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Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Ecco il programma appuntamenti didattici del Circolo Culturale Astrofili Trieste per i mesi di Novembre e Dicembre 2017; le conferenze si tengono presso la sala “Centro Natura”, ostello scouts “Alpe Adria”, Loc. Campo Sacro 381, Prosecco – Trieste, sempre dalle 18:30 alle 20:00.

04.12: L’enigma dei buchi neri primordiali.
Relatore: Prof. Edoardo Bogatec
11.12: Novità ai confini del Sistema Solare: i TNO e la ricerca del pianeta IX.
Relatore: Stefano Schirinzi
18.12: Gli strumenti dell’astronomia: telescopi, radiotelescopi,
spettrografi e satelliti.
Relatore: Muzio Bobbio

Ascolta il Circolo Culturale Astrofili Trieste ne “Il buio degli anni luce” in diretta streaming su Radio Fragola ogni mercoledì dalle 21:30 alle 22:30. http://www.radiofragola.com

Per informazioni:
http://www.astrofilitrieste.it

Accademia delle Stelle

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2017-12 Coelum AdS

2017-12 Coelum AdS7 – 10 dicembre: Vacanze Astronomiche. Osservazioni al telescopio e conferenze di Astronomia.
Soggiorno all’agriturismo Predio Potantino, Proceno (VT).

Una scuola di astronomia a Roma per conoscere l’universo e imparare ad osservare il cielo. Corsi base ed avanzati, teorici e pratici:
– Astronomia per tutti,
– Astrofisica e Cosmologia
– Fotografia Astronomica
– Osservazioni al telescopio
– Archeoastronomia
– Realizzazione di meridiane

Per informazioni:

https://www.accademiadellestelle.org/

Astronomiamo

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LocandinaCoelumDicembre

LocandinaCoelumDicembre5 dicembre, ore 21.30: Le ONDE GRAVITAZIONALI e la MULTIMESSENGER ASTRONOMY. Intervista con la Dott.ssa Pia Astone
20 dicembre, dalle ore 18.30: Astrotombola on-line, Corso “Da zero a Oort” on-line, Corso di “Astrofotografia” on-line

Per informazioni:
https://www.astronomiamo.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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ccat

ccatEcco il programma appuntamenti didattici del Circolo Culturale Astrofili Trieste per Dicembre 2017; dove non indicato, le conferenze si tengono presso la sala “Centro Natura”, ostello scouts “Alpe Adria”, Loc. Campo Sacro 381, Prosecco – Trieste, sempre dalle 18:30 alle 20:00.

04.12: L’enigma dei buchi neri primordiali. Relatore: Prof. Edoardo Bogatec
09.12, ore 15:00: Uomini e Astronavi alla conquista della Luna. Presso sala incontri Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Relatore Giovanni Chelleri
11.12: I vulcani di Io, satellite infernale di Giove. Relatore: Giovanni Chelleri
18.12: Il caso Galileo. Relatore: Aldo Strati
Per informazioni:
http://www.astrofilitrieste.it

NASA. A Human Adventure

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20. NASA - A Human Adventure

20. NASA - A Human AdventureDal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano, nello Spazio Ventura XV, NASA. A Human Adventure, la grande mostra prodotta dalla NASA in collaborazione con John Nurmien Events e AVATAR. Un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati, tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali USA e URSS, la maggior parte di essi in prestito dal Kansas Cosmosphere & Space Center e dallo Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio. Attraverso 5 sezioni – Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione, i visitatori verranno catapultati, attraverso un’esperienza immersiva, in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio.
Una mostra affascinante e ricca di oggetti di ogni tipo che faranno immaginare l’esperienza spaziale in ogni suo aspetto. Vi aspettiamo!
Leggi l’articolo sulla mostra su Coelum Astronomia 215 a pagina 172

Difficile osservazione di Saturno e Mercurio ma con una brillante ISS!

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Sopra. Eccoli come appariranno, nella luce del crepuscolo serale del primo dicembre, Saturno e Mercurio, molto bassi sull’orizzonte sudovest, prossimi al tramonto. Alle 17:10 potremo vedere anche sorgere la ISS, che per il Centro Italia passerà proprio tra i due astri, ben più brillante. Il cielo sarà ancora molto chiaro e l’osservazione sarà davvero difficile, anche per via della loro scarsa altezza sull’orizzonte. Ovviamente, si consiglia di consultare le circostanze precise del passaggio per la propria località e di prepararsi con un buon anticipo per non rischiare di perderlo.
Eccoli come appariranno, nella luce del crepuscolo serale del primo dicembre, Saturno e Mercurio, molto bassi sull’orizzonte sudovest, prossimi al tramonto. Alle 17:10 (verificare gli orari per la vostra località) potremo vedere anche sorgere la ISS, che per il Centro Italia passerà proprio tra i due astri, ben più brillante. Il cielo sarà ancora molto chiaro e l’osservazione sarà davvero difficile, anche per via della loro scarsa altezza sull’orizzonte. Ovviamente, si consiglia di consultare le circostanze precise del passaggio per la propria località e di prepararsi con un buon anticipo per non rischiare di perderlo. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Nel pomeriggio del 1 dicembre, mentre il crepuscolo ancora illumina il cielo, bassi sull’orizzonte ovest-sudovest potreste vedere pian piano apparire la deboli luci di Saturno Mercurio, a poco meno di 3° di distanza l’uno dall’altro, ben avviati verso il loro tramonto.

Negli stessi istanti sorgerà (per il Centro Italia proprio in mezzo ai due astri) la Stazione Spaziale Internazionale! Avete pochi secondi, e serve un orizzonte sgombro da ostacoli e un meteo irreprensibile, ma se ce la farete non potrete che essere scelti per la galleria del prossimo mese… a patto, come sempre, di caricare le vostre foto su PhotoCoelum!

Le effemeridi giornaliere di Luna, Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Dicembre

Leggi anche

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Scopri le costellazioni del cielo di dicembre con la UAI

➜ Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione dell’Eirdano (I parte)

 


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di dicembre su Coelum Astronomia 217

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Il Cielo di Dicembre 2017

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AAssppeettttoo ddeell cciieelloo ppeerr uunnaa llooccaalliittàà ppoossttaa aa LLaatt.. 4422°°NN -- LLoonngg.. 1122°°EE LLaa ccaarrttiinnaa mmoossttrraa ll’’aassppeettttoo ddeell cciieelloo aallllee oorree ((TTMMEECC)):: 11 DDiicc >> 2233::0000 1155 DDiicc >> 2222::0000 3300 DDiicc >> 2211::0000 All’inizio di
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E. La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Dicembre > 23:00; 15 dicembre > 22:00; 30 dicembre > 21:00. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

EFFEMERIDI
(mar. – ott. 2017)

Luna

Sole e Pianeti

Verso la metà del mese, alle 22:30, la costellazione del “cacciatore” sarà ancora defilata verso sudest, mentre saranno già in meridiano il Toro, dominato dalla bella Aldebaran, l’ammasso aperto delle Pleiadi e le Iadi, e più in basso il meno noto Eridano, costellazione che cominceremo a conoscere meglio proprio questo mese. A ponente scenderanno lentamente gli asterismi che qualche mese fa erano allo zenit: su tutti, il grande quadrato di Pegaso e il Cigno, mentre a est si preannunciano già il  Cancro e il Leone, con lo zenit attraversato dal Perseo. Un paio di ore dopo sorgerà anche il Boote, mentre a ovest stanno già declinando la Balena, i Pesci e Andromeda, con la sua magnifica e famosa galassia M31.

➜ Scopri le costellazioni del cielo di dicembre con la UAI

IL SOLE

All’inizio di dicembre il Sole si troverà nella costellazione zodiacale dell’Ofiuco e passerà in quella del Sagittario il giorno 19.

Sempre più bassa e immersa nella foschia, la nostra stella raggiungerà in questo periodo, più precisamente il giorno 21, la minima altezza sull’orizzonte al momento del passaggio in meridiano (+24,6°). Sarà questo il giorno del Solstizio invernale (dal latino “solstitium”, che significa “Sole immobile”, stazionario, per il fatto che la sua apparente caduta in altezza sembra progressivamente arrestarsi). Da questo momento in poi avrà inizio nel nostro emisfero l’inverno astronomico.

Fenomeni e congiunzioni

Dicembre, come vedremo, è un mese avaro di configurazioni particolari, con molti pianeti non osservabili o osservabili solo per breve tempo. Giove e Marte saranno luminosi e visibili nel cielo del mattino ma sempre molto distanti tra loro (si avvicineranno sempre più nel corso del mese, ma dovremo aspettare i primi giorni di gennaio per una bella e stretta congiunzione). I due pianeti, a metà mese, verranno però raggiunti da una sottile falce di Luna che, passando vicino prima all’uno e poi all’altro, ci regalerà emozioni per ben tre giorni di seguito, complice anche la brillante Spica (alfa Virginis)!

Per il resto, troverete alcuni consigli, spesso al limite della visibilità, ma che potranno dare soddisfazione a chi riuscirà nell’osservazione e nella ripresa.

➜ Organizzati in anticipo con Il Cielo di dicembre su Coelum Astronomia 217

Non dimentichiamo poi le stelle cadenti invernali! Lo sciame delle Geminidi avrà il suo massimo proprio negli stessi giorni della congiunzione regina del mese… è il caso di organizzarsi per bene e sperare nel passaggio di una luminosa meteora nel campo di ripresa scelto, contando come sempre in un meteo clemente.

E ancora, sempre su Coelum Astronomia n. 217

➜ Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione dell’Eirdano (I parte)
➜ La Luna di dicembre e la guida all’osservazione dei crateri Langrenus, Vendelinus, Petavius e Furnerius
➜ Il Club dei 100 asteroidi: L’opposizione di (20) Massalia… e non solo!
➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS
➜ Le comete del mese: Deboli ma affascinanti
➜ Supernovae: Zombie Star, la stella che non voleva morire

e il Calendario degli eventi giorno per giorno


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di dicembre su Coelum Astronomia 217

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VOYAGER:  Viaggio verso l’Eternità
Lo speciale per i 40 anni della storica missione… ancora in corso!

Coelum Astronomia 217 di dicembre 2017 è online, come sempre in formato digitale e gratuito…
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— BASE TRASPARENTE 600px larghezza (452 px minimo) —

—BASE STANDARD voyager 600px larghezza (452 px minimo) —

—BASE STANDARD BLU 600px larghezza (452 px minimo) —

—BASE SFONDO STRADA PER LE STELLE 600px larghezza (452 px minimo)—

——- GENERICO SCAFFALE 4 NUMERI (mostra sempre gli ultimi 4 numeri usciti) 617px ——–


——- GENERICO SCAFFALE ULTIMI NUMERI con barra di scorrimento 600px (mostra sempre gli ultimi XX numeri usciti, cambiare il valore nel tag “cols”, per avere invece più scaffali cambiare il valore anche di “rows”)——–


E se la velocità della luce non fosse costante?

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Rappresentazione artistica di due stelle di neutroni piccolissime, ma molto dense, sul punto di fondersi e esplodere come kilonova. L’impulso di radiazione emessa è un lampo di raggi gamma (Grb) corto. Crediti: Eso/L. Calçada/M. Kornmesser
Rappresentazione artistica di due stelle di neutroni piccolissime, ma molto dense, sul punto di fondersi e esplodere come kilonova. L’impulso di radiazione emessa è un lampo di raggi gamma (Grb) corto. Crediti: Eso/L. Calçada/M. Kornmesser

La velocità della luce nel vuoto è una costante di natura. Anzi, non proprio. Alcune teorie quantistiche della gravità minano questa certezza, suggerendo che i fotoni, i “quanti” di luce, potrebbero viaggiare a velocità diverse che dipendono dalla loro energia. Per indagare questa ipotesi e soprattutto provare a quantificare l’entità di questo effetto, un gruppo di ricercatori guidati da Maria Grazia Bernardini, ora in forza all’Università di Montpellier in Francia e associata Inaf, che ha visto la partecipazione di colleghi dell’Istituto nazionale di astrofisica di Milano, ha realizzato uno studio sulla luce emessa dai lampi di raggi gamma (Gamma-Ray Burst, Grb) corti, potenti esplosioni cosmiche legate alla fusione di stelle di neutroni. I risultati di questa indagine, pubblicati in un articolo sulla rivista Astronomy & Astrophysics, forniscono un nuovo limite sull’energia dei fotoni oltre il quale gli effetti di gravità quantistica diventano importanti e rappresentano un passo importante per l’utilizzo dei GRB corti come strumento per studiare gli aspetti più estremi della Fisica.

Uno dei concetti fondamentali della fisica moderna riguarda la cosiddetta duplice natura della luce. La luce infatti si può descrivere come un’onda elettromagnetica ma, allo stesso tempo, ha proprietà tipiche delle particelle, che in questo caso vengono chiamate fotoni. Ad ogni determinata lunghezza d’onda della luce corrisponde un’energia del fotone associato. La teoria della relatività speciale di Einstein prevede che la luce nel vuoto viaggi ad una velocità costante “c” circa uguale a 300mila chilometri al secondo, quale che sia l’energia dei fotoni. Tuttavia, alcune teorie quantistiche della gravità considerano il vuoto come un “mezzo gravitazionale”. Secondo queste teorie, questo “mezzo gravitazionale” conterrebbe delle disomogeneità – o fluttuazioni – estremamente piccole, dell’ordine della cosiddetta “lunghezza di Planck” pari a 10-33 cm, ovvero 10 miliardi di miliardi di volte più piccola del diametro di un protone. Una sorprendente conseguenza della presenza di queste disomogeneità sarebbe che fotoni di diversa energia non viaggerebbero più tutti a alla stessa velocità nel vuoto, ma potrebbero avere velocità differenti che dipendono dalla loro energia: maggiore è l’energia del fotone, maggiore sarà l’effetto dovuto alla gravità quantistica. Se così fosse, verrebbe però violata la cosiddetta Invarianza di Lorentz, che è proprio il principio fisico alla base della relatività speciale.

