L’associazione ANS Collaboration (Asiago Novae & Symbiotic stars) è attiva dal 2005 come collaborazione tra astronomi e astrofili nell’ambito del monitoraggio fotometrico e spettroscopico di stelle simbiotiche e novae, ma anche di altre tipologie stellari quali, ad esempio, binarie ad eclisse e supernovae, invita tutti gli astrofili interessati all’ANS Collaboration 2.0 foundation meeting che si terrà domenica 18 marzo 2018 presso la sala conferenze del Planetario di Ravenna.
➜ Programma e registrazione ANS Meeting
Questo meeting getterà le basi per la nuova fase 2.0 di ANS Collaboration, sodalizio che, nei suoi 12 anni assai di attività, ha contribuito ad oltre 170 pubblicazioni su riviste internazionali basate sulle proprie osservazioni fotometriche e/o spettroscopiche.
I partecipanti al meeting interessati a far parte di ANS Collaboration potranno poi partecipare alla successiva Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica, diretta dal prof. Ulisse Munari (Osservatorio Astrofisico di Asiago), che si terrà nel week end del 12-13 maggio 2018 a Varese presso l’Osservatorio G.V. Schiaparelli-Campo dei Fiori.
In quest’occasione la fotometria e la spettroscopia astronomiche verranno affrontate sia teoricamente che con sessioni pratiche usufruendo dei locali telescopi (35cm, 61cm e 84cm di apertura).
➜ Programma e registrazione Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica
Organizzato da Gruppo Astrofili Salese “G. Galilei”.
Inaugurazione Sabato 10 Marzo alle ore 16:00 con interventi autorità locali e ospiti speciali. La mostra sarà costituita da numerose sezioni che spaziano tra diversi argomenti di astronomia, di storia dell’astronomia e di astronautica. Ogni sezione sarà presidiata dai soci del gruppo che ne illustreranno il contenuto.
Per Informazioni: Tel: 340 3450274
Email: astrosalese@libero.it http://www.astrosalese.it
La linea immaginaria che separa il lato diurno da quello notturno di un pianeta si chiama “terminatore” o “zona crepuscolare”. Il fenomeno è visibile anche su altri oggetti illuminati dal nostro Sole e la sonda della Nasa Junolo ha fotografato magistralmente sul pianeta Giove con la JunoCam.
Scattata durante l’unidicesimo flyby (passaggio ravvicinato) della sonda attorno al quinto pianeta del Sistema solare, nella foto d’artista è possibile ammirare lo spettacolo danzante dei vortici in formazione attorno al polo Sud e in movimento verso la zona equatoriale di Giove. Questo ritratto risale al 7 febbraio scorso, quando la navicella si trovava a oltre 120 chilometri di distanza dalla parte più alta dell’atmosfera di Giove.
L’immagine è il frutto del lavoro del citizen scientist Gerald Eichstädt, il quale ha processato i dati “raw” raccolti dalla JunoCam e ne ha accentuato i colori per mettere in risalto i contorni delle nuvole. Il risultato è talmente bello che la foto sembra quasi un dipinto.
Lo scattoè uno dei tanti che Juno ha ripreso mentre era rivolto verso il polo Sud del pianeta. Protagonista della foto è, appunto, la regione dove il giorno incontra la notte. Per rendere il tutto più dettagliato e visibile, il team di scienziati e ingegneri che guidano la sonda ha regolato la JunoCam in modo che si comportasse come un fotografo ritrattista: la camera a bordo della sonda ha realizzato numerosi scatti a diverse esposizioni sperando di catturare l’immagine con il bilanciamento della luce desiderato. Per consentire a JunoCam di raccogliere una quantità di luce tale da rivelare le caratteristiche della zona crepuscolare di Giove, il lato diurno è stato sovraesposto.
La sonda è in orbita attorno a Giove dal 2016, ha un profilo di missione per orbite polari e si propone di dare risposte ad alcune questioni fondamentali ancora irrisolte sul pianeta stesso, la sua formazione e la sua evoluzione. L’Italia partecipa alla missione con due strumenti: Jiram (Jupiter InfraRed Auroral Mapper) per le studio delle aurore e dell’atmosfera e un transponder in banda Ka per studi gravitazionali. Jiram è coordinato dall’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali dell’Inaf.
Indice dei contenuti
Risorse online
Le immagini grezze dalla JunoCam sono disponibili per il pubblico nel sito della JunoCam community
Informazioni sulla missione sul sito della NASAe del SWRI
Oggetti Volanti *Identificati* sul nuovoCoelum Astronomia di marzo! Nelle cronache di questi giorni ma anche come target osservativi e di ripresa! #FalconHeavy #Tiangong-1 #Tesla #ISS #SatellitiArtificiali
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Sei corsi di Astronomia a Roma per conoscere l’Universo e imparare a osservare il cielo. Corsi base e avanzati:
– Astronomia base
– Astrofisica e Cosmologia
– Fotografia Astronomica
– Osservazioni al telescopio
– Archeoastronomia
– Astronomia insolita e curiosa
Archeoastronomia: dal mistero alla scoperta
Conferenze gratuite:
– 10.03 ore 13:30: Museo Archeologico di Montecelio (RM)
– 23.03 ore 21:00: Associazione Astronomica Polaris, Genova
– 06.04 ore 21:00: Osservatorio Polifunzionale del Chianti
01.03 ore 21:30: Diretta streaming Occhi al Cielo 08.03ore 21.30: Corso on line sul Sistema Solare 10.03ore 16:00 Incontri di Astronomia Live con il Dott. Federico Tosi – INAF 15.03ore 21:30: Corso di Astrofotografia on line 27.03ore 20:00: Parlando di Astronomia a Ceccano (FR)
Convegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00: 03.03: Dott. Natalino Fiorio “NEL REGNO DEL SOLE”. 31.03: Dott. Paolo Ocner astronomo presso l’osservatorio di Asiago “IL SOLE”.
Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00
28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione 07.03: “tutto quello che non vediamo. Il modello standard della cosmologia contemporanea” 2° lezione 14.03: “verso l’infinito…e oltre! Il multiverso e le altre ipotesi dei cosmologi contemporanei” 3° lezione
Osservazioni presso la sede di Arcugnano: 25.03: “osserviamo la nostra Stella” osservatorio aperto dalle 14:30 alle 17:30
Ogni martedì del mese l’osservatorio sarà aperto al pubblico dalle ore 20:30.
Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI).
Tutti i primi lunedì del mese:
UNA COSTELLAZIONE SOPRA DI NOI In diretta web con il Telescopio Remoto UAI Skylive dalle ore 21:30 alle 22:30. Un viaggio deep-sky in diretta web con il Telescopio Remoto UAI e gli altri Telescopi Remoti ASTRA (http://www.astratelescope.org/). Osservazioni con approfondimenti dal vivo ogni mese su una costellazione del periodo. Basta un collegamento internet, anche lento, registrandosi gratuitamente su www.astronomiamo.it . Con la voce del Vicepresidente UAI, Giorgio Bianciardi. telescopioremoto.uai.it
11 marzo – Giornata internazionale dei Planetari
A cura dell’Associazione dei Planetari Italiani con il patrocinio della UAI http://www.planetari.org/it/
Nel tardo pomeriggio del 5 marzo, alle ore 18:30 circa, in pieno crepuscolo serale, guardando verso ovest potremo vedere due brillanti astri scendere insieme verso l’orizzonte: sono proprio Mercurio (mag. –1,0) e Venere (mag. –3,4), distanti appena poco meno di 1° e mezzo.
