è uno sforzo congiunto tra ESA e Roscosmos. Oltre alla missione del 2020, include anche il Trace Gas Orbiter (TGO) lanciato nel 2016. Il TGO sta già fornendo importanti risultati scientifici propri e sta trasmettendo dati dal rover Curiosity e dal lander InSight (entrambi della NASA). Trasmetterà anche i dati della missione del 2020 una volta che arriverà su Marte nel marzo 2021.

Il modulo di discesa Kazačok, fornito dalla Russia che è partner di ESA per questa missione, necessita di due paracadute. Ciascuno ha un suo scivolo pilota che ne facilita l’estrazione, e aprendosi uno dopo l’altro a intervalli prestabiliti, hanno il compito cruciale di rallentare la discesa fino a una velocità adatta all’accensione dei motori a razzo del modulo Kazačok, che resteranno in funzione fino all’atterraggio.

Il lancio della missione è previsto tra il 25 luglio e il 13 agosto 2020, date imposte dalla posizione reciproca della Terra e di Marte, con un arrivo sul pianeta rosso nel marzo 2021. Dopo essere scappato dalla piattaforma di superficie, il rover Rosalind Franklin esplorerà la superficie di Marte, alla ricerca di siti geologicamente interessanti da perforare sotto la superficie, per determinare se sia mai esistita la vita sul nostro pianeta vicino.

L’intera sequenza di arrivo sulla superficie, dall’ingresso atmosferico all’atterraggio, dura solo sei minuti. Pertanto anche l’Europa vivrà, per la prima volta, la sua versione dei “sei minuti di terrore” celebrati in un famoso video del JPL.

Il rover europeo Rosalind Franklin. ESA.
Il rover Rosalind Franklin, di costruzione europea, e la piattaforma di superficie a guida russa Kazačok sono in fase di completamento. Saranno lanciati da un razzo Proton dal centro di lancio kazako di Bajkonur, e viaggeranno verso Marte grazie a un modulo di crociera dedicato, sempre fornito da Roscosmos.

Il rover, in particolare, è attualmente in fase di costruzione presso Airbus Defence and Space a Stevenage, nel Regno Unito, e inizierà presto la sua campagna di test ambientali presso Airbus Tolosa, in Francia. Allo stesso tempo il modulo di discesa e la piattaforma di atterraggio inizieranno l’ultima batteria di test presso Thales Alenia Space, a Cannes, Francia. Il rover sarà integrato con il resto del trenino spaziale all’inizio del 2020.

Fonte: ESA

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Bolide sui cieli della Sardegna, facciamo il punto

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Ed è stata proprio la Nasa, grazie alle rilevazioni satellitari 24 ore su 24 fatte dalla rete di monitoraggio Cneos (Center for Near Earth Objects Studies), a confermare la posizione calcolata da Carbognani per il punto finale della traiettoria (38,9 N; 7,0 E) a circa 150 km a sud-ovest delle coste del Sulcis e 36 km di altezza. La velocità di caduta di 14,9 km al secondo (53.640 km/h) combinata con la traiettoria, ha fatto ipotizzare al Cneos un bolide di circa 1,5 metri diametro. Tenendo conto della natura ferrosa dei meteoriti finora ritrovati ed una conseguente densità di 3 tonnellate al metro cubo, la stima finale della massa è risultata di 4 tonnellate. Sul sito Cneos è disponibile un database che indica quasi ottocento bolidi (in inglese fireball) registrati dal 1988 a oggi. Una media di 25 all’anno in tutto il mondo. Quello passato pochi giorni fa sulla Sardegna, con la potenza di meno di 0,1 chilotoni, non è certamente tra i bolidi più “energetici” finora registrati, ma rappresenta comunque – come mostra la mappa riportata qui sopra – uno dei pochi nel Mediterraneo e il primo in Italia.
La foto del bolide. Crediti e copyright: Francesco Malica

Il 16 agosto 2019 resterà impresso nei ricordi di molti italiani e, in particolare, di chi, per residenza o per vacanza, si trovava in quel momento sotto i cieli della Sardegna. Alle 22.36 ora estiva locale (le 20.36 Utc) è infatti comparsa, in direzione sud-ovest rispetto all’isola, una scia di luce di straordinaria intensità che ha destato stupore e paura in migliaia di persone. Si è trattato di un cosiddetto “bolide”, ovvero – come spiegheremo tra poco – di una meteora molto più brillante della norma.

