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Al Planetario di Ravenna

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12.08: “Tra scienza e poesia: storie di donne sotto il Cielo” di Oriano Spazzoli, Livia Santini.

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ALMA punta Plutone: aggiornate le mappe di New Horizons

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Può sembrare strano ma nonostante decenni di osservazioni con telescopi sempre più potenti, sulla Terra e nello spazio, gli astronomi stanno ancora lavorando per determinare l’esatta posizione di Plutone e il suo preciso percorso nel Sistema Solare. Il problema è che Plutone è lontano, circa 40 volte più lontano rispetto alla Terra, e “lento”: impiega 248 anni per completare una rivoluzione attorno al Sole. Essendo stato scoperto nel 1930, finora è stato dunque possibile osservare solo un terzo della sua orbita.

L’incertezza sulla posizione di Plutone potrebbe rappresentare un problema per la sonda NASA New Horizons, diretta proprio verso il pianeta nano, che raggiungerà fra meno di un anno. “Con questi dati osservativi limitati, la nostra conoscenza della posizione di Plutone potrebbe essere sbagliata di diverse migliaia di chilometri, il che compromette la nostra capacità di calcolare le manovre di targeting più efficienti per la nostra sonda”, ha detto il responsabile delle operazioni scientifiche di New Horizons Hal Weaver, della Johns Hopkins University.

Plutone e Caronte ripresi da ALMA il 15 luglio scorso. Crediti: B. Saxton (NRAO/AUI/NSF)

Per aggiornare al meglio la mappa di navigazione della sonda, il team di New Horizons ha fatto ricorso al nuovo potente radiotelescopio europeo ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) in Cile. Gli scienziati hanno utilizzato i dati di posizionamento ALMA, assieme a nuove analisi sulle misure in luce visibile ottenute a partire dalla scoperta di Plutone, per determinare come eseguire la prima manovra di correzione della traiettoria (TCM), effettuata lo scorso luglio.

Questa manovra ha contribuito a garantire che New Horizons utilizzi la minima quantità di carburante per raggiungere Plutone, risparmiandone il più possibile a beneficio di una potenziale estensione della missione, finalizzata a esplorare gli oggetti della Fascia di Kuiper una volta che il flyby del sistema di Plutone e delle sue lune sia completato.

Un'animazione ottenuta da immagini ALMA che mostra la luna Caronte orbitare attorno al pianeta nano Plutone. Crediti: B. Saxton (NRAO/AUI/NSF)

Per preparare questa primo manovra di correzione della traiettoria, gli astronomi avevano bisogno di individuare la posizione di Plutone utilizzando i punti di riferimento nel cielo più distanti e più stabili possibile. Gli oggetti più distanti e apparentemente più stabili dell’Universo sono i quasar, galassie attive a più di 10 miliardi di anni luce di distanza.

Anche se i quasar appaiono molto deboli per telescopi ottici, sono invece incredibilmente luminosi a lunghezze d’onda radio, in particolare alle lunghezze d’onda millimetriche che ALMA può vedere. “L’astrometria ALMA ha utilizzato un quasar luminoso chiamato J1911-2006, con l’obiettivo di dimezzare di netto l’incertezza della posizione di Plutone”, ha dichiarato Ed Fomalont, un astronomo dello statunitense National Radio Astronomy Observatory, attualmente assegnato alle operazioni di ALMA in Cile. ALMA è stato in grado di studiare Plutone e la sua luna più grande Caronte captando le emissioni radio delle loro fredde superfici, a circa 43 gradi Kelvin (-230 gradi Celsius). La prima squadra ha osservato questi due mondi ghiacciati nel mese di novembre 2013, e poi altre tre volte nel 2014. “Prendendo osservazioni multiple in date diverse, sfruttiamo il movimento della Terra lungo la sua orbita, che ci offre diversi punti di vista in relazione al Sole”, ha aggiunto Fomalont. Con questa tecnica, chiamata misura della parallasse, gli astronomi possono quindi meglio determinare la distanza e l’orbita di Plutone.

“Siamo molto entusiasti delle funzionalità allo stato dell’arte che Alma ci fornisce per aiutarci a meglio indirizzare la nostra storica esplorazione storica del sistema Plutone”, ha detto il responsabile scientifico di New Horizons Alan Stern, del Southwest Research Institute in Colorado . “Ringraziamo tutto il team ALMA per il loro supporto e per i bellissimi dati che stanno raccogliendo per New Horizons”.

SU SCIENCE LO STUDIO DI UN’ASTROFISICA TORINESE

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E luce fu, su questo non ci piove. Avvenne 4,567 miliardi di anni fa, giorno più giorno meno. Da allora la nostra amata stella – seppur fra alti e bassi, come ben sa chi è reduce dalle ferie in questa pigra estate – non ha più smesso di brillare. Ma prima? Cosa c’era, dalle nostre parti, prima che s’accendesse il Sole? Quali passaggi hanno scandito la preistoria del Sistema solare?

Rappresentazione artistica di una fase della formazione del Sistema solare. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Per ricostruire il racconto prenatale della nostra stella e dell’ambiente in cui s’è formata, un gruppo di ricercatori guidato da un’astrofisica italiana, Maria Lugaro, s’è avvalso d’una serie di cosmocronometri, una sorta d’orologi naturali recapitati sulla Terra a bordo di meteoriti. Orologi il cui regolarissimo ticchettio, prodotto dal decadimento radioattivo di particolari isotopi, ha permesso di assegnare con precisione una data e una durata alle fasi principali di quell’era oscura – in senso letterale – in cui il Sole ancora doveva venire alla luce.

Maria Lugaro, prima autrice dello studio pubblicato su Science e ricercatrice al Monash Centre for Astrophysics (Australia)

Ricerca coordinata da un’astrofisica italiana, dicevamo, ma da anni residente all’estero. Nata e cresciuta a Torino, dove si è laureata e dove tutt’ora vivono i suoi amici e la sua famiglia, Maria Lugaro si è poi trasferita per il dottorato in Australia, a Melbourne, dove ora è ricercatrice presso il Monash Centre for Astrophysics. E dove noi di Media INAF l’abbiamo raggiunta per farci raccontare cos’ha scoperto.

Nel vostro articolo citate due date chiave della preistoria del Sistema solare: 100 milioni di anni e 30 milioni di anni prima che il Sole si accendesse. Cos’è accaduto di così importante in quelle due occasioni?

«Cento milioni di anni prima della nascita del Sole è stato aggiunto alla materia del Sistema solare l’ultimo pizzico di argento, oro, e platino. Circa l’1% dell’oro presente negli anelli che portiamo al dito arriva da quest’ultima iniezione di elementi preziosi da parte di una supernova».

E la seconda tappa, invece?

«Trenta milioni di anni prima della sua nascita è stato incorporato, nella materia del Sistema solare, l’ultimo 1% delle terre rare, quelle che che costituiscono una parte essenziale dei nostri smart phones. Elementi provenienti da una gigante rossa. Siamo riusciti a determinare queste date perché, insieme all’oro e alle terre rare, queste stelle hanno prodotto nuclei radioattivi i cui decadimenti possono essere utilizzati come cronometri per determinare i tempi scala di queste ultime iniezioni».

Fra questi nuclei utilizzabili come cronometri naturali, nel vostro studio ne citate uno del quale non si sente parlare spesso: l’afnio. Di che si tratta? Perché proprio l’afnio? Cos’ha di speciale per comprendere la storia del Sole?

«L’afnio, come elemento, è usato nell’industria dell’elettronica. Ma il tipo di afnio che interessa a noi è diverso: è radioattivo e non esiste sulla Terra, a meno di non venire prodotto artificialmente. Il nucleo dell’afnio ha sempre 72 protoni, ma può avere numeri diversi di neutroni. In particolare, se ha 110 neutroni vive solo 9 millioni di anni prima di decadere e di trasformarsi da afnio-182 a tungsteno-182. Ed è esattamemte questo decadimento che ci ha permesso di ottenere i tempi scala dell’ultima aggiunta di terre rare alla materia del Sistema solare».

E questo a che risultati ha portato?

«Siamo riusciti a datare a non più di 30 milioni di anni una delle ultime iniezioni di elementi da parte di stelle nella materia del Sistema solare. Ciò significa che stiamo cominciando a capire cos’è successo prima che si formasse il Sole, come e dove. La nostra stima non esclude che il Sole possa essere nato in una nebulosa insieme a migliaia di altre stelle. In definitiva, stiamo cominciando a capire le circostanze che hanno portato alla nascita della nostra stella e del nostro Sistema solare. E questo ci aiuterà anche a comprendere la formazione di altri sistemi planetari».

Tornando qui sulla Terra: continuerà a far ricerca in Australia, o c’è anche l’Italia nel suo futuro?

«Be’, a fine anno mi trasferirò a Budapest, grazie al supporto dell’Accademia delle Scienze ungherese. Quanto all’Italia, per ora ho ottenuto l’abilitazione come professoressa universitaria di seconda fascia. Vedremo se si presenterà un’opportunità concreta per tornare».

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Per saperne di più:

Teerum Valgemon Aesai

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10.08: Notte Bianca al Planetario.

Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
teerumvalgemonaesai.blogspot.com

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Eventi UAI > http://divulgazione.uai.it

10-12 agosto Le Notti delle Stelle – Il più atteso appuntamento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni astrofile proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi. L’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione enogastronomica promossa il 10 agosto dall’Associazione Nazionale Città del Vino.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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9 agosto La Notte di San Lorenzo – Cattedrale San Lorenzo (GE). Osservatorio Astronomico del Righi www.osservatoriorighi.it

“Hello Comet”… ROSETTA È ARRIVATA!

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Comet on 3 August 2014 Comet 67P/Churyumov-Gerasimenko by Rosetta’s OSIRIS narrow-angle camera on 3 August from a distance of 285 km. The image resolution is 5.3 metres/pixel. Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Ecco le prime cartoline inviate da Rosetta che stamattina ha raggiunto la 67P/Churyumov-Gerasimenko, inserendosi senza problemi nell’orbita della cometa per proseguire la missione (il video dell’arrivo).

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La straordinaria immagine in alto inquadra un’area posta al centro della cometa già ripresa il 3 agosto scorso durante l’avvicinamento (foto a destra).

Il dettaglio è mostra un’ampia gamma di caratteristiche superficiali del “corpo” della cometa… massi, crateri, ripide scogliere e una spianata centrale dal terreno levigato. La foto è stata ripresa oggi 6 agosto dalla camera OSIRIS quando la sonda si trovava a una distanza di 130 chilometri – con una risoluzione di 2,4 metri per pixel.

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In basso, una seconda immagine della “testa” della 67P, ripresa sempre dalla camera OSIRIS di Rosetta ma da 120 chilometri di distanza. La risoluzione in questo caso è di 2,2 metri per pixel.

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Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Rosetta, il giorno del rendez-vous

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Grande attesa in tutta la comunità scientifica per l’incontro della sonda europea con la cometa: il segnale di conferma è atteso per le 11:45 del 6 agosto 2014.

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Il rendez-vous di Rosetta con la cometa  67P/Churyumov–Gerasimenko è previsto per le 11:45 di domani 6 agosto 2014, momento in cui avremo la conferma che la sonda europea è entrata nella sua orbita finale, scortando la cometa nel suo viaggio di avvicinamento al sole ad una distanza di appena 100 km.

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Il momento sarà celebrato con un evento trasmesso in diretta dal centro ESA-ESOC di Darmstadt. Saranno presenti i principali rappresentanti delle agenzie spaziali e degli istituti di ricerca, e personalità istituzionali europee. Durante la diretta, verranno diffusi i primi risultati scientifici degli strumenti dai PI di VIRTIS, MIRO e OSIRIS e verranno  presentate al pubblico le prime immagini in alta definizione della cometa realizzate da distanza ravvicinata. Per INAF, sarà presente alla diretta da ESOC Fabrizio Capaccioni, INAF-IAPS, PI dello strumento VIRTIS e per ASI, Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana.