Maria Grazia Bernardini

«Considerando l’ipotesi che effettivamente la velocità dei fotoni sia anche legata alla loro energia, avremmo che due fotoni emessi nello stesso momento con energia diversa e che si propagano nel vuoto quantistico, accumulano un ritardo l’uno rispetto all’altro» dice Bernardini. «Questo ritardo, se misurato, può essere usato per studiare le proprietà dello spazio-tempo e della gravità quantistica». Il problema è che questo effetto è talmente piccolo che è necessario che i fotoni viaggino per miliardi di anni per accumulare un una separazione temporale dell’ordine del millesimo di secondo. «Quindi, cosa ci serve per poter sperare di misurare un effetto di gravità quantistica? Una sorgente molto luminosa, distante da noi almeno qualche miliardo di anni luce e che emetta fotoni ad alta energia» prosegue la ricercatrice. «Ma si deve anche comportare bene: vorremmo che emettesse i fotoni allo stesso istante, quindi processi intrinseci che comportino che alcuni fotoni partano prima o dopo altri non andrebbero bene. Un modo per andare sul sicuro, è selezionare sorgenti astrofisiche che abbiano processi di emissione elettromagnetica di durata il più breve possibile e di avere molti oggetti, in modo da contaminare poco la nostra misura con eventuali ritardi dovuti a processi intrinseci».

In questo contesto, i lampi di raggi gamma rappresentano le sorgenti ideali per questo tipo di studi. Si tratta infatti di esplosioni talmente potenti che è possibile osservarle fino a distanze di decine di miliardi di anni luce. I ricercatori hanno così studiato il ritardo di arrivo dei fotoni a energie di qualche decina-centinaia di kiloeletronvolt emessi dai Grb corti rilevati dal satellite Swift, una missione Nasa con partecipazione del Regno Unito e dell’Italia grazie al contributo di Inaf e Asi. Conoscendo la distanza di questi eventi e potendo sottrarre l’effetto intrinseco di ritardo dell’emissione dei fotoni il team ha ottenuto un nuovo limite sull’energia oltre la quale gli effetti di gravità quantistica diventano importanti.

«Il lavoro mette in luce quanto sia necessario avere satelliti che misurano con precisione l’energia e il tempo di rivelazione dei fotoni emessi da queste sorgenti per misurare un effetto così piccolo come quello indotto dalla gravità quantistica sulla velocità di propagazione della luce» conclude Bernardini. Anche se il limite ottenuto non permette ancora di convalidare o escludere alcuna teoria di gravità quantistica, il metodo di analisi proposto mostra come in futuro sarà possibile usare i Grb corti come sonde per studiare la ‘rugosità’ dello spazio-tempo con gli strumenti di nuova generazione previsti per i prossimi anni. Ad esempio, con il Cherenkov Telescope Array sarà possibile rivelare l’emissione elettromagnetica dei Grb ad energie pari a qualche teraelettronvolt (migliaia di miliardi di elettronvolt), dove fino ad ora queste sorgenti non sono ancora state rivelate, ma anche la rete di microsatelliti Hermes potrà contribuire significativamente a questi studi. Con le sue capacità di risoluzione temporale, Hermes rappresenterà infatti una sorta di cronometro estremamente preciso per la misura di eventuali ritardi nell’arrivo dei fotoni alle diverse energie emessi dai Grb.

Guarda il servizio video su MediaInaf Tv:

Per saperne di più:


Raduno europeo delle iniziative civiche sull’inquinamento luminoso

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(CREDIT: RAINER STOCK)

Lend your heLPIng hand to science

L’inquinamento luminoso è il fenomeno causato dall’eccesso e dall’errata direzionalità della luce artificiale durante la notte; questa alterazione dell’illuminazione notturna porta a diversi effetti negativi sulla salute umana, sulla biodiversità, sulla visibilità delle stelle, sulla sicurezza e sul consumo energetico.

Negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza dei cittadinisul problema dell’inquinamento luminoso, anche se rimane meno noto al grande pubblico rispetto all’inquinamento atmosferico o a quello acustico. Questa progressiva presa di coscienza è da un lato dovuta dalla semplicità degli accorgimenti che tutti possiamo adottare per combattere il fenomeno, prestando attenzione alla direzione (sempre dall’alto verso il basso senza superare la linea orizzontale), al colore (luce calda con temperatura di colore minore di 3000K) e all’intensità (proporzionata allo scopo) dell’illuminazione artificiale.

D’altro canto, la diffusione di informazioni relative al fenomeno dell’inquinamento luminoso sta aumentando anche grazie all’impegno di associazioni e singoli cittadini che promuovono iniziative di sensibilizzazione e di impegno civico. Il progetto di ricerca europeo STARS4ALL, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma quadro Horizon 2020, fornisce supporto a tutte queste iniziative, proposte e azioni civiche per il contrasto all’inquinamento luminoso. Un primo nucleo di ventiquattro “Light Pollution Initiative” si sono associate al progetto STARS4ALL da diverse parti d’Europa e da tutto il mondo. Tra queste, anche la nota iniziativa italiana chiamata Buiometria Partecipativa.

Il raduno

DATA E ORA
gio 30 novembre 2017
09:30 – 17:30 CET
Aggiungi al calendario

LOCALITÀ
Acquario Civico
viale Gadio 2
20121 Milano
Visualizza Mappa

Registrazione obbligatoria

L’evento è volto ad attrarre la crescente comunità di scienziati professionisti e amatoriali che si occupano di inquinamento luminoso in Europa. La manifestazione è l’occasione di incontro e di scambio di tutte le iniziative civiche sull’argomento, costituendo il primo raduno di “citizen science” a livello europeo su questo tema.

Questo evento rappresenta un’opportunità per dare ulteriore visibilità al problema emergente dell’inquinamento luminoso nel mondo e in particolare nelle aree urbane dove il fenomeno è più evidente. Il convegno costituisce un interessante forum per discutere in maniera collaborativa idee e iniziative per affrontare il problema da un punto di vista scientifico, sociale e decisionale.

L’evento è aperto e interamente gratuito per chiunque voglia partecipare (previa registrazione). È organizzato con sessioni di open talk in stile TED (prevalentemente in lingua inglese) in cui saranno presentate le diverse iniziative degli attivisti contro l’inquinamento luminoso, sia quelle che fanno riferimento alle Light Pollution Initiative associate a STARS4ALL, sia quelle proposte da cittadini, attivisti e ricercatori. Inoltre sono organizzati diversi gruppi di lavoro in parallelo per discutere di diversi argomenti legati all’inquinamento luminoso e alla citizen science.

I partecipanti

I principali destinatari dell’evento sono i “citizen scientist” che si occupano di inquinamento luminoso, siano essi attivisti, associazioni, ricercatori, rappresentanti delle istituzioni o semplici cittadini. Possono partecipare sia coloro che già ben conoscono il fenomeno dell’inquinamento luminoso, sia coloro che vogliono saperne di più sul tema e sulle possibili iniziative civiche che si possono intraprendere.

Inoltre, diversi professionisti saranno a disposizione per fornire supporto e feedback a tutti i partecipanti interessati sull’organizzazione di campagne di crowdfunding, sull’utilizzo dei fotometri per la misurazione del fenomeno luminoso, sulla progettazione di giochi e applicazioni ludiche per i curatori di dati, sulla pubblicazione di open data e la loro integrazione con dati pubblici, ecc. Esperti in tutte queste aree saranno rappresentati dai partner di STARS4ALL, università, centri di ricerca e istituzioni da cinque paesi europei: Italia (Cefriel), Spagna (UPMUCMIACESCP), Germania (IGB), Regno Unito (SOTON) e Belgio (ECN).

L’evento

Il convegno ha l’obiettivo di apportare un significativo contributo scientifico, culturale ed informativo, a vantaggio della crescita della comunità locale nell’ambito di un problema molto rilevante per un’area ad alta urbanizzazione come la città di Milano. Per queste ragioni, l’evento ha ottenuto il Patrocinio del Comune di Milano (con Deliberazione di Giunta atto n. 1919 del giorno 3 novembre 2017).

La portata europea dell’evento e dei suoi partecipanti supporta la tradizione di relazioni internazionali sui temi della Smart City del Comune, con il coinvolgimento di esperti di rilievo negli ambiti scientifici, culturali ed educativi di riferimento: astronomia, biodiversità, citizen science, social innovation e tecnologie ICT. L’evento è organizzato da Cefriel, il centro di eccellenza ICT del Politecnico di Milano, partner del progetto STARS4ALL, referente locale per le iniziative collegate al progetto, e partner del Comune di Milano in diversi progetti di innovazione digitale e smart city.

La manifestazione avrà luogo presso l’Acquario Civico di Milano, a sottolineare la rilevanza scientifica dell’evento e la relazione del problema dell’inquinamento luminoso con il mondo animale. Lo splendido edificio liberty dell’Acquario e la cornice del Parco Sempione ne fanno un luogo ideale a rappresentazione dell’importanza e centralità dell’evento nella vita dei cittadini milanesi.

Per la registrazione: Eventbrite

Per ulteriori informazioni contattare:
Irene Celino, Cefriel
irene.celino@cefriel.com
+39-02-23954-1


Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Ecco il programma appuntamenti didattici del Circolo Culturale Astrofili Trieste per i mesi di Novembre e Dicembre 2017; le conferenze si tengono presso la sala “Centro Natura”, ostello scouts “Alpe Adria”, Loc. Campo Sacro 381, Prosecco – Trieste, sempre dalle 18:30 alle 20:00.

27.11: I raggi cosmici.
Relatore: Prof. Fulvio Mancinelli
04.12: L’enigma dei buchi neri primordiali.
Relatore: Prof. Edoardo Bogatec
11.12: Novità ai confini del Sistema Solare: i TNO e la ricerca del pianeta IX.
Relatore: Stefano Schirinzi
18.12: Gli strumenti dell’astronomia: telescopi, radiotelescopi,
spettrografi e satelliti.
Relatore: Muzio Bobbio

Ascolta il Circolo Culturale Astrofili Trieste ne “Il buio degli anni luce” in diretta streaming su Radio Fragola ogni mercoledì dalle 21:30 alle 22:30. http://www.radiofragola.com

Per informazioni:
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Cassini. Un nuovo mosaico per dire addio a Saturno… oggi come ieri

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Per salutare Saturno, il cui sistema è stato la sua casa per oltre 13 anni, Cassini nell’ultima parte del suo viaggio a raccolto in un ultima occhiata di insieme una serie di immagini al pianeta e ai suoi splendidi anelli, immagini che sono state assemblate in questo magnifico mosaico.

Il 13 settembre scorso, con la camera a grande campo, due giorni prima di tuffarsi nella sua atmosfera, la sonda ha raccolto 42 immagini nei canali RGB di tutto il pianeta, anelli inclusi, e nella scena sono state riprese anche le lune Prometeo, Pandora, Giano, Epimeteo, Mimas ed Encelado. Un ultima immagine per ricordare e segnare la fine di una storica missione. 80 immagini scattate nell’arco di 2 ore, tra le quali sono state scelte le 42 per costruire questo mosaico in colori naturali.

In questa immagine la luminosità è stata aumentata, per mettere in risalto anche le caratteristiche meno luminose, e la luce delle lune è stata ulteriormente apmplificata per renderle più facilmente individuabili. L'immagine è presa dalla parte in cui gli anelli sono illuminati dal Sole a un'altezza di circa 15° sul piano degli anelli. La sonda si trovava a circa 1,1 milioni di chilometri da Saturno. La definizione è di circa 67 chilometri per pixel, mentre la definizione delle lune va dai 59 agli 80 chilometri per pixel. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

La luna ghiacciata Encelado – dalla superficie ghiacciata ma che nasconde un oceano liquido globale, che sbuffa nello spazio – può essere vista in alto a destra (a ore 1) subito sopra a Epimeteo, e giusto fuori dall’anello F (il più sottile e più esterno anello visibile nell’immagine). Seguendo l’anello in senso orario troviamo Janus, passando sotto agli anelli sempre in senso orario, Mimas e, più vicina al bordo degli anelli, Pandora. Arrivando a ore 10 all’interno dell’anello F, la luna Prometeo.

«La generosità scientifica di Cassini è stata davvero spettacolare – una vasta gamma di nuovi risultati che hanno portato a nuove informazioni e sorprese, dalla più piccola delle particelle dell’anello, all’apertura di nuovi paesaggi su Titano ed Encelado, fino al profondo interno di Saturno stesso», ha detto Robert West, vice leader del team di imaging della missione Cassini (JPL della NASA).

Questa speciale visione d’addio di Saturno era stata ianificata da anni, e per alcuni è stato un buon addio.

«È stato così facile abituarsi a ricevere ogni giorno nuove immagini dal sistema di Saturno, da nuovi punti di vista, vederlo cambiare», ha detto Elizabeth Turtle, del team di imaging presso il laboratorio di fisica applicata della Johns Hopkins University. «È stato difficile dire addio, ma quanto siamo stati fortunati a vedere tutto questo attraverso gli occhi di Cassini!».

Ma per altri, l’addio di Cassini a Saturno ricorda un’altro addio… di molto tempo fa.

L'immagine di Saturno ripresa dalla sonda Voyager 1 il 16 novembre del 1980, da una distanza di 5,3 milioni di chilometri, 4 giorni dopo il punto di maggior avvicinamento al pianeta. Era la prima volta che potevamo vedere il pianeta come mai lo avremmo potuto vedere dalla Terra, come una falce in fase crescente, che proietta la sua ombra sugli anelli. Crediti: NASA/JPL/USGS

«Per 37 anni, l’ultima ripresa di Voyager 1 di Saturno è stata, per me, una delle immagini più evocative nell’esplorazione del Sistema Solare”, ha detto Carolyn Porco, ex membro del team di imaging della missione  Voyager e responsabile del team di imaging di Cassini al Space Science Institut. «Allo stesso modo, questo “Addio a Saturno” servirà per ricordare per sempre la drammatica conclusione di quel meraviglioso periodo che l’umanità  ha trascorso nello studio  approfondito del sistema planetario più caratteristico attorno al nostro Sole».