I due pianeti, brillantissimi, saranno facilmente riconoscibili a occhio nudo, anche se bassi sull’orizzonte (meno di 8° all’ora indicata).
A rigore, Venere e Mercurio saranno alla minima distanza (di circa 1°) già la sera del 3 marzo, ma Mercurio sarà nettamente più basso sull’orizzonte, e per osservarli bisognerà anticipare di almeno un quarto d’ora l’osservazione, con un cielo meno buio.
Il 4 marzo la situazione sarà in miglioramento, ma abbiamo preferito la sera del cinque per dare maggior visibilità al piccolo pianeta.
La presenza di Venere sarà poi sicuramente d’aiuto nell’individuare l’elusivo Mercurio, spesso riconoscibile con difficoltà.
All’occasione è anche dedicata la rubrica di astrofotografia di Giorgia Hofer di questo mese, con tanti consigli ed esempi per valorizzare la ripresa!
Il 4 marzo sarà ancora la Luna (fase 89,5%) la protagonista di un altro incontro con una stella. Questa volta tocca a Spica (mag. +0,1), la stella alfa della costellazione della Vergine. In realtà la Luna si troverà quasi equidistante tra le stelle Spica e Heze (Zeta Virginis, mag. +3,4), stella della medesima costellazione che però, a causa della sua ridotta luminosità, risulterà molto meno appariscente nella forte luce della Luna, rispetto alla bella Spica.
Questo incontro, comunque piuttosto ampio (poco meno di 7°) sarà osservabile già in prima serata, guardando verso est-sudest: Spica sorgerà per ultima attorno alle 21:30 inseguendo la Luna poco meno di 5° più alta, i tre astri aumenteranno poi la loro altezza verso il meridiano e potranno essere seguiti fino al mattino quando cominceranno ad allontanarsi. Alle ore 22:00 la Luna sarà alta circa 10° sull’orizzonte, consentendo di scattare delle belle fotografie che includano gli elementi del paesaggio.
In queste notti di (più o meno) Luna Piena poi, non dimentichiamo anche la possibilità di suggestive riprese del paesaggio da lei illuminato, soprattutto in questi giorni in cui la neve ricopre buona parte del territorio italiano… perciò: ➜ Leggi La Luna illumina la notte
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Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Marzo
La mostra, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, vuole raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione di Marte e l’importante contributo italiano a questa avventura. Dopo un richiamo alla figura mitologica del dio Marte, un’introduzione dedicata alle prime osservazioni dei canali di Giovanni Schiaparelli e alla grande produzione di letteratura fantascientifica, il percorso espositivo illustra lo stato della conoscenza che oggi abbiamo di Marte, attraverso i dati e le immagini che la più avanzata tecnologia spaziale ha permesso di acquisire: dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking fino alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter.
La mostra vuole essere anche un omaggio al programma europeo ExoMars e non manca uno sguardo su quello che potrebbe riservare il prossimo futuro con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della serie televisiva MARS firmata da Ron Howard.
Durante il periodo di apertura, l’esposizione sarà accompagnata da un calendario di incontri e appuntamenti. In particolare, a febbraio il Museo proporrà due weekend speciali di attività (10-11 e 17-18 febbraio) con un fittissimo programma per tutti i gusti e per tutte le età, per addentrarsi, anche grazie alla realtà virtuale, fra le più recenti scoperte e i progetti futuri di esplorazione e per dare spazio alla propria creatività o immergersi nella cultura popolare ispirata al Pianeta Rosso.
La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo.
www.museoscienza.org | info@museoscienza.it | Tel 02 48 555 1
Promossa da Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea, INAF, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic.
La mostra, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, vuole raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione di Marte e l’importante contributo italiano a questa avventura. Dopo un richiamo alla figura mitologica del dio Marte, un’introduzione dedicata alle prime osservazioni dei canali di Giovanni Schiaparelli e alla grande produzione di letteratura fantascientifica, il percorso espositivo illustra lo stato della conoscenza che oggi abbiamo di Marte, attraverso i dati e le immagini che la più avanzata tecnologia spaziale ha permesso di acquisire: dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking fino alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter.
La mostra vuole essere anche un omaggio al programma europeo ExoMars e non manca uno sguardo su quello che potrebbe riservare il prossimo futuro con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della serie televisiva MARS firmata da Ron Howard.
La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo.
www.museoscienza.org | info@museoscienza.it | Tel 02 48 555 1
Promossa da Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea, INAF, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic.
Dal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano, nello Spazio Ventura XV, NASA. A Human Adventure, la grande mostra prodotta dalla NASA in collaborazione con John Nurmien Events e AVATAR. Un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati, tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali USA e URSS, la maggior parte di essi in prestito dal Kansas Cosmosphere & Space Center e dallo Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio. Attraverso 5 sezioni – Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione, i visitatori verranno catapultati, attraverso un’esperienza immersiva, in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio.
Una mostra affascinante e ricca di oggetti di ogni tipo che faranno immaginare l’esperienza spaziale in ogni suo aspetto. Vi aspettiamo! Leggi l’articolo sulla mostra su Coelum Astronomia 215 a pagina 172
Convegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00: 03.03: Dott. Natalino Fiorio “NEL REGNO DEL SOLE”. 31.03: Dott. Paolo Ocner astronomo presso l’osservatorio di Asiago “IL SOLE”.
Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00
28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione 07.03: “tutto quello che non vediamo. Il modello standard della cosmologia contemporanea” 2° lezione 14.03: “verso l’infinito…e oltre! Il multiverso e le altre ipotesi dei cosmologi contemporanei” 3° lezione
Osservazioni presso la sede di Arcugnano: 25.03: “osserviamo la nostra Stella” osservatorio aperto dalle 14:30 alle 17:30
Ogni martedì del mese l’osservatorio sarà aperto al pubblico dalle ore 20:30.
Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI).
Per tutto l’inverno, il palazzo dell’Accademia delle Scienze di Torino ospita “L’infinita curiosità. Un viaggio nell’universo in compagnia di Tullio Regge”. La mostra, curata da Vincenzo Barone e Piero Bianucci, propone, con un allestimento coinvolgente, un viaggio ideale nell’universo, dall’immensamente grande all’estremamente piccolo, alla scoperta delle meraviglie della fisica contemporanea.
L’ingresso alla mostra accoglie il visitatore con un allestimento spettacolare. Nello scenografico corridoio è posta un’installazione di legno che rappresenta la “scala cosmica”: 62 blocchi corrispondenti ai 62 ordini di grandezza dell’universo conosciuto, dall’estremamente piccolo (la lunghezza di Planck) all’immensamente grande (l’orizzonte cosmologico). Lungo il percorso della mostra il visitatore si muoverà idealmente su e giù per questa scala, confrontandosi con le dimensioni delle cose, dai quark alle galassie.
