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Si alza il sipario sul Leone – 20 luglio ore 21 circa

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Congiunzione 20 luglio Marte - Regolo - Venere - Luna Credit: https://theskylive.com/

 

Spettacolo all’orizzonte stasera 20 luglio per le 21 circa. Nel Leone : Regolo, Luna (piccola falce), Venere, Marte e Mercurio

Difficile inquadrarli tutti nello stesso scatto per diversi motivi:
– molto bassi sull’orizzonte
– falce di Luna solo al 10%
– poco dopo il tramonto e la luce del crepuscolo potrebbe ancora condizionare
Escluso Mercurio i 4 astri: Regolo, Luna, Marte e Venere si troveranno in una porzione di cielo di circa 7° quadrati. Abbastanza buono per entrare in un’unica inquadratura.
Orizzonte ben libero è necessario. Alle 20 e 50 Venere sarà alto sull’orizzonte solo 10° e man mano anche gli altri tenderanno ad abbassarsi.
Per le fasi della Luna potete leggere La Luna di Luglio
Luna
Magnitudine: -6.97
Diametro: 29’33.2″
Frazione Illuminata: 0.081
Fase: 147 °
Distanza: 404329.4 km
Angolo di posizione: 20.2
Librazione in latitudine: -4.83
Librazione in longitudine: -1.81

Marte
Magnitudine: 1.8
Diametro: 4.0 ”
Frazione Illuminata: 0.962
Fase: 22 °
Distanza: 2.322692159 au
Distanza: 347469801 km
Distanza dal Sole: 1.653167393 au
Distanza dal Sole: 247310322 km
Velocità: 22.2km/s
Angolo di posizione: 13.5
Inclinazione del polo: 24.5
Inclinazione solare: 25.1

Venere
Magnitudine: -4.4
Diametro: 46.2 ”
Frazione Illuminata: 0.151
Fase: 134 °
Distanza: 0.364407696 au
Distanza: 54514615 km
Distanza dal Sole: 0.727613028 au
Distanza dal Sole: 108849360 km
Velocità: 34.8km/s
Angolo di posizione: 19.0
Inclinazione del polo: 3.6
Inclinazione solare: 1.9

Dati raccolti da Cartes Du Ciel.


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Gli scatti che “Segnano il tempo” – PhotoCoelum

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Ecco gli Scatti scelti fra i tanti caricati in PhotoCoelum online

e pubblicati nel numero 263 di COELUM ASTRONOMIA.

Resteranno INDELEBILI per gli anni a venire.

(estratto dal cartaceo n°263 Coelum Astronomia)

Nelle immagini a seguire le anteprime degli scatti pubblicati nella Sezione PhotoCoelum di COELUM ASTORNOMIA n° 263 a breve in spedizione.

Grazie a: Omar Cassanti,  @lorenzo-busilacchi, @morenopicchiMoreno, @patti, @stellinanew, @davidem27, Gianni Melis, @salvo-lauricella, @machalley e Attilio Bruzzone, @alessandromezzera, @angelomeduri e @amastelli @andrealosi @galassia60,

La Galleria su carta lucida formato 23×28 cm è su Coelum Astronomia 263 IV Bimestre 2023.

NON PERDERE IL CONCORSO COELUM!

 

Macchia Solare fotografata casualmente dall’Elba

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Scatto con Nikon Macchia AR3310 lavorata in Camera Raw di Gian Carlo Diversi

L’enorme macchia solare  AR3310
ripresa in uno scatto fotografico

 

Nell’immagine in copertina di Gian Carlo Diversi appare con sorpresa uno strano alone della parte bassa del Sole.

Lo scatto è stato ripreso l’11 luglio 2023 dalla spiaggia di Naregno nel comune di Capoliveri (Isola d’Elba) e dopo alcune verifiche nell’ombra è stata riconosciuta la macchia AR3310 che nei giorni scorsi ha fatto tanto parlare di se anche per le sue enormi dimensioni.

Secondo l’autore, che osserva quasi quotidianamente il Sole sempre all’alba, sono state le condizioni meteo e del luogo, particolari di quella mattina, a rendere possibile la ripresa e senz’altro ha influito anche l’umidità dell’aria influenzata da correnti più fresche residue delle instabilità proprio di quei giorni.
Macchia AR3310 di Gian Carlo Diversi
Macchia AR3310 di Gian Carlo Diversi
Gli scatti prodotti sono stati una quindicina tutti in formato raw, di cui l’autore ci mostra quelli in post produzione in camera-raw dando il valore del bianco in automatico per rendere la luce del Sole il più fedele possibile.
Lo scatto isolato del Sole invece è stato lavorato sempre in camera raw, ma questa volta  per poter, nei limiti del possibile, evidenziare al massimo la grandezza della macchia solare.
Lo scatto è a mano libera ma ci sarebbe stato il tempo per utilizzare un cavalletto, peccato non averlo con se.
La strumentazione:
Macchina: NiKonD3200
Data: 07/11/2023
Ora: 05:55
Tempo: 1/500
Diafr: f/8
Iso: 200
300mm
Nikkor 55/300mm f/4,5-5,6
Alcuni esperti collaboratori di COELUM, opportunamente consultati hanno considerato lo scatto assolutamente plausibile visto l’eccezionalità dell’evento.

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COELUM ASTRONOMIA è anche il Cielo del Mese che da oltre 300 appuntamenti la redazione cura con dettagli, tabelle, effemeridi, eventi, consigli e suggerimenti. Non tralasciando nulla: asteroidi, Luna, comete, Sole, Pianeti ed eventi eccezionali. Tutto con l’aiuto di collaboratori sempre preparati e disponibili.

COELUM ASTRONOMIA è tutto questo da oltre 25 anni contando sulle proprie capacità e sul supporto di quanti apprezzano il lavoro professionale svolto.

Come più volte anticipato COELUM a piccoli passi ma costanti sta affrontando grandi cambiamenti con l’obiettivo di preservare una tradizione e un servizio storico che altrimenti andrebbe perso, come accaduto per altre realtà, alle prese con le sempre più stringenti difficoltà del mercato.

Dopo il ritorno al cartaceo, cuore del progetto editoriale, finalmente è nata la versione digitale, poi è stata implementata la Community per offrire spazi privati ove gestire in maniera autonoma tutto il proprio mondo COELUM. Sappiamo che molti passaggi vanno ancora limati ma la struttura sta prendendo corpo e per completare le migliorie servono risorse.

Inoltre nello scorso anno, lanciando la Community, abbiamo promesso agli iscritti alcuni vantaggi oltre all’accesso alla versione digitale ed ecco che finalmente ci siamo!

COME CAMBIA LA FRUIZIONE DEI CONTENUTI ONLINE PER GLI UTENTI DI COELUM

A partire dal prossimo 25 luglio 2023 alcuni contenuti online saranno ad accesso limitato, in particolare:

  • GLI ABBONATI A COELUM VERSIONE CARTACEA riceveranno a titolo gratuito e fino alla durata dell’abbonamento l’upgrade al livello QUASAR che da diritto all’accesso alla versione digitale e a tutti i contenuti del sito. L’upgrade sarà valido per tutti i nuovi abbonati e per tutti gli abbonamenti in corso.
  • GLI UTENTI QUASAR potranno accedere a tutti i contenuti del sito ed alla versione digitale della rivista. I servizi resteranno attivi finché gli account dei pagamenti resteranno agganciati. Per le sottoscrizioni annuali una mail avviserà dell’imminente rinnovo.

E per tutti gli altri?

PHOTOCOELUM resta gratuito per tutti gli utenti iscritti, così come altri servizi ora disponibili, compresa la consultazione delle vecchie copie nella sezione ARCHIVIO.

Le news non saranno limitate (notizie in tempo reale e di attualità), saranno fruibili in maniera gratuita.

 

PERCHE’ QUESTO CAMBIAMENTO E’ NECESSARIO?

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Su questa linea COELUM ha deciso di premiare i tanti sostenitori del cartaceo offrendo loro ampio accesso a tutti i servizi, è il nostro grazie ed anche quello di chi ci ha preceduto. Chiediamo invece un nuovo sforzo a chi forse in questi anni ha preferito temporeggiare o ha solo procrastinato. Coraggio! E’ ora di fare ciascuno la propria parte!

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La Direzione
Coelum Astronomia

 

News da Marte #19

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Bentornati su Marte! Il racconto delle ultime settimane sul pianeta rosso coinvolge le recenti attività di Perseverance, uno studio appena pubblicato che analizza i dati del rover e – sorpresa sorpresa – il 52esimo volo di Ingenuity. Si parte!

Perseverance è ancora molto indaffarato
Avevamo lasciato il rover marziano impegnato con il prelievo Otis Peak dalla roccia Emerald Lake, portato a termine il Sol 832 (23 giugno terrestre). Qualche giorno marziano dopo Perseverance ha proseguito gli spostamenti in direzione sud-ovest come illustrato nella mappa sottostante.

Da questa nuova posizione adocchia una particolare roccia che gli scienziati battezzano Ypsilon Lake. Si presenta molto più grande delle rocce circostanti e non sorprende che abbia attirato le attenzioni dei controllori di missione.

Prima rilevazione della roccia Ypsilon Lake nel Sol 838, osservazione da parte della Left NavCam. NASA/JPL-Caltech/Piras

Nel Sol 843 il rover trova una via sicura per avvicinarsi alla roccia e può così osservarla più nel dettaglio con i suoi strumenti fotografici.

Ypsilon Lake da vicino, foto del Sol 845 ancora da parte della Left NavCam. NASA/JPL-Caltech/Piras

Due Sol più tardi Perseverance mette in azione uno dei suoi strumenti, mai menzionato in queste cronache ma comunque di grande interesse. Si tratta del Gas Dust Removal Tool (gDRT), qui evidenziato nella stessa immagine mostrata poco sopra.

Lo strumento Gas Dust Removal Tool installato sulla torretta del braccio robotico. NASA/JPL-Caltech/Piras

Il gDRT viene usato per soffiare via la polvere dalla superficie delle rocce, spesso quelle appena raschiate ma non solo. È costituito da un serbatoio principale (quello molto appariscente nella foto) che è stato caricato con circa 159 grammi di azoto. Una serie di elettrovalvole permette il rilascio di piccole quantità del gas pressurizzato attraverso l’ugello. Ogni azionamento consiste in quattro brevissimi soffi che rilasciano ciascuno 0.138 grammi di azoto.

Schema dello strumento. Fonte: Thermal Design and Validation of Mars 2020 Gas Dust Removal Tool (gDRT), Edgardo Farias, Elizabeth Jens, Barry Nakazono, Jason Kempenaar and Keith Novak, Jet Propulsion Laboratory

Per mezzo del gDRT Perseverance dà una spolverata a una piccola porzione della roccia di interesse, e il risultato dell’operazione è visibile nella sequenza delle due fotografie che seguono (consigliata l’apertura delle foto).

Sol 847, Perseverance orienta il gDRT verso la parte di Ypsilon Lake che intende ripulire. NASA/JPL-Caltech/Piras
Al termine dell’operazione di pulizia la torretta è stata ruotata e ora Perseverance può iniziare una serie di osservazioni dettagliate. Quella documentata nell’immagine consiste in un’analisi con lo strumento SHERLOC. NASA/JPL-Caltech/Piras
Dettaglio dell’area ripulita fornito dalla camera Watson. NASA/JPL-Caltech
Visuale più ampia di Ypsilon Lake prodotta dalla Left NavCam. Sol 848. NASA/JPL-Caltech/Piras

I lavori di Perseverance non sono però conclusi, perché due giorni dopo quest’ultima foto il rover mette in azione la sua speciale fresa ed esegue un’abrasione. Come di consueto l’operazione viene documentata dalle sue camere, con le visuali migliori che ci sono fornite dalla Front Left HazCam. Il risultato nel video che segue.

 

Il foro dell’abrasione osservato da vicino dalla camera Watson montata sul braccio robotico, Sol 850. NASA/JPL-Caltech

Osservazioni dettagliate vengono eseguite anche con lo strumento SHERLOC. Lo menziono di rado perché il suo prodotto più interessante non sono le immagini, ma mi è utile fornire un po’ di contesto per il prossimo paragrafo. Il fantasioso acronimo sta per Scanning Habitable Environments with Raman and Luminescence for Organics and Chemicals ed è uno spettrografo a luminescenza e scattering Raman. La possibilità di eseguire l’osservazione di due fenomeni spettrali, la fluorescenza nativa e la risonanza Raman, amplia il ventaglio di rilevazioni permesse dallo strumento. In entrambi i casi si studia la reazione del campione all’illuminazione per mezzo di un laser nel profondo ultravioletto (DUV) per dedurre la presenza di varie classi di composti organici.

Il fascio laser, la cui larghezza è inferiore ai 100 micron, viene fatto scorrere per mezzo di un sistema ottico per scansionare un’area di 7×7 mm. Sherloc è dotato anche di una camera, otticamente allineata con il laser, chiamata Autofocus Context Imager (ACI) che produce immagini in bianco e nero dal grande dettaglio che sono usate per fornire agli scienziati un contesto visivo dell’area analizzata dallo spettrografo. In aggiunta alle immagini dell’ACI è possibile combinare anche quelle dell’altra camera associata allo strumento SHERLOC, ovvero Watson

Le due camere di SHERLOC, Watson e ACI, osservano un target di calibrazione. L’intero riquadro è l’immagine catturata da Watson mentre il rettangolo in bianco e nero rappresenta il campo visivo della camera ACI. Fonte: Bhartia, R., Beegle, L.W., DeFlores, L. et al. Perseverance’s Scanning Habitable Environments with Raman and Luminescence for Organics and Chemicals (SHERLOC) Investigation.

Ho provato anche io a combinare le immagini di Watson e Sherloc-ACI relativamente alle osservazioni della roccia Ypsilon Lake, vi mostro di seguito qualche elaborazione.

Acquisizione della camera Watson. NASA/JPL-Caltech
Acquisizione della camera SHERLOC-ACI. NASA/JPL-Caltech
Allineamento delle due immagini. NASA/JPL-Caltech/Piras

Il vantaggio di poter combinare le immagini delle due camere di SHERLOC è che da una parte ACI fornisce un’acquisizione ad altissima risoluzione spaziale (10.1 micron/pixel) e dall’altra Watson aggiunge informazioni cromatiche, non meno importanti per caratterizzare i materiali studiati.

Visuale d’insieme di Ypsilon Lake con l’abrasione eseguita da Perseverance, Sol 850 (11 luglio). NASA/JPL-Caltech/Piras

Tanti, tantissimi minerali organici
Una ricerca pubblicata su Nature il 12 luglio riporta la scoperta nel cratere Jezero di varie specie di minerali organici. Già prima d’ora era stata accertata la presenza di tali composti in meteoriti provenienti da Marte o nel cratere Gale, attualmente esplorato dal rover Curiosity.

La conferma della presenza di composti organici nel cratere Jezero aggiunge un ulteriore tassello alla nostra conoscenza del pianeta rosso. Il loro rinvenimento in una regione dall’accertato passato umido porta eccitazione da parte degli astrobiologi ma è la dottoressa Sunanda Sharma, prima autrice dell’articolo, a frenare eventuali entusiasmi.

Il rinvenimento di questi composti “è un indizio elettrizzante in quanto sono spesso considerati i mattoncini della vita” – spiega la dottoressa Sharma. “Possono tuttavia essere generati anche da processi non biologici.” È su questo aspetto che si baseranno i futuri studi, per capire più nel dettaglio quali siano i minerali rilevati e la natura biologica o geologica della loro formazione.

I dati su cui si sono basati i ricercatori sono stati prodotti dallo strumento SHERLOC (che dal precedente paragrafo per noi non ha praticamente più segreti). Perseverance ha eseguito delle misurazioni su dieci rocce nelle regioni Máaz e Séitah visitate nel corso del suo primo anno (terrestre) di lavoro su Marte. 

Le dieci rocce analizzate da Perseverance. Fonte: Sharma, S., Roppel, R.D., Murphy, A.E. et al. Diverse organic-mineral associations in Jezero crater, Mars. Nature (2023)

Tutti i dieci campioni sottoposti a SHERLOC hanno mostrato la presenza di composti organici, a coprire complessivamente un intervallo temporale che va da 2.3 a 2.6 miliardi di anni fa indicando quindi la loro presenza già in un tempo parecchio remoto nella storia geologica marziana.

Per quanto tecnicamente molto avanzato, Perseverance non dispone degli strumenti per svolgere analisi in maggior dettaglio. La conferma dell’origine organica e l’identificazione specifica delle molecole rinvenute richiederanno che i campioni vengano riportati sulla Terra per l’analisi di laboratorio.

Tuttavia questa ricerca indica la possibilità che un ciclo organico-geochimico più complesso possa essere esistito su Marte di quanto fosse stato precedentemente descritto da misurazioni in situ.

Ingenuity ha volato!
È stata una notizia giunta un po’ a sorpresa.
Il 28 giugno Perseverance, grazie allo spostamento eseguito in corrispondenza del Sol 836, supera un importante dislivello e dopo
63 giorni riprende contatto con l’elicottero Ingenuity!
In quel momento, grazie a un aggiornamento pubblicato dalla NASA, la community di appassionati viene messa al corrente del fatto che il volo 52, quello che su queste pagine abbiamo atteso a lungo, sia stato già eseguito!

Era il 27 aprile, di fatto a ridosso della data stimata, quando Ingenuity ha portato a termine lo spostamento verso ovest di 363 metri. Grazie ai fotogrammi del volo, gli ultimi dei quali sono stati diffusi 17 luglio, possiamo sperimentare anche noi l’intero spostamento dell’elicottero. Lo facciamo attraverso le riprese delle due camere di bordo con i flussi video precisamente allineati tra loro.

A questo punto è doveroso correggere le valutazioni imprecise relative all’altimetria che, durante queste settimane, separava Ingenuity e Perseverance.