Le prime segnalazioni di un forte bagliore nel cielo sono apparse su Facebook già dopo pochi minuti dall’avvistamento, ma senza ancora nessuna immagine. Verso mezzanotte la prima fotografia completa della meteora è comparsa su Instagram. A postarla è stato il giovane fotografo Francesco Malica, che stava effettuando uno scatto a lunga esposizione (star trail) dalla località di S’Archittu – e che ha gentilmente concesso a Media Inaf l’uso della foto originale a piena risoluzione, che vedete qui sopra.

L’immagine, al di là della sua struggente bellezza, è risultata utile anche per gli scienziati che studiano i bolidi e i meteoriti, come Albino Carbognani, che lavora al progetto Prisma (Prima rete per la sorveglianza sistematica di meteore e atmosfera) dell’Istituto nazionale di astrofisica.

«La foto scattata a S’Archittu», dice Carbognani, «si è rivelata importante, perché il progetto Prisma si basa sia sul lavoro di telecamere fisse all sky costantemente puntate verso il cielo, sia sulle testimonianze oculari dei cittadini, che possono facilmente segnalare eventi di questo tipo tramite il nostro sito. Il bolide segnalato in Sardegna, dove è prevista l’installazione di una telecamera nel prossimo futuro, era troppo a sud rispetto alle telecamere attualmente in uso, per cui il riscontro fotografico è stato utile a raffinare e confermare le testimonianze inviate già dopo pochi minuti dall’evento. Grazie alla presenza di un orizzonte a livello del mare e di un astro luminoso come Saturno già alto nel cielo, è stato possibile risalire alle coordinate celesti dei punti iniziali e finali della traiettoria del bolide da quella particolare prospettiva. Il bolide ha seguito una traiettoria da nord-ovest verso sud-est, circa a metà strada fra Baleari e Sardegna».

Verso l’una e mezza del mattino è comparso su Twitter il video di Claudio Porcu, che con la dashcammontata sulla sua auto è riuscito a immortalare l’evento in modo perfetto, riprendendo tutta l’area di cielo interessata da prima dell’inizio a dopo la fine della scia. Grazie a questo video si capiscono ulteriori dettagli come la durata, di circa cinque secondi, e la frammentazione in tanti pezzi minori prima della scomparsa.

In un altro video, ripreso a Iglesias, si nota invece un altro dettaglio impressionante: l’estrema dinamicità delle ombre. Il movimento del corpo celeste, contrariamente al Sole e alla Luna, genera infatti ombre velocissime, analogamente ai fari di un’automobile in corsa.

Nel giro di poche ore tutte le principali agenzie di stampa e testate giornalistiche italiane, ma anche spagnole e francesi, hanno rilanciato la notizia e relative immagini e video con interviste a esperti e astrofisici. In Italia una fra le interviste più rilanciate è stata quella a Silvia Casu dell’Inaf di Cagliari, andata in onda al Tg1.

Purtroppo, nella foga di dare al pubblico la notizia in tempi record, sono state pubblicate anche alcune imprecisioni su cui è utile fare un po’ d’ordine. Alcuni errori si sarebbero potuti evitare andando a consultare l’articolo preliminare che lo stesso Carbognani ha pubblicato il 17 agosto sul sito di Prisma e aggiornato nei giorni successivi.

Il primo errore, per la verità abbastanza innocente, è stato quello di chiamare in causa il concetto di “meteorite”. Tecnicamente, infatti, il bolide è stato prodotto da un “meteoroide”, ovvero di un corpo celeste di piccole dimensioni (da trenta millesimi di millimetro ad un metro, secondo la definizione dell’Unione astronomica internazionale) in orbita attorno al Sole, che può avere diverse provenienze e composizioni chimiche. Si va dai residui, antichissimi e solitari, della formazione del Sistema solare a pezzi di asteroidi frutto di impatti reciproci o con altri pianeti e satelliti, fino ai resti di comete. In quest’ultimo caso i meteoroidi in ballo possono essere davvero tanti e dare vita a “sciami meteorici” ricorrenti come quello, appena passato, delle Perseidi, la famosa notte di San Lorenzo. Un magnifico sito web oggi ci consente addirittura di vedere con precisione 13 degli 81 sciami meteorici attualmente conosciuti.

