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ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Eventi locali patrocinati UAI
14-19 luglio Ponza delle Stelle – Isola di Ponza. Associazione Pontina di Astronomia

www.astronomiapontina.it

Congiunzione Marte Spica

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La sera del 13 luglio Marte si porterà fino a 1,3° da Spica, dando vita a una congiunzione degna di nota soprattutto per il contrasto di colore tra i due oggetti. Verso le 23:00 il pianeta e la stella saranno alti circa +15° sull’orizzonte di ovest-sudovest.

Asteroidi – Cerere e Vesta ultimi giorni insieme!

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cartina asteroidi 183
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta dal 10 al 31 luglio. Nello stesso periodo la separazione tra i due oggetti – che si muoveranno circa cinque gradi a sudest della stella Heze (zeta Virginis), di mag. +3,4 – varierà tra i 26' e i 2 gradi. Cerere apparirà in media di mag. +8,6, mentre Vesta di mag. +7,3, così che la coppia continuerà ad essere alla portata di un buon binocolo.
cartina asteroidi 183
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta dal 10 al 31 luglio. Nello stesso periodo la separazione tra i due oggetti – che si muoveranno circa cinque gradi a sudest della stella Heze (zeta Virginis), di mag. +3,4 – varierà tra i 26' e i 2 gradi. Cerere apparirà in media di mag. +8,6, mentre Vesta di mag. +7,3, così che la coppia continuerà ad essere alla portata di un buon binocolo.

I due asteroidi, dopo essere arrivati alla minima distanza il 5 luglio, continueranno infatti a viaggiare di conserva nella Vergine senza allontanarsi troppo l’uno dall’altro. Come si può infatti vedere dalla cartina
a sinistra, alla fine della prima decade saranno reciprocamente distanti poco più di 25′, e soltanto il 18 la separazione supererà la soglia psicologica dei 60 primi d’arco.

EFFEMERIDI

asteroidi opposizioneAnche per una buona parte di luglio, quindi, ci sarà la possibilità di osservare i due storici pianetini (l’avete notato? alla fine, il termine italiano, considerato da tempo desueto, è quello che per Cerere e Vesta più si avvicina alla nuova definizione – che non amo – di “pianeti nani”) nel campo di uno strumento usato a ingrandimenti medio bassi. Una congiunzione così stretta si ripeterà soltanto nel 2081, per cui capirete la mia insistenza nel pretendere, da chi si dice appassionato di astronomia, almeno una fuggevole occhiata (e due righe di conferma al sottoscritto)!

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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11.07:
“Misurare l’Universo: la scala delle distanze” di Paolo D’Avanzo.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Pan-STARRS sfila sulla galassia

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Serie di immagini della cometa C/2012 K1 (Pan-STARRS) riprese dalla missione NEOWISE della NASA in infrarosso. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Serie di immagini della cometa C/2012 K1 (Pan-STARRS) riprese dalla missione NEOWISE della NASA in infrarosso. Crediti: NASA/JPL-Caltech

La cometa C/2012 K1 Pan-STARRS è stata scoperta nel maggio 2012 dal progetto di indagine astronomica Panoramic Survey Telescope e Rapid Response System, nelle Hawaii, dalla cui sigla prende il nome, come tutte le comete scoperte dallo team.

Proveniente dalla lontana nube di Oort, un vasto serbatoio di comete ai margini del sistema solare, questa Pan-STARRS si trovava a “soli” 230 milioni di km dalla Terra quando è stata ripetutamente fotografata dalla missione NEOWISE della NASA, sul suggestivo sfondo di una ben più lontana galassia a spirale, chiamata NGC 3726, che è a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra, ovvero 2 miliardi di volte più lontano di quanto lo sia la cometa.

Nelle immagini si possono scorgere due code estendersi rispetto alla testa della cometa. La coda più grande, ben evidente, è composta da gas e particelle più piccole. La coda più debole, orientata verso sud e che è piuttosto difficile da individuare in queste immagini, potrebbe essere composta di grani di polvere più grandi e dispersi. L’immagine è stata ottenuta a partire dai dati raccolti dai due canali in luce infrarossa a bordo della sonda NEOWISE, con il canale di maggior lunghezza d’onda (centrato a 4.5 micron) reso con il colore rosso e il canale a minor lunghezza d’onda (3.4 micron) mappato in ciano. La cometa appare più luminosa nella banda di lunghezza d’onda maggiore, il che suggerisce ai ricercatori che la cometa sta probabilmente producendo quantità significative di monossido o biossido di carbonio.

La cometa è a buon punto nel suo cammino verso il Sole, arriverà alla minima distanza dalla nostra stella per la fine di agosto, ed è stata visibile agli appassionati dell’emisfero settentrionale per la maggior parte del mese di giugno (tra cui anche gli studenti che hanno utilizzato il TNG per fotografare la cometa in colori reali).
In autunno, dopo che la cometa avrà superato il perielio, potrà deliziare gli spettatori dell’emisfero sud dotati di piccoli telescopi.

La cometa C/2012 K1 (PanSTARRS) vista in giugno dal telescopio italiano TNG. Crediti: Telescopio Nazionale Galileo / W. Boschin – G. Andreuzzi

Congiunzioni a tre tra Luna, stelle e pianeti

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La notte tra il 5 e 6 luglio la Luna al primo Quarto si porterà ad una distanza di 2,5° da Marte (mag. +0,1), raggiungendo il pianeta rosso proprio nei pressi di Spica (mag. +1,0), la stella alfa della Vergine.

Verso la mezzanotte, l’orario indicato nella figura, i tre oggetti saranno alti circa +10° sull’orizzonte di ovest-sudovest.

Due giorni dopo, sempre alla medesima ora, troveremo la Luna in congiunzione con un altro pianeta e con un’altra stella: Saturno (mag. +0,4) e Zuben el Genubi (mag. +2,8), la stella alfa della Bilancia.

Effemeridi di Luna, Sole e Pianeti

Il Cielo di Luglio – Agosto

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cartina del cielo 183
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 15 luglio > 00:00; 01 agosto > 23:00; 15 agosto > 22:00; 31 agosto 2014 > 21:00

cartina del cielo 183
Nelle sere di metà luglio il Leone e la Vergine (con Marte nei pressi di Spica) si presenteranno ormai al tramonto, come pure la Libra che ospita Saturno. Quasi allo zenit si staglieranno le sagome inconfondibili dell’Ercole, della Lira e del Cigno; il meridiano nei pressi dell’orizzonte sarà dominato dal Sagittario e più in alto dall’Aquila, mentre ad est faranno capolino Pegaso e Andromeda.
Il mese dopo, a metà agosto, Andromeda e il quadrato di Pegaso saranno già molto alti verso sudest, mentre a ovest, sempre più basso, si preparerà a salutarci il Bootes con la brillante Arturo. A fine agosto, già prima della mezzanotte si potrà assistere al sorgere delle Pleiadi.