La mostra si avvale della collaborazione di importanti istituzioni scientifiche italiane, tra le quali l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM). Il progetto è realizzato nell’ambito delle attività del Sistema Scienza Piemonte, un accordo promosso dalla Compagnia di San Paolo e sottoscritto dai principali enti torinesi che si occupano di diffusione della cultura scientifica. www.torinoscienza.it
Unnuovo studio statunitense, pubblicato in questi giorni su Nature Geoscience, ha riesaminato i dati ottenuti della sonda Nasa Lro, Lunar Reconaissance Orbiter, e da uno spettrometro Nasa a bordo dell’orbiter lunare indiano Chandrayaan-1, per stimare nuovamente la presenza di acquasul nostro satellite, trovandola ubiquamente incastonata su tutta la superficie.
I risultati contraddicono alcuni studi precedenti, che avevano rilevato la presenza di una quantità maggiore di acqua alle latitudini polari della Luna e un andamento altalenante in base al giorno lunare, che dura 29.5 giorni terrestri.
«Abbiamo scoperto che, indipendentemente dall’ora del giorno o dalla latitudine che osserviamo, il segnale che indica acqua sembra essere sempre presente», sintetizza Joshua Bandfield dell’Istituto di scienza dello spazio a Boulder, in Colorado (Usa), primo autore della nuova ricerca. «Non sembra che la presenza di acqua dipenda dalla composizione della superficie, né che si muova da un punto a un altro».
L’incertezza riguardo alla presenza di acqua sulla Luna, nonché sulla sua origine, deriva principalmente dal modo in cui tale molecola viene rilevata: l’evidenza più forte ottenuta finora proviene dalla misura dell’intensità della luce riflessa dalla superficie lunare, all’interno della quale la presenza d’acqua è indicata da una specifica impronta spettrale nella banda infrarossa di radiazione.
Ma la superficie lunare può risultare abbastanza calda da emettere luce propria, un bagliore nella regione infrarossa dello spettro. Per i ricercatori, la sfida è esattamente quella di distinguere la luce riflessa da quella emessa, operazione per la quale è necessario avere informazioni molto accurate sulla temperatura.
Grazie alle misure di temperatura della Luna ottenute dallo strumento Diviner Radiometer Experiment (water diviner = “rabdomante”) a bordo di Lro, gli autori del nuovo studio hanno elaborato un nuovo modello termico; modello che è stato quindi applicato ai dati raccolti dal Moon Mineralogy Mapper a bordo della sonda Chandrayaan-1, strumento che ha fornito la prima mappa mineralogica della superficie lunare e per primo individuato acqua ghiacciata ai poli.
Gli autori del nuovo studio ritengono che l’acqua sulla Luna sia principalmente presente come gruppi ossidrilici OH legati ad altre molecole per comporre gli idrati e idrossidi che costituiscono il suolo lunare.
Oggetti Volanti *Identificati* sul nuovoCoelum Astronomia di marzo! Nelle cronache di questi giorni ma anche come target osservativi e di ripresa! #FalconHeavy #Tiangong-1 #Tesla #ISS #SatellitiArtificiali
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Marzo inizia con la Luna che alle 01:51 del giorno 2 sarà in Plenilunio, con età di 14,16 giorni, a un’altezza di +50° nel cielo sudoccidentale dove andrà a tramontare in prossimità del sorgere del Sole. Nelle serate successive, col procedere della fase calante, il nostro satellite sorgerà sempre più tardi rendendosi pertanto visibile nelle ore notturne entrando in fase di Ultimo Quarto alle 12:20 del 9 marzo a –12° sotto l’orizzonte di sudovest andando poi a concludere la fase calante col Novilunio del 17 marzo alle 14:12.
Le effemeridi complete giornaliere della Luna le trovi nel Cielo di Marzo
A marzo osserviamo
La prima proposta di marzo è per la serata del giorno 1 quando il punto di Massima Librazione riguarderà la zona fra i crateri Humboldt (213 km) e Abel (117 km) con interessamento anche del vicino cratere Barnard (104 km) situati in prossimità del bordo lunare orientale nella regione a est dei crateri Petavius e Furnerius.
Con la seconda proposta di questo mese, programmata per la serata del 24 marzo, continuiamo il nostro viaggio sulle grandi strutture allineate in senso nord/sud lungo il margine orientale del mare Nubium, dedicando questa volta la nostra attenzione al cratere Walther.
La terza e principale proposta riguarda la regione più orientale del mare Imbrium, l’area dei crateri Archimedes, Aristillus e Autolycus che andremo a visitare il 25 marzo, delimitata a oriente dalle imponenti e spettacolari catene montuose del Caucasus e degli Appennini.
Per approfondire queste osservazioni, per le falci di Luna e la sua luce cinerea e per tutte le altre informazioni, leggi la Luna di Marzo 2018 su Coelum astronomia 220 (è sempre gratis, puoi scaricarlo in pdf oppure stampare le pagine che ti interessano di più 😉 ).
➜ La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione! Su Coelum Astronomia n. 211
E tutte le precedenti rubriche di Francesco Badalotti, con tantissimi spunti per approfondire la conoscenza del nostro satellite naturale. Per ogni formazione il momento giusto!
Iniziamo le nostre osservazioni di marzo la mattina del primo giorno del mese. Il bersaglio sarà la Luna che, alle ore 5:45 circa, poco prima di tuffarsi sotto l’orizzonte ovest, ci regalerà la visione di un bell’incontro con la stella Regolo (Alfa Leonis, mag. +1,4).
I due astri si troveranno in una congiunzione piuttosto stretta: saranno separati, nel momento della minima distanza alle 5:54, da appena 0,9° (dal bordo lunare, 1,2° dal centro). All’orario indicato in cartina sarà ancora possibile fotografare il duetto incorniciato dagli elementi del paesaggio, essendo la Luna alta circa 7° sull’orizzonte, con Regolo posta appena più in alto.
Attenzione perché, poco prima dell’ora indicata, si potrà assistere anche a un passaggio luminoso della Stazione Spaziale Internazionale!
E in queste notti di (più o meno) Luna Piena poi, non dimentichiamo anche la possibilità di suggestive riprese del paesaggio da lei illuminato, soprattutto in questi giorni in cui la neve ricopre buona parte del territorio italiano… perciò: ➜ Leggi La Luna illumina la notte
Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Marzo
Ad annunciare la nuova stagione sarà come sempre il Leone che, con il suo caratteristico profilo segnato dalla stella Regolo, dominerà verso sud, circondato da costellazioni molto meno appariscenti come il Leone Minore, il Sestante, la Coma, ecc. Niente a che vedere con l’impressionante lucentezza delle costellazioni invernali, ma c’è da tener conto del fatto che in primavera la porzione di cielo che si offre ai nostri occhi è quello che sta al di fuori del piano della Via Lattea, dove le stelle sono molto più rare e il cielo è dominato da oggetti extragalattici percepibili soltanto al telescopio. Più a est, Vergine, Boote ed Ercole, in successione, saranno già in viaggio verso il meridiano, annunciando quest’ultima addirittura un sapore di estate.