Di questa altrettanto storica missione, di come le due sonde Voyager abbiano attraversato il Sistema solare, e di come sia ancora incredibilmente in corso, parleremo nel prossimo numero di Coelum Astronomia (217 di dicembre 2017). Restate con noi!

Per saperne di più sulla missione Cassini

https://www.nasa.gov/cassini

https://saturn.jpl.nasa.gov

Cassini-Huygens. Storia di una grande missione su Saturno su Coelum Astronomia 214


Onde gravitazionali, Astronomia Multimessaggero, Missione VITA, espansione dell’UNIVERSO… TUTTO QUANTO sul nuovo numero di Coelum Astronomia!

Coelum Astronomia 216 di novembre 2017 è online, come sempre in formato digitale e gratuito…
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Aperitivo con Saturno e Mercurio

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Siamo ormai arrivati a fine mese, ma novembre ha ancora un’ultima congiunzione da offrire agli osservatori del cielo. Ancor prima della precedente occasione, alle 17:10 circa del 28 novembre, quando il cielo sarà ancora rischiarato dalle luci del tramonto, potremo osservare una insolita congiunzione che vede protagonisti i pianeti Mercurio (mag. –0,1) e  Saturno (mag. +0,5) a circa 2,7° di distanza reciproca.

Entrambi i pianeti saranno alti poco più di 6° all’orario indicato, e bisognerà agire prontamente, perché spariranno dietro l’orizzonte già prima delle 18. Il cielo buio poi ci darà l’occasione di approfondire la nostra conoscenza di costellazioni e Luna.

Le effemeridi giornaliere di Luna, Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre

Leggi anche

Scopri le costellazioni del cielo di novembre con la UAI

Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione della LUCERTOLA (III parte)

La Luna di novembre e l’osservazione dei crateri Aristoteles, Eudoxus, Alexander

Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di novembre su Coelum Astronomia 216
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1I/2017 U1 (`Oumuamua), il primo asteroide interstellare mai individuato!

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Questa rappresentazione artistica mostra il primo asteroide interstellare: `Oumuamua. Osservazioni con il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO in Cile e altri osservatori in tutto il mondo mostrano che questo oggetto singolare ha viaggiato nello spazio per milioni di anni prima dell'incontro casuale con il nostro sistema. Sembra che sia un oggetto scuro, rossastro, lungo circa 400 metri, roccioso o con un elevato contenuto di metalli. Non assomiglia a nulla di quanto di solito vediamo nel Sistema Solare. Crediti: ESO/M. Kornmesser
Eccolo, in una rappresentazione artistica, il primo asteroide interstellare: `Oumuamua., un oggetto davvero singolare che sembra aver viaggiato nello spazio per milioni di anni prima dell'incontro casuale con il nostro sistema solare. Le osservazioni del VLT lo rivelano come un oggetto scuro, rossastro, lungo circa 400 metri, probabilmente roccioso o con un elevato contenuto di metalli. Completamente diverso da quanto siamo abituati a vedere nel nostro Sistema Solare. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Il 19 ottobre 2017, il telescopio Pan-STARSS 1 alle Hawai ha osservato un puntino di luce che si muoveva in cielo. All’inizio sembrava un tipico asteroide in rapido movimento, ma ulteriori osservazioni nei giorni seguenti hanno permesso di calcolarne l’orbita con precisione. I calcoli hanno mostrato senza possibilità di dubbio che questo corpo celeste non proveniva dall’interno del Sistema Solare, come tutti gli altri asteroidi o comete osservati finora, ma  dallo spazio interstellare.

Questa immagine profonda mostra, al centro, l'asteroide interstellare `Oumuamua, circondato dalle tracce di stelle deboli, prodotte poiché il telescopio insegue l'asteroide in movimento (rispetto alla stelle cosiddette "fisse"). L'immagine è ottenuta combinando numerose immagini del VLT (Very Large Telescope) dell'ESO e del telescopio Gemini South. L'oggetto è indicato con un cerchio blu e appare come una sorgente puntiforme, senza polvere diffusa. Crediti: ESO/K. Meech et al.

Pur se originariamente classificato come cometa, le osservazioni dell’ESO e di altri siti non hanno trovato nessun segno di attività cometaria dopo il passaggio in prossimità del Sole nel settembre 2017.

L’oggetto è stato quindi riclassificato come asteroide interstellare e chiamato 1I/2017 U1 (`Oumuamua). Il nome è Hawaiano e ulteriori dettagli si trovano qui. Per questa nuova straordinaria scoperta la IAU ha anche creato una nuova classe di oggetti per gli asteroidi interstellari, e questo è il primo a ricevere la nuova designazione, le forme corrette di riferirsi a questo oggetto ora sono: 1I, 1I/2017 U1, 1I/`Oumuamua e 1I/2017 U1 (`Oumuamua). Prima dell’introduzione di questo nuovo schema, il nome dell’oggetto era A/2017 U1.

«Dovevamo muoverci in fretta», spiega il membro dell’equipe Oliver Hainaut dell’ESO a Garching. Germania. «`Oumuamua aveva già oltrepassato il suo punto di avvicinamento al Sole e stava tornando verso lo spazio interstellare».

Il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO è stato quindi messo subito in moto per misurare l’orbita, la luminosità e il colore dell’oggetto con più precisione dei piccoli telescopi. La rapidità era fondamentale perchè `Oumuamua stava rapidamente svanendo alla vista allontanandosi dal Sole e dall’orbita della Terra, nel suo cammino verso l’esterno del Sistema Solare. Ma c’erano in riserbo altre sorprese.

Combinando le immagini prese dallo strumento FORS sul VLT, usando quattro filtri diversi, con quelli di altri grandi telescopi, l’equipe di astronomi guidata da Karen Meech (Institute for Astronomy, Hawai`i, USA) ha scoperto che `Oumuamua varia di intensità in modo drammatico, di un fattore dieci, mentre ruota sul proprio asse ogni 7,3 ore.

Il grafico mostra la variazione di luminosità di `Oumuamua nel corso di tre giorni nell'ottobre 2017. L'ampio intervallo di luminosità – circa un fattore dieci (2,5 magnitudini) – è dovuto alla forma allungata di questo oggetto singolare, che ruota ogni 7,3 ore. I punti di diversi colori rappresentano misure in diversi filtri, che coprono la banda spettrale del visibile e del vicino infrarosso. La linea tratteggiata mostra la curva di luce attesa nel caso in cui `Oumuamua sia un ellissoide con un rapporto assiale di 1:10. Le deviazioni da questa curva sono probabilmente dovute a irregolarità della forma dell'asteroide o dell'albedo superficiale. Crediti: ESO/K. Meech et al.

Karen Meech spiega l’importanza della scoperta: «Questa variazione di luminosità insolitamente grande significa che l’oggetto è molto allungato: circa dieci volte più lungo che largo, con una forma complessa e contorta. Abbiamo anche scoperto che ha un colore rosso scuro, simile agli oggetti delle zone esterne del Sistema Solare, e confermato che è completamente inerte, senza la minima traccia di polvere».

Queste proprietà suggeriscono che `Oumuamua sia denso, probabilmente roccioso o con un contenuto elevato di metalli, che non abbia quantità significative di acqua o ghiaccio e che la sua superficie sia scura e arrossata a causa dell’irradiazione da parte dei raggi cosmici nel corso di milioni di anni. Si è stimato che sia lungo almeno 400 metri.

Il diagramma mostra l'orbita dell'asteroide interstellare `Oumuamua mentre attraversa il Sistema Solare. Diversamente dagli altri asteroidi e comete osservati finora, questo corpo celeste non è legato gravitazionalmente al Sole. Proviene dallo spazio interstellare e là ritornerà dopo questo breve incontro con il nostro sistema. L'orbita iperbolica è molto inclinata e l'asteroide non sembra essere passato vicino a nessun altro corpo del Sistema Solare prima di arrivare vicino alla Terra. Crediti: ESO/K. Meech et al.

Calcoli preliminari dell’orbita hanno suggerito che l’oggetto sia arrivato dalla direzione approssimativa della stella brillante Vega, nella costellazione settentrionale della Lira. In ogni caso, anche viaggiando alla velocità vertiginosa di circa 95 000 km/h, c’è voluto così tanto tempo per questo viaggio interstellare fino al nostro Sistema Solare, che Vega non era nemmeno in quella posizione quando l’asteroide era là vicino circa 300 000 anni fa. `Oumuamua potrebbe aver vagato per la Via Lattea, senza essere legato a nessun sistema stellare, per centinaia di milioni di anni prima di aver casualmente incontrato il Sistema Solare.

Gli astronomi stimano che un asteroide interstellare simile a `Oumuamua, in realtà, attraversi il Sistema Solare interno circa una volta all’anno, ma poiché sono deboli e difficili da identificare, finora sono sempre passati inosservati. Solo recentemente, i telescopi per survey come Pan-STARSS sono diventati sufficientemente potenti per avere la possibilità di scovarli.

«Stiamo continuando a osservare questo oggetto, unico nel suo genere,» conlclude Olivier Hainaut, «speriamo di riuscire a identificare con maggior precisione il suo luogo di origine e la prossima destinazione di questo suo viaggio galattico. E ora che abbiamo trovato la prima roccia interstellare, ci stiamo preparando per le prossime!».

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Una sottile falce di Luna e Saturno al tramonto

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Nell’immagine, che presenta un’inquadratura fortemente zoomata sui soggetti, la Luna (leggermente ingrandita per esigenze grafiche) e il pianeta Saturno sovrastano alcune abitazioni (di cui vediamo le antenne e i comignoli), a circa 6° di altezza sull’orizzonte. Sarà una bella occasione per scattare fotografie di paesaggio con i due astri.
Nell’immagine, che presenta un’inquadratura fortemente zoomata sui soggetti, la Luna (leggermente ingrandita per esigenze grafiche) e il pianeta Saturno sovrastano alcune abitazioni (di cui vediamo le antenne e i comignoli), a circa 6° di altezza sull’orizzonte. Sarà una bella occasione per scattare fotografie di paesaggio con i due astri.

Alle 17:50 del 20 novembre, approfittando del fatto che il tramonto arriverà presto, sarà possibile ammirare già prima delle 18 una larga congiunzione tra la Luna e il pianeta Saturno. Una sottilissima falce di Luna (fase 4%) si troverà a circa 5° gradi di distanza da Saturno (mag. +0,5).

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

All’ora indicata i due astri saranno bassi sull’orizzonte ovest–sudovest (circa 6°) per cui sarà possibile cogliere il loro incontro arricchendolo con elementi del paesaggio circostante, prima che tramontino dietro l’orizzonte.

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Ultimo saluto ad Adalberto Giazotto con l’annuncio di una nuova rivelazione Ligo-Virgo

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Black Holes Discovered by LIGO. LIGO and Virgo have detected a range of stellar mass black holes. On the low-mass end, sources like the recently announced GW170608, and also GW151226, have masses comparable to those observed in x-ray binaries. The sources GW150914, GW170104, and GW170814 point to a higher-mass population that was not observed prior to these gravitational-wave detections. This figure also shows LVT151012, a LIGO candidate event that was too weak to be conclusively claimed as a detection. [Image credit: LIGO/Caltech/Sonoma State (Aurore Simonnet)]

ADDIO AD ADALBERTO GIAZOTTO, PAPÀ DI VIRGO


Comunicato stampa INFN
Ci ha lasciati Adalberto Giazotto, uomo e scienziato tenace, visionario e lungimirante. Il suo nome è saldamente legato alla fisica delle onde gravitazionali, le increspature dello spaziotempo predette da Albert Einstein un secolo fa nella teoria della Relatività Generale.
Adalberto Giazotto, ricercatore dell’INFN, ex collaboratore di Edoardo Amaldi, assieme ad Alain Brillet era il padre dell’interferometro Virgo, l’esperimento per lo studio delle onde gravitazionali realizzato in Italia da INFN e CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) francese, che assieme ai due interferometri LIGO negli Stati Uniti è stato protagonista delle più recenti scoperte che hanno emozionato non solo la comunità scientifica ma anche il grande pubblico.
È stata di Adalberto l’idea di costruire un interferometro nella campagna pisana. Sua l’idea dei superattenuatori di Virgo, una catena di pendoli altamente tecnologica che consente di isolare efficacemente gli specchi dell’esperimento dai movimenti che turberebbero i segnali. Sua l’idea di andare a cercare le onde gravitazionali alle basse frequenze, idea implementata prima da Virgo e successivamente da LIGO: e proprio là sono state effettivamente osservate. Sua l’idea di costituire una rete globale di interferometri assieme ai due LIGO, di creare una sola grande collaborazione scientifica, idea che si è rivelata la chiave del successo nella caccia alle onde gravitazionali.

«Adalberto se ne è andato poco dopo che la sua tenacia aveva permesso di trasformare il suo sogno in realtà, portandolo a un passo da un premio Nobel che avrebbe meritato», commenta Fernando Ferroni, presidente dell’INFN. «Le persone come Adalberto sono in grado di trasformare la storia della scienza: lui ha creduto che la rivelazione delle onde gravitazionali fosse una domanda che doveva e poteva avere una risposta, mentre altri consideravano una pazzia imbarcarsi in questa impresa. La sua storia racconta di come la scienza sia capace di trascinarti perché ti comanda di fare delle cose, come testimoniano le sue parole “Virgo è un’impresa unica e doveva compiersi fino in fondo, perché quello era il suo destino. Non poteva essere altrimenti: Virgo era ed è l’esperimento più bello del mondo“. Pochi si mettono in gioco al livello in cui lo ha fatto Adalberto. Virgo è stato il trionfo della sua troppo breve vita, e l’INFN lo ricorderà per sempre tra quelli che saranno un esempio per chi verrà», conclude Ferroni.