EFFEMERIDI

Il Sole
Dopo aver raggiunto il 21 giugno scorso il suo punto più alto nel cielo, la nostra principale fonte di luce sta tornando sui suoi passi, riducendo sempre più la declinazione. Negli ultimi giorni di agosto, ad esempio, l’astro del giorno raggiungerà (alla latitudine di 42° N) un’altezza dall’orizzonte di poco superiore ai +50°, contro i +70° di metà luglio. Ciò si tradurrà in un sostanzioso aumento delle ore utili all’osservazione degli oggetti del cielo profondo, così che se a inizio luglio la notte astronomica avrà una durata di sole 4,5 ore, a fine agosto si arriverà alle 7,5 ore. Alle 0:13 TU del 4 luglio, inoltre, la Terra arriverà all’afelio della propria orbita, ovvero alla massima distanza dal Sole (pari a circa 152,1 milioni di chilometri, contro i 147,1 raggiunti al perielio e ai 149,6 della distanza media).

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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04.07:
Verso il centro della Via Lattea: scorribanda dal Cigno al Sagittario” di Roberto Ratti. Conferenze (a seguire osservazione degli oggetti del cielo con i telescopi del gruppo)
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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04.07:6° lezione: “Consegna Diploma e prova pratica di osservazione del Cielo”.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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04.07:Osservazione della congiunzione Cerere-Vesta (Monte Fasce).
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Nel Cielo – Un tuffo NELLA LAGUNA

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nel cielo 183
La cartina di questo mese riprende la costellazione del Sagittario mentre passa in meridiano, molto bassa sull’orizzonte sud. La sua declinazione è tale che l’oggetto di cui si parla nel test della rubrica, la notissima nebulosa M8, può essere osservato da Roma a un’altezza massima di circa +23°. Grazie alla sua cospicua luminosità l’individuazione avviene con facilità, poco più di un grado a est-sudest della stella 4 Sagittarii (mag. +4,7), ma per le osservazioni in alta risoluzione bisogna necessariamente contare su cieli scuri e trasparenti.

nel cielo 183
La cartina di questo mese riprende la costellazione del Sagittario mentre passa in meridiano, molto bassa sull’orizzonte sud. La sua declinazione è tale che l’oggetto di cui si parla nel test della rubrica, la notissima nebulosa M8, può essere osservato da Roma a un’altezza massima di circa +23°. Grazie alla sua cospicua luminosità l’individuazione avviene con facilità, poco più di un grado a est-sudest della stella 4 Sagittarii (mag. +4,7), ma per le osservazioni in alta risoluzione bisogna necessariamente contare su cieli scuri e trasparenti.

…O almeno, questo è quanto si poteva fare fino a qualche anno fa, quando anche dalle periferie delle nostre città il cielo era ancora in grado di assicurare spettacolo e divertimento. Per riuscirci ai nostri
giorni è invece necessario spostarsi in qualche remota località collinare o di montagna… Cosa che – per fortuna, essendo la nostra intenzione quella di dedicare tutta la puntata a quest’unico oggetto – è abbastanza semplice fare durante la stagione estiva. Del resto, abbiamo pensato: vuoi vedere che malgrado la sua fama ben pochi osservatori visuali possono dire di conoscere davvero la sua storia?

Il Cielo Sepolto – Nella coda dello scorpione

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cielo sepolto 183
La massima altezza raggiunta dalla coda dello Scorpione sull’orizzonte di una località situata alla latitudine di Roma. Le stelle più meridionali si perdono tra la foschia, e questo renderà la ricerca dell’ammasso aperto NGC 6231 (contrassegnato dal circoletto giallo) ancora più divertente.

cielo sepolto 183
La massima altezza raggiunta dalla coda dello Scorpione sull’orizzonte di una località situata alla latitudine di Roma. Le stelle più meridionali si perdono tra la foschia, e questo renderà la ricerca dell’ammasso aperto NGC 6231 (contrassegnato dal circoletto giallo) ancora più divertente.

Normalmente ci si accontenta d’individuare il cosiddetto “pungiglione”, segnato dalla posizione di Shaula, una stella azzurra di mag. +1,6, che tuttavia si trova a una declinazione non impossibile di –37° ed è quindi osservabile da tutta Italia. Molto più difficile è arrivare a vedere le stelle più meridionali della costellazione, la Theta e la Eta, di seconda e terza grandezza rispettivamente, che si trovano a –43° di declinazione…

10 anni di Cassini

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Un collage di vari risultati scientifici ottenuti in questi 10 anni dalla sonda Cassini-Huygens.

Il 1 luglio di 10 anni fa iniziava l’avventura dell’esplorazione del Sistema di Saturno da parte dello strumento VIMS a bordo della missione Cassini-Huygens. Da quel giorno, molte osservazioni e scoperte sono state fatte dal Visual and Infrared Mapping Spectometer, uno strumento nato da una collaborazione internazionale tra USA, Italia, Francia e Germania e  composto da due canali: il canale infrarosso, realizzato presso NASA-JPL e l’italiano canale Visibile, fornito da ASI, realizzato presso le Officine Galileo, ora Selex ES, sotto la guida di Angioletta Coradini dell’Istituto di Astrofisica di Roma, ora INAF-IAPS.

Un collage di vari risultati scientifici ottenuti in questi 10 anni dalla sonda Cassini-Huygens.

I dati parlano chiaro: solo VIMS ha condotto in questi dieci anni oltre 250.000 osservazioni pari a un volume di dati di 171 Gb (circa 40 DVD) corrispondenti a quasi 160 milioni di spettri. In termini di pubblicazioni sono 180 quelle comparse su riviste referate collegate ai dati di VIMS di cui 60 hanno un autore o coautore INAF.

Per celebrare questa ricorrenza, l’INAF-IAPS ha organizzato un seminario scientifico a cura di Gianrico Filacchione, ricercatore dell’INAF-IAPS e Cassini Participating Scientist in cui sono stati raccontati i principali risultati scientifici di VIMS. E non solo di VIMS, ma anche degli altri strumenti italiani. Perché la partecipazione italiana alla missione Cassini, una missione NASA-ESA-ASI, è sostanziale in ogni aspetto. L’ASI è infatti uno dei partner della missione e, a parte lo spettrometro VIMS, l’Italia ha partecipato con il sottosistema di radioscienza e il Radar dell’orbiter, nonché con lo strumento HASI a bordo del lander Huygens. Tutti strumenti gestiti da team di ricercatori provenienti da istituti diversi, che per la maggior parte del tempo lavorano incrociando i dati e collaborando agli stessi articoli scientifici. Seguiamo quindi il racconto di Filacchione per ripercorrere come Cassini, VIMS, il radar e gli altri strumenti abbiano cambiato negli anni il nostro modo di vedere il sistema di Saturno.

La vorticosa atmosfera di Saturno

Il vortice esagonale al polo nord di Saturno visto nel visibile e, nel riquadro, nell’infrarosso.