In marzo il Sole si muoverà nell’Acquario fino al giorno 12, per entrare poi nella grande costellazione dei Pesci, dove vi resterà per il resto del mese. Le ore di buio diminuiranno ancora, tanto che a inizio mese la durata della notte astronomica sarà di poco più di 9,5 ore e alla fine soltanto di 7,85 (vedi la tabella “Notte Astronomica” con gli orari). Il Sole sta infatti “risalendo” velocemente l’eclittica, e il giorno 20 (data dell’equinozio di primavera) si troverà al punto gamma (g) dove la sua declinazione – e anche l’ascensione retta – saranno esattamente pari a zero.
Cosa offre il cielo
Ricordiamo, prima di tutto, due importanti eventi nel corso di questo mese: nella notte tra il 24 ed il 25 marzo 2018 si tornerà all’ora legale estiva (TU+2). In quella data, a partire dalle ore 02:00 locali, bisognerà portare gli orologi avanti di un’ora.
Inoltre, la Luna sarà Nuova il 17 marzo e quindi si presenteranno le condizioni migliori per tentare la Maratona Messier, ovvero l’osservazione in un’unica notte di tutti (o quasi) i 110 oggetti del celebre catalogo, nel fine settimana del 17-18 marzo.
Marzo è sicuramente un mese dominato dalla presenza serale dei pianeti Mercurio e Venere: ogni sera, al tramonto, con il cielo ancora chiaro, sarà possibile riconoscere facilmente la brillante Venere, accompagnata dal più piccolo ma comunque brillante Mercurio, li vedremo alla minima distanza nell’evento del 5 marzo.
Qualche consiglio su come riprenderli al meglio lo troviamo nella rubrica Uno scatto al mese:
La Luna sarà invece la protagonista del mattino, accompagnandoci alla scoperta degli astri e dei pianeti che popoleranno il cielo prima dell’alba, in una serie di incontri che meritano qualche parola in più e un progetto per la ripresa di questa “passeggiata lunare” tra gli astri, rispetto alla nostra usuale e sintetica lista.
➜ Organizzati in anticipo con Il Cielo di Marzo su Coelum Astronomia 220
Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. Inoltre, se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto inPhotoCoelum!
01.03 ore 21:30: Diretta streaming Occhi al Cielo 08.03ore 21.30: Corso on line sul Sistema Solare 10.03ore 16:00 Incontri di Astronomia Live con il Dott. Federico Tosi – INAF 15.03ore 21:30: Corso di Astrofotografia on line 27.03ore 20:00: Parlando di Astronomia a Ceccano (FR)
Una drammatica battaglia di potere magnetico si combatte sulla superficie del Sole, proprio nel cuore delle eruzioni solari. È quanto emerge da un nuovo studio, pubblicato l’8 febbraio su Nature, su dati provenienti dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, che evidenzia il ruolo della “geografia” magnetica (topografia) nello sviluppo delle eruzioni solari che possono scatenare eventi meteorologici nello spazio attorno alla Terra.
Guidati da Tahar Amari, astrofisico al Centro di Fisica Teorica dell’École Polytechnique di Palaiseau Cedex, in Francia, gli autori dello studio hanno osservato i brillamenti solari, intense esplosioni di radiazione e luce. Molti di questi, quando particolarmente intensi, sono seguiti da un’espulsione di massa coronale, chiamata CME, una massiccia eruzione a forma di bolla di materiale solare e campo magnetico. Ma non a tutti i brillamenti segue una CME… e il motivo non è ancora chiaramente compreso.
Usando i dati dell’SDO, gli scienziati hanno esaminato un gruppo di macchie solari grandi quanto Giove dell’ottobre 2014, in un’area di complessi campi magnetici, spesso sito di attività solare. Si è trattato del più grande gruppo di macchie degli ultimi due cicli solari e di una regione estremamente attiva.
Sebbene le condizioni sembrassero quelle ideali pronte per una nuova eruzione, la regione non ha mai prodotto un’importante CME, ma ha emesso un potente brillamento di classe X, la classe più intensa di questo tipo di fenomeno. Ma allora, cosa manca perché avvenga anche un’espulsione di massa coronale?
Il team ha utilizzato le osservazioni dell’SDO di campi magnetici sulla superficie del Sole, in potenti modelli che calcolano il campo magnetico della corona solare, o dell’alta atmosfera, e hanno osservato come si è evoluto nel tempo poco prima del brillamento. Il modello ha rivelato una lotta tra due strutture magnetiche chiave: una corda di campo (o di flusso) magnetico attorcigliata – già nota per essere associata all’inizio di una CME – e una densa gabbia di campi magnetici che sovrastano la corda.
Quello che si è scoperto è che questa gabbia magnetica impediva fisicamente l’espulsione di massa coronale, ovvero la produzione di una CME. Poche ore prima del brillamento, la rotazione naturale della macchia solare contorceva la corda magnetica che diventava sempre più attorcigliata e instabile. Ma la corda non è mai uscita dalla superficie, non aveva abbastanza energia per rompere la gabbia, pur riuscendo a sferzare una parte della gabbia, innescando il brillamento.
Modificando nel modello le condizioni iniziali della gabbia, gli autori dello studio hanno scoperto che se la gabbia fosse stata più debole in quel momento, il 24 ottobre 2014 avremmo assistito a una potente CME. Il prossimo passo sarà lo studio di questa interazione tra gabbia e corda magnetica in altre eruzioni.
«Siamo stati in grado di seguire l’evoluzione di una regione attiva, prevedere la probabilità di eruzione e calcolare la quantità massima di energia che l’eruzione può rilasciare», ha detto Amari. «Si tratta di un metodo pratico che potrebbe diventare importante, con l’aumento delle capacità computazionali, nella previsione del tempo meteorologico spaziale».
Previsioni importanti, perché questi eventi hanno forte impatto anche per noi, non tanto per noi sulla superficie (che siamo comunque protetti dalla magnetosfera del nostro pianeta), ma per la fitta rete di satelliti dedicati alle comunicazioni ad esempio, o per eventuali future missioni spaziali con esseri umani a bordo.
Oggetti Volanti *Identificati* sul nuovoCoelum Astronomia di marzo! Nelle cronache di questi giorni ma anche come target osservativi e di ripresa! #FalconHeavy #Tiangong-1 #Tesla #ISS #SatellitiArtificiali
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Convegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00
17.02: Alberto Corso “BAGLIORI NEL BUIO” (sede GdV).
Corso di astrofotografia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00
05.02: “tecniche di ripresa Grande Campo con DSLR” 3° lezione 12.02: “tecniche di ripresa profondo cielo con DSLR” 4° lezione 19.02: “tecniche di elaborazione immagini e interpolazione (le possibilità e i software necessari)” 5° lezione 25.02: “Osserviamo la nostra Stella” Osservatorio aperto dalle 14:30-17:00.
Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00
28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione
Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI)
Chiudiamo il mese, il 23 febbraio, con una congiunzione stretta tra la Luna e l’immancabile Aldebaran, nella splendida cornice del Toro, con il magnifico ammasso aperto delle Iadi e, a poca distanza, le Pleiadi. La minima distanza di soli 18’ (se osservata dal Centro Italia secondo il nostro solito riferimento 12°E 42°N) verrà raggiunta alle 18:20, con i due astri alti nel cielo: potremo seguirli mentre si allontaneranno tra loro avvicinandosi nel contempo allo skyline dell’orizzonte ovest, verso la mezzanotte, tramontando un’ora e mezza dopo circa.