Continua sulle pagine dell’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare


di Ilaria Marciano – ASI

Gli scienziati alla ricerca di onde gravitazionali hanno confermato l’ennesima scoperta della loro fruttuosa serie di osservazioni dall’inizio di quest’anno. Il nome di questo nuovo evento è GW170608, e si tratta della fusione di due buchi neri relativamente leggeri, di 7 e 12 volte la massa del Sole, a una distanza di circa un miliardo di anni luce dalla Terra.

La fusione ha generato un buco nero finale di massa 18 volte quella del Sole, il che significa che durante la collisione è stata emessa energia equivalente a circa 1 massa solare ed è stata emessa sotto forma di onde gravitazionali.

La scoperta  è avvenuta lo scorso 8 giugno grazie ai due rilevatori Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) e all’interferometro Virgo, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ma non era stata resa pubblica nell’immediato per via di altri due grandi eventi che si sono verificati poco dopo – il 14 e il 17 agosto –ovvero la rilevazione del primo segnale di onda gravitazionale registrato da Virgo e, per la prima volta nella storia dell’osservazione dell’universo, la rilevazione di un’onda gravitazionale prodotta dalla fusione di due stelle di neutroni e captata, dalle onde radio fino ai raggi gamma.

La scoperta di GW170608 è stata in parte causale. Un mese prima di questo rilevamento, infatti, Ligo aveva interrotto il suo ciclo di osservazioni per eseguire la manutenzione. Mentre i ricercatori di Ligo a Livingston, in Louisiana, stavano ultimando la manutenzione ed erano pronti a ricominciare di nuovo dopo circa due settimane, Ligo a Hanford, a Washington, aveva riscontrato ulteriori problemi che hanno ritardato le osservazioni. Nel pomeriggio del 7 giugno, il team dell’Osservatorio di Hanford stava facendo i preparativi finali per “ascoltare” ancora una volta le onde gravitazionali in arrivo.

Come parte dei preparativi, gli scienziati hanno effettuato delle regolazioni di routine per ridurre il livello di rumore nei dati delle onde gravitazionali causato dal movimento angolare degli specchi principali. Per distinguere quanto questo movimento angolare poteva compromettere i dati raccolti, gli scienziati hanno “scosso” leggermente gli specchi a frequenze specifiche. Pochi minuti dopo questa procedura, GW170608 è passato attraverso l’interferometro di Hanford, raggiungendo la Louisiana circa 7 millisecondi dopo.

GW170608 è il buco nero binario più leggero che Ligo e Virgo abbiano mai osservato. Questa scoperta consentirà agli astronomi di confrontare le proprietà dei buchi neri ricavate dalle osservazioni dell’onda gravitazionale con quelle dei buchi neri di massa simile precedentemente rilevati solo con studi a raggi X e ha creato un collegamento mancante tra le due classi di osservazioni di buchi neri.

In questo grafico vediamo invece a confronto le masse di buchi neri e stelle a neutroni misurate sia da osservazioni elettromagnetiche (le classiche osservazioni in varie lunghezze d'onda compresa la luce visibile) sia con rivelazioni di onde gravitazionali... i nostri nuovi "occhi". In violetto vediamo indicate le masse dei buchi neri individuati tramite osservazioni elettromagnetiche, mentre in blu quelle di osservazioni di onde gravitazionali (ottenute sempre dalla fusione di due oggetti, per cui vediamo i due singoli oggetti legati a quello che ne è il risultato). Le masse di stelle a neutroni osservate per via elettromagnetica sono in giallo, mentre quelle delle stelle la cui fusione ha dato origine all'evento GW170817 (e quindi osservate in entrambi i modi) sono in arancione, e di nuovo vengono indicati sia i due oggetti che si sono fusi, sia l'oggetto che ne è risultato. Come si può vedere, questo nuovo evento GW170608 (tra quelli in blu) è quello che ha coinvolto buchi neri con la più piccola massa fin'ora rivelati dalla collaborazione LIGO/Virgo. Le linee verticali rappresentano le barre dell'errore di misura di massa. Crediti: LIGO-Virgo/Frank Elavsky/Northwestern

Il documento che descrive l’osservazione appena confermata – scritto da LIGO Scientific Collaboration e Virgo Collaboration – è stato pubblicato su The Astrophysical Journal Letter. I rilevatori LIGO e Virgo sono attualmente offline per ulteriori aggiornamenti. Gli scienziati prevedono di avviare una nuova corsa di osservazione nell’autunno 2018.

Su Coelum Astronomia puoi trovare

Onde Gravitazionali.
Inizia l’era dell’Astronomia Multimessaggero.
La flotta di telescopi ESO in Cile ha rilevato per la prima volta la controparte visibile di una sorgente d’onda gravitazionale, quinto risultato della collaborazione LIGO-Virgo. Storiche osservazioni che suggeriscono che la sorgente sia il risultato della fusione di due stelle di neutroni chiamata kilonova, da tempo prevista e alla base della creazione di elementi pesanti come l’oro e il platino. Ma non solo, all’evento è associato anche un raro lampo gamma di breve durata, che completa il quadro portando alla conferma di eventi fin’ora solo teorizzati. Numerosi gli studi pubblicati su Nature e altre riviste scientifiche e presentati oggi in tre conferenze stampa in simultanea dalle principali agenzie coinvolte.


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Esopianeti. Ross 128 b: un nuovo vicino di casa, dal clima temperato attorno a una stella tranquilla

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Questa rappresentazione artistica mostra il pianeta dal clima temperato, Ross 128 b, con la sua stella madre, una nana rossa, sullo sfondo. Ross 128 b sarà uno dei principali bersagli dell’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, che sarà in grado di cercare biomarcatori nell’atmosfera del pianeta. Crediti: ESO/M. Kornmesser
ELT e la ricerca sui pianeti extrasolari in uno speciale sul tema su Coelum astronomia 204. Cliccare sull’immagine per la lettura gratuita.

Il nuovo mondo è stato designato come Ross 128 b e si tratta del secondo pianeta più vicino dal clima temperato dopo Proxima b. È anche il pianeta più vicino scoperto in orbita intorno a una nana rossa non attiva, condizione che potrebbe aumentare le probabilità che il pianeta possa sostenere la vita, il che lo rende uno dei principali bersagli dell’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, che grazie alla sua accuratezza sarà in grado di cercare biomarcatori nell’atmosfera dei pianeti.

La scoperta è stata effettuata da un’equipe grazie allo strumento HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) dell’ESO (all’Osservatorio di La Silla in Cile).

Le nane rosse sono tra le stelle più fredde, più deboli – e più comuni – dell’Universo, il che le rende ottimi obiettivi per la ricerca di esopianeti. Di conseguenza, sono sempre più studiate. Il primo autore Xavier Bonfils (Institut de Planétologie et d’Astrophysique de Grenoble – Université Grenoble-Alpes/CNRS, Grenoble, Francia) ha perciò chiamato questo programma HARPS “La scorciatoia per la felicità”, proprio perché è più facile trovare gemelli della Terra, freddi e piccoli, intorno a queste stelle che intorno a stelle più simili al Sole.

Un pianeta in orbita vicino a una nana rossa influisce, dal punto di vista gravitazionale, sulla stella più di quanto possa fare un simile pianeta più lontano da una stella massiccia come il Sole. Ne risulta che le variazioni nel moto della stella sono più facili da misurare (anche se le nane rosse sono più deboli e quindi è più difficile raccogliere segnale sufficiente per misurarle con la precisione necessaria).

Il cielo nei dintorni della nana rossa Ross 128, nella costellazione della Vergine, nelle immagini della DSS2 (Digitized Sky Survey 2). Ross 128 è al centro dell’immagine. Guardando molto da vicino si nota che Ross 128 ha un buffo aspetto molteplice: infatti le fotografie usate per la produzione dell’immagine finale sono state scattate su un periodo di più di quarant’anni e la stella, che si trova a soli 11 anni luce dalla Terra, si è spostata in cielo in modo significativo durante questo periodo.  Crediti: Digitized Sky Survey 2. Acknowledgement: Davide De Martin

Ma dopo una lunga raccolta di dati e osservazioni, attorno alla nana rossa Ross 128 è stato trovato un mondo di dimensioni terrestri che potrebbe avere un clima temperato. Ha un anno di 9,9 giorni, è di piccola massa e ha una temperatura superficiale che potrebbe essere vicina a quella della Terra. Inoltre, Ross 128 è la più “tranquilla” delle stelle vicine a noi ad avere un pianeta con queste caratteristiche.

«La scoperta è basata sul monitoraggio intensivo con HARPS durato più di un decennio, insieme con tecniche di riduzione e analisi dati all’avanguardia.  Solo HARPS ha dimostrato la precisione necessaria e continua a essere il miglior strumento per la misura di velocità radiali, 15 anni dopo l’inizio delle operazioni,» spiega Nicola Astudillo-Defru (Osservatorio di GInevra – Università di Ginevra, Svizzera), coatuore dell’articolo che presenta la scoperta.

Molte nane rosse però, come nel caso di Proxima Centauri, sono soggette a brillamenti che a volte inondano i loro pianeti di radiazioni UV e raggi X, mortali. Sembra invece che Ross 128 sia una stella molto più quieta e ne consegue che i suoi pianeti potrebbero essere i più vicini candidiati a ospitare la vita.

Anche se attualmente si trova a 11 anni luce dalla Terra, Ross 128 si sta muovendo nella nostra direzione e dovrebbe essere il nostro vicino più prossimo tra appena 79 000 anni – un batter d’occhio in termini cosmici, a quel punto Ross 128 b strapperà a Proxima b il primato dell’esopianeta più vicino alla Terra!

Nella cartina la grande costellazione zodiacale della Vergine, che ospita la debole nana rossa Ross 128, indicata con un cerchio rosso. Ross 128 viene chiamata anche Proxima Virginis, essendo la stella più vicina alla Terra di questa costellazione.  L’immagine mostra la maggior parte delle stelle visibili a occhio nudo in una notte buia e serena, mentre per osservare Ross 128 serve un piccolo telescopio. Crediti: ESO, IAU and Sky & Telescope

Con i dati di HARPS, l’equipe ha scoperto che Ross 128 b orbita 20 volte più vicino rispetto alla Terra intorno al Sole, ma nonostante la sua vicinanza, riceve solo 1,38 volte più irradiazione rispetto alla Terra, grazie alla natura fredda e debole della nana rossa, che ha una temperatura superficiale poco più della metà di quella del Sole. Di conseguenza, la temperatura di equilibrio di Ross 128 b è stimata tra -60 e +20.

Per il momento la raccolta di esopianeti dal  clima temperato procede, aumentando sempre più, il prossimo passo sarà quello di studiare la loro atmosfera, la loro composizione e la loro chimica in dettaglio. Un grandissimo passo fondamentale sarà l’identificazione di biomarcatori (o indicatori biologici) come l’ossigeno nell’atmosfera dei pianeti extrasolari più vicini.

«Nuovi strumenti all’ESO avranno innanzitutto un ruolo fondamentale nel censimento dei pianeti di massa terrestre suscettibili di caratterizzazione. In particolare, NIRPS, il braccio infrarosso di HARPS, aumenterà l’efficienza nell’osservare nane rosse, che emettono la maggior parte della loro radiazione nell’infrarosso. Poi, l’ELT fornirà l’opportunità di osservare e caratterizzare gran parte di questi pianeti,» conclude Xavier Bonfils.

Su Coelum astronomia puoi trovare

Lo speciale dedicato alla scoperta di Proxima b e alla ricerca sugli esopianeti su Coelum astronomia 204.

Proxima b. Storia di una scoperta davvero epocale. Lo speciale dedicato alla scoperta e alla ricerca sugli esopianeti.

51 Pegasi b. Il primo esopianeta non si scorda mai. La storia del primo esopianeta scoperto attorno a una stella simile al Sole.

Missione PLATO. Occhi italiani alla ricerca di nuovi mondi. La missione raccontata dai protagonisti.

Come ho tracciato la curva di luce di un pianeta extrasolare. Esopianeti nella ricerca amatoriale.


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Accademia delle Stelle

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2017-11 Coelum AdS

A Roma un ciclo di conferenze innovative ed emozionanti per scoprire aspetti poco noti e sorprendenti del Cielo e dell’Astronomia. Per studiosi, appassionati e curiosi.

20.11: A scuola di astronomia (didattica dell’astronomia)
Imparare l’astronomia può essere straordinariamente piacevole se si utilizzano alcuni metodi che illustriamo stasera! Vedremo come è facile fare, senza nemmeno usare un telescopio, osservazioni fondamentali: dai satelliti di Giove alla determinazione dell’orbita ellittica della Terra (nozioni che hanno cambiato la storia dell’astronomia), insieme ad esperienze semplici e sorprendenti che si possono fare in casa come costruire una meridiana con uno specchio od osservare le eclissi di Sole con un mestolo. Ci divertiremo infine a scorrere i più diffusi luoghi comuni sbagliati sull’astronomia e le notizie astronomiche più stravaganti date dai mass media.

Ingresso singolo 15 euro previa prenotazione e eventi@accademiadellestelle.org. Oppure iscrizione a tutti gli appuntamenti (il prezzo cala col progredire del corso). Inizio conferenze ore 21, presso la nostra sede di fronte alla fermata EUR Laurentina.

https://www.facebook.com/accademia.dellestelle
https://www.accademiadellestelle.org

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Ecco il programma appuntamenti didattici del Circolo Culturale Astrofili Trieste per i mesi di Novembre e Dicembre 2017; le conferenze si tengono presso la sala “Centro Natura”, ostello scouts “Alpe Adria”, Loc. Campo Sacro 381, Prosecco – Trieste, sempre dalle 18:30 alle 20:00.