Iniziamo dal pianeta e dalla sua atmosfera. VIMS e la camera ad alta risoluzione hanno permesso uno studio dei vortici che caratterizzano l‘atmosfera del pianeta, mettendo i dati sperimentali a confronto con dei modelli teorici. In questo lavoro, è stata prestata particolare attenzione alla struttura ad esagono, il vortice permanente al polo nord del pianeta osservato per la prima volta dalla missione Voyager e studiato in dettaglio dalla camera ma anche dal canale IR dello strumento italiano.

Saturno, signore degli anelli

Gli strumenti di Cassini si sono poi concentrati sugli anelli, mettendo in risalto come questi ultimi siano delle strutture vive, dinamiche e in evoluzione, percorse da onde di densità radiali e verticali, instabilità e altre perturbazioni arabescanti, causate principalmente dalle interazioni gravitazionali e dalle risonanze con le lune, ma anche dell’interazione dei grani con il campo magnetico del pianeta. Tutte queste strutture sono state osservate in alta risoluzione, con un dettaglio prima inimmaginabile. Alcune sono state scoperte per la prima volta. Racconta Filacchione “Studiare lo smorzamento delle onde che percorrono gli anelli causate dalle risonanze con le Lune permette di trarre conclusioni sulla dimensione e la densità dei grani che formano gli anelli stessi. In particolare, VIMS correlando i suoi dati con altri strumenti (UVIS e CIRS, rispettivamente gli spettrometri nell’ultravioletto e nel termico) ha effettuato diversi studi per dedurre dimensioni dei grani, composizione, temperatura e presenza di materiali organici misti al ghiaccio”. Tutto questo è finito su Science a Marzo 2010, in un numero storico di review dedicato agli anelli di Saturno. E in numerosi altri articoli, di cui l’ultimo è in stampa proprio in questi giorni.

Una immagine degli anelli fotografati all’equinozio, con luce radente, della della camera di Cassini. Sono evidenti le ombre gettate sugli anelli dalle onde verticali al bordo.

Da segnalare come sia stato fondamentale, per raggiungere questi obiettivi scientifici, pianificare le osservazioni in modo intelligente e accorto. Come per esempio per le osservazioni all’equinozio, in cui la scelta vincente di osservare gli anelli con la luce del sole radente, ha permesso di calcolare in modo semplice ed efficace l’altezza delle onde, grazie alle loro ombre. Oppure nel caso di osservazioni di occultazione stellari, in cui si osserva una stella passare dietro agli anelli, verificando quali colori del suo spettro vengano assorbiti.

Anelli giovani o vecchi?

Purtroppo gli strumenti di Cassini non hanno permesso di raccogliere prove a sufficienza per risolvere uno dei più grandi misteri che avvolge il pianeta e cioè la formazione dei suoi anelli. Ad oggi sono due le teorie esistenti: la prima è quella del disco “antico”, formato dai rimasugli del disco protoplanetario di formazione del pianeta stesso, non incorporati in una delle lune. La seconda ipotesi è quella degli anelli “giovani” e racconta la storia di una Luna che essendosi avvicinata troppo a Saturno, sarebbe stata disgregata dall’azione del pianeta e dei suoi satelliti. In questo secondo caso, gli anelli si sarebbero formati in epoca più recente. In realtà, Cassini ha raccolto evidenze a favore di entrambe le teorie, che ancora coesistono sullo scenario. Spiega Fiacchione: “se gli anelli fossero antichi, dovrebbero essere molto più scuri. Considerate che gli anelli sono molto estesi, occupano una superficie pari a 44 miliardi di chilometri quadrati con uno spessore che non raggiunge il chilometro. Con una superficie così ampia il bombardamento meteoritico deve essere stato importantissimo e avrebbe dovuto scurire molto di più gli anelli. Una teoria di anelli giovani invece pone problemi di dinamica. È difficile immaginare una o più lune che si avvicinino a Saturno fino a disintegrarsi in un urto relativamente recente, superando le lune regolari che osserviamo oggi e che delimitano gli anelli nella loro configurazione attuale.”

Encelado e lo zoo delle strane lune di Saturno

Un montaggio delle immagini della camera di Cassini con il ritratto di Encelado, con le sue tiger stripes, e nel riquadro, i plumes, getti di vapori scoperti nel 2005.

Se da un lato il mistero della formazione degli anelli non è ancora stato del tutto risolto, dall’altro Cassini ha fatto moltissimo per lo studio dei satelliti di Saturno, osservando con numerosi flyby questo zoo di corpi celesti strani e misteriosi, tra loro molto diversi. Per alcuni di essi, con VIMS è stato possibile realizzare una mappatura parziale o totale della superficie, producendo delle vere mappe geologiche e composizionali di mondi finora sconosciuti, come Dione o Rea. Tra i risultati più famosi, quelli relativi a Encelado e le sue “tiger stripes”, i caratteristici graffi di tigre che ne coprono la superficie e da cui fuoriescono i “plumes”, i getti osservati per la prima volta da Cassini nel 2005 e oggi associati all’esistenza su Encelado di oceani sotterranei. Racconta Filacchione: “Il confronto tra i dati di VIMS e degli altri strumenti di remote sensing ha permesso di studiare la composizione di queste zone attive attorno al polo sud di Encelado da cui vengono emessi i plume, rivelando come il ghiaccio delle tiger stripes sia prevalentemente cristallino e più caldo delle zone circostanti” Anche questo risultato ha meritato nel 2006 la copertina di Science.

Ritratto di famiglia

Ma non è tutto. Con i dati di VIMS e degli altri strumenti è stato anche possibile confrontare tra loro le molte lune, dipingendo un ritratto di famiglia del Sistema di Saturno che in parte ne spiega la complicata storia. Il risultato è stato raggiunto con un approccio statistico, prendendo in considerazione delle osservazioni “full-disk” cioè misure mediate su tutto il pianeta visibile, grazie alle quali i satelliti sono stati catalogati in funzione della presenza di ghiaccio d’acqua e dello studio dei contaminanti, materiali scuri diversi dal ghiaccio. Alcune caratteristiche dello spettro, hanno infatti permesso di distinguere la quantità di questi contaminanti e come essi siano mischiati con il ghiaccio: in una deposizione di materiali chimicamente distinti (come neve pura su cui venga sparsa della fuliggine) o come in un mix intimo di vari materiali (come neve formatasi da acqua e fuliggine).