DalNord Italia si potrà invece assistere a una occultazione, poco più che radente, con Aldebaran immersa nel lembo oscuro della Luna circa venti minuti prima e della durata di poco più di mezz’ora. Si consiglia l’uso di un software planetario astronomico per ottenere le circostanze precise del fenomeno in base al punto di osservazione.
Questa vista su Saturno ci mostra il lato immerso nella notte del pianeta, illuminato di tonalità dorate dalla luce riflessa degli anelli. È un mosaico di alcune delle ultime immagini riprese dalla sonda Cassini, e mostrano (nel cerchietto bianco) dove la sonda si sarebbe tuffata nell’atmosfera del pianeta alcune ore dopo.
Pur essendo in quel momento immersa nella notte, il Sole è sorto nell’area nel momento del tuffo che ha concluso i 13 anni di esplorazione di Saturno.
Le immagini, riprese con filtri RGB, mostra la scena in un colore molto vicino al colore naturale. Sono state riprese dalla camera grandangolare il 14 settembre 2017, quando la sonda si trovava a circa 634 mila chilometri dal pianeta.
Oggetti Volanti *Identificati* sul nuovoCoelum Astronomia di marzo! Nelle cronache di questi giorni ma anche come target osservativi e di ripresa! #FalconHeavy #Tiangong-1 #Tesla #ISS #SatellitiArtificiali
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Lanciato il 4 agosto 2007 dalla Cape Canaveral Air Force Station in Florida, il lander della Nasa Phoenix arrivò su Marte nel 2008 e rimase operativo per soli 5 mesi, analizzando il suolo e l’ambiente circostanti il sito di ammartaggio fino a quando i pannelli solari smisero di funzionare. Dopo dieci anni, la fotocamera High Resolution Imaging Science Experiment (Hirise) a bordo dell’americano Mars Reconnaissance Orbiter è riuscita a regalarci un nuovo scatto dei resti del lander, ormai sommersi dalla scura polvere marziana.
La carcassa, lo “scudo” protettivo a forma di cono e il paracadute sono ancora visibili negli scatti del 21 dicembre 2017, ma – rispetto a quelli del 2008 – sono ormai quasi totalmente sepolti. Entrambe le foto coprono un’area larga circa 300 metri.
Con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura Comune di Fiumicino e all’interno della rassegna culturale Fiumicino Inverno, una serata dedicata interamente al Padre della Scienza Moderna.
Programma della serata:
– Conferenza sulla vita di Galileo
– Osservazioni della Luna con una replica del telescopio storico
– Osservazione della Luna con i telescopi moderni del Gruppo Astrofili Palidoro
Media sponsor: COELUM Astronomia
INGRESSO LIBERO
Casa della Partecipazione
Via del Buttero, 10, 00057 Maccarese RM
Info: info@astrofilipalidoro.it – 3475010985
Convegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00
17.02: Alberto Corso “BAGLIORI NEL BUIO” (sede GdV).
Corso di astrofotografia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00
05.02: “tecniche di ripresa Grande Campo con DSLR” 3° lezione 12.02: “tecniche di ripresa profondo cielo con DSLR” 4° lezione 19.02: “tecniche di elaborazione immagini e interpolazione (le possibilità e i software necessari)” 5° lezione 25.02: “Osserviamo la nostra Stella” Osservatorio aperto dalle 14:30-17:00.
Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00
28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione
Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI)
Padova e Rovigo e allestita a Palazzo del Monte di Pietà nella centralissima Piazza Duomo a Padova, è il racconto di un uomo poliedrico, dalle molteplici sfaccettature: scienziato, padre del metodo sperimentale, letterato, esaltato da Foscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti per la sua scrittura capace di risvegliare l’immaginazione, musicista e virtuoso esecutore ed imprenditore, con il cannocchiale, il microscopio e il compasso. Ma anche un uomo che nella sua quotidianità cede a piccoli vizi e debolezze, come la passione per il vino. Attraverso un ampio numero di opere d’arte, la mostra ripercorre sette secoli di arte occidentale che, intrecciandosi con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana.
Alla mostra sono affiancate una serie di iniziative, tra conferenze, laboratori per ragazzi, spettacoli teatrali e musicali (consultare i vari programmi sul sito dedicato).
Presso la Sala dei Giganti, Palazzo Liviano, Piazza Capitaniato 7, Padova
9 febbraio Concerto Jordi Savall | Tous les matins du monde
Uno dei più grandi interpreti della viola da gamba, compositore e musicologo, racconta in musica la relazione maestro-allievo.
16 febbraio Spettacolo teatrale: Giancarlo Giannini legge Galileo
L’uomo, lo scienziato, l’artista, autore di “nuovi scoprimenti di innumerabili stelle” e di una nuova visione dell’universo.
Presso il Cinema Teatro MPX, Padova 23 febbraio Spettacolo teatrale. “RIVOLUZIONE GALILEO. IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME”
Durante lo spettacolo, Corrado Augias e Giovanni C.F. Villa, curatore della mostra, racconteranno al pubblico chi era realmente Galileo e quale fu il suo straordinario apporto alla storia dell’umanità.
Per informazioni e prenotazioni:
Telefono 0425 460093
info@mostrarivoluzionegalileo.it
02.02, ore 18:30: “Nel Cielo: l’Auriga e il sistema stellare di Capella”. Relatore: Stefano Schirinzi 09.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Il problema del riscaldamento globale”. Relatore: Edoardo Bogatec 16.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Europa, il più bizzarro dei satelliti di Giove”. Relatore: Giovanni Chelleri 17.02, ore 15:00, sala incontri del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste: “Vita nel cosmo: quali prove, stando alle attuali conoscenze?”. Relatore: Giovanni Chelleri e Paolo Nordio 23.02, ore 18:30: “Astrotecnica: guida base per la scelta del primo telescopio”. Relatore: Paolo Marra.
Anche le gigantesche tempeste ai confini del Sistema solare a volte devono dimagrire e si mettono a dieta. È il caso di un misterioso vortice osservato per due anni dal telescopio Hubble di Nasa ed Esa sul gigante, gassoso e gelido pianeta Nettuno. Dalla forma ovale, questa tempesta è passata in 24 mesi dai 5000 km iniziali ai 3700 km attuali.
I giganteschi vortici scuri – a volte abbastanza estesi da inglobare l’Oceano Atlantico, da Boston al Portogallo – sono stati avvistati per la prima volta dalla sonda Voyager 2 negli anni Ottanta e da allora hanno giocato a nascondino, apparendo e scomparendo a loro piacimento. Solo Hubble è riuscito, in questi anni, a tenerne traccia, nonostante siano spariti per per molto tempo negli anni Novanta.
