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Congiunzione Luna Urano

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Congiunzione Luna Urano

Congiunzione Luna UranoCuriosa congiunzione quella che si verificherà l’11 settembre alle quattro del mattino. La Luna calante, ma ancora quasi piena, raggiungerà Urano nei Pesci passando 35′ a nord del pianeta, con il bordo inferiore a soli 20′. Urano si troverà in una zona priva di altre stelle di luminosità simile, così che dovrebbe essere agevole identificare il suo debole puntino di luce (mag. +5,8) sia pure immerso nel chiarore lunare. Non ad occhio nudo però… servirà un binocolo o un piccolo telescopio.

L’innocuo asteroide che domenica “sfiorerà” la Terra

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Il percorso dell’asteroide 2014 RC che domenica 7 settembre "sfiorerà" la Terra passando, al momento della minima distanza, a poco più di 40 mila di chilometri dalla superficie. Crediti: NASA/JPL-Caltech

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Un “piccolo” asteroide, soprannominato 2014 RC, passerà molto vicino alla Terra domenica prossima, 7 settembre, ma non ci saranno rischi per il nostro pianeta. Al momento del massimo avvicinamento, alle ore 18:18 TU, l’asteroide (il cui passaggio ravvicinato non è osservabile dall’Italia) starà transitando sulla Nuova Zelanda, a una distanza di poco più di 40 mila chilometri, circa un decimo di quella che intercorre tra il centro della Terra e la Luna.

Gli astronomi stimano che l’asteroide misuri circa 20 metri di diametro. Il corpo roccioso, decisamente di piccole dimensioni, è stato scoperto la notte del 31 agosto nell’ambito del programma Catalina Sky Survey e poi avvistato di nuovo da alcuni ricercatori la notte successiva con il telescopio Pan-STARRS 1, alle Hawaii. Entrambe le osservazioni hanno confermato l’orbita dell’asteroide: 2014 RC passerà poco oltre l’anello in cui si trovano i satelliti geostazionari di comunicazione e meteorologici che orbitano a circa 36 mila chilometri sopra la superficie del nostro pianeta.

Gli esperti sono certi che il piccolo corpo roccioso non costituisce un pericolo per il nostro pianeta; il suo passaggio ravvicinato costituisce invece una grande opportunità per i ricercatori di imparare qualcosa di più sugli asteroidi. L’orbita dell’asteroide intercetterà quella della Terra anche in futuro, ma a partire da domenica sarà costantemente monitorata.

Gruppo Astrofili Lariani

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06.09: Apertura Osservatorio di Monte Galbiga, dedicata alla cartografia lunare e alle meraviglie
del cielo autunnale. Partecipazione libera.

Per informazioni: cell: 347-6301088
info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

Moonwatch Party La notte della Luna INAF – UAI

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Migliaia di postazioni osservative in decine di paesi di tutto il mondo allestite per osservare la Luna nella
stessa serata. L’INAF e l’UAI aderiscono all’iniziativa mondiale InOMN promuovendo il Moonwatch Party – La notte della Luna. Un’opportunità per le associazioni di astrofili per proporre osservazioni e approfondimenti dedicati al nostro satellite naturale: la genesi e le caratteristiche fisiche, le missioni spaziali, la mitologia, la poesia, la musica e le diverse espressioni artistiche ispirate a Selene. Per cercare l’evento più vicino a voi, consultare i siti:

http://divulgazione.uai.it
www.media.inaf.it
http://observethemoonnight.org/

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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06.09: “L’inquinamento luminoso” di C. Bontempi.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Una raffineria sotto Titano

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I laghi di idrocarburi di Titano in un'immagine radar acquisita dalla sonda il 22 luglio 2006 che copre un'area di circa 140 km. I dettagli più piccoli hanno una dimensione di 500 metri. Copyright: NASA/JPL/USGS

Centinaia di laghi e mari si stagliano sulla superficie ghiacciata di Titano, la luna principale di Saturno. E’ soprattutto grazie alla missione NASA/ESA/ASI Cassini-Huygens se oggi sappiamo che quei bacini sono colmi di idrocarburi e vengono rimpinguati da piogge di metano, prodotte dalle nubi che attraversano l’atmosfera di quel gelido mondo.

La visione che però abbiamo, seppure ormai assai dettagliata, è solo la parte ‘esteriore’ del ciclo globale degli idrocarburi sul corpo celeste, che coinvolge anche le notevoli riserve di questi composti accumulate al di sotto della crosta ghiacciata di Titano. Il ruolo giocato da questi bacini sotterranei è stato finora l’anello debole dei modelli che descrivono le dinamiche globali degli idrocarburi su Titano.

Olivier Mousis, ricercatore presso l’Université de Franche-Comté e il suo un team composto da colleghi della Cornell University e del Jet Propulsion Laboratory (NASA) ha ricostruito, in uno studio pubblicato sulla rivista Icarus, cosa accade alle piogge di metano quando, raggiunta la superficie di Titano, penetrano negli strati porosi della crosta e vanno a rifornire le riserve sotterranee. I risultati, ottenuti grazie a simulazioni con modelli teorici, indicano che, nel loro percorso verso l’interno della luna, gli idrocarburi verrebbero trasformati, accumulandosi poi in estesi bacini sotterranei fatti di propano ed etano.

“Sapevamo che una frazione significativa dei laghi sulla superficie di Titano potrebbe essere collegata a bacini liquidi presenti sotto la sua crosta, ma non avevamo idea di come questi interagissero” commenta Mousis. “Adesso però abbiamo modellato la struttura interna di Titano in grande dettaglio e questo ci consente di avere una visione migliore delle proprietà di questi bacini sotterranei”. Responsabili della lenta ma inesorabile trasformazione degli idrocarburi sarebbero dei particolari composti chimici presenti nei ghiacci di Titano, i cosiddetti clatrati: “Una delle caratteristiche interessanti dei clatrati è che essi producono un frazionamento degli idrocarburi poiché intrappolano e spezzano le molecole in una miscela di fasi solida e liquida” aggiunge Mousis.

Uno spaccato di Titano con la composizione dei vari strati della crosta. Copyright: ESA/ATG medialab

Dunque, sotto la superficie di Titano potrebbero essere presenti grandi bacini di propano o etano, a seconda del tipo di clatrato che ha ‘raffinato’ il metano inizialmente accumulato nel sottosuolo. Così, i laghi superficiali alimentati da queste riserve sotterranee potrebbero mostrare una composizione chimica peculiare, assai diversa da quelli riempiti dalle piogge, dominati invece dal metano. “Questo significa che potremmo essere in grado di osservare la composizione dei laghi sulla superficie di Titano e allo stesso tempo conoscere cosa sta accadendo nelle sue viscere” conclude Mousis.

L’articolo su Icarus

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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05.09: “Verso l’equinozio d’autunno: la Via Lattea di fine estate” di Gianpietro Ferrario.

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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05.09: Proiezione foto astronomiche.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.facebook.com/groups/15788424963
www.amicidelcielo.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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05.09: “L’astronomia antica” di W. Marinello.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Associazione Astrofili Centesi

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05.09: LA LUNA IN FIERA In occasione della fiera “Settembre Centese”, in piazza a Cento, allo stand degli Astrofili Centesi sarà visibile la Luna in collegamento diretto dall’Osservatorio Astronomico comunale di Cento (aperto come di consueto).

Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Asteroidi – POLIMNIA e VICTORIA due opposizioni sotto l’unità astronomica

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Il percorso apparente di (33) Polyhymnia in settembre. L’asteroide si muoverà con moto indiretto tra le stelle fi e lambda Aquarii, raggiungendo la massima luminosità (+9,8) e la minima distanza dalla Terra (0,8948 UA) verso il 10 del mese.

EFFEMERIDI

Lo scorso mese mi ero lamentato pubblicamente del calo di attenzione che stavo avvertendo nei miei lettori e devo dire che la piccola sceneggiata ha funzionato… Questo mese ho ricevuto infatti un bel po’ di lettere, fotografie e relazioni osservative, non tutte hanno trovato spazio sulla rivista, per questo le troverete qui di seguito così come mi sono state inviate!

Partiamo subito, dunque, dicendo che nella facciata A del mese canta il pianetino (33) Polyhymnia (in italiano semplicemente Polimnia), che si merita i riflettori per un’opposizione che lo vedrà a una distanza dalla Terra mai raggiunta da 34 anni a questa parte. Ma andiamo per ordine.

Polyhymnia fu scoperto a Parigi il 28 ottobre 1854 dall’astronomo francese Jean Chacornac (1823-1873), che gli impose il nome della musa della danza e del canto sacro. Di dimensioni contenute (una cinquantina di chilometri il diametro). [continua su Coelum 184]

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la piccola posta di Talib Kadori

Come dicevo poco sopra, questo mese i miei lettori si sono dati da fare per consolare le mie ubbie, e si sono probabilmente organizzati per farmi credere di essere in moltissimi ad aver seguito e fotografato la congiunzione tra Cerere e Vesta. Così ho ricevuto un sacco di lettere con nomi chiaramente inventati (Claudio Pra, Andrea Bullo, Giuseppe Petricca, Patricio Calderari, Enrico mariani, Roberto Ostorero, Luca Strabla, Ulisse Quadri, Roberto Girelli e molti altri…), piene di foto e di documentazione varia.

Ringrazio tutti per la gentilezza dimostratami (scherzavo, sono tutti nomi e cognomi di grandi appassionati di astronomia!), ma purtroppo qui non posso pubblicare che una sola lettera (quella che accompagna la foto a mio giudizio più riuscita).

Ricordo però ai lettori che tutte le altre testimonianze (con foto più adatte ad essere visionate su uno schermo) troveranno posto nel sito alla pagina relativa a questa rubrica nella sezione Cielo del Mese. Grazie ancora! [da Coelum 184].

Ed ecco, come promesso, tutte le testimonianze inviate al nostro Talib…

La congiunzione di Cerere e Vesta fotografata da Patricio Calderari da Baldovana (45° 54’ N – 09° 01’ E) a 1100 metri di altezza il 6/lug/2014 (ore 00:21 
nikon d800 – asa 800
, nikkor 800 mm f/8.0 –  62 sec a f/11).

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Caro Talib, sono uno dei suoi tanti “silenziosi” lettori, uno di quelli che apprezzano il suo entusiasmo e che ne vengono contagiati. Ho vinto la mia naturale ritrosia e ho deciso di scriverle per farle sapere che i suoi sforzi non sono vani; prima di leggerla non avevo mai considerato i pianetini come obiettivo allettante delle mie scorrerie nel cielo notturno.

Sono mesi, molti mesi, che sto lavorando ad un progetto di remotizzazione del mio CPC11 e quindi, con il “cantiere” aperto, ho avuto poche occasioni per osservare. Ho però deciso di anticipare i tempi e la notte del 5 luglio ho puntato il mio strumento verso Cerere e Vesta: le allego la mediocre fotografia che ne è scaturita. E’ proprio bruttarella, non ho ancora la possibilità di fare dark e flat per la calibrazione, ma i pianetini ci sono! La foto e stata eseguita da Mirano (VE) con il CPC11 montato in equatoriale con focale ridotta a 1760mm, EOS 550d, alle 20:18 TU (media di 20 frame da 4 sec). Risolvendo il fotogramma con le stelle di campo ho ottenuto le seguenti coordinate: Cerere RA 13 31 17 DEC -01 44 34 Vesta RA 13 31 08 DEC -01 54 14 con una distanza relativa di 9′ 55”. Concludo impegnandomi ad affrontare, seppur sempre in modo silenzioso, la mia personale sfida ai primi 100 pianetini. Continui così, con stima e affetto,

Andrea Bullo

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Gentile sig. Talib Kadori,

leggo sempre la sua rubrica “ASTEROIDI” su Coelum, ma non mi sono mai cimentato sulla ricerca o la fotografia di asteroidi. Ammiro per costanza e dedizione gli astrofili del “club dei 100 asteroidi” che riescono a scovare con difficoltà questi piccoli puntini luminosi.