Racconta Filacchione: “Da questa catalogazione si è dedotto un ritratto d’insieme molto interessante del sistema di Saturno. Gli anelli sono formati da grani in uno stato di continua aggregazione e disgregazione e per questo le particelle che li compongono inglobano al loro interno i contaminanti, residui del bombardamento meteoritico. Questo processo ne causa il caratteristico colore ambrato e arrossato. Il ghiaccio più puro si trova sulle superfici di Encelado e dei satelliti più interni che orbitano nell’anello E, dall’orbita di Mimas a quella di Rhea. Questo perché vengono riforniti continuamente dai getti di Encelado di particelle di ghiaccio fresco che si depositano sulle superfici dei satelliti provocandone il caratteristico colore blu. Ma andando verso l’esterno, incontriamo due oggetti in cui ghiaccio e contaminanti non sono mischiati a livello molecolare: Giapeto, sul cui emisfero scuro si è depositato uno strato di nera fuliggine e Iperione, la cui superficie porosa assomiglia a quella di una spugna e che presenta molti crateri che funzionano come trappole fredde che catturano CO2 e materiali contaminanti organici . La sorgente della contaminazione dei due è probabilmente Febe, che, per la sua diversa composizione e la sua orbita inclinata, risulta essere un oggetto estraneo probabilmente catturato da Saturno. Febe orbita in un anello il cui materiale spiraleggia verso Giapeto e Iperione, sporcandone le superfici. A parte questo ed altri fenomeni locali, la distribuzione di ghiaccio è lineare, comunque compatibile con l’ipotesi che i diversi oggetti del sistema di Saturno si siano formati nelle stesse condizioni, da uno stesso disco proto planetario.”


Un montaggio delle immagini degli strumenti di Cassini che mostra Titano visto nel visibile (a destra) e nell’infrarosso.

Titano, un mondo a parte

C’è poi il grande capitolo di Titano, il più grande satellite di Saturno e il secondo nell’intero Sistema Solare, più piccolo solo di Ganimede, luna di Giove. Il punto di partenza per Cassini, nel lontano 2004, erano delle osservazioni che nel visibile mostravano un disco totalmente opaco e arancione, con un layer di aerosol rivelato tramite un sottile strato azzurro nell’atmosfera esterna della luna. Nemmeno l’atterraggio di Huygens sulla superficie del satellite nel gennaio del 2005 ha permesso di decifrare completamente la natura di Titano. Il lander è disceso in una zona arida, dove solo la forma arrotondata dei ciottoli rinvenuti al suolo faceva ipotizzare l’esistenza di liquidi. Per fortuna, a bordo di Cassini, VIMS e il radar hanno potuto fare grandi cose nei dieci anni di osservazioni. Nell’infrarosso, usando le finestre di trasmissione dell’atmosfera, è stato possibile osservare in dettaglio la grande diversificazione della superficie di questa luna. Una superficie estremamente variegata, coperta di laghi, oceani, isole e dal terreno ricoperto da montagne e dune e sorprendenti criovulcani, la cui presenza è stata osservata direttamente dagli strumenti a partecipazione italiana. La conferma di liquidi sulla superficie di Titano è stata rivelata per la prima volta in modo sorprendente, quando VIMS in una particolare configurazione osservativa ha catturato un bagliore anomalo, un raggio di luce proveniente da Titano. Quella luce non poteva che essere il riflesso dovuto dalla superficie liquida di un lago. In seguito i laghi sono stati studiati in grandissimo dettaglio, correlando i dati di VIMS con il radar è stato anche possibile osservare come queste strutture evolvano al passare delle stagioni, identificando un ciclo molto simile a quello terrestre, in cui il metano sostituisce l’acqua.

In particolare, questi ultimi risultati evidenziano come sia importante osservare a lungo un oggetto planetario, studiandone le modifiche al passare delle stagioni. Con la sua lunga durata, protratta benoltre il 2008, fine inizialmente prevista della missione, Cassini ha infatti avuto l’opportunità di osservare Saturno e le sue lune per una intera stagione: dal 2004, quando l’emisfero sud del pianeta era in piena estate, protraendosi fino al 2009, profittando dell’equinozio, per continuare fino al 2017, anno in cui l’estate arriverà nell’emisfero nord del pianeta. Dopo il 2017, e ben 20 anni di attività, Cassini finirà la sua lunga e proficua carriera tuffandosi nell’atmosfera del pianeta.

Ci si aspetta ancora grandi cose da questa missione NASA-ESA-ASI e tutta la comunità scientifica concorda nel dire che nella sua lunga vita, Cassini ha e avrà rivoluzionato il nostro modo di vedere Saturno e in genere il Sistema Solare. Ma avrà anche confermato quanto sia importante, per ottenere questi risultati, correlare tra loro dati sperimentali provenienti da strumenti e team diversi, risultati teorici, dati di laboratorio e una grande capacità ingegneristica di progettazione della missione stessa. Sottolineando ancora una volta, come per la ricerca (spaziale e non) sia fondamentalmente il lavoro di squadra.

Per maggior informazioni:

Il respiro della terra – Partecipa al contest !

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19.05-31.08:
Il concorso
• Sezione Giovani:
dai 13 ai 17 anni
• Sezione Aduti:
dai 18 anni in su
La giuria
Le fotografie saranno valutate da due giurie, una tecnica e una social
I premi
Tra i premi in palio crociere in braca a vela, workshop tematici, abbonamenti a riviste e quotidiani, corsi di cucina ed escursioni naturalistiche…
Le categorie
Paesaggi • Flora e fauna • Astrofotografia • Natura in Città • Cucina Veg
Per ulteriori informazioni, visita e registrati sul sito:
www.ilrespirodellaterra.it

Una corona più grande per il Sole

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E’ grazie a riprese come queste, ottenute dalla missione STEREO della NASA che chi scienziati sono riusciti a ridefinire l’estensione della corona, lo strato più esterno che compone l’atmosfera solare. Crediti: NASA/STEREO

E’ grazie a riprese come queste, ottenute dalla missione STEREO della NASA che gli scienziati sono riusciti a ridefinire l’estensione della corona, lo strato più esterno che compone l’atmosfera solare. Crediti: NASA/STEREO

PIU’ ESTESA DI QUANTO NOTO FINORA

La corona solare, ovvero la porzione più esterna dell’atmosfera che avvolge la nostra stella, è molto più estesa di quanto finora ritenuto. Grazie alle osservazioni della missione STEREO della NASA gli scienziati sono riusciti a determinarne i nuovi confini, che ora sono stati fissati alla considerevole distanza di otto milioni di chilometri dalla superficie del Sole.

Questi risultati, pubblicati in un articolo sulla rivista The Astrophysical Journal, contribuiscono a definire il limite interno dell’eliosfera, la bolla di plasma generata dal vento solare che ingloba la Terra e gli altri pianeti , tracciando l’estensione del Sistema solare nella sua interezza.

“Abbiamo monitorato la propagazione di onde di tipo sonoro nelle zone più esterne della corona e le abbiamo usate per mappare la struttura della tenue atmosfera solare” spiega Craig DeForest, ricercatore del Southwest Research Institute di Boulder, negli Stati Uniti, primo autore della ricerca. “Non possiamo ascoltare i suoni direttamente nello spazio vuoto, ma tramite accurate analisi abbiamo seguito le loro oscillazioni mentre attraversano la corona”.

Le onde osservate dai ricercatori sono di tipo magnetosonico (o di Alfvén), un incrocio tra quelle sonore e quelle magnetiche. A differenza delle onde sonore sulla Terra, che oscillano diverse centinaia o migliaia di volte al secondo, le onde magnetosoniche identificate con le osservazioni di STEREO sono molto più ‘pigre’: impiegano infatti ben quattro ore per compiere una sola oscillazione e si propagano all’interno di materiale solare connesso direttamente alla nostra stella fino alla distanza di otto milioni di chilometri. Oltre questo limite, le propaggini dell’atmosfera solare si staccano definitivamente e si propagano nello spazio interplanetario in un flusso costante, ovvero il vento solare.

