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La congiunzione tra Giove e Venere manterrà una grande visibilità alla sera sull’orizzonte ovest.

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Giove e Venere nel periodo che va dal 30 giugno all’8 luglio, passeranno dalla loro minima separazione (22′) fino a distare tra loro 3,4°. L’illustrazione riporta il percorso apparente dei due oggetti rispetto all’orizzonte (coordinate altazimutali). Sera dopo sera i due pianeti si distanzieranno sempre più, apparendo anche sempre più bassi sull’orizzonte; come pure le stelle e le costellazioni che li ospitano (la posizione di Regolo, ad esempio, è indicata all’8 luglio, mentre quelle precedenti sono senza data, ma segnate ad intervalli di due giorni).

Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di luglio e agosto

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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10.07: “A spasso nella Via Lattea” proiezione a cura di Franco Molteni.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

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10.07: “A spasso nella Via Lattea” proiezione a
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Ripristinata la New Horizons dopo l’anomalia

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Il centro di controllo di New Horizons al Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory di Laurel, Maryland. Crediti: NASA/JHUAPL

Laurel, abbiamo un problema!

Il centro di controllo di New Horizons al Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory di Laurel, Maryland. Crediti: NASA/JHUAPL

Gli ingegneri del centro di controllo della sonda New Horizons, insediato presso il Laboratorio di fisica applicata della Johns Hopkins University a Laurel, nello stato americano del Maryland, sabato scorso 4 luglio 2015 hanno vissuto un’ora e mezza di puro terrore. La loro creatura, che dopo un viaggio di quasi dieci anni ha quasi raggiunto Plutone (vedi Media INAF ), ha deciso di interpretare a modo suo i festeggiamenti per l’Independence Day: interrompendo il contatto con il Deep Space Network della NASA, il sistema di antenne che gestisce le comunicazioni tra New Horizons e il centro di controllo di Laurel.

Quando il contatto è stato ristabilito, i tecnici a terra hanno potuto constatare che il pilota automatico della sonda aveva rilevato un problema, mettendola in “safe mode, come previsto dalle procedure. In questa modalità non sono possibili operazioni scientifiche: una prospettiva terrificante in vista dell’irripetibile fly-by con il pianeta nano e le sue lune, previsto per la prossima settimana.

Ora, fortunatamente, giunge notizia dalla NASA che la missione New Horizons sta ritornando alla sua normale operatività scientifica. L’inchiesta sull’anomalia all’origine dell’entrata in modalità sicurezza della sonda spaziale ha concluso che nessun guasto hardware o software si è verificato a bordo della sonda stessa. La causa dell’incidente è stato un errore di temporizzazione contenuto in una sequenza di comando attivata in preparazione del passaggio ravvicinato. Non sono previste operazioni simili, rassicurano dalla NASA, per il resto dell’incontro con Plutone.

«Sono particolarmente soddisfatto che il nostro team della missione abbia rapidamente individuato il problema, assicurando il buon funzionamento del veicolo spaziale», ha dichiarato Jim Green, direttore delle Scienze Planetarie NASA. «Ora – con Plutone nel mirino – siamo sul punto di tornare alla normale operatività e vincere la nostra sfida».

Si prevede che le operazioni scientifiche riprenderanno il 7 luglio e che l’intera operazione di sorvolo ravvicinato verrà eseguita come già programmato. Si è anche valutato che le osservazioni scientifiche perse durante il ripristino dall’anomalia non influenzano nessuno degli obiettivi primari della missione, con un effetto assai ridotto sugli obiettivi minori.

Uno dei problemi nell’effettuare operazioni di ripristino di questo tipo è, come si può intuire, l’estrema distanza del veicolo spaziale dalla Terra. New Horizons si trova a quasi 5 miliardi di kilometri di distanza e i suoi segnali radio, pur viaggiando alla velocità della luce, hanno bisogno di 4,5 ore per arrivare al centro di controllo. La comunicazione bidirezionale tra il veicolo spaziale e dei suoi operatori richiede dunque un minimo di nove ore per essere completata.

In attesa di nuovi sviluppi, godiamoci l’ultima vista a colori di Plutone inviata da New Horizons, ottenuta combinando le mappe in bianco e nero della superficie del pianeta nano con una mappa dei colori del pianeta.

Società Astronomica Fiorentina

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07.07: “L’Osservatorio Astronomico della Piramide
di Bomarzo” di Leonardo Malentacchi.
Per info: cell. 377.1273573 – presidente@astrosaf.it
www.astrosaf.it

I “pozzi” di Rosetta

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OSIRIS cliccare per ingrandire la grafica

Nell'immagine, a sinistra i pozzi individuati e indicati sulla cometa (prendono il nome dalla zona in cui si trovano), al centro in alto il primo piano di un "pit" mostra dei piccoli getti di polveri emanati dalle pareti del pozzo, a destra la cometa in attività. Completa l'immagine una sequenza che spiega la formazione di un pozzo. Credit: ESA / Rosetta / MPS for OSIRIS Team / UPD / LAM / IAA / SSO / INTA / UPM / DASP / IDA / Jean-Baptiste Vincent et al.

Un nuovo studio pubblicato su Nature spiega l’origine dei “famosi pozzi” rilevati lo scorso agosto. I risultati sono stati ottenuti analizzando i dati raccolti dalla camera OSIRIS (Optical, Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging System), che vede un significativo contributo italiano, con il CISAS (Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali dell’Università di Padova), con il supporto di ASI e INAF.

«La traduzione di “pits” in “pozzi” forse non rende proprio l’idea esatta di quello che abbiamo realmente osservato» – ci dice Giampiero Naletto del CISAS, responsabile del disegno ottico di uno dei due telescopi di OSIRIS, la Wide Angle Camera – «Un pozzo solitamente è profondo e stretto mentre in questo caso le cavità osservate sono più larghe che profonde. Inoltre alcune di esse sono attive cioè ancora in continua evoluzione».

La cometa è una cosiddetta gioviana, di breve periodo, ed è, come si può dedurre dal nome, soggetta all’influenza gravitazionale del pianeta gigante. Ma non è sempre stato così. La sua orbita si è, infatti, ridotta notevolmente solo di recente: tipicamente una cometa che raggiunga una particolare vicinanza con i giganti gassosi Giove o Saturno è destinata a subire una notevole variazione dell’orbita. Ed è il caso anche della Churyumov-Gerasimenko, il cui perielio (cioè il massimo avvicinamento al Sole), pari a circa 4,0 UA (1 UA=distanza Terra-Sole) fino al 1840, si è ridotto a dapprima a 3,0 e quindi a 1,28 UA a causa di due successivi incontri con Giove, il secondo dei quali avvenuto nel 1959.

Attualmente ha un periodo di 6,45 anni e l’incontro ravvicinato col Sole avverrà il prossimo 13 agosto 2015, quando passerà a 183 milioni di chilometri dal Sole (quindi poco più di 1,2 UA), in un’orbita tra la Terra e Marte. Inoltre, a causa della particolare inclinazione della 67P, la porzione della superficie osservata e analizzata è illuminata dal Sole solamente quando la cometa si trova “lontano” da esso, ed è quasi in ombra quando lo cometa è “vicina”. Quindi, quella che si è vista è la superficie cometaria meno alterata dal calore solare, e quindi in qualche modo quella più vicina alla superficie originaria. Questo ci permette di osservare, in qualche modo, i primi effetti dell’avvicinamento della 67P alla nostra stella.

Il fattore da tenere in considerazione nella formazione dei pits osservati è la differenza nelle temperature di sublimazione dei diversi elementi da cui è composta la cometa. Trovandosi in condizioni di pressione ultra bassa gli elementi volatili presenti, quali monossido di Carbonio (CO), anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O), passano direttamente dallo stato solido a quello gassoso. Il processo di sublimazione avviene a temperature diverse per i tre componenti man mano che la cometa si avvicina al Sole. Questa sorta di sublimazione differenziata crea delle porosità, una fragilità del terreno, che causa delle vere e proprie frane “sotterranee” del materiale formando così le cavità.