Ho avuto uno stimolo leggere nella sua rubrica del numero 182 di giugno che c’era una congiunzione Cerere – Vesta che non sarà più visibile per molti anni. Così mi sono preparato per fare una serie di riprese fotografiche dell’evento. Devo premettere che vivo in Piemonte e precisamente vicino a Pinerolo, proprio a ridosso delle alpi. Quest’anno abbiamo avuto un clima decisamente pessimo, e per me che amo l’astrofotografia, è stato un vero disastro. Praticamente non ho combinato nulla dall’inizio dell’anno.

La giornata del 30 giugno prometteva bene, così alla sera monto il mio “bestione” un newton da 30 cm f/4 con correttore di coma e reflex Canon 5D Mark II impostata a 1600 ISO.

Con questa configurazione ho un campo fotografico abbastanza ampio (1°43’ x 1° 08’) che mi consentiva di centrare con facilità i due asteroidi. Devo aspettare a lungo che faccia buio e intanto setto lo strumento e centro la zona dove dovevano essere presenti i due asteroidi.

Intanto vedo che il cielo comincia a guastarsi un po’ e penso alla solita sfortuna. Faccio una ripresa intorno alle 21:40 UT e individuo i due asteroidi confrontando l’immagine con il planetario. A questo punto programmo una ripresa da 30s ogni 10 minuti e attendo i risultati. Purtroppo la Vergine risultava piuttosto bassa (in quella direzione ho anche degli alberi) e in quella zona c’erano anche velature che si muovevano. Alla fine faccio riprese fino alle 22:40 UT poi devo fermarmi per l’eclisse con gli alberi. Alla fine di tutte le immagini raccolte ne ho salvate solo due: una alle 21:47 UT e una alle 22:31 UT, con 44 minuti tra le due riprese. Ho compostato le due foto allineandole sulle stelle e così si vede il moto dei due asteroidi. Ho ritagliato l’immagine mantenendo un campo di 63’ x 42’ in modo da togliere del campo inutile.

Ho calcolato che la distanza angolare tra Cerere e Vesta è di 22′ 48″. In 44 minuti il moto di Cerere è stato di 18,6″, mentre quello di Vesta è stato di 26,5″. La mia risoluzione angolare teorica sulla fotografia è di circa 1,1″ con la focale di 1,2 m. Le mando quindi la foto ripresa nella notte del 30 giugno. Volevo fare altre riprese nelle serate successive ma il tempo è stato purtroppo brutto, tranne la sera del 5 luglio (massimo avvicinamento), ma io purtroppo non stavo bene (sempre quando fa bello!!!!). Nonostante le difficoltà di una serata non particolarmente buona sono rimasto soddisfatto del risultato ottenuto e ho avuto lo stimolo di ripetere l’esperienza con altri asteroidi e altre congiunzioni.

Mi scusi per la lunga mail, le porgo i miei cordiali saluti da un affezionato lettore.

Roberto Ostorero

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Buonasera alla redazione di Coelum.com,

Ieri è stata una serata molto ‘piena’ dal punto di vista astronomico, con due congiunzioni a deliziare il cielo notturno.

La prima era tra la nostra Luna, il pianeta Marte e la stella Spica, ed è visibile nella parte bassa della prima e seconda immagine allegate (vedi a destra).

Inoltre, poco distante in termini di campo visivo, vi era anche la congiunzione tra Cerere e Vesta (nella parte alta delle prime due foto, box ingrandito della seconda)!

Sono riuscito a catturarle entrambe in un singolo scatto (panorama di due foto) anche se è stato molto difficile bilanciare la luce del nostro satellite e le nubi presenti in cielo. La seconda foto è la prima con aggiunto il box per evidenziare meglio Cerere e Vesta e qualche etichetta per facilitare il riconoscimento della zona di osservazione. La terza foto è uno zoom sulla prima congiunzione, con una bella moltitudine di colori.

Foto prese con Nikon Coolpix P90 su cavalletto, 8″ ISO 100 f5.0 per la prima e seconda, 3″ ISO 100 f4.5 per la terza.

Giuseppe Petricca

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Ciao Talib.

Inaspettatamente questa pazza estate italiana piena di nubi (almeno al settentrione) ha deciso di rispettare lo storico incontro tra Ceres e Vesta.

Il 5 luglio, dopo una giornata molto incerta, verso il tramonto è arrivata una schiarita che mi ha risollevato il cuore. Così sono salito su uno dei valichi che mi circonda per ammirare quei due puntini in cammino fianco a fianco da mesi e quella sera quasi a contatto.

Non hanno voluto mancare nemmeno la Luna al primo quarto, Marte e Spica, schierati nei pressi per rendere omaggio ai protagonisti della serata. Mi sono alternato tra fotografia e osservazione diretta, con in principio il chiarore lunare che inondava il campo del mio binocolone 20×90, chiarore che è scomparso non appena il nostro satellite naturale si è nascosto dietro una montagna permettendomi di godere appieno di un evento per cui si può orgogliosamente affermare “C’ero anche io”.

Ti invio una foto nemmeno particolarmente bella ma sicuramente significativa, scattata al fuoco diretto di un rifrattore da 8 cm. di diametro. Me la terrò stretta e la mostrerò fieramente almeno fino  al… 2081.

Ciao

Claudio Pra

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Mi chiamo Luca Strabla e insieme a Ulisse Quadri e Roberto Girelli faccio parte dello staff dell’osservatorio Astronomico di Bassano Bresciano,

Letto il vostro aticolo sull’ultimo numero di Coelum, in occasione della congiunzione tra i pianetini Cere e Vesta abbiamo scattato alcune fotografie il giorno 3 luglio e il giorno 5 luglio.

Le fotografie sono state esposte al fuoco primario della Camera Schmidt da 32/40 cm 1 mt di focale con camera CCD Starlight MX916. Il tempo di esposizione è stato di 30 secondi. 15 esposizioni sono state sommate al fine migliorare la qualità delle immagini.

Le foto del giorno 5 sono state sommate in due modi diversi, sia allineando le stelle (pianetini mossi) sia allineando i pianetini (stelle mosse)

Ve le inviamo nella speranza che possano essere utili per la rivista

Cordiali saluti

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Buongiorno,

in allegato invio una ripresa del minimo avvicinamento tra gli asteroidi Vesta e Cerere avvenuta il 5 luglio 2014.

La ripresa è stata fatta da Tradate (VA) alle 21:27 U.T. ed è la somma di 8 frame ottenuti con una camera Imaging Source DMK21AU04 al fuoco diretto di un rifrattore Tecnosky APO da 80mm f/7. La distanza tra i due asteroidi è di 9’48”.

Sono rimasto impressionato per la profondità raggiunta con questa strumentazione in quanto ho registrato stelle di 14ma magnitudine (GSC4966-70) e sul frame originale si intravede anche la GSC4966-440 che di m=15.1.

Cordiali saluti

Enrico Mariani

Marte pronto per accogliere la sua MOM (e il suo MAVEN…)

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Alla fine dello scorso anno, l’India ha inviato una sonda per l’esplorazione e lo studio del Pianeta rosso e il prossimo 24 settembre avverrà la Mars Orbital Insertion (MOI). La navicella, progettata e lanciata dall’ISRO, proverà a rilevare, grazie a dei sensori, la presenza di metano nell’atmosfera e cercherà di rafforzare l’ipotesi di una forma di vita primitiva sul quarto pianeta del Sistema solare.


E’ la prima missione indiana con obiettivo Marte ed è già stato completato il 90% del calendario di volo. Parliamo della sonda Mars Orbiter Mission (MOM), lanciata il 5 novembre 2013 con il vettore Polar Satellite Launch Vehicle (PSLV) dal Satish Dhawan Space Centre dell’Indian Space Research Organisation (ISRO), a Sriharikotae, e che si inserirà nell’orbita del Pianeta rosso il prossimo 24 settembre, fra soli 22 giorni.

La Trans Mars Injection (TMI). Crediti: ISRO

L’ultima fase del viaggio, vale a dire la Mars Orbital Insertion (MOI), sarà la più critica e rischiosa, ma fino ad oggi “la sonda e i vari carichi godono di buona salute”, si legge in una nota dell’Agenzia spaziale indiana. Arrivato a “pochi” chilometri da Marte, il veicolo spaziale, costato 69 milioni di dollari, dovrà svegliarsi dall’ibernazione e bruciare buona parte del carburante liquido che alimenta il motore a propulsione liquida (da 440 Newton) per frenare ed entrare nell’orbita attorno al pianeta, a 366 km x 80.000 km.

La missione, a pochi giorni dal lancio, aveva avuto problemi. Un intoppo tecnico, aveva fatto sapere l’Agenzia spaziale indiana, ma per fortuna dopo poche ore era già tutto risolto e la navicella ”Mangalyaan” (letteralmente veicolo su Marte), ha proseguito il suo volo. Secondo i dati aggiornati al 30 agosto, la navicella MOM ha già percorso 622 milioni di chilometri nel suo viaggio verso Marte attraverso il sistema solare.

La sonda, che pesa 1350 chili ed è in viaggio da 10 mesi, si trova a 199 milioni di chilometri di distanza dalla Terra e viaggia con una velocità di 22,33 km/s. La scorsa settimana, MOM ha percorso oltre 10 milioni di chilometri e ora l’obiettivo è a soli 9 milioni di chilometri.

Gli obiettivi scientifici principali saranno studiare l’atmosfera e “annusare” (letteralmente) segnali della presenza di metano, oltre che scrutare la superficie marziana. Per far questo sulla sonda sono stati montate diverse strumentazioni scientifiche all’avanguardia: la Mars Color Camera, il Lyman Alpha Photometer (che servirà per misurare l’abbondanza di idrogeno e deuterio e studiare il processo di perdita di acqua dai pianeti), il Thermal Imaging Spectrometer (per mappare la composizione superficiale), lo spettrometro di massa MENCA (che studierà la composizione atmosferica) e il sensore a metano (methane gas sniffer – MSM).

MOM non si trova da solo ad affrontare questa importante sfida verso Marte: il suo compagno di viaggio è l’orbiter Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN (MAVEN) della NASA, che arriverà pochi giorni prima, il 21 settembre.

La missione MAVEN, partita il 19 novembre con un lancio perfetto dal complesso di lancio 41 dell’Air Force Station di Cape Canaveral, in Florida, si occuperà di misurare gli strati esterni dell’atmosfera marziana per studiarne l’evoluzione attuale e il grado di dispersione nello spazio.

MOM e MAVEN, quindi, si uniscono agli attuali 3 orbiter della NASA e dell’ESA (Mars Odyssey, Mars Express e Mars Reconnaissance Orbiter) e alla coppia di rover di superficie della NASA – Curiosity e Opportunity.