Poco prima dell’ultimo volo la posizione dei due robot era quella nella figura sottostante, con una distanza reciproca di poco meno di 170 metri e con un rilievo che, rispetto alla posizione di Perseverance, si elevava per 8.5 metri. Da questa posizione la comunicazione tra i due era garantita, e infatti è in questa condizione che il rover ha potuto inviare a Ingenuity il piano per il volo 52.

Posizioni prima del volo 52

Giunge il Sol 776, e all’alba del nostro 27 aprile Ingenuity porta a termine il volo programmato.
La sua distanza dal rover è ora di 520 metri e il profilo altimetrico peggiora notevolmente dal punto di vista della comunicazione radio: all’ampio rilevo si aggiunge un’ulteriore cresta che porta a 9.5 i metri di dislivello massimo rispetto alla posizione di Perseverance.

Posizione al Sol 776 al termine del volo 52: Ingenuity è in completa ombra radio

Trascorrono varie settimane, durante le quali ogni tentativo di comunicazione da parte di Perseverance fallisce. Il rover prosegue le sue attività nelle regioni Onahu Outcrop ed Emerald Lake (descritte nel dettaglio in News da Marte #18), al termine delle quali può dirigersi verso ovest e finalmente, il 28 giugno, torna in visibilità del suo compagno elicottero. È il Sol 836 e i due distano ancora parecchio tra loro (circa 400 metri) ma il profilo altimetrico è evidentemente più favorevole con un dislivello che, riferito alla posizione di Ingenuity, è di poco superiore ai 5 metri. 

Sol 836, Perseverance e Ingenuity riprendono contatto

In queste settimane Ingenuity sta trasmettendo al rover una gran quantità di immagini relative non solo al più recente volo ma anche ad altri dei mesi passati, svuotando la sua memoria da centinaia di MB di dati. Non mi dilungo oltre nell’occupare queste pagine, ma qualora vi interessasse trovate una playlist con (quasi) tutti i voli che curo su YouTube all’indirizzo https://www.youtube.com/playlist?list=PL7Re8WpuVU3LPzHhx2wpLkpayuEpztqIr

Anche per questo aggiornamento marziano è tutto, alla prossima.

Lenti – non chiamiamoli difetti

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Dettagliata trattazione di alcuni segni caratteristici che le lenti possono mostrare ma, come suggerisce l’autore, non chiamiamoli difetti!

(estratto dal cartaceo n°263 Coelum Astronomia)

Quando si parla di un telescopio astronomico, inevitabilmente l’immagine che si affaccia alla mente è quella di un lungo tubo con una lente frontale ed un piccolissimo oculare dalla parte opposta vicino al quale l’osservatore si posiziona per ammirare l’Universo. Lo strumento ideale è un cannocchiale definito da Galileo.

L’idea romantica e priva di difetti dell’osservazione attraverso questo tipo di strumenti da parte del neofita, dopo l’entusiasmo iniziale, si scontra con un’amara realtà:le aberrazioni ottiche. Tuttavia, salvo casi eccezionali di veri e propri strumenti scadenti (anche se oramai sono rari grazie ad una produzione industriale migliorata parecchio), quelli che generalmente si bollano come difetti, le aberrazioni appunto, spesso sono solo caratteristiche proprie del tipo di strumento che si sta utilizzando e della sua progettazione. Si tratta, come per qualsiasi altro prodotto, del frutto di compromessi progettuali imputabili alla natura stessa dello strumento, delle dimensioni, dei materiali, dei costi e tempi connessi con la produzione.

Lo scopo di questo articolo è offrire al lettore una carrellata di problematiche, evitando di definirli “difetti”, che caratterizzano gli strumenti a lente, partendo dall’aberrazione cromatica fino all’aberrazione sferica, passando per l’astigmatismo, i riflessi fantasma e la vignettatura. Essere coscienti dei limiti della propria attrezzatura è importante fondamentale per assaporare al meglio la visione di Luna, pianeti e stelle, senza soffermarsi troppo sui “difetti” appunto che la luce crea ai nostri occhi, spesso pure anche essi non troppo precisi!

[…]

Aberrazione cromatica.

Per comprendere che cos’è l’aberrazione cromatica, occorre introdurre il concetto della dispersione della luce.

Il fenomeno della dispersione della luce bianca, cioè della sua scomposizione nello spettro dei colori visibili (l’esempio più diretto è quello del prisma) è dovuto alla variazione dell’indice di rifrazione di un materiale in funzione della lunghezza d’onda della luce. Proprio il fenomeno della dispersione sta alla base di quella che è l’aberrazione caratteristica dei sistemi che contengono lenti: l’aberrazione cromatica.

[…]

Figura 2: Una ripresa di M31 effettuata dalla città con un obiettivo Nikon ED 180mm f/2.8 e camera ASI 533 PRO. E’ visibile un residuo di aberrazione cromatica che appare come un alone rosso (il colore rosso anziché azzurro-viola è dovuto all’uso di un filtro LPS) attorno alle stelle.

[…]

Aberrazione sferica.

Si tratta di un effetto geometrico e  che affligge sia le lenti che gli specchi; il telescopio spaziale Hubble è stata la sua vittima più eccellente. Se la curvatura della lente ricalca quella di una sfera, inevitabilmente i raggi distanti dall’asse verranno focalizzati ad una distanza differente dalla lente rispetto a quelli più centrali.

Di conseguenza la luce sarà distribuita sugli anelli periferici della figura di diffrazione, generando non più un unico punto di fuoco ma piuttosto agendo spalmando il fascio lungo l’asse ottico mostrando immediatamente una diminuzione della nitidezza delle immagini e una focalizzazione difficoltosa.

Per contenere gli effetti di questo problema, si dice che le lenti vengono “asfericizzate”, cioè alle stesse non vengono più assegnate curvature semplici come quelle derivate dalla geometria della sfera, ma più complesse in modo da correggere il percorso ottico dei raggi luminosi dal centro alla periferia, l’obiettivo è farli convergere verso il fuoco.

[…]

A sinistra l’immagine di una stella priva di aberrazione, al centro la stessa stella con aberrazione sferica di ¼ d’onda, e a destra due esempi di intra ed extra focale di una stella prodotta da un’ottica sottocorretta

[…]

L’articolo continua con la trattazione di Coma e curvatura di campo, Astigmatismo, Riflessi Fantasma, Ottiche Tensionate, Vignettatura, Errori di assialità del treno otticoOttiche Scollimate. Nell’articolo sono presenti immagini campione per riconoscere il difetto e suggerimenti su come contenerli. L’articolo di Christian Privitera è su Coelum Astronomia 263 IV Bimestre 2023.

La Stella del GrAG la prima catalogata come Gigante Rossa Oscillante

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E’ ITALIANA LA PRIMA STELLA GIGANTE ROSSA OSCILLANTE MAI CATALOGATA

 

Scoperta dagli astrofili del Gruppo Astrofili Galileo Galilei di Tarquinia (GrAG), la stella GrAGVar036 è la prima della sua specie ad essere inserita in un catalogo ufficiale, determinando una nuova categoria di stelle variabili.

Nel Giugno di quest’anno, il team di ricerca scientifica del GrAG di Tarquinia ha sottoposto alla valutazione dell’AAVSO, l’associazione internazionale che cura il principale catalogo
scientifico di stelle variabili, una nuova stella variabile scoperta durante la sua campagna di ricerca di variabili pulsanti, stelle binarie e protostelle. Lo studio ha convinto l’AAVSO, che il 4 Luglio ha censito appositamente per lei una nuova categoria di stelle variabili, battezzata ORG (Oscillating Red Giant).

Al link a seguire il catalogo ufficiale dell’AAVSO che riporta la stella in questione e la assegna alla tipologia ORG (Oscillating Red Giant).
Il catalogo, è il Variable Star Index (VSX), il principale catalogo di stelle variabili riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale.
L’AAVSO non ha fatto comunicati particolari in proposito, ma non è solita farne. Ha però aggiunto la definizione di ORG nelle designazioni delle tipologie di variabili del suo catalogo con la seguente descrizione:
Oscillating Red Giants. Red giants showing small amplitude non-radial oscillations. These stars have convective envelopes where turbulent motions act over various time scales and velocities, producing acoustic noise which can stochastically drive or damp resonant, p-mode oscillations. The oscillation amplitudes are believed to scale with the luminosity. Pulsation periods range from minutes to several hours to days. They have been found in the long and uninterrupted observations from space (CoRoT, Kepler, and TESS missions).

Al momento GrAGVar036 è l’unica ORG censita, come si può verificare facendo una ricerca avanzata nel catalogo per “Variable Type”.

L’AAVSO ci ha spiegato, nello scambio di mail successivo alla nostra sottomissione della stella variabile, che avrebbero aggiunto questa categoria proprio per GrAGVar036.
L’individuazione di queste stelle non è nuova, come diciamo nel Comunicato, ma recente e tra gli articoli in letteratura spicca quello di M. Hon et al. del 2021 che citiamo nella scheda stessa di GrAGVar036 sul catalogo dell’AAVSO (https://arxiv.org/pdf/2108.01241.pdf) e con cui tecnicamente condividiamo la scoperta di GrAGVar036. Per spiegare il motivo per cui l’AAVSO ha censito la stella solo dopo il nostro studio e le ha dato il nostro identificativo bisogna entrare nel merito di quell’articolo. Lo studio sottostante all’articolo di Hon et al. non è basato sull’osservazione diretta delle stelle che prende in considerazione, né delle loro curve di luce, ma sull’applicazione di algoritmi di machine learning che hanno analizzato milioni di dati del satellite TESS ed estratto in modo automatico un elenco di migliaia di stelle che statisticamente rispondono alle caratteristiche che si ritiene debbano avere le giganti rosse oscillanti. Questi metodi sono scientificamente validi per analizzare con campioni statisticamente solidi le caratteristiche di queste stelle, ma difficilmente bastano a catalogarle, cioè ad affermare con certezza che una singola stella dell’elenco appartiene proprio a questa tipologia di variabili. Gli algoritmi infatti hanno sempre una percentuale di falsi positivi o falsi negativi: hanno cioè dei limiti di precisione e di accuratezza che sono difficilmente misurabili, in particolare quando si adotta la tecnica del machine learning. L’importanza del nostro lavoro amatoriale, in questo caso, è nell’avere individuato in modo indipendente la stella e averne studiato direttamente la fotometria dai dati TESS accertandone la natura con sicurezza.
Per spiegare meglio questo concetto, vi forniamo a titolo di esempio due stelle che nelle ultime settimane abbiamo catalogato sullo stesso database dell’AAVSO. Si tratta di una variabile Gamma Doradus (GDOR) chiamata TIC 139428875 https://www.aavso.org/vsx/index.php?view=detail.top&oid=2387661 e di una variabile Alfa2 Canum Venaticorum (ACV) chiamata TIC 192730709 https://www.aavso.org/vsx/index.php?view=detail.top&oid=2387670.
Anche queste due stelle compaiono in un altro articolo, citato nella scheda AAVSO e recentissimo. In questo caso l’articolo scientifico del 2023 ha individuato, sempre con metodi algoritmici, oltre 15mila stelle di tipo ELL (variabili binarie ellissoidali). La nostra analisi però ha mostrato che queste due stelle non sono variabili ELL, ma di tutt’altra tipologia: una GDOR è una variabile pulsante intrinseca, mentre una ELL è un sistema binario a contatto. In questi casi l’algoritmo ha sbagliato. L’articolo scientifico resta valido per altre ragioni, dato che sviluppa analisi statistiche. Ma se tutte quelle stelle fossero state classificate nel catalogo internazionale delle stelle variabili solo in base a quell’articolo, avrebbero generato numerosi errori nel catalogo, molto difficili da correggere.
Per questa ragione l’AAVSO si basa fortemente sul lavoro degli astronomi amatoriali e di gruppi come il nostro che, oltre ad usare tecniche numeriche e algoritmi di analisi, possono affiancare il lavoro di molti astrofili nell’analisi diretta di curve di luce e singole stelle – nel nostro caso siamo una ventina di appassionati soci del GrAG- arrivando, in alcuni casi fortunati, a catalogare per primi una nuova tipologia di oggetti celesti.
Nel primo anno di attività dall’avvio del suo osservatorio astronomico, interamente realizzato dai soci nell’area messa a disposizione dall’Università Agraria di Monte Romano (VT), il gruppo di ricerca del GrAG ha scoperto oltre trenta nuove stelle variabili, appartenenti a diverse categorie, arricchendo anche in altri casi il lavoro degli astronomi professionali sui campi di ricerca più attuali e coinvolgendo nelle attività scientifiche oltre 20 “citizen scientist”, come sono chiamati dalla comunità scientifica internazionale gli
astronomi non professionisti che si dedicano alla ricerca.
di M. Grassi, C. Marino, C. Mazzacurati per il comitato scientifico del Gruppo Astrofili Galileo Galilei

Oscure stelle

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Oscure stelle

L’Universo non avrà mai fine,
perché proprio quando sembra
che l’oscurità abbia distrutto ogni cosa,
e appare davvero trascendente,
i nuovi semi della luce rinascono dall’abisso.
-Philip K. Dick-

Quando l’Universo cominciò a formare le stelle, il tempo cantava una canzone antica. E mentre la melodia si diffondeva per lo spazio-tempo, enormi sfere di materia prendevano forma. Oggi, di questa antica canzone rimangono soltanto tracce flebili e frammentarie, ma dalle poche note che ci sono pervenute è stato comunque possibile ascoltare una storia molto antica.

Se è vero che la prima generazione di stelle nell’Universo deve ancora essere osservata, esistono tuttavia almeno due teorie principali per questi oggetti:  esse sono stelle di popolazione III che bruciano idrogeno oppure sono stelle oscure, fatte di idrogeno ed elio, ma alimentate dal riscaldamento della materia oscura invece che dalla fusione nucleare.

Oggi sappiamo che la materia oscura costituisce circa il 25% dell’intero Universo. Le prove della sua esistenza provengono dalle misure della radiazione cosmica primordiale, in particolare dalle anomalie nella dipendenza radiale delle curve di rotazione delle galassia e dalle lenti gravitazionali.

Sebbene essa sia una parte imprescindibile dell’Universo, la origine fisica rimane ancora, per buona parte, sconosciuta.

Secondo una delle teorie più accreditate, si pensa che essa sia fatta di particelle invisibili che non riflettono né assorbono la luce, ma siano tuttavia in grado di esercitare una attrazione gravitazionale sulla materia che le circonda. Tra i principali candidati ci sono le WIMP, particelle massicce debolmente interagenti.

Quando esse si scontrano, si annichilano, trasferendo calore alle nubi collassate di idrogeno e convertendole in stelle oscure. Se questa teoria venisse confermata, l’identificazione di stelle oscure supermassicce permetterebbe di conoscere la materia oscura in base alle loro proprietà osservate.

Attualmente il telescopio spaziale James Webb ha osservato degli oggetti che potrebbero proprio essere dei candidati promettenti ad essere stelle oscure.

Confermarne l’esistenza potrebbe aiutare a risolvere un quesito emerso dalle osservazioni del famoso telescopio: sembrano infatti esserci troppe grandi galassie nell’Universo primordiale per adattarsi alle previsioni del Modello Standard della cosmologia.

Se infatti alcuni degli oggetti che assomigliano alle prime galassie sono in realtà stelle oscure, le simulazioni della formazione delle galassie primordiali concorderebbero meglio con le osservazioni.

Gli oggetti JADES-GS-z13-0, JADES-GS-z12-0 e JADES-GS-z11-0, originariamente identificati come galassie nel dicembre 2022 dal JWST Advanced Deep Extragalactic Survey (JADES), hanno cominciato a brillare fra 320 e 400 milioni di anni dopo il Big Bang, rendendoli alcuni dei primi oggetti mai visti.

Sebbene ancora non sia stato certificato se essi siano galassie contenenti milioni di stelle ordinarie di Popolazione III o stelle oscure, sappiamo che queste ultime  hanno abbastanza luce per competere con un’intera galassia di stelle, potendo teoricamente crescere fino a diversi milioni di masse solari ed essere fino a 10 miliardi di volte più luminose del Sole.

Per approfondire:

Cosmin Ilie et al. 2023. Supermassive Dark Star candidates seen by JWST. PNAS 120 (30): e2305762120  ; DOI: 10.1073/pnas.2305762120

Studio Scientifico sulla Supernova SN 2023ixf

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Uno dei grafici presenti all'interno dell'accurato studio che vi invitiamo a leggere nel link dell'articolo. Crediti: Giorgio Bianciardi Susy Ghia (Telescopio Remoto UAI) Arcangelo Ciccarelli (Stazione Astronomica dei Marsi) Marco D'Angelo Giuseppe Conzo Mara Moriconi (Gruppo Astrofili Palidoro) Zlatko Orbanic (Explorer Observatory) Nello Ruocco (Osservatorio Astronomico Nastro Verde) Ian Sharp (Ham Observatory) Uhlar Milan Filip Walter (Observatory and Planetarium Prague and Czech Astronomical Society)

Importante studio scientifico della comunità astronomica italiana sulla Supernova in M101

Riprendiamo com molto piacere il comunicato stampa ricevuto in Redazione ed inviato dal Gruppo Astrofili Palidoro.

Si tratta di un attento studio coordinato sulla variazione di luminosità dell’oggetto a cui hanno partecipato numerose realtà italiane. Gli autori sono Giorgio Bianciardi Susy Ghia (Telescopio Remoto UAI) Arcangelo Ciccarelli (Stazione Astronomica dei Marsi) Marco D’Angelo Giuseppe Conzo Mara Moriconi (Gruppo Astrofili Palidoro)  Zlatko Orbanic (Explorer Observatory) Nello Ruocco (Osservatorio Astronomico Nastro Verde) Ian Sharp (Ham Observatory) Uhlar Milan Filip Walter (Observatory and Planetarium Prague and Czech Astronomical Society).