Quando un meteoroide, quale che sia la sua origine, entra in contatto con l’atmosfera terrestre a forte velocità, la comprime e la surriscalda a tal punto da creare una scia di plasma incandescente e diventare visibile sotto forma di “meteora”. Quando una meteora supera una certa luminosità (o, più propriamente, magnitudine), viene definita “bolide”, ed è proprio il caso di quella che ha solcato il Mediterraneo il 16 agosto.

Di solito i bolidi si consumano completamente, vaporizzandosi prima di toccare il suolo e lasciando dietro di sé una scia di finissime “micrometeoriti” che – insieme con altre particelle di altra provenienza, e in grande maggioranza rispetto a corpi più grandi – cadono ogni anno a decine di tonnellate al suolo ma sono troppo piccole per essere individuate.

Se, invece, qualche frammento, sebbene malconcio e semi-fuso dal cosiddetto processo di ablazione, resta intatto e cade sulla Terra con una dimensione superiore ai due millimetri, viene definito “meteorite” – declinato di solito al femminile. Viste le sue caratteristiche, il bolide osservato tra la Sardegna e le Isole Baleari potrebbe anche aver prodotto una piccola meteorite, ma non possiamo esserne certi, perché sotto c’era mare per centinaia di chilometri. Ecco perché, anziché di “meteorite”, in questo caso è più corretto parlare di “bolide”, ovvero del solo fenomeno ottico di elevata magnitudine.

Un po’ più seria è stata la confusione tra meteoroideasteroide. In questo caso non è tanto la differenza lessicale a rappresentare l’ostacolo, visto che anche lo stesso sito dell’International Meteor Organisation (Imo) ha definito “asteroide” il bolide sardo, e le stesse stime della Nasa parlano di un oggetto del diametro compreso tra uno e due metri – dunque, sebbene di poco, eccederebbe lo standard di “meteoroide”. L’errore mediatico è stato piuttosto un vero e proprio “scambio di persona”: alcuni giornalisti, ingannati da una fortuita vicinanza temporale tra i due fenomeni, hanno identificato il bolide del 16 agosto con l’asteroide 2006 QQ23, passato sei giorni prima, il 10 agosto, a sette milioni e mezzo di km da noi, ovvero quasi venti volte la distanza Terra–Luna. Questo asteroide di circa 500 metri di diametro è un “sorvegliato speciale” della Nasa, in quanto potenzialmente pericoloso per la Terra – per cui, se fosse stato lui a cadere nel Mediterraneo, non saremmo probabilmente qui a scriverne oggi.

Ed è stata proprio la Nasa, grazie alle rilevazioni satellitari 24 ore su 24 fatte dalla rete di monitoraggio Cneos (Center for Near Earth Objects Studies), a confermare la posizione calcolata da Carbognani per il punto finale della traiettoria (38,9 N; 7,0 E) a circa 150 km a sud-ovest delle coste del Sulcis36 km di altezza. La velocità di caduta di 14,9 km al secondo (53.640 km/h) combinata con la traiettoria, ha fatto ipotizzare al Cneos un bolide di circa 1,5 metri diametro. Tenendo conto della natura ferrosa dei meteoriti finora ritrovati ed una conseguente densità di 3 tonnellate al metro cubo, la stima finale della massa è risultata di 4 tonnellate.

Il bolide sul sito del Cneos (cneos.jpl.nasa.gov). Dal 1988 a oggi è l’unico, fra quelli che hanno solcato i cieli italiani, potente a sufficienza da essere registrato nel database della Nasa.

Sul sito Cneos è disponibile un database che indica quasi ottocento bolidi (in inglese fireball) registrati dal 1988 a oggi. Una media di 25 all’anno in tutto il mondo. Quello passato pochi giorni fa sulla Sardegna, con la potenza di meno di 0,1 chilotoni, non è certamente tra i bolidi più “energetici” finora registrati, ma rappresenta comunque – come mostra la mappa riportata qui sopra – uno dei pochi nel Mediterraneo e il primo in Italia.


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