Se tutto continua secondo i piani, l’India entrerà a far parte del club esclusivo dei paesi che hanno lanciato sonde e lander per studiare il Pianeta Rosso, insieme all’ex Unione Sovietica, gli Stati Uniti e l’Europa.

Il Cielo di Settembre

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cartina cielo 184

cartina cielo 184

Verso ponente saranno ancora visibili, ma ormai declinati e prossime al tramonto, le estese costellazioni della tarda primavera (Boote con la brillante Arturo, Ofiuco, Ercole e Serpente), ma con il passare del tempo il cielo muterà completamente aspetto: prima della mezzanotte saranno già visibili le Pleiadi sull’orizzonte nordest, mentre nella seconda parte della notte si potrà godere della presenza contemporanea di M42 in Orione e della Nebulosa Velo nel Cigno.

IL SOLE

EFFEMERIDI

L’evento più importante del mese per la nostra stella sarà ovviamente il passaggio al nodo discendente sull’equatore celeste il giorno 23, quando in pratica il Sole avrà declinazione pari a zero e si verificherà l’Equinozio d’Autunno, ovvero l’istante in cui inizia l’autunno astronomico (la primavera per l’emisfero sud). Il punto di intersezione fra l’eclittica nel suo ramo discendente (il percorso apparente del Sole sulla volta celeste) e l’equatore celeste prende anche il nome di punto omega o “Primo punto della Bilancia” (così chiamato perché un tempo si proiettava in quella costellazione, mentre ora – a causa dei moti di precessione – si trova nella regione occidentale della Vergine, tra le stelle eta e beta Virginis).

Comete – Appuntamento all’alba per puntare la C/2012 K1 Pan-STARRS

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Comete settembre

Comete settembreTransitata nella regione polare nord a fine agosto, in settembre la Jacques passerà dal Cefeo all’Aquila attraversando tutto il Cigno, dalla coda alla testa, perdendo così circa 40 gradi in declinazione. Sarà osservabile la sera, molto alta verso sud, e poi per quasi tutto il resto della notte.

EFFEMERIDI

La magnitudine, almeno secondo le stime di Seiichi Yoshida, dovrebbe rimanere invariata, intorno alla settima/ottava, e questo significa che almeno fino a metà ottobre la cometa potrà essere seguita anche con un binocolo.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nella Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 69 di Coelum n.184

Associazione Astrofili Centesi

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03.09: “Alla ricerca di vita nell’universo” di Daniele Gasparri. Presso piazzale della Rocca di Cento (Fe).

Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.184 – 2014

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Pio e Bubble Boy
Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 182
Pio e Bubble Boy
Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 182

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.184 – 2014. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Congiunzione Venere Regolo

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Congiunzione Venere Regolo

Congiunzione Venere RegoloLe mattine del 5 e 6 settembre Venere si alzerà sull’orizzonte est in congiunzione stretta con Regolo, la stella più luminosa del Leone. Il momento migliore per cogliere la luce dei due oggetti, in un cielo che andrà già illanguidendosi, sarà quello delle 6:15 quando il pianeta e la stella, separati meno di un grado, avranno raggiunto un’altezza di +7°. Ovviamente sarà abbastanza facile scorgere Venere (mag. –3,9), mentre potrebbero esserci difficoltà con Regolo (mag. +1) se il cielo non sarà perfettamente limpido. Nel caso, sarà utile avere al seguito un buon binocolo. Più a nord, alto già +23°, sarà osservabile anche Giove, di mag. –1,8.

Nel Cielo – TRIFIDA, l’isola cremisi che guarda la LAGUNA

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Cartina Sagittario
La cartina del mese ripropone la costellazione del Sagittario, questa volta per indicare la posizione della Nebulosa Trifida (M20, NGC 6514). Siamo nel cuore della Via Lattea, a declinazioni che purtroppo non consentono agli osservatori delle nostre latitudini di poter seguire queste straordinarie nebulose ad altezze sufficientemente elevate.

Cartina Sagittario
La cartina del mese ripropone la costellazione del Sagittario, questa volta per indicare la posizione della Nebulosa Trifida (M20, NGC 6514). Siamo nel cuore della Via Lattea, a declinazioni che purtroppo non consentono agli osservatori delle nostre latitudini di poter seguire queste straordinarie nebulose ad altezze sufficientemente elevate.
Non c’è dubbio che a perdere la sfida tra M8 e M20 sia proprio quest’ultima. Di che stiamo parlando? Beh, della differenza per un oggetto deep-sky tra la resa fotografica e quella visuale. La Laguna infatti, se osservata visualmente, rispetto alla fotografia perde soltanto nella estensione delle sue regioni periferiche, mentre la Trifida si ridimensiona in grandezza ma soprattutto perde completamente quello straordinario accostamento di colore che la rende celebre anche al di fuori della cerchia di appassionati di astronomia (avete presente la copertina di Island, il vecchio album dei King Crimson?). E del resto, se M8 è “la laguna”, che cosa può esserci meglio di M20 per dare l’idea di una lussureggiante isoletta tropicale?

EFFEMERIDI

Un po’ di storia – Come successo per la “Laguna”, anche nel caso della Trifida non è affatto agevole risalire all’effettivo scopritore. Fino a qualche anno fa si riteneva fosse stato, nel 1747, lo stesso Le Gentil a individuarla, la notte in cui aveva segnalato la presenza della Laguna…
Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici, le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 50 di Coelum n. 184

ASTROSUMMER 2014 – FINO AL 14 SETTEMBRE

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Sesta edizione del ciclo estivo del Planetario di Roma, quest’anno a Technotown, nel castelletto medievale di Villa Torlonia. Più di due mesi di programmazione pomeridiana e serale tra spettacoli in cupola, osservazioni telescopiche, racconti celesti e collegamenti in remoto al Virtual Telescope. L’Astrosummer 2014 si svolgerà fino al 14 settembre – con una pausa tra il 10 e il 24 agosto: un’occasione ideale per contemplare le stelle nelle calde serate estive. Un evento speciale, a sorpresa, chiuderà la ricca programmazione di Astrosummer 2014 nella serata del 14 settembre.

Il Calendario e la descrizione degli spettacoli e degli eventi sono disponibili sul sito.
Per informazioni e prenotazioni Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00) – info@planetarioroma.it
La capienza del Planetario Gonfiabile è di 30 persone.

*Il planetario è ospitato all’interno di una cupola gonfiabile che non permette l’ingresso a sedie a rotelle e a carrozzine. Per informazioni chiamare lo 060608

www.technotown.it – www.planetarioroma.it

Festival della Mente – IL PRIMO FESTIVAL EUROPEO DEDICATO ALLA CREATIVITÀ

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31.08 ore 21:15: “Determinismo e libero arbitrio” con Amedeo Balbi e Antonio Pascale (Chiostro di San Francesco).

Per informazioni e prenotazioni tel. 0187 77231 – fondazioneeventi@fondazionecarispezia.it

www.festivaldellamente.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.183 – 2014

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Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 183
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Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 183

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.183 – 2014. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Festival della Mente – IL PRIMO FESTIVAL EUROPEO DEDICATO ALLA CREATIVITÀ

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30.08 ore 18:30: “La terraferma è davvero ferma?” con Federico Taddia e Mario Tozzi (cinema Moderno).

Per informazioni e prenotazioni tel. 0187 77231 – fondazioneeventi@fondazionecarispezia.it

www.festivaldellamente.it

Rosetta: individuati i 5 siti per lo sbarco di Philae

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I 5 candidati per l’atterraggio di Philae identificati da Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. I 5 luoghi sono identificati su un’immagine catturata il 16 Agosto dalla camera OSIRIS narrow-angle camera da una distanza dalla cometa di 100 km (il nucleo misura circa 4 Km). I luoghi sono identificati dalle lettere A, B, C I e J, nominati non in ordine di preferenza: B, I e J sono situati sul lobo più piccolo mentre A e C sono sul lobo più grande della cometa. Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

I 5 candidati per l’atterraggio di Philae identificati da Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. I 5 luoghi sono identificati su un’immagine catturata il 16 Agosto dalla camera OSIRIS narrow-angle camera da una distanza dalla cometa di 100 km (il nucleo misura circa 4 Km). I luoghi sono identificati dalle lettere A, B, C I e J, nominati non in ordine di preferenza: B, I e J sono situati sul lobo più piccolo mentre A e C sono sul lobo più grande della cometa. Crediti: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Là dove sbarcherà Rosetta

I giorni corrono, il momento della decisione si fa sempre più vicino: dove far sbarcare Philae, il lander da 100 kg a bordo della sonda dell’Agenzia spaziale europea (ESA) Rosetta, destinato a diventare il primo manufatto nella storia dell’umanità a depositarsi su una cometa? Dopo un weekend trascorso a vagliare le immagini ad alta risoluzione raccolte nelle ultime due settimane dalla sonda, le carte rimaste in mano al Landing Site Selection Group – il team ESA al quale tocca la decisione finale – si sono ridotte a cinque. La selezione è stata effettuata nel corso di un meeting tenutosi a Tolosa, ed è stata resa possibile dai dati raccolti in queste prime emozionanti settimane di permanenza in orbita a 100Km dalla superficie di 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Il lander Philae si appresta a toccare la superficie della cometa 67P. Crediti: ESA/ATG medialab

Il landing è atteso per metà novembre, quando la coppia cometa+sonda si sarà avvicinata a 450 milioni di km dal Sole, e l’attività cometaria sarà notevolmente aumentata rispetto a questi giorni, senza però aver raggiunto livelli che renderebbero l’avventuroso atterraggio del lander ancora più difficoltoso del previsto. Nei mesi successivi al landing, sotto gli occhi degli strumenti scientifici provenienti da numerosi paesi europei, tra cui l’Italia, l’attività cometaria continuerà ad aumentare fino a culminare il 13 agosto 2015, momento di massimo avvicinamento della cometa dalla nostra stella. In quel momento, cometa e sonda si troveranno ad appena 185 milioni di km dal Sole, con un aumento di 8 volte della quantità di luce ricevuta oggi.

Scegliere il luogo giusto per l’atterraggio è una operazione complessa: deve bilanciare con gli obiettivi scientifici dei 10 strumenti di Philae i bisogni tecnici dell’orbiter e del lander in tutte le fasi della separazione, della discesa, del landing e delle operazioni di superficie. Per ogni candidato è necessario rispondere ad alcune non semplici domande: una volta posato, il lander sarà in grado di comunicare con Rosetta dalla superficie? Quanto è impervia e pericolosa la zona intorno? L’illuminazione è sufficiente per ricaricare le batterie oltre le iniziali 64 ore di vita e tale da non causare problemi di riscaldamento eccessivo?