Il comunicato ufficiale:

Un follow-up osservativo ha visto coinvolti astrofili e astronomi di tutta Europa per lo studio della Supernova SN 2023ixf. Tantissime informazioni riportate nella pubblicazione appena resa disponibile per la comunità scientifica.
La Supernova, già nota di tipologia II, si è mostrata essere, attraverso i nostri dati fotometrici, una tipo II-L con un calo di 2.5 magnitudini dal momento dell’esplosione, questo sta ad indicare che la luminosità decresce linearmente, a differenza delle supernove di tipo II-P, la cui luminosità rimane stabile per circa 100 giorni. Infine, dai dati spettrometrici, si è osservata l’espansione vera e propria del materiale stellare. Tutti i dettagli sono presenti nel paper pubblicato su arXiv al seguente link: https://arxiv.org/abs/2307.05612

ABSTRACT DELL’ARTICOLO

Sono state eseguite osservazioni fotometriche multibanda e la loro relativa valutazione a grandezze strumentali utilizzando filtri Johnson-Cousins ​​standard (B, V, Rc) e filtri Sloan r e g, e non standard (Filtri R, G, B e Cancella).

La Supernova in M101 CREDITI: Giorgio Bianciardi, Marco D’Angelo, Giuseppe Conzo, Zlatko Orbanić, Arcangelo Mimino Ciccarelli, Filip Walter.

I dati sono stati registrati da 9 osservatori e dal MicroObservatory
Robotic Telescope Network (vedi elenco in fondo). Gli spettri a bassa risoluzione della supernova di tipo II SN 2023ixf sono stati eseguiti durante la salita al massimo di luminosità e nei primi 50 giorni dopo il massimo.
I risultati descrivono la rapida ascesa verso il massimo (2,5 magnitudini circa in cinque giorni nel filtro B) e la lenta diminuzione dopo il massimo (0,0425 ± 0,02 magnitudini/giorno nel filtro B).
I risultati evidenziano la forte variazione degli indici di colore B-V durante i primi 50 giorni (da -0,20 ± 0,02 a +0,85 ± 0,02) e V-R (da 0 ± 0,01 a +0,50 ± 0,01) dopo l’esplosione, presumibilmente corrispondente al raffreddamento della fotosfera stellare. Inoltre, la presenza di forte H-alfa e le linee H-beta con un forte profilo P Cygni, indicano l’esistenza di un involucro gassoso in espansione lontano dalla stella. A 50 giorni dall’esplosione la magnitudo è diminuita rispetto al massimo osservato per continuare dove è sbiadito di 2,5 magnitudini (filtro B), quindi proponiamo che SN 2023ixf sia un tipo II, sottotipo L, supernova (SNe).

FINE ABSTRACT

Sono molte le realtà professionali e non che in questi mesi hanno seguito l’evento catastrofico con attenzione. Di certo, nelle prossime settimane, riceveremo molte altre notizie e conferme.

Complimenti dalla Redazione a tutto il team impegnato nell’accurata analisi dei dati!


L’approfondimento sulla Supernova SN 2023ixf è pubblicato in COELUM ASTRONOMIA n°263 in prossima distribuzione PRENOTA ORA LA TUA COPIA

Superata Quota 50% per l’E-ELT

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Questa immagine, scattata alla fine di giugno 2023, mostra l'immagine presa da una webcam del cantiere dell'ELT (Extremely Large Telescope) dell'ESO a Cerro Armazones, nel deserto cileno di Atacama, ove ingegneri e operai edili stanno attualmente assemblando la struttura della cupola del telescopioa un ritmo vertiginoso.Cambiandoogni giorno in modo evidente, la struttura in acciaio acquisterà presto la familiare forma arrotondata tipica delle cupole. Lo sfondo stellato è dominato dal nucleo della Via Lattea, la nostra galassia, e dalla Grande e Piccola Nube di Magellano, due galassie nane che orbitano intorno alla nostra. Crediti: ESO

Completato a metà l’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO

Comunicato stampa ESO

L’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO (l’Osservatorio Europeo Australe) sarà un telescopio terrestre rivoluzionario con avrà uno specchio principale di 39 metri e sarà il più grande telescopio al mondo per osservare la luce visibile e infrarossa: il più grande occhio del mondo rivolto verso il cielo. La costruzione di questo progetto tecnicamente complesso sta avanzando a un buon ritmo, e ora l’ELT supera il traguardo del 50% di completamento.

Il telescopio si trova in cima al Cerro Armazones, nel deserto cileno di Atacama, dove in questo momento ingegneri e operai edili stanno assemblando la struttura della cupola del telescopio a un ritmo vertiginoso. Cambiando ogni giorno in modo evidente, la struttura in acciaio acquisterà presto la familiare forma arrotondata tipica delle cupole.

Gli specchi del telescopio e altri componenti sono in costruzione presso varie aziende in Europa, e anche questi lavori procedono molto bene. L’ELT dell’ESO avrà un pionieristico design ottico a cinque specchi, che include un gigantesco specchio principale (M1) composto da 798 segmenti esagonali. È stato già prodotto più del 70% delle forme grezze degli specchi e dei supporti per questi segmenti, mentre M2 e M3 sono stati fusi e ora sono in fase di lucidatura. I progressi su M4, uno specchio adattivo e flessibile che regolerà la propria forma mille volte al secondo per correggere le distorsioni causate dalla turbolenza dell’aria, sono particolarmente impressionanti: tutti e sei i sottili petali sono completati e vengono ora integrati nell’unità strutturale. Inoltre, tutte e sei le sorgenti laser, altro componente chiave del sistema di ottica adattiva dell’ELT, sono state prodotte e consegnate all’ESO per le verifiche.

Anche tutti gli altri sistemi necessari per completare l’ELT, tra cui il sistema di controllo e le attrezzature necessarie per assemblare e mettere in servizio il telescopio, stanno procedendo bene nello sviluppo o nella produzione. Inoltre, tutti e quattro i primi strumenti scientifici di cui sarà dotato l’ELT sono nella fase finale di progettazione e per alcuni sta per iniziare la fase di produzione. Infine, la maggior parte dell’infrastruttura di supporto per l’ELT si trova ora presso o vicino al Cerro Armazones. Per esempio, l’edificio tecnico che, tra l’altro, sarà utilizzato per lo stoccaggio e il rivestimento di diversi specchi di ELT è completamente costruito e attrezzato, mentre lo scorso anno è entrato in funzione un impianto fotovoltaico che fornisce energia rinnovabile al sito.

La costruzione dell’ELT dell’ESO è iniziata nove anni fa con una cerimonia “esplosiva”. La cima del Cerro Armazones è stata appiattita nel 2014 per fare spazio al gigantesco telescopio.

Questa immagine, scattata alla fine di giugno 2023, mostra una ripresa effettuata da un drone del cantiere dell’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO a Cerro Armazones, nel deserto cileno di Atacama, ove ingegneri e operai edili stanno attualmente assemblando la struttura della cupola del telescopio a un ritmo vertiginoso. Cambiando ogni giorno in modo evidente, la struttura in acciaio acquisterà presto la familiare forma arrotondata tipica delle cupole. Crediti:
ESO

Si prevede però che il completamento del restante 50% del progetto sarà notevolmente più rapido rispetto alla costruzione della prima metà dell’ELT, che comprendeva il lungo e meticoloso processo di finalizzazione del progetto della stragrande maggioranza dei componenti da produrre per l’ELT. Inoltre, alcuni degli elementi, come i segmenti dello specchio e i relativi componenti di supporto e sensori, hanno richiesto una prototipazione dettagliata e verifiche significative prima di essere prodotti in serie. Per di più, la costruzione è stata influenzata dalla pandemia di COVID-19, con la chiusura del sito per diversi mesi e ritardi nella produzione di molti dei componenti del telescopio. I processi di produzione sono ora completamente ripresi e resi più efficienti, perciò si prevede che la restante metà dell’ELT richiederà solo cinque anni. Tuttavia, costruire un telescopio così grande e complesso come l’ELT non è esente da rischi finché non è completo e funzionante.

Il direttore generale dell’ESO, Xavier Barcons, afferma: “L’ELT è il più grande della prossima generazione di telescopi terrestri ottici e nel vicino infrarosso e il più avanzato nella costruzione. Raggiungere il 50% di completamento non è un’impresa da poco, date le sfide inerenti a progetti grandi e complessi, ed è stato possibile solo grazie all’impegno di tutti quanti all’ESO, al supporto continuo degli Stati membri dell’ESO e all’impegno dei nostri partner industriali e dei consorzi dedicati agli strumenti. Sono veramente orgoglioso che l’ELT abbia raggiunto questo traguardo“.

Il piano è di iniziare le osservazioni scientifiche nel 2028: l’ELT dell’ESO affronterà questioni astronomiche del calibro di: siamo soli nell’Universo? Le leggi della fisica sono universali? Come si sono formate le prime stelle e galassie? Cambierà radicalmente ciò che sappiamo del nostro Universo e ci farà riflettere anche sul posto che occupiamo nel cosmo.

Note

La percentuale di completamento dell’ELT è stimata in base al suo “valore prodotto” (earned value, in inglese), una metrica di gestione del progetto utilizzata per valutare l’avanzamento di un progetto che tiene conto sia della pianificazione che dei costi. Attualmente l’ELT ha superato il 50% del piano di progetto.

Fonte: Comunicato ESO

Transiti ISS notevoli – 10 e 12 luglio

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Come promesso prima segnalazione per questo mese di Luglio

La ISS Stazione Spaziale Internazionale torna ben visibile nei cieli d’Italia! Molte le occasioni da non perdere e le prime sono domani, 10 luglio, l’11 e a finire il 12 luglio.

Nei prossimi tre giorni avremo tre transiti notevoli che, come mostrato le mappe interesseranno l’Italia.

Si inizia il 10 luglio con una ISS molto luminosa visibile soprattutto sui cieli del Sud Italia, nelle prime ore della sera, sorgerà verso Sud-Ovest e pian piano smetterà di splendere ad Est Nord Est. Ben 10 minuti di tempo per individuarla.

Il passaggio dell’11 sarebbe il massimo per tutti gli italiani, purtroppo ahinoi, la ISS transiterà dopo le ore 4 della notte, insomma q5 minuti di transito in cui la ISS attraverserà tutta l’Italia a magntudine -3.6°! Qualcuno di voi resterà sveglio?

Ma per essere davvero appagati dovremo aspettare ancora solo un altro giorno in più, mercoledì 12 luglio per ben 19 minuti dalle 22:12 alle 22:23, da SO a NE la ISS sarà visibile da tutta Italia con magnitudine ben 3,7! Uno spettacolo da non perdere!

A seguire le mappe dei tracciati e la tabella con i prossimi appuntamenti anche per il resto del mese di Luglio.

10 Luglio

Si inizierà il giorno 10 Luglio, dalle 22:14 verso SO alle 22:24verso ENE. Visibilità migliore dal Sud Italia con magnitudine di picco a -3.4. Osservabile senza problemi, meteo permettendo.

11 Luglio

Si replica l’11 Luglio, dalle 04:42alle 04:53, osservando da NO a ESE. La ISS sarà ben visibile da tutta Italia, con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.6.

12 Luglio

Il transito del 12 Luglio si avrà dalle 22:12 alle 22:23, da SO a NE, con una magnitudine massima di -3.7. Uno dei passaggi serali migliori del mese, osservabile da tutta Italia.

 

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.


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L’ITALIANO VINCENZO VAGNONI DELL’INFN ALLA GUIDA DELLA COLLABORAZIONE LHCB AL CERN

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Vincenzo Vagnoni, nuovo coordinatore (spokesperson) della collaborazione internazionale LHCb

VINCENZO VAGNONI DELL’INFN e autore di COELVM in un ruolo di prestigio internazionale

 

Vincenzo Vagnoni, ricercatore della Sezione di Bologna dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, è stato eletto coordinatore (spokesperson) della collaborazione internazionale LHCb, che ha costruito e opera uno dei quattro grandi rivelatori di particelle del Large Hadron Collider del CERN. Vagnoni, già responsabile nazionale INFN per LHCb, ha assunto il nuovo incarico il 1° luglio e nei prossimi quattro anni guiderà la grande comunità di oltre 1500 persone, che vede l’Italia e l’INFN partecipare con oltre 200 connazionali, che nel corso degli anni hanno contribuito al progetto in modo sostanziale a livello sia scientifico sia manageriale.

L’inizio dell’incarico di Vincenzo Vagnoni, che sarà responsabile del coordinamento di tutte le attività dell’esperimento, coincide con un intenso periodo di lavoro per la collaborazione, impegnata, dopo la fase di upgrade del rivelatore LHCb conclusasi nel 2022, con il terzo periodo di presa dati (Run 3) di LHC, il più grande e potente acceleratore di particelle al mondo. Grazie alla migliorata sensibilità dell’esperimento, ci si aspetta che LHCb potrà continuare a fare luce su eventi rari, nel tentavo di comprendere le ragioni dell’asimmetria tra materia e antimateria, e studiare nel dettaglio gli stati esotici della materia.

La collaborazione LHCb è costituita da circa 850 scienziati appartenenti a 80 Università e laboratori sparsi in tutto il Mondo.

L’esperimento LHCb rappresenta una grande sfida scientifica e tecnologica, una delle meraviglie che l’umanità riesce a realizzare quando collabora per il raggiungimento di un obiettivo condiviso di nuova conoscenza”, commenta Vincenzo Vagnoni.. “La collaborazione LHCb ha pubblicato, dal 2010 ad oggi più di 600 articoli scientifici su riviste internazionali, grazie all’analisi dei dati dei Run 1 e 2 di LHC, ma ancora non è neanche a metà strada. Una caratteristica peculiare dell’esperimento LHCb è di essere in grado di ricercare l’esistenza di particelle ancora ignote anche qualora l’energia di LHC non fosse sufficiente a produrle, grazie a misure di precisione in grado di sfruttare effetti quantistici di particelle di grande massa sul comportamento di particelle già note. È incredibile pensare che la fisica delle particelle sperimentale consente di investigare se qualcosa di nuovo esiste oltre il Modello Standard, anche se al momento le macchine acceleratrici di cui disponiamo non hanno energia a sufficienza per materializzare la nuova fisica. I prossimi anni saranno cruciali per segnare la strada da percorrere nei prossimi decenni, per accrescere la nostra conoscenza del mondo subatomico, fino ad arrivare al grande collisionatore da 100 km in fase di studio al CERN”, conclude Vagnoni.

Al fine di incrementare ulteriormente la capacità dell’esperimento di individuare eventuali indizi di nuova fisica oltre il Modello Standard, tra le attività che vedranno impegnati Vagnoni e la collaborazione LHCb nei prossimi anni ci saranno anche quelle rivolte alla pianificazione del secondo aggiornamento del rivelatore, in previsione dell’avvio della fase di alta luminosità di LHC (High Luminosity LHC).

“Alla fine di questo decennio abbiamo in programma un nuovo aggiornamento del rivelatore, che ci consentirà durante l’ultimo decennio di vita di LHC, fino all’inizio degli anni 2040, di accrescere enormemente la statistica di dati, per misurare con precisione sempre crescente effetti sensibili all’esistenza di nuova fisica”, spiega Vagnoni. “Se quello che abbiamo fatto finora e stato molto difficile, quello che dovremo fare in futuro lo sarà ancora di più. Bisogna guardare avanti, sempre, senza paura”.

La collaborazione internazionale LHCb è composta da circa 1500 persone tra ricercatori, tecnologi e tecnici, provenienti da 20 Paesi di tutto il mondo. I gruppi INFN rappresentano circa il 15% del totale della collaborazione, e danno contributi fondamentali a svariati aspetti del rivelatore LHCb, della presa dati e della successiva analisi dei dati raccolti. L’INFN, attraverso le sezioni di Bari, Bologna, Cagliari, CNAF, Ferrara, Firenze, Genova, Laboratori Nazionali di Frascati, Milano, Milano Bicocca, Padova, Perugia, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, ha inoltre svolto un ruolo decisivo negli interventi di aggiornamento del rivelatore effettuati durante il Long Shtudown 2 di LHC.

Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Sezione di Bologna, dal 2005. Dal 2016 al 2018 è stato responsabile scientifico (physics coordinator) della collaborazione internazionale LHCb. È autore di oltre 600 articoli pubblicati su riviste internazionali nel settore della fisica delle particelle, che spaziano da misure di precisione di asimmetrie di comportamento materia-antimateria allo studio della dinamica di particelle costituite da quark cosiddetti pesanti.

Fonte: INFN  Istituto Nazionale Fisica Nucleare

Regolamento uso sezione PhotoCoelum

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Regolamento uso sezione PhotoCoelum

 

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SuperLuna 3 Luglio da non perdere

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Questa sera 3 Luglio da non perdere la SUPERLUNA

La superluna è un fenomeno ottico che si verifica quando due fattori sono concomitanti. La Luna, che non cambia mai dimensione reale ma solo apparente, in alcuni periodi dell’anno sembra più grande e più rossa rispetto al solito. Si tratta del risultato della combinazione di due eventi. Il primo è la Luna Piena, il 3 luglio infatti, la Luna tutta illuminata sarà al giorno 15° e con fase al 100%, il secondo è la distanza dalla Terra che il giorno 4 luglio sarà minima a soli 360.147 km, si dice che la Luna è al Perigeo.

Anche se i due eventi non si combinano proprio nello stesso giorno ma a distanza di poche ore, la loro vicinanza fa della Luna del ciclo di Luglio una delle apparentemente più grandi di tutto il 2023 con un diametro pari a 33′ e 10”, seconda solo a quella che si verificherà circa un mese più tardi il 2 agosto.

Il colore rosso invece è un fenomeno legato all’atmosfera terrestre che altera i colori percepiti dall’occhio umano e più evidente quando gli oggetti sono all’orizzonte. L’atmosfera per sua natura tende e riflettere le frequenze della luce più blu e lasciar passare invece quelle rosse. Quando un oggetto di trova all’orizzonte la sua luce deve attraversare, per giungere ai nostri occhi, uno strato più spesso di atmosfera e ciò amplifica l’effetto. In tal modo la Luna appena sorta sembrerà di un rosso fuoco perdendo di intensità man mano che si alzerà nel cielo.