Il grande vortice che vedete nelle foto è stato studiato dal 2015 nell’ambito del programma Outer Planet Atmospheres Legacy (Opal), che si occupa di mappare i quattro pianeti del Sistema solare esterno (Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Come la Grande Macchia Rossa su Giove, anche questo vortice nettuniano spiraleggia, seguendo una direzione anticiclonica, raccogliendo materiale dalle profondità dell’atmosfera ghiacciata dell’ultimo pianeta della nostra “famiglia”. Per materiale intendiamo acido solfidrico, un gas incolore che sulla Terra è riconoscibile per lo sgradevole odore di uova marce. Ma a differenza della Grande Macchia Rossa, questa è assai più effimera: la tempesta gioviana è visibile ormai da 200 anni, mentre gli oscuri vortici di Nettuno durano pochissimi anni, e in questo caso Hubble è riuscito a fotografarne la fase finale, quella dell’uscita di scena.
Il misterioso vortice si comporta in modo diverso da quanto previsto dagli esperti. «A quanto pare stiamo osservando la scomparsa di questo vortice oscuro, e ciò che vediamo è diverso da quello che ci aspettavamo basandoci su altri studi», dice Michael H. Wong dell’Università Berkeley in California, primo autore dello studio. Dalle simulazioni effettuate in precedenza si evinceva che il vortice, avvicinandosi all’equatore, «avrebbe dato origine a una spettacolare attività nuvolosa», spiega il ricercatore. Così non è stato: invece di andar via “col botto”, la tempesta è scomparsa lentamente. Un’anomalia che potrebbe essere dovuta alla direzione: il moto era infatti verso il polo sud, invece che verso l’equatore.
Eccoci invece con una congiunzione stretta tra il brillante Venere (mag. –3,9) e il piccolo e lontano Nettuno (mag. +8,0), il tutto complicato da una bassa altezza sull’orizzonte e dalla luce del crepuscolo della sera.
Inutile dire che si tratta di una congiunzione stretta ma riservata ai possessori di un binocolo o un piccolo telescopio, con un orizzonte libero e limpido… noi però ve lo segnaliamo comunque! Qualcuno riuscirà nell’impresa? Fatecelo sapere!
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Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Febbraio
Da sempre le aurore boreali hanno affascinato chiunque avesse la fortuna di poterle osservare dal vivo: drappi e onde dai colori cangianti e stupefacenti che volteggiano e piroettano nei cieli delle zone più a nord (e sud) del nostro pianeta.
Il meccanismo che si cela dietro la loro danza è un segreto ben custodito ma, grazie agli sforzi di un team internazionale di scienziati e usando i dati del satellite giapponese Erg (noto anche come Arase), lanciato alla fine del 2016, è stato possibile svelarne una piccola parte: quella riguardante le aurore pulsanti.
Come suggerisce il nome, le aurore pulsanti sono enormi macchie luminose, estese decine o finanche centinaia di chilometri, che si illuminano ritmicamente. Secondo un articolo pubblicato oggi su Nature, queste particolari aurore, che solitamente è possibile osservare palpitare nei cieli alle prime luci dell’alba, sono il risultato dell’interazione, nella magnetosfera, fra gli elettroni e un tipo di onde di plasma chiamate chorus waves. Queste suonano come dei veri e propri cori di cinguettii e pistole laser, ascoltabili però solo se le loro frequenze vengono trasposte a lunghezze d’onda udibili all’orecchio umano.
Le onde di plasma si formano all’equatore, e come talentuosissimi cantanti mandano ritmicamente in frenesia gli elettroni che incontrano. Questi, in preda al ritmo, seguono le curve del campo magnetico fino ai poli dove precipitano in una cascata di particelle cariche, quindi, raggiungendo i gas dell’atmosfera, li eccitano, generando le famose luci nei cieli polari.
«Le aurore sono causate da riconfigurazioni globali nella magnetosfera, che rilascia l’energia del vento solare immagazzinata», spiega Satoshi Kasahara dell’università di Tokyo, primo firmatario del paper. «Sono caratterizzate da un aumento di luminosità dal tramonto a mezzanotte, seguito da violenti movimenti di distinti archi aurorali che in seguito si rompono e appaiono come diffuse e pulsanti chiazze d’aurora all’alba».
L’osservazione è stata possibile grazie a uno speciale sensore presente a bordo del satellite della Jaxa (l’agenzia spaziale giapponese), capace di distinguere gli elettroni sparpagliati in giro dai cori da quelli normalmente presenti nella magnetosfera. Attraverso speciali telecamere a tutto cieloposizionate a terra, è stato possibile osservare, in concomitanza con il flusso di elettroni, il formarsi di aurore pulsanti confermando quindi il loro legame con i cori.
Per saperne di più:
Leggi su Nature l’articolo “Pulsating aurora from electron scattering by chorus waves“, di S. Kasahara, Y. Miyoshi, S. Yokota, T. Mitani, Y. Kasahara, S. Matsuda, A. Kumamoto, A. Matsuoka, Y. Kazama, H. U. Frey, V. Angelopoulos, S. Kurita, K. Keika, K. Seki e I. Shinohara
Guarda il servizio video su MediaInaf TV:
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Aurore Polari. Uno spettacolo di luci, colori e scienza. Storie di Novae. 1I ‘Oumuamua, il primo asteroide interstellare. E molto, molto altro ancora…
Coelum Astronomia 219 di febbraio 2018 è online, come sempre in formato digitale e gratuito…
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Il lancio del Falcon Heavy è stato un evento di portata mediatica notevolissima, sapientemente gestito da Elon Musk facendo uso di tutte le “armi” comunicative a sua disposizione e non solo: Musk, SpaceX e Tesla hanno potuto contare non solo sull’attenzione di tutti i media, ma anche su una rete di appassionati che sui social network ha scatenato una gran cassa quasi senza precedenti per un volo inaugurale di un vettore pesante. Vettore che non è il razzo più potente mai realizzato, ma che senza ombra di dubbi libera tutta l’audience dei voli spaziali, gli Stati Uniti e parzialmente anche la NASA, da quella sensazione di immobilismo che grava sull’esplorazione spaziale, primariamente americana, ben lontana dai fasti degli anni delle missioni Apollo e persino dalla regolarità quasi impiegatizia, ma gradevole ai palati degli appassionati, dello Space Shuttle.
La NASA versa in condizioni quanto mai precarie: da oltre un anno è priva di un amministratore facente funzioni ed è il periodo più lungo di sempre nel quale si sia trovata in un simile frangente. La nomina di Jim Bridenstine è ancora in sospeso e si ha l’impressione che lo rimarrà per molto ancora. In questo stato, l’agenzia spaziale sta annaspando nel dare anche solo un primo segnale positivo per quello che sarà il primo volo del vettore SLS e un evento come quello del Falcon Heavy ha fatto bene a tutti, perché se pure non si configura come pietra miliare di alcunché, ed è formalmente l’avvio dell’attività per un nuovo vettore commerciale pesante (e solo per il momento il più potente), sappiamo bene di quali sottintesi (e meno sottintesi) sia stato caricato in merito all’esplorazione spaziale e specificamente di quella di Marte. Sebbene tutte le previsioni cronologiche di Elon Musk rispetto al primo lancio verso il Pianeta Rosso e al primo volo cislunare di SpaceX siano state riviste in lungo e abbiano confermato che per la conquista dello spazio il marketing non basta, il lancio riuscito del Falcon Heavy è stato liberatorio, perché ha confermato che tutto sta procedendo e che se a volte (anzi, spesso) si pecca di eccessivo entusiasmo (o di boutade), è anche vero che nulla è sin ora stato rinnegato.