I dati raccolti da Rosetta sono stati utilizzati per scegliere i luoghi che rispondono al meglio a questi prerequisiti e i possibili candidati sopravvissuti all’analisi sono stati resi pubblici a conclusione di un meeting a porte chiuse che si è concluso domenica 24 agosto: le immagini pubblicate oggi da ESA, di cui verranno diffusi maggiori dettagli nei prossimi giorni , mostrano questi 5, esotici luoghi, denominati A, B, C, I e J (cliccare su ogni lettera per visualizzare il sito corrispondente e le sue caratteristiche). Tre sono situati nel lobo più piccolo della cometa, mentre gli altri due sono nel lobo più grande. A influenzare questa scelta, ha ovviamente avuto un ruolo sostanziale la forma inattesa e a dir poco irregolare del corpo celeste: “Basandoci sulla topografia di 67P/ Churyumov-Gerasimenko, non è una sorpresa che molti luoghi abbiano dovuto essere cancellati” dichiara Stephan Ulamec, Lander Manager del DLR. “I candidati rimasti in gioco sono considerati tecnicamente accettabili sulla base delle analisi preliminari della dinamica di volo e di altri elementi chiave: per esempio tutti e 5 forniscono almeno 6 ore complete di luce a ogni rotazione cometaria e tutti presentano terreni abbastanza piatti. Ovviamente, ogni sito ha il potenziale per scoperte scientifiche uniche.”

Nelle prossime settimane, i 5 luoghi verranno esaminati in dettaglio, ed entro il 14 settembre il team scientifico avrà assegnato un punteggio a ciascuno dei candidati, effettuando la scelta di un “primary landing site” e del suo backup: il punto prescelto della cometa per cui verrà elaborata una dettagliata strategia di atterraggio e la sua scelta di ripiego. Durante questa fase, Rosetta si avvicinerà prima a 50, poi a 20–30 km dalla superficie della cometa, realizzando mappe dettagliatissime e raccogliendo altri dati necessari alla riuscita dell’operazione. La data prescelta per l’evento è, a oggi, l’11 novembre, ma la conferma definitiva del luogo e del giorno non avverrà prima del 12 ottobre.

Per maggiori dettagli sui luoghi prescelti:

Rosetta è una missione dell’ESA con contributi dei suoi stati membri e della NASA. Il lander Philae è stato sviluppato da un consorzio internazionale a guida di DLR, MPS, CNES e ASI. La partecipazione italiana alla missione consiste in tre strumenti scientifici a bordo dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) sotto la responsabilità scientifica dell’IAPS (INAF Roma), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) sotto la responsabilità scientifica dell’Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Padova. A bordo del lander, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni SD2 (Sampler Drill & Distribution), sotto la responsabilità scientifica del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari.

Festival della Mente – IL PRIMO FESTIVAL EUROPEO DEDICATO ALLA CREATIVITÀ

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29 e 30.08 ore 21:00: “Il cielo di Galileo” con Massimo Ramella (Fortezza di Sarzanello).

Per informazioni e prenotazioni tel. 0187 77231 – fondazioneeventi@fondazionecarispezia.it

www.festivaldellamente.it

Congiunzione Saturno Marte e Luna

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Congiunzione Saturno Marte e Luna

Congiunzione Saturno Marte e LunaAncora una congiunzione nella Libra, e questa volta l’ultima del periodo visto che si verificherà proprio la sera del 31 agosto. In quella data, la coppia Saturno-Marte, ormai molto larga (quasi 5° di separazione), verrà raggiunta da un bel crescente di Luna. In special modo, la congiunzione stretta ci sarà tra la Luna e Saturno (vedi l’illustrazione a destra, in orientamento altazimutale), che alle 21:00 disterà dal bordo lunare 23′, fino ad arrivare alla minima distanza alle 22:00 con soli 11 primi. Un’ottima occasione per realizzare delle belle sequenze di avvicinamento, tenendo però presente che gli oggetti interessati saranno alti +16° alle 21:00 e +7° alle 22:00.

Al Planetario di Ravenna

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28.08: “La genesi della Via Lattea” di M. Berretti.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Al Planetario di Ravenna

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26.08: “Il cielo sopra noi” di Marco Garoni (conferenza adatta a bambini a partire da 6 anni).

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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I Star Party Nazionale UAI delle Madonie

23-24 Agosto Lo Star Party Nazionale UAI per il Sud Italia in uno dei cieli più bui del nostro territorio, nel Parco Astronomico delle Madonie, Isnello (PA)

> http://divulgazione.uai.it

Il nuovo obiettivo di Curiosity nella “valle nascosta”

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Immagine scattata il 14 agosto 2014 dalla Hazard Avoidance Camera (Hazcam) montata su Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Immagine scattata il 14 agosto 2014 dalla Hazard Avoidance Camera (Hazcam) montata su Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech

La “valle nascosta” fotografata da Curiosity

Starete sicuramente pensando, ecco l’ennesima immagine proveniente da Marte che non ha nulla di nuovo. È vero, è una nuova foto della superficie marziana scattata dal rover della NASA Curiosity, ma l’immagine questa volta è speciale perché ci mostra quello che potrebbe essere  il quarto punto di perforazione della missione Mars Science Laboratory.

Si tratta del “Bonanza King”, una formazione rocciosa nei pressi della Hidden Valley che si vede sullo sfondo della foto e che potrebbe far registrare un primato: nessuna precedente missione ha raccolto dei campioni dall’interno di rocce su Marte. Finora, infatti, i materiali estratti provenivano da zone arenarie della superficie del Pianeta Rosso.

L’immagine è molto recente: è stata scattata, infatti, lo scorso 14 agosto (719esimo giorno marziano – sol) dalla Hazard Avoidance Camera (Hazcam) montata su Curiosity. Nell’immagine si può vedere che la più grande delle singole rocce piatte in primo piano misura alcuni centimetri di diametro.

Il rover era già passato per la Hidden Valley, ma aveva avuto dei problemi all’aderenza alle ruote vista l’eccessiva presenza di sabbia sul suolo. Per questo motivo i tecnici avevano cambiato rotta, inviando Curiosity in una zona più a nord, il Zabriskie plateau. Adesso la squadra ha deciso che il punto giusto per la quarta perforazione è proprio la Hidden Valley. L’operazione partirà a giorni.

Nella mappa si vede la Hidden Valley. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Il Futuro di Coelum – interattività e realtà aumentata

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Coelum apre le porte al domani, integrando l’accesso a contenuti extra e attività multimediali grazie all’uso delle tecnologie di REALTÀ AUMENTATA. Prossimamente, installando una App e inquadrando le aree contrassegnate dal simbolo qui a destra, potrete scoprire video, interviste, approfondimenti e… molte altre sorprese!

In attesa che la realtà aumentata venga implementata, già ora disseminate nella rivista troverete parole, frasi e link sottolineati da cliccare per ottenere approfondimenti, fonti, riferimenti, ma anche immagini, video e altri contenuti multimediali per arricchire la vostra esperienza di lettura.

Nella versione Magzter per cellulari e tablet, ogni volta che si entra in una nuova pagina, tutte le aree cliccabili vengono evidenziate da un’ombra più scura per qualche istante, in modo da poterle individuare velocemente.

Fate attenzione anche alle immagini! Alcune di esse, così come le pubblicità, contengono aree cliccabili, perciò passateci il mouse sopra e… divertitevi a scoprire tutti i contenuti aggiuntivi! Troverete non solo mappe più dettagliate o link a planetari online, ma anche video, panorami interattivi, immagini ad alta risoluzione e molto altro.

L’e-magazine è accessibile gratis a tutti* gli ABBONATI e a chi acquista da coelum.com il SINGOLO NUMERO direttamente dal sommario del numero stesso.

L’e-magazine è accessibile via web da coelum.com (dal sommario dei numeri) oppure, per chi ne ha fatto richiesta, tramite l’app Magzter, che permette di sfogliare la rivista su qualsiasi dispositivo mobile. Per accedere a link e contenuti extra è necessaria una connessione a internet.
*esclusi, per il momento, i semestrali.

Marte e Saturno in congiunzione nella Libra

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Marte e Saturno in congiunzione nella Libra

Marte e Saturno in congiunzione nella Libra
La sera del 25 agosto, verso le 22:00, Marte e Saturno saranno in congiunzione nella Libra, separati da una distanza angolare di circa 3,4°. A quell’ora i due oggetti saranno alti in media +9° sull’orizzonte di sudovest

Al Planetario di Ravenna

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21.08: “Suggestioni di una notte stellata” di Agostino Galegati.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Al Planetario di Ravenna

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19.08: “Agosto, ma un viaggio si può fare?” di Giuliano Deserti.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Congiunzione Venere Giove e Luna

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congiunzione Giove Venere Luna

congiunzione Giove Venere Luna
Durante la terza decade del mese la coppia Giove-Venere andrà sempre più allargandosi, ma le mattine del 23 e 24 agosto la scena prenderà nuova forza con l’arrivo sull’orizzonte di est-nordest di un’esilissima falce di Luna calante. I due pianeti disteranno tra loro circa 5° e verso le 6:00 saranno alti sull’orizzonte in media +10 gradi.

Teerum Valgemon Aesai

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17.08: “Saturno il Signore degli Anelli”.

Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
teerumvalgemonaesai.blogspot.com

Il Futuro di Coelum – I Tutorial

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Ormai l’avete capito… Coelum si rinnova (leggi qui e qui), da settembre la rivista in carta passa SOLO in abbonamento (quella digitale è ancora acquistabile numero per numero). Le risorse che verrano liberate da questa scelta saranno reinvestite in innovazione tecnologica, che non significa, come molti pensano, un passo verso il “solo digitale” abbandonando un po’ per volta la carta, anzi!

La carta per noi è irrinunciabile, e assumerà sempre più un ruolo importante grazie proprio a tante nuove tecnologie (parliamo ad esempio di realtà aumenta… ma non solo).

A partire da questo post, vi annunceremo e introdurremo le piccole e grandi innovazioni di Coelum, con tutorial, approfondimenti, guide, esempi. Alcune già raccontate (e attive) tra le pagine della rivista, altre ancora tutte da scoprire.

Partiamo pero’, (giustamente!) con una piccola ma utile novità dedicata a chi già ci segue e ci supporta come abbonato, e a chi è intenzionato a diventarlo…

I TUTORIAL

Grazie al nostro Michele D’Alessandro, ecco i primi tutorial sperimentali per rispondere a una delle domande più frequenti che ci vengono fatte in segreteria:

Non ricordo la password del mio account su Coelum, come devo fare? …e come la cambio per sceglierne una mia?

Ecco qui di seguito i due tutorial, per vederli più grandi basta cliccare sul rettangolino in basso a desta o andare direttamente su Youtube.

PASSWORD DIMENTICATA

CAMBIO PASSWORD

Il terzo tutorial è dedicato invece alla configurazione dell’app Magzter. Grazie alla loro app (scaricabile gratuitamente dallo store del vostro dispositivo) i nostri abbonati hanno ora la possibilità di leggere la propria copia di Coelum su qualsiasi dispositivo mobile! Si… anche su iPad e sui vostri smartphone! (finalmente… dirà qualcuno).
Ne parleremo più diffusamente in un post dedicato, per il momento se siete abbonati e siete interessati all’attivazione, richiedetela a astroshop@coelum.com, verificheremo che il vostro abbonamento comprenda la lettura digitale e vi faremo inviare da Magzter la password per configurare la loro app. Come? Guardate questo terzo tutorial:

CONFIGURAZIONE APP MAGZTER

Vi piacciono? Su quale altra procedura potrebbe essere utile, secondo voi, un tutorial?

In programma c’è anche la stesura di una serie di FAQ (un elenco con le domande più frequenti, e relative risposte) che riguardino la rivista, il sito, le sue varie sezioni e i vari servizi di cui potete usufruire: dall’astroshop a photocoelum, alle pagine del Come Nuovo

Accettiamo come sempre consigli e suggerimenti!