Il giorno 3 la Luna sorgerà nel Sagittario alle ore 21 e 43 per un osservatore sito a Roma. Crediti: https://theskylive.com/
A partire dalle 21.30 saranno trasmesse le immagini della Luna ripresa dal vivo con i telescopi e gli astronomi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) da Cagliari, Palermo e Loiano (Bologna). Ospite speciale: Licia Troisi, scrittrice, astrofisica e divulgatrice scientifica.
Il link alla diretta:
Di seguito, il testo integrale della notizia su EduINAF:
Diretta organizzata da EduINAF per lunedì 3 luglio per osservare la prima “Superluna” dell’anno, il momento in cui la fase di Luna piena si verifica quando il nostro satellite naturale è alla minima distanza dalla Terra.

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Successo per la missione italiana Virgin Galactic

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Grande successo (non scontato) per il lancio della Missione Italiana a bordo della Virgin Galactic

 

Si è concluso ieri, 29 giugno, con successo il volo turistico spaziale organizzato dalla Virgin Galactic con a bordo in tutto 4 italiani.

Il volo della Virgin Galactic è durato circa 90 minuti durante i quali la navetta è arrivata oltre i 15km di quota accompagnata da un aereo pilota.

Sono 4 i membri dell’equipaggio, 3 imbarcati sulla missione principale rimasta per 3 minuti in microgravità:

  • Pantaleone Carlucci, ingegnere del CNR;
  • Colin Bennett, istruttore astronauta alla Virgin Galactic;
  • il colonnello Walter Villadei dell’Aeronautica Militare, che si sta addestrando per una “futura missione spaziale orbitale” alla Stazione Spaziale Internazionale, secondo i materiali Virgin Galactic;
  • Il tenente colonnello Angelo Landolfi, medico dell’Aeronautica Militare.
L’equipaggio del Galactic 01, da sinistra a destra, il colonnello Walter Villadei, Pantaleone Carlucci, il tenente colonnello Angelo Landolfi e Colin Bennet.(Credito immagine: Virgin Galactic)

un quarto membro era invece a bordo dell’aereo che ha trascinato la navetta in quota, si tratta del pilota Nicola Pecile di Udine, unico collaudatore del nostro Paese finora selezionato dalla Virgin Galactic.

Durante la missione frutto di un accordo commerciale tra l’Aeronautica Militare e Virgin Galactic, dopo un saluto con la bandiera italiana, i tre protagonisti della missione italiana Virtute 1 (Volo italiano per la ricerca e la tecnologia suborbitale) hanno iniziato a condurre i 13 esperimenti previsti nella missione, cercando di sfruttare al meglio i circa 3 minuti di microgravità. Carlucci e Landolfi indossavano sensori per controllare funzione fisiologiche importanti, come quelle cardiache e cerebrali, come le funzioni legate al movimento. Entusiasmo nei commenti dei protagonisti della missione, che nella conferenza stampa di chiusura hanno detto che la missione “è andata meglio del previsto” ed è stata “un’esperienza indimenticabile”. C’è stato anche un po’ di tempo per godere di una “meravigliosa vista all’esterno”, hanno detto, anche se i 13 esperimenti non hanno lasciato loro molto tempo per distrarsi. Di questi, Doosy e Liulin, entrambi del Cnr, sono destinati a raccogliere le prime misure della radiazione cosmica nella mesosfera, ossia nella regione dell’atmosfera che sarà raggiunta dal volo suborbitale e compresa fra 50 e 100 chilometri di quota. Oltre che Cnr e Aeronautica Militare (questi ultimi in collaborazione con ospedale Maggiore Policlinico e Università di Milano e Università Politecnica delle Marche) gli esperimenti sono stati programmati da Università di Roma Tor Vergata, Università di Padova, l’azienda T4i (fonte ANSA).

Ma oggi non manca chi si chiede perché l’Italia abbia dovuto spendere tanto (ufficialmente un biglietto costa al pubblico 450mila euro, ma la cifra pagata dal nostro paese non è stata resa pubblica) per ottenere 3 minuti di microgravità. Molti di più ne vengono offerti dai voli parabolici che si svolgono da almeno 15 anni con grandi aerei come i 747 e dalla Stazione Spaziale Internazionale. Interpellata, l’Aeronautica non ha dato risposta.

Si ricorda inoltre che di Villadei si parlò per le presunte frizioni con Samantha Cristoforetti, all’epoca del di lei addio alla divisa dell’Aeronautica nel 2020, e per l’addestramento come cosmonauta russo a Baikonur in Russia. Sia Cristoforetti che Villadei hanno smentito ogni dissidio. (fonte Repubblica.it).

Qui il video sintesi della missione:

 

Il Cielo di Luglio 2023

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IL CIELO DI LUGLIO 2023

SUPERLUNA 3 LUGLIO ORE 21:43

Lo Scorpione protagonista del cielo estivo ma anche l’Aquila e la Lira ci accompagneranno nella notte.

Per approfondire Le Costellazioni di Luglio 2023 a cura di Teresa Molinaro

I principali eventi di Luglio 2023

Luglio tabella eventi
Data Orario Oggetto/i Evento
01/07/2023 05:46:19 Mercurio Congiunzione Superiore
01/07/2023 08:54:58 Luna-Antares Congiunzione
03/07/2023 12:38:34 Luna Piena
04/07/2023 08:49:05 Venere Nodo Discendente
04/07/2023 23:28:11 Luna Perigeo
06/07/2023 10:01:09 Terra Afelio
07/07/2023 04:08:56 Luna-Saturno Congiunzione
08/07/2023 10:40:59 Mercurio-Polluce Congiunzione
08/07/2023 15:09:34 Luna-Nettuno Congiunzione
10/07/2023 02:47:49 Luna Ultimo Quarto
10/07/2023 09:13:06 Marte-Regolo Congiunzione
11/07/2023 02:23:22 Luna Nodo Ascendete
11/07/2023 22:20:22 Luna-Giove Congiunzione
12/07/2023 18:46:41 Luna-Urano Congiunzione
13/07/2023 08:08:57 Luna-Pleiadi Congiunzione
15/07/2023 03:15:44 Mercurio-Presepe Congiunzione
17/07/2023 17:24:33 Luna-Polluce Congiunzione
17/07/2023 19:31:42 Luna Nuova
18/07/2023 18:57:41 Luna-Presepe Congiunzione
19/07/2023 09:55:23 Luna-Mercurio Congiunzione
20/07/2023 07:56:19 Luna Apogeo
20/07/2023 15:31:32 Luna-Regolo Congiunzione
21/07/2023 04:59:09 Luna-Marte Congiunzione
23/07/2023 01:57:20 Venere Stazionario Moto Retrogrado
25/07/2023 04:40:21 Luna-Spica Congiunzione
25/07/2023 16:04:34 Luna Nodo Discendente
25/07/2023 23:06:42 Luna Primo Quarto
26/07/2023 13:39:41 Mercurio-Venere Congiunzione
28/07/2023 15:33:08 Massimo Delta Aquaridi
28/07/2023 18:46:10 Luna-Antares Congiunzione
29/07/2023 01:54:02 Mercurio-Regolo Congiunzione
31/07/2023 11:24:49 Mercurio Nodo Discendete

Tutte le effemeridi del mese di Luglio 2023 sono disponibili in file csv

Clicca sul banner per scaricare

Clicca sul banner per accedere alle Effemeridi giugno 2023!

Mercurio

01/07 Sorge: h 05:34 Tramonta: h 20:57

 

31/07 Sorge: h 08:15 Tramonta: h 21:36

Finisce il percorso di avvicinamento di Mercurio al Sole che proprio il giorno 1 sarà in congiunzione superiore. Lo vedremo apparire via via la sera dopo al tramonto fino a trovarsi il 31 proprio a metà dell’incontro fra Venere e Marte alle ore 20 e 30, finestra osservativa cortissima. Non dimenticate i filtri! Il Sole sarà già tramontato ma la luce ancora molto forte.

Venere

01/07 Sorge: h 09:09 Tramonta: h 23:04

31/07 Sorge: h 07:56 Tramonta: h 20:53

Come annunciato il mese di Luglio inizia con la bella congiunzione di Marte e Venere, alti  26 gradi sopra l’orizzonte ad ovest alle 20 e 30 circa ma con il Sole in fase tramonto, quindi difficili da scorgere. Per ammirare i due astri bisognerà aspettare qualche minuto dopo le 21. Anche se gli astri si stanno abbassando con l’orizzonte libero sarà possibile catturarli. I due atri saranno visibili anche nei giorni successivi, sempre ad ovest ma sempre più bassi sull’orizzonte, fino al giorno 20 luglio quando saranno raggiunti anche da un’affascinante falce di Luna crescente. Altezza proibitiva, solo 6° gradi subito dopo le 21. Target molto molto difficile.

 

Marte

01/07 Sorge: h 09:26 Tramonta: h 23:18

31/07 Sorge: h 09:03 Tramonta: h 22:03

Per i primi giorni del mese di Luglio i due pianeti, Venere e Marte, resteranno sempre molto vicini anticipando però sempre più il momento del tramonto, e quindi, di conseguenza trovandosi sempre più bassi sull’orizzonte. Alla fine del mese di Luglio saranno anche raggiunti da Mercurio in un ripresa davvero difficile mentre anche Regolo man mano saluta il pianeta rosso che cambia destinazione e punta alla Vergine.

 

Giove

01/07 Sorge: h 02:11 Tramonta: h 15:55

31/07 Sorge: h 00:25 Tramonta: h 14:8

Le giornate sono ancora molto lunghe e pochi cambiamenti interessano Giove che sorgerà a metà mese intorno alle 2 per essere visibile fino all’alba. Giove prosegue il suo lentissimo cammino lasciando indietro i Pesci ed avvicinandosi al Toro ma siamo ancora molto lontani sia dalle Pleiadi che dalla Iadi. Il giorno 12 sarà raggiunto dalla Luna. Falce piccolissima rivolta ad Est e a destra il pianeta splendente. In basso fa capolino Antares e subito sopra Urano.

 

Saturno

01/07 Sorge: h 23:44 Tramonta: h 10:36

31/07 Sorge: h 21:43 Tramonta: h 08:31

Anticipando il suo sorgere il primo del mese di Luglio Saturno sarà visibile ad Est già subito dopo la mezzanotte. Solitario nel cielo senza compagni degni di nota, anticipando Giove di un giorno, incontrerà la Luna questa vota il 7 luglio, poco prima dell’alba saranno alti sull’orizzonte ben 37°, direzione di vista: sud.

 

Urano

01/07 Sorge: h 02:41 Tramonta: h 17:01

31/07 Sorge: h 00:46 Tramonta: h 15:08

Nel mese di Luglio Urano sarà definitivamente il terzo incomodo, o spettatore, del lento avvicinarsi di Giove alle Pleiadi. Fermo ai bordi della costellazione del toro sarà anche esso, come Giove, avvicinato dalla Luna il 12 luglio. Urano e Giove si stanno avvicinando sempre più ma il minimo della distanza lo avremo in Agosto.

Nettuno

Nettuno

01/07 Sorge: h 00:33 Tramonta: h 12:22

31/07 Sorge: h 22:30 Tramonta: h 10:23

Definitivamente guardiano della notte, Nettuno ci osserva da lontano in tutte le serate di Luglio, e così farà anche ad Agosto. Sarà avvicinato dalla Luna all’ultimo quarto il 9 Luglio e sempre alla dovuta distanza continuerà a tenere sotto controllo Saturno. Nettuno è comodamente seduto a cavallo fra la costellazione dei Pesci e quella della Balena o Cetus.

LUNA

Segnate sul calendario 3 Luglio: SUPERLUNA

La superluna è un fenomeno ottico che si verifica quando due fattori sono concomitanti. La Luna, che non cambia mai dimensione reale ma solo apparente, in alcuni periodi dell’anno sembra più grande e più rossa rispetto al solito. Si tratta del risultato della combinazione di due eventi. Il primo è la Luna Piena, il 3 luglio infatti, la Luna tutta illuminata sarà al giorno 15° e con fase al 100%, il secondo è la distanza dalla Terra che il giorno 4 luglio sarà minima a soli 360.147 km, si dice che la Luna è al Perigeo.

Tutto nella rubrica Luna di Luglio 2023

COMETE

TRE COMETE, TRE SFIDE:

C/2023 E1 ATLAS, 2020 V2 ZTF, C/2021 T4 Lemmon
Per approfondire: le comete di Luglio 2023 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Per Luglio ci aspettano in opposizione (393) Lampedia e (15) Eunomia
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Luglio 2023 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il secondo mese estivo, auspicando come sempre in cieli sereni.

La ISS Stazione Spaziale Internazionale torna ben visibile la sera! Molte le occasioni e non perdere le prime due: il 10 e il 12 luglio.

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Luglio 2023 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Leggi tutti gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

 

AVVISO: Si informa che a partire dal mese di Luglio (data da definire) l’accesso ai contenuti online subirà delle modifiche a favore dei lettori che sostengono Coelum Astronomia.

L’invito è a regolarizzare il proprio abbonamento usufruendo delle offerte ora in corso – ATTENZIONE termine ultimo oggi (30 GIUGNO)

Cieli sereni a tutti!


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News da Marte #18

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Bentornati su Marte! Oggi vediamo come se la sta cavando Perseverance che abbiamo lasciato alle prese con una roccia particolarmente friabile. Un rapido aggiornamento sullo stato di Ingenuity e infine qualche ombra sulla grande missione internazionale e interplanetaria Mars Sample Return.
Partiamo!

Un prelievo complicato
A inizio mese, nella News #17, avevo chiuso gli aggiornamenti sul rover Perseverance ipotizzando che di lì a breve il robot avrebbe provato un nuovo prelievo di roccia. Il precedente, avvenuto il 23 maggio, era riuscito a raccogliere solo pochi friabili frammenti di materiale. Le indagini fotografiche dell’interno della punta del trapano, recentemente illustrate negli aggiornamenti NASA in maggior dettaglio rispetto a quanto noi possiamo dedurre dalle semplici immagini, hanno permesso di stimare una lunghezza del campione raccolto di soli 1.3 cm. Si tratta di una misura estremamente scarsa e ben al di sotto degli obiettivi scientifici (con rare eccezioni, i carotaggi sinora raccolti variano tra i 5 e i 7 cm).

Dopo essersi riposizionato in modo da trovare un’inclinazione più favorevole per la punta del suo trapano, dalla medesima area battezzata “Onahu Outcrop” Perseverance ha eseguito come previsto il secondo tentativo di prelievo il 4 giugno, Sol 813. Curiosamente è stato selezionato il medesimo punto dell’abrasione Ozuel Falls, ma ancora una volta i tecnici restano a bocca asciutta e punta stavolta completamente vuota: la roccia continua a sbriciolarsi e non ci sono frammenti abbastanza grandi che possano essere trattenuti all’interno della punta cava e del suo meccanismo di estrazione.

Complessivamente l’operazione dura 17 minuti, riassunti in questi video accelerati composti a partire dalle foto delle HazCam frontali del rover

Punta completamente vuota dopo il tentativo di prelievo del Sol 813. NASA/JPL-Caltech
Sol 815, visuale della Left NavCam che mostra i due fori sino a quel momento eseguiti, quello in basso è il più recente. A destra si vedono anche le tracce lasciate dalle ruote del rover, relative al posizionamento per il primo tentativo di prelievo del mese scorso. NASA/JPL-Caltech/Piras

Preso atto della difficoltà di un prelievo in quest’area, il team di Perseverance decide di far dirigere il rover circa 40 metri più a nord e tentare un altro campionamento, sperando che gli interessanti conglomerati siano presenti (ho accennato alle ragioni della loro importanza nella News #16). L’obiettivo è trovare un’area rocciosa con inclinazione leggermente maggiore rispetto a “Onahu Outcrop” che possa aiutare il trapano a trattenere al suo interno la roccia estratta.

Dopo alcuni giorni di spostamento Perseverance raggiunge un’area battezzata “Stone Man Pass” ma le osservazioni fotografiche sembrano indicare che le rocce qui presenti non siano composte dai grani che fanno gola ai geologi della missione. Il rover viene fatto quindi dirigere verso delle rocce a poche decine di metri di distanza che vengono denominate Emerald Lake: è qui che viene trovata una vena analoga a quella dell’Onahu Outcrop, e si può procedere con un nuovo tentativo di carotaggio.

L’operazione ha luogo nel Sol 822, 13 giugno, senza abrasioni investigative preliminari. La sequenza di prelievo dura circa 24 minuti ed è ancora una volta documentata dalle camere del rover.

 

Non è una notizia scontata quella che arriva grazie alle immagini scattate immediatamente dopo l’operazione: il prelievo stavolta ha avuto successo! Nel corso della serata marziana il campione viene trasferito nel carousel del rover che a sua volta lo consegna al Sample Handling Arm. Alcuni giorni dopo le foto di verifica con la CacheCam il campione viene sigillato ermeticamente all’interno della sua fiala in titanio (il cui numero di serie è parzialmente visibile nella foto della punta del trapano).

Zoom sulla punta del trapano da parte della Right MastCam-Z nel Sol 822. È ben visibile il campione roccioso e, sul bordo interno, il numero di serie della fiala. NASA/JPL-Caltech-Piras

Il 23 giugno giunge così al termine, con un successo finale, la travaglia campagna di raccolta del 19esimo campione roccioso di Perseverance. Viene chiamato Otis Peak, è lungo 5.77 cm ed è una roccia sedimentaria.

Visuale della roccia Emerald Lake con il foro di prelievo, foto della Left NavCam nel Sol 822. NASA/JPL-Caltech/Piras

Che fine ha fatto Ingenuity?

Continua l’assenza di novità riguardo all’elicottero marziano, che ha svolto l’ultima attività il 22 aprile con il 51esimo volo. Prosegue così l’attesa per il prossimo spostamento, i cui dettagli sono stati annunciati il 25 aprile: si tratterà di un riposizionamento che lo dovrebbe vedere volare per circa 360 metri in 140 secondi, nel corso dei quali saranno scattate anche delle foto ai futuri target per Perseverance.