Ecco quindi che il volo del Falcon Heavy, l’atterraggio riuscito di due booster su tre, ma soprattutto la diretta di Starman dalla spazio a bordo della roadster Tesla, sono stati una manna mediatica, commerciale, ma anche collettiva, per le aspettative degli esperti del settore e dei semplici appassionati. Nulla come quelle riprese della roadster sullo sfondo del disco della Terra, i riflessi dei continenti nella vernice della sua carrozzeria tra i giochi di luce del sole nello spazio, hanno reso più entusiasti anche i meno propensi ad esserlo. Se è vero che la Tesla non era la prima quattro ruote a sfrecciare nello spazio e che tre l’avevano già fatto, giacendo oggi silenti sulla superficie della Luna dopo ben più gloriose esplorazioni, è anche vero che la Tesla è la prima a lasciare il sistema Terra-Luna e a dirigersi non verso Marte, dove il più dell’informazione incauta l’ha spedita, ma in un’orbita eliocentrica che eccede quella di Marte e si avvicinerà con ogni probabilità alla fascia degli asteroidi.
Soggetto: AUTO
Le effemeridi per osservare la Tesla
di Paolo Bacci
La notte del 10 febbraio, dall’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese struttura del comune di San Marcello Piteglio (PT), assieme a Martina Maestripieri, al termine di una serata osservativa sugli asteroidi, abbiamo provato a puntare il telescopio da 0,60-m F/4, alle coordinate previste per osservare l’automobile. Con sorpresa e stupore nelle nostre immagine compariva un punto luminoso di +17,5 magnitudini, che con il passare del tempo si spostava: era la luce riflessa della Tesla!
Anche sul sito del Minor Planet Center alla pagina “The Distant Artificial Satellites Observation Page” è possibile ottenere le coordinate per poter osservare l’autovettura nello spazio. Ancora per qualche giorno poco prima dell’alba, astrofili muniti di un’adeguata strumentazione potranno provare ad immortalare la Tesla: effettuando pose da 60 secondi l’auto nelle nostre immagini sarà puntiforme.
Qui trovate le effemeridi, estrapolate utilizzando alcune misure di posizione effettuate da alcuni osservatori, per poter osservare la Testa riferite al sito di San Marcello, (ma comunque utilizzabili per gli osservatori italiani).
Si consiglia di effettuare una serie di immagini abbastanza lunga (mezz’ora è più che sufficiente) per poter apprezzare lo spostamento.
Sul prossimo numero di Coelum Astronomia (220 di marzo 2018) un resoconto piiù ampio della ripresa.
Da questa settimana la NASA ha aggiunto all’interfaccia HORIZONS Webdel Jet Propulsion Laboratory, che è quella che raccoglie le informazioni per l’osservazione di tutti i corpi celesti conosciuti, la possibilità di calcolare le effemeridi per l’osservazione dell’ultimo stadio del Falcon Heavy con la roadster e Starman.
È sufficiente aprire questo link, inserire “SpaceX” nel Target body nel caso non lo sia, impostare data e luogo di osservazione, e cliccare su “generate ephemeris”. Appariranno le informazioni sulla posizione e le effemeridi per l’osservazione con un telescopio.
Dalla pagina che si apre apprendiamo alcuni dettagli, più o meno noti, della missione.
La roadster porta nel baule un modellino Hot Wheels di sé stessa guidata da un modellino di Starman e una copia digitale di “Fondazione” di Isaac Asimov, più noto qui in Italia con il titolo “Cronache della galassia”. C’è anche una placca affissa tra lo stadio superiore del Falcon Heavy e la Tesla che riporta i nomi di più di 6000 dipendenti di SpaceX. Va anche aggiunto che su qualche circuito della Tesla, una piastra riporta la dicitura «fatto sulla Terra dagli umani», come lo stesso Elon Musk ha riportato in un suo post di Instragram il giorno del lancio. Tutto questo, insieme al richiamo alla “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams fatto da quella scritta «Don’t panic» sul display del cruscotto della Tesla e alle note di “Life on Mars” di David Bowie durante il lancio, fanno forse dell’evento il più grande festival della cultura pop e nerd che si possa immaginare unito al lancio di un razzo.
Il materiale informativo della NASA include anche la postilla secondo cui «errori di previsione potrebbero aumentare considerevolmente a seguito della mancanza nel modello della pressione solare, della radiazione termica e accelerazioni impreviste proveniente dal rilascio di gas». Queste ultime sono decisamente probabili: un’auto può non contenere carburante, ma è costruita con materiali non concepiti per i viaggi nello spazio. Le plastiche e le strutture suscettibili di fusione o sublimazione andranno gradualmente a deteriorarsi sotto l’azione radiativa del Sole e cosmica e non si può escludere che l’aria dei pneumatici, per esempio possa fuoriuscire e determinare piccole ma non trascurabili variazioni nell’orbita percorsa.
Se la NASA ha comunicato le coordinate della Tesla e di Starman qualche giorno dopo il lancio del Falcon Heavy, la ricerca dei suoi stadi mediante l’osservazione telescopica è cominciata a partire dal lancio, segnando una maratona osservativa non stop che sta ancora continuando in questi giorni. Gli appassionati americani che si trovavano sulla “space coast” al lancio, hanno potuto osservare attraverso le lenti di teleobiettivi e telescopi tutte le fasi dell’immissione in orbita terrestre, dal distacco degli stadi alle spinte, persino il dettaglio della terza spinta che ha immesso il payload nell’orbita finale.
Gli appassionati hanno addirittura calcolato i parametri orbitali del payload prima ancora che SpaceX li rilasciasse. Marco Langbroek, astrofilo olandese di cui abbiamo parlato qualche tempo fa in merito all’osservazione dei satelliti spia e al ritrovamento della missione NASA IMAGE, ha calcolato la proiezione orbitale sulla superficie terrestre, prima che la Tesla e Starman si dirigessero nello spazio profondo.
Nei giorni successivi osservatori astronomici e dilettanti si sono poi cimentati nell’osservazione mentre la roadster si allontanava sempre più. Ieri, l’Elecnor Deimos Space Surveillance & Tracking Centre basato nella Spagna meridionale ha ripreso il payload mentre era alla distanza stimata di 720.000 km dalla Terra.
Anche Gianluca Masi con il suo VirtualTelescope ha tenuto uno speciale live sull’osservazione della Tesla su YouTube, il cui video è riportato in coda all’articolo. Il viaggio dell’ultimo stadio del Falcon Heavy con a bordo quel pout-pourri di cultura pop e geek sarà lungo. Non tutto quanto si trova a bordo continuerà ad orbitare coeso e indisturbato per milioni di anni, perché degraderà e verrà parzialmente consumato. Secondo l’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, il payload del Falcon Heavy non raggiungerà la fascia degli asteroidi, ma si limiterà ad oltrepassare l’orbita di Marte. Tuttavia, nonostante questi distinguo, il viaggio è e sarà un simbolo di quella parte dei cittadini della Terra che guarda verso il cielo e cerca. Cerca la Tesla come gli asteroidi, cerca i satelliti nascosti come le galassie e cerca anche di immaginarsi il futuro che verrà, con l’auspicio che oltre ogni calcolo economico e politico, si tratti di un futuro di conquista dello spazio.