Rosetta nella chioma della cometa: i primi grani della 67P/C-G

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Nuova cartolina da Rosetta: la cometa 67P ripresa dalla NAVCAM il 12 agosto scorso da una distanza di circa 103 km. Credits: ESA/Rosetta/NAVCAM

Attività iniziata a bordo di Rosetta: GIADA ha cominciato il suo lavoro, “toccando”, sebbene a distanza, i grani che compongono la chioma della cometa 67/P/ Churyumov-Gerasimenko. Il  “Grain Impact Analyser and Dust Accumulator” (da cui l’orientaleggiante acronimo GIADA) è lo strumento che ha il compito di misurare numero, massa, quantità di moto e distribuzione di velocità dei grani di polvere nell’ambiente cometario, oltre alle caratteristiche delle diverse aree che emettono polvere sulla superficie della cometa.

Il primo incontro ravvicinato è avvenuto il primo agosto, a una distanza di 814 km dalla cometa e a ben 543 milioni di chilometri dal Sole. Un fatto significativo, in quanto è la prima volta che uno strumento umano entra in contatto con i grani di una cometa a una distanza così ravvicinata e così lontana dal Sole. I successivi contatti sono avvenuti il 2, 4 e 5 agosto.

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Una rappresentazione di GIADA mentre raccoglie i grani della cometa. L’immagine è stata preparata con i materiali forniti dal consorzio GIADA da M. Ferrari and V. Galluzzi. Credit: ESA/Rosetta/GIADA/Univ Parthenope NA/INAF-OAC/IAA/INAF-IAPS.

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Da questa prima “raccolta” è stato possibile stimare le dimensioni dei grani raccolti, che vanno da qualche decina di micron (paragonabili alla larghezza di un capello) fino ad alcune centinaia di micron (circa 0,35 millimetri ). I grani di polvere della cometa si pensa possano essere una combinazione di silicati, sostanze organiche e altri costituenti minori. Questi grani. racchiusi negli strati di ghiaccio del nucleo, vengono rilasciati quando, sublimando, il ghiaccio evapora.

Naturalmente ne serviranno ancora molti per dettagliarne le caratteristiche, ma ad una prima analisi questi sembrano corrispondere al modello sviluppato dal team di GIADA per simulare le prestazioni degli strumenti per la raccolta e l’analisi della polvere cometaria a bordo di Rosetta.

Man mano che la cometa si avvicinerà al Sole, aumenterà la produzione di polvere e GIADA potrà così fornire una panoramica completa dell’ambiente della cometa e di come si evolve nel tempo.

Significativo il ruolo della scienza italiana, attraverso l’ASI, nello strumento GIADA alla cui realizzazione hanno partecipato l’Università Parthenope di Napoli, l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell’INAF e l’INAF-IAPS.

Dove nascono le nuvole… su Titano

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Temporali improvvisi e meteo ballerino. Non è un problema sono italiano. A quanto pare non se la passano meglio su Titano, la luna di Saturno che da dieci anni gli scienziati tengono sott’occhio grazie agli strumenti della missione Cassini-Huygens. La sonda ha catturato una serie di immagini dell’emisfero settentrionale della luna dove è possibile vedere un sistema nuvoloso muoversi sulla distesa di idrocarburi liquidi del Ligeia Mare.

Il Polo Nord di Titano. Crediti: NASA / JPL-Caltech / Space Science Institute.

Questa rinnovata attività meteorologica su Titano potrebbe finalmente confermare le ipotesi dei ricercatori (vedi anche l’articolo “Titano imita il clima della Terra”), secondo cui il modello atmosferico della luna non sarebbe dissimile da quello che governa la meteorologia sul pianeta Terra.

Le immagini di Cassini risalgono a fine luglio. Mentre la sonda si stava allontanando da Titano a seguito di un passaggio ravvicinato ha individuato un blocco di nuvole sulla grande distesa di metano conosciuta come Ligeia Mare. Lo sviluppo e la dissipazione dei vapori suggerisce una velocità del vento di circa tre, quattro metri al secondo.

Dall’arrivo della sonda nel sistema di Saturno, nel 2004, gli scienziati non hanno smesso di osservare l’attività meteorologica nell’emisfero meridionale di Titano. A quell’epoca il polo sud della luna stava vivendo la fine della stagione estiva. Un anno su Titano corrisponde a quasi trent’anni terrestri, con ogni stagione che si porta via circa sette anni. Oggi l’osservazione dei fenomeni atmosferici – che continua a essere un obiettivo importante della missione Cassini – e la formazione delle nubi si è spostata all’emisfero settentrionale della luna di Saturno dove, con l’arrivo dell’estate, si registra un innalzamento delle temperature che non può che favorire l’insorgere di sistemi nuvolosi. Ma da quando una grande tempesta ha spazzato il cielo del satellite ghiacciato alla fine del 2010, è stato difficile catturare qualche immagine di piccole nuvole sulla superficie del polo nord.

Un'animazione che mostra la formazione di nubi su Ligeia Mare. Crediti: NASA / JPL-Caltech / Space Science Institute.

«Siamo ansiosi di scoprire se l’aspetto delle nuvole segni l’inizio di un’estate nel modello meteorologico lunare o se si tratti di un caso isolato», spiega Elizabeth Turtle, ricercatrice del Cassini imaging team, Johns Hopkins University Applied Physics Lab, Laurel, Maryland. «Ci chiediamo perché le nuvole inquadrate da Cassini si trovino sempre sui mari di idrocarburi. Si tratta di un caso o si formano preferenzialmente lì?»

Per le previsioni meteo su Titano, insomma, bisogna ancora aspettare. Intanto speriamo arrivi presto l’estate calda. Anche qui da noi.

Per approfondimenti vai sul sito del NASA Jet Propulsion Laboratory o del Cassini imaging team

ANTARES

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A ben pensare, il più lontano ricordo che ho di questa stella non è un’osservazione fatta nel cielo estivo, come classicamente accade, ad occhio nudo o con l’ausilio di qualche strumento bensì una rappresentazione, presente in un libro di scuola, delle sue dimensioni comparate a quelle del Sole. Fu proprio quell’immagine a colpire irrimediabilmente la mia immaginazione: la meraviglia nel constatare che il Sole, nella pur sua accecante potenza, risultava rispetto ad Antares nella medesima proporzione tra una capocchia di spillo ed un copertone di un automobile! Qualcosa di enorme e, allo stesso tempo, molto, molto lontano. Per il sottoscritto, quella visione fu l’inizio di un lungo approccio, che perdura tutt’ora, con le enormi dimensioni dell’Universo e degli oggetti in esso contenuti: meglio, la prima reale constatazione di quanto piccola sia la nostra stella madre!

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Le mie prime osservazioni dirette della stella – esclusivamente effettuate ad occhio nudo – così come quelle della costellazione cui Antares appartiene, arrivarono qualche anno più tardi, dal terrazzo di casa. Ricordo benissimo la prima volta che riuscii a distinguere distintamente l’intera costellazione dello Scorpione: un’emozione davvero forte in quanto pochissime altre costellazioni, che nel frattempo stavo imparando a riconoscere notte dopo notte, risultavano disegnate da stelle tutte di elevata luminosità; una caratteristica che avevo rilevato solo per il Grande carro, sempre visibile in ogni notte dell’anno così come Cassiopea, il bellissimo Orione, l’Auriga con il suo caratteristico pentagono e il Leone che saliva in primavera affacciandosi con il suo caratteristico “falcetto”.

Lo Scorpione si inseriva prepotentemente tra queste figure non solo per il fatto di essere una costellazione “luminosa”, ma anche per essere quella il cui disegno di stelle, più di tutte le altre, meglio ne rappresentava la figura: la testa, la sua prima parte ad elevarsi sull’orizzonte a sud-est ancor prima che iniziasse l’estate, seguita dalla lunga coda ricurva che finiva con le splendenti Shaula e Lesath – che bellissimi e sognanti nomi esotici! – che ne delineavano il caratteristico pungiglione.

Per il sottoscritto, non ci volle molto a scoprire, tra l’altro, che dalle propaggini estreme della testa dello Scorpione partivano due serie di stelle che, seppur più deboli, rappresentavano gli elementi caratteristici dell’aracnide, le chele: delle quali, in particolar modo quella meridionale, era davvero perfetta. A proposito delle chele: grande stupore quando appresi che parte delle stelle della Bilancia, la costellazione zodiacale che precede lo Scorpione, erano in passato parte di esso: erano infatti le due stelle più luminose della Libra celeste a rappresentare proprio le chele che quindi, in tempi antichi, evidentemente erano ancora più grandi di quanto non lo siano oggi; i nomi Zuben-al-shemali e Zuben-el-genubi, derivano proprio da termini con cui i un lontano passato gli arabi indicavano, rispettivamente, “la chela settentrionale” e “la chela meridionale”.

Non c’è n’era più per nessun’altra: lo Scorpione era la mia costellazione preferita! La più bella e, allo stesso tempo, la più interessante per le stelle e gli oggetti “deep-sky” in essa contenuti. Ne aspettavo sempre la comparsa verso maggio, quasi ad annunciare l’arrivo della stagione calda con il meritato stop temporaneo delle vacanze estive. Avevo imparato nel frattempo a conoscere la costellazione dello Scorpione nei suoi dettagli, acquisendo da ogni possibile informazione all’epoca disponibile i dettagli sulla sua storia, sulle sue stelle e su tutta quella categoria di oggetti celesti presenti entro i suoi “confini”: questi erano limiti chiaramente inventati dalla mente dell’uomo e per nulla esistenti in natura ma che, con un grande sforzo di fantasia, si potevano comunque immaginare come disegnati proiettando idealmente i meridiani e paralleli terrestri sulla sfera celeste. Seppur tutto questo appariva ai miei occhi come affascinante, la costellazione dello Scorpione soffriva di un particolare di non poco conto: da costellazione australe qualè, essa sale poco di sopra dell’orizzonte, il che comporta che parte del suo effettivo splendore venga meno a causa delle foschie, tipicamente presenti nelle nottate estive. E non importa se la si osservi dall’Italia settentrionale o da quella meridionale, laddove le sue stelle sono viste più alte di 5 o 8 gradi: tale differenza non rende affatto giustizia alla sua bellezza. Osservarla da qualche località al di sotto dell’equatore terrestre, stando ad esempio al tropico del Capricorno, deve essere uno spettacolo davvero incredibile: lo Scorpione allo zenith, con la luminosissima luce rossastra di Antares a contrastare le dense nubi stellari (e oscure) della Via Lattea, quasi come un faro rosso nella nebbia!

La sua evidente particolarità cromatica si riflette nel suo nome proprio che, al contrario di quanto spesso si riscontra nell’etimologia relativa alle stelle, non è di origine araba; per gli antichi greci, infatti, la stella che segna il cuore dello scorpione, sia per luminosità che per il colore era il perfetto rivale del pianeta in cui essi rappresentavano il dio della guerra, Ares: il fulvo colore di Marte forse più di ogni altro rappresentava il sangue e la morte. La luminosa stella dello Scorpione ne era quindi l’antagonista; il prefisso “anti”, accostato al nome del dio, formarono quell’”anti-Ares” da cui derivò il più greco Aντάρης, esattamente l’Antares oggi a tutti noto. Ma non è questo l’unico caso in cui il mito associava il rosso colore di Antares alla morte. Lo Scorpione, piccolo com’era, riuscì infatti ad iniettare il suo veleno mortale al possente cacciatore Orione, che perì proprio a seguito di tale puntura; a seguito di tale episodio, entrambe le figure vennero poste nei cieli dagli dei l’una diametralmente opposta all’altra tanto che lo Scorpione, evidentemente non ancora soddisfatto, insegue in una eterna fuga ancora il gigante Orione che tramonta ad ovest allorché l’aracnide sorge nel cielo orientale. Mito a parte, vedremo tra poco come Antares abbia in effetti notevolmente “a che fare” con una nota stella della grande costellazione invernale.