Per saperne di più:

  • l’articolo Inbound waves in the solar corona: a direct indicator of alfvén surface location di C. E. DeForest, T. A. Howard, e D. J. McComas pubblicato sulla rivista The astrophysical Journal

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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27.06:
“L’Uomo disegna l’Universo: l’affascinante storia della cartografia celeste” di Franco Molteni.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Astrofili Centesi

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27.06: “Conosciamo il nostro pianeta? Viaggio al centro della Terra”. Al telescopio: Marte, Saturno
e ammasso stellare M13 in Ercole.
Per info: 346.8699254, astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Circolo Astrofili Veronesi

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27.06:Uscita con telescopi al passo delle Fittanze (Pomari 347 4333208).
Per informazioni: info@astrofiliveronesi.it
Cell: 334 7313710 (Antonio Cagnoli)
www.astrofiliveronesi.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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27.06:“Visita all’Osservatorio Astronomico di Greenwich (London, UK): memorie di viaggio“ di Stefano La Monica.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

ASTROINIZIATIVE UAI

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27-29.06: II Star Party dei Monti Iblei – A Ferla (SR) lo Star Party regionale organizzato da CODAS – Centro Osservazione e Divulgazione Astronomica Siracusa
www.codas.it

Unione Astrofili Bresciani

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27.06:Ogni venerdì, ore 21:00, apertura della Specola Cidnea. È possibile prendere parte alle serate astronomiche, al termine di una conversazione divulgativa seguono le osservazioni al telescopio.
Ogni sabato, ore 21:00 (escluso l’ultimo sabato del mese), apertura al pubblico dell’Osservatorio astronomico Serafino Zani, colle San Bernardo di Lumezzane Pieve (Brescia). Proiezioni a tema seguite da osservazioni al telescopio. Ingresso libero.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

7-8 luglio Specola di Padova Osservatorio Astronomico INAF: Giuseppe Lorenzoni. L’Uomo, l’Astronomo e il Maestro.

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07.07: Nel pomeriggio di lunedì 7 previsti interventi di carattere storico scientifico sulla figura di Giuseppe Lorenzoni, seguito da un rinfrescante cocktail prolongée nella splendida cornice dell’antica torre della Specola Padovana. La serata terminerà con uno spettacolo teatrale, aperto al pubblico, durante il quale l’attore Filippo Tognazzo, con accompagnamento musicale dal vivo, racconterà la vita e la passione per la scienza di questo nostro astronomo padovano.

ATTENZIONE POSTI LIMITATI. Per la partecipazione al Convegno e al cocktail prolongée è richiesta la registrazione, lo spettacolo è aperto a tutti fino a esaurimento posti.
Tutte le informazioni e la registrazione gratuita da effettuarsi entro e non oltre il 27 giugno su:
www.oapd.inaf.it/convegnolorenzoni

7-8 luglio Specola di Padova Osservatorio Astronomico INAF: Giuseppe Lorenzoni. L’Uomo, l’Astronomo e il Maestro.

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08.07:La mattina di martedì 8 i partecipanti al convegno proseguiranno con una speciale visita guidata al Museo La Specola e agli strumenti di Lorenzoni, e concluderanno i lavori con una Tavola Rotonda sulla peculiarità dell’astronomia italiana all’alba dell’Unità d’Italia, e sulla sua eredità ancora attuale.
ATTENZIONE POSTI LIMITATI. Per la partecipazione al Convegno e al cocktail prolongée è richiesta la registrazione, lo spettacolo è aperto a tutti fino a esaurimento posti.

Tutte le informazioni e la registrazione gratuita da effettuarsi entro e non oltre il 27 giugno su:
www.oapd.inaf.it/convegnolorenzoni

Siding Spring, la cometa carica di acqua che sfiorerà Marte

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Nell’immagine si può vedere una sfera luminosa con tanto di coda: si tratta di C/2013 A1 (nota al pubblico come Siding Spring). L’immagine è stata scattata da Swift (NASA) tra il 27 e il 29 maggio 2014. In viola si vede la luce ultravioletta prodotta dall’idrossile (OH), un frammento molecolare dell’acqua. Crediti: NASA/Swift/D. Bodewits (UMD), DSS

È la cometa dell’anno, la più temuta dai marziani. Ebbene sì, parliamo di Siding Spring (per gli addetti ai lavori conosciuta con la sigla C/2013 A1), che passerà il prossimo 19 ottobre a 138mila chilometri da Marte – meno della metà della distanza tra la Terra e la nostra Luna. Lo scorso maggio il satellite Swift della NASA ha scattato questa immagine della cometa: queste osservazioni a raggi ultravioletti sono le prime a rivelare quanto rapidamente la cometa stia producendo acqua e permettono agli astronomi di stimare meglio la sua dimensione.

“La cometa Siding Spring sta facendo il suo primo passaggio attraverso il Sistema solare interno e sta vivendo la sua prima forte esperienza con le altissime temperature del Sole”, ha detto il ricercatore Dennis Bodewits, astronomo presso l’Università del Maryland College Park (UMCP). “Queste osservazioni sono parte di una campagna di due anni, portata avanti dalla NASA con Swift, per vedere come l’attività della cometa si sviluppi durante il suo viaggio”.

Per gli esperti Siding Spring è una vera e propria miniera d’oro, perché contiene alcuni tra i più antichi materiali che gli scienziati da decenni cercano nell’Universo. Il nucleo della cometa (vale a dire la parte solida) è un denso agglomerato di gas ghiacciati mescolati con polvere: in pratica quella che in gergo viene chiamata “palla di neve sporca”. Polveri e gas vengono risucchiati dalla cometa durante tutto il viaggio nel Sistema solare.

Ciò che attiva la cometa è un processo chiamato sublimazione ovvero la trasformazione di materiale congelato da ghiaccio solido a gas: mentre la cometa si avvicina al Sole e si riscalda, i gas fuoriescono dal nucleo, portando con sé grandi quantità di polvere che riflettono la luce del sole e illuminano la cometa. A circa due volte e mezzo la distanza della Terra dal Sole (2,5 unità astronomiche, o AU), la cometa si è riscaldata a tal punto che l’acqua diventa il principale gas emesso dal nucleo.

Tra il 27 e il 29 maggio, l’Ultraviolet/Optical Telescope (UVOT) di Swift ha catturato una sequenza di immagini della cometa, in viaggio nella costellazione Eridano a una distanza di 368 milioni di chilometri dal Sole. UVOT non può rilevare direttamente molecole di acqua, ma può rilevare, invece, la luce emessa dai frammenti che si formano quando la luce solare ultravioletta rompe le molecole di acqua: nello specifico si tratta di atomi di idrogeno e molecole di idrossile (OH).