20.11: Il terzetto energetico di NGC4993: KILONOVAE, Onde gravitazionali e Gamma ray burst.
Relatore: Stefano Schirinzi
27.11: I raggi cosmici.
Relatore: Prof. Fulvio Mancinelli
04.12: L’enigma dei buchi neri primordiali.
Relatore: Prof. Edoardo Bogatec
11.12: Novità ai confini del Sistema Solare: i TNO e la ricerca del pianeta IX.
Relatore: Stefano Schirinzi
18.12: Gli strumenti dell’astronomia: telescopi, radiotelescopi,
spettrografi e satelliti.
Relatore: Muzio Bobbio

Ascolta il Circolo Culturale Astrofili Trieste ne “Il buio degli anni luce” in diretta streaming su Radio Fragola ogni mercoledì dalle 21:30 alle 22:30. http://www.radiofragola.com

Per informazioni:
http://www.astrofilitrieste.it

IL SENSO DELLA BELLEZZA ARTE E SCIENZA AL CERN

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Il suo senso della bellezza guidò la sua ricerca della verità.
B. Brecht, VITA DI GALILEO

Il 21 e il 22 novembre (e solo in quelle date!) arriverà nelle sale italiane, distribuito da Officine UBU, Il Senso della Bellezza, Arte e scienza al CERN diretto da Valerio Jalongo e girato all’interno del prestigioso e più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle.

Il film è il racconto di un esperimento senza precedenti che vede scienziati di tutto il mondo collaborare intorno alla più grande macchina mai costruita dagli essere umani per scoprire i misteri dell’universo, ovvero, l’acceleratore di particelle LHC (Large Hadron Collider).

Il senso della bellezzaracconta un momento speciale del CERN, a sessant’anni dalla sua nascita. Quattro anni dopo la sensazionale scoperta del “Bosone di Higgs”, il CERN è alla vigilia di un nuovo, eccezionale esperimento. Un viaggio nel tempo più lontano e nello spazio più piccolo che possiamo immaginare: un’esplorazione della materia immediatamente dopo il Big Bang che ha dato origine al nostro universo.

«Molti di noi assistono con sgomento alla crisi dell’Europa – dichiara il regista – del suo sistema politico, dei suoi ideali assediati da antiche diffidenze e nuovi fanatismi. C’è un’istituzione europea però che resiste, e anzi sembra aumentare il suo prestigio. È il CERN di Ginevra, creato nel dopoguerra dai fisici europei quasi come antitesi al Progetto Manhattan – che portò alle bombe americane di Hiroshima e Nagasaki».

«Il CERN ha scopi pacifici  non ha finalità di lucro e le sue scoperte sono condivise e a disposizione di tutti. Forse questo spiega un singolare paradosso nella storia di questa grande comunità di scienziati: e cioè come mai un laboratorio di Fisica delle particelle, dove si persegue la conoscenza pura, senza alcuna applicazione pratica, sia stato all’origine dell’invenzione che più di ogni altra ha rivoluzionato le nostre vite. È infatti al CERN che nel 1990 nasce il World Wide Web, l’internet libero di un mondo senza più confini».

In questo anello a cento metri di profondità e lungo ventisette chilometri si producono ogni secondo miliardi di collisioni tra particelle subatomiche. Perché? Cosa stanno cercando i fisici con i loro rivelatori? Queste specie di macchine fotografiche di proporzioni titaniche come ATLAS e CMS, sono capaci di scattare quaranta milioni di “fotografie” al secondo.

Ma chiamarle “fotografie” è in realtà una semplificazione per i media. Nessun fisico usa davvero quelle immagini per elaborare le proprie teorie. Perché i fisici degli ultimi cento anni hanno imparato a loro spese che siamo di fronte ad alcuni aspetti della Natura che sembrano assurdi.

«Ormai i fisici cercano di avvicinarsi a questi fenomeni per noi ancora misteriosi con la matematica, e con esperimenti che forniscono posizioni, dati statistici, numeri. Sanno di non avere più nessuna immagine concreta della Natura da offrirci. E non solo perché si tratta di realtà infinitamente piccole, invisibili. Ma perché la natura, nella sua essenza, ha un comportamento che è lontano dal senso comune e dai nostri cinque sensi.

«La Fisica moderna ha distrutto le ultime certezze che venivano dalla nostra esperienza del mondo, ma non ha trovato una spiegazione altrettanto certa e definitiva. La scienza, questo dovremmo averlo capito ormai, non cerca verità assolute, è sempre in cammino, sospinta solo dal dubbio e dall’ansia di conoscere.

Il titolo del film potrebbe apparire fuori luogo data l’aura scientifica che il CERN emana: eppure queste riprese vogliono essere un viaggio in un parallelo tra artescienza esplicitato attraverso scienziati e artisti contemporanei. Attraverso immagini sensazionali del CERN di Ginevra e interviste esclusive a scienziati e artisti, il documentario spiega come scienza e arte, in modi diversi, inseguano verità e bellezza.

«Come diceva Einstein, il mistero più grande è la nostra capacità di conoscere l’universo, di afferrarne la misteriosa semplicità e bellezza».


Un documentario con Fabiola Gianotti, Gian Francesco Giudice, Luis Alvarez Gaumè, Paolo Giubellino, John Ellis, Antony Gormley, Michelangelo Mangano, Sergio Bertolucci, Robert Hodgin

Scritto e diretto da: Valerio Jalongo

Fotografia: Alessandro Pesci, Leandro Monti

Montaggio: Massimo Fiocchi

Musiche originali: Maria Bonzanigo, Carlo Crivelli – eseguite dall’Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Kevin Griffiths

Suono: Christophe Giovannoni, Masaki Hatsui

Produttori: Tiziana Soudani, Silvana Bezzola Rigolini, M. Letizia Mancini

Produttore associato: Camilo Cienfuegos per La Frontera Video & Film

Produttore esecutivo: Tina Boillat

Una produzione: Amka Films, RSI Radiotelevisione Svizzera SRG SSR, Ameuropa International con

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James Webb Space Telescope: ecco gli antipasti

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Rappresentazione artistica delle capacità scientifiche del telescopio spaziale James Webb della Nasa. Sia l’imaging che la spettroscopia saranno fondamentali per la missione. Crediti: Nasa, Esa e A. Feild (STScI)
Rappresentazione artistica delle capacità scientifiche del telescopio spaziale James Webb della Nasa. Sia l’imaging che la spettroscopia saranno fondamentali per la missione. Crediti: Nasa, Esa e A. Feild (STScI)

Il nome in codice è Dd-Ers, e sta per Director’s Discretionary Early Release Science: è il programma di quelle che saranno le prime settimane di attività scientifica del James Webb Space Telescope, durante le quali è il direttore a scegliere come impiegarlo, dopo aver valutato le proposte giunte dalla comunità scientifica. In pratica, è il primo assaggio che l’erede dello Hubble Space Telescope offrirà alla comunità scientifica una volta giunto a destinazione (se tutto va secondo i programmi, arriverà in L2 entro la fine del 2019). Di proposte ne sono arrivate un centinaio, e l’elenco delle 13 selezionate da Ken Sembach, direttore dello Space Telescope Science Institute (Stsci) di Baltimora (Maryland, Usa), è ora disponibile in rete.

«Vogliamo che la comunità possa essere il più produttiva possibile dal punto di vista scientifico, e che questo avvenga prima possibile», ha detto Sembach, «per cui sono molto soddisfatto di poter dedicare quasi cinquecento ore del tempo discrezionale del direttore a queste osservazioni Ers».

Le ore, per la precisione, saranno 460, e i programmi scientifici sono i più disparati. Partendo dal più vicino a noi, dunque nel Sistema solare, c’è un obiettivo che avrebbe reso orgoglioso Galileo: l’osservazione per quasi dieci ore del sistema gioviano, in particolare le due lune Io e Ganimede. Seguono due programmi dedicati ai pianeti extrasolari, mondi come Wasp-39b and Wasp-43b, sui quali Jwst dispiegherà tutta la potenza dei suoi spettrografi infrarossi per caratterizzarne l’atmosfera e scoprire quanto sia o meno adatta a ospitare forme di vita. Le restanti ore si divideranno tra fisica stellarebuchi neri supermassiccigalassie remote, con le quali Jwst inizierà a esercitarsi puntando il suo enorme specchio composito da 6.5 metri di diametro verso la stessa regione del programma Frontier Fields di Hubble – tanto per far vedere subito di che pasta è.

«Tutti programmi osservativi che non solo produrranno una scienza eccellente, ma saranno anche una risorsa unica per dimostrare alla comunità scientifica mondiale le capacità d’indagine di questo straordinario osservatorio», sottolinea Sembach, mettendo in chiaro lo scopo del programma Dd-Ers.

Pensando alle caratteristiche di Jwst e della sua suite di strumenti, e non ultimo considerando quanto è costato, le attese della comunità scientifica sono un po’ come quella d’un cliente che varca la soglia d’un ristorante stellato – anzi, per qualche anno almeno, del più stellato di tutti. Senza contare che raccoglie il testimone non proprio comodissimo d’uno “chef” leggendario qual è Hubble. È dunque cruciale che già dall’antipasto Jwst riesca a dimostrare di essere all’altezza delle aspettative.


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Missione VITA – L’orbita di Pistoletto

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di Ettore Perozzi di Asi e Marta Ceccaroni dell’Esa Neo Coordination Centre

Che la meccanica celeste abbia molti punti in comune con le arti visive non è una novità. «So di essere mortale di natura e effimero, ma quando seguo le evoluzioni dei corpi celesti i miei piedi non toccano più il suolo e mi elevo alla presenza di Zeus nutrendomi di Ambrosia, il cibo degli Dei» – così Tolomeo descriveva il suo lavoro. Ed è vero oggi più che mai grazie alle moderne tecniche di visualizzazione 3D che permettono a tutti di ammirare quelle “sculture spaziali” che a volte la natura, a volte l’uomo sono in grado di forgiare con l’aiuto della gravità.

Le complesse merlettature disegnate dalle comete nelle loro danze orbitali attorno a Giove oppure il groviglio inestricabile tracciato dalla sonda Cassini durante il suo lungo peregrinare nel sistema di Saturno ne sono esempi famosi.

Lo stemma della missione VITA di Paolo Nespoli sulla ISS Crediti: ESA/ASI

Non stupisce quindi che il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto con la sua forma a doppio infinito – simbolo della missione Vita che accompagna Paolo Nespoli nello spazio – abbia fatto risuonare qualcosa nella nostra mente.

Prendiamo allora due orbite: una circolare come quella della Stazione Spaziale Internazionale attorno al nostro pianeta, l’altra fortemente ellittica, come ad esempio quella della capsula Soyuz che ha portato Paolo Nespoli sulla Iss.

Supponiamo che i periodi di rivoluzione attorno alla Terra delle due orbite siano “sincronizzati” in modo che il primo sia il doppio dell’altro. Una ipotesi plausibile visto che la Soyuz parte dalla superficie terrestre per raggiungere la Iss che viaggia a 400 km di altitudine.

Le due orbite corrispondono a quelle tracciate in blu (orbita circolare) e rosso (orbita ellittica) nella figura animata. Ma che forma avrebbe l’orbita rossa vista da un osservatore in movimento lungo l’orbita blu – ad esempio da un astronauta sulla ISS in attesa dell’arrivo di Paolo? Una domanda che concettualmente implica un cambiamento di sistema di riferimento paragonabile al guardare una corsa di automobili da una telecamera fissa posta sopra il circuito oppure da un elicottero che insegue la corsa di un pilota.

Animazione dell'orbita di Pistoletto. Crediti: Ettore Perozzi e Marta Ceccaroni

Il risultato nel nostro caso è rappresentato dalla traiettoria in verde nella figura, che nell’arco di un intero giro attorno alla Terra della Iss si chiude a formare proprio il simbolo della missione Vita. Cambiando eccentricità e inclinazione dell’orbita ellittica si ottengono tutte le possibili “variazioni sul tema”, più allungate e/o caratterizzate da una diversa ampiezza dei lobi laterali rispetto a quello centrale. Tecnicamente si tratta di una “famiglia di orbite tridimensionali in risonanza 1:2 nel problema ristretto dei tre corpi”, ma da oggi possiamo battezzarle più semplicemente Orbite di Pistoletto.

Il caso vuole che l’asteroide 2016 XK24 si trovi su un’orbita di questo tipo e per una fortunata coincidenza passerà nelle vicinanze della Terra il 30 dicembre prossimo – poco dopo il rientro a terra di Paolo Nespoli.

➜ Leggi anche Missione VITA. Cosa sta combinando Paolo Nespoli nella Stazione Spaziale Internazionale?


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Marte e una sottile Falce di Luna… tra stelle, pianeti e ISS!

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Nell’immagine la situazione alle 4:20, con i due astri alti appena 6° sull’orizzonte est, il momento forse migliore per riprenderli nella cornice del paesaggio.

Alle 4:00 del 15 novembre, una sottilissima falce di Luna (fase del 10%) sorgerà a soli 2,8° a est di Marte (mag. +1,8), converrà attendere però l’ora indicata nella cartina  sopra per poterli avere sopra i 10° sull’orizzonte Est. I due astri potranno poi essere seguiti ancora per poco meno di un paio d’ore, sempre più alti nel cielo del mattino, prima che l’alba la faccia da padrona.

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

Alle 6:30, circa due ore dopo rispetto alla situazione presentata nell’immagine precedente, potremo ammirare, in un contesto ad ampio campo, l’evolversi della situazione in cui gli attori saranno ben di più, includendo, oltre alla Luna e a Marte, anche la stella Spica (alfa Virginis) e, più in basso, anche i pianeti Giove e Venere. Il mattino seguente vedremo la Luna avvicinarsi ai due ultimi pianeti fino alla congiunzione del 17 novembre.

Avendo pazienza fino alle 6:30, potremo anche veder sorgere, sempre dallo stesso orizzonte, VenereGiove, non così vicini come il 13, ma comunque separati di soli 2°.

Tra le 6:20 e le 6:30, poco più a sudest per chi osserva dal Centro Italia (si consiglia di controllare le esatte circostanze) si potrà osservare anche un luminoso transito della Stazione Spaziale Internazionale (mag. –3,2) che completerà il quadro di questo magnifico incontro astrale.