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“Sarà un momento particolarmente importante per la storia dell’esplorazione dell’Universo e ci aspettiamo molte informazioni sulla formazione del nostra sistema solare – dice Roberto Battiston – La sonda Rosetta rappresenta uno dei molti fronti di impegno per l’Italia in campo internazionale ed europeo: a questa missione, una delle Cornerstone del programma Horizon 2000 dell’ESA, l’ASI partecipa fornendo all’Orbiter Rosetta due strumenti a guida scientifica Italiana e un sostanziale contributo ad un terzo, a guida tedesca. Inoltre l’ASI con il DLR ed il CNES, ed altri partner europei, hanno progettato e realizzato Philae, il lander che all’inizio di quest’inverno si poserà sulla cometa: un’impresa mai tentata prima”.

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Potrete seguire la diretta a partire dalle 10.00 del 6 agosto dai canali di streaming ESA e Media INAF
Per maggiori informazioni e il programma dettagliato della giornata, consultare la pagina web dedicata.

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Rosetta è una missione dell’ESA con contributi dei suoi stati membri e della NASA. Il lander Philae è stato sviluppato da un consorzio internazionale a guida di DLR, MPS, CNES e ASI. La partecipazione italiana alla missione consiste in tre strumenti scientifici a bordo dell’orbiter: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) sotto la responsabilità scientifica dell’IAPS (INAF Roma), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) sotto la responsabilità scientifica dell’Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Padova. A bordo del lander, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni SD2 (Sampler Drill & Distribution), sotto la responsabilità scientifica del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari.

Dalla supernova in M106 alla fantastica estate dei cercatori di SN italiani

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Da quando nel 1885 l’astronomo tedesco Ernst Hartwig scoprì la prima supernova al di fuori della nostra galassia, la SN1885A in M31, sono state 61 le supernovae esplose nelle galassie del catalogo Messier. In quasi 130 anni abbiamo avuto una media di una supernova ogni poco più di due anni. Questo inizio 2014 ha invece stravolto queste statistiche ed in soli cinque mesi ci ha regalato ben tre supernovae esplose nelle galassie Messier.

Dopo le due famose supernovae di gennaio esplose nelle galassie M82 e M99 questa volta è toccato alla M106, un’altra bellissima galassia dell’emisfero boreale (vedi foto a destra).

Nella notte del 19 maggio il programma professionale di ricerca astronomica denominato PS1 Science Consortium, che utilizza il telescopio Pan-Starrs1 di 1,8 metri posto sul monte Halekala nelle isole Hawaii ha individuato una luminosa supernova di mag. +14,8 nella stupenda galassia a spirale M106, posta a “soli” 25 milioni di anni luce nella costellazione dei Cani da Caccia. Scoperta da Pierre Méchain nel 1781, M106 è un esempio classico di galassia seyfert con nucleo galattico attivo che emette onde radio e raggi X, indicando la presenza di un massiccio buco nero al suo interno.

La notte del 21 maggio il team dell’osservatorio di Asiago con il telescopio Galileo di 1,22 metri ha ottenuto lo spettro classificando la supernova di tipo II scoperta circa un mese e mezzo dopo l’esplosione, cui è stata assegnata la sigla definitiva SN2014bc. Lo spettro presenta anche intense righe in assorbimento del doppietto di NA I che provengono dal gas associato alle polveri interstellari. La luce della supernova è pertanto oscurata da polveri presenti sulla linea di vista che fa perdere alla sua luminosità circa una magnitudine.

Per quasi 45 giorni la supernova non è stata notata e questo perché si trova vicinissima al nucleo della galassia ospite, solo 1” Est e 3” Sud.

Vista la bellezza della galassia ospite, che la pone fra i soggetti più fotografati in questo periodo, non sono mancate, sia fra i professioni che fra gli astrofili, varie pre-discovery, cioè immagini ottenute prima della scoperta con la supernova presente.

Fra le più autorevoli abbiamo quelle del programma professionale di ricerca supernovae denominato LOSS, che ha ripreso l’oggetto il 9 il 12 ed il 14 Aprile, mentre non era presente in un’immagine del 6 Aprile. Controllate se nei vostri archivi avete immagini di M106 riprese dal 6 Aprile in poi perché potreste aver immortalato questa importante supernova, che dovrebbe aver raggiunto il massimo di luminosità intorno alla mag. +13. Per notarla però è necessario disporre di una lunga focale per staccare la supernova dal nucleo della galassia e de-saturare completamente l’immagine per evitare che il luminoso nucleo della galassia copra la luce della supernova.

Non è infatti semplice riuscire nell’impresa: bisogna disporre di un valido strumento e di un seeing molto buono. Esiste però un metodo non proprio ortodosso, ma molto efficace, per aumentare enormemente questa probabilità. L’idea è venuta ad un bravo astrofotografo pistoiese, Marco Burali, che i lettori della rivista conoscono bene per le stupende immagini pubblicate.

Consiste nell’applicare il filtro Larson-Sekanina durante l’elaborazione dell’immagine. Questo filtro viene normalmente utilizzato nelle immagini cometarie per evidenziare le strutture interne del nucleo delle comete, ma applicato in questo frangente all’immagine di M106 è riuscito a separare perfettamente la supernova dal nucleo della galassia, a scapito però della bellezza estetica dell’immagine elaborata (vedi foto a lato).

Concludiamo ricordando che questa è la seconda supernova esplosa in M106. Nel 1981 infatti la galassia aveva ospitato un’altra supernova anch’essa di tipo II, la SN1981K che fu scoperta tramite le onde radio da E. Hummel al Max-Planck-Institut fur Radioastronomie. Il tedesco divise la scoperta con l’astronomo svizzero Paul Wild direttore dell’Astronomical Institute Berne University, che riuscì a confermare l’oggetto ritrovandolo su delle immagini d’archivio prese il 3 Novembre 1981 dal Zimmerwald Observatory. La supernova aveva una luminosità intorno alla mag. +17 ed era posta a 17” Est e 76” Nord dal centro della galassia, in perfetto accordo con la posizione rilevata dal radiotelescopio tedesco.

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Veniamo adesso alle scoperte di casa nostra che grazie all’arrivo della bella stagione, con un maggior numero di notti serene, ha permesso agli astrofili italiani di mettere a segno numerosi successi.

Il primo è stato ottenuto nella notte del 5 giugno da Mirco Villi, Mario Bombardini e Alessandro Benazzi del Gruppo Astrofili “G.B.Lacchini” di Faenza. La supernova, che al momento della scoperta brillava di mag. +17, è stata individuata nella piccola galassia a spirale barrata UGC9396 distante circa 500 milioni di anni luce nella costellazione del Boote, a pochi gradi a Nord-Est della stella Arturo. Per Bombardini e Benazzi si tratta della prima scoperta ed immaginiamo perciò che grande sia la loro gioia. L’esperto Mirco Villi invece, che agli inizi degli anni ’90 dette inizio alla ricerca supernovae amatoriale in Italia insieme a Giancarlo Cortini, è tornato a fare centro dopo sette anni di digiuno, ottenendo la sua settima scoperta. I tre emiliani hanno battuto sul tempo due osservatori dell’ISSP, Monte Agliale (LU) e Montarrenti (SI) che hanno ottenuto una pre-discovery immortalando la supernova rispettivamente il 3 Giugno e nella stessa notte della scoperta ufficiale. Il programma professionale di ricerca supernovae denominato The intermediate Palomar Transient Factory ha invece ottenuto una scoperta indipendente riprendendo la supernova il 25 Maggio con il grande telescopio Keck2 da 10 metri situato nelle isole Hawaii. Lo spettro infine ripreso da Asiago con il telescopio Copernico di 1,82 metri ha permesso di classificare la supernova di tipo Ia scoperta pochi giorni dopo il massimo di luminosità, a cui è stata assegnata la sigla definitiva SN2014bg.

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Le scoperte nostrane proseguono con una bella tripletta messa a segno in soli cinque giorni dall’osservatorio lucchese di Monte Agliale, principale esponente del progetto ISSP, utilizzando il telescopio Newton da 51 cm di diametro F.4,6.

La prima è stata effettuata da F. Ciabattari, E. Mazzoni e S. Donati nella notte fra il 5 ed il 6 giugno nella galassia compatta NGC 6456 distante circa 570 milioni di anni luce e posta nella costellazione del Drago a meno di 33° dal Polo Nord celeste (circumpolare). Al momento della scoperta la supernova, a cui è stata assegnata la sigla SN2014bm, brillava di mag. +17,4 e nei giorni seguenti la luminosità è andata a diminuire superando la mag. +18. Fortunatamente il transiente è posizionato al di fuori del compatto nucleo della galassia ospite (offset 8” Nord – 2” Est) rendendolo perciò di facile individuazione. L’8 Giugno da Asiago è stato ripreso lo spettro. Si tratta di una supernova di tipo Ia scoperta circa una settimana dopo il massimo di luminosità.

Passano solo due giorni dalla scoperta precedente e l’8 giugno i due più grandi scopritori di supernovae italiani di tutti i tempi, Fabrizio Ciabattari ed Emiliano Mazzoni, questa volta insieme a G. Petroni individuano un oggetto intruso di mag. +17,6 nel sistema multiplo di galassie denominato IC1370. La galassia ospite non è proprio “dietro l’angolo” dista infatti circa 690 milioni di anni luce nella costellazione dell’Acquario al confine con quella del Cavallino, a pochi gradi a Nord-Ovest dell’ammasso globulare M2. La luminosità del transiente, unita all’enorme distanza della galassia ospite faceva presagire che potessimo essere di fronte ad un’altra supernova di tipo Ia. Ed infatti il 9 Giugno viene ripreso lo spettro ancora una volta dal team dell’osservatorio di Asiago che conferma la classificazione della supernova del tipo Ia scoperta questa volta pochi giorni prima del massimo di luminosità. Alla supernova è stata infine assegnata la sigla definitiva SN2014bn.

L’ultima scoperta, ottenuta il 10 giugno, a chiusura di una settimana da incorniciare per gli amici lucchesi, è risultata essere la più interessante. F. Ciabattari, E. Mazzoni e M. Rossi l’hanno individuata di mag. +16,9 nella piccola galassia PGC59263 distante circa 500 milioni di anni luce nella costellazione di Ercole. Si tratta infatti, come evidenziato dallo spettro ripreso nuovamente da Asiago, di una rara supernova di tipo IIn. A differenza delle supernovae di tipo Ia che raggiungono tutte una magnitudine assoluta di -19 ed utilizzate perciò come candele cosmiche per misurare le distanze astronomiche, le supernovae di tipo IIn hanno un range di magnitudine assoluta che è il più elevato fra tutte le supernovae. Si va infatti dai bassi valori di -11 dei Supernova Impostori, ai tradizionali -17 delle normali supernovae di tipo II, fino arrivare nei casi più estremi ai rarissimi “mostri superluminosi” di magnitudine assoluta pari a -22. Questa supernova “lucchese” è molto brillante ma non eccezionale, ha infatti un valore di -19 che la fa assomigliare, come luminosità, ad una classica supernova di tipo Ia, ma in realtà nel suo spettro sono intense le righe strette in emissione dell’idrogeno, causate dagli ejecta della supernova che interagiscono con il mezzo circumstellare denso e ricco di idrogeno. Alla supernova è stata assegnata la sigla definitiva SN2014bw.

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Le scoperte italiane però non si fermano qui ed il 18 giugno Giancarlo Cortini, dall’osservatorio di Monte Maggiore a Predappio (FC), ottiene la sua scoperta numero 24 individuando una luminosa supernova di mag. +16, la SN2014bv, nella galassia NGC4386. Posta a circa 90 milioni di anni luce nella costellazione del Drago ed a soli 25° dal Polo Nord celeste, NGC4386 è una galassia lenticolare SAB0, un tipo di galassia che nella sequenza di Hubble rappresenta l’anello di congiunzione fra le galassie ellittiche e quelle a spirale.

Il primo ad ottenere lo spettro di questa supernova è stato l’italiano Gianluca Masi che nella notte seguente la scoperta, con il telescopio da 35cm del Virtual Telescope Project di Ceccano (FR) è riuscito ad isolare la linea del Si II intorno ai 6100 angstroms tipico delle supernoave di tipo Ia.