“Sulla base delle nostre osservazioni, si calcola che, al momento delle osservazioni, la cometa stesse producendo circa 2 miliardi di miliardi di miliardi di molecole d’acqua (equivalenti a circa 49 litri) ogni secondo”, ha detto il membro del team Tony Farnham, un ricercatore senior a UMCP. A questo ritmo, la cometa Siding Spring potrebbe riempire una piscina olimpionica in solo 14 ore.

Queste cifre sono state fondamentali per gli esperti perché, per la prima volta, sono riusciti a stimare le dimensioni della cometa, circa 700 metri.  C/2013 A1 raggiungerà il suo perielio, cioè il suo massimo avvicinamento al nostro Sole, il prossimo 25 ottobre, a una distanza di poco più di 200 milioni di chilometri – ben al di fuori dell’orbita terrestre e molto vicina, come dicevamo all’inizio, a quella di Marte. Nel momento del passaggio ravvicinato al pianeta, qualche giorno prima del perielio, l’intero pianeta verrà quindi ricoperto da gas e polveri, ma non dovrebbero esserci rischi per i rover e i lander che si trovano sul Pianeta rosso.

Al Planetario di Ravenna

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24.06:I corpi minori del Sistema solare” di Massimo Berretti.

Missione Rosetta: nuova immagine della camera OSIRIS

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Meno della metà della distanza tra la Terra e la Luna divide la sonda dell’ESA Rosetta e il suo obiettivo, la cometa Churimov-Gerasimenko. E ci insegna che è corretto attendersi l’inaspettato.

Infatti contrariamente alle osservazioni condotte da aprile fino a metà maggio, la fotocamera Osiris a bordo della sonda ci mostra una chioma meno lunga e luminiscente.

Un fatto inconsueto, non fosse perché è la prima volta che gli astronomi osservano la chioma di una cometa così continuamente e così da presso. Più ci si avvicina e inevitabilmente più dettagliate appaiono le immagini della fotocamera Orisis, realizzata dal Max Planck Institute in collaborazione con il CISAS di Padova.

Sta di fatto che mancano appena un paio di mesi perché la sonda Rosetta raggiunga la cometa e proprio in questi giorni ha iniziato le manovre di rallentamento. Un’operazione complessa come potete vedere in questo servizio per INAF TV.

La missione Rosetta è una missione dell’Agenzia Spaziale Europea. Rilevante è il contributo italiano scientifico e tecnologico e vede, attraverso il sostegno dell’Agenzia Spaziale Italiana, la partecipazione di INAF, UNIPD e Politecnico di Milano.

Il Lander Philae che a fine anno atterrerà sul nocciolo della Cometa, una prima assoluta, è il frutto di una collaborazione tra ASI e altre tre agenzie europee: ASI, CNES, DLR, MPS.

Per approfondire:

Congiunzione Luna Venere

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Chi avrà la fortuna, o la sfortuna, di alzarsi di primissima mattina potrà assistere il 24 e 25 giugno guardando verso est-nordest al sorgere di una sottile falce di Luna in compagnia di Venere, distante circa 4,9° verso est. All’incantevole spettacolo, favorito si spera da favorevoli condizioni di trasparenza del cielo, contribuirà anche la presenza delle Pleiadi più in alto, e delle Iadi (con Aldebaran) sul filo dell’orizzonte. Il mattino dopo, alla stessa ora, una falce ancora più sottile si troverà proprio all’interno dell’ammasso, nei pressi di Aldebaran, 7° a sudest di Venere.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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20.06:
Osservazione del cielo dall’albergo ristorante Soldanella, Piani Resinelli
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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20.06:Osservazione della volta stellata (ingresso libero, cielo permettendo).

Circolo Astrofili Veronesi

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20.06:“Struttura a grande scala dell’Universo e
sua origine” di Alberto Franceschini.
Per informazioni: info@astrofiliveronesi.it
Cell: 334 7313710 (Antonio Cagnoli)
www.astrofiliveronesi.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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20.06:“Il cielo estivo” ed osservazione pubblica.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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20.06:“Nebulose o galassie? Una lunga disputa” di Pietro Planezio.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Unione Astrofili Bresciani

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20.06:Ogni venerdì, ore 21:00, apertura della Specola Cidnea. È possibile prendere parte alle serate astronomiche, al termine di una conversazione divulgativa seguono le osservazioni al telescopio.
Ogni sabato, ore 21:00 (escluso l’ultimo sabato del mese), apertura al pubblico dell’Osservatorio astronomico Serafino Zani, colle San Bernardo di Lumezzane Pieve (Brescia). Proiezioni a tema seguite da osservazioni al telescopio. Ingresso libero.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Al Planetario di Ravenna

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17.06:“Sotto un caldo cielo estivo riscopriremo Plutone” di Giuliano Deserti.

Associazione Cascinese Astrofili

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16.06: “Laboratorio di Astrofotografia”. Lezione pratica di astrofotografia ed elaborazione delle immagini con Gimmi Ratto, Astronomical Centre e gli amici astrofili. Presso sede A.C.A.
Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

100 asteroidi: novantacinque i centri per Ugo Tagliaferri…

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GIUGNO 2014

Piccoli passi, ma fondamentali per avvicinarsi all’ambito traguardo. Sono quelli compiuti dai battistrada Ugo Tagliaferri e Paolo Palma. Il primo ha agguantato (74) Galatea, novantacinquesimo centro personale, manifestandoci tutto il suo entusiasmo:

«Sono a –5 dal traguardo!!! Il 5 maggio il cielo era perfetto e ho così potuto dare la caccia a Galatea che, pur basso sull’orizzonte e molto debole (mag. +13,3), si è materializzato rapidamente al mio occhio sinistro. Beh, dopotutto avevo pulito la lastra correttrice…».

Paolo Palma ha invece raggiunto quota 89 osservando verso fine aprile (75) Eurydike.

Dietro la coppia di testa, come un rullo compressore, continuano a macinare asteroidi Andrea Tomacelli e Valeria Starace che da metà aprile a metà maggio hanno portato a casa ben undici “sassoni”. All’alba del 15 maggio, finita la loro ultima sessione osservativa, mi hanno inviato il seguente messaggio:

«Direttamente dalla cupola ti comunichiamo la cattura di altri 5 asteroidi. Avevamo in programma di cacciarne altri ma per colpa di un… albero, non ci siamo riusciti. Ci rifaremo!»

Ha aggiunto altri quattro pezzi alla sua collezione Edoardo Carboni, che con i suoi 19 anni è il più giovane in lizza. Ora Edoardo è quasi giunto a metà dell’opera (47 centri) e si sente immerso appieno in un epica impresa:

«Io e il mio “Hubble”, un newton da 13 cm, siamo una coppia inscindibile: due impavidi cavalieri che si scontrano con terribili forze esterne (impegni scolastici, temporali, turbolenze, l’inquinamento luminoso di Roma) che ostacolano la nostra missione. Esclusa qualche cartina stellare ricavata da un software astronomico, non abbiamo alcuno strumento sofisticato di supporto in questa caccia che conduciamo contando solo sulle nostre forze. Ci sentiamo vicini agli antichi astronomi seguendo le stelle una per una, come Messer Galileo e Mr. Newton, fino a raggiungere quell’insignificante puntino luminoso sussurrando la parola “preso!”.
Finora l’abbiamo pronunciata 47 volte. Altre 53 fatiche ci attendono, molte in più di quelle di Ercole, ma alla fine faremo parte anche noi dell’Olimpo riservato a chi ha catturato i primi 100 asteroidi!».