Si tratta quindi di un processo geologico endogeno, e non di crateri da impatto come si era pensato, ma di vere e proprie formazioni indotte all’interno della cometa. Man mano che il processo “di scavo” continua, grazie al calore fornito dal Sole, le cavità crescono lasciando solo una sorta di “crosta” ghiacciata; ad un certo punto anche questo “tappo” crolla, e la cavità è quindi esposta direttamente alla radiazione solare, generando l’emissione di getti di gas e polvere.

Il pit n° 1 osservato da diverse angolazioni da OSIRIS. In tutte le immagini la freccia verde punta allo stesso masso e la freccia blu punta allo stesso crinale all’interno del pit

In fase di attività quindi s’innesca un processo che si auto alimenta: più la cavità è profonda più è grande la superficie delle pareti esposte alla radiazione solare e quindi va aumentando la degassazione differenziata del materiale che continua a franare andando a depositarsi sul fondo, innalzando così il livello del “pozzo”.

Il sistema OSIRIS a bordo di Rosetta. Cliccare per ingrandire la grafica

I pozzi rilevati e analizzati con OSIRIS, nel lavoro presentato su Nature, sono 18 e appaiono disporsi in piccolo gruppetti. I ricercatori sono riusciti a evidenziare come alcuni di essi siano attivi e in continua evoluzione, come sopra descritto. Questo potrebbe permettere di misurare il tasso di invecchiamento della cometa arrivando a concludere che le comete “più vecchie”, che hanno cioè subito più passaggi vicino al Sole, hanno una superficie più liscia e omogena mentre le “più giovani”, come la 67P, presentano “rughe molto più profonde”, i pits attivi appunto.

Ciò che è stato misurato è, in particolare, il rapporto tra profondità e diametro dei pits: il risultato è che quelli più attivi hanno un rapporto più alto mentre quelli attualmente “spenti” risultano essere meno profondi proprio perché hanno raggiunto la fine del processo sopra descritto. Tali misure sono state anche confrontate con quelle effettuate sulle depressioni circolari già note in altre due comete, la 9P/Tempel 1 e la 81P/Wild 2, anch’esse gioviane. I “pozzi” della 67P, anche quelli inattivi, risultano comunque più profondi di quelli delle due comete e questo ci conferma la diversa storia evolutiva di 67/P rispetto ad esse.

Pits più profondi e attivi significano un numero decisamente minore di passaggi vicino al Sole e quindi un tasso di invecchiamento decisamente minore. Wild 2 e Temple 1 sono andate quindi incontro a un lifting naturale per il quale la Churyumov Gerasimenko dovrà effettuare ancora diverse “sedute”.

A questo si aggiunga il fatto che le polveri rilasciate nei successivi passaggi al perielio tornano in parte a depositarsi sul suolo omogeneizzando ancora di più eventuali scabrosità della superficie.

«Ci restano ancora diversi aspetti da capire», spiega ancora Giampiero Naletto. «Per esempio abbiamo rilevato che la crosta superficiale della cometa è estremamente isolante tanto che al di sotto di pochi centimetri la temperatura scende tantissimo: è quindi difficile ritenere che sia l’irraggiamento superficiale a innescare la sublimazione che forma le cavità, o almeno che ne sia la sola causa. Dobbiamo allora cercare un meccanismo in grado di produrre energia dall’interno: stiamo pensando a una transizione di fase del ghiaccio, da amorfo a cristallino, tale per cui verrebbe rilasciato un calore sufficiente ad innescare la sublimazione delle diverse componenti del terreno cometario. Un altro aspetto ancora è che non ci è chiaro se l’interno della cometa sia costituito da macro o da micro porosità. Noi continuiamo ad analizzare i dati che sono moltissimi. Naturalmente se si riuscisse a riprendere i comandi di Philae e a eseguire il carotaggio potremmo compiere dei notevoli passi in avanti».

Il team padovano, guidato da Cesare Barbieri dell’Università di Padova, attivo già durante le fasi di progettazione, costruzione e verifica di tutto lo strumento è ora impegnato anche nell’analisi dei dati prodotti da OSIRIS.

Nuove foto a colori dei due volti di Plutone

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Plutone e Caronte a colori.
Plutone e Caronte a colori.

New Horizons ha scattato nuove fotografie a colori di Plutone e della sua luna principale, Caronte, a dodici giorni dal loro storico incontro. Le immagini mostrano i due volti di Plutone: il cosiddetto “encounter hemisphere”, cioè l’emisfero che si presenterà a New Horizons durante l’incontro ravvicinato, e l’emisfero opposto, che scomparirà oltre l’orizzonte circa tre giorni prima che la sonda americana raggiunga il pianeta nano.

SU ‪#‎PLUTONE‬ UN GRANDE CRATERE DA IMPATTO o un semplice artefatto dovuto alle immagini ancora a bassa risoluzione e alla spinta elaborazione? Certo è che continuano a proporre intriganti misteri le immagini in arrivo dalla ‪#‎NewHorizons‬. LORRI camera, 29 giugno, ripresa quando la sonda si trovava a 18,2 milioni di chilometri dal pianeta (circa 47 volte la distanza Terra Luna) ...e a due settimane esatte dal ‪#‎PlutoFlyBy‬! (Elaborazione e commento Coelum Astronomia).

Le immagini mostrano una serie di curiose chiazze scure sull’emisfero opposto. Ognuna delle chiazze misura circa 480 chilometri in diametro e la distanza che separa le une dalle altre sembra uguale per tutte. Le chiazze si trovano in basso nell’immagine, ma in realtà giacciono quasi perfettamente lungo l’equatore: l’asse di rotazione di Plutone infatti è fortemente inclinato, quindi il volto che vediamo corrisponde in gran parte alle regioni polari. Le chiazze ricordano un po’ le aree scure, sempre situate in regioni equatoriali, mappate decenni fa da Voyager 2 sulla superficie di Tritone, ritenuto il cugino perduto di Plutone.

Le immagini sono state scattate dallo strumento pancromatico LORRI e colorate usando i dati a risoluzione minore di MVIC, un apparato dello strumento Ralph. Le immagini, data l’assenza di un filtro verde a bordo della sonda, sono state processate manualmente per renderle il più simili possibile a ciò che vedrebbe l’occhio umano.

Associazione Astronomica Mirasole

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04.07: “La Terra. Verso una nuova etica di comprensione e rispetto per il nostro Pianeta.” di Nitamo Montecucco.
ufficio.stampa@astromirasole.it
www.astromirasole.it

Associazione Astronomica Mirasole

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04.07: “La Terra. Verso una nuova etica di comprensione
e rispetto per il nostro Pianeta.” a cura
di Nitamo Montecucco.
ufficio.stampa@astromirasole.it
www.astromirasole.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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03.07: “L’uomo raggiunge Plutone: la missione
New Horizons” di Laura Proserpio, ingegnere
aerospaziale Esa.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Gruppo Astrofili Lariani

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04.07: Osservazione di Luna e Saturno. A seguire
le meraviglie del cielo estivo: nebulose, ammassi
aperti e globulari.
Per informazioni: Tel 347.6301088
info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

30 giugno: primo #ASTEROIDDAY …anche in streaming su coelum.com!

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Live streaming video by Ustream

Il 30 giugno si svolgerà il primo ufficiale ASTEROID DAY, una manifestazione internazionale promossa dall’omonima associazione che si definisce un “movimento globale per la protezione della Terra dagli asteroidi”, la cui dichiarazione di intenti è stata sottoscritta da 100 tra astronauti, scienziati, premi nobel, tecnologi e artisti di tutto il mondo.

Tra i primi firmatari e nomi più noti spiccano Lord Martin Rees, Brian May (chitarrista dei Queen ma anche astrofisico), Peter Gabriel, Richard Dawkins, Kip Thorne e l’astronauta della (s)fortunata missione Apollo 13 Jim Lovell (vedi elenco completo).
Per restare aggiornati sulle attività dell’associazione e sugli eventi organizzati, oltre al sito di riferimento, sono disponibili le varie pagine social dedicate (hashtag #asteroidday):

www.facebook.com/asteroidday www.twitter.com/asteroidday www.youtube.com/asteroidday www.instagram.com/asteroiddayorg

www.asteroidday.org

Il 30 giugno 2015 si svolgerà la manifestazione internazionale denominata ASTEROID DAY, dove astronomi e scienziati di tutto il mondo si ritroveranno per parlare di asteroidi potenzialmente pericolosi.