Per ulteriori dettagli ➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

Le effemeridi giornaliere di Luna, Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre

Leggi anche

➜ La Luna di novembre e l’osservazione delle falci di Luna

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Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione della LUCERTOLA (III parte)


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Astronomiamo

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LocandinaCoelum_Novembre
16.11, ore 21.30: Corso Sistema Solare

Per informazioni:
http://www.astronomiamo.it

Accademia delle Stelle

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2017-11 Coelum AdS

A Roma un ciclo di conferenze innovative ed emozionanti per scoprire aspetti poco noti e sorprendenti del Cielo e dell’Astronomia. Per studiosi, appassionati e curiosi.

13.11: La fortuna degli astronomi
La fortuna aiuta gli audaci, si dice: in questa conferenza gli audaci sono gli astronomi, e la fortuna è quella circostanza che ha permesso ad alcuni di loro di fare scoperte fondamentali e del tutto inaspettate (oltre che, in alcuni casi, di salvare la propria vita!) Alle scoperte casuali e fortunose, e alle peripezie che molti astronomi hanno affrontato per riuscire nelle loro imprese, si affiancheranno anche episodi di grande spirito da parte degli scienziati, con alcuni clamorosi pesci d’aprile che fanno parlare ancora oggi.

20.11: A scuola di astronomia (didattica dell’astronomia)
Imparare l’astronomia può essere straordinariamente piacevole se si utilizzano alcuni metodi che illustriamo stasera! Vedremo come è facile fare, senza nemmeno usare un telescopio, osservazioni fondamentali: dai satelliti di Giove alla determinazione dell’orbita ellittica della Terra (nozioni che hanno cambiato la storia dell’astronomia), insieme ad esperienze semplici e sorprendenti che si possono fare in casa come costruire una meridiana con uno specchio od osservare le eclissi di Sole con un mestolo. Ci divertiremo infine a scorrere i più diffusi luoghi comuni sbagliati sull’astronomia e le notizie astronomiche più stravaganti date dai mass media.

Ingresso singolo 15 euro previa prenotazione e eventi@accademiadellestelle.org. Oppure iscrizione a tutti gli appuntamenti (il prezzo cala col progredire del corso). Inizio conferenze ore 21, presso la nostra sede di fronte alla fermata EUR Laurentina.

https://www.facebook.com/accademia.dellestelle
https://www.accademiadellestelle.org

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Ecco il programma appuntamenti didattici del Circolo Culturale Astrofili Trieste per i mesi di Novembre e Dicembre 2017; le conferenze si tengono presso la sala “Centro Natura”, ostello scouts “Alpe Adria”, Loc. Campo Sacro 381, Prosecco – Trieste, sempre dalle 18:30 alle 20:00.

13.11: I vulcani di Io, satellite infernale di Giove.
Relatore: Giovanni Chelleri
20.11: Il terzetto energetico di NGC4993: KILONOVAE, Onde gravitazionali e Gamma ray burst.
Relatore: Stefano Schirinzi
27.11: I raggi cosmici.
Relatore: Prof. Fulvio Mancinelli
04.12: L’enigma dei buchi neri primordiali.
Relatore: Prof. Edoardo Bogatec
11.12: Novità ai confini del Sistema Solare: i TNO e la ricerca del pianeta IX.
Relatore: Stefano Schirinzi
18.12: Gli strumenti dell’astronomia: telescopi, radiotelescopi,
spettrografi e satelliti.
Relatore: Muzio Bobbio

Ascolta il Circolo Culturale Astrofili Trieste ne “Il buio degli anni luce” in diretta streaming su Radio Fragola ogni mercoledì dalle 21:30 alle 22:30. http://www.radiofragola.com

Per informazioni:
http://www.astrofilitrieste.it

Zombie Star, la stella che non voleva morire

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La luce di iPTF14hls è stata vista aumentare e iminuire almeno cinque volte in due anni. Un comportamento mai osservato nelle supernove precedenti, che in genere rimangono luminose per circa 100 giorni per poi svanire. Crediti: Lco/S. ​Wilkinson
Un'illustrazione artistica di una supernova. Crediti: NASA, ESA, AND G. BACON (STSCI)
La luce di iPTF14hls è stata vista aumentare e iminuire almeno cinque volte in due anni. Un comportamento mai osservato nelle supernove precedenti, che in genere rimangono luminose per circa 100 giorni per poi svanire. Crediti: Lco/S. Wilkinson

«È una supernova che mette in crisi tutto quello che pensiamo di sapere su come funzionano questi oggetti. Ed è il più grande enigma nel quale mi sia mai imbattuto in quasi un decennio di studi di esplosioni stellari». Così Iair Arcavi, ricercatore postdocall’Università della California – Santa Barbara e primo autore di uno studio, pubblicato oggi su Nature, su iPTF14hls: una supernova di tipo II-P.

Di solito, quando una stella “muore” è per sempre: una volta esplosa come supernova, se mai la materia di cui è fatta torna a splendere è perché viene riciclata per dare vita ad altre stelle. In questo caso, invece, pare proprio che siamo davanti allo stesso oggetto già visto brillare in cielo oltre sessant’anni anni or sono.

Tutto comincia, o meglio, ricomincia, nel settembre del 2014. Quando un team d’astronomi della Intermediate Palomar Transient Factory – una survey automatizzata per intercettare eventi transienti in banda ottica – registra un’esplosione a mezzo miliardo d’anni luce da noi. L’analisi spettrale rivela che si tratta d’una supernova II-P, ma ha qualcosa di strano: invece dei circa 100 giorni che di norma trascorrono prima che la luce di supernove di questo tipo s’estingua, l’impronunciabile iPTF14hls non vuole saperne di spegnersi e continua a brillare per oltre 600 giorni. Incuriositi, gli astronomi la studiano con attenzione, vanno pure a spulciare gli archivi della Palomar Sky Survey. E salta fuori che lì, in quel punto esatto della costellazione dell’Orsa Maggiore, già c’era stata un’altra esplosione. Quando? Nel 1954.

Un’immagine della Palomar Observatory Sky Survey mostra una possibile esplosione avvenuta nel 1954 nella posizione di iPTF14hls (a sinistra), assente nell’immagine successiva, che risale al 1993 (a destra). Crediti: Poss/Dss/Lco/S. Wilkinson

L’ipotesi degli scienziati è che possa trattarsi del primo esemplare mai osservato di quella che i teorici chiamano supernova a instabilità di coppia pulsazionale (pulsational pair-instability supernova). «Stando a questa teoria, potrebbe essere l’esito di una stella talmente calda e massiccia da aver prodotto nel suo nucleo antimateria», spiega uno dei coautori dello studio, Daniel Kasen, dell’Università di Berkeley. «Ciò renderebbe la stella instabile in modo violento, provocando ripetute esplosioni per periodi lunghi anni».

Da sinistra: Iair Arcavi, Andy Howell and Lars Bildsten. Photo Credit: SONIA FERNANDE

«Prevedevamo che questo tipo d’esplosioni potesse essersi verificato solo nell’universo primordiale, ora dovrebbero essere estinte. Vederne una è come imbattersi oggi in un dinosauro ancora vivo:  se ne scopri uno, ti viene da chiederti se sia davvero un dinosauro», aggiunge un altro coautore dello studio, Andy Howell, del Las Cumbres Observatory (Lco).

E forse non è finita qui: se davvero siamo davanti a una pulsational pair-instability supernova, il processo potrebbe anche ripetersi per decenni prima della grande esplosione “finale” – garantiscono gli scienziati… –  che prelude al collasso in un buco nero.

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature l’articolo “Energetic eruptions leading to a peculiar hydrogen-rich explosion of a massive star“, di Iair Arcavi, D. Andrew Howell, Daniel Kasen, Lars Bildsten, Griffin Hosseinzadeh, Curtis McCully, Zheng Chuen Wong, Sarah Rebekah Katz, Avishay Gal-Yam, Jesper Sollerman, Francesco Taddia, Giorgos Leloudas, Christoffer Fremling, Peter E. Nugent, Assaf Horesh, Kunal Mooley, Clare Rumsey, S. Bradley Cenko, Melissa L. Graham, Daniel A. Perley, Ehud Nakar, Nir J. Shaviv, Omer Bromberg, Ken J. Shen, Eran O. Ofek, Yi Cao, Xiaofeng Wang, Fang Huang, Liming Rui, Tianmeng Zhang, Wenxiong Li, Zhitong Li, Jujia Zhang, Stefano Valenti, David Guevel, Benjamin Shappee, Christopher S. Kochanek, Thomas W.-S. Holoien, Alexei V. Filippenko, Rob Fender, Anders Nyholm, Ofer Yaron, Mansi M. Kasliwal, Mark Sullivan, Nadja Blagorodnova, Richard S. Walters, Ragnhild Lunnan, Danny Khazov, Igor Andreoni, Russ R. Laher, Nick Konidaris, Przemek Wozniak e Brian Bue

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Giove e Venere stretti nella luce del mattino

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I due astri sorgeranno attorno alle 5:45 dall'orizzonte est-sudest, e lentamente aumenteranno la loro altezza. All'ora indicata saranno ancora bassi sull'orizzonte (circa 5°), si potrà attendere ancora per averli un po' più alti, ma si dovranno fare i conti con il crepuscolo mattutino che illuminerà sempre più il cielo inghiottendoli nella sua luce. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Chi ha abitudini mattiniere potrà tentare l’osservazione di una bella congiunzione tra i pianeti Giove (mag. –1,7) – che comincia a fare capolino nel crepuscolo del mattino – e Venere (mag. –3,9).

I due astri saranno separati da circa 16′, ma la bassissima altezza sull’orizzonte ne renderà un po’ difficoltosa l’osservazione, su uno sfondo di cielo già piuttosto chiaro.

Sarà un’ottima occasione per immortalare l’incontro dei due pianeti includendo anche alcuni dettagli del paesaggio circostante, possono quindi tornare utili i consigli di Giorgia Hofer ➜ Astrofotografia L’incontro tra Venere e Marte

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Una cometa speciale torna nel campo dell’Osservatorio spaziale SOHO

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Un'immagine composita del recente passaggio, dal 25 al 30 ottobre, nel campo del coronografo delle sonde SOHO LASCO C3 della cometa 96P. Crediti: SOHO/LASCO/Barbara Thompson (NASA)

Una cometa speciale è tornata nel campo dell’Osservatorio solare SOHO, una collaborazione NASA ESA. Da quando l’Osservatorio spaziale, lanciato nel 1995, è attivo la cometa 96P Machholz è una abitué delle riprese del coronografo LASCO C3.

La cometa 96P è stata scoperta dall’astronomo amatore Don Machholz, nel 1986, e si è subito mostrata come una cometa di breve periodo, e infatti completa un giro intorono al Sole in soli 5,24 anni circa. Al suo perielio passa a una distanza dal sole tre volte più vicina di Mercurio, a circa 18 milioni di chilometri (un decimo di unità astronomica, ovvero la distanza Terra-Sole), cosa che le ha permesso di apparire nel campo del coronografo nel 2012, 2007, 2002 e 1996, facendola diventare la cometa più assidua delle riprese SOHO.

Ma non solo, ha anche una famiglia, e una famiglia molto numerosa! La 96P è infatti progenitrice di due famiglie di comete distinte (i gruppi Marsden e Kracht della SOHO), degli sciami meteorici Sud Delta Aquaridi, Arietidi e delle più famose Quadrantidi.  Inolte, nel suo passaggio del 2012, i ricercatori delle SOHO hanno scoperto due piccoli frammenti, ben distanti dal nucleo principale, segnale di una evoluzione ancora attiva e in atto della cometa.

Uno studio pubblicato nel 2008 ha poi mostrato delle abbondanze molecolari estremamente anomale, con una composizione molto diversa e strana rispetto a tutte le comete conosciute, cosa che ha portato alcuni a pensare che possa trattarsi di una cometa interstellare catturata dal nostro sistema solare.

In questa immagine del 2002, la cometa sembra "fuggire" da un enorme espulsione di massa coronale. Crediti: SOHO/LASCO (ESA & NASA)

«Negli anni passati,  la cometa 96P ci ha regalato magnifiche immagini grazie alle camere SOHO» si legge in un comunicato stampa sulla pagina dell’Osservatorio. «Il suo passaggio del 2002 è stato probabilmente quello più spettacolare, arricchito da un’espulsione di massa coronale (CME) imponente proprio poche ore prima che la cometa sorpassasse il Sole.  (Una CME è un getto di particelle cariche dal Sole, spesso associato a un flare solare). È importante notare che non c’è correlazione tra i due eventi – assistiamo a volte anche a sei o più CME al giorno, perciò non è poi così sorprendente che ne sia accadutouno proprio al passagio della cometa. Ma l’immagine non è per questo meno spettacolare».

La cometa 69P appare nuovamente nel campo del coronografo LASCO C3, nell'angolo in basso a destra. Crediti: SOHO/LASCO

E quest’anno, come previsto, non ha mancato il suo appuntamento… Un’immagine del 25 ottobre mostra infatti la cometa nell’angolo destro in basso dal quale ha poi  attraversato tutta la parte destra del campo di ripresa per uscirne il 30 ottobre.

In questo passaggio le immagini non sono forse altrettanto spettacolari di quelle del 2002, ma con un picco di magnitudine al massimo attorno alla +2, è stata comunque molto luminosa e un montaggio delle varie fasi del suo passaggio ha reso altrettanto suggestiva anche questa ripresa.

Durante questo passaggio poi, per una fortunata configurazione geomatrica, per la prima volta la cometa è stata osservata non solo da entrambi i coronografi SOHO ma anche da quelli STEREO-A/SECCHI COR1 e COR-2 della NASA, da un punto di vista diverso, sempre nell’orbita terrestre ma dalla parte opposta alla Terra (nei dintorni del punto lagrangiano L3), per queste ultime immagini però, a causa della grande distanza delle sonde STEREO, si dovrà attendere qualcosa in più.

Ma un’ultima sorpresa non è mancata… perché ai due frammenti individuati nel 2012 ora se n’è aggiunto un terzo, a rafforzare ancora di più l’idea che si tratti di una cometa tutt’ora in evoluzione e definitivamente una delle comete più interessanti registrate dalle sonde SOHO.