Quattro nuovi bersagli anche per Luca Maccarini, arrivato a quota 38. Fermo invece a 20 asteroidi Adriano Valvasori.

Claudio Pra

XXV MEETING Coordinamento Astronomi non Professionisti “ALPE ADRIA”

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15.06:Il Circolo Culturale Astrofili Trieste, in occasione della riapertura dell’Osservatorio “B. Zugna” dopo il disastroso passaggio di una tromba d’aria lo scorso settembre, ospiterà domenica 15 Giugno alle ore 9:00 il XXV meeting del Coordinamento degli astronomi non professionisti “Alpe Adria”, che raggruppa astrofili del Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Croazia cui, di recente, si è aggiunto anche un gruppo serbo. Come sempre i gruppi relazioneranno sulla propria attività, sia in ambito divulgativo che di ricerca, offrendo spunti di confronto nonché di amicizia. In occasione del venticinquennale verrà inoltre esposta una mostra fotografica relativa alle attività dei gruppi e ai vari meeting “Alpe Adria” tenuti nel corso di questo quarto di secolo. Coordinatore dell’evento, Paolo Corelli, AFAM – Remanzacco.
info: ccat@libero.it
corelli@conecta.it

L’altro lato della Luna. Svelato il mistero dei “mari” lunari

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Il lato della Luna esposto alla Terra. Crediti: NASA
Il lato della Luna esposto alla Terra. Crediti: NASA

La Luna ha solo una faccia “macchiata”, ed è quella che rivolge a noi. Dalla Terra, le immagini del nostro satellite mostrano una superficie dove spiccano zone più scure, che gli antichi hanno chiamato con il termine latino maria. Mari, appunto, fatti non di acqua ma di ampie pianure basaltiche.

E sull’altro lato? Sorprendentemente, non c’è nulla di tutto questo. Niente luci né ombre, ma un unico colore uniforme. Tanto che gli astronomi hanno iniziato a parlare del “lato oscuro della Luna”, dove l’oscurità in questo caso è riferita più che altro al mistero: non si riusciva proprio a capire il motivo per cui i maria fossero presenti da una parte sola. Ma ora un gruppo di ricerca dell’Università della Pennsylvania (Penn State) ha forse svelato l’arcano.

“Mi ricordo la prima volta che ho visto un globo della Luna, da ragazzo. Sono rimasto stupefatto da quanto apparisse diverso il lato opposto” ricorda Jason Wright, co-autore dello studio. “Era tutto montagne e crateri: dov’erano i maria? Ecco quello che si è rivelato essere un mistero fin dalla fine degli anni ‘50”.

Il lato nascosto della Luna. Crediti: NASA

Fin dal 1959, per l’esattezza, quando la navicella sovietica Luna 3 trasmise le prime immagini del “retro” lunare. Mostrando per la prima volta la quasi totale assenza di zone più scure.

Secondo gli astrofisici della Penn State, le ragioni di questa differenza vanno ricercate molto indietro: fino alle origini della formazione lunare.

È opinione diffusa che la Luna sia nata poco dopo la Terra, come conseguenza di un devastante impatto sul nostro pianeta di un meteorite grande circa quanto Marte. Lo scontro avrebbe staccato dalla Terra un gigante frammento, che avrebbe poi formato il nostro satellite.

“Subito dopo questo gigante impatto, la Terra e la Luna erano molto calde” dice Steinn Sigurdsson, leader del gruppo di ricerca.

In questa fase, la Luna era da 10 a 20 volte più vicina alla Terra di quanto non sia ora, ma il suo periodo di rotazione non è più cambiato. E così il nostro pianeta viene guardato sempre dalla stessa faccia lunare da molti, molti anni.

Ecco le tre chiavi per svelare il mistero dei maria lunari: calore, distanza e lato esposto alla Terra.

Partiamo dal calore. Poiché la Luna era molto più piccola del pianeta terrestre, si è raffreddata anche più rapidamente. Dal canto suo, la Terra continuava a essere bollente: la sua superficie misurava circa 2.500 gradi Celsius.

E qui entrano in gioco gli altri due ingredienti: la distanza Terra-Luna, relativamente piccola, fece sì che la faccia lunare esposta – l’unica – mantenesse una temperatura comunque più alta rispetto al lato non esposto. Un fatto cruciale per la formazione della crosta lunare, che contiene alte concentrazioni di calcio e alluminio: elementi molto difficili da far evaporare.

“Quando il vapore delle rocce ha iniziato a raffreddarsi, i primi elementi che sono spuntati erano il calcio e l’alluminio” spiega Sigurdsson. “Ma il lato vicino della Luna era ancora troppo caldo, per cui questi metalli si sono condensati sul lato lontano, formando una crosta molto spessa”.

Il resto l’hanno fatto i meteoriti: quando la Luna ha iniziato a subire l’impatto di vari oggetti celesti, il “nostro” lato aveva una superficie molto più sottile, che quindi veniva rotta più facilmente. Al contrario, il lato opposto poteva essere intaccato molto meno, proprio grazie alla sua spessa crosta di calcio e alluminio.

Ecco svelato il mistero dei maria: originati dall’impatto con i meteoriti, sarebbero zone lunari corrispondenti ai punti in cui la Luna è stata letteralmente scrostata, e per questo risultano più in ombra.

Il lato oscuro della Luna ha quindi a che fare con una storia molto antica, ma che ancora oggi mostra chiaramente i suoi segni. A patto di riuscire a guardare le cose dall’altro lato.

Per saperne di più:

Sentinel, a caccia di asteroidi nascosti

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Prima hanno diffuso in rete un video che mostra come, dall’inizio del nuovo millennio, siano almeno 26 gli asteroidi sufficientemente grandi da generare una potenza di impatto pari (se ben superiore) a 1 kiloton esplosi nell’atmosfera terrestre o impattati al suolo. Ora vogliono spiegare come intendono dare la caccia agli asteroidi nascosti nel Sistema Solare e potenzialmente pericolosi per la Terra. Il loro obiettivo: essere in orbita entro il 2018.

Sono i ricercatori della Fondazione B612: professionisti, scienziati ed ex astronauti come Ed Lu – fisico statunitense che nel 2003 ha trascorso sei mesi nella Stazione Spaziale Internazionale con l’equipaggio della Expedition 7. Un nome curioso per un organizzazione non governativa: B612, proprio come l’asteroide del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, curioso oggetto celeste scosso da leggera attività vulcanica e infestato da baobab. “Vogliamo modificare la percezione della gente che gli impatti da asteroide siano estremamente rari, quando in realtà non lo sono. E non c’è modo migliore che rendere visivamente i dati”, aveva dichiarato Lu ai giornali in occasione della diffusione in rete della raccolta video di impatti di asteroidi sul nostro pianeta. Come a fare il verso al celebre libro: l’essenziale è invisibile agli occhi.