Coelum Astronomia parteciperà all’evento trasmettendo in streaming su www.coelum.com una serie di interventi organizzati dal GAMPGruppo Astrofili Montagna Pistoiese – presso l’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese.

Sito nel Comune di San Marcello (PT), per l’occasione l’Osservatorio ospiterà infatti una giornata di incontri per sensibilizzare e informare il pubblico sugli asteroidi e sul loro rischio di impatto.

L’Osservatorio montano da sempre si è dedicato allo studio dei corpi minori del sistema solare, asteroidi e comete, vantando il primato tra gli osservatori amatoriali italiani per il numero di scoperte: 428 asteroidi. In particolare si è distinto per essere stato il primo osservatorio astronomico, sul territorio nazionale, ad aver scoperto un asteroide di tipo NEA (Near Earth Asteroid) oggetti che si avvicinano in modo “ pericoloso “ alla Terra, denominato (15817) Lucianotesi, nonché di aver scoperto il primo asteroide classificato come PHA (Potentially Hazardous Asteroids) – asteroidi potenzialmente pericolosi – designato con la sigla provvisoria 2011 QY39.

In virtù dell’attività svolta e dei risultati ottenuti dall’osservatorio, il GAMP ha aderito all’ ASTEROID DAY, organizzando per il 30 giugno una giornata dedicata agli asteroidi, dove interverranno professionisti e astrofili del settore.

Cliccare l'immagine per ingrandire

Le attività inizieranno nel primo pomeriggio dove verranno illustrate le tecniche per la ricerca e lo studio degli asteroidi, con dimostrazioni pratiche. Gli studenti del locale Istituto Omnicomprensivo, 2° classe del liceo scientifico Fermi, Cinotti Viola, Carotta Giulie e Marco, racconteranno la loro esperienza in questo ambito acquisita nel corso della collaborazione tra il GAMP e la scuola. Seguirà una breve esposizione dei risultati scientifici ottenuti dall’osservatorio montano.

I lavori riprenderanno la sera con l’intervento di alcuni astrofili che forniranno indicazioni sullo stato attuale della ricerca e studio sugli asteroidi.

Paolo Bacci e Samuele Marconi (GAMP) daranno l’inizio ai lavori con una breve introduzione sulle caratteristiche degli asteroidi.

Mauro Bachini (Associazione Astronomica Isaac Newton di Santa Maria a Monte PI), illustrerà la dimensione e la forma degli asteroidi anche tramite lo studio delle occultazioni asteroidali.

La Dott.ssa Eleonora Tommasi e Paolo Bacci (GAMP) analizzeranno gli asteroidi con la fisica: dalla densità al periodo di rotazione.

Maura Tombelli (Gruppo Astrofili Montelupo) racconterà l’emozionate storia che ha portato alla prima scoperta di un asteroide di tipo NEA in Italia effettuata all’osservatorio della Montagna Pistoiese.

Il progetto A.M.I.C.A. che verrà lanciato nel corso dell'evento. Cliccare per ingrandire la diapositiva.

Domenico Antonacci (ACA – Associazione Cascinese Astrofili) presenterà il progetto A.M.I.C.A. (Asteroid Mitigation, Information and Coordination Activity) il cui intento e quello di coordinare una serie di iniziative che mirano ad informare in modo corretto ed efficace la popolazione, svolgendo quindi un ruolo di supporto alla protezione civile già presente sul territorio e fornendo dei chiari punti di riferimento.

Il fulcro della manifestazione sarà l’intervento dell’astronomo Fabrizio Bernardi Presidente del Consiglio di Amministrazione di SpaceDyS, che tra le varie attività gestisce NEODYS, e collabora con ESA. Bernardi ha scoperto APOPHIS, il più famoso e discusso asteroide, che nel 2029 effettuerà un passaggio radente ,talmente vicino alla Terra da poter essere visto a occhio nudo! La sua principale attività è determinare l’orbita degli asteroidi e prevedere la loro posizione al fine di determinare le possibilità di impatto con la Terra.

Chiuderanno la manifestazione Fabio Marzioli e Alberto Villa (AAAV – Associazione Astrofili Alta Valdera) con un interessante intervento sull’astrofilatelia dedicata agli asteroidi.

Da sinistra, alcuni tra i relatori e organizzatori della giornata: Maura Tombelli, Fabrizio Bernardi, Paolo Bacci e Domenico Antonacci

Programma della manifestazione del 30 giugno 2015 che si volgerà presso Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese

Laboratorio:

  • 16.30 Astrometria e fotometria di Asteroidi
  • 17.30 Studenti alla ricerca di asteroidi
  • 17.50 Risultati ottenuti da San Marcello

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Conferenze:

  • 21.00: Gli Asteroidi introduzione –  Paolo Bacci e Samuele Marconi
  • 21.20: Occultazioni asteroidali – Mauro Bachini
  • 21.40: Fisica degli Asteroidi –  Eleonora Tommasi e Paolo Bacci
  • 22.00: Pericolo asteroidi NEA – Fabrizio Bernardi SPACEDYS
  • 23.15: Il primo NEA scoperto in Italia – Maura Tombelli
  • 23.30: Progetto A.M.I.C.A. – Domenico Antonacci
  • 23.45: L’asteroide nel francobollo – Fabio Marzioli e Alberto Villa

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Partecipate numerosi!

…e se non potete essere presenti di persona, seguite l’evento in streaming su www.coelum.com!

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Per informazioni:

Biblioteca Comunale di San Marcello Pistoiese tel. 0573/621289

GAMP www.gamp-pt.net email: gamp104@gmail.com
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Associazione Ligure Astrofili Polaris

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03.07: “La luce curva” di Pietro Planezio.
Per il programma completo andare al sito.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Il primo Asteroid Day

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Sir Martin Rees, Grigoriy Richters e Brian May alla presentazione dell’Asteroid Day
Sir Martin Rees, Grigoriy Richters e Brian May alla presentazione dell’Asteroid Day

Il 30 giugno 2015 in tutto il mondo sarà il primo Asteroid Day, un’iniziativa internazionale per richiamare l’attenzione sul rischio rappresentato da oggetti spaziali naturali (asteroidi e comete) che potrebbero colpire il nostro pianeta.

La data non è stata scelta a caso, in quanto coincide con l’anniversario dell’evento di Tunguska: il 30 giugno 1908 un bolide spaziale esplose pochi chilometri sopra una zona disabitata della Siberia, producendo un onda d’urto di potenza e vastità tale da abbattere decine di milioni di alberi in un’area di migliaia di chilometri quadrati.

A 107 anni di distanza da Tunguska, conosciamo molto di più sui corpi spaziali che potrebbero avvicinarsi in maniera pericolosa sulla Terra, ed anche sui possibili effetti di un loro impatto con l’atmosfera terrestre, anche con i dati desunti da un evento ben più recente, quello di Chelyabinsk.

Ora, nomi celebri di astronomi, fisici, astronauti, docenti universitari e artisti compaiono per primi tra le firme favorevoli alla petizione, fulcro della campagna dell’Asteroid Day. Una petizione in cui si chiede ai governi e alle agenzie direttamente interessate di potenziare notevolmente – di 100 volte, da cui la sigla in breve della petizione: 100x Declarationla conoscenza e la sorveglianza dei cosiddetti NEO, Near-Earth Object.

Coelum Astronomia parteciperà all’ #asteroidday trasmettendo in streaming su www.coelum.com una serie di interventi organizzati dal GAMP (Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese)  presso l’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese.
LEGGI LA NOTIZIA COMPLETA

«Nel sistema solare ci sono un milione di asteroidi che hanno il potenziale di colpire la Terra e distruggere una città», si legge nel testo della petizione. «Ne abbiamo scoperti meno di 10mila, solo l’uno per cento. Abbiamo la tecnologia per cambiare questa situazione». Uno dei punti che i proponenti mettono in risalto è che, al contrario di altri fenomeni naturali endogeni (si pensi ai terremoti o alle esplosioni vulcaniche) su cui la tecnologia non ha possibilità di intervenire per non farli accadere, un bolide spaziale può potenzialmente essere deviato prima che raggiunga la Terra.