Lo spettro ufficiale viene invece ottenuto il 20 Giugno dallo Steward Observatory a Tucson Arizona con il Bok Telescope da 2,3 metri che conferma la classificazione della supernova in Ia, scoperta circa una settimana prima del massimo di luminosità. Nei giorni seguenti infatti la luminosità aumenta ulteriormente fino a raggiungere la notevole mag. +14, diventando la supernova più luminosa in questo inizio d’estate. Si tratta perciò di un facile oggetto, visibile tutta la notte e posizionato al di fuori del luminoso nucleo della galassia ospite (offset 24” Nord e 10” Est).

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Maggiori informazioni:

  • Italian Supernovae Serch Project
  • List of Recent Supernovae
  • La rubrica Ultime supernovae nell’ultimo numero di Coelum
  • Centro Astronomico di Montecatini Val Di Cecina (PI)
  • Al Planetario di Ravenna

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    07.08: “L’osservazione del cielo Australe” di Massimo Berretti.

    Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

    Le parole per dirlo – approfondimenti sul quesito e soluzione

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    La divinità Mnemosine in un dipinto di Dante Gabriel Rossetti
    La divinità Mnemosine in un dipinto di Dante Gabriel Rossetti

    Soluzione, considerazioni e approfondimenti suggeriti sul quesito posto da Paolo Alessandrini nella rubrica Moebius pubblicata su Coelum 181 di maggio

    Urania e Mnemosine

    La divinità Mnemosine in un dipinto di Dante Gabriel Rossetti
    La divinità Mnemosine in un dipinto di Dante Gabriel Rossetti

    Vi sono sequenze di nomi, parole o cifre che è molto difficile riuscire a imparare a memoria senza un qualche ausilio. Al giorno d’oggi tendiamo a coltivare meno di un tempo le potenzialità mnemoniche del nostro cervello: forse perché ci possiamo affidare alla disponibilità di memorie artificiali, che ci permettono di immagazzinare enormi quantità di dati in spazi trascurabili e di reperire le informazioni desiderate in tempi brevissimi.
    Nel passato, invece, e in particolare nell’antichità, alla capacità di ricordare veniva attribuita un’importanza fondamentale. Non possiamo tralasciare che a causa dell’alto tasso di analfabetismo la maggior parte della conoscenza veniva tramandata oralmente: saper ricordare, quindi, era a maggior ragione importante.
    Celebri maestri di oratoria come Cicerone e Quintiliano riconobbero come in questa particolare arte il “trucco” più efficace risieda nell’associazione: per mandare qualcosa a memoria conviene cioè escogitare un qualche legame con oggetti concreti, o immaginare di collocare in luoghi familiari ciò che si deve ricordare.

    Urania, in una statua conservata ai Musei Vaticani
    Urania, in una statua conservata ai Musei Vaticani

    La grande rilevanza che gli antichi assegnavano alla memoria è testimoniata anche dal fatto che Mnemosine, una delle divinità dell’Olimpo, era la personificazione di questa facoltà della mente umana. Figlia di Urano e della Terra, fu amata da Zeus e divenne madre delle Muse, le nove divinità che rappresentavano le arti: in particolare la storia, la poesia lirica, la poesia amorosa, la poesia epica commedia, la tragedia, la danza, il mimo e, udite udite, l’astronomia.
    Urania, musa dell’astronomia, era quindi figlia di Mnemosine, cioè della memoria: evidentemente già gli antichi erano consapevoli della grande difficoltà di tenere a memoria l’intera conoscenza delle cose celesti.

    E figuriamoci nei tempi più recenti, quando le conoscenze astronomiche si sono fatte via via più vaste.
    Ecco quindi le filastrocche alle quali accennavo nell’articolo del numero 181, inventate per ricordare più facilmente certe sequenze di interesse astronomico, come le principali classi spettrali delle stelle (“Oh, Be A Fine Girl: Kiss Me!”, “On Betelgeuse Astronomers Find Galactic Kings Making Lovely Tangerine Yogurts”) o i pianeti del sistema solare (“My Very Excellent Mother Just Sent Us Nine Pies”).

    Numeri inafferrabili

    Oltre agli studenti di astronomia, anche quelli di altre discipline scientifiche possono trovare utili le tecniche di memorizzazione: ad esempio quelli di medicina, sempre alle prese con lunghissime litanie di tessuti, organi e apparati dai nomi complicati.
    Tuttavia è forse la matematica l’ambito scientifico nel quale sono state ideate le tecniche mnemoniche più interessanti e sfoggiati i risultati più sorprendenti.
    Vi sono per esempio alcuni numeri “speciali”, particolarmente degni di nota per i matematici, e per questo meritevoli di essere conosciuti e magari “imparati a memoria”. Sfortunatamente questi numeri non sono interi. Non solo, ma dopo la virgola hanno addirittura un numero infinito di cifre. I tre numeri più famosi di questa “famiglia” sono il pi greco, cioè π, pari a 3,141592653…, il numero di Eulero e, uguale a 2,718281828…, e il rapporto aureo φ, uguale a 1,618033988…
    Ognuno di questi numeri ha un buon motivo per essere celebre. Ad esempio, π è il rapporto tra la lunghezza di una circonferenza e quella del corrispondente diametro. Questo rapporto è uguale per tutti i cerchi, siano essi grandi o piccoli. Il bello è che questo numero salta fuori non soltanto in geometria, ma anche in innumerevoli teoremi di analisi matematica, teoria dei numeri, calcolo della probabilità, statistica, fisica, che non hanno alcuna parentela evidente con i cerchi né con qualsiasi altra figura geometrica.
    Anche il numero di Eulero e rappresenta una costante fondamentale della matematica, in particolare nella branca nota come analisi matematica. Prende il nome dallo svizzero Leonhard Euler, uno dei più grandi matematici di ogni epoca.
    Il rapporto aureo φ, detto anche sezione aurea, corrisponde al rapporto tra due lunghezze tali per cui la più grande sta alla più piccola come quest’ultima sta alla differenza tra le due.
    Sia π che e compaiono nell’identità di Eulero, che viene spesso definita la più bella formula della matematica:

    e + 1 = 0

    dove i è l’unità immaginaria, pari alla radice quadrata di -1. La bellezza di questa formula risiede nel fatto che stabilisce un sorprendente ponte tra tutti i numeri e tutte le operazioni fondamentali della matematica: i due speciali numeri π ed e, l’unità immaginaria i, lo zero (elemento neutro per l’addizione), l’uno (elemento neutro per la moltiplicazione), l’addizione, la moltiplicazione, l’elevamento a potenza, l’uguaglianza.

    Leonhard Euler, spesso italianizzato in Eulero, in una banconota svizzera
    Leonhard Euler, spesso italianizzato in Eulero, in una banconota svizzera

    Pi greco, il numero di Eulero e il rapporto aureo sono tutti numeri irrazionali: in altri termini, non sono uguali al rapporto tra due numeri interi. Se π fosse esattamente uguale a 22 diviso 7, sarebbe un numero molto meno affascinante di quello che è. I numeri razionali, uguali al quoziente tra due interi, si dividono in due categorie: quelli della prima categoria hanno un numero finito di cifre decimali (ad esempio 22 diviso 8 è uguale a 2,75), mentre quelli della seconda categoria hanno infinite cifre decimali, ma in realtà si tratta di una sequenza finita di cifre che si ripete indefinitamente (questo è il caso di 22 diviso 7, che è pari a 3,142857 142857 142857…).
    Pitagora era convinto che esistessero soltanto numeri razionali, ma si sbagliava di grosso. Gran parte del fascino di pi greco, del numero di Eulero e del rapporto aureo, dipende dal fatto che si tratta di numeri irrazionali, dotati di un corteo davvero infinito di cifre decimali, prive di ripetizioni.
    Proprio per questo motivo si tratta di numeri estremamente inafferrabili: ogni tentativo di indicarne il valore è destinato a essere soltanto un’approssimazione. Ecco perché questi numeri hanno rappresentato a lungo, e rappresentano tuttora, una straordinaria palestra per chi pratica le tecniche mnemoniche.
    La cosiddetta “conversione fonetica” è particolarmente indicata per memorizzare numeri di questo tipo: per prima cosa si utilizza una tabella standardizzata come la seguente per convertire ogni cifra in una particolare famiglia di consonanti.

    Poi si aggiungono delle vocali tra una consonante e l’altra, allo scopi di comporre delle parole che possano essere facilmente ricordate. Il metodo fu ideato dal matematico tedesco Stanislaus Mink von Wennsshein e fu divulgato dal grande matematico e filosofo tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz.
    Il matematico Charles Lutwidge Dodgson, più noto come Lewis Carroll, famoso autore di “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, utilizzò la conversione fonetica per memorizzare le prime 71 cifre decimali di π.

    Il matematico e scrittore inglese Lewis Carroll
    Il matematico e scrittore inglese Lewis Carroll

    Provate voi stessi a “tradurre” π secondo il metodo della conversione fonetica. Tenendo conto di 32 cifre decimali (3,14159265358979323846264338327950) potreste ottenere qualcosa del genere (in maiuscolo le consonanti corrispondenti alle cifre, in minuscolo le vocali interposte, in corsivo le parti del discorso aggiunte per chiarezza espositiva):

    Una TRoTa aLPiNa voleva volare fino in CieLo, ma prima di partire si mise la MaGLia, perché aveva paura del freddo: una vera FoBia. Arrivata in quota incontrò un’oCa, dalla cui coda mancavano delle PiuMe. Gliele aveva strappate uno GNoMo VoRaCe, che quando non mangia oche si sazia divorando NoCi, noci che coglie dai RaMi coperti di MUFFA, sporcandosi la MaNiCa vicino al PoLSo.

    I record di π

    È proprio π il numero sul quale maggiormente si sono sbizzariti gli esperti di tecniche mnemoniche. In inglese esiste addirittura un termine specifico, “piphilology”, che indica l’utilizzo di metodi di questo tipo per ricordare le cifre di π.
    A parte la conversione fonetica, l’altro metodo per trasformare le cifre decimali di numeri come π in frasi di senso compiuto è quello che utilizza una parola per ogni cifra, scegliendo la lunghezza della parola in modo che sia pari alla cifra stessa. Da qui espressioni come “Ave o Roma o madre gagliarda di latine virtù che tanto luminoso splendore prodiga spargesti con la tua saggezza”, oppure “Già: è bene e utile ricordare le dodici cifre del greco parametro”, o ancora “Non è dato a tutti ricordare il numero aureo del sommo filosofo Archimede. Certuni sostengon che si può ricordare tale numero, ma questi poi non recitano che un centone insensato”.
    Questo gioco ha un dominatore indiscusso, l’ingegnere informatico americano Mike Keith, che nel 1996 compose un poema basato sulle prime 3835 cifre di π. Il poema, intitolato “Cadaeic Cadenza”, è decisamente uno degli esempi più impressionanti di piphilology. A quanto pare Keith non si è accontentato del suo poema, se è vero che nel 2010 ha scritto addirittura un libro intero, dal titolo “Not a wake: a dream embodying π’s digits fully for 10000 decimals”, che codifica le prima 10.000 cifre di π!

    Se da una parte esistono i poeti di π, che forniscono i testi adatti alla memorizzazione delle sue cifre, dall’altra esistono i recordmen dello sport dell’apprendimento mnemonico. L’attuale detentore del primato è il cinese Lu Chao, che nel 2006, in una stupefacente performance, riuscì a recitare a memoria ben 67.890 cifre decimali del numero di Archimede, impiegando 24 ore e 4 minuti: secondo quanto riferì, aveva imparato a memoria le prime 100.000 cifre, ma alla 67.891-esima commise un fatale errore, dicendo “5” anziché “0”.