E asteroidi di varia dimensione infatti colpiscono il nostro pianeta da sempre. Alcuni passano anche all’onore delle cronache, come è successo il febbraio 2013 in Russia, a Chelyabinsk: il più grande meteorite dopo quello di Tunguska del 1908 e il più “paparazzato” di sempre con una serie di video che hanno fatto boom di clic in rete. Molti, più banalmente, passano sotto silenzio. Compreso l’asteroide HQ214, un oggetto della lunghezza di una portaerei che negli scorsi giorni ha accarezzato la Terra ad appena 3 distanze lunari.

Quando un asteroide sopravvive all’atmosfera della Terra e impatta il suolo può essere piuttosto energico, per dirla con un eufemismo. Uno studio uscito su Nature lo scorso novembre ha valutato gli effetti del meteorite di Chelyabinsk con una potenza complessiva di circa 500 kiloton. A paragone, la bomba atomica che distrusse Hiroshima ha sviluppato una potenza di appena 15 kiloton. D’altra parte, basandosi proprio sulle conseguenze dall’evento di Chelyabinsk, si è potuto verificare che i danni causati dall’onda d’urto di un meteorite sono decisamente minori a quelli di un esplosione nucleare (il che fa rivedere al rialzo le dimensioni che rendono un asteroide pericoloso).

Fatto sta che, a oggi, non abbiamo strumenti utili a impedire che un grosso asteroide ci caschi in testa. Qualcuno però si sta ponendo il problema di individuare almeno da che parte può arrivare il pericolo. La missione Sentinel (da non confondere con l’omonimo satellite europeo lanciato lo scorso aprile), finanziata privatamente attraverso la Fondazione B612, verrà messa in orbita attorno al Sole nel 2018 e sarà in grado di individuare oggetti vicini alla Terra con una risoluzione di dettaglio fino a 140 metri di diametro, grazie alla più avanzata tecnologia di imaging a infrarossi.
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In un video appena diffuso da Ball Aerospace, primo contraente della Fondazione B612, tecnici e progettisti spiegano come funzionerà la nuova sentinella anti-meteoriti: «È il nuovo che avanza, le organizzazioni non governative hanno la possibilità concreta di mettere insieme i fondi necessari allo sviluppo di nuove tecnologie, in collaborazione con partner tecnici di livello e capaci di produrre missioni spaziali a costi considerevolmente più bassi garantendo alta qualità», spiega Scott Hubbard, responsabile del programma B612 ed ex direttore del NASA Ames Research Center.

Se oggi dei fenomeni meteorici conosciamo esclusivamente l’onda d’urto generata dagli impatti e rilevata dalla Comprehensive Nuclear Test Ban Detection Network, la rete globale che sotto l’egida delle Nazioni Unite monitora l’eventuale realizzazione di esperimenti segreti con armi nucleari, domani Sentinel potrebbe avvistare il pericolo dalla lunga distanza. Speriamo quanto basta a mettere insieme una squadra d’assalto degna del miglior Bruce Willis di Armageddon, il lungometraggio da Apocalisse di Michael Bay (Touchstone Pictures, 1998).

Asteroidi – Cerere e Vesta finalmente insieme!

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Asteroidi
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta durante gli ultimi giorni di giugno e i primi di luglio, quando la distanza angolare tra i due asteroidi si sarà ridotta a pochi primi d’arco (dalla versione web è possibile accedere al percorso completo durante il mese di giugno cliccando qui o sulla mappa). Come si può vedere, la congiunzione avverrà 1,5° a nord-nordovest della stella Heze (zeta Virginis), di mag. +3,4. I trattini verdi che uniscono le tracce dei due oggetti come le traversine di un binario indicano l’ampiezza e l’orientamento della separazione per tutti i giorni dal 25 giugno al 7 luglio. La separazione massima (meno di 10') si avrà la sera del 5 luglio, quando Cerere e Vesta, come mostra il riquadro in basso a destra, potranno essere fotografati insieme in un piccolo campo pieno di galassie.
Asteroidi
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta durante gli ultimi giorni di giugno e i primi di luglio, quando la distanza angolare tra i due asteroidi si sarà ridotta a pochi primi d’arco (dalla versione web è possibile accedere al percorso completo durante il mese di giugno cliccando qui o sulla mappa). Come si può vedere, la congiunzione avverrà 1,5° a nord-nordovest della stella Heze (zeta Virginis), di mag. +3,4. I trattini verdi che uniscono le tracce dei due oggetti come le traversine di un binario indicano l’ampiezza e l’orientamento della separazione per tutti i giorni dal 25 giugno al 7 luglio. La separazione massima (meno di 10') si avrà la sera del 5 luglio, quando Cerere e Vesta, come mostra il riquadro in basso a destra, potranno essere fotografati insieme in un piccolo campo pieno di galassie.

EFFEMERIDI

Continua anche in questo numero il resoconto sulla corsa di Cerere e Vesta verso la congiunzione del 5 luglio, quando i due asteroidi arriveranno a distare tra loro l’inezia di 10 primi d’arco…
un record che – voglio ricordarlo per l’ennesima volta anche a rischio di sonori sbuffamenti – verrà superato soltanto nel 2081! A fine maggio avevamo lasciato i due oggetti mentre si stavano
muovendo a ovest di zeta Virginis, separati da una distanza angolare ancora molto abbondante (2,5°). Questo mese, finalmente, i due asteroidi si metteranno a correre su traiettorie decisamente convergenti e il divario scenderà di molto, fino ai 23 primi di fine mese, prima della stretta finale.

LA SFIDA DI TALIB

Ricordiamo l’idea lanciata già un paio di mesi fa da Talib agli amici astrofotografi.

Nella storia dell’astronomia amatoriale, ve lo posso assicurare, non è mai stata fatta la ripresa completa della traccia luminosa lasciata da un asteroide durante l’intervallo di un mese. Che non si possa fare quando il pianetino è di una magnitudine simile a quello delle deboli stelle di campo che lo circondano si può capire (ne risulterebbe una foto di molta fatica e di poco effetto), ma – pensateci – nel caso di Vesta, riprendendo sera dopo sera il campo in cui si sta muovendo (guardatevi la cartina qui sopra per regolarvi sulle misure), si otterrebbe (con una posa di pochi secondi per sera) una serie di puntini luminosi molto evidenti; orientando e compositando i singoli frame si avrebbe così una immagine finale in cui risulterebbe molto chiara la percezione del movimento e della variazione di luminosità dell’oggetto sovrapposto a un bel campo stellare.
Talib Kadori

C’è qualcuno tra voi che ci vuole provare?

Ricordiamo che le immagini vanno inviate a gallery@coelum.com

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 66 di Coelum n.182

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