Nella ripresa la cometa 69p e indicati nei riquadri rossi i tre frammenti individuati che viaggiano in paralleo.

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Diamo un nome al planetoide 2014 MU69

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Rappresentazione artistica della sonda New Horizons in volo verso la coppia binaria 2014 MU69. L’incontro avverrà il 1 gennaio 2019. Le prime osservazioni di MU69 suggeriscono che l’oggetto sia una coppia binaria di corpi quasi simili con diametri di 20 e 18 chilometri. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute
Rappresentazione artistica della sonda New Horizons in volo verso la coppia binaria 2014 MU69. L’incontro avverrà il 1 gennaio 2019. Le prime osservazioni di MU69 suggeriscono che l’oggetto sia una coppia binaria di corpi quasi simili con diametri di 20 e 18 chilometri. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute
la missione principale della New Horizons era, come sappiamo, il sorvolo di Plutone e lo studio delle sue lune. Su Coelum Astronomia n. 206 e 207 uno speciale in due parti ha ripercorso la missione e tutte le scoperte sull'ex-non pianeta del sistema solare. Come sempre la lettura è in formato digitale e gratuito.

New Horizons continua il suo viaggio nello spazio, dopo aver incontrato il pianeta nano Plutone il 14 luglio 2015. Il prossimo obiettivo è un oggetto binario della Fascia di Kuiper, cioè quella regione periferica del Sistema solare che va dall’orbita di Nettuno fino alla distanza di 50 unità astronomiche dal Sole. Il planetoide 2014 MU69 (a 1,6 miliardi di chilometri da Plutone e a 6,5 miliardi di chilometri dalla Terra) ha già “in agenda” un appuntamento molto importante con la sonda della Nasa, che incontrerà il primo gennaio 2019. Il piccolo mondo ghiacciato (per meglio dire, i due corpi) non ha però un nome, a parte la serie di lettere e cifre con cui, di solito, gli astronomi classificano ogni oggetto scoperto nel cielo, e la Nasa chiede proprio il vostro aiuto.

L’agenzia spaziale statunitense intende presentare delle proposte di nomi all’Unione astronomica internazionale e – come accade spesso in questi casi – il pubblico di esperti o di amatori corre in soccorso facendo proposte e votando online il nome più accattivante o quello più appropriato all’oggetto. Alan Sternprincipal investigator della missione New Horizons presso il Southwest Research Institute di Boulder, ha spiegato: «Il nostro incontro ravvicinato con MU69 segna un altro capitolo nella storia straordinaria di questa sonda. Siamo entusiasti che il pubblico ci possa aiutare a scegliere un soprannome per il nostro target».

I nomi attualmente in ballo descrivono alcune caratteristiche fisiche del planeotide (come Arachide o Mandorla) o si riferiscono alla costellazione (Sagittario) in direzione della quale è possibile osservare l’oggetto. Per adesso, al ballottaggio ci sono questi nomi: Año Nuevo (“anno nuovo” in spagnolo), Camalor (città fittizia nella Fascia di Kuiper), Kibo, Mawenzi, Shira (vette del Monte Kilimanjaro), Mjölnir (il martello di Thor),
Arachide, Mandorla, Anacardo (per ricordare le forme di questi piccoli corpi), Grinta & Tenacia (caratteristiche di New Horizons), Sagittario (costellazione) e Z’ha’dum (un pianeta fittizio ai margini della galassia). Il pubblico può anche proporre altri nomi. La campagna di voto si concluderà il primo dicembre e il nuovo nome ufficiale verrà comunicato a gennaio 2018.


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ALMA scopre polvere fredda intorno alla stella più vicina

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Una rappresentazione artistica della fascia di polvere appena scoperta intorno alla stella più vicina al Sole, Proxima Centauri. Le osservazioni di ALMA mostrano la luce diffusa dalla polvere fredda in una regione che si trova a una distanza da Proxima Centauri pari a una fino a quattro volte la distanza della Terra dal Sole. I dati suggeriscono poi la presenza di una cintura di polvere ancora più fredda e ancora più esterna. Le due cinture potrebbero indicare la presenza di un sistema planetario elaborato. Si noti che questo disegno non è in scala: per rendere visibile Proxima b, il pianeta è stato disegnato più lontano dalla stella e più grande di quanto sia in realtà. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Proxima Centauri è la stella più vicina al Sole. È una nana rossa, debole, ad appena quattro anni luce da noi, nella costellazione australe del Centauro. Le orbita intorno il pianeta Proxima b, un mondo temperato di dimensioni simili alla Terra, scoperto nel 2016: il pianeta più vicino al Sistema Solare. Ma non c’è solo un singolo pianeta in questo sistema. Le nuove osservazioni di ALMA rivelano le emissioni di nuvole di polvere cosmica fredda che circonda la stella.

L’autore principale dello studio, Guillem Anglada, dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía (CSIC), Granada, Spagna, spiega l’importanza di questa scoperta:
«La polvere intorno a Proxima Centauri è importante perchè, dopo la scoperta del pianeta di tipo terrestre Proxima b, è la prima indicazione della presenza, intorno alla stella più vicina al Sole, di un sistema planetario complesso e non di un singolo pianeta».

In questa immagine vediamo combinate una veduta dei cieli australi sopra al telescopio da 3,6 metri dell'ESO all'Osservatorio di La Silla in Cile con immagini di Proxima Centauri (in basso a destra) e della stella doppia Alfa Centauri AB (in basso a sinistra) ottenute dal telescopio Hubble della NASA/ESA. Proxima Centauri è la stella più vicina al Sistema Solare ed è accompagnata dal pianeta Proxima b, scoperto con lo strumento HARPS installato sul telescopio da 3,6 metri dell'ESO. Crediti: Y. Beletsky (LCO)/ESO/ESA/NASA/M. Zamani

In una coincidenza “cosmica”, il primo autore dello studio, Guillem Anglada, ha lo stesso nome dell’astronomo che ha guidato l’equipe alla scoperta di Proxima Centauri b, Guillem Anglada-Escudé, egli stesso coautore dell’articolo in cui questa scoperta è pubblicata, anche se i due non sono parenti.

Le fasce di polvere sono i resti di materia che non è riuscita ad aggregarsi in un corpo più grande come un pianeta. Le particelle di roccia e ghiaccio di queste fasce variano di dimensione dai grani di polvere più fini, più piccoli di un millimetro, fino a corpi asteroidali di molti chilometri di diametro.

La polvere sembra raccolta in una fascia di qualche centinaio di milioni di chilometri da Proxima Centauri, con una massa totale di circa un centesimo quella della Terra. Si stima che la cintura abbia una temperatura di circa -230 gradi C, fredda come quella della Fascia di Kuiper nella zona esterna del Sistema Solare. Essendo  infatti Proxima Centauri una stella vecchia, di età simile al Sole, ha fasce di polvere probabilmente simili alla polvere residua della Fascia di Kuiper, della fascia di asteroidi del Sistema Solare e della polvere che produce la Luce Zodiacale.

Ma i dati di ALMA suggeriscono la presenza di un’altra fascia di polvere ancora più fredda, circa dieci volte più lontana. Un ambiente assolutamente intrigante, così freddo e lontano da una stella ancor più fredda e più debole del Sole…

Entrambe le fasce sono ben più lontane da Proxima Centauri rispetto al pianeta Proxima b, che orbita a soli quattro milioni di chilometri dalla sua stella madre. Se la scoperta fosse confermata, la forma apparente della cintura esterna, molto debole, darebbe agli astronomi un mezzo per stimare l’inclinazione del sistema planetario di Proxima Centauri. Apparirebbe ellittica, infatti, a causa dell’inclinazione di quello si suppone essere un anello circolare. Questo a sua volta permetterebbe una miglior stima della massa del pianeta Proxima b, per ora nota solo come un limite inferiore.

Guillem Anglada spiega le implicazioni della scoperta: «Questo risultato suggerisce che Proxima Centauri potrebbe avere un sistema multiplo di pianeti con una ricca storia di interazioni che hanno prodotto una fascia di polvere. Ulteriori studi potrebbero dare informazioni sull’ubicazione di pianeti aggiuntivi non ancora identificati».

L’interesse attorno al sistema planetario di Proxima Centauri viene non solo perché essendo vicino è più “facile” da osservare, ma anche eprché si parla della possibilità di una futura esplorazione diretta del sistema – il progetto Starshot – con microsonde guidate da vele a laser. E la conoscenza della distribuzione della polvere nell’ambiente che circonda la stella è essenziale per poter pianificare una tale missione.

Lo speciale dedicato alla scoperta di Proxima b pubblicato su Coelum astronomia 204 (ottobre 2016): cosa ne pensano gli esperti? Con i contributi di Marco Malaspina, Isabella Pagano, Giusi Micela, Mario Damasso, Raffaele Gratton, Sabrina Masiero, John Robert Brucato, Amedeo Balbi, Claudio Elidoro. Gianpietro Marchiori e Massimiliano Tordi. Intervista esclusiva con Giovanni Bignami. Per leggere lo speciale cliccare sull'immagine.

Il coautore Pedro Amado, dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía, spiega che questa osservazione è solo l’inizio: «Questi primi risultati mostrano che ALMA può rivelare le strutture di polvere in orbita intorno a Proxima. Ulteriori osservazioni potrebbero darci un quadro più dettagliato del sistema planetario di Proxima. In combinazione con lo studio del disco protoplanetario intorno a giovani stelle, saranno svelati molti dei dettagli dei processi che hanno portato alla formazione della Terra e del Sistema Solare circa 4600 milioni di anni fa. Quello che vediamo ora è solo l’antipasto rispetto a tutto ciò che verrà!».


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Astronomiamo

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LocandinaCoelum_Novembre
09.11, ore 21.30: Corso Astrofotografia
16.11, ore 21.30: Corso Sistema Solare

Per informazioni:
http://www.astronomiamo.it

Juno, l’ottavo fly-by

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L'immagine raffigura la sonda Juno mentre si allontana veolocemente dal polo sud del pianeta, dopo l'ottavo flyby della missione. Credit: NASA/JPL-Caltech
L'immagine raffigura la sonda Juno mentre si allontana veolocemente dal polo sud del pianeta, dopo l'ottavo flyby della missione. Credit: NASA/JPL-Caltech

Juno ha completato l’ottavo sorvolo di Giove. La conferma del successo del fly-by sopra le  misteriose nubi del gigante risalente al 24 ottobre è arrivata con qualche giorno di ritardo, il 31, a causa della congiunzione di Giove con il Sole che ha provocato un rallentamento delle comunicazioni con la sonda.

Durante questo periodo, infatti, non vengono effettuati tentativi per l’invio di istruzioni alla sonda in quanto è impossibile verificare se i comandi possano effettivamente essere recepiti da Juno a causa delle interferenze delle particelle cariche provenienti dal Sole. Il procedimento seguito dal team di scienziati prevede la trasmissione delle istruzioni prima dell’inizio della congiunzione solare, i dati vengono così  memorizzati a bordo per poi essere inviati a terra dopo l’evento.

Il nuovo project manager della missione Ed Hirst. Crediti: NASA/JPL-Caltech

«Tutti i dati sono stati memorizzati da Juno – ha commentato Ed Hirst del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, recentemente nominato project manager della sonda – gli strumenti a bordo hanno lavorato normalmente e hanno trasmesso le informazioni al nostro team scientifico».

Il prossimo  flyby di Juno è in programma per il 16 dicembre. A bordo della sonda otto strumenti, tra cui i due esperimenti italiani realizzati con il supporto e il coordinamento dell’ASI. Si tratta della camera a infrarossi con spettrometro JIRAM(Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno strumento chiave di JUNO, realizzata da Leonardo-Finmeccanica sotto la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e dell’esperimento di radioscienza KaT (Ka-band Translator/Transponder), realizzato da Thales Alenia Space, sotto la responsabilità scientifica della Sapienza Università di Roma.

Per sapere tutto sulla missione JUNO, leggi lo speciale dedicato alla missione su Coelum Astronomia 202


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Una Luna piena nel Toro

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Questa volta non un'immagine a largo campo, ma una vista ingrandita del campo delle Iadi, delle quali Aldebaran è senza dubbio la più luminosa; anche perché è parte dell'ammasso solo prospetticamente, si trova infatti molto più vicina a noi, all'incirca a metà strada, rispetto alle restanti stelline del gruppo (pur essendo l'ammasso aperto più vicino a noi: circa 151 anni luce). Per una fotografia della Luna praticamente piena a largo campo, possiamo provare a contare invece sulle Pleiadi, più distanti e quindi meno soffocate dalla luminosità della Luna.

Cominciamo la mattina del 6 novembre, quando si verificherà una interessante congiunzione molto stretta (22’ per il Centro Italia) tra la stella Aldebaran (alfa Tauri, mag. +0,87) con la Luna quasi piena (fase del 95%). I due astri si troveranno ben alti in cielo, a circa una  cinquantina di gradi sull’orizzonte ovest–sudovest.

A seconda della località, la distanza della stella dalla Luna varierà, senza però mai occultare la stella, occulterà invece alcune delle più brillanti stelline delle Iadi (vedi circostanze nella guida giorno per giorno).

Si tratta di un fenomeno sicuramente suggestivo da osservare e da fotografare, e lo si potrà seguire fin dalla sera prima, con la Luna ancora in avvicinamento, considerando anche il contesto in cui avviene, ossia il magnifico sfondo dell’ammasso delle Iadi, nella costellazione del Toro.

Le effemeridi giornaliere di Luna, Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre

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La Luna di novembre e l’osservazione dei crateri Aristoteles, Eudoxus, Alexander

La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione! Su Coelum Astronomia n. 211


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di novembre su Coelum Astronomia 216
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Accademia delle Stelle

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2017-11 Coelum AdS

2017-11 Coelum AdS

A Roma un ciclo di conferenze innovative ed emozionanti per scoprire aspetti poco noti e sorprendenti del Cielo e dell’Astronomia. Per studiosi, appassionati e curiosi.