Come si può leggere sull’apposito sito, l’idea è partita dal giovane regista tedesco Grigoriy Richters che, ispirato qualche anno fa dalla visione di un documentario sugli asteroidi della BBC, ha prodotto un film sulla fine del mondo causata da un asteroide, 51 Degrees North, senza alcun happy ending. Incoraggiato da varie personalità scientifiche a continuare l’opera di sensibilizzazione su questo problema, Richters ha poi avuto l’appoggio, tra gli altri, di Brian May, conosciutissimo chitarrista dei Queen ma anche astrofisico, che ha composto delle musiche per il film, diventando uno dei testimonial principali dell’Asteroid Day.

Oltre le due première ufficiali a Londra e San Francisco, per celebrare l’Asteroid Day sono state organizzate moltissime iniziative in tutto il mondo. In Italia ne sono programmate una decina, dalla Valle d’Aosta alla Calabria. Potete cercare quella più vicina a voi sfogliando l’elenco completo sul sito o individuandoli sulla mappa.

Falcon 9 (Dragon CRS-7) esploso durante il lancio

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Un razzo Falcon 9 v1.1 è esploso in quota durante il lancio della capsula Dragon per una missione di rifornimento verso la ISS (SpX-7/CRS-7). L’esplosione è avvenuta poco dopo i 40 km di quota, quando il vettore aveva superato la fase di massima pressione dinamica (MaxQ).

Non sono ancora note le cause del fallimento, anche se dalle prime dichiarazioni di SpaceX si è indicato, come intuibile, un problema al primo stadio del razzo.

Ecco un video dell’esplosione:

https://www.youtube.com/watch?t=13&v=7gCdsCyFVQ8

Di seguito le stesse scene viste dal Controllo Missione:

Al momento non è ancora chiaro se l’esplosione sia stata causata dal Flight Termination System (FTS) o sia dovuta ad un malfunzionamento.

Si è trattato del primo fallimento di un Falcon 9 v1.1 su 14 lanci e il secondo della famiglia dei Falcon 9 (su 19 lanci complessivi) contando un parziale fallimento per un payload secondario.

Qui trovate maggiori dettagli sul carico che trasportava la capsula Dragon. Tra i payload più importanti l’International Docking Adapter 1 (IDA 1) e una tuta Extravehicular Mobility Unit (EMU).

Questo articolo verrà aggiornato con ulteriori informazioni non appena disponibili.

[Aggiornamento 16:51 CEST]

SpaceX ha dichiarato che i primi segnali del problema sono avvenuti a 45km, 2 minuti e 19 secondi dopo il decollo, seguiti immediatamente dalla disintegrazione del vettore.
Secondo un tweet di @ISS101, la situazione delle scorte sulla ISS non è critica. Allo stato attuale, si intaccherebbero le riserve a settembre, ma sia una capsula russa Progress che un cargo giapponese HTV dovrebbero raggiungere la stazione prima di allora.

Looking at consumables, #ISS would hit reserves in September if no more cargo arrived, but HTV-5 & Progress M-28M will launch before that.

— ISS Updates (@ISS101) June 28, 2015

NASA prevede una conferenza stampa non prima delle 18:30 CEST (ora Italiana).

[Aggiornamento 17:12 CEST]

Nelle immagini di NASA TV si ha l’impressione che l’esplosione parta dal fronte del razzo, il che potrebbe suggerire problemi con la capsula o con il secondo stadio. Tuttavia, potrebbe anche essere una conseguenza di un cedimento strutturale, forse dovuto a problemi di guidance.

Un video che mostra gli istanti dell’esplosione al rallentatore:

Un tweet di @NASAWatch mostra il momento descritto:

If you watch video of #CRS7 launch it looks like explosion started at front of Falcon 9 & moved & outwards aft- fast pic.twitter.com/RWrQhbFoyN

— NASA Watch (@NASAWatch) June 28, 2015

[Aggiornamento 17:54 CEST]

Le prime dichiarazioni di Elon Musk, sembra che la causa possa essere una sovrapressione nel secondo stadio, le cause però non sono ancora state dichiarate anche se Elon Musk parla di “cause controintuitive”:

That’s all we can say with confidence right now. Will have more to say following a thorough fault tree analysis.

— Elon Musk (@elonmusk) June 28, 2015

[Aggiornamento 18:36 CEST]

La conferenza stampa su NASA TV è stata rinviata alle 18:50 (UTC+2).

[Aggiornamento 18:52 CEST]

La conferenza stampa su NASA TV è stata rinviata alle 19:00 (UTC+2).

[Aggiornamento 19:11 CEST]

Dalla conferenza stampa in corso:
Il volo è stato senza problemi fino a 139 secondi dal lancio, attualmente si stanno ancora analizzando i dati i quali sembrano far propendere per una sovrapressione al secondo stadio.
Nessuna anomalia è stata riscontrata con il primo stadio durante il volo.
Dopo la distruzione la telemetria di Dragon è stata ricevuta per un certo periodo.
Per quanto riguarda la ISS è stato perso l’adattatore per le future capsule abitate IDA, una tuta per EVA e molti esperimenti scientifici. Si sta valutando l’impatto per la perdita di alcuni filtri necessari alla ISS.

[Aggiornamento 19:13 CEST]

La prossima Soyuz non dovrebbe subire ritardi, come già confermato le scorte di alimenti e beni primari sono ancora consistenti.
Perdere dei veicoli di rifornimento era previsto ma non 3 diversi in così pochi mesi, non è routine e non sarà facile rimediare.

[Aggiornamento 19:18 CEST]

L’analisi e l’inchiesta sull’incidente verrà svolta da SpaceX affiancata da FAA che è già sul posto. Il volo, come i precedenti, era autorizzato dalla dovuta licenza di FAA.

[Aggiornamento 19:28 CEST]

Ci sono alcuni esperimenti (come quello studentesco TWICE) e attrezzature come i filtri, che sono stati persi per la seconda volta dopo i disastri del Cygnus e della Progress dei mesi scorsi.

[Aggiornamento 19:56 CEST]

Non dovrebbero esserci problemi per materiale da riportare a terra, i freezer erano stati praticamente svuotati dei campioni durante l’ultima missione Dragon e questo volo era previsto riportasse a terra principalmente immondizia.
Per quanto riguarda l’IDA non è indispensabile averne subito due installati, se anche ci fossero ritardi l’unico impatto che avrebbe sarebbe una rotazione dei futuri equipaggi 6-3-6 e non 6-9-6. Un nuovo esemplare comincerà comunque da subito l’assemblaggio con le parti già disponibili.
Le imbarcazioni di supporto al lancio sono ora impegnate nel recupero dei detriti.
Non dovrebbero esserci gravi conseguenze per la EMU persa, con quelle a bordo l’operatività è garantita, ne sarebbe tornata a terra una attualmente a bordo ma senza una pompa installata.

Segui la discussione su ForumAstronautico.it

http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=23761.0

(C) Associazione ISAA – Licenza CC BY-NC Plus Italia

I due pianeti piu’ luminosi del cielo -Venere e Giove- si incontreranno il 30 giugno

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L’illustrazione riporta il percorso apparente dei due pianeti rispetto all’orizzonte (coordinate altazimutali). Sera dopo sera i due pianeti appariranno sempre più vicini, ma anche più bassi sull’orizzonte, per effetto dell’anticipo dovuto al moto siderale della sfera celeste; come pure le stelle e le costellazioni che li ospitano (la posizione di Regolo, sempre nell'illustrazione in alto, ad esempio, è indicata all’8 luglio, mentre quelle precedenti sono senza data, ma segnate a intervalli di due giorni come per i pianeti).

A cominciare da metà mese (nella nostra illustrazione la simulazione grafica inizia invece il 22) si farà sempre più interessante sull’orizzonte ovest l’avvicinamento angolare di Venere a Giove.

L’illustrazione riporta il percorso apparente dei due oggetti rispetto all’orizzonte (coordinate altazimutali). Il 22 giugno la separazione sarà di 4,7 gradi, il 24 di 3,5°, il 26 di 2,4° e il 28 di 1,3 gradi.