    Il cinese Lu Chao
    Il cinese Lu Chao

    L’enigma

    Il problema del numero di maggio consisteva nel trovare il frammento dello stesso articolo in cui erano rappresentate, mediante la tecnica del numero di lettere contenute in ogni parola, le prime cifre di uno dei numeri famosi della matematica.
    Come molti lettori sono riusciti a scoprire, il frammento incriminato era il seguente:
    “Il sistema è efficace: si utilizza l’iniziale di ciascuna…”.
    Se contate le lettere di ognuna di queste parole, e mettete una virgola dopo la prima cifra, ottenete infatti:

    2,718281828

    che rappresenta l’inizio del numero di Eulero e, base dei logaritmi naturali.

    I lettori che hanno svelato l’arcano sono, in ordine di tempo: Vito (squicciarinimail@alice.it), che ha vinto l’abbonamento semestrale, Giorgia Hofer, Alessandra Guido, Michele d’Errico, Federico Bartolucci, Dino Colatore, Claudia Ferrari.
    Complimenti vivissimi a tutti i risolutori e in particolare al vincitore!
    Al prossimo enigma.

    Il Santo delle Stelle

    3
    San Lorenzo

    San Lorenzo“X Agosto“ , è il celebre poema di Pascoli con cui, il poeta romagnolo, interpreta le stelle cadenti come lacrime celesti. Non a caso la “ Notte di San Lorenzo “ è uno degli appuntamenti astronomici più cult dell’estate poiché il nostro pianeta, proprio in quella decade di agosto, transita nello sciame meteorico delle Perseidi e dunque l’atmosfera viene attraversata da un numero decisamente più alto di meteore rispetto alla norma. L’associazione fra le stelle cadenti e il Santo è dovuta ai carboni ardenti, le cui forme ricordano quelle delle comete, su cui venne martirizzato.

    « E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
    sereni, infinito, immortale,
    oh! d’un pianto di stelle lo inondi
    quest’atomo opaco del Male!»

    ...

    Chi era Lorenzo?

    Nato a Huesca nella Spagna aragonese, fu uno dei sette diaconi di Roma, martirizzato durante la persecuzione cristiana voluta dall’Imperatore Valeriano.
    La chiesa cattolica lo venera come Santo ed è considerato il patrono dei bibliotecari, dei vigili del fuoco, dei cuochi, librai e lavoratori del vetro. Inoltre è anche il Santo Patrono di numerosi comuni italiani.

    osservatorio
    Osservatorio di Nus, Valle D’Aosta
    .

    « E quindi uscimmo a riveder le stelle.. »

    Il verso dantesco sembra sposare alla perfezione quella che si presenta come un’estate ben propizia all’osservazione della volta celeste e del fenomeno che sarà maggiormente intenso nelle notti del 12 e 13 agosto.

    Ecco di seguito una classifica stilata da homeaway.it sulle località italiane da cui poter osservare meglio il cielo. Tra le ventidue regioni d’Italia, spiccano Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Toscana e Sicilia, i cui cieli risultano meno contagiati dall’inquinamento luminoso. In provincia di Aosta sono svariate le località dal cielo limpido e cristallino tra cui La Thuile, Chambave, Morgex, Valtournenche e, naturalmente, Nus con il suo osservatorio e il planetario. Sempre nel Nord Italia, seguono le Alpi Marittime piemontesi – con in particolare la provincia di Cuneo, che può vantare uno tra i cieli più puliti della penisola – la provincia di Imperia e l’Alta Provenza. Per chi si trova al mare, magari sul Tirreno, le Isole dell’arcipelago toscano sapranno essere ottime complici. Ultima, ma non per qualità, la Sicilia che offre diversi posti bui per ammirare uno degli spettacoli più suggestivi che la natura propone.

    Nel nostro paese la survey osservativa delle Perseidi inizierà con la notte di domenica 11 agosto. Le meteore saranno ben visibili nei pressi della costellazione di Perseo dove si trova il radiante dello sciame.

    La figura mostra la posizione del radiante delle Perseidi come apparirà verso le 2:00 del mattino del 13 agosto, quando la costellazione sarà alta circa +40° sull’orizzonte di nordest.

    Anche se questa regione celeste nel nostro paese sorge dopo la mezzanotte nel cielo di nord-est, si consiglia di iniziare l’osservazione già verso le ore 23:00 così da poter cogliere anche le meteore più isolate dallo sciame.

    Generalmente, se le condizioni sono ottimali, è possibile osservare in media un passaggio di 60-100 meteore all’ora; il numero ovviamente diminuisce progressivamente man mano che ci si avvicina ai centri urbani o ad aree molto illuminate diventando impossibile distinguere gli eventi meno luminosi.

    perseidi
    Alcune meteore isolate dello sciame delle Perseidi

    Quindi, come è facile intuire, il posto migliore per vedere le Perseidi è senza dubbio un sito buio, lontano dalle luci della città, con una chiara visuale del cielo sopra la testa (tuttavia, anche dalle città si potranno cogliere delle meteore ma solo quelle più luminose). La visibilità della Via Lattea è spesso un buon indicatore: se riusciamo a vederla, allora il sito di osservazione è abbastanza buio.

    Non c’è alcuna necessità di eventuali telescopi o binocoli ad alta risoluzione: l’occhio nudo è l’arma migliore perché può immergersi in tutto il cielo, e le meteore possono apparire in tutte le direzioni con una velocità tale da sfuggire a qualsiasi lente. L’importante è non avere fretta: l’occhio umano impiega circa venti minuti per adattarsi al buio; bisogna dunque concedersi il tempo necessario per abituarsi all’oscurità.

    Da non sottovalutare nemmeno la postura adottata per seguire il fenomeno… meglio se comoda in quanto la nostra testa pesa molto e i muscoli del collo non sono abituati a tenerla sospesa in strane posizioni. L’ideale è stare stesi, magari su un piano leggermente inclinato, con i piedi più bassi rispetto alla testa.

    Nel sito dell’Osservatorio di Nus in Valle D’Aosta troverete alcuni pratici consigli per non perdere neanche un secondo dello spettacolo celeste più romantico dell’anno.

    Teerum Valgemon Aesai

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    03.08: “Antropologia della Stregoneria – Elementi Storici ed Antropologici di un Fenomeno”.

    Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
    teerumvalgemonaesai.blogspot.com

    ASTROSUMMER 2014 – FINO AL 14 SETTEMBRE

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    Sesta edizione del ciclo estivo del Planetario di Roma, quest’anno a Technotown, nel castelletto medievale di Villa Torlonia. Più di due mesi di programmazione pomeridiana e serale tra spettacoli in cupola, osservazioni telescopiche, racconti celesti e collegamenti in remoto al Virtual Telescope. L’Astrosummer 2014 si svolgerà fino al 14 settembre – con una pausa tra il 10 e il 24 agosto: un’occasione ideale per contemplare le stelle nelle calde serate estive. Un evento speciale, a sorpresa, chiuderà la ricca programmazione di Astrosummer 2014 nella serata del 14 settembre.

    Il Calendario e la descrizione degli spettacoli e degli eventi sono disponibili sul sito.
    Per informazioni e prenotazioni Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00) – info@planetarioroma.it
    La capienza del Planetario Gonfiabile è di 30 persone.

    *Il planetario è ospitato all’interno di una cupola gonfiabile che non permette l’ingresso a sedie a rotelle e a carrozzine. Per informazioni chiamare lo 060608

    www.technotown.it – www.planetarioroma.it

    A caccia di inquinamento per trovare gli alieni

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    Le nuove frontiere della ricerca SETI

    C’è qualcuno lì fuori? È la domanda che tutti da sempre ci facciamo, ma più di tutti gli astronomi e gli appassionati di vita extraterrestre.

    Se cerchiamo forme di vita aliena nell’Universo sembra proprio che fino a oggi abbiamo sbagliato tutto, o almeno non abbiamo ottenuto chissà quali grandi risultati. Un gruppo di ricercatori de l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) ha ipotizzato, invece, che basterebbe cercare tracce di inquinamento nello spazio per trovare (magari) civiltà extraterrestri su altri mondi. Insomma, proprio come noi esseri umani inquiniamo il nostro pianeta e l’orbita circostante, anche qualche forma di vita aliena potrebbe fare (o aver fatto) lo stesso con il proprio pianeta. Dopo anni e anni di ricerche senza sosta, sembra che siamo vicini a rilevare segni di vita aliena su altri mondi.

    Cosa hanno pensato i ricercatori? Studiando le atmosfere dei pianeti extrasolari possiamo trovare gas come ossigeno e metano che coesistono solo in presenza di vita microbiotica. Ma questi gas vengono anche da semplici forme di vita come i microbi. Il passo successivo è capire se ci sono (o ci sono state in un lontano passato) forme di civiltà avanzate come o più della nostra e se mai hanno lasciato un segno della loro presenza, come forme particolari di inquinamento.

    Per offrire un nuovo approccio nella ricerca di intelligenza extraterrestre (SETI) verrà in aiuto il James Webb Space Telescope di NASA/ESA/CSA, il telescopio di nuova generazione che sostituirà Hubble e verrà lanciato nel 2018.

    «Pensiamo che l’inquinamento industriale sia la prova di forme di vita intelligenti, ma è probabile che civiltà più avanzate non la pensino come noi, essendo poco furbo inquinare l’aria del proprio pianeta», ha detto Henry Lin, primo autore della ricerca pubblicata su The Astrophysical Journal.

    Non è la prima volta nella comunità scientifica che si discute della ricerca di segni molecolari di vita primitiva nelle atmosfere dei pianeti extrasolari. «Abbiamo sempre cercato anche segnali radio e laser emessi da civiltà avanzate», ha spiegato a Media INAF Avi Loeb, ricercatore dell’Università di Harvard e co-autore dello studio.«Circa un anno fa ho avuto l’idea di cominciare a cercare prove di inquinamento industriale nello spazio oltre il nostro Sistema solare». Oltre ai due astrofisici, quindi, nel team c’è anche Gonzalo Gonzalez Abad, un esperto di inquinamento industriale nell’atmosfera terrestre.

    Proprio grazie al JWST i ricercatori potrebbero essere in grado di rilevare due tipi di clorofluorocarburi, composti chimici contenenti cloro, fluoro e carbonio, indicati con la sigla CFC, contenuti in solventi e prodotti spray che distruggono lo strato dell’ozono. «Le molecole che consideriamo come CFC sono quelle responsabili del riscaldamento globale sulla Terra», ha spiegato Loeb.« Una di queste molecole, il tetrafluorometano (CF4), può rimanere nell’aria anche per 50.000 anni, mentre altre non arrivano a 10 anni o anche meno». Un’altra molecola facile da rivelare sarà il triclorofluorometano (CCI3F). «Se troveremo solo le prove di molecole durature, questo può indicare che stiamo guardando le rovine di una civiltà che è andata distrutta. In questo caso potrebbe servirci da lezione per non continuare a distruggere il nostro pianeta e la sua atmosfera».

    Il James Webb Space Telescope: il lancio è previsto per il 2018

    Il piano è ambizioso. L’unico problema finora rilevato dagli esperti è che il James Webb Space Telescope  può rilevare solo le sostanze inquinanti presenti attorno a un pianeta simile alla Terra che circonda una stella nana bianca, vale a dire ciò che resta quando una stella come il nostro Sole muore. Cercare molecole inquinanti su un pianeta simile alla Terra ma che orbita intorno a una stella simile al Sole richiederebbe uno strumento molto superiore a JWST – un telescopio di “next-next-generation”.

    Loeb ha calcolato che «JWST può catturare le impronte spettrali dei clorofluorocarburi su pianeti extrasolari con un’inquinamento industriale dieci volte più grande di quello sulla Terra».

    A Media INAF Loeb spiega come si svolgerà lo studio: «Immaginate un pianeta che orbita intorno alla sua stella madre: se stiamo osservando la stella da lontano in direzione del piano orbitale, vedremo che il pianeta passa davanti alla stella in maniera regolare (ed è così che spesso vengono scoperti i pianeti, ndr). In quel momento una frazione della luce della stella passa attraverso l’atmosfera del pianeta dirigendosi verso di noi; la luce viene assorbita dagli atomi o dalle molecole nell’atmosfera del pianeta, che ha una impronta spettrale associata alle lunghezze d’onda con cui assorbe la luce. Misurando lo spettro della luce che passa attraverso l’atmosfera del pianeta possiamo studiare nel dettaglio la composizione della sua atmosfera. Per quanto riguarda le nane bianche, che hanno una dimensione paragonabile a quella della Terra, l’occultazione di luce da parte di un pianeta, orbitante la fascia abitabile, sarebbe decisamente superiore, rendendo la sfida più abbordabile».