Aurore Polari. Uno spettacolo di luci, colori e scienza. Storie di Novae. 1I ‘Oumuamua, il primo asteroide interstellare. E molto, molto altro ancora…
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Padova e Rovigo e allestita a Palazzo del Monte di Pietà nella centralissima Piazza Duomo a Padova, è il racconto di un uomo poliedrico, dalle molteplici sfaccettature: scienziato, padre del metodo sperimentale, letterato, esaltato da Foscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti per la sua scrittura capace di risvegliare l’immaginazione, musicista e virtuoso esecutore ed imprenditore, con il cannocchiale, il microscopio e il compasso. Ma anche un uomo che nella sua quotidianità cede a piccoli vizi e debolezze, come la passione per il vino. Attraverso un ampio numero di opere d’arte, la mostra ripercorre sette secoli di arte occidentale che, intrecciandosi con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana.
Alla mostra sono affiancate una serie di iniziative, tra conferenze, laboratori per ragazzi, spettacoli teatrali e musicali (consultare i vari programmi sul sito dedicato).
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9 febbraio Concerto Jordi Savall | Tous les matins du monde
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16 febbraio Spettacolo teatrale: Giancarlo Giannini legge Galileo
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La sonda della Nasa New Horizons, che nel luglio 2015 ha sorvolato il pianeta nano Plutone, sta ora inoltrandosi nella parte esterna del Sistema solare, percorrendo più di un milione di km al giorno verso la sua destinazione: un cosiddetto Kbo, uno dei corpi minori presenti nella fascia di Kuiper, denominato 2014 MU69, che New Horizons raggiungerà tra meno di un anno, il primo gennaio 2019.
Ogni tanto la sonda, che viaggia in ibernazione per risparmiare energia, ha bisogno di risvegliarsi e fare il punto della sua posizione, per verificare di essere sulla giusta rotta. Questo si ottiene scattando una foto a una zona di cielo nota, per orientarsi con la posizione delle stelle.
L’ultima foto di navigazione all’ammasso stellare Wishing Well, ripresa dalla camera Long Range Reconnaissance Imager a bordo di New Horizons lo scorso 5 dicembre, rappresenta un piccolo scatto per una sonda ma un record per il genere umano. Si tratta infatti dell’immagine scattata dalla maggiore distanza mai raggiunta dalla Terra, 6.12 miliardi di chilometri, quasi 41 volte la distanza Terra-Sole.
Una distanza (di poco) superiore a quella in cui il Voyager 1 si voltò indietro verso il Sistema solare che si stava lasciando alle spalle e ottenne – tra l’altro – il famoso ritratto, conosciuto come “Pale Blue Dot”, dove la Terra appare come un tenue puntino azzurro sperduto nell’immensità del cosmo. Le fotocamere del Voyager vennero spente dopo quell’epica panoramica, lasciando incontrastato il record di distanza per oltre 27 anni.
Non contenta di avere surclassato il record del Voyager 1, subito dopo New Horizons ha scattato altre due immagini, puntando questa volta la sua camera telescopica verso due oggetti della fascia di Kuiper, 2012 HZ84 e 2012 HE85, per indagarne forma e dimensioni e verificare se presentassero anelli o lune.
Doppio record: le immagini in falsi colori dei due corpi sono al momento quelle catturate da un velivolo spaziale posto alla maggiore distanza, e sono quelle riprese da più vicino di oggetti della fascia di Kuiper.
Ora New Horizons è tornata in ibernazione (aquesto linksi può vedere dove si trova) e verrà risvegliata dal centro di controllo delJohns Hopkins Applied Physics Laboratorya Laurel, nel Maryland (Usa), soltanto il 4 giugno prossimo, quando comincerà tutte le verifiche e i preparativi per l’incontro dell’anno nuovo con MU69.
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Aurore Polari. Uno spettacolo di luci, colori e scienza. Storie di Novae. 1I ‘Oumuamua, il primo asteroide interstellare. E molto, molto altro ancora…
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02.02, ore 18:30: “Nel Cielo: l’Auriga e il sistema stellare di Capella”. Relatore: Stefano Schirinzi 09.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Il problema del riscaldamento globale”. Relatore: Edoardo Bogatec 16.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Europa, il più bizzarro dei satelliti di Giove”. Relatore: Giovanni Chelleri 17.02, ore 15:00, sala incontri del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste: “Vita nel cosmo: quali prove, stando alle attuali conoscenze?”. Relatore: Giovanni Chelleri e Paolo Nordio 23.02, ore 18:30: “Astrotecnica: guida base per la scelta del primo telescopio”. Relatore: Paolo Marra.
E si è completata con successo anche la decima orbita scientifica della sonda Juno della NASA, che il 7 febbraio ha effettuato un sorvolo ravvicinato dell’atmosfera del gigante gassoso arrivando, alle 18:36 PST (3:36 della mattina dell’8 febbraio per il nostro fuso orario) al punto più vicino di 3500 chilometri dalla cima delle nuvole del pianeta.
Si è trattato di un passaggio dedicato allo studio della gravità del pianeta, durante questo tipo di orbite, che si focalizzano su esperimenti gravitazionali, Juno è orientata verso Terra in modo da poter trasmettere dati in tempo reale sia con il trasmettitore di frequenze in banda X che in banda Ka. A Terra pronte a ricevere i dati le antenne a Goldstone (California) del Deep Space Network della NASA, che stanno tutt’ora raccogliendo dati.
Tutti gli strumenti scientifici di Juno, compresa l’immancabile JunoCam, erano in funzione durante il sorvolo.
Le nuove immagini raw sono come sempre a disposzione nel sito della JunoCam Community. Chiunque può partecipare alla community scaricando le immagini così come arrivano dalla sonda, per elaborarle e condividerle, per evidenziare le formazioni dell’atmosfera a scopo scientifico ma anche solo estetico (leggi l’articoloJuno profondo rosso su Coelum astronomia 218), partecipare alla scelta dei punti di interesse su cui puntare la JunoCam nei prossimi passaggi, oppure inviare le proprie immagini di Giove ottenute con la propria strumentazione, per aumentare la quantità di dati a disposizione della missione.
Se anche voi avete voglia di provare, o state partecipando, segnalateci i vostri migliori risultati! Potete caricarli con un commento sulla vostra esperienza su Photocoelum oppure inviarli a gallery@coelum.com
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Come abbiamo vistonei giorni precedenti, Marte e Antares viaggiano appaiati nel cielo del mattino di febbraio restando sempre sotto i 10° di distanza. Il giorno 12 raggiungeranno però la minima distanza, anche se non particolarmente stretta, con Marte a 5,1° a nordest della rossa stella dello Scorpione.
Saturno e Giove (rispettivamente uno più in basso verso est e l’altro più alto verso ovest) saranno anch’essi a disposizione delle vostre osservazioni, ma a debita distanza dalla coppia…
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Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Febbraio
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