L'impatto scoperto dall'austriaco Kernbauer

Giove ha da poco passato l’opposizione e si trova quindi nel periodo migliore dell’anno per essere osservato. Grazie alla numerosa schiera di appassionati di astronomia e di fotografia planetaria, il gigante gassoso è continuamente monitorato con un’ottima risoluzione e può quindi regalare sorprese inaspettate.

Lo scorso 17 Marzo, alle ore 00:17 UT (Tempo Universale) è arrivato il momento di una di quelle sorprese che ogni appassionato spera di ricevere e che di certo ci fanno ben comprendere come l’Universo non sia affatto un luogo statico e pacifico come potremmo erroneamente pensare.

Almeno due osservatori indipendenti hanno registrato un breve flash proveniente dal bordo del pianeta gassoso, che ha raggiunto una luminosità superiore a quella dei satelliti medicei. L’evento è stato scoperto per primo dall’astronomo dilettante austriacoKernbauer e poi confermato da John McKeon, a nord di Dublino.

L'impatto confermato da John McKeon

Con molta probabilità il flash, della durata dell’ordine di un secondo, è associabile all’impatto di un piccolo asteroide o di una cometa con l’atmosfera del gigante gassoso.

Non sono ancora disponibili stime delle dimensioni del corpo celeste che ha deciso di soccombere all’enorme forza di gravità di Giove e nemmeno una stima precisa della posizione, anche a causa del fatto che l’evento si è verificato proprio nei pressi del bordo, laddove la determinazione esatta della posizione presenta grossi problemi, all’altezza della banda equatoriale nord. L’impatto è comunque reale perché è stato registrato dalle camere planetarie che molti astronomi dilettanti utilizzano per catturare splendide immagini in alta risoluzione dei pianeti, quindi su un supporto di certo ben più oggettivo dell’occhio umano. I due video che mostrano il flash sono stati pubblicati su YouTube e sono visualizzabili quiqui.

Osservando a occhio i filmati disponibili è ragionevole stimare che il corpo impattante potrebbe avere avuto un diametro massimo di qualche decina di metri, probabilmente non troppo dissimile dal meteorite di 17 metri di diametro che nel Febbraio del 2013 solcò i cieli della Siberia, portandosi dietro una lunga scia di danni causati dalle onde d’urto generate dall’impatto con gli strati atmosferici più densi, a circa 30-50 km di altezza. Si tratta tuttavia di una rozza stima, perché l’evento potrebbe essere avvenuto nella porzione di Giove non visibile dalla Terra in quel momento. Se questa ipotesi si rivelasse vera, l’energia liberata potrebbe essere stata maggiore, quindi l’asteroide (o la cometa) aumentare di dimensioni.

Sarà interessante notare l’eventuale presenza di cicatrici nell’atmosfera di Giove, che potrebbero presentarsi come delle zone molto scure, quasi come l’ombra lasciata dal passaggio di un satellite mediceo, ma dalla forma più irregolare. Queste cicatrici sono lasciate dagli impatti più violenti che hanno un’alta penetrazione nell’atmosfera gioviana, al punto da bloccare in modo temporaneo i possenti moti convettivi che mantengono sempre in movimento i gas atmosferici. Se il corpo celeste era più grande di 10-20 metri potrebbe aver lasciato una traccia visibile anche con telescopi di piccolo diametro (10 cm).

Assistere in diretta all’impatto di un asteroide, o una piccola cometa, con un corpo celeste che si trova a una distanza che non ha bisogno di scomodare l’anno luce per essere espressa, e che orbita attorno alla nostra stessa stella, rappresenta di certo una forte emozione ma anche un piccolo campanello d’allarme perché ci rende partecipi in prima persona, e quasi in diretta, di quanto sia affollato il Sistema Solare, quindi potenzialmente pericoloso.

Chi ha un telescopio, quindi, osservi il pianeta gassoso in questi giorni, alla ricerca di eventuali tracce scure nei pressi della banda equatoriale nord, tipiche degli impatti più violenti.

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Una zona più affollata del previsto

L’impatto registrato lo scorso 17 Marzo non è infatti che l’ultimo di una lunga serie.
L’evento più spettacolare e violento è avvenuto nell’estate del 1994 con una ventina di frammenti della cometa Showmaker-Levy 9 che hanno lasciato profondi e duraturi segni nell’atmosfera di Giove, grandi fino al diametro del nostro pianeta. Fu la prima volta che l’essere umano osservava un oggetto schiantarsi contro un pianeta.

Tutti gli altri impatti registrati risalgono agli ultimi 7 anni e sono opera di astronomi dilettanti.

Il 19 Luglio 2009 l’australiano Anthony Wasley ha scoperto per primo le cicatrici lasciate da un probabile impatto asteroidale, simili a quelle prodotte dai frammenti cometari del 1994. Nessuno, però, aveva assisito in diretta all’evento vero e proprio, che si è stimato essere stato prodotto da un asteroide compreso tra 200 e 500 metri di diametro.

Il 3 Giugno 2010 il famoso imager planetario Christopher Go ha registrato per la prima volta il flash prodotto dall’ingresso nell’atmosfera Gioviana di un asteroide o una cometa dal diametro di una decina di metri.

Il 20 Agosto dello stesso anno sempre Go, con la conferma di altri osservatori, registrò un altro flash associabile a un nuovo impatto.

Il 10 Settembre 2012 un altro flash associato a un impatto è stato avvistato questa volta visualmente dall’astronomo dilettante Dan Petersen e poi confermato da una ripresa di George Hall. Erano quindi quattro anni e mezzo che non si osservavano più eventi di questo tipo, che ora molti planetologi ritengono più frequenti di quanto si pensasse prima del prezioso aiuto arrivato dalla comunità amatoriale nel corso degli ultimi 10 anni.

Capire quanto sia affollato il Sistema Solare e il ruolo che ha Giove nel proteggerci attirando su di sé molte comete e asteroidi sono attività fondamentali per ogni abitante della Terra che spera che la sua e le altre specie possano sopravvivere ancora per molto tempo.

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