    Ed ecco dunque perché fare ricerche del genere sui numerosi sistemi planetari orbitanti nane bianche, può essere più produttivo. «Una nana bianca con un’età di qualche miliardo di anni – ha detto Loeb – ha un colore simile a quello del Sole ed è molto probabile che la vita si sviluppi su un pianeta vicino ad essa soprattutto se si trova nella zona abitabile, cioè ad una distanza tale che la temperatura della stella riesca a mantenere l’acqua allo stato liquido. Essendo 100 volte più piccola del Sole, la fascia di abitabilità della nana bianca si troverà 100 volte più vicino rispetto alla distanza Sole-Terra. È come se ci volessimo scaldare con una piccola fiamma: bisogna andare sempre più vicino».

    Dunque la ricerca della vita passa per varie strade, il che dimostra perché non sia facile trovarla. Per anni si è atteso un segnale radio proveniente da un altro pianeta, d’altronde sembrava il metodo più semplice. L’umanità infatti da quando è nata la radio emette segnali che viaggiano nel cosmo, la cosiddetta bolla di Berlusconi. E dalla rivoluzione industriale immette nell’atmosfera gas inquinanti. Insomma se nella nostra galassia c’è qualche altro sconsiderato, può essere che lo troviamo.

    Per saperne di più

    Leggi QUI lo studio “Detecting industrial pollution in the atmospheres of earth-like exoplanets” di Henry W. Lin, Gonzalo Gonzalez Abad e Abraham Loeb

    Luna, Saturno e Marte “in fila”

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    La sera del 3 agosto, verso le 22:45, sull’orizzonte di sudovest si potrà osservare una bella congiunzione “lineare” tra Saturno, Luna, Marte e Spica. I quattro oggetti si mostreranno infatti allineati lungo una porzione di eclittica estesa tra Libra e Vergine per meno di 25°.

    PERSEIDI 2014 – pioggia molto tranquilla …con Luna

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    Perseidi 2014
    La figura in alto mostra la posizione del radiante delle Perseidi come apparirà verso le 2:00 del mattino del 13 agosto, quando la costellazione sarà alta circa +40° sull’orizzonte di nordest. Sarà questo l’orario più adatto per gli osservatori del nostro paese, sempre tenendo a mente che lo sciame sarà comunque attivo per un periodo molto più lungo; e che nei giorni a cavallo del Massimo sarà sempre possibile osservare la caduta di grandi bolidi isolati.
    Perseidi 2014
    La figura in alto mostra la posizione del radiante delle Perseidi come apparirà verso le 2:00 del mattino del 13 agosto, quando la costellazione sarà alta circa +40° sull’orizzonte di nordest. Sarà questo l’orario più adatto per gli osservatori del nostro paese, sempre tenendo a mente che lo sciame sarà comunque attivo per un periodo molto più lungo; e che nei giorni a cavallo del Massimo sarà sempre possibile osservare la caduta di grandi bolidi isolati.

    Le analisi dei residui cometari della Swift-Tuttle (la cometa da cui si è originato lo sciame), anche quest’anno escludono che la Terra possa attraversare delle nubi particolarmente dense di meteoroidi; gli esperti prevedono infatti che difficilmente lo ZHR supererà la cinquantina di meteore l’ora.
    Il massimo teorico è previsto per le prime ore del mattino del giorno 13, ma ovviamente raccomandiamo di seguire lo sciame anche la sera del 12, senza trascurare la possibilità (come avvenuto spesso negli ultimi anni) di estemporanee cadute di luminosissimi bolidi a qualunque ora della notte. Come sempre, il segreto per godersi lo spettacolo, tanto più in una notte di Luna piena, sarà quello di uscire dalle città e di osservare da luoghi veramente bui e con poca umidità, in modo da minimizzare la diffusione della luce lunare.

    Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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    STAGE ASTRONOMICO A LUMEZZANE
    1/3.08: presso l’Osservatorio Serafino Zani. Durante lo stage vengono approfondite le principali tecniche di ripresa ed elaborazione di immagini astronomiche. Il corso è aperto a tutti gli appassionati di astronomia ed è strutturato su due livelli: un livello “base” e “avanzato”. La prenotazione è obbligatoria e i posti disponibili sono 20.

    Per info: osservatorio@serafinozani.it
    www.astrofilibresciani.it

    Al Planetario di Ravenna

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    29.07: “E pare stella che tramuti loco… Le stelle cadenti di Agosto” di Paolo Morini.

    Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

    Teerum Valgemon Aesai

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    26.07: “Da scie nel cielo a destinazioni spaziali: Storia delle comete attraverso i millenni” con Claudia Mignone.

    Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
    teerumvalgemonaesai.blogspot.com

    ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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    IV Star Party Nazionale UAI di Campo Catino

    25-27 luglioLo Star Party del Centrosud nel territorio più sorvegliato dall’Inquinamento Luminoso. A 1.800 m. s.l.m., un ampio piazzale con visibilità a 360°, un intero albergo e l’Oss. Astronomico di Campo Catino (OACC) a disposizione degli astrofili. Previste conferenze e seminari a tema. Organizzazione congiunta di
    OACC e ATA (Associazione Tuscolana di Astronomia)

    > http://divulgazione.uai.it

    Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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    25.07: Osservazione del cielo dall’albergo ristorante Soldanella, Piani Resinelli

    Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

    Quadranti galattici – approfondimenti sul quesito e soluzione

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    Soluzione, considerazioni e approfondimenti suggeriti sul quesito posto da Paolo Alessandrini nella rubrica Moebius pubblicata su Coelum 180 di aprile

    La tavola rotonda di Dudeney

    Nel 1907 Henry Dudeney, grande creatore di rompicapi e giochi matematici, propose il seguente problema: “Fate accomodare le stesse n persone a una tavola rotonda (n-1)(n-2)/2 diverse volte, in modo che nessuna persona abbia per più di una volta gli stessi due vicini”.

    L’enigma venne pubblicato, assieme a molti altri, nel libro “The Canterbury Puzzles”, uno dei grandi classici della matematica ricreativa.

    L’immagine della tavola rotonda richiama subito alla mente i cavalieri della corte di re Artù, menzionati nelle leggende del ciclo bretone. Nelle diverse versioni, il numero di questi nobili personaggi varia molto, da 12 a oltre 150.

    A noi, però, non importa quanti fossero i cavalieri: ci basta chiamare questo numero n.

    Il problema di Dudeney suggerisce che esistano (n-1)(n-2)/2 diversi modi di accomodare i cavalieri a tavola, rispettando il vincolo per cui nessuno di loro ritroverà per più di una volta la stessa coppia di colleghi ai suoi due lati. Perché proprio (n-1)(n-2)/2?

    Lo possiamo comprendere facilmente.

    In quanti modi possiamo riempire il posto alla destra di re Artù? Naturalmente in n-1 modi, perché possiamo collocare chiunque degli n cavalieri tranne lo stesso sovrano. E una volta occupato quel posto, quanti modi abbiamo di piazzare un commensale alla sinistra di Artù? Ovvio: n-2, perché a questo punto abbiamo già escluso 2 persone. Quindi esistono (n-1)(n-2) modi di riempire i due posti vicini all’illustre sovrano.

    Ma facciamo attenzione all’esatta formulazione del problema: ciascun cavaliere non deve ritrovarsi più volte la stessa coppia di vicini, indipendentemente dal fatto che siano scambiati di posto. Di conseguenza contando (n-1)(n-2) modi abbiamo in realtà contato ogni configurazione due volte: il numero giusto è quindi (n-1)(n-2)/2.

    Per fortuna la matematica è democratica, per cui il ragionamento condotto per re Artù si applica pari pari a tutti i cavalieri. Possiamo allora concludere che il numero di configurazioni proposto da Dudeney è corretto.

    Il numero (n-1)(n-2)/2 può essere ricavato anche attraverso un procedimento appena diverso. Il numero di possibili disposizioni degli n cavalieri corrisponde infatti al numero di modi in cui possiamo estrarre 2 elementi da un insieme di n-1 elementi.

    Chi mastica un po’ di matematica sa che questo numero è espresso dal coefficiente binomiale “n su 2”, cioè:

    Per fortuna abbiamo ritrovato lo stesso numero di prima!

    Vabbè: ma adesso, che ce ne facciamo di questo bel numerino? Sapere quanti sono i modi di far sedere i cavalieri non significa conoscere nel dettaglio tutte queste disposizioni.

    D’altra parte la determinazione di queste configurazioni costituisce il vero rompicapo di Dudeney.

    Il problema è stato risolto per qualsiasi n pari, ma non ha una soluzione generale se n è dispari. Ai tempi di Dudeney (che morì nel 1930), per esempio, non era nota alcuna soluzione per il caso n = 13, che richiama alla memoria l’ultima cena di Gesù.

    Lo stesso matematico inglese descrisse in dettaglio tutte le soluzioni dell’enigma per n compreso tra 3 (numero minimo di commensali per il quale il problema ha senso) e 12.

    Ad esempio, la figura seguente illustra le soluzioni (uniche) per n uguale a 3, 4, e 5.

    Dagli anni Sessanta in poi, il problema venne preso in grande considerazioni da diversi matematici e risolto per valori più alti di n, anche sfruttando algoritmi informatici.

    Ad oggi, il valore più basso di n per il quale non è nota alcuna soluzione è 41: si sa che le configurazioni in questo caso sono (41-1)(41-2)/2 = 780, ma nessuno sa quali siano di preciso.

    L’intricato caso dei governatori galattici

    Anche se ambientato in un contesto fantascientifico e non nello scenario delle leggende anglosassoni, l’enigma del numero 180 di Moebius era una riformulazione del classico problema di Dudeney.

    Al posto della tavola rotonda c’è la Via Lattea, e i commensali sono sostituiti dai settori galattici amministrati da altrettanti governatori. Con i quattro quadranti alla Star Trek la soluzione è semplice: anzi, l’avete già vista nella figura precedente.

    Con n = 4 abbiamo (n-1)(n-2)/2 = (4-1)(4-2)/2 = 3 disposizioni possibili.

    Ad esempio, se i governatori sono A, B, C e D, lo schema di rotazione che risolve il problema è il seguente:

    A B C D

    A B D C

    A C B D

    Si noti che in ciascuna disposizione l’ultimo governatore (quello indicato a destra) sarà vicino al primo (quello più a sinistra). Questo significa che ad esempio la prima configurazione A B C D può indifferentemente essere scritta anche come B C D A, oppure C D A B, oppure D A B C.

    Tenendo conto di questo fatto, potrete constatare che con n = 4 non vi sono altre soluzioni del problema.

    Con sei settori, la faccenda si fa più complicata. Lo ammetto: questa volta sono stato cattivello, e infatti nessuno, per la prima volta nella storia della rubrica (che ormai si accinge a festeggiare il suo primo compleanno), è riuscito ad aggiudicarsi l’abbonamento semestrale.

    Una nostra vecchia conoscenza, però, è riuscita a risolvere il rompicapo: Maurizio Carlino. Il provetto risolutore di problemi non è stato menzionato in calce alla rubrica del numero 182, perché la sua risposta è arrivata quando l’articolo era già prossimo alla stampa. E comunque Carlino aveva già vinto l’abbonamento in precedenza, e quindi la sua partecipazione (come lui stesso aveva sottolineato) era fuori concorso.

    Mi scuso comunque con Carlino per non averlo citato nella rubrica di maggio, e mi complimento con lui per la sua brillante impresa.

    Com’è ormai sua abitudine, il nostro affezionato lettore ci ha inviato un’analisi dettagliata del problema, corredata dalla soluzione e da una spiegazione approfondita del procedimento adottato per ottenerla.

    Come si risolve la parte difficile del problema, cioè lo schema di rotazione dei 6 governatori? In questo caso le possibili configurazioni sono (6-1)(6-2)/2 = 10, ma quali sono?