06.11: L’audacia degli astronomi (Storia della cosmologia)
Chi è stato il primo astronomo? (Ne sappiamo il nome!) Cosa lo ha spinto ad osservare il cielo? E cosa ha scoperto? Come abbiamo visto in alcune lezioni precedenti, l’Astronomia ha successo quando ti dice che l’universo non è come te lo aspettavi: alcuni astronomi sono stati capaci, nei secoli, di smentire le concezioni correnti e mostrare come sia fatto in realtà il cosmo, affermando idee audaci (se non rivoluzionarie!) e dimostrando che erano vere. Le vedremo, insieme a tanti colpi di genio di astronomi totalmente in anticipo rispetto ai loro tempi.
13.11: La fortuna degli astronomi
La fortuna aiuta gli audaci, si dice: in questa conferenza gli audaci sono gli astronomi, e la fortuna è quella circostanza che ha permesso ad alcuni di loro di fare scoperte fondamentali e del tutto inaspettate (oltre che, in alcuni casi, di salvare la propria vita!) Alle scoperte casuali e fortunose, e alle peripezie che molti astronomi hanno affrontato per riuscire nelle loro imprese, si affiancheranno anche episodi di grande spirito da parte degli scienziati, con alcuni clamorosi pesci d’aprile che fanno parlare ancora oggi.

20.11: A scuola di astronomia (didattica dell’astronomia)
Imparare l’astronomia può essere straordinariamente piacevole se si utilizzano alcuni metodi che illustriamo stasera! Vedremo come è facile fare, senza nemmeno usare un telescopio, osservazioni fondamentali: dai satelliti di Giove alla determinazione dell’orbita ellittica della Terra (nozioni che hanno cambiato la storia dell’astronomia), insieme ad esperienze semplici e sorprendenti che si possono fare in casa come costruire una meridiana con uno specchio od osservare le eclissi di Sole con un mestolo. Ci divertiremo infine a scorrere i più diffusi luoghi comuni sbagliati sull’astronomia e le notizie astronomiche più stravaganti date dai mass media.

Ingresso singolo 15 euro previa prenotazione e eventi@accademiadellestelle.org. Oppure iscrizione a tutti gli appuntamenti (il prezzo cala col progredire del corso). Inizio conferenze ore 21, presso la nostra sede di fronte alla fermata EUR Laurentina.

https://www.facebook.com/accademia.dellestelle
https://www.accademiadellestelle.org

La Luna di Novembre 2017 e una guida all’osservazione di Aristoteles, Eudoxus e Alexander

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Le fasi della Luna in novembre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
Le fasi della Luna in novembre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

In apertura del mese di novembre, a partire dalle 17:30 circa, potremo osservare il nostro satellite di sera in sera sempre più basso nel cielo orientale.

Per gli amanti delle falci di Luna si comincia questo mese con la Luna Calante, appuntamento quindi per il 16 novembre quando alle 04:53 sorgerà una falce di 27 giorni visibile fino alle prime luci dell’alba, quando sarà seguita dai pianeti Giove e Venere. Praticamente da non perdere il mattino seguente, il 17 novembre, con falce lunare di 28,41 giorni che alle 05:56 sorgerà nel cielo di sudest a circa 4° da Giove e 2,5° da Venere. Per la ripresa della luce cinerea, sono sempre validi i consigli di Giorgia Hofer:

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

A novembre osserviamo

La prima proposta di questo mese è per la serata del 5 novembre quando la Luna in fase di 16,93 giorni (un giorno dopo il Plenilunio del 4 novembre) sorgerà alle 18:25 col punto di massima Librazione localizzato proprio in corrispondenza della regione polare settentrionale che nel caso specifico ci consentirà di osservare l’area dei crateri Hermite (114 km) e Peary (77 km) situati al confine di quel 9% dell’altro emisfero lunare che il fenomeno delle Librazioni rende accessibile ai nostri strumenti.

➜ Leggi La Massima librazione nella zona polare nord


Per la seconda e principale proposta, l’appuntamento è per il 25 novembre quando alle 17:39 il nostro satellite transiterà in meridiano a un’altezza di +30° con la Luna in fase di 7,21 giorni, perfettamente osservabile per gran parte della serata fino al suo tramonto previsto per le 22:52.
Nel caso specifico andremo a osservare il terzetto composto dai crateri Aristoteles (diametro 90 km), Eudoxus (diametro 70 km), Alexander (diametro 85 km) situati immediatamente a nord dei monti Caucasus nel settore nordorientale del nostro satellite.

➜ Leggi la guida all’osservazione di Aristoteles, Eudoxus e Alexander

Nella terza proposta Nella nostra terza proposta di novembre continua la carrellata sulle grandi strutture situate lungo il bordo orientale del mare Nubium dedicandoci questo mese ad Alphonsus, eccezionale struttura crateriforme con diametro di 121 km situata in posizione centrale fra i crateri Ptolemaeus e Arzachel, la ben nota “Cauda Pavonis” di Galileiana memoria. L’appuntamento è per la serata del 26 novembre dalle 17:30 circa.

Leggi il cratere Alphonsus

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Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

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L’INFINITA CURIOSITÀ. Un viaggio nell’Universo in compagnia di Tullio Regge

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1507068881_Linfinita-curiosita-Torino-1Per tutto l’inverno, il palazzo dell’Accademia delle Scienze di Torino ospita “L’infinita curiosità. Un viaggio nell’universo in compagnia di Tullio Regge”. La mostra, curata da Vincenzo Barone e Piero Bianucci, propone, con un allestimento coinvolgente, un viaggio ideale nell’universo, dall’immensamente grande all’estremamente piccolo, alla scoperta delle meraviglie della fisica contemporanea.
L’ingresso alla mostra accoglie il visitatore con un allestimento spettacolare. Nello scenografico corridoio è posta un’installazione di legno che rappresenta la “scala cosmica”: 62 blocchi corrispondenti ai 62 ordini di grandezza dell’universo conosciuto, dall’estremamente piccolo (la lunghezza di Planck) all’immensamente grande (l’orizzonte cosmologico). Lungo il percorso della mostra il visitatore si muoverà idealmente su e giù per questa scala, confrontandosi con le dimensioni delle cose, dai quark alle galassie.
La mostra si avvale della collaborazione di importanti istituzioni scientifiche italiane, tra le quali l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM). Il progetto è realizzato nell’ambito delle attività del Sistema Scienza Piemonte, un accordo promosso dalla Compagnia di San Paolo e sottoscritto dai principali enti torinesi che si occupano di diffusione della cultura scientifica.
www.torinoscienza.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Ecco il programma appuntamenti didattici del Circolo Culturale Astrofili Trieste per i mesi di Novembre e Dicembre 2017; le conferenze si tengono presso la sala “Centro Natura”, ostello scouts “Alpe Adria”, Loc. Campo Sacro 381, Prosecco – Trieste, sempre dalle 18:30 alle 20:00.

06.11: …Forse sono lì!
Relatore: Prof. Fulvio Mancinelli
13.11: I vulcani di Io, satellite infernale di Giove.
Relatore: Giovanni Chelleri
20.11: Il terzetto energetico di NGC4993: KILONOVAE, Onde gravitazionali e Gamma ray burst.
Relatore: Stefano Schirinzi
27.11: I raggi cosmici.
Relatore: Prof. Fulvio Mancinelli
04.12: L’enigma dei buchi neri primordiali.
Relatore: Prof. Edoardo Bogatec
11.12: Novità ai confini del Sistema Solare: i TNO e la ricerca del pianeta IX.
Relatore: Stefano Schirinzi
18.12: Gli strumenti dell’astronomia: telescopi, radiotelescopi,
spettrografi e satelliti.
Relatore: Muzio Bobbio

Ascolta il Circolo Culturale Astrofili Trieste ne “Il buio degli anni luce” in diretta streaming su Radio Fragola ogni mercoledì dalle 21:30 alle 22:30. http://www.radiofragola.com

Per informazioni:
http://www.astrofilitrieste.it

All’ombra delle comete aliene

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Rappresentazione artistica d’una cometa in orbita attorno alla stella Kic 3542116. Crediti: Danielle Futselaar
Rappresentazione artistica d’una cometa in orbita attorno alla stella Kic 3542116. Crediti: Danielle Futselaar

Come i prigionieri nella caverna di Platone, anche gli astrofisici che si occupano di pianeti extrasolari vedono – dei mondi che studiano – nient’altro che ombre. O almeno è così per chi si avvale della tecnica dei transiti, quella del telescopio spaziale Kepler: periodo orbitale e dimensioni del pianeta, e tutto ciò che ne deriva, vengono dedotti da null’altro che dalla lieve “ombra” – una sorta di micro-eclissi – prodotta dal pianeta stesso allorché si trova a transitare fra la stella che lo ospita e i nostri telescopi.

➜ Sul metodo dei transiti leggi anche missione PLATO: occhi italiani alla ricerca di nuovi mondi e Astronomia amatoriale: come ho tracciato la curva di un pianeta extrasolare

È già stupefacente che da quelle ombre, da quegli impercettibili “cali di luce” (una sorta di “U” nella linea altrimenti piatta dell’intensità della luce della stella), gli astronomi siano riusciti non solo a scoprire in pochi anni migliaia di pianeti extrasolari, ma anche interi sistemi planetari e, forse, delle lune. Ma ora hanno fatto un passo in più: il 18 marzo scorso, osservando alcune di quelle “U” debolissime – talmente deboli che gli algoritmi automatici le avevano scartate – l’occhio allenato d’un astrofilo e citizen scientist di Bellevue (Washington), Thomas Jacobs, ha notato, nella luce emessa da Kic 3542116, una debole stella a 800 anni luce da noi, non solo le tracce d’un transito, ma anche che si trattava di tracce strane, lievemente asimmetriche: i due rami della “U” non scendevano e salivano con la stessa pendenza. Come se l’oggetto in transito non fosse perfettamente sferico.

Come se avesse una coda.

Saul Rappaport, astrofisico del Massachusetts Institute of Technology, messo a conoscenza dell’anomalia dallo stesso Jacobs, si è messo a studiare in modo sistematico quelle “tracce di ombra”. L’asimmetria nelle curve luminose gli ricordava quella prodotta da pianeti disintegrati, con lunghe scie di detriti che continuano a coprire la luce della stella mentre il pianeta se ne allontana. Ma a differenza dei pianeti che stanno perdendo pezzi (e che continuano comunque a orbitare attorno alla stella) questi segnali erano unici, non si ripetevano, non mostravano periodicità.

«Riteniamo che i soli oggetti in grado di fare la stessa cosa, senza ripetizioni, siano quelli che alla fine vengono distrutti», spiega Rappaport. Riassumendo: oggetti molto più piccoli d’un pianeta (il calo di luce impercettibile), che transitano vicino a una stella perdendo “pezzi” (l’asimmetria) fino al punto da venire vaporizzati e sparire (il segnale che non si ripete). Andando per eliminazione, non rimane che un indiziato: si tratta d’una cometa. O meglio: una esocometa. Anzi: sei esocomete. Già, perché passando sistematicamente in rassegna i dati ne sono poi saltate fuori altre cinque.

Lo studio che racconta questa prima scoperta di esocomete esce questa settimana su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. E per pura coincidenza, proprio in questi giorni, è stata avvistata, dalle parti della Terra, quella che è forse un’esocometa (o un esoasteroide, non si sa) in visita: si chiama C/2017 U1 (o A/2017 U1) e sarebbe la prima “cometa aliena” mai intercettata nel Sistema solare.

Aggiornamenti su C/2017 U1 su Aliveuniverse.today

Guarda su MediaInaf Tv il servizio video su A/2017 U1:


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L’UNIVERSO AD OROLOGERIA: l’Astrario di Giovanni Dondi a Pavia

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astrario

astrarioCon la mostra L’UNIVERSO AD OROLOGERIA l’Astrario di Giovanni Dondi rivive nel luogo esatto dove a lungo fu collocato, la biblioteca visconteo-sforzesca del Castello di Pavia.

DOVE: Musei Civici del Castello Visconteo, Viale XI febbraio 35, Pavia, Collegio Castiglioni Brugnatelli, Via San Martino 20, Pavia

La mostra esibisce al pubblico la ricostruzione dell’antico strumento realizzata da Guido Dresti (2009-2011), accompagnata da altri strumenti per la misurazione del tempo e del moto dei pianeti “antenati” dell’Astrario, da preziosi codici di astronomia e astrologia provenienti dall’Archivio Civico della Biblioteca Bonetta e dalla serie di stampe dei sette Pianeti, attribuiti a Baccio Baldini e appartenenti ai Musei Civici di Pavia. Un ricco calendario di appuntamenti consente di approfondire l’affascinante figura di Giovanni Dondi, medico, astrologo, astronomo, letterato a tutto tondo del XIV secolo e la temperie culturale e scientifica in cui si colloca la sua eccezionale opera.

12.11, ore 16.00: “UNO:UNO A tu per tu con l’opera. Dal manoscritto alla ricostruzione dell’Astrario” con Guido Dresti e Rosario Mosello, presso i Musei Civici del Castello Visconteo.
14.11, ore 18.00: “Giovanni Dondi e Francesco Petrarca, un’amicizia tra Pavia e Padova” con Elena Necchi, presso Collegio Castiglioni Brugnatelli.
19.11, ore 11.00: “Un horologio di maravigliosa fattura” visita guidata alla mostra.
28.11, ore 18.00: “Destini meccanici: orologi astronomici e astrologia, tra Medioevo e Rinascimento” con Marisa Addomine, presso il Collegio Castiglioni Brugnatelli.
03.12, ore 11.00: “Un horologio di maravigliosa fattura” visita guidata alla mostra.

Nel periodo della mostra è possibile prenotare visite guidate gratuite per le scolaresche.
Informazioni e prenotazioni: decumanoest@yahoo.it – tel. 0382.399770
https://www.youtube.com/watch?v=fhd5prXSBdE
www.museicivici.pavia.it

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