Dando un’occhiata all’elenco delle stelle più luminose per magnitudine apparente, Antares, di magnitudine 1,07 (valore, questo, medio in quanto la stella è variabile) risulta al sedicesimo posto, preceduta di pochissimo a Spica (1,04) e seguita da Pollux (1,15). Eppure, nonostante la posizione di tutto rilievo di Alpha Scorpii – nome con il quale venne designata dal Bayer nella sua Uranometria del 1603 – basta davvero poco a realizzare come le informazioni su di essa reperibili in letteratura siano assai più modeste rispetto a quanto si possa trovare per la stella considerata sua gemella: Betelgeuse. Sia nella saggistica cartacea che nella rete o su siti specializzati nell’osservazione di stelle variabili (dato che anche Alpha Orionis lo è), una ricerca per la voce “Betelgeuse” porta infatti a numerosi risultati; pochissimi, al contrario, quelli riscontrati per “Antares”! Le due stelle, quasi diametralmente opposte l’una all’altra nel cielo, hanno l’invidiabile primato di essere le supergiganti rosse a noi più vicine, particolare che, almeno in teoria, le avrebbe dovute rendere target di numerose ricerche a livello professionale. Eppure, in letteratura, la supremazia di Betelgeuse è netta…sarà forse perché, splendendo mediamente di magnitudine 0,42, essa risulta quindi più luminosa di Antares o, forse, perché gli studi condotti nel tempo su Betelgeuse sono stati maggiormente apportati da telescopi situati nell’emisfero terrestre settentrionale. Certo è che, essendo entrambe le stelle assai simili tra loro per parametri fisici e poste, tra l’altro, a simile distanza, qualsiasi dato per Betelgeuse è da considerare di gran lunga affine per Antares; dati che, variando nel tempo in funzione degli strumenti adoperati, via via sempre più sofisticati, fornivano ora all’una ora all’altra il primato in quella che a tutti gli effetti è diventata per lungo tempo una reale competizione sulla “supergigante” rossa per antonomasia. Ma a chi spetta il vero primato in termini di dimensioni, luminosità e massa? Alla stella che segna il cuore dello Scorpione o a quella che delinea la spalla destra del gigante?

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LA SUPERGIGANTE PIU’ VICINA

Pur essendo una costellazione zodiacale, lo Scorpione intercetta solo per un brevissimo tratto l’eclittica. Il Sole, infatti, ne attraversa la parte più settentrionale per soli 6 giorni all’anno ma tale circostanza risulta comunque fortunata per l’Alfa dello Scorpione che, distando appena 5° dall’eclittica, viene spesso occultata dalla Luna, particolare che ha permesso di discernere una particolarità esibita da pochissime altre stelle: la precisa rilevazione del suo diametro angolare sotteso, che nell’infrarosso risulta essere di 44,4 ± 2 millesimi di secondo d’arco. Una quantità davvero minima, equivalente a come apparirebbe una moneta da 1 euro vista da 500 km di distanza!

Eppure, anche osservata con i grandi telescopi attraverso tecniche interferometriche che ne dovrebbero notevolmente migliorare la risoluzione, Antares appare sempre “sfocata” ai bordi, la dove è presente un notevole oscuramento della sua fotosfera. Certamente, tale opacità dipende dalla lunghezza d’onda alla quale essa viene osservata: ad esempio, nell’infrarosso Antares appare più grande di come essa si rileva in luce visibile o in UV. E’ un dato di fatto che anche Antares, da buona supergigante rossa quale essa è, perde notevoli quantità di materiale gassoso a causa della bassissima densità della sua atmosfera esterna; la pressione di radiazione infatti spazza all’esterno l’atmosfera gassosa, rendedone i margini esterni mal definiti: qualcosa di simile ad una sorta di immenso limbo stellare. Ad ogni modo, fatta una media delle osservazioni a più lunghezze d’onda e messo tale valore in relazione alla distanza valutata in 600 anni-luce (desunta dalle caratteristiche spettroscopiche della stella e non sulla parallasse, impossibile da rilevare), una stima piuttosto ragionevole del raggio di Antares lo equivale a circa 870 volte quello del Sole! Stando a tale valore, Antares risulta quindi una stella colossale, a tutti gli effetti una delle più grandi conosciute: per avere un’idea, se essa si trovasse idealmente al posto del Sole, al suo interno sarebbero contenuti tutti i pianeti rocciosi interni del Sistema Solare, Terra e Marte inclusi, inglobando tranquillamente anche la fascia principale degli asteroidi ed arrivando, con la sua superficie esterna, al 75% del raggio dell’orbita di Giove!

Le grandi dimensioni sono in parte all’origine dell’elevata luminosità della stella, che nel visibile è circa 9400 volte la luminosità solare; combinando questo valore con la distanza, si ottiene una magnitudine assoluta pari a −5,14: in altre parole, se Antares distasse dalla Terra circa 32 anni-luce (10 parsec), la sua luminosità supererebbe anche quella del pianeta Venere quando rifulge splendidamente prima dell’alba o dopo il tramonto del Sole! La grande emissione nell’infrarosso di Antares è dovuta alla bassa temperatura superficiale, stimata in circa 3400 K, valore che secondo Wien, ne colloca il picco di emissione luminosa sostanzialmente nell’infrarosso; infatti, Antares emette solamente il 13% della sua energia radiante sotto forma di luce visibile e questa è assorbita e riemessa a lunghezze d’onda ancora maggiori dal grande complesso di polveri e gas che avvolge la stella fino ad un raggio di almeno 5 anni-luce da essa. Cosa certamente difficile da immaginare, ma proviamoci: se l’occhio umano fosse sensibile a tutte le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico, Antares sarebbe una delle stelle più luminose di tutta la volta celeste, apparendo non dissimile da Venere al massimo della sua luminosità (−4,6)! Nonostante questo, la grande superficie radiante non è sufficiente a spiegarne la grande luminosità assoluta; si stima, pertanto, che Antares possieda una massa piuttosto elevata stimata, secondo simulazioni computerizzate, in una quindicina di volte la massa solare. Rapportando dimensioni e massa, la densità della stella risulta estremamente bassa: infatti, sebbene il volume dell’immenso astro rosso sia oltre 130 milioni di volte il volume del Sole, il rapporto massa-volume fornisce una densità media di 5 × 10^−8 volte quella solare, una densità addirittura inferiore al miglior vuoto spinto realizzabile sulla Terra.

Sfido chiunque ad immaginare un colosso di simili dimensioni: letteralmente impossibile!

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GEMELLA DI BETELGEUSE?

Il modo migliore per capire le reali caratteristiche di Antares è quello di compararla alla più nota Betelgeuse, in quella che sembra essere una competizione senza fine tra due colossi: ma qual è lo stato dell’arte? Come detto, a seconda dell’epoca e della strumentazione utilizzata per lo studio di questi due astri, non c’è mai stata una netta supremazia dell’una rispetto all’altra; infatti, nel momento in cui una grandezza dell’una primeggiava sull’altra, la “rivale” esponeva invece altri dati che la rimettevano in gioco.

Fino a qualche anno addietro, ad esempio, Betelgeuse sembrava avere la meglio sulla stella dello Scorpione, essendo ritenuta contemporaneamente più luminosa e grande; dopodiché, il revival di Antares fu epocale: risultando più distante, di conseguenza essa era anche più grande e intrinsecamente luminosa. C’è da dire comunque che tra queste due variabili, Betelgeuse è apparentemente più luminosa, collocandosi al nono posto nella lista delle stelle più splendenti nel cielo notturno. Ma quale, tra le due, possegga maggiori dimensioni e luminosità è certamente una grandezza che ha come chiave la distanza dalla Terra: questione a lungo irrisolta poiché, come detto, il bordo poco marcato di queste immense stelle non giova a rilevarne la corretta parallasse utile a determinarne la lontananza.

In anni recenti, la stella dello Scorpione venne stimata da diversi astronomi professionisti ad una distanza considerevolmente maggiore di quella di Betelgeuse, la qual cosa ovviamente le apporta maggior luminosità e dimensioni; la stima attualmente più corretta per Betelgeuse la pone infatti a 640 anni-luce, attribuendole quindi una magnitudine assoluta pari a -5,6; Antares risulta invece poco più vicina, essendo a 600 anni-luce e il corrispettivo valore di magnitudine assoluta pari a -5,3. In termini di rilascio energetico, Betelgeuse emette nel visuale 9400 volte la luminosità del Sole mentre Antares circa 10000, poco di più quindi. Tenendo conto dell’intera energia emessa in tutto lo spettro (magnitudine bolometrica), l’emissione di Betelgeuse è nettamente superiore, pari a 135 mila volte quello della nostra stella in luce visibile mentre quella di Antares è “solo” 90 mila volte maggiore: evidentemente, tale grandezza è in relazione al raggio che, nel caso di Betelgeuse, pari a 1035 volte quello del Sole, risulta maggiore del 19% rispetto a quello di Antares, 870 volte più grande. La stella di Orione risulta avere una massa 16 volte, poco maggiore di quella di Alpha Scorpii che è 14 volte maggiore.

In definitiva, comparando le due stelle con i dati ricavati dalle ultime ricerche su di esse condotte, Betelgeuse risulta più grande e luminosa, seppur non considerevolmente: una vittoria al fotofinish, verrebbe da dire! Le due stelle, ad ogni modo, possono essere quindi tra loro considerate “analoghe”, ovvero con caratteristiche fisiche simili. Certamente, ad Antares spetta il record di supergigante rossa più vicina al Sistema Solare.

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STELLA VARIABILE

Una categoria nella quale Antares certo non può rivaleggiare con Betelgeuse è l’ampiezza della variazione luminosa: nessun’altra stella di prima grandezza, infatti, mostra delle marcate variazioni di luminosità in intervalli di tempo così relativamente brevi come Betelgeuse. La supergigante rossa dello Scorpione, al contrario, mostra ampiezze più contenute, precisamente tra le magnitudini 0,88 ed 1,16; nel Catalogo Generale delle Stelle Variabili, essa è classificata come irregolare lenta di tipo LC, alternando prolungati periodi di stabilità della durata di 4,75 anni ad altri in cui si osservano variazioni della stessa ampiezza nell’arco di circa 200-260 giorni. Quanto più una stella è massiccia, tanto più varia in modo irregolare durante le ultime fasi della sua esistenza. In questo senso le due supergiganti rosse a noi più vicine si troverebbero a metà strada fra le supergiganti rosse morenti di massa più piccola come Mira Ceti, che mostrano periodi abbastanza regolari, e supergiganti rosse di massa molto grande come Mu Cephei, che mostrano regolarità alcuna. Le apparenti regolarità riscontrate nella variazione luminosa di Antares sono in realtà caratterizzate da parecchie fluttuazioni tra loro sovrapposte.