Il massimo avvicinamento assoluto, di 20′, si avrà alle 6:00 del primo luglio, in piena luce mattutina, mentre quello osservabile (di 22′) sarà la sera del 30 giugno.

Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di giugno

Associazione Cascinese Astrofili

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30.06, ore 21:30: “Asteroid day” presso
l’Osservatorio di San Marcello Pistoiese (PT). Per
il programma completo consulta il sito di ACA,
oppure: ò www.asteroidday.org (vedi anche a
pag. 78).
Attività al CAMS (Centro Astronomico del Monte Serra), presso Agriturismo Serra di Sotto,
Strada Prov. Monte Serra a Buti (PI). Per prenotare
la cena presso l’agriturismo: Simone 338.9976330
oppure Giulio 392.0297877.
Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Al Planetario di Ravenna

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30.06: “La missione DAWN a Cerere” conferenza
di Massimo Berretti.
Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Congiunzione tra Luna e Saturno osservabile nello Scorpione a partire dalla tarda serata del 28 giugno

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Ultimo evento del mese (e dell’intero periodo, perché anche la prima metà di luglio avrà ben poco da raccontare in termini di spettacolo) sarà la congiunzione tra Luna e Saturno che potrà essere osservata nello Scorpione a partire dalla tarda serata del 28 giugno. Alle 22:30, l’ora indicata nella figura, i due oggetti saranno in meridiano e alla massima altezza (circa +30°) e la reciproca distanza angolare da centro a centro sarà di quasi 3°.

Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di giugno

Rosetta, l’avventura continua

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Copyright: ESA/ATG medialab; Comet image: ESA/Rosetta/NavCam

L’ESA ha ufficialmente confermato il prolungamento della missione Rosetta, estesa fino alla fine di settembre del prossimo anno. La notizia, molto attesa dalla comunità scientifica, è arrivata a pochi giorni di distanza dall’insperato  risveglio del lander Philae, che era ‘sbarcato’ sulla superfice della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko lo scorso 12 novembre.

Il termine ‘nominale’ della missione era inizialmente programmato per dicembre 2015, ma lo Science Programme Commitee (SPC) dell’ESA riunitosi questa mattina ha formalmente approvato il prolungamento di altri nove mesi – fino a quando, cioè, gli strumenti della sonda non potranno più essere sufficientemente alimentati dall’energia del Sole.

“E’ una grande notizia per la scienza e anche per l’Italia, che ha dato e continua a dare a questa missione un contributo importantissimo – ha commentato il presidente dell’ASI Roberto Battiston. “Questo prolungamento – ha aggiunto Battiston – estende ulteriormente le potenzialità di una impresa che resta storica nell’esplorazione del nostro sistema solare”.

“L’eccellenza e gli eccezionali risultati della missione di Rosetta e di Philae hanno reso facile e veloce l’approvazione della sua estensione per altri nove mesi oltre la data prevista” ha sottolineato Enrico Flamini, Chief Scientist ASI.

“In questo modo – spiega ancora Flamini – potremo osservare anche la fase di allontamento dal Sole dopo il perielio. Un’occasione unica e difficilmente ripetibile di studiare da vicino l’evoluzione di una cometa dalla sua fase dormiente, quando si trova lontanissima dal Sole, a quando si attiva fino a riaddormentarsi per ritornare nelle fredde regioni esterne del Sistema Solare”.

“Tutto questo è fantastico – conferma Matt Taylor, project scientist ESA della missione – perché adesso potremo monitorare il declino dell’attività della cometa mentre si allontana dal Sole, continuando a volarle vicino e a raccogliere informazioni assolutamente uniche”.

67P raggiungerà la massima vicinanza al Sole il 13 agosto prossimo: da quel momento sarà nuovamente possibile far progressivamente riavvicinare la sonda al nucleo della cometa, permettendo così inedite misurazioni da comparare con quelle effettuate prima dell’estate – e anche, eventualmente, la precisa individuazione del lander. Fino a ritrovarsi nella stessa condizione in cui era nel giugno del 2011, quando la distanza dal Sole era tale per cui gli strumenti di bordo vennero posti in ibernazione per 31 mesi.

“Ma a quel punto – spiega Patrick Martin, mission manager di Rosetta – il modo più logico per terminare la missione sarà lasciare che la sonda cada sulla superficie della cometa”.

ASTROINIZIATIVE UAI

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27-28.06 Convegno su Luce, Spettroscopia e
Spettroelioscopia Organizzato dalla SdR Spettroscopia,
un evento di approfondimento tecnico e storico-culturale,
nell’ambito dell’Anno Internazionale della Luce,
presso la Specola Vaticana di Castelgandolfo (RM).
http://spettroscopia.uai.it
info: www.uai.it

La danza delle tre lune

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Titano, Mimas e Rea. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Tre sottili falci di luna nel cielo attorno a Saturno: Rea in alto a sinistra, Titano la più grande al centro e la piccola Mimas in basso. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Possiamo restare ore a guardare la luna nel cielo. Che sia luna piena, o uno spicchio bianco che si staglia nel nero della notte sulla Terra. Un’immagine romantica, che ha ispirato opere, poesie e in alcuni casi ha fatto scoccare la scintilla dell’amore. Pensate allora cosa accadrebbe se potessimo guardare non una sola luna bensì tre, come su Saturno, il sesto pianeta del Sistema solare.

In questa immagine possiamo ammirare tre dei satelliti naturali di Saturno, Titano (5150 chilometri di grandezza), Mimas (396 chilometri) e Rea (1527 chilometri), in tutte le loro peculiarità.

Titano infatti, la luna più grande, appare un po’ annebbiata a causa dello strato di nuvole che la circonda  e poiché Titano ha un’atmosfera che rifrange la luce, il suo spicchio è più illuminato rispetto alle compagne senza atmosfera. Rea appare ruvida perché la sua superficie ghiacciata è piena di crateri. E a un attento esame Mimas, anche se difficile da vedere in questa scala, mostra parte delle irregolarità presenti sulla superficie che rivelano il suo violento passato.

L’immagine ovviamente è stata scattata dal fotografo officiale di Saturno e delle sue lune, la sonda di NASA/ESA/ASI Cassini, lo scorso 25 marzo con la narrow-angle camera. Al momento dello scatto Titano era distante da Cassini circa 2 milioni di chilometri, Mimas 3,1 milioni di chilometri e Rea circa 3,5 milioni.

Per saperne di più:

Visita il sito della missione Cassini-Huygens

Società Astronomica Fiorentina

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27.06: Gita Archeoastronomica “Visita al sito
Archeoastronomico di San Lorenzo (Farfalla Dorata)”
con la partecipazione del Prof. Enrico Calzolari
che ci guiderà nei vari luoghi da lui scoperti e/o
analizzati. Si consiglia un abbigliamento adeguato
per una passeggiata trekking, trasferimento con
mezzi propri, mangiare a sacco. Il numero di
partecipanti è limitato e pertanto è obbligatoria la
prenotazione.
Per info: cell. 377.1273573 – presidente@astrosaf.it
www.astrosaf.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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26.06: Osservazione della Luna in Corso Italia.
Per il programma completo andare al sito.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Al Planetario di Ravenna

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26.06: Osservazione della volta stellata (ingresso
libero, cielo permettendo).
Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Associazione Astrofili Centesi

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26.06: “Bufale spaziali: notizie dell’altro mondo”.
Al telescopio: la Luna gibbosa, il pianeta Saturno e
i suoi satelliti, l’ammasso stellare M13 in Ercole e
la stella Antares nello Scorpione.
Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

I punti caldi di Venere. Prove di attività vulcanica in corso.

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In questa infografica dell’ESA sono sintetizzate le tre principali evidenze, ottenute dai dati di Venus Express, che possono essere spiegate da attività vulcanica recente su Venere. Crediti: ESA

In questa infografica dell’ESA sono sintetizzate le tre principali evidenze, ottenute dai dati di Venus Express, che possono essere spiegate da attività vulcanica recente su Venere (cliccare per ingrandire l'immagine). Crediti: ESA

Esaminando i dati raccolti dall’ESA durante la missione Venus Express, un team internazionale di scienziati ha trovato picchi variabili di temperatura in diversi punti della superficie del pianeta. Questi cosiddetti hotspot, che sono stati visti apparire e scomparire nel giro di pochi giorni, sembrano essere generati da flussi di lava attivi sulla superficie. La ricerca, pubblicata online su Geophysical Research Letters, si aggiunge a precedenti scoperte che, nel loro insieme, indicano che Venere continua a essere vulcanicamente e tettonicamente attivo anche ai giorni nostri.