L’ultima foto scattata da Ingenuity in occasione dell’atterraggio a Airfield Nu. NASA/JPL-Caltech

La lunga attesa per il prossimo volo di Ingenuity ha probabilmente a che fare con la sua posizione rispetto al rover, e l’impossibilità per quest’ultimo di stabilire un contatto radio affidabile con il suo compagno.

Ricorrendo ancora una volta ai DTM resi disponibili da NASA e Arizona State University possiamo avere un’idea chiara degli importanti rilievi che separano i due robot. La posizione di Perseverance è aggiornata al Sol 836 (serata del 28 giugno).

NASA/JPL-Caltech/Piras

Gli interrogativi sulla Mars Sample Return

Nel corso dell’ultima settimana ha fatto un po’ di trambusto un articolo pubblicato sul sito specializzato Ars Technica in seguito a una recente riunione in cui alla NASA è stato fatto il punto della missione che mira a portare sulla Terra dei campioni di suolo marziano. Sono gli stessi campioni che Perseverance sta raccogliendo e conservando.

La brutta notizia è che il costo preventivato per la missione parrebbe essere praticamente raddoppiato, passando da 4.4 miliardi di dollari a una stima che si aggirerebbe tra gli 8 e i 9.
Questa cifra includerebbe esclusivamente le spese di assemblaggio e test degli apparati. Ad esse ci sono da aggiungere i costi relativi ai lanci spaziali, i costi operativi nel corso di 5 anni di missione nonché la costruzione dei laboratori che dovranno analizzare i campioni.

Non è un fulmine a ciel sereno. Già da qualche tempo nella comunità scientifica si sono evidenziati i problemi della Mars Sample Return con il budget stanziato dal Congresso statunitense che, ancora a svariati anni dal lancio della missione (attualmente stimato per il 2028), mostra una tendenza alla crescita.
Si parla di un incremento dagli 822 milioni di dollari del 2023 ai 949 richiesti per il prossimo anno, un budget superiore persino a quello della missione di punta a stelle e strisce: il telescopio spaziale James Webb.

L’ambizioso piano per portare Marte sulla Terra non consuma solo soldi ma anche risorse umane, con il JPL che ha mostrato grosse debolezze quando molte missioni si vanno a sovrapporre. A farne le spese è stata dapprima Psyche (riprogrammata per il lancio ad ottobre 2023 con un anno e mezzo di ritardo) e poi VERITAS, che ha visto parte del suo team dirottato proprio verso Psyche. In vista ci sono anche le missioni Europa Clipper, che da qui al lancio previsto nel 2024 assorbirà molta forza lavoro, e il quadricottero Dragonfly diretto sulla luna di Saturno Titano.

Dalle parole di Thomas Zurbuchen, l’astrofisico che sino al 2022 ha guidato il Science Mission Directorate della NASA, pare che nello sviluppo della missione marziana siano stati commessi parecchi errori.
I primi sono stati fatti nella fase embrionale della missione, che nella bozza iniziale sarebbe dovuta consistere di un lander con a bordo un rover specializzato. I calcoli errati sulla massa dell’apparato e le gambe di atterraggio avrebbero determinato la riscrittura della bozza, con l’aggiunta di un secondo lander che avrebbe comportato anche l’aumento del costo di missione di oltre un miliardo di dollari.

Vecchio concept di missione, con il rover di costruzione europea che avrebbe raccolto le fiale depositate da Perseverance allo scopo di avvicinarle al lander. NASA/JPL-Caltech

Ma pure nella versione attuale di MSR, che si è sbarazzata del rover e consisterà di un singolo apparato, il lander sarà il più grande mai fatto atterrare su Marte. Si parla di un dispositivo con massa di 3400 chili, che con i pannelli solari dispiegati raggiungerà i 7.7 metri di lunghezza e 2 di altezza. Il tutto dovrà essere pilotato con grande precisione verso il cratere Jezero, dove troverà Perseverance ad aspettarlo.

Attuale concept proposto per il Sample Retrieval Lander. NASA

Facendo affidamento sull’auspicata affidabilità del rover NASA, la missione MSR nella sua più recente declinazione potrà contare proprio su Perseverance che avvicinerà le proprie fiale al Sample Retrieval Lander. Questo anche nel probabile caso che il lancio della missione slitti al 2030 o, secondo alcuni commentatori, persino oltre.

A fronte di questi costi faraonici, quale sarà il contributo della MSR alla ricerca scientifica?
Su questa domanda parte degli addetti ai lavori avanza ulteriori perplessità, perché l’investimento recente di entità più simile risulta quello per il rivoluzionario telescopio Webb. Ma mentre quest’ultimo sta mantenendo le ambiziose promesse di aiutarci a scrivere nuove pagine di astronomia e cosmologia giovando a numerosi campi scientifici, il contributo della Mars Sample Return rischia di essere limitato a una branca molto piccola dell’esplorazione planetaria. Paul Byrne, scienziato planetario della Washington University, solleva anche dei dubbi sul fatto che i campioni raccolti potranno effettivamente fornire risposte alla ricerca di vita extraterrestre. E il tutto rischia di rivelarsi uno studio della storia geologica di Marte costato ben 10 miliardi di dollari.

Zurbuchen conclude le sue dichiarazioni su due punti che riguardano le possibilità di ridurre i costi della missione. Da una parte suggerisce che sarebbe il caso di rivolgersi al settore commerciale, e prendere in considerazione di far costruire il lander da aziende private come Lockheed o SpaceX.
Un altro aspetto riguarda invece la progettazione della missione che attualmente include anche due elicotteri sul modello di Ingenuity. Per Zurbuchen questi rappresentano un rilevante costo aggiuntivo solo per garantire un backup alla possibilità, secondo lui remota, che Perseverance non sia in grado di portare a termine la propria parte di missione.

L’ultimo step dei processi decisionali, il Key Decision Point-C, è previsto per l’inizio dell’autunno. Da quel momento in poi non sarà più possibile applicare revisioni al piano della missione. Solo il tempo ci dirà se le prossime decisioni saranno quelle giuste e se la NASA farà bene a spingere su Mars Sample Return in questi modi e in questi tempi. In gioco c’è anche, sebbene passi in secondo piano per chi segue più la Scienza e meno la politica, la leadership mondiale statunitense (e occidentale) nella ricerca ed esplorazione spaziale.

Immagini grezze di Saturno dal JWST

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Saturno ripreso dal James Webb Space Telescope

E’ la volta di Saturno: JWST rivolge lo sguardo verso il gigante gassoso.

Un’immagine non elaborata di Saturno prodotta dallo strumento NIRCam (Near Infrared Camera) del James Webb Space Telescope. (Credito immagine: JWSTFeed.com)

 

James Webb Space Telescope ha catturato i primi scatti di Saturno anche se le immagini distribuite sono ancora grezze.

Le immagini riprese fra il 24 e il 25 giugno sono dati grezzi ma anche in bianco e nero non elaborate sono affascinanti e mantengono la promessa di nuove straordinarie vedute del pianeta e del suo famoso sistema di anelli.

Target Name: SATURN-CENTRE Title: Saturn Instrument: NIRCAM/IMAGE Filters: F150W2 Start Time: 6/24/2023 11:50:35 PM Obs Time: 1181.045(s) crediti: https://jwstfeed.com/

“Come qualsiasi telescopio moderno, il JWST non acquisisce immagini a colori come farebbe una cinepresa”, spiega l’Agenzia spaziale europea (ESA), che gestisce il telescopio con la NASA, in una dichiarazione non correlata su come vengono prodotte le sue immagini. “Le immagini che vengono trasmesse sulla Terra sono in bianco e nero e su di esse viene svolto molto altro lavoro, un’elaborazione non solo necessaria per farle sembrare belle, ma anche per evidenziare una varietà di utili informazioni scientifiche.”

L’ESA ha spiegato che le esposizioni in bianco e nero, o “fotogrammi”, riflettono il numero di particelle di luce o fotoni che sono caduti sul rivelatore di uno dei suoi strumenti, come la Near Infrared Camera (NIRCam) e la Mid- Strumento a infrarossi (MIRI).

Target Name: SATURN-CENTRE
Title: Saturn
Instrument: NIRCAM/IMAGE
Filters: F212N
Start Time: 6/24/2023 6:27:54 PM
Obs Time: 257.682(s)
https://jwstfeed.com/

In queste immagini grezze di Saturno, che sono state catturate dalla NIRCam di JWST, il secondo pianeta più grande del Sistema Solare è visto come una forma luminosa e abbastanza indistinta mentre un disco scuro è il suo sistema di anelli. Le immagini sono state scattate per conto di un progetto guidato dall’astronomo Leigh Fletcher dell’Università di Leicester che mira a osservare l’intero sistema di Saturno: la sua atmosfera, gli anelli e le numerose lune.

Come accaduto quindi per gli altri giganti come Urano e Giove c’è da aspettarsi a breve la diffusione di immagini sorprendenti ricche di dettagli ed utilissime per la ricerca.

Le immagini grezze di Saturno sono state rivelate sul sito Web non ufficiale JWST feed , che contiene tutti i dati raccolti dal potente telescopio spaziale da quando ha iniziato le operazioni a metà del 2023.

SUPERNOVAE: aggiornamenti Luglio 2023

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RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 111

LE SUPERNOVAE ITALIANE NELLE GALASSIE MESSIER

 SN2006X IN M100

 

Stiamo giungendo alla fine della rassegna delle supernovae italiane nelle galassie Messier.

Analizzeremo infatti la nona di queste dieci importanti supernovae e precisamente la SN2006X nella galassia M100, scoperta il 7 febbraio 2006 dall’astrofilo cortinese Marco Migliardi. In realtà questa scoperta va condivisa con l’astrofilo giapponese Shoji Suzuki che aveva individuato indipendentemente la supernova il 4 febbraio. Marco Migliardi faceva parte del CROSS, il programma di ricerca supernova dell’Osservatorio del Col Druscè gestito dall’Associazione Astronomica di Cortina ed è stato uno degli ideatori e fondatori dell’Italian Supernovae Search Project (ISSP). Marco adesso non fa più ricerca di supernova, ma si dedica alla passione per l’astrofotografia e per la fotografia paesaggistica con ottimi risultati. Seguendo le orme intraprese da Mirco Villi e Giancarlo Cortini che avviarono agli inizi degli anni ’90 la ricerca amatoriale di supernova italiana, alla fine degli anni ’90 prende vita il programma CROSS che in pochi anni diventa leader indiscusso a livello nazionale ed anche internazionale, in fatto di ricerca di supernovae. Insieme all’amico Alessandro Dimai, Marco ottiene numerosi successi.
Facendo un paragone calcistico, in passato abbiamo avuto delle copie famose, conosciute come i gemelli del goal, Pulici e Graziani nel Torino, Mancini e Vialli nella Sampdoria. Anche nella ricerca italiana amatoriale di supernovae abbiamo dei gemelli del goal: una prima coppia storica è appunto quella formata dai cortinesi Alessandro Dimai e Marco Migliardi, che hanno scoperto rispettivamente 22 e 14 supernovae. Un’altra è quella più prolifica, costituita dai lucchesi Fabrizio Ciabattari ed Emiliano Mazzoni che hanno scoperto rispettivamente 76 e 70 supernovae, anche se in comune. Alla coppia lucchese però manca il sigillo più importante, che invece possono vantare i due cortinesi e cioè la scoperta di una supernova in una galassia del catalogo di Messier (SN1999gn in M61 Dimai – SN2006X in M100 Migliardi).

La galassia M100 è sicuramente una delle più belle galassie a spirale del catalogo di Messier, vista di faccia e distante circa 55 milioni di anni luce nella costellazione della Chioma di Berenice. Scoperta da Pierre Méchain il 15 marzo 1781 rappresenta una delle principali galassie starburst, cioè con un’elevata attività di formazione stellare. Possiede due galassie satelliti NGC4328 e NGC4322 che sembrerebbero collegate ad essa con dei ponti di materia ed è accompagnata a 17’ a Sud da un’altra galassia a spirale NGC4312.

La vicinanza però è solo prospettica perché NGC4312 è in realtà molto più vicina (circa 25 milioni di anni luce) rispetto a M100. Ad oggi, dopo M61 la regina incontrastata che detiene il record di supernovae esplose in una galassia Messier con otto eventi, M100 si posiziona sul secondo gradino del podio con sette supernovae scoperte al suo interno. Torniamo però al racconto di quella importante scoperta. La supernova fu scoperta la mattina durante i controlli della sessione notturna appena terminata. Fatte le opportune verifiche di prassi ed appurato che non si trattava di un pianetino in transito né di una supernova già scoperta, la prima cosa che fece Marco fu quella di telefonare subito in banca dove lavorava l’amico Alex. Gli comunicò senza nemmeno salutarlo che M100 mostrava nelle immagini della notte un nuovo e luminoso “gioiello” e lui era stato il primo al mondo a vederlo (in realtà il primissimo era stato il giapponese Shoji Suzuki). Dall’altro capo del telefono Alex esclamò un fortissimo “evviva” e poi una risatina un po’ imbarazzata e più sommessamente un “mi scusi signora ma ho appena ricevuto un’ottima notizia da un mio amico”. Aveva infatti un cliente davanti a lui in ufficio. Tutto questo per cercare di trasmettere come sia entusiasmante riuscire ad ottenere una scoperta e se questa avviene addirittura in una stupenda galassia del catalogo di Messier la gioia è davvero unica ed irripetibile.

Per Marco inoltre M100 rappresentava una vecchia amica con la quale aveva passato molte notti insieme essendo la sua galassia preferita oltre che la più seguita. I primi a riprendere lo spettro di conferma nella notte dell’8 febbraio furono gli astronomi americani del Mc. Donald Observatory in Texas con il telescopio Hobby Eberly da 9,2 metri. La SN2006X era una supernova di Tipo Ia scoperta circa 1-2 settimane prima del massimo di luminosità, con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiavano ad una velocità di circa 20700 km/s. Il massimo di luminosità si verificò infatti intorno al 20 febbraio a mag.+13,5. Peccato che un forte assorbimento da polveri della galassia ospite, tolse alla luminosità della supernova circa due magnitudini. La SN2006X fu comunque, senza ombra di dubbio, una stupenda supernova posta in una delle più fotogeniche galassie del catalogo di Messier.

1) Immagine di scoperta della SN2006X in M101 ottenuta dal programma automatico del CROSS con il telescopio da 50cm dell’Osservatorio del Col Druscè.

 

2) Immagine a colori della SN2006X in M101 ottenuta da Alex Dimai con il telescopio da 50cm dell’Osservatorio del Col Druscè.

 

3) Stupenda immagine della SN2006X in M101 ottenuta da R. Gendler, J.-E. Ovaldsen, C. C. Thöne and C. Féron con il Danish Telescope da 1,5 metri a La Silla Observatory in Cile.

 

4) Marco Migliardi insieme all’amico Alex Dimai, foto fatta in Egitto in occasione dell’eclissi di Sole del 29 marzo 2006.

Trovi tutti gli eventi osservabili e dell’ultimo mese nella sezione: Il Cielo del Mese


Rimani aggiornato sull’evoluzione di SN2023ixf  in M101

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Mondi in miniatura – Asteroidi, Luglio 2023

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GLI ASTEROIDI DI LUGLIO

 

(393) Lampetia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.690 giorni (4.63 anni) ad una distanza compresa tra le 1.86 e le 3.70 unità astronomiche (rispettivamente, 278.252.040 Km al perielio e 553.512.122 Km all’afelio). L’asteroide, che ha  un periodo di rotazione piuttosto lento pari a 38.455 ore, è stato oggetto di osservazioni da parte dell’osservatorio radar di Arecibo ed i dati risultanti hanno rivelato un diametro di 125 ± 20 km. L’asteoride deve il suo nome a Lampezia, mitica figlia di Elio e della ninfa Neera, sorella di Faetusa, con la quale custodiva le mandri e del padre nell’isola di Trinacria. Scoperto da Max Wolf il 4 Novembre 1894, quest’anno sarà in opposizione l’8 Luglio raggiungendo la magnitudine di 10.5. Il suo moto sarà di 0,47 secondi d’arco al minuto, quindi, utilizzando tempi di esposizione fino a 5 minuti manterremo l’oggetto di aspetto puntiforme. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (393) Lampetia trasformarsi in una striscia luminosa di 18 secondi d’arco.

(15) Eunomia è uno dei più grandi asteroidi della fascia principale (255 Kilometri di diametro) ed il maggiore della omonima famiglia, una delle più grandi del sistema solare. Studi spettroscopici hanno rivelato che l’asteroide è composto principalmente da silicati, metalli e una piccola quantità di materiale carbonioso. Questa combinazione di elementi suggerisce che Eunomia possa essere il nucleo di un corpo planetario che si è formato nelle prime fasi del sistema solare. L’asteroide ha un periodo di rotazione relativamente breve di 6.083 ore, le osservazioni radar hanno rivelato che ha una forma allungata, simile a una patata, con una superficie irregolare e craterizzata. Eumonia compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.570 giorni (4.30 anni) ad una distanza compresa tra le 2.15 e le 3.14 unità astronomiche (rispettivamente, 321.635.422 Km al perielio e 469.737.314 Km all’afelio). Deve il suo nome a Eunomia Antica divinità Greca, figlia di Zeus e di Temi, personificazione della legalità e del buon governo. Scoperto da Annibale Gasparis il 29 Lugio 1851, quest’anno sarà in opposizione il 7 di Luglio quando brillerà di magnitudine 8.8.  Ipotizziamo di volerlo riprendere nella notte tra il 6 ed il 7 Lugio  quando solcherà il cielo muovendosi di 0,63 secondi d’arco al minuto: Per far si che mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini, dovremo utilizzare dei tempi di esposizione non superiori ai 4/5 minuti. Al fine di ottenere invece la bella traccia che metta in risalto il movimento, dovremo poter esporre (od integrare) per un tempo più lungo e con 40 minuti di posa vedremo (15) Eunomia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 25 secondi d’arco.


