Nell’arco di 29 giorni, durante la primavera 2018, Opportunity ha raccolto le immagini che danno vita a questo straordinario panorama ad alta risoluzione della Perseverance Valley, su Marte. Un panorama a 360 gradi dell’ultima dimora del rover della NASA, che non è più riuscito a risvegliarsi, o comunque a mettersi in contatto con il centro controllo della missione, dopo l’inizio della tempesta globale che ha avvolto Marte durante l’estate scorsa.
La missione del rover, dopo numerosi tentativi e attese, è stata ufficialmente dichiarata conclusa il 12 febbraio scorso, e della sua lunga carriera e di tutti i suoi record (è al momento, con i suoi 15 anni di “carriera”, il più longevo rover che ha esplorato la superficie marziana), ne abbiamo parlato su Coelum astronomia di questo mese, nell’approfondimento Grazie Opportunity, missione conclusa (come sempre a lettura gratuita).
Situata sul versante interno del bordo occidentale del cratere Endurance, la Perseverance Valley è un sistema di depressioni poco profonde che si estendono verso oriente, per la lunghezza di due campi da calcio, dalla rima del cratere Endeavour verso la sua platea.
Una versione navigabile a piena risoluzione, potete vederla andando sul sito della missione alla pagina: Opportunity Legacy Pan.
«Questo ultimo panorama incarna ciò che ha reso il nostro rover Opportunity una così straordinaria missione di esplorazione e scoperta», ha dichiarato il project manager Opportunity John Callas del Jet Propulsion Laboratory. «A destra del centro si può vedere il bordo del cratere Endeavour che si eleva in lontananza, subito alla sua sinistra, le tracce del rover iniziano la loro discesa fin oltre l’orizzonte, serpeggiando tra le caratteristiche geologiche che i nosrti ricercatori volevano vedere più da vicino. E agli estremi, a destra e a sinistra, c’è la fine della Perseverance Valley e la platea del cratere Endeavour, incontaminata e inesplorata, in attesa della visita di futuri esploratori».
Il panorama è composto da 354 immagini singole, riprese dalla camera panoramica del rover (la Pancam) dal 13 maggio al 10 giugno 2018 (dal sol 5.084 al sol 5.111, ovvero giorni marziani contati dal suo arrivo). È la somma di immagini riprese in tre diversi filtri, nelle lunghezze d’onda da 753 nanometri (infrarosso vicino), 535 nanometri (verde) e 432 nanometri (violetto verso il blu), combinate ed elaborate in falsi colori per evidenziare le differenze tra i vari materiali presenti sulla superficie ripresa.
Alcuni fotogrammi (in basso a sinistra nell’immagine) sono rimasti in bianco e nero, poiché il rover non ha avuto il tempo di riprendere quelle porzioni di immagine anche nei filtri verde e violetto, prima che la tempesta gli oscurasse la vista.
Nell’immagine intravediamo anche una porzione dei pannelli solari di Oppy – spesso visibili in questi panorami, in particolare quando comprendono immagini del terreno vicino al rover – e la cima dell’antenna a basso guadagno, con il quale il rover comunicava direttamente con le antenne del Deep Space Network, qui sulla Terra.
L’affioramento roccioso, invece, che vediamo sulla destra al centro, chiamato “Ysleta del Sur”, si trova a soli 7 metri dalla camera ed è l’ultima formazione studiata dal rover tra il 3 e il 29 marzo 2018 (tra i sol 5015 e 5038). Il team missione stava chiudendo le analisi su quella formazione quando è iniziata la tempesta.
Appena a sinistra del centro dell’immagine vediamo delle rocce (chiamate “Tomé,” “Nazas” and “Allende”) analizzate dal rover tra la fine di aprile e inizio maggio 2018. Queste “rocce butterate”, pitted rock, sono uniche, come texture e composizione, e diverse da tutte quelle incontrate durante la missione. La piccola collina del bordo del cratere Endeavour, che si vede in lontananza, dista invece circa 64 metri.
Qui a destra potete vedere anche le ultimissime immagini ottenute durante la sua missione, nell’ultimo giorno in cui si è riusciti a comunicare con lui, sono immagini a bassa risoluzione e in bianco e nero, utilizzate per determinare l’opacità del cielo a inizio tempesta. Più in basso, anche l’ultimo pezzo di dati trasmesso dal rover (un’immagine incompleta, fatta quasi solo di “rumore”, di un cielo ormai oscurato).
Ma quest’ultima immagine scura e incompleta non è tutto quello che resta della lunga missione del rover.
Le scoperte scientifiche di Oppy hanno contribuito, come nessun’altro fin’ora, alla nostra comprensione della geologia e dell’ambiente marziano, gettando le basi per le future missioni robotiche, e umane, sul Pianeta rosso.
Una importante e corposa eredità che, nonostante si sia dovuto arrendersi alla conclusione della missione a causa della tempesta di sabbia, ne ha decretato il successo, senza se e senza ma.
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Coelum Astronomia di Marzo 2019
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