«Siamo riusciti a ottenere prove evidenti del vulcanismo di Venere e del fatto che sia attualmente in attività, e quindi geologicamente attivo» afferma James W. Head, geologo alla Brown University e coautore del nuovo studio. «E’ una scoperta importante, che ci aiuterà a capire l’evoluzione di pianeti come il nostro».

Gli hotspot sono apparsi nelle immagini termiche riprese dalla Venus Monitoring Camera a bordo della sonda Venus Express. I dati hanno mostrato picchi di temperatura di svariate centinaia di gradi in zone di dimensioni variabili da 1 a 200 kilometri quadrati.

Le macchie erano raggruppate in una grande depressione tettonica chiamata Ganiki Chasma. Depressioni tettoniche come queste si formano a causa dell’allungamento della crosta provocato da forze interne e dal magma caldo che risale verso la superficie.

La depressione tettonica Ganiki Chasma nella regione Atla Regio sul pianeta Venere è stata spesso osservata alla ricerca di mutamenti. Le mappe qui sopra mostrano i cambiamenti in luminosità relativa associati a uno sfondo tipico (rosso-arancio indica un aumento, blu-viola una diminuzione). Mentre alcuni cambiamenti sono dovuti alle variazioni di luminosità delle nuvole, è deducibile la presenza della superficie di un hotspot fisso, categorizzato come “Oggetto A”, che mostra un aumento di luminosità tra il 22 e il 24 giugno, seguito da una diminuzione della stessa. Crediti: E. Shalygin et al. (2015)

Head e il suo collega russo Mikhail Ivanov avevano precedentemente mappato la regione come parte di una carta geologica globale di Venere, prodotta dalla missione sovietica Venera degli anni ‘80 e dalla missione americana Magellan degli anni ‘90. Il processo di mappatura aveva mostrato che Ganiki Chasma era relativamente giovane, geologicamente parlando, ma, fino a oggi, non era stato possibile definire quanto fosse giovane.

Questa carta geologia di Venere sovrapposta a una vista prospettica topografica del pianeta mostra un’estesa altura (Atla Regio) nel centro (in rosso, da cui si irradiano propaggini viola) e le circostanti vallate vulcaniche (in verde e blu). Nuove immagini e misure dalla sonda ESA Venus Express mostrano che parti delle fratture tettoniche sono probabilmente sede di vulcanismo attivo, confermando che Venere, in queste zone in particolare, continua a essere vulcanicamente e tettonicamente attiva anche nell’era moderna. Crediti: Ivanov/Head/Dickson/Brown University

«Sapevamo che Ganiki Chasma era il risultato di un vulcanismo recente, in termini geologici, ma non sapevamo se si fosse formato ieri o un miliardo di anni fa» ha dichiarato Head. «Le anomalie attive rilevate da Venus Express coincidono esattamente con la mappatura di questi depositi relativamente giovani e suggeriscono un’attività ininterrotta».

L’ultimo rinvenimento è coerente con gli altri dati ricevuti da Venus Express che suggeriscono un’attività vulcanica molto recente. Nel 2010, immagini ad infrarossi di diversi vulcani sembravano indicare colate di lava vecchie di migliaia o pochi milioni di anni (vedi qui su Media INAF). Qualche anno dopo, gli scienziati hanno riscontrato saltuari picchi di anidride solforosa nell’atmosfera più esterna di Venere (qui il relativo articolo), un altro ipotetico segnale di vulcanismo attivo.

«Queste scoperte degne di nota sono il risultato della cooperazione tra diversi stati nel corso di svariati anni, e sottolineano l’importanza di collaborazioni internazionali nell’esplorazione del nostro sistema solare e nel capire come si evolve», conclude Head.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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26.06: Osservazione dal piazzale della funivia per
i Piani d’Erna
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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23.06: “Inizia l’estate! Storie di stagioni” di Mauro
Graziani.
Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Il VLT scopre CR7, la più brillante galassia distante, con tracce di stelle di Popolazione III

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Questa rappresentazione artistica mostra CR7, una galassia molto distante scoperta con il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO. È la galassia di gran lunga più brillante mai trovata nell'Universo primordiale e reca evidenza della presenza, al suo interno, di esempi di stelle di prima generazione. Questi oggetti massicci, brillanti e finora puramente teorici, hanno prodotto i primi elementi pesanti della storia - gli elementi necessari per costruire le stelle che vediamo oggi intorno a noi, i pianeti che le orbitano e la vita come la conosciamo. Questa galassia appena scoperta è tre volte più brillante della galassia distante più brillante trovata finora. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Una rappresentazione artistica di CR7, la galassia di gran lunga più brillante mai trovata nell’Universo primordiale. Al suo interno i ricercaori hanno trovato evidenze della presenza di stelle di prima generazione. Crediti: ESO/M. Kornmesser

L’esistenza di una prima generazione di stelle, note come stelle di Popolazione III, nate dalla materia primordiale del Big Bang è stata a lungo teorizzata dagli astronomi. Poiché tutti gli elementi chimici più pesanti – ossigeno, azoto, carbonio e ferro, essenziali per la vita – sono stati prodotti all’interno delle stelle,  le prime stelle devono essersi formate dagli unici elementi che già esistevano: idrogeno, elio e tracce di litio.

Queste stelle di Popolazione III dovevano essere enormi – parecchie centinaia o migliaia di volte più massicce del Sole – ardenti e transitorie, dovendo esplodere come supernove dopo solo due milioni di anni, ma finora la ricerca di una prova fisica della loro esistenza era sempre stata inconcludente.

Un’equipe guidata da David Sobral, (Institute of Astrophysics and Space Sciences, Univ. di Lisbona, Portogallo, e della Leiden University, Olanda) ha usato il VLT, Very Large Telescope dell’ESO, per sbirciare nell’antico Universo – verso un periodo noto come re-ionizzazione, all’incirca 800 milioni di anni dopo il Big Bang – ampliando la visuale per la survey di galassie distanti più estesa che mai sia stata tentata.
Il risultato: la scoperta, confermata, di un grande numero di galassie molto giovani e soprendentemente brillanti.

Una di queste, indicata come CR7, è risultata essere un oggetto eccezionalmente raro, la galassia di gran lunga più brillante mai osservata in questa fase del’Universo, ma non solo… Grazie agli strumenti X-shooter e SINFONI, sempre al VLT, hanno trovato in CR7 una forte emissione di elio ionizzato ma, sorprendentemente, nessun segno di elementi più pesanti nella zona più luminosa della galassia, prova significativa di essere alla presenza di stelle di Popolazione III.

La scoperta ha messo in crisi fin dall’inizio le nostre aspettative“, ha detto David Sobral, “già non ci aspettavamo di trovare una galassia così brillante. Successivamente, scoprendo un pezzo per volta la natura di CR7, abbiamo capito che non solo l’avevamo trovata, ma che aveva tutte le caratteristiche giuste per contenere stelle di Popolazione III. Queste stelle sono proprio quelle che hanno formato i primi elementi pesanti che alla fine hanno permesso a noi di essere qui. Non poteva essere più entusiasmante di così“.

Jorryt Matthee, secondo autore dell’articolo, ha concluso: “Mi sono sempre chiesto da dove veniamo. Fin da bambino volevo sapere da dove venivano gli elementi: il calcio nelle mie ossa, il carbonio nei miei muscoli e il ferro nel mio sangue. Ho poi scoperto che si sono formati all’inizio dell’Universo, dalla prima generazione di stelle e con questa scoperta, stiamo davvero iniziando a vederle per la prima volta“.

Ulteriori osservazioni con il VLT, con ALMA e con il telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA sono previste per confermare la scoperta e per cercare di indentificare ulteriori esempi.