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Le Comete di Luglio 2023

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TRE COMETE, TRE SFIDE

C/2023 E1 ATLAS

Il suo posizionamento altissimo in cielo e la discreta magnitudine ne fanno probabilmente l’oggetto più facile del mese, anche se non è tutto oro quello che luccica (mi spiegherò meglio fra qualche riga). Risulterà circumpolare per tutto luglio, in spostamento dall’Orsa Minore al Cefeo, ben osservabile per tutta la brevissima notte astronomica. Arriverà al perielio il primo luglio, con una luminosità che non dovrebbe essere troppo distante dalla decima magnitudine. Ho avuto modo di osservarla a metà giugno trovandola però molto elusiva a causa del suo basso grado di condensazione e della mancanza di un vero e proprio falso nucleo. Insomma, un fantasma, sia pur osservato sotto un cielo montano attraverso un telescopio da 30 cm. Se il suo aspetto non cambia occhio quindi a non farsi ingannare dalla invogliante luminosità, che si diluisce in alcuni primi d’arco rendendola difficile da estrarre dal fondo cielo.

La cartina riporta la posizione della C/2023 E1 Atlas in luglio. Le stelle più deboli sono di magnitudine 9.

 

2020 V2 ZTF

Alcuni mesi fa avevamo già avuto modo di proporvela, ma in quel periodo brillava in cielo la luminosa C/2022 E3 ZTF, che la relegò in secondo piano. Ora, fra tante cometine, fa la sua figura proponendosi come uno degli “astri chiomati” più interessanti del momento. La sua non esaltante altezza sull’orizzonte sarà in costante miglioramento, con gli osservatori meridionali nettamente favoriti. Il consiglio è di aspettare la seconda parte di luglio per cominciare a fare sul serio, cercandola tra le stelle dell’Ariete e poi nella Balena, non distante da Giove. La sua luminosità dovrebbe aggirarsi attorno alla decima magnitudine.

La cartina riporta la posizione della C/2020 V2 ZTF in luglio. Le stelle più deboli sono di 10ma magnitudine.

 

C/2021 T4 Lemmon

Le previsioni la indicano come la cometa più luminosa del mese. Purtroppo è però posta auna declinazione decisamente negativa, che la preclude quasi sicuramente agli osservatori settentrionali, e non dà molte chance per quelli delle regioni centrali. Resta quindi difficile ma appetibile per il meridione, specie nella prima quindicina di luglio, con le osservazioni che dovranno iniziare al termine della notte astronomica. Successivamente la Lemmon si abbasserà e l’orario delle sessioni dovrà essere sempre più anticipato. Il percorso della cometa coprirà un’ampia zona celeste, dallo Scultore al Lupo. Il 31 luglio è previsto il perielio ed il picco luminoso, che potrebbe sfiorare l’ottava magnitudine.

La cartina riporta la posizione della C/2021 T4 Lemmon in luglio. Le stelle più deboli sono di nona magnitudine.

 


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Transiti ISS notevoli per il mese di luglio 2023

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La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il secondo mese estivo, auspicando come sempre in cieli sereni.

La ISS Stazione Spaziale Internazionale torna ben visibile la sera! Molte le occasioni e non perdere le prime due: il 10 e il 12 luglio.

10 Luglio

Si inizierà il giorno 10 Luglio, dalle 22:14 verso SO alle 22:24verso ENE. Visibilità migliore dal Sud Italia con magnitudine di picco a -3.4. Osservabile senza problemi, meteo permettendo.

11 Luglio

Si replica l’11 Luglio, dalle 04:42alle 04:53, osservando da NO a ESE. La ISS sarà ben visibile da tutta Italia, con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.6.

12 Luglio

Il transito del 12 Luglio si avrà dalle 22:12 alle 22:23, da SO a NE, con una magnitudine massima di -3.7. Uno dei passaggi serali migliori del mese, osservabile da tutta Italia.

13 Luglio

Il 13 Luglio, dalle 21:23alle 21:34, avremo un nuovo transito della Stazione Spaziale, con magnitudine di picco a -3.6, visibile al meglio dal Centro Sud Italia, da SO a ENE.

14 Luglio

Il 14 Luglio avrà un nuovo transito mattutino. Dalle 03:52 in direzione ONO alle 04:03 in direzione SE. Visibile da tutta la nazione, il miglior passaggio antelucano del mese, con magnitudine massima di -3.9.

25 Luglio

Saltando di una decina di giorni circa, al 25 Luglio, avremo un transito parziale con la ISS che svanirà nell’ombra della Terra a circa metà passaggio. Dalle 22:49 verso NO alle 22:55 verso NNE, con magnitudine di picco a -3.8.

26 Luglio

Il giorno dopo, 26 Luglio, la Stazione Spaziale transiterà dalle22:00 alle 22:07, da NO aE. Un transito ottimale per il Nord Est e regioni Adriatiche, con magnitudine massima a -3.5.

28 Luglio

Passando al 28 Luglio, dalle 21:58 verso ONO alle 22:04 verso SE, la Stazione Spaziale Internazionale sarà osservabile al meglio tutta Italia per il miglior passaggio serale del mese, con magnitudine massima a -3.8.

29 Luglio

Il giorno dopo, 29 Luglio, con magnitudine a -3.6 dalle 21:08 verso NO alle 21:17 verso ESE, la ISS effettuerà il penultimo transito notevole del mese, osservabile da tutta la nazione.

31 Luglio

L’ultimo transito notevole del mese si avrà il 31 Luglio, osservabile al meglio dall’occidente italiano, dalle 21:06 alle 21:15, da ONO a SE. La ISS avrà una magnitudine massima a -3.4.

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.


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Le Costellazioni di Luglio 2023

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COSTELLAZIONI DI LUGLIO 2023

Di notte vedeva ordinarsi in cielo le stelle, e la falce della luna galleggiare come una nave nell’azzurro.

Luce e ombra attraversavano la sua vista, le stelle e la luna gli attraversavano il cuore.

Herman Hesse – Siddharta

LO SCORPIONE PROTAGONISTA DEL CIELO ESTIVO

Il cielo di luglio ci prende per mano, guidandoci tra asterismi e leggende fino a notte tarda, quando nel silenzio possiamo contemplare l’infinita bellezza del firmamento.

Tra le costellazioni tipiche dell’estate e del mese di luglio troviamo quella dello Scorpione, una figura molto affascinante e facilmente individuabile sulla volta celeste: si tratta di un asterismo tipico del cielo australe, ma che possiamo osservare anche nel cielo boreale durante i mesi estivi.

Costellazione dello Scorpione

La brillante stella Antares (α Sco / α Scorpii / Alfa Scorpii) è l’emblema dello Scorpione: si tratta di una supergigante rossa situata a 600 anni luce dal Sistema Solare, con una magnitudine apparente 1,06: la stella si trova al centro della costellazione e il suo nome significa “rivale di Marte” (anti-Ares) per via del colore rossastro che la accomuna al pianeta Marte.

Con un raggio di circa 850 volte quello del Sole, essa si classifica come una delle stelle più grandi conosciute.

Tra le altre stelle che compongono la costellazione dello Scorpione merita la nostra attenzione anche Shaula (λ Sco / λ Scorpii / Lambda Scorpii), una stella azzurra di magnitudine 1,62: si tratta dell’astro più luminoso del gruppo di stelle che insieme a υ Scorpii compone la coda e quindi il pungiglione dello Scorpione.

 ANTARES E LA NUBE DI RHO OPHIUCHI

Insieme alle stelle di colore azzurro β Scorpii, δ Scorpii e π Scorpii, Antares compone l’asterismo del Grande Uncino ma non solo: la stella alfa dello Scorpione è pervasa dalla nube molecolare gigante denominata Nube di Rho Ophiuchi, che prende il nome da ρ Ophiuchi, stella situata nella costellazione dell’Ofiuco eche domina la regione composta da idrogeno ionizzato luminoso e polveri oscure; Rho Ophiuchi è forse uno deisoggetti più fotografati e ammirati del profondo cielo, che può essere individuato con le apposite strumentazioninella regione di stelle che compongono la testa dello Scorpione,rivelando diversi dettagli attraverso la fotografia a lunga esposizione.

Parte dei gas della Nube vengono illuminati proprio da Antares, che vi conferisce la tipica colorazione rosso/arancio.

CREDIT: LORENZO BUSILACCHI-NUBE DI RHO OPHIUCHI

 

OGGETTI NON STELLARI NELLO SCORPIONE

La costellazione ospita un gran numero di stelle variabili oltre che diversi oggetti del cielo profondo: tra gli ammassi globulari ricordiamo M4, poco concentrato ma molto luminoso e individuabile già con un binocolo ad Ovest di Antares.

Vi è poi l’ammasso aperto M7 o Ammasso di Tolomeo, che se osservato da un luogo appropriato risulta ben visibile anche ad occhio nudo, mentre sarà risolvibile nei dettagli con l’ausilio di un binocolo.

Interessanti anche M6 o Ammasso Farfalla, l’ammasso NGC 6231 e NGC 6281.

LO SCORPIONE DALL’ASTRONOMIA ALLA MITOLOGIA

Come ogni oggetto celeste, anche lo Scorpione è circondato da un alone di mito e leggenda.

Secondo la mitologia greca la sua figura è strettamente legata a quella di Orione, diverse sono infatti le storie che raccontano di questo legame.

Secondo una delle vicende più acclarate lo Scorpione aveva punto fatalmente Orione dopo che il cacciatore si era vantato con Artemide di essere in grado di uccidere qualsiasi animale gli fosse capitato a tiro; questa sua spavalderia non fu gradita a Gea, la Terra, che scagliò il velenoso scorpione proprio contro Orione, uccidendolo. Zeus, vedendo a terra Orione e accanto ad egli il velenoso Scorpione, decise di trasformarli in stelle e porli sulla volta celeste, destinati a non incontrarsi mai perché quando lo Scorpione sorge Orione tramonta, in un ciclico scorrere del tempo e delle stagioni.

Secondo un’altra leggenda lo Scorpione salvò Artemide da un tentativo di violenza da parte di Orione: la dea infatti si avvalse dell’aiuto del velenoso pungiglione per liberarsi dalle grinfie del cacciatore, che venne punto su un tallone. Come ricompensa lo Scorpione venne posto in cielo, tra le stelle.

LA COSTELLAZIONE DELL’AQUILA

Alla corte celeste dei mesi estivi spicca l’astro luminoso Altair, stella alfa dell’Aquila, una costellazione tipica dell’estate boreale, posta a cavallo dell’equatore celeste e attraversata dalla Via Lattea.

La costellazione dell’aquila

Alpha Aquila (Altair) è una stella bianca con magnitudine apparente di 0.77 e questo ne fa la dodicesima stella più brillante del cielo, con una distanza dalla Terra di soli 17 anni luce.

Insieme a Vega della Lira e Deneb del Cigno, Altair costituisce uno dei vertici del Triangolo Estivo, un brillante asterismo da ammirare nel mese di luglio e per tutta l’estate.

OGGETTI NON STELLARI NELL’AQUILA

La costellazione dell’Aquila non contiene oggetti del catalogo Messier ma ospita al suo interno due ammassi aperti come NGC 6709 e NGC 6755, l’ammasso globulare NGC 6760, la nebulosa planetaria NGC 6781 e la nebulosa Phantom Streak (NGC 6741) oltre alla galassia NGC 6814.

Nell’Aquila è presente anche la Nebulosa oscura E, composta da due sistemi nebulosi separati fra loro e visibili con un telescopio anche amatoriale: B 142 e B 143.

CREDIT: FABIO DI STEFANO DALLA GALLERY PHOTOCOELUM

 

Nella costellazione è visibile un’interessante nebulosa a emissione, Sh2-72, nota anche come RCW 179, che rappresenta un oggetto deep sky molto amato dagli astrofotografi.

CREDIT: CRISTINA CELLINI- AL CENTRO SH2-72, A DESTRA LA PICCOLA NEBULOSA PLANETARIA SH2-71 E A SINISTRA L’AMMASSO GLOBULARE NGC6749

L’AQUILA NELLA MITOLOGIA

Rappresentata come l’uccello mitologico caro a Zeus, nella mitologia greca e romana l’Aquila è protagonista di molte leggende.

Una delle storie più diffuse narra che il rapace fosse utilizzato dal padre degli dei per riportare indietro i fulmini che egli scagliava contro chi osava disobbedirgli.

Un’altra versione del mito ci racconta che Zeus si trasformò in un’aquila per rapire il giovane Ganimede e portarlo nell’Olimpo affinché svolgesse il ruolo di coppiere degli dei mentre, secondo un’altra conturbante storia, l’inguaribile seduttore Zeus s’incapricciò della dea Nemesi e per riuscire a possederla messe a punto un piano con l’aiuto di Afrodite la quale venne trasformata in un’aquila per fingere di dare la caccia al bellissimo cigno nel quale si era trasformato a sua volta Zeus.

il rapimento di ganimede E. La Soeur 1650 Museo del Louvre Parigi

Il padre degli dei, simulando di essere braccato, cercò rifugio tra le braccia della bella Nemesi e riuscì finalmente nell’intento di possederla. A memoria del buon esito del piano, Zeus pose il Cigno e l’Aquila a brillare tra le stelle in eterno.

COSTELLAZIONE DELLA LIRA

Alzando gli occhi al cielo nelle sere di luglio ci sorprenderà una stella particolarmente luminosa: si tratta di Vega, stella alfa della costellazione della Lira.

Seppur di piccole dimensioni, la costellazione è individuabile proprio grazie a Vega: α Lyrae è una stella bianco-azzurra multipla, di 5 componenti, posta a una distanza di 25,3 anni luce: essa ha una magnitudine apparente di 0,03 ed è la seconda stella più luminosa dell’emisfero settentrionale (dopo Arturo) e la quinta di tutto il firmamento.

Vega è la prima stella(dopo il Sole) ad essere stata fotografata, nel 1850.

Circa 14.000 anni fa il Polo Nord celeste si trovava proprio nei pressi della Lira: all’epoca infatti era Vega la stella polare, situata a pochi gradi dal polo, e tornerà ad esserlo fra 13.000 anni circa, quando l’asse di rotazione terrestre punterà nuovamente in direzione della Lira.

OGGETTI NON STELLARI NELLA  LIRA

La costellazione della Lira contiene stelle doppie osservabili e risolvibili anche con l’ausilio di un binocolo, come nel  caso di ε Lyrae, soprannominata la “doppia doppia”, che rappresenta una delle stelle multiple più conosciute del cielo.

Tra gli oggetti più interessanti e alla portata di osservazioni e fotografia deep-sky vi è da segnalare M57, ovvero la Nebulosa Anello, una delle nebulose planetarie più note per via della sua luminosità.

CREDIT: ROBERTO ORTU – NEBULOSA PLANETARIA M57

La costellazione è inoltre legata allo sciame delle Liridi, così chiamato proprio perché le meteore si originano dal punto (radiante) sulla volta celeste in direzione della Lira, nel periodo di aprile.

LA LIRA NELLA MITOLOGIA

Anche la Lira è protagonista di miti e storie affascinanti: una leggenda araba la lega all’Aquila, e narra che fossero una coppia di amanti separati da un fiume di stelle, la Via Lattea, e che riuscissero a ricongiungersi grazie a un volo di gazze che, solo per un giorno all’anno, riuscivano a dar vita a un ponte sul fiume stellato, consentendo agli innamorati di potersi incontrare.

Una delle storie legate al mito greco identifica la Lira come lo strumento musicale inventato dal dio greco Ermes che lo donò a suo fratello Apollo per poi passare nelle mani di Orfeo.

Apollo con la lira Autore Daderot Vatican Museums

Dopo l’uccisione di Euridice, sposa di Orfeo, quest’ultimo scese nell’oltretomba per riprendersi la sua amata. Sceso agli Inferi iniziò a suonare struggenti melodie con la sua Lira suscitando così la commozione di Ade, dio dell’oltretomba, che arrivò al punto di consentire ad Orfeo di poter riprendere Euridice con sé a patto di camminare dinanzi alla sua sposa senza mai voltarsi. Ma Orfeo non rispettò il patto e si voltò poco prima di uscire dall’oltretomba, condannando così la sua amata (e sé stesso).

Da quel momento prese ad errare per il mondo con il suo dolore e sempre accompagnato dalla sua Lira; fino alla fine dei suoi giorni, il ricordo di Euridice rimase vivo e Orfeo non riuscì a concedere il suo cuore a donna alcuna. Accadde poi che una donna da lui rifiutata si vendicò uccidendolo a colpi di pietre, cogliendolo alle spalle, mentre si trovava suonare in un bosco.

Orfeo potè finalmente ricongiungersi con la sua amata Euridice.

Leggenda narra che le Muse raccolsero la Lira composta di stelle e la adagiarono sulla volta celeste.

“Anche la Lira attraverso il cielo si scorge con i bracci

divaricati tra le stelle, con la quale una volta Orfeo catturava

tutto quello che con la sua musica raggiungesse, e volse il passo

perfino tra le anime dei trapassati e ruppe col canto le leggi d’abisso.

Donde la dignità del cielo e un potere simile a quel dell’origine:

allora alberi e rupi trascinava, ora di astri è guida

e attira dietro sé il cielo infinito dell’orbitante cosmo”.

(Manilio, Poeticon Astronomicon, I, 324-330)

CONCORSO A PREMI COELUM (anticipazione)

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COELVM ASTRONOMIA lancia il primo grande CONCORSO!

 

IN PALIO ATTREZZATURE E STRUMENTI PER L’OSSERVAZIONE

PER UN VALORE TOTALE DI BEN 3.000 EURO!!

entro i primi giorni di Luglio 2023 arriverà la comunicazione ufficiale

con regolamento e dettaglio dei premi

Tutti gli abbonati in regola con l’abbonamento alla versione cartacea di COELVM avranno diritto a partecipare all’estrazione dei premi!