    Trovarle “a mano” era possibile, ma non semplice. Un programma informatico sicuramente rappresentava una via più agevole, e non a caso questo è stato il procedimento scelto da Carlino.

    Identificando i governatori con le prime 6 lettere dell’alfabeto, la soluzione proposta dal nostro lettore-risolutore è la seguente:

    A B C D E F

    A B D C F E

    A B E D F C

    B D E A F C

    B D F A C E

    A D B F C E

    A C D F B E

    D C E F B A

    C B E F D A

    C B F A D E

    Nella tabella seguente, inviataci dal nostro lettore, vengono evidenziate le coppie di vicini di ogni governatore in ciascuna delle 10 configurazioni.

    Naturalmente questa è una delle molte soluzioni possibili del problema con n = 6: a differenza del caso con n = 4, infatti, la soluzione non è affatto unica.

    Non contento di aver comunque risolto il problema “base”, Carlino ha analizzato il numero di spostamenti necessari per passare da una configurazione a quella successiva.

    Nella soluzione esposta sopra, questo numero è sempre 3, tranne che per il primo passaggio, nel quale sono necessari 4 spostamenti. Il numero totale di spostamenti è quindi pari a 28.

    Ci scrive Carlino:

    Non sono riuscito a trovare una soluzione che presenti un numero inferiore di spostamenti, ma non dispongo di una dimostrazione matematica del fatto che 28 sia il valore minimo. Sarà molto interessante scoprire se qualcun altro è stato capace di produrre una soluzione a ‘costo’ inferiore; al momento posso solo dire che il mio algoritmo non ha trovato soluzioni inferiori a 28 con il vincolo di usare ad ogni passo una nuova configurazione che differisse dalla precedente di al più 4 spostamenti. In particolare non sono riuscito a trovare soluzioni con costo totale = 27 in cui tutte le 9 configurazioni avessero un costo pari a 3 e neppure almeno una soluzione in cui compaia una configurazione di costo 2 seppur teoricamente compatibile con i vincoli del problema.”

    Giro l’interessante sfida ai lettori e ai visitatori!

    In conclusione, complimenti a tutti i lettori che hanno affrontato il problema e in particolare al bravissimo Maurizio Carlino.

    Al prossimo enigma!

    Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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    Comete – La Pan-STARRS torna a brillare – buone le previsioni per la JACQUES

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    comete
    Il percorso apparente in luglio-agosto della C/2014 E2 (Jacques), cometa che fino alla prima decade di luglio sarà praticamente inosservabile per congiunzione con il Sole, ma che nei giorni seguenti potrebbe regalare la sorpresa di riapparire nel cielo dell’alba con una magnitudine alla portata di un binocolo. L’ora migliore per tentare l’osservazione è quello delle 4:00, quando il cielo sarà ancora sufficientemente scuro e la cometa avrà avuto il tempo di alzarsi di qualche grado sull’orizzonte.Fino alla fine di agosto, se le stime di Seeichi Yoshida si dimostreranno attendibili, la Jacques dovrebbe conservare una magnitudine di +6,5, sempre più alta in cielo e diretta verso Cassiopea.

    comete
    Il percorso apparente in luglio-agosto della C/2014 E2 (Jacques), cometa che fino alla prima decade di luglio sarà praticamente inosservabile per congiunzione con il Sole, ma che nei giorni seguenti potrebbe regalare la sorpresa di riapparire nel cielo dell’alba con una magnitudine alla portata di un binocolo. L’ora migliore per tentare l’osservazione è quello delle 4:00, quando il cielo sarà ancora sufficientemente scuro e la cometa avrà avuto il tempo di alzarsi di qualche grado sull’orizzonte.Fino alla fine di agosto, se le stime di Seeichi Yoshida si dimostreranno attendibili, la Jacques dovrebbe conservare una magnitudine di +6,5, sempre più alta in cielo e diretta verso Cassiopea.

    Invece, in questi ultimi giorni la cometa è sembrata in grado di arrivare alla settima magnitudine già in luglio e questo fa ben sperare per il passaggio al perielio del prossimo autunno, quando si avvicinerà alla Terra fino a una distanza di 0,953 UA. Purtroppo, in luglio comincerà a farsi troppo vicina al Sole (il 27 agosto arriverà al perielio), tanto da risultare praticamente inosservabile dalla seconda metà del mese fino a settembre. Si troverà infatti a nord-ovest della testa del Leone, e quindi tramonterà quasi in coincidenza con l’inizio della notte astronomica.

    EFFEMERIDI

    Ma se l’osservazione metodica sul lungo periodo ne sarà in qualche modo impedita, forse sarà possibile compiere “l’impresa di un giorno”, provando a riprendere la Pan-STARRS il 22 sera, quando la sua coda dovrebbe transintare sulla galassia NGC 2903 (con la testa 48 primi d’arco a ovest).

    Al Planetario di Ravenna

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    22.07: “Le favole del Cielo” di Agostino Galegati (conferenza adatta a bambini a partire da 10 anni).

    Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

    ASTROINIZIATIVE UAI

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    21-25.07:Presso il Parco Astronomico delle Madonie, Isnello (PA), si terrà invece la scuola estiva di astronomia del Sud Italia, con corsi base di Astronomia, Scienze della Terra e dei Pianeti, Cosmologia a cura della Commissione Didattica UAI – http://didattica.uai.it/

    Dschubba, la “fronte dello Scorpione”, torna a competere con Antares

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    Puntualmente come ogni anno, la costellazione dello Scorpione torna in estate ad affacciarsi all’orizzonte sud, rendendosi ben visibile già al termine del crepuscolo. La rossa Antares, che ne segna il cuore, ed altre luminose stelle che ne formano la testa, la coda e l’aculeo delineano quella che è senz’altro una delle più realistiche tra le 88 costellazioni che, situata proprio nei pressi del rigonfiamento galattico, si arricchisce di un incredibile numero di oggetti del profondo cielo.


    Proprio in questo periodo, da quelle parti, è in corso il ripetersi di un notevole evento che, esattamente undici anni fa, destò per la prima volta l’attenzione degli star-gazers e dei professionisti: Delta Scorpii aumentò di luminosità tanto da divenire la seconda stella della costellazione, rivaleggiando quasi con la stessa Antares.
    La spiccata luce azzurra di Dschubba – questo il nome proprio di δ Scorpii, storpiatura dell’arabo Al jabat, “la fronte dello Scorpione” – giunge a noi dopo aver viaggiato nelle profondità del cosmo per ben 400 anni e splende solitamente di magnitudine +2,3.

    A partire dal 2000, però, la sua luminosità a iniziato ad incrementare fino a raggiungere, nell’estate del 2003, la magnitudine record +1,5. Non avendo notizie di simili eventi accaduti in passato, l’outburst di undici anni fa è quindi da considerarsi come il primo evento del genere della stella. Comunque, come capita a ogni variabile che si rispetti, anche per Delta Scorpii è cominciato il calo di luminosità che, dal 2008, si è stabilizzata sulla magnitudine +2,1, di due decimi superiore alla sua usuale magnitudine.

    In qualche modo, però, la stella ha preso gusto ad esibirsi: e infatti, non solo ha ripetuto inaspettatamente l’exploit all’inizio di quest’anno, ma lo ha anche prolungato per un lungo periodo alla magnitudine 1,7; solo nelle ultime settimane Delta Scorpii è scesa di due decimi di magnitudine, splendendo comunque al di sopra della seconda grandezza.
    Il primo a notare l’outburst del 2003 fu Sebastian Otero, astrofilo argentino e tenace studioso di stelle variabili, che dall’episodio di tre anni prima aveva tenuto d’occhio la stella tracciandone la curva di luce; fino a quando, una sera dell’estate 2003 si accorse ad occhio nudo che essa appariva ben più evidente del solito, specie confrontata con altre stelle della zona. Ma non è questa la solita caratteristica fotometrica evidenziata: Delta Scorpii, infatti, subisce anche variazioni di piccola ampiezza che si svolgono nel periodo di poche ore senza evidenziare un unico periodo, bensì, un certo numero di periodi sovrapposti; questi si scontrerebbero l’un l’altro, esattamente come il suono prodotto da una chitarra non non accordata, risultando in variazioni all’apparenza irregolari. Secondo il modello proposto per spiegare tale comportamento, non è tutta la stella a subire le pulsazioni di piccola entità osservate quanto solo alcune sue parti, che si contrarrebbero ed espanderebbero a velocità comprese tra 10 e 20 km/s proprio come le oscillazioni subite da una classica bolla di sapone. Tale comportamento è caratteristico della famiglia delle variabili pulsanti di tipo β Cephei.

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    δ Sco è membro dell’associazione Scorpius-Centaurus OB che, situata ad una distanza compresa fra i 380 e i 470 anni-luce dal Sole, risulta essere il più vicino sistema di questo tipo; tutte le componenti di questo gruppo evidenziano il medesimo moto proprio, con vettori di velocità più o meno paralleli e coprendo 0,02”-0,04” d’arco all’anno, muovendosi a circa 20 km/s rispetto al Sole. Tutte queste stelle sono sicuramente nate dalla stessa nube di gas e polveri in un range compreso tra circa 5 milioni di anni per quelle appartenenti al sottogruppo dello Scorpione e i 17-22 milioni di anni per i sottogruppi del Centauro-Lupo.

    Di fatto, δ Sco è uno dei membri più luminosi di questo vasto gruppo del quale la rossa Antares è la componente più massiccia ed evoluta. Tra l’altro, δ Sco è abbastanza calda da ionizzare una nube gassosa lontana ben 10 anni-luce che ha formato una sorta di grande buco nel materiale nebulare attorno a sé; Sh2-7, questo il nome della nebulosa che risulta del tutto invisibile al telescopio, è molto probabilmente residuo dell’antica nube molecolare dalla quale si è formata l’associazione Scorpione-Centauro.

    I tre outburst ad oggi esibiti da δ Sco ne fanno senz’altro la più spettacolare tra le variabili note come γ Cassiopeiae, il cui capostipite è la stella centrale di Cassiopea. Anch’essa di tipo B0, nel 1937 passò dalla magnitudine 2,25 alla 1,6 in un brevissimo periodo, rimanendo stabile al picco di luminosità per alcuni mesi; nei tre anni successivi scese addirittura alla magnitudine 3,0, impiegando in tutto più di 15 anni per ritornare alla normale luminosità, alla quale tutt’ora risiede. Durante l’outburst, il suo spettro presentava righe di assorbimento diffuse e sbiadite alle quali, però, erano accoppiate righe in emissione H-alpha: indice che una qualche struttura gassosa era presente attorno alla stella.
    Proprio per questo motivo, tali stelle sono anche note come variabili Be (la e nella sigla ad evidenziare la presenza delle righe ad emissione dell’idrogeno sovrapposte ad un normale spettro di assorbimento), delle quali si conoscono non più di 160 campioni nella Galassia, il 20% circa delle stelle O e B sconosciute.

    Fig.1- Il fenomeno delle stelle Be. Cortesia AAVSO - http://www.aavso.org/vsots_delsco (Crediti: Enzo De Bernardini)

    Da un punto di vista evolutivo, le Be sono stelle di popolazione I ad elevata temperatura che, a causa delle loro elevate masse, consumano troppa energia, rendendo la loro vita relativamente breve; nel giro di poche migliaia d’anni dalla loro nascita sono infatti divenute sub-giganti azzurre, avviandosi ad uscire dalla sequenza principale del diagramma HR: esaurendo le ultime riserve di idrogeno disponibili nel grosso nucleo centrale, esse vanno incontro alle manifestate variabilità di piccola entità di cui abbiamo già parlato. Ma, soprattutto, esse sono accomunate dal possedere rapide rotazioni sul proprio asse, tipicamente dell’ordine dei 250 km/s ma in alcuni casi maggiori anche del doppio; la stessa velocità di rotazione all’equatore di δ Sco, ad esempio, è stimata in circa 180 km/s, 90 volte quella del Sole il cui equatore si muove a soli 2 km/s!