  • • Una curiosità: la sigla CR7 viene de COSMOS Redshift 7, una misura della posizione della galassia in termini di tempo cosmico (maggiore il redshift, più lontana la galassia e più indietro la vediamo nella storia dell’Universo), ma è anche ispirata al grande calciatore portoghese, Cristiano Ronaldo, noto anche come CR7.

Il Very Large Telescope di ESO (VLT) sullo sfondo di un bellissimo crepuscolo su Cerro Paranal. Le quattro unità telescopiche principali del VLT hanno i nomi di corpi celesti in Mapuche, un'antica lingua nativa del popolo indigeno di Cile e Argentina. Da sinistra a destra: Antu (UT1; il Sole), Kueyen (UT2; la Luna), Melipal (UT3; la Croce del Sud) e Yepun (UT4; Venere). Crediti: ESO/B. Tafreshi (twanight.org)

Questo lavoro è stato presentato nell’articolo “Evidence for PopIII-like stellar populations in the most luminous Lyman-α emitters at the epoch of re-ionisation: spectroscopic confirmation”, di D. Sobral, et al., accettato per la pubblicazione dalla rivista The Astrophysical Journal.

Sotto quale Sole si sviluppa la vita?

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Questa rappresentazione artistica mostra un ipotetico pianeta abitabile con due lune che orbita attorno a una stella nana rossa. Gli astronomi hanno osservato che attorno al 6% delle nane rosse ruotano pianeti della stessa dimensione della Terra, su cui il clima dovrebbe essere abbastanza caldo da permettere la presenza di acqua liquida. Crediti: David A. Aguilar (CfA)

Allo scopo di semplificare la comprensione dei complessi processi biologici che governano un ipotetico sistema di pianeti simili alla Terra, un gruppo di astronomi ha sviluppato dei modelli digitali per analizzare l’effetto della radiazione ultravioletta che irradia gli stessi esopianeti mentre ruotano attorno ai propri soli. Il relativo articolo scientifico è stato pubblicato recentemente sull’Astrophysical Journal.

«A seconda dell’intensità, la radiazione ultravioletta può essere utile o dannosa per lo sviluppo della vita», dice Lisa Kaltenegger della Cornell University. «Stiamo tentando di accertare il valore della radiazione ultravioletta che investe altri pianeti simili alla giovane Terra, e se esso possa essere compatibile con la vita».

«Osserveremo i pianeti in tutti i loro stadi evolutivi, confrontandoli con quattro epoche campione della storia della Terra», ha detto Sarah Rugheimer, sempre della Cornell University. «Nella prossima generazione di missioni ci aspettiamo di trovare un’ampia varietà di pianeti extrasolari».

Esaminando a fondo la storia della Terra, Rugheimer e i co-autori dello studio, hanno modellato la prima epoca, un mondo pre-biotico con un’atmosfera costituita per la maggior parte di anidride carbonica, simile a quella della Terra di 3,9 miliardi di anni fa. La seconda epoca, che risale a circa 2 miliardi di anni fa, avrebbe generato la prima piccola quantità di ossigeno, in quanto era presente una biosfera attiva e la possibilità di realizzare il processo di biosintesi. La percentuale di ossigeno sarebbe poi cresciuta dai primi cianobatteri fino a raggiungere una concentrazione pari all’1% di quella attuale.

«Sia l’intensità che il tipo di radiazione ultravioletta determinano conseguenze biologiche specifiche», ha detto Rugheimer. «Oltre a calcolare il valore totale della radiazione, ci occupiamo di valutare quali lunghezze d’onda siano più dannose per il DNA e le altre biomolecole».

La vita pluricellulare cominciò circa 800 milioni di anni fa, periodo sul quale il gruppo ha modellato una terza epoca, in cui l’ossigeno raggiunge il 10% della concentrazione attuale. La quarta epoca corrisponde alla Terra moderna, con i livelli correnti di ossigeno in atmosfera e una percentuale di anidride carbonica pari a circa 355 parti per milione.

I ricercatori hanno osservato che in tutte le epoche successive alla comparsa dell’ossigeno, sia le stelle più calde che le stelle più fredde presentano una radiazione biologicamente meno efficace. Nel caso delle stelle calde, questo è dovuto all’incremento della concentrazione di ozono che protegge gli ambienti da un’eccessiva attività ultravioletta; nel caso delle stelle fredde, è dovuto a una carenza di flusso UV assoluto.

Rugheimer ha spiegato che l’astrobiologia affascina i ricercatori di molte discipline, sottolineando che questo lavoro «fornisce un collegamento tra le condizioni astrofisiche che ci aspettiamo di trovare su altri pianeti e gli esperimenti sull’origine della vita condotti qui sulla Terra».

Per saperne di più:

  • L’articoloUV Surface Environment Of Earth-Like Planets Orbiting FGKM Stars Through Geological Evolution”, di S. Rugheimer, A. Segura, L. Kaltenegger e D. Sasselov, pubblicato su Astrophysical Journal

Sull’argomento vita extratterestre leggi anche la nuova Inchiesta di Coelum: “Entro dieci anni troveremo TRACCE DI VITA ALIENA” – Parte Prima di Filippo Bonaventura (Coelum 193).

Associazione Cascinese Astrofili

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21.06: Festa del Solstizio d’Estate all’interno della
festa della Pubblica Assistenza di Cascina (PI).
ore 18:00: “L’evento Astronomico del Solstizio
d’estate” conferenza di Domenico Antonacci.
ore 21:30: Osservazione pubblica con i telescopi,
meteo permettendo.
Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Associazione Cascinese Astrofili

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19.06, ore 17:00: Osservazione del Sole (meteo
permettendo) Presso La festa della Pubblica
Assistenza di Cascina – Zona Ex Tettora.
Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Associazione Astrofili Bassano del Grappa

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19.06, ore 21:30: “Solstizi e antiche tradizioni” di Giordano Cervi.

Per info sull’Associazione: cell. 333.4653279
astrofilibassano@gmail.com
www.astrofilibassano.it
Per info sulla Specola: tel. 0423.934111
ufficio@centrodonchiavacci.it
www.specolachiavacci.it

Philae, nuovo contatto nella notte

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Rappresentazione artistica di Philae sulla cometa 67P. Crediti: DLR
Rappresentazione artistica di Philae sulla cometa 67P. Crediti: DLR

Premuroso come il figlio che tutte le Rosette del mondo vorrebbero, Philae ha ritelefonato. Due volte in due giorni. Anzi, in due notti. Dopo averci fatto stare in pena per sette interminabili mesi, pare proprio che il nostro robot spaziale preferito stia bene e sia finalmente pronto a rimettersi all’opera, ora che il bacio del Sole sui pannelli fotovoltaici lo ha strappato al suo lungo sonno. E se il primo contatto, quello di sabato 13 giugno, ha colto di sorpresa e fatto saltare di gioia tutti gli scienziati del team, quello attesissimo di ieri notte, domenica 14, ci si augura possa segnare l’inizio di un’auspicabile routine – anche se accanto a Philae la parola routine è quanto meno un ossimoro.

Ma veniamo al contatto di ieri notte. Una toccata e fuga, quattro minuti d’orologio appena: dalle 23:22 alle 23:26. Pur lungo oltre il doppio di quello del giorno prima, durato 85 secondi, è stato comunque uno scambio breve [aggiornamento: l’Esa riferisce che il tempo d’invio effettivo di dati è stato di pochi secondi] e non del tutto soddisfacente anche per il responsabile del progetto presso la DLR, Stephan Ulamec: «Questa volta il collegamento è stato relativamente instabile», ammette. Insomma, per mettere le mani su quegli 8000 e passa pacchetti di dati conservati nella memoria di massa del lander occorrerà pazientare ancora un po’.

Life on #67P is good, @ESA_Rosetta. About 3 hrs sunlight a day & feeling energised! More from my team #lifeonacomet http://t.co/ze2aYzBdC3

— Philae Lander (@Philae2014) June 15, 2015

D’altronde, sta accadendo tutto molto in fretta. E se fino a due giorni fa il risveglio era solo una speranza e Philae non si sapeva nemmeno bene dove fosse, ora gli ingegneri della missione stanno freneticamente calcolando come modificare la traiettoria di Rosetta attorno alla cometa Churyumov-Gerasimenko così da aumentare al massimo, fra un’orbita e l’altra, la durata della finestra di visibilità tra orbiter e lander.