 

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Terzo sorvolo di Mercurio per BepiColombo

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I tre scatti diffusi in anteprima del sorvolo di BepiColombo su Mercurio del 19 giugno 2023

La sonda Bepi Colombo dedicata al professore padovano sorvola Mercurio e ci restituisce immagini molto dettagliate

La missione ESA/JAXA BepiColombo ha effettuato il terzo dei sei sorvoli flyby su Mercurio, scattando immagini di un nuovo cratere da impatto ed evidenze tettoniche e vulcaniche. Le manovre sono indispensabili per regolare la traiettoria ed entrare nell’orbita di Mercurio nel 2025 in maniera corretta.

Il sorvolo più vicino è avvenuto alle 19:34 UTC del 19 giugno 2023, a circa 236 km dalla superficie del pianeta, sul lato notturno, quello cioè non rivolto al Sole.

“Tutto è andato come previsto per il sorvolo e le immagini delle telecamere di monitoraggio scattate durante la fase di avvicinamento sono state trasmesse a terra”, afferma Ignacio Clerigo, BepiColombo Spacecraft Operations Manager dell’ESA.

Curiosità geologiche

Durante l’incontro ravvicinato della scorsa notte,  la telecamera di monitoraggio n°3 ha scattato decine di immagini del pianeta roccioso. Si tratta di istantanee in bianco e nero con una risoluzione di 1024 x 1024 pixel, scaricate sulla Terra nell’arco di tutta la notte fra il 19 e il 20 giugno. Fra esse ecco le tre prescelte per “rilascio anticipato”.

1.

Crediti: Jaxa/ESA

A 1800 km di distanza la superficie è apparsa abbastanza illuminata da mostrare una miriade di caratteristiche geologiche, tra cui un cratere con un nuovo nome e intitolato all’artista Edna Manley.

Si tratta di un grande cratere da impatto circolare, largo 218 km visibile a destra dell’antenna nell’immagine sopra e a cui il Working Group for Planetary System Nomenclature dell’Unione Astronomica Internazionale ha assegnato il nome Manley in onore dell’artista giamaicana Edna Manley (1900-1987) .

«Durante la pianificazione degli scatti ci siamo resi conto che questo grande cratere sarebbe stato visibile, ma non aveva ancora un nome», spiega David Rothery, professore di geoscienze planetarie presso la Open University del Regno Unito e membro del BepiColombo MCAM imaging team. Dal punto di vista geologico continua Rothery “Sarà chiaramente di interesse per gli scienziati di BepiColombo perché l’impatto ha espulso ‘materiale a bassa riflettanza’ scuro che potrebbe essere composto dai resti della prima crosta di Mercurio, ricca di carbonio. Inoltre, il fondo del bacino al suo interno è stato inondato da lava liscia, a dimostrazione della prolungata storia di attività vulcanica di Mercurio.

BepiColombo continuerà a studiare il crate misurando quanto carbonio contiene e quali minerali sono associati ad esso, al fine di apprendere di più sulla storia geologica del pianeta.

2.

Crediti: JAXA/ESA

Montagne e scarpate

Nell’immagine si può vedere uno dei più spettacolari sistemi di spinta geologica del pianeta vicino al terminatore (passaggio dal giorno alla notte), appena in basso a destra dell’antenna della navicella. La scarpata, chiamata Beagle Rupes, è un esempio di una caratteristica tettonica e probabilmente si è formata, come altre, a seguito del raffreddamento e della contrazione del pianeta, azione che a fatto sì che la superficie diventasse rugosa come una mela secca.

Beagle Rupes è stato visto per la prima volta dalla missione Messenger della NASA durante il suo sorvolo iniziale del pianeta nel gennaio 2008. Ha una lunghezza totale di circa 600 km e attraversa un caratteristico cratere allungato chiamato Sveinsdóttir.

Beagle Rupes delimita una lastra di crosta di Mercurio che è stata spinta verso ovest di almeno 2 km sopra il terreno adiacente. La scarpata curva all’indietro a ciascuna estremità in maniera molto evidente.

I molti bacini d’impatto siti nelle vicinanze sono inoltre stati inondati da lave vulcaniche, rendendo questa regione particolarmente affascinante per gli studi successivi di BepiColombo.

La complessità della topografia è ben rappresentata, con ombre accentuate in prossimità del confine tra giorno e notte, che forniscono un’idea delle altezze e delle profondità delle varie formazioni.

I membri del team di imaging di BepiColombo stanno già conducendo un vivace dibattito sulle influenze del vulcanismo e del tettonismo che hanno contribuito a modellare la regione.

“Questa è una regione incredibile per studiare la storia tettonica di Mercurio”, afferma Valentina Galluzzi dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e autrice di Coelum Astronomia. “La complessa interazione tra queste scarpate ci mostra che quando il pianeta si è raffreddato e si è contratto ha causato lo scivolamento della crosta superficiale, creando una varietà di formazioni curiose che seguiremo più in dettaglio una volta in orbita”.

3.

Crediti: JAXA/ESA

Nel terzo scatto, durante l’allontanamento la navicella sembra abbracciare Mercurio, un saluto prima di incontrarsi di nuovo così vicini nel settembre 2024.

Altri strumenti operativi sulla sonda nel frattempo hanno contribuito a rilere l’ambiente magnetico, plasmatico e particellare intorno alla navicella, da posizioni normalmente non accessibili durante una missione orbitale.

“La superficie fortemente craterizzata di Mercurio registra una storia di 4,6 miliardi di anni di bombardamenti di asteroidi e comete, che insieme a curiosità tettoniche e vulcaniche uniche aiuteranno gli scienziati a svelare i segreti del ruolo del pianeta nell’evoluzione del Sistema Solare”, afferma Jack Wright, ricercatore e scienziato planetario dell’ESA, anche lui membro del team di imaging di BepiColombo MCAM.

“Le istantanee viste durante questo sorvolo, il migliore di MCAM, hanno posto le basi per un’entusiasmante missione per BepiColombo. Con la serie completa di strumenti scientifici esploreremo tutti gli aspetti del misterioso Mercurio dal suo nucleo ai processi superficiali, campo magnetico ed esosfera, per comprendere meglio l’origine e l’evoluzione di un pianeta vicino alla sua stella madre”.

Prossimamente

Il prossimo sorvolo del Mercury di BepiColombo avverrà il 5 settembre 2024, ma nel frattempo c’è molto lavoro per occupare le squadre.

La missione entrerà presto in una parte impegnativa del suo viaggio, aumentando gradualmente l’uso della spinta elettrica solare usata anche contro l’enorme attrazione gravitazionale del Sole. Si tratta di periodi di propulsione “thrust arcs” che possono durare da pochi giorni fino a due mesi, con gli impulsi più lunghi interrotti periodicamente per ottimizzare la navigazione e la manovra.

La prossima sequenza propulsione inizierà all’inizio di agosto e durerà circa sei settimane.

Nota Bene: La missione è stata dedicata a Giuseppe Colombo, detto Bepi (1920 – 1984), matematico, fisico, astronomo e ingegnere padovano professore dell’Università degli Studi di Padova,che scoprì l’accoppiamento tra rotazione e rivoluzione di Mercurio.

Fonte: ESA

Congiunzione a tre per festeggiare il Solstizio

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Congiunzione Luna-Marte-Venere il 21 giugno 2023 ore 21:00 da Roma. Credit: theskylive.com/

Falce di Luna Marte e Venere nelle sere del 21 e 22 giugno

 

Un’occasione speciale per festeggiare il Solstizio d’Estate con il giorno più lungo dell’anno che non ci impedirà di assistere ad una piacevolissima congiunzione a tre: Luna – Marte e Venere. Lo spettacolo si ripeterà anche il giorno 22 non identico ma molto simile.

Il giorno 21 a partire dal tramonto, il Sole passerà sotto l’orizzonte alle ore 21:00 per un osservatore sito a Roma, e per tutto il crepuscolo che terminerà più o meno intorno alla 23:30 potremo assistere ad un avvicinamento prospettico (i corpi celesti sembrano vicini ma è solo un gioco di prospettiva) fra la Luna cresce ed ancora molto piccola, con frazione illuminata 10% che si avvicinerà ai due pianeti ponendosi alla loro destra. In ordine quindi, da sinistra verso destra osserveremo Marte – Venere – Luna.

Congiunzione Luna-Marte-Venere il 21 giugno 2023 ore 21:00 da Roma. Credit: theskylive.com/

Alle ore 21:00 come mostrato nell’immagine Venere e Luna saranno quasi allineati con Marte più in alto a sinistra. L’altezza sull’orizzonte a quell’ora sarà di circa 25° gradi, non eccessivamente bassa ma con la luce del Sole ancora molto evidente scorgere la Luna sottile non sarà semplice. Lo sguardo andrà rivolto ad ovest fra la costellazione del Leone (in alto) e quella del Cancro (in basso).

Distanza Marte-Venere circa 4,5° 

Distanza Venere-Luna circa 4,3° 

La situazione andrà migliorando nelle due ore successive con la Luna che si alzerà lentamente rispetto agli altri due corpi sempre restando molto vicina ma questa volta la luce del Sole sarà quasi completamente scomparsa.

Alle 22:30 i tre corpi saranno ad un’altezza di circa 10° sull’orizzonte.

Congiunzione Luna Venere Marte alle ore 22:30 del 21 Giugno per un osservatore sito a Roma. Altezza sull’orizzonte circa 10°. Credit: theskylive.com

Per facilitare la visibilità si consiglia di posizionarsi in un luogo che abbia ad ovest l’orizzonte scoperto. Su un altura ad esempio.

Il giorno 22, il successivo, la distanza fra Luna e i tre corpi sarà leggermente aumentata ma non per questo il fenomeno sarà meno accattivante.

Al tramonto del Sole, sempre alle 21:00, la configurazione dei tre astri apparirà come nell’immagine sotto, con la Luna questa volta al di sopra con un allineamento più verticale in contrapposizione al giorno precedente ma con Venere spostato a destra.

Congiunzione Luna-Venere-Marte il 22 Giugno ore 21:00 al tramonto. Credit: theskylive.com

Alle 21:00 l’altezza sull’orizzonte avrà un media di circa 28°, molto favorevole anche se, come nel giorno precedente la luce ancora forte del Sole potrebbe rendere difficile l’osservazione.

Attendendo qualche decina di minuti però la luce del crepuscolo si farà via via sempre meno invadente per lasciare spazio alla meraviglia. Ricordiamo che la falce di Luna sarà davvero minima, solo 10° gradi, sarà una bella sfida catturarla nella stessa immagine con gli altri astri.

Per il giorno 22 le distanze saranno diverse e ancora più ridotte:

Distanza Marte-Luna circa 4,1° 

Distanza Venere-Marte circa 4,2° 

Congiunzione Luna-Marte-Venere del 22 giugno ore 22:30 altezza sull’orizzonte circa 14°. Credit: theskylive.com/

 

Solstizio d’Estate 21 giugno 2023 ore 16:57 (TU+2)

I dati di Luna, Marte e Venere calcolati al giorno 21 giugno (per il 22 giugno la variazione dei valori sarà davvero minima)

VENERE

Magnitudine: -4.4
Diametro: 29.5 ”
Frazione Illuminata: 0.389
Fase: 103 °
Distanza: 85221779 km
Distanza dal Sole: 108397193 km

MARTE

Magnitudine: 1.7
Diametro: 4.4 ”
Frazione Illuminata: 0.944
Fase: 27 °
Distanza: 321789658 km
Distanza dal Sole: 248861933 km

LUNA

Frazione Illuminata: 0.122
Distanza: 403638.2 km
Librazione in latitudine: -5.79
Librazione in longitudine: -0.35

 

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Concorso di Astrofotografia

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Seconda edizione del concorso fotografico “L’Universo in una foto”.
Per partecipare c’è tempo dal 15 giugno 2023 fino al 15 settembre.
Ami scattare fotografie? Partecipa alla 2a edizione del concorso gratuito “L’Universo in una foto” in cui luna, pianeti, stelle, ma anche nebulose e galassie la fanno da padrone.
Si tratta di un concorso fotografico gratuito, rivolto a tutti – fotografi professionisti, ma anche semplici utenti con la passione della fotografia e del cielo.
A febbraio 2022, la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha aperto al pubblico il nuovo percorso espositivo al Planetario e sull’onda di questa nuova apertura è nata l’idea di lanciare questo concorso fotografico volto a stimolare l’interesse per l’astronomia tramite l’uso creativo della fotografia. La prima edizione, svoltasi lo scorso anno, articolata in due diversi temi Nightscape Astrofotography e Planet and DeepSky Astrophotography, ha ottenuto una discreta partecipazione da parte di neofiti ma anche di esperti astrofotografi provenienti sia dal nostro territorio Trentino che da altre regioni d’Italia. Anche quest’anno, come l’anno scorso, il concorso si concluderà con l’allestimento di una mostra temporanea ad ingresso gratuito delle astrofotografie più meritevoli.

Per partecipare al contest è necessario inviare il materiale tramite il servizio WeTransfer all’indirizzo di posta elettronica sichardtcafe@gmail.com, a partire dal 15 giugno 2023 – ore 00:01 ed entro e non oltre il 15 settembre 2023 – ore 23:59.

Notizie recenti

Impressionante! 52 Starlink lanciati il 12 giugno

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52 Starlink della costellazione satellitare di SpaceX lanciati il 12 giugno dalla Space Force Station Cape Canaveral in Florida solcano il cielo dell’Italia intorno alle 23 del 13.06.

Ben visibili ed ancora molto allineati, Elon Musk aveva promesso di renderli meno riflettenti ma così non sembra a giudicare dagli scatti.

Ripresi con un smartphone Huawei P30 Pro puntando verso ovest, i satelliti Starlink viaggiano da ovest a SEE

Un razzo Falcon 9 sormontato da 52 veicoli spaziali Starlink è decollato lunedì alle 3:10 EST (0710 GMT) dalla Space Force Station Cape Canaveral in Florida, nel primo dei due lanci SpaceX previsti per la giornata.

Foto scattate da Macerata ore 23:00

 


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Luna – Giove all’alba 14 giugno

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Congiunzione Stretta Falce di Luna – Giove la mattina del 14 giugno ore 4:00

 

La mattina del 14 giugno dalle ore 3:03 fino all’alba (prime luci ore 04:30 circa*) ad EST potremo ammirare la congiunzione molto stretta fra Luna in fase calante e Giove.

*tutti gli orari sono riferiti ad un osservatore sito al centro di Roma

Sorgere Luna ore 02:54 – Sorgere Giove 03:05 (solo 10′ di differenza)

Distanza fra gli oggetti: meno di 0,5° 

Congiunzione Falce di Luna – Giove 14 giugno ore 04:00. Crediti: theskylive.com

Nell’immagine fissata alle ore 04:00 circa i due oggetti si trovano molto vicini ma lo saranno per tutto il periodo in cui saranno visibili per scomparire nelle luci del mattino. I primi chiarori vi affacceranno intorno alle 04:30. Il Sole sorgerà alle 05:30 circa.

Nel corso della mattinata i due oggetti continueranno ad avvicinarsi senza però dare luogo ad un’occultazione.

Alle ore 04:00 circa l’altezza sull’orizzonte ad EST sarà di circa 10 gradi mentre dopo circa mezz’ora i due oggetti saranno saliti a circa 15°.

Simulazione Congiunzione Luna-Giove Credit: Stellarium

Entrambi gli oggetti saranno nei Gemelli subito sotto la costellazione dell’Ariete.

Alcuni dati (ore 04:00)

LUNA
Magnitudine: -8.08
Diametro: 31’24.9″
Frazione Illuminata: 0.165
Fase: 228 °
Distanza: 380371.6 km
Angolo di posizione: -17.8
Librazione in latitudine: 0.47
Librazione in longitudine: 5.83

GIOVE
Magnitudine: -2.1
Diametro: 35.2 ”
Frazione Illuminata: 0.994
Fase: -9 °
Distanza: 5.597326394 au
Distanza: 837348110 km
Distanza dal Sole: 4.957087227 au
Distanza dal Sole: 741569694 km
Velocità: 13.7km/s

Nella stessa inquadratura ci sarà anche Urano molto lontano e debole e man mano che il Sole si avvicinerà vedremo spuntare Mercurio. I  basso a destra fanno da spettatrici le Iadi delle costellazione del Toro (troppo basse sull’orizzonte con il Sole già pronto a sorgere).

Configurazione al sorgere del Sole, circa le ore 05:30. Crediti theskylive.com

 

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I favolosi anni 90 dell’Astronomia – 1992

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Ciao supergiovani! Dopo una lunga pausa eccoci qui per riprendere la nostra serie con un altro anno bestiale, fatto di storie e di meraviglie chicchissime.  Proprio in puro stile anni ’90. Eh sì, perché negli anni ’90 anche i cioccolatini erano incartati nella foglia d’oro. Il 1992 fu un anno bisestile, uno di quelli che meglio viaggiare con il casco di ghisa. Ve ne dico due? L’uragano andrew e l’incendio castello Windsor. Non vi basta? Ci fu l’ultima puntata dei Robinson!

Insomma, si stava come negli anni 90 le musicassette al cestone delle occasioni. Sì, quello vicino ai nuovissimi cd.

Però come in tutti gli anni ci furono alti e bassi, e questo non fa eccezione, anzi, si apprestava a cominciare un altro decimo degli anni 90 e, ovviamente, era tamarro come una gig nikko.

Nel 1992 comincia la storia che porterà alcune persone dissociate a comporre messaggi vocali di oltre 25 minuti. Viene infatti inviato il primo SMS che recita: “Buon Natale”. Si vocifera che l’altro messaggio candidato, “anche a te e famiglia” fosse la seconda scelta. In quell’anno Kevin McCallister era ancora alle prese con gli stessi ladri che non volevano lasciarlo in pace e “guardia del corpo” mieteva vittime anche fra i single più impenitenti.