Alcune di queste variazioni, quelle con periodi più brevi, sono riconducibili allattività delle supercelle convettive che trasportano l’energia prodotta nel suo nucleo fino presenti alla superficie dell’astro. Tuttavia, sottratte queste variazioni, è stato possibile mediante osservazioni compiute nel corso di diversi anni, stabilire che Antares presenta almeno due periodi di variazione sovrapposti, per nulla regolari ma caratterizzati da picchi e irregolarità. Sebbene sia possibile dare diverse interpretazioni di queste variazioni nella velocità radiale, quella che sembra più accreditata le interpreta come dovute alla pulsazione della stella, che conosce periodi di espansione e periodi di contrazione: fenomeno, questo, che ha sicuramente un ruolo di notevole importanza nelle variazioni del vento stellare di Antares.

Curiosamente, esiste una testimonianza che relega ad Antares il raggiungimento di una magnitudine minima, pari a circa 1,8: valore che nell’occasione l’avrebbe resa addirittura la seconda stella dello Scorpione in ordine di luminosità! Può aver esibito un simile comportamento anche in altre occasioni? Potrebbe divenire nuovamente così debole anche in futuro? Eratostene riportò, ad esempio, che la vicina stella Zuben-al-shemali (β Librae) fu in un certo periodo la stella più luminosa in quella che in passato era la grande costellazione dello Scorpione; ed anche Tolomeo riportò, stranamente, che la medesima stella ed Antares splendevano della stessa luminosità. Oggi, la stella della Bilancia splende solo di magnitudine 2,6, presentandosi quindi molto più debole della Alfa dello Scorpione. Dando ciò che riportarono gli antichi astronomi privo di errore, allora β Librae deve essere stata considerevolmente più luminosa in passato e non Antares ad essersi indebolita.

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ANTARES B

Sfruttando le serate con il seeing e la trasparenza migliore, purtroppo assai rare nel periodo estivo, un telescopio da almeno 10 cm dovrebbe risultare efficace nel rilevare che, a poco più di 2,5″ d’arco, Antares è affiancata da una stella di cinque magnitudini più debole ma dalla colorazione acquamarina, che rende quindi un acceso contrasto cromatico con la luminosa supergigante rossa. Senz’altro, una delle stelle doppie più belle da osservare in un telescopio.

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Antares B, così come è stata chiamata, venne per la prima volta osservata da Burg a Vienna il 13 aprile 1819 proprio durante un’occultazione lunare: in quell’occasione, infatti, una stella, da lui stimata di magnitudine 6,7, emerse dal lato oscuro della Luna per prima, sparendo cinque secondi più tardi nella rossa luce satura della stella principale. L’astronomo interpretò tale episodio come prova della duplicità di Antares. Pur essendo una stella di tipo spettrale B2,5 cui corrisponde una tonalità azzurra notevolmente accesa, la compagna si Antares è stata quasi sempre descritta da numerosi osservatori come “verdastra”, cosa che io stesso posso confermare da alcune osservazioni risalenti ad alcuni anni addietro. E’ senz’altro una interessante questione; quasi certamente, il colore percepito all’oculare non è reale ma dovuto ad un effetto di contrasto, poiché l’intenso colore arancine tendente al rossastro della stella principale induce a percepire la compagna di colorazione complementare, cioè verde. Moderne misure sulla luminosità apparente di Antares B mostrano che, in realtà, la stella non è poi così debole, essendo di magnitudine 5,4; un valore ragguardevole. Paragonandola ad un’altra nota coppia di stelle, infatti, la compagna di Sirio risulta circa 10.000 volte più debole rispetto alla sua stella primaria mentre la luminosità apparente di Antares B è solo 1/370 quella della principale, ovvero 170 volte il Sole. Non solo: è anche più vicina ad essa rispetto a Sirio B, tanto che al momento Antares B è a 2,65” d’arco da Antares A: separazione che sta costantemente diminuendo al tasso di circa 0,01” d’arco all’anno.

Ma cosa sappiamo di certo relativamente ad Antares B? Tenendo conto della distanza e della separazione angolare, essa è lontana dalla principale circa 574 Unità Astronomiche. Dall’epoca della sua scoperta, nessun movimento relativo è stato osservato nella coppia, il che ha portato a ritenere che Antares B si possa muovere lentamente su un’orbita lunghissima, stimata tra 1200 e 2600 anni; in alternativa, si è addirittura pensato ad un caso di puro allineamento, portando quindi a descrivere la coppia come una doppia prospettica. Ad accorrere in aiuto nello stabilire la reale relazione gravitazionale tra le due stelle ci ha pensato il comune moto proprio, che è sempre parallelo e della stella quantità rispetto alle stelle di fondo. Evidentemente, Antares B ci appare quasi ferma a causa della prospettiva con la quale essa appare muoversi lungo la sua orbita attorno ad Antares A, ma il legame fisico tra le due esiste eccome. La classificazione stellare di questa stella, B2.5, la colloca tra i primi tipi laddove ci sono le stelle più calde; la presenza nel suo spettro di numerose linee spettrali, molte delle quali appaiono allargate a seguito della rapida rotazione della stella, suggerisce che la sua atmosfera è “inquinata” dal materiale espulso da Antares A; dalla sua luminosità assoluta, è stato quindi possibile dedurre che si tratta di una stella azzurra dalla massa 7-8 volte quella del Sole, destinata in un futuro lontano ad esplodere come supernova o, in alternativa, come una nana bianca.

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L’ASSOCIAZIONE OB “UPPER SCORPIUS”

La certezza che si tratti di una coppia fisica è stata dettata, quindi, dal comune moto proprio, che ha portato la stellina azzurra a seguire la rossastra componente primaria a muoversi della stessa quantità e nella stessa direzione rispetto alle stelle di fondo più lontane e quasi immobili. Entrambe, si spostano rispetto al Sole ad una velocità di una ventina di chilometri al secondo puntando in direzione della costellazione della Colomba; esattamente alla stregua di numerose altre stelle sparse tra le costellazioni dello Scorpione, Lupo e Centauro. Di tale convergenza, in realtà solo apparente in quanto tutte quante si muovono parallelamente tra loro, se ne accorse l’astronomo olandese J. Kapteyn, il quale nominò questo vasto insieme stellare, costituito principalmente da stelle azzurre calde e luminose, come Associazione Scorpius-Centaurus.

In realtà, in tempi più recenti le ricerche condotte su questo gruppo portarono alla scoperta di alcuni sottogruppi ben distinti. Tra questi, la parte situata nei pressi di Antares, nota anche come Associazione Scorpione superiore (o Upper Scorpius, in inglese), è la parte più giovane del gruppo, con un’età stimata di solo 5 milioni di anni! Essa contiene circa 120 componenti stellari di grande massa disperse in una regione con il centro posto a circa 473 anni-luce dal Sole, che lo rendono il sistema di questo tipo più vicino al Sole: stando così le cose, Antares, la cui distanza è valutata in 600 anni-luce, sarebbe quindi uno dei membri di questo gruppo più lontani da noi. La classe spettrale di delle componenti varia fra B0.5 e G5 e la massima parte di esse giace sulla sequenza principale, sebbene vi siano alcune stelle evolute verso la fase di supergigante, fra le quali, ovviamente, spicca proprio Antares. Nonostante la giovane età del gruppo, nella regione non sono presenti fenomeni di formazione stellare, che sono invece tutt’ora attivi nell’adiacente nebulosa di Rho Ophiuchi, situata subito a nord di Antares; evidentemente, la maggior parte delle riserve disponibili di polveri e gas presenti nella vasta nebulosa dalla quale il gruppo si è formato si sono esaurite, tanto che oggi non esistono più aree di una certa densità dalle quali potrebbero nascere, al momento, nuove stelle.

Per osservare la nascita di nuove generazioni stellari nell’area di Upper Scorpius OB, bisogna quindi aspettare che il materiale gassoso li presente venga rifornito da quello generato dall’esplosione di supernovae…eventi che certamente avverranno nel giro di qualche milione di anni. Comunque, sembra ci siano le prove, fornite da osservazioni storiche più o meno attendibili, che alcune tra le stelle più più massicce di tale associazione OB abbiano già completato, in passato, il loro ciclo vitale divenendo supernovae. Ancora prima della prima supernova storicamente accertata, quella del 185 d.C., sembra che Ipparco di Nicea avvistò nel 134 a.C. una nuova e luminosa stella proprio in questa plaga celeste; evento, questo, riportato in realtà da Plinio il Vecchio ma parimenti descritto anche da antichi astronomi cinesi. Successivamente, nel 393 un’altra supernova apparve nell’affollata area meridionale dello Scorpione, anche questa osservata nell’antica Cina. Chiaramente, affinché un episodio come quelli descritti possa essere definito come supernova, è importante che ne venga reperito il resto: sia esso la nebulosa in espansione, formata dal materiale della stella disintegrata (SN di tipo I e II) o la pulsar derivata dal nucleo collassato (SN di tipo II). Nell’area dello Scorpione, in realtà, vi è una nutrita presenza di resti nebulari ma non è certo facile associare la distanza di tali apparati con quella delle supernovae desunta dalla luminosità riportata nelle osservazioni storiche o dalla velocità di espansione del materiale gassoso dei resti nebulari calcolata a ritroso. Ad ogni modo, sembra che la più massiccia supernova generatasi in passato nell’area di Upper Scorpious OB sia stata la progenitrice della pulsar PSR J1932+1059, esplosa circa 1,5 milioni di anni fa, la cui massa originaria doveva aggirarsi attorno alle 50 masse solari! Certamente, in questa vasta e così vicina associazione di stelle massicce, le supernovae sono già apparse in passato e sicuramente lo faranno in futuro; d’altronde, come riportò flemmaticamente il grande Camille Flammarion: “è, invero, notevolissimo il fatto che certe plaghe dello spazio siano, per certi versi, privilegiate, se pure può chiamarsi un privilegio anche quello di subire e rivelare enormi conflagrazioni”. Ma quale il prossimo candidato supernova nello Scorpione? Quasi sicuramente, proprio Antares.

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IL DESTINO DI ANTARES

Tra tutte le stelle appartenenti a tale gruppo in moto, Antares risulta essere quella più evoluta; nata probabilmente con una massa circa 12 volte quella del Sole, essa ha infatti subito un’evoluzione ben più veloce di tutte le altre stelle, che ancora risiedono nello stadio di stelle di alta sequenza principale o di sub-giganti azzurre, esattamente come Antares B, tutte ancora in fase di bruciamento o, tutt’al più, di esaurimento dell’idrogeno nel loro nucleo. Antares, infatti, ha da tempo esaurito l’idrogeno nel suo nucleo, già convertito in elio, quest’ultimo a sua volta in carbonio e ossigeno; ciò ha portato quindi quella che era nata come una splendida e luminosissima supergigante azzurra a diventare la colossale supergigante rossa che è oggi.