    A causa dell’elevatissima forza centrifuga, le stelle Be si allargano all’equatore, espellendo anelli gassosi che vanno a disporsi attorno ad esse: proprio da questi anelli, eccitati e ionizzati dalle radiazioni ultraviolette provenienti da Delta Scorpii e dalle altre stelle B, deriverebbero le righe di emissione osservate.

    Delta Scorpii è in realtà sede di uno strettissimo sistema doppio. La componente principale è una stella azzurra, la cui classe spettrale si colloca esattamente fra la B e la O. Stelle di questo tipo sono molto luminose, tanto che Delta 1 Sco, così come è stata definita la componente principale, è ben 14 mila volte più luminosa del Sole; tuttavia, la quantità di polveri interposte lungo la visuale tale da indebolirne la luminosità di un fattore pari almeno al 50%! Questa grande luminosità è si dovuta al raggio della stella, maggiore di cinque volte quello solare ma, soprattutto, alla sua temperatura superficiale, che si aggira intorno ai 30000 K: le radiazioni uscenti dalla sua fotosfera sono talmente enormi da aver creato molto probabilmente attorno ad essa una sorta di atmosfera che va ad intercettare sicuramente anche l’anello gassoso prodotto all’equatore. Come ogni supergigante azzurra che si rispetti, la massa di Delta 1 Sco è ritenuta essere almeno 20 volte quella della nostra stella: tenendo conto della sua grande massa, il suo destino è quello di esplodere come supernova, secondo alcune stime, entro i prossimi 10-15 milioni di anni.

    Meno conosciute sono le caratteristiche della secondaria. Essa è di classe spettrale certamente non inferiore alla B3, 8 volte più massiccia del Sole e dalla temperatura superficiale stimata in circa 18.000 K: parametri che ne determinano la luminosità intrinseca 2.800 volte quella solare. Essa impiegherebbe poco meno di 11 anni per completare un’orbita che risulta essere alquanto eccentrica; in altri termini, le due componenti si avvicinano molto al periastro, forse a meno di 1 Unità Astronomica. Ed è forse proprio tale vicinanza la causa dei poderosi outburst esibiti dalla componente principale. Infatti, l’inizio della fase attiva δ Sco ha avuto luogo poco dopo il passaggio periastro nel 2000 e nel luglio 2011, subito dopo un altro passaggio al periastro, la luminosità δ Sco tornò nuovamente ad aumentare: solo una coincidenza? Si sospetta fortemente che la componente secondaria, giungendo al periastro con una certa velocità derivata dall’orbita fortemente eccentrica, vada ad intercettare l’anello gassoso espulso da Delta 1 Sco, devastandone la struttura: proprio in quella circostanza, la luminosità della stella aumenterebbe, in quanto non verrebbe più assorbita dal materiale in orbita attorno ad essa. Questa azione di disturbo si ripeterebbe quindi ogni 10-11 anni circa ma, stando così le cose, è certamente strano che nessun outburst di una certa entità sia stato esibito prima del 2003.

    A distanza di tre anni dal più recente periastro un nuovo incremento di luminosità è tutt’ora in corso; probabilmente, qualche strano sconvolgimento nell’anello o guscio gassoso che avvolge Delta Scorpii è in atto, tale da aver aperto una sorta di finestra sulla stella, che quindi si mostra quasi “senza veli”. Allorché nelle nottate estive la rossa Antares attrarrà le vostra attenzione, non dimenticate di rivolgere lo sguardo alla luce dell’azzurra stella situata nella della Scorpione, che tanto viene a raccontarci sulla sua complicata e mutevole natura.

    La sonda Rosetta osserva la doppia forma di 67P

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    Immgine grezza del nucleo doppio della cometa ripreso il 14 luglio

    La meta finale di Rosetta si conferma sempre di più come un  oggetto ricco di peculiarità. Le immagini scattate dallo strumento OSIRIS il 14 luglio, mostrano che il nucleo non è un oggetto monolitico, ma è costituito da due parti distinte a contatto tra loro.

    «Ovviamente da questa distanza le immagini non consentono ancora di capire molto sullo stato e natura della superficie – ha commentato il coordinatore scientifico dell’ASI Enrico Flamini – ma OSIRIS conferma di funzionare come ci si aspettava e tra poco riusciremo a vedere con maggiore chiarezza quali sorprese ci riserva Churyumov-Gerasimenko».

    L’immagine che vediamo in alto a sinistra, è stata realizzata dalla NAC di OSIRIS il 14 luglio, da una distanza di circa 12.000 chilometri. Una seconda immagine in basso a destra e un filmato – visibile qui sotto e in allegato –  sono stati realizzati usando la tecnica del sotto campionamento attraverso l’interpolazione che rende l’immagine più definita. Questa tecnica è stata utilizzata perché la sonda è ancora troppo lontana e allo stato attuale, ogni rilevamento di luminosità o l’individuazione di regioni più scure, potrebbe essere fuorviante.

    (Credit: ESA/ROSETTA/OSIRIS/MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA)

    Il filmato utilizza una sequenza di 36 immagini interpolate, catturate a 20 minuti l’una dall’altra. Questo procedimento ci offre una visione a 360 gradi dell’intera cometa, che non lascia dubbi sulla forma irregolare e sulla conformazione doppia, nota in astronomia con il nome di binaria a contatto.

    67P sembra formata da un primo segmento allungato e da un secondo, simile a un bulbo. Forme irregolari e allungate non sono rare per piccoli corpi del Sistema Solare, come asteroidi e comete. Dei cinque nuclei di comete osservate infatti fino ad ora – grazie ai fly-by effettuati dalle sonde – nessuno ha mai presentato  una forma sferica o regolare.

    Per citarne una, la cometa 103P/Hartley osservata nel 2011 dalla sonda EPOXI della NASA, si presentava all’osservatore con due distinte parti separate da una superficie liscia. L’interrogativo a cui rispondere nelle prossime settimane sarà:  67P può appartenere a questa tipologia di oggetti? La risposta genererà sicuramente numerosi studi tanti quanti ce ne sono sulla formazione delle comete.

    Immagine interpolata del nucleo doppio della cometa 67P

    Una delle teorie più popolari è che le  binarie a contatto si siano generate dall’incontro tra due comete causato dalla bassa velocità di collisione, agli albori della formazione del Sistema Solare. Oppure, 67P potrebbe aver acquisito la sua particolare forma grazie alla forte spinta gravitazionale generata da pianeti quali Giove o il Sole stesso.

    Una seconda ipotesi sostiene che 67P potrebbe aver assunto una forma sferica, diventata poi fortemente asimmetrica a causa dell’evaporazione del ghiaccio. Questa trasformazione potrebbe essere avvenuta nel momento dell’entrata della cometa nel Sistema Solare dalla Fascia Kuiper.

    «Al momento le immagini in nostro possesso, suggeriscono una struttura più complessa del previsto, ma c’è ancora molto da analizzare prima di giungere alle conclusioni  – ha dichiarato Fred Jansen, mission manager di Rosetta – non solo in termini generali di studio delle comete ma anche per gli aspetti operativi della missione, quali la discesa e l’atterraggio sulla superficie della cometa».

    Per approfondire

    KAZAKISTAN Viaggio a BAIKONUR In occasione del lancio nello spazio dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti

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    SAMANTHA CRISTOFORETTI

    SAMANTHA CRISTOFORETTI

    KAZAKISTAN Viaggio a BAIKONUR In occasione di un evento ECCEZIONALE: il lancio nello spazio dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti – 20/26 Novembre 2014.

    1° giorno, giovedì 20 Novembre – MILANO Malpensa / VIENNA / MOSCA

    Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Milano Malpensa in tempo per l’imbarco sul volo di linea Austrian Airlines, in partenza per Mosca, via Vienna. All’arrivo all’aeroporto di Mosca, sbarco e, dopo l’incontro con l’assistente locale, trasferimento in pullman riservato in hotel per la sistemazione nelle camere riservate, la cena ed il pernottamento.

    2° giorno, venerdì 21 Novembre – MOSCA / BAIKONUR

    Prima colazione in hotel e visita panoramica della città con guida locale parlante italiano. Pranzo libero a carico dei partecipanti e, in corso di giornata, trasferimento all’aeroporto di Mosca, dov’è fissato l’incontro con l’assistente locale per la consegna dei voucher e dei biglietti per il volo di proseguimento diretto a Baikonur. Imbarco e volo per Baikonur. All’arrivo, incontro con la guida locale parlante inglese e successivo proseguimento in pullman per l’hotel. Sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.

    3° giorno, sabato 22 Novembre – BAIKONUR

    Prima colazione in hotel e mattinata dedicate alla visita guidata del Museo di Baikonur dove si avrà la possibilità di vedere la grande collezione di oggetti unici come il primo Lunar Globe e gli effetti personali di Y. Gagarin, e della Casa Memoriale dedicata a Y. Gagarin e a S. Korolev, dove vissero fino al primo lancio della storia. Pranzo e, nel pomeriggio, visita di Buran, l’unico veicolo spaziale operativo e completato dal programma Sovietico, del sito di lancio di razzi Energia e del più grande complesso universale Stand Start. the launching site of rocket Energia and the biggest universal complex Stand Start che prevede il lancio verticale del veicolo spaziale Buran. Cena e pernottamento in hotel.

    4° giorno, domenica 23 Novembre – BAIKONUR

    Dopo la prima colazione in hotel trasferimento al Museo del Cosmodromo di Baikonur che racconta le principali fasi di sviluppo del cosmodromo ed anche la storia della città di Baikonur. Pranzo e, nel pomeriggio, tempo alla Scuola Internazionale Spaziale. Cena e pernottamento in hotel.

    5° giorno, lunedì 24 Novembre – BAIKONUR / IL LANCIO

    Prima colazione e trasferimento all’Assembly & Test Facility (№254), utilizzato per la manutenzione del lancio, dove è anche presente una camera per l’esaminazione medica dell’equipaggio spaziale prima del lancio. Si diventerà testimoni del report dell’equipaggio al Capo di Stato della Commissione in accordo con la loro autorizzazione al lancio. Normalmente occorrono circa 4 ore per preparare l’equipaggio al volo spaziale dopo il report. Nel frattempo verrà effettuata la visita ad un’altra and Test Facility (№ 112) dove i razzi sono assemblati e testati. Pranzo e successivo trasferimento al punto di osservazione del lancio a solo 2 km di distanza. Dopo il lancio ci si avvicinerà alla rampa di lancio per vedere ancora più da vicino e sentirne ancora il calore. Questa rampa di lancio fu istituita nel 1957 e fu utilizzata per il lancio del primo satellite e del primo uomo nella storia dell’esplorazione spaziale. Sin da allora la rampa di lancio è utilizzata per il Programma Spaziale di Stato e per la cooperazione internazionale nel settore spaziale. Cena e pernottamento in hotel.

    6° giorno, martedì 25 Novembre – BAIKONUR

    Dopo la prima colazione in hotel, trasferimento all’Hotel “Cosmonaut” dove tutti i cosmonauti vivono prima del lancio. Pranzo e, nel pomeriggio, visita guidata panoramica della città (3h00 circa) con i suoi parchi, i suoi monumenti ed il Padiglione dedicato a Gagarin. Tempo libero al mercato della città. Cena e pernottamento in hotel.

    7° giorno, mercoledì 26 Novembre – BAIKONUR / MOSCA / VIENNA / MILANO Malpensa

    Prima colazione in hotel e trasferimento in aeroporto per l’imbarco sul volo in partenza per il rientro in Italia, via Mosca. All’arrivo all’aeroporto di Milano Malpensa, sbarco e fine dei servizi.

    L’Organizzazione locale si riserva tutti I diritti di effettuare cambiamenti al programma, in base alle speciali e restrittive regole in regime al Cosmodromo. L’ok al lancio dipende dalle autorizzazioni dell’agenzia spaziale “Roscosmos”. Il lancio può essere posticipato per eventuali procedure straordinarie. In caso di cambiamento di data del lancio verranno valutate nuove tariffe/opzioni voli e lo spostamento dell’organizzazione logistica a Baikonur.
    PIANO VOLI
    20/11 MILANO Malpensa (h. 10.00) – VIENNA (h. 11.25) OS 512
    20/11 VIENNA (h. 12.45) – MOSCA (h. 18.35) OS 603

    21/11 MOSCA (h. .) – BAIKONUR (h. .)