E anche sul versante scientifico l’attività ferve. Da quali esperimenti ripartire, una volta che la connessione sarà sufficientemente stabile? Qui entra in gioco la disponibilità energetica. Perché se è vero che la temperatura in progressivo aumento e l’esposizione al Sole – stimata ora in almeno tre ore per ogni giorno cometario – lasciano ben sperare, la precaria (per usare un eufemismo) situazione logistica di Philae, appeso alla parete d’un crepaccio su una cometa in rotta verso il Sole a 304 milioni di km dalla Terra, non consente il benché minimo azzardo.

L’ordine in cui gli strumenti rientreranno in azione sarà dunque stabilito con cautela e solo quando si avranno informazioni complete sullo stato di salute di ognuno. In ogni caso, per il trapano italiano SD2 ci sarà da attendere. «Useremo per primi gli strumenti non meccanici, dunque non quelli che martellano o perforano», anticipa infatti Ulamec.

Priorità dunque agli esperimenti che consumano poca energia e che non implicano una grossa mole di dati da inviare verso la Terra. Come, per esempio, i due “nasi” del lander, COSAC e Ptolemy, che seppur solo in sniffing mode (senza campioni di terreno forniti dal trapano) potrebbero sfruttare al meglio la situazione tanto imprevista quanto scientificamente ghiotta nella quale si ritrovano: a bordo d’una cometa che, correndo verso il Sole, si sta facendo sempre più attiva. Un’opportunità che mai s’era presentata prima nella storia dell’esplorazione del Sistema solare, e forse mai sognata nemmeno dagli stessi scienziati della missione, considerando i rocamboleschi fuori programma con i quali Philae non smette di stupirci.

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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19.06: “MMS Magnetospheric MultiScale: scoprire la riconnessione magnetica” di Fabio Quarato.
Per il programma completo andare al sito.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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19.06: “La scoperta di Plutone: i protagonisti di
una storica epopea” di Loris Lazzati.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Philae si è svegliato! E sta comunicando…

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DOPO SETTE MESI IL LANDER S’È RISVEGLIATO

Alle 22:28 di sabato 13 giugno, il robottino Philae dell’ESA è uscito dal letargo in cui era entrato il 15 novembre scorso dopo circa 60 ore di funzionamento. E, per la prima volta dopo sette mesi di ripetuti quanto inutili tentativi di comunicazione, ha finalmente rotto il silenzio. Lo ha fatto con una “telefonata” di 85 secondi alla sonda madre, Rosetta. Un collegamento durante il quale Philae ha inviato a Rosetta, e quindi a Terra, oltre 300 pacchetti di dati, che il team internazionale della missione sta processando e analizzando in queste ore.

«Una grandissima soddisfazione per la scienza, per l’Europa e soprattutto per l’Italia», dice Giovanni Bignami, Presidente dell’INAF, «che in Philae ha messo un grosso investimento di scienziati INAF, Universitari e industrie. Non avevamo dubbi che Philae sarebbe ripartito, soprattutto adesso che la temperatura della superficie della cometa è più calda di – 40 gradi, perché si sta avvicinando rapidamente al Sole».

«Philae si sta comportando molto bene. La sua temperatura di funzionamento è al momento di 35 gradi sottozero e ha a disposizione 24 watt», spiega Stephan Ulamec, project manager del robottino presso la DLR. «Il lander è pronto per le operazioni».

Ricostruendo dai pacchetti di house-keeping lo stato del robot, è saltato fuori che, in realtà, è già da qualche tempo che Philae s’è svegliato. Solo che non riusciva a comunicare con la sonda. I dati inviati durante il breve collegamento di ieri sera comprendono infatti informazioni raccolte nell’arco degli ultimi giorni cometari. E nella memoria di bordo del robottino ci sono ancora oltre 8000 pacchetti di dati. Pacchetti che gli scienziati contano di riuscire a scaricare nel corso del prossimo contatto, e che dovrebbero permettere di ricostruire cos’è accaduto di recente sulla cometa 67P.

Aggiornamenti a breve, stay tuned.

Asteroidi – ARRIVA ICARO! Tutte le effemeridi ora per ora!

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A sinistra, in un campo vasto una dozzina di gradi (necessario per mostrare il percorso apparente di Icaro insieme a delle conosciute stelle di riferimento come Cor Caroli e Chara) abbiamo ricostruito il moto di Icaro durante la notte del 16-17 giugno, nelle ore in cui (dalle 23:00 alle 3:00 del mattino) il pianetino si avvicinerà maggiormente alla Terra. In quel lasso di tempo Icaro sarà nei Cani da Caccia, a un’altezza sull’orizzonte che varierà dai +57° delle 23:00 ai +20° delle 3:00. Il moto proprio dell’oggetto sarà di circa 47 primi d’arco l’ora. In basso a destra. al link asteroidi, le EFFEMERIDI ORARIE per seguire Icaro.

EFFEMERIDI

>> Le effemeridi orarie di ICARO

Come si dice da noi, ero ancora un ragazzo con le gambe incrociate del cammello quando sentii da mio padre e mio nonno la storia di Icaro che stava arrivando. Nessuno di loro ci credeva davvero, ma la fantasia correva al galoppo. Era il 1968. La storia del resto già la sapete. La sera del 26 giugno 1949, quando qui in Europa era già il 27, l’astrofisico Walter Baade impressionò con lo Schimdt da 48″ del Palomar una lastra fotografica dove, il giorno dopo, risultò evidente la lunga traccia lasciata da un asteroide. Due anni dopo, quell’asteroide verrà identificato come l’oggetto che più di ogni altro, tra quelli conosciuti al tempo, era in grado di avvicinarsi al Sole (0,187 UA) al suo perielio, meritandosi così il nome di Icaro, ovvero di chi nell’antichità aveva perso la vita arrivando troppo vicino all’astro del giorno.

Sul perché Icaro sia poi diventato famoso anche al di fuori della cerchia degli specialisti, finendo sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, ce l’ha spiegato Remondino Chavez nello scorso numero. A me non resta quindi che spiegare dal punto osservativo la geometria dell’avvicinamento che si concretizzerà il prossimo giugno.

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Durante la seconda metà di giugno (nella prima parte del mese la magnitudine sarà troppo alta per una media strumentazione amatoriale) il pianetino si muoverà infatti dall’Orsa Maggiore alla Bilancia, passando per i Cani da Caccia, il Boote e la Vergine; e a una velocità angolare tale da rendere praticamente impossibile fornire una mappa generale del percorso con una risoluzione che ne permetta l’identificazione in cielo. Quello che conviene fare è puntare dunque sugli eventi principali dell’apparizione, ovvero, i punti dove la vicinanza alla Terra sarà maggiore e quello in cui raggiungerà la massima luminosità.

Per il resto, se si volesse comunque fotografare Icaro al di fuori di questo contesto, consigliamo di consultare le coordinate equatoriali orarie, che trovate anche al link “asteroidi” nel box delle effemeridi qui a destra in alto.

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Raccomando ai miei pochi lettori di farsi onore e di concentrare gli sforzi nelle due date che ho suggerito.
Icaro è un oggetto difficile, e di tutti i passaggi conosciuti, dal 1949 in poi, restano ben poche tracce fotografiche. È un nostro preciso dovere mettere a frutto la straordinaria tecnologia ora a nostra disposizione per entrare nella storia di questa inconsapevole montagna celeste.

Leggi l’articolo completo con tutti i dettagli, le cartine e i consigli per l’osservazione, nella Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 68 di Coelum n.193

Congiunzione luminosissima di tre oggetti: Luna, Venere e Giove

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La sera del 20 giugno, sempre verso le 22:00 (ma anche prima, a seconda delle condizioni del cielo), sull’orizzonte ovest si materializzerà un triangolo di oggetti formato da Luna (falce crescente di mag. –8), Giove (mag. –1,8) e Venere (–4,6). A quell’ora, l’altezza media del triangolo sull’orizzonte sarà di circa +16°, mentre i singoli oggetti disteranno tra loro circa 5 gradi.
Per le effemeridi di Luna e pianeti vedere il Cielo di giugno

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