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Il suo destino futuro è certamente in mano al suo “vento stellare” che ne ha già dissipato parte della massa gassosa formando in inviluppo nebulare dal diametro di ben 5 anni-luce; catalogato come IC 4606 ed esteso apparentemente per 1,5° esso è rilevabile esclusivamente nelle fotografie riprese in H-alfa. Con un tasso di perdita equivalente a circa 1 massa solare ogni 10 milioni di anni, non è certo se il vento di Antares sarà in grado di decrementarne la massa al di sotto della soglia delle 1,4 masse solari, consentendole di finire come una nana bianca che finirà i suoi giorni in un lento raffreddamento termico. Molto più probabile, invece, che ad Antares sia riservata la più violenta delle fini: l’esplosione in supernova, con la tramutazione finale del suo nucleo in una densissima stella neutronica o, peggio ancora, in uno spaventoso buco nero. E’ possibile conoscere la data di tale contesto? Niente affatto. Ma nel giro di pochi milioni di anni certamente una super stella, ancor più luminosa della Luna piena e con una portata al momento ignota di radiazioni X e gamma che sicuramente arriveranno qui sulla Terra, illuminerà il cielo estivo laddove una volta splendeva il rosso cuore dello Scorpione.

SVALBARD 2015 – ECLISSI totale di sole e osservazione delle aurore boreali

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SVALBARD 2015

Eclissi totale di sole
e osservazione
delle aurore boreali

dal 17 al 23 Marzo 2015

(prenotazioni entro il 26 settembre 2014!)

1° giorno, martedì 17 marzo – MILANO Malpensa / OSLO

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Milano Malpensa in tempo per l’imbarco sul volo di linea SAS in partenza per Oslo, via
Copenaghen. All’arrivo, sbarco e trasferimento libero in hotel per la sistemazione nelle camere riservate. Eventuale tempo a
disposizione per una visita libera della città, cena libera a carico dei partecipanti e pernottamento.

2° giorno, mercoledì 18 marzo – OSLO / LONGYEARBYEN / BARENTSBURG

Dopo la prima colazione in hotel, trasferimento libero all’aeroporto di Oslo in tempo per l’imbarco sul volo SAS diretto a
Longyearbyen. All’arrivo, sbarco e successivo trasferimento riservato al centro Poli Arctici. Consegna dell’abbigliamento
termico, stivali, casco, guanti ed occhiali.
Istruzioni su come guidare la motoslitta e partenza con destinazione Barentsburg. Da
Longyearbyen si guida attraverso Todalen e Bødalen, e si arriva in Colesdalen. Proseguimento lungo la costa, da dove si gode
una splendida vista del lato settentrionale del Isfjorden. Dopo Kapp Heer, l’eliporto russo, si possono vedere i primi edifici di
Barentsburg. All’arrivo, sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.
Possibilità di osservazione delle aurore boreali

3° giorno, giovedì 19 marzo – BARENTSBURG

Prima colazione in hotel e, in mattinata, visita guidata di Barentsburg. Al termine, partenza per un’escursione in motoslitta nei
dintorni di Barentsburg, con pranzo fuori. A seconda delle condizioni metereologiche, possibilità di dirigersi a sud verso i
ghiacciai Grønfjordbreen e Fridtjovbreen. Rientro in hotel per la cena ed il pernottamento. Possibilità di osservazione delle aurore boreali

4° giorno, venerdì 20 marzo – ECLISSI

Prima colazione in hotel e successiva partenza da Barentsburg verso ovest. Se le condizioni del ghiaccio del mare sono
favorevoli, si attraversa il fiordo; in caso contrario, proseguimento lungo la costa. Partenza prevista di mattino presto in modo
da raggiungere al costa Ovest, non appena possibile, in modo da poter essere pronti per l’eclissi. Sulla via del ritorno, sosta a
Kapp Linne (radio Isfjord), un avamposto sul lato ovest di Spitsbergen (usato per essere stazione radio, ora hotel boutique).
Pranzo e, nel pomeriggio, si esplora la zona circostante prima di rientrare a Barentsburg per la cena ed il pernottamento in
hotel. Possibilità di osservazione delle aurore boreali

5° giorno, sabato 21 marzo – MIJENFJORD

Prima colazione in hotel ed intera giornata dedicata all’esplorazione della zona del Mijenfjord situata a sud tra le montagne di
Kol e di Gustav. Pranzo in corso d’escursione, cena e pernottamento in hotel.
Possibilità di osservazione delle aurore boreali

6° giorno, domenica 22 marzo – BARENTSBURG / LONGYEARBYEN / OSLO

Sveglia mattutina e, dopo la colazione, partenza verso est attraverso le valli di Grøn, Coles e Far. Pranzo all’aperto e
proseguimento sul ghiacciaio Longyearbreen con vista sulla città. All’arrivo, trasferimento in aeroporto in tempo per l’imbarco
sul volo SAS diretto ad Oslo. All’arrivo, sbarco e trasferimento libero per l’hotel. Sistemazione nelle camere riservate, cena
libera a carico dei partecipanti e pernottamento.

7° giorno, lunedì 23 marzo – OSLO / COPENAGHEN / MILANO Malpensa

Prima colazione in hotel e tempo a disposizione prima del trasferimento libero in aeroporto in tempo per l’imbarco sul volo di
linea SAS in partenza per Milano Malpensa, via Copenaghen. All’arrivo, sbarco e fine dei servizi.


PIANO VOLI

17/03 MILANO Malpensa (h. 11.20) – COPENAGHEN (h. 13.20) SK 1686
17/03 COPENAGHEN (h. 14.30) – OSLO (h. 15.40) SK 458
18/03 OSLO (h. 10.30) – LONGYEARBYEN (h. 13.25) SK 630
22/03 LONGYEARBYEN (h. 14.45) – OSLO (h. 19.00) SK 4425
23/03 OSLO (h. 15.10) – COPENAGHEN (h. 16.20) SK 1471
23/03 COPENAGHEN (h. 17.05) – MILANO Malpensa (H. 19.10) SK 687

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

  • Minimo 10 partecipanti € 5.400,00
  • Camera/motoslitta singola  SU RICHIESTA
  • Tasse aeroportuali € 298,00 (soggette a riconferma fino all’atto dell’emissione del biglietto aereo)

La quota comprende: * voli di linea SAS come da prospetto in classe economica * franchigia bagaglio come da
regolamentazione della compagnia aerea alla partenza * trasferimento riservato il 2° giorno, dall’aeroporto di
Longyearbyen al Centro Poli Arctici * sistemazione per 2 presso l’hotel Radisson Blu Plaza di Oslo e per 4 notti notti in
hotel a Barentsburg * pasti come da programma * visite, escursioni ed attività come da programma * guida italiana a
disposizione dall’arrivo all’aeroporto di Longyearbyen il 2° giorno, fino al rilascio sempre in aeroporto di Longyearbyen il
6° giorno * capogruppo/guida astronomica * assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio a favore di ciascun
partecipante.

La quota non comprende: * tasse aeroportuali (€ 298,00 circa ad oggi e soggette a riconferma ad emissione biglietti) *
eventuali adeguamenti tasse aeroportuali e security charges * peso eccedenza bagagli rispetto ai kg. indicati (da pagare
direttamente alla compagnia aerea all’imbarco) * eventuali adeguamenti tariffari della quota volo, dovuti
all’incremento/decremento di posti oltre a quelli inizialmente riservati per il gruppo alla stampa del programma di
viaggio * eventuali adeguamenti della tariffa volo in conseguenza della mancata conferma del gruppo entro i termini
stabiliti di scadenza opzione * pasti non esplicitamente menzionati nel programma * bevande ai pasti * escursioni ed
attività facoltative * altri ingressi a musei, chiese, monumenti o siti d’interesse non menzionati * bagaglio extra, acquisti
ed extra personali in genere * mance * tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”.

NOTE

1) Per esigenze organizzative e meteorologiche l’ordine di effettuazione di attività ed escursioni può essere modificato. Tutte
le attività ed escursioni, proposte si avvalgono dell’assistenza di esperte guide locali per garantire lo svolgimento in condizioni
di massima sicurezza. Per questo motivo, le guide si riservano il diritto di apportare modifiche all’itinerario e al programma in
caso di condizioni meteorologiche che potrebbero non garantire al massimo il comfort e la sicurezza dei partecipanti.

2) Le quote del volo e dei servizi a terra sono state calcolate in base alle migliori tariffe disponibili ad oggi (Luglio 2014),
pertanto sono soggette a riconferma al momento della prenotazione.

5) NESSUN POSTO È STATO OPZIONATO. Le iscrizioni si raccolgono entro e non oltre venerdì 26/09/2014 con contestuale versamento di acconto pari al 50% della quota di partecipazione.

NOTIZIE UTILI

Documenti necessari per l’espatrio – Passaporto o carta d’identità in corso di validità
Corrente elettrica – 220 volt alternata.
Ora – la stessa dell’Italia
Lo spirito del viaggio – Per affrontare ed apprezzare una spedizione alle Svalbard sono richiesti buona condizione fisica, spirito
d’avventura e capacità di adattamento a situazioni impreviste. Non dimenticate infatti che vita ed attività alle Svalbard sono
dipendenti dalle condizioni atmosferiche, con possibilità quindi che il programma all’origine previsto possa subire variazioni.
Clima – Durante il periodo di effettuazione dei safari la temperatura media è di circa -10°, variando da 0° a – 30°. Le temperature
più basse contraddistinguono spesso le migliori condizioni ambientali, con cielo sereno e clima stabile. Al contrario, con
temperature più “miti”, sono più probabili fenomeni nevosi e tormente. Caratteristici di queste latitudini, i venti possono
soffiare molto forte.
Equipaggiamento per il raid – Quello fornito in loco dagli Organizzatori comprende: tuta antivento ed impermeabile, stivali,
guanti, casco, occhiali.
Equipaggiamento personale – Si consigliamo: sacca morbida o zaino per effetti personali (valigie rigide saranno trasportate in
motoslitta), berretti di lana o “pile”, giacca antivento (da indossare sotto la tuta), sciarpa o proteggi-gola in materiale windstopper,
guanti di lana, calzamaglie, maglioni e/o “pile”, calze di lana spessa, pantaloni antivento (da indossare sotto la tuta),
abbigliamento casual da interni (da indossare in ambienti chiusi), scarpe da interni, occhiali da sole. Articoli personali da
toilette, valuta locale (corone norvegesi), binocolo, macchina fotografica e videocamera (portare batterie extra, alle
temperature basse si esauriscono rapidamente), sacchi di plastica nei quali riporre l’abbigliamento personale per un migliore
isolamento dalla neve.
Scarpe – Alle Svalbard è tradizione togliersi le scarpe quando si entra in case private, alberghi ed anche negozi ed uffici
pubblici. E’ consigliato comunque disporre di calzature comode e leggere da indossare negli interni.
Acquisti / Pagamenti – Le Svalbard sono zona “tax free”, quindi alcuni prodotti costano meno che nel resto della Norvegia. A
Longyearbyen vi sono negozi che vendono prodotti di abbigliamento sportivo, souvenirs, profumi. La corona norvegese (NOK)
è accettata ovunque, anche nell’insediamento russo di Barentsburg. Le carte di credito sono accettate solo a Longyearbyen.
Telefoni cellulari – Possono essere utilizzati solo a Longyearbyen e Barentsburg. Le Svalbard sono rimaste uno dei pochi posti
in Europa dove, al di fuori dei centri abitati, non c’è copertura telefonica.

Informazioni e prenotazioni:

CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15, Modena
Tel 059/2133701 – ctm.gruppi@robintur.it

www.robintur.it

Informazioni astronomiche:

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550

www.esploriamoluniverso.com

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