    26/11 BAIKONUR (h. .) – MOSCA (h. .)

    26/11 MOSCA (h. 19.20) – VIENNA (h. 19.20) OS 604
    26/11 VIENNA (h. 20.10) – MILANO Malpensa (h. 21.35) OS 517

    EVENTUALE ALTERNATIVA PER IL RIENTRO DEL GIORNO 27/11
    27/11 MOSCA (h. 16.35) – VIENNA (h. 16.35) OS 602
    27/11 VIENNA (h. 17.35) – MILANO Malpensa (h. 19.05) OS 515

    QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

    minimo 15 partecipanti € 4.490,00
    Supplemento camera singola € 350,00
    Tasse aeroportuali € 155,00 (soggette a riconferma fino all’atto dell’emissione del biglietto aereo)

    La quota comprende:
    * voli di linea come da prospetto in classe economica da/per Mosca
    * franchigia bagaglio come da regolamentazione della compagnia aerea in vigore alla partenza
    * volo charterizzato Mosca/Baikonur/Mosca
    * sistemazione in hotel 4**** a Mosca per 1 notte e in hotel di categoria locale a Baikonur per 5 notti in camere doppie standard con servizi privati
    * pasti come da programma
    * bus locale e guida locale parlante italiano a disposizione per visite e trasferimenti previsti a Mosca
    * bus locale e guida locale parlante inglese a disposizione per l’intera durata del tour in Kazakistan per visite, escursioni ed attività come da programma, incluso permesso d’ingresso e visita al Cosmodromo di Baikonur
    * osservazione al lancio
    * visa support per l’ingresso in Russia e a Baikonur
    * omaggio dall’organizzazione locale (Model of Soyuz-TMA e foto autografata dell’equipaggio
    * capogruppo/guida astronomica
    * assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio.

    La quota non comprende:

    * tasse aeroportuali (€ 155,00 circa ad oggi e soggette a riconferma ad emissione biglietti)
    * eventuali adeguamenti tasse aeroportuali e security charges
    * peso eccedenza bagagli rispetto ai kg. indicati (da pagare direttamente alla compagnia aerea all’imbarco)
    * eventuali adeguamenti tariffari della quota volo, dovuti all’incremento/decremento di posti oltre a quelli inizialmente riservati per il gruppo alla stampa del programma di viaggio
    * eventuali adeguamenti della tariffa volo in conseguenza della mancata conferma del gruppo entro i termini stabiliti di scadenza opzione
    * pasti non esplicitamente menzionati nel programma
    * bevande ai pasti
    * escursioni ed attività facoltative
    * altri ingressi non esplicitamente menzionati nel programma
    * bagaglio extra, acquisti ed extra personali in genere
    * mance
    * tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”

    Supplementi da quantificare: * eventuale pernottamento supplementare a Mosca (notte di mercoledì 26 Novembre) nel caso non ci fosse la giusta coincidenza tra il volo charterizzato proveniente da Baikonur per Mosca ed il volo da Mosca per Milano Malpensa, via Vienna, e che renderebbe necessaria la riprotezione sul volo del pomeriggio seguente (giovedì 27 Novembre) come indicato nel piano voli.

    NOTE

    • Le quote del volo e dei servizi a terra sono state calcolate in base alle migliori tariffe disponibili ad oggi, Aprile 2014, pertanto sono soggette a riconferma in vista di eventuale variazione del costo del trasporto, del carburante, dei diritti e delle tasse di imbarco o sbarco.
    • Baikonur city è una strategica ed importante entità con ristrettissime regole per I visitatori. Per ottenere i permessi di ingresso al Cosmodromo occorrerà compilare ed inviare il modulo “application form”, unitamente alla copia del passaporto almeno 90 giorni prima della partenza.
      Le iscrizioni, pertanto, si raccolgono entro e non oltre venerdì 08/08/2014 con contestuale versamento di acconto pari al 25% della quota di partecipazione, oltre all’invio del modulo compilato (che Vi invitiamo a chiedere all’atto della prenotazione) e della copia del passaporto.

    NOTIZIE UTILI

    Visti & Documenti

    Il cosmodromo di Baikonur, anche chiamato Tjuratam, è la più vecchia e utilizzata base di lancio del mondo. Fu costruito dall’Unione Sovietica, ed ora è sotto l’amministrazione russa, nonostante geograficamente si trovi in Kazakistan. Il prezzo è incluso della lettera di invito per il visto turistico russo con doppia entrata.

    KAZAKISTAN – i viaggiatori di nazionalità italiana, così come quelli della maggior parte dei paesi, devono essere muniti di visto d’ingresso, che è consigliabile richiedere prima della partenza, anche se in casi particolari i visti possono essere rilasciati sia all’aeroporto sia alla frontiera terrestre, sempre previa autorizzazione Ministero degli Affari Esteri della Repubblica del Kazakistan. Il visto, a seconda della tipologia consente un soggiorno che varia da 30 giorni a un anno. Fra i documenti da presentare ricordiamo che il passaporto dovrà essere valido per almeno sei mesi dopo la scadenza del visto.

    RUSSIA – Per i cittadini italiani, oltre al passaporto valido e in regola con il bollo, occorre il visto consolare. Sono necessari:
    passaporto (firmato e con validità residua di almeno 6 mesi e 2 pagine libere consecutive) + formulario + 2 fototessera recenti, a colori, biometriche, su fondo bianco (no grigio, celestino o altro fondino anche molto chiaro) e senza occhiali scuri. Il passaporto è personale, pertanto il titolare è responsabile della sua validità e l’agenzia organizzatrice non potrà mai essere ritenuta responsabile di alcuna conseguenza (mancata partenza, interruzione del viaggio, etc.) addebitabile a qualsivoglia irregolarità dello stesso. Così come non si assume nessuna responsabilità in merito a danneggiamento, smarrimento o furto delle marche da bollo non applicate sul passaporto in modo regolare. Detti documenti dovranno pervenire alla società organizzatrice almeno 90 giorni prima della partenza per evitare diritti d’urgenza da parte del Consolato.

    Rischi sanitari

    vaccinazioni consigliate: epatite virale A, epatite virale B, febbre tifoide, rabbia. In Kazakistan non è sicuro bere l’acqua di rubinetto, per cui è consigliabile consumare solo acqua in bottiglie sigillate oppure bevande calde. In alternativa l’acqua corrente può essere trattata facendola bollire per almeno 15 minuti, al fine di garantire la più efficace delle purificazioni. Altri rischi: mal di montagna, brucellosi, leishmaniosi, encefalite da zecche, tetano. Il Kazakistan richiede il test dell’HIV agli stranieri che soggiornano nel paese per più di tre mesi. Consigliamo di portare sempre con sé una piccola farmacia da viaggio e di stipulare un’assicurazione sanitaria che preveda, oltre alla copertura delle spese mediche, anche l’eventuale rimpatrio aereo sanitario o il trasferimento in altro paese.

    Fuso orario

    (tre diversi): 4, 5 e 6 ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich
    Elettricità

    220V, 50Hz. Vengono usate le prese europee a due fori rotondi e senza collegamento a terra.
    Lingua

    kazako (lingua di Stato) e russo (lingua ufficiale); in crescita la conoscenza dell’inglese
    Moneta

    tenghè (KZT); il cambio è di 151,51 KZT/1 US$ e 199,00 KZT/1€. Il tasso di cambio varia in una banda di fluttuazione di +/-15%
    rispetto al dollaro americano.
    Telefono

    Prefisso dall’Italia: 007 (Kazakhstan) 7172 (Astana) o 7272 (Almaty)


    Informazioni e prenotazioni:

    CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15, Modena – Tel. 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it www.robintur.it
    Informazioni astronomiche: Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372 www.esploriamoluniverso.com
    Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550 www.esploriamoluniverso.com

    ASTROSUMMER 2014 – FINO AL 14 SETTEMBRE

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    Sesta edizione del ciclo estivo del Planetario di Roma, quest’anno a Technotown, nel castelletto medievale di Villa Torlonia. Più di due mesi di programmazione pomeridiana e serale tra spettacoli in cupola, osservazioni telescopiche, racconti celesti e collegamenti in remoto al Virtual Telescope. L’Astrosummer 2014 si svolgerà fino al 14 settembre – con una pausa tra il 10 e il 24 agosto: un’occasione ideale per contemplare le stelle nelle calde serate estive. Un evento speciale, a sorpresa, chiuderà la ricca programmazione di Astrosummer 2014 nella serata del 14 settembre.

    Il Calendario e la descrizione degli spettacoli e degli eventi sono disponibili sul sito.
    Per informazioni e prenotazioni Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00) – info@planetarioroma.it
    La capienza del Planetario Gonfiabile è di 30 persone.

    *Il planetario è ospitato all’interno di una cupola gonfiabile che non permette l’ingresso a sedie a rotelle e a carrozzine. Per informazioni chiamare lo 060608

    www.technotown.it – www.planetarioroma.it

    ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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    Eventi UAI > http://divulgazione.uai.it

    19 luglio La notte bianca dell’Apollo 11 – Ricordiamo quella notte 45 anni dopo…. aspettando la Luna

    Associazione Cascinese Astrofili

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    19.07: “La conquista della Luna” di Alberto Villa. Presso Giardino farmacia Piccioli, in Corso Matteotti a Cascina.

    Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
    domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
    Simone Pertici: Cell: 329-6116984
    simone.pertici@domenicoantonacci.it
    www.astrofilicascinesi.it

    Teerum Valgemon Aesai

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    19.07: “La Notte Bianca dell’Apollo 11”.

    Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
    teerumvalgemonaesai.blogspot.com

    Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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    18.07: “La fascia di abitabilità: l’acqua liquida culla della vita” di Matteo Romico.

    Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

    ASTROINIZIATIVE UAI

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    17-20.07: Presso l’Osservatorio Astronomico di Campo Catino a Guarcino (FR), si terrà la consueta scuola estiva di astronomia del Centro Italia, dedicata agli insegnanti, ma non solo… a cura della Commissione Didattica UAI – http://didattica.uai.it/

    Al Planetario di Ravenna

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    17.07: RavennaPoesia presenta “Il pièveloce Crono. Poesie sul Tempo” con Maria Giovanna Maioli, Franco Costantini e la partecipazione di Mina Bertolotto e Francesco Matteucci. Ingresso libero.

    Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

    Congiunzione a tre: Venere, Mercurio e Luna

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    Altra congiunzione che necessiterà di un cielo limpido (e non velato come nell’illustrazione) per essere apprezzata in pieno è quella che il mattino del 25 luglio vedrà Venere, Mercurio e Luna formare sull’orizzonte di estnordest un triangolo di circa sei gradi di
    lato. Alle 5:30, con il Sole sotto l’orizzonte di –5°, i due oggetti più bassi, ovverosia Mercurio e la falcetta di Luna, saranno alti solo +7 gradi.
    Perciò bisognerà fare presto con le osservazioni, prima che la luce del Sole divenga troppo invasiva.

    Al Planetario di Ravenna

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    15.07: “The Stars of The Little Prince. A talk in English about Astronomy, Life and Friendship” di Paolo Morini, Sara Ciet (conferenza in lingua inglese).

    Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
    www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

    Venere come la supernova del 1054

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    Poco prima dell’alba del 14 luglio, verso le cinque del mattino, Venere tornerà a dare spettacolo sopra l’orizzonte est, mostrandosi quasi nell’identica posizione e con la stessa luminosità della supernova che diede origine alla Crab Nebula, appena 30′ a nordest.
    All’ora indicata Venere sarà alta circa +10°, con il Sole sotto l’orizzonte di –8°; così che dovrebbe essere possibile intravedere
    anche le stelle più brillanti, come Aldebaran e forse zeta Tauri.
    Più in basso, condizioni del cielo permettendo, si dovrebbe poter apprezzare anche la presenza di Mercurio.

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