Per l’astronomia fu un anno decisamente importante. Ci fu infatti il primo rilevamento confermato di pianeti al di fuori del Sistema Solare. Gli esopianeti in questione erano di massa terrestre ed in orbita attorno alla pulsar PSR B1257+12 distante 3000 anni luce dalla Terra. La scoperta venne fatta dai radioastronomi Aleksander Wolszczan e Dale Frail grazie al radiotelescopio di Arecibo. Poi il 30 agosto dello stesso anno venne anche scoperto 15760 Albion, il primo oggetto transnettuniano trovato dopo Plutone e Caronte.

Che il 1992 fosse l’anno dell’astronomia l’aveva capito anche il Papa, all’epoca Giovanni Paolo II che, a ottobre si scusò e revocò l’editto dell’Inquisizione contro Galileo Galilei. Meglio tardi che mai.

Nel 1992 vennero anche scoperto die buchi neri: V404 Cygni e Nova muscae, intorno ai quali orbitava molto rapidamente una stella. La cosa interessante era inoltre che V404 Cygni si trovava non molto distante da un altro buco nero, Cygnus X-1, scoperto nel 1962 come intensa sorgente di radiazione X.

Il 1992 vide anche il battesimo della prima missione del Tethered Satellyte System (TSS), nella quale un satellite artificiale veniva vincolato ad un altro satellite mediante un cavo lungo qualche chilometro e grazie a questa configurazione era possibile effettuare vari esperimenti, come ad esempio studiare il campo magnetico terrestre o spaziale misurando la tensione elettrica che si generava per induzione elettromagnetica nel cavo di vincolo.

Questa missione fu ideata da Giuseppe Colombo, dell’Università di Padova.

Vi dico anche che nel 1992, un signore dal volto appuntito e dagli occhi curiosi, Mart de Groot, dell’Osservatorio di Armagh, nell’Irlanda del Nord, rilevava aumenti regolari della luminosità della stella supergigante blu P Cygni, che si erano ripetuti regolarmente negli ultimi 300 anni. Era una dimostrazione e dell’evoluzione stellare. Infine, nello stesso anno vennero scoperte le disuniformità (anisotropie) della radiazione cosmica di fondo. I dati del satellite COBE, lanciato nel 1989 per studiare la radiazione cosmica di fondo a 3 K, mostravano infatti che la radiazione non era uniforme e che quelle disuniformità altro non erano se non i semi che avrebbero dato origine al prato fiorito di galassie, ammassi di galassie o altre grandi strutture che adornano l’intero Universo, in accordo con la teoria cosmica del Big Bang.

Insomma, un anno intenso dal punto di vista astronomico.

Ora vi saluto, ma ci sentiremo presto per una capatina nel 1993 e per vedere quali altre bizzarrie e turbe mentali gli anni 90 ci hanno lasciato.

Ciao patatozzi!

Non hai letto tutti gli anni ’80?? Li trovi qui

Qui invece il 1990!

20 anni di Mars Express

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Il 2 giugno 2023 Mars Express, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea ESA ha festeggiato 20 anni dall’arrivo sul pianeta rosso

Per festeggiare l’evento è stata diffusa una nuova straordinaria immagine che mostra Marte sotto una luce completamente nuova, rivelando intricati dettagli della superficie marziana.

Da quando nel 2003 il Mars Express è entrato in orbita attorno a Marte il giorno di Natale del 2003, l’orbiter ha scattato immagini della superficie marziana da un’altitudine di circa 186 miglia (300 chilometri), la più vicina al pianeta rosso. Ciò si traduce in immagini larghe circa 50 chilometri. 

Questo nuovo mosaico è stato creato utilizzando un metodo leggermente diverso, tuttavia, utilizzando i dati raccolti dalla telecamera stereo ad alta risoluzione (HRSC) del veicolo spaziale . Il mosaico è stato costruito da 90 immagini che l’HRSC ha scattato mentre era piuttosto lontana dal pianeta nella sua orbita ellittica. Da altitudini comprese tra 4.000 chilometri e 50.000 chilometri sulla superficie marziana, HRSC può catturare immagini larghe circa 2.500 chilometri. Sebbene queste immagini ad alta quota vengano generalmente scattate per aiutare a osservare i modelli meteorologici su Marte , possono anche fornire una visione globale completa che rivela dettagli senza precedenti del pianeta quando sono uniti.

Vista simulata di Marte con colori e contrasti migliorati, le aree di Marte dai toni grigi più scuri rappresentano sabbie basaltiche grigio-nere di origine vulcanica; macchie più chiare mostrano minerali argillosi e solfati; e la grande cicatrice sulla faccia del pianeta è Valles Marineris.(Credito immagine: ESA/DLR/FU Berlino/G. Michael) Clicca per ingrandire.

 

Mars ‘Express’ è stato chiamato così perché è stato costruito e lanciato in tempi record e a un costo molto inferiore rispetto a precedenti missioni simili, ma niente è stato comunque tralasciato. Oggi Mars Express non solo è sopravvissuto ma ha superato le aspettative.

Con i suoi 20 anni la missione è davvero oramai molto vecchia, ciò nonostante Mars Espress ha superato di oltre 5 volte le prospettive di lavoro ed anche se con qualche acciacco continua imperterrito a svolgere il suo lavoro, sollevando il velo che nasconde le meraviglie di Marte

Crediti ESA

 

Buon compleanno, Mars Express.

 

Lanciato il 2 giugno 2003 dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, Mars Express ha iniziato il primo viaggio in Europa per esplorare il nostro vicino cosmico e qualsiasi altro pianeta. Con una speciale suite di strumenti scientifici, il veicolo spaziale mirava a studiare la geologia, il clima e l’atmosfera di Marte, fornendo preziose informazioni sulla sua storia e sul potenziale per ospitare la vita

Uno dei risultati più significativi della missione è stata la cattura di un’immagine che è passata alla storia

L’HRSC sul Mars Express dell’ESA ha ottenuto questa vista prospettica il 2 febbraio 2005 durante l’orbita 1343 con una risoluzione al suolo di circa 15 metri per pixel. Mostra un cratere da impatto senza nome situato su Vastitas Borealis e, al centro, ghiaccio d’acqua.

Il 2 giugno per festeggiare l’evento l’ESA ha organizzato una diretta streaming delle riprese di Mars Express intento nella sua rivoluzione intorno al pianeta. Ecco una breve animazione della ripresa

Questa gif è composta da tutte le immagini che sono scese durante quell’ora, a circa 50 secondi di distanza l’una dall’altra, trasmesse direttamente dalla Visual Monitoring Camera (VMC) a bordo del longevo ma ancora altamente produttivo orbiter marziano dell’ESA. Si noti il ​​divario nel mezzo: sfortunatamente*, la pioggia alla stazione di terra dell’ESA a Cebreros , in Spagna, ha fatto perdere la “telemetria” (dati) da Mars Express per un periodo durante il live.

Nel prossimo numero di COELVM ASTRONOMIA un approfondimento sulle imprese di Mars Express negli scorsi ultimi 20 anni. 

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Patatine fritte su Marte

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Fritto Misto in condizioni di Microgravità

 

Il cibo che mangiamo determina come ci sentiamo e niente è meglio di una buona frittura, anche se ovviamente con moderazione. Mentre si preparano per le missioni sulla Luna e su Marte, gli astronauti saranno felici sapere dai ricercatori che un cibo di conforto di base non è fuori portata, anche nello spazio: le patatine fritte.

Bolle di vapore dalla frittura in condizioni di microgravità
Bolle di vapore dalla frittura in condizioni di microgravità

L’ESA sta conducendo una ricerca sui metodi di frittura in condizioni di microgravità per colmare le lacune di conoscenza sulla Terra e nello spazio. Anche se la frittura delle patate viene fatta ovunque nel mondo, comporta fisica e chimica complesse, e nello spazio tutto diventa più complicato. Non si era sicuri che fosse possibile friggere in assenza di gravità. Senza galleggiabilità che tira verso l’alto, infatti le bolle che normalmente risalgono potrebbero rimanere attaccate alla superficie di una patata, proteggendola in uno strato di vapore che i ricercatori pensavano potesse lasciarla poco cotta e indesiderabile.

“Chiedete a qualsiasi chef e vi confermeranno che la fisica e la chimica alla base del cibo sono un argomento complesso e affascinante che si estende ad altre discipline scientifiche”, afferma il professor Thodoris Karapantsios dell’Università Aristotele di Salonicco e membro del gruppo di ricerca.

Per studiare come la microgravità influenza le tecniche di cottura come la frittura, è stato progettato un nuovo apparato sperimentale tipo carosello sicuro e funzionante anche in assenza di gravità. Gli esperimenti sono stati condotti su due campagne di volo parabolico dell’ESA, in cui un aereo vola in archi ripetuti per ricreare brevi momenti di assenza di gravità.

Strumento (giostra) progettato e sviluppato per testare la possibilità di friggere in assenza di gravità

L’esperimento ha filmato il processo di frittura con una telecamera ad alta velocità e ad alta risoluzione per catturare le dinamiche delle bolle come il tasso di crescita, le dimensioni e la distribuzione, nonché la velocità di fuga dalla patata, la velocità delle bolle e la direzione di viaggio nell’olio. L’esperimento ha misurato la temperatura dell’olio bollente e le temperature all’interno della patata.

L’hardware dell’esperimento è automatizzato e chiuso per motivi di sicurezza. Mantiene una pressione costante all’interno della camera di frittura per evitare perdite, evitare che l’olio si rovesci e per consumare meno energia nel riscaldamento.

Patatine fritte su Marte

I ricercatori dell’Università di Salonicco, in Grecia, hanno scoperto che poco dopo che la patata è stata aggiunta all’olio in condizioni di bassa gravità, le bolle di vapore si sono staccate facilmente dalla superficie della patata in modo simile a quanto avviene sulla Terra. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per mettere a punto alcuni parametri, quanto sino ad ora raccolto indica che gli astronauti saranno in grado di avere più del cibo reidratato nel menu mentre esplorano nuovi mondi. 

Vedi video in alto

“Oltre alla nutrizione e al comfort, lo studio del processo di frittura nello spazio potrebbe anche portare a progressi in vari campi, dall’ebollizione tradizionale alla produzione di idrogeno dall’energia solare in condizioni di microgravità”, conclude John Lioumbas del team.

Nubi Nottilucenti fredde e rare nei cieli del solstizio

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Nubi nottilucenti sulle prealpi di Lamberto Sassoli

Nuvole o Nubi Nottilucenti così vengono chiamate le nuvole alte e fredde visibili nelle settimane di inizio estate subito dopo il tramonto

 

Visibili verso nord, nelle ultime due settimane di giugno e le prime due di luglio le nubi appaiono di un blu cristallino e brillano rispetto al fondo scuro della notte.

Il fenomeno è stato studiato nel 2018 dalla NASA che ha classificato le nubi come le più alte e fredde della Terra poste a circa 76-85 kilometri di altezza sopra la superficie terrestre, sono qualche volta soprannominate Nuvole Spaziali o più comunemente dette NLC NoctiLucent Clouds, e NLC si formano appena sotto il confine invisibile dove finisce l’atmosfera terrestre e inizia lo spazio esterno , a circa 100 km sopra la superficie del pianeta, secondo la NASA.

Nel video dell’agenzia spaziale statunitense disponibile a seguire una breve animazione del meccanismo all’origine delle NLC.

Le Nubi Nottilucenti si verificano quando il vapore acqueo si congela in cristalli di ghiaccio che si aggrappano alla polvere e alle particelle lasciate dalle meteore che cadono in alto nell’atmosfera e sono in grado di riflettere la luce solare. La stagione migliore per osservare gli NLC dall’emisfero settentrionale è intorno al solstizio d’estate tra la fine di giugno e la fine di luglio, quando sono più facilmente visibili da circa 50 a 70 gradi di latitudine nord.

Una bella animazione e spiegazione è disponibile anche nell’app Windy

Gli avvistamenti sono diventati più frequenti negli ultimi anni e alle latitudini più basse, forse perché il cambiamento climatico genera più vapore acqueo nell’atmosfera a causa dell’aumento del metano atmosferico, secondo il NOAA.

Nubi nottilucenti a 45° N
di Paolo Bardelli

 

La cometa C/2020 F3 Neowise con le nubi nottilucenti. Immagine di Marco Bastoni.
Un orizzonte “nottilucente”
di Paolo Bardelli

 

A seguire due timelapse realizzati da appassionati.

Le nubi mesosferiche polari si formano durante i mesi estivi di ciascuna regione polare nel luogo più freddo dell’atmosfera, a 50 miglia sopra la superficie terrestre. Le nubi nottilucenti furono osservate per la prima volta nel 1885 da un astronomo dilettante e sono diventate sempre più luminose e frequenti. Negli ultimi anni sembra che si stiano spostando a latitudini più basse. Immagine e video time-lapse Credito: Jacek Stegman, MISU

Crediti: Mads Peter Iversen

 


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Candidatura ufficiale della Sardegna per l’Einstein Telescope

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Oggi martedì 6 giugno 2023, alle ore 16.00, è stata presentata la candidatura italiana per Einstein Telescope, il telescopio di nuova generazione destinato alla caccia alle onde gravitazionali, di cui si sta definendo la più adatta localizzazione.

In lizza la candidatura della Regione Sardegna con l’ex miniera di Sos Enattos a Lula (Nuoro). In queste terre il grande cacciatore di terza generazione di onde gravitazionali Einstein telescope è concepita come una scommessa per combattere lo spopolamento, la crisi economica e la disoccupazione. E’ un progetto fortemente sostenuto dal Governo che ha partecipato nel giorno della presentazione della candidatura, con un’ampia rappresentanza, a Roma, presso la sede dell’Osservatorio Astronomico di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’INAF.

L’Einstein Telescope (ET) è inserito all’interno degli obiettivi indicati dal governo nel programma nazionale di riforma contenuto nel Def.

Sono intervenuti il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni; il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani; il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano. Alla presentazione parteciperanno anche: Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la Candidatura Italiana per Einstein Telescope; Ettore Sequi, Ambasciatore e Capo delegazione italiana nel Board of Governmental Representatives di Einstein Telescope e Antonio Zoccoli, Presidente dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istituto che coordina la comunità scientifica nazionale del progetto Einstein Telescope. Il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas.

A seguire l’intervento del direttore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Marco Tavani.

“L’Einstein Telescope (ET) sarà un’infrastruttura di Osservazione dell’Universo dalle straordinarie potenzialità di rivelazione di sorgenti di onde gravitazionali associate ai fenomeni più energetici del cosmo. L’interesse di INAF per oggetti peculiari quali stelle di neutroni e buchi neri che saranno rivelati da ET è pluridecennale, sia dal punto di vista osservativo che teorico. L’enorme contributo dell’Astronomia alla scienza di ET, oltre a consolidare linee di ricerca precedenti, sarà focalizzato sulle osservazioni delle sorgenti di onde gravitazionali con telescopi da terra e dallo spazio utilizzando tutte le frequenze, dal radio all’ottico fino ai raggi X e gamma. È questa un’attività di reazione rapida alle rivelazioni improvvise dei segnali gravitazionali che la comunità INAF sta già svolgendo e che sarà fortemente potenziata nell’immediato futuro nella prospettiva di realizzazione di ET. Quasi un centinaio di ricercatori e ricercatrici INAF partecipano attualmente alla preparazione di ET e al progetto ETIC nell’ambito del PNRR. In particolare, INAF è coinvolto nella definizione di parti opto-meccaniche del telescopio e nel potenziamento e sviluppo di strumentazione innovativa a multi-frequenza. Tra le infrastrutture osservative INAF è importante ricordare il potente radiotelescopio SRT in Sardegna che potrà essere collegato alle rivelazioni di ET in modo sinergico. L’annuncio della candidatura dell’Italia per questo progetto, da parte del Governo, è un importante passo in avanti per il nostro Paese. La rete degli Enti di Ricerca italiani, compreso INAF, si conferma ancora una volta protagonista dell’eccellenza scientifica italiana nel mondo”.

Qui il video dell’incontro

Dita incrociate quindi!

 

NOVITA’ COELUM DIGITALE

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COELUM DIGITALE diventa prodotto

a partire dal 05 giugno 2023 la versione digitale di Coelum Astronomia 262 è disponile nello Shop di COELUM e sempre consultabile nell’area riservata.

In risposta alle richieste di una fruibilità più immediata ed accesso più veloce, da oggi le uscite di Coelum in formato digitabile saranno acquistabili come singolo prodotto nello store.

Grazie ad un reader efficiente e solido, le pagine saranno facili da sfogliare grazie ad un’interfaccia animata e responsive, in grado di adattarsi ad ogni schermo e vari device, compreso smartphone.

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  • l’indice interno per raggiungere facilmente le pagine di interesse
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Una volta completata la procedura di acquisto la copia comparirà nell’area utente nella sezione “Acquisti Coelum Digitale” dopo qualche minuto.

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News da Marte #17

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Bentornati su Marte!
Continuiamo a seguire le attività in cui è impegnato Curiosity nelle vicinanze del cratere Gale. Abbiamo anche qualche nuova immagine da Perseverance, il video di un suo recente prelievo (mal riuscito) e un interessante aggiornamento della NASA sullo stato di Ingenuity. Si parte!

Curiosity conclude le analisi di Ubajara
Nello scorso aggiornamento ci eravamo lasciati con la prima serie di analisi da parte dello strumento Sample Analysis at Mars (SAM) in corso. Più nel dettaglio, Curiosity ha eseguito l’Evolved Gas Analysis (EGA) riscaldano il materiale roccioso a centinaia di gradi e analizzando i gas emanati dal campione. I tecnici hanno atteso i risultati del test per valutare se procedere con il secondo step delle analisi permesse da SAM, ovvero la Gas Chromatography Mass Spectrometry (GCMS).

I risultati parziali di SAM sul campione Ubajara non hanno però impressionato il team scientifico. Infatti il piano di lavoro inviato al rover il 19 maggio ha previsto di non procedere con l’analisi GCMS, ma non è ancora stato impartito l’ordine di versare al suolo il resto del materiale ancora contenuto nella punta del trapano. Analisi aggiuntive con lo strumento CheMin sono previste nei Sol successivi.

La campagna è stata conclusa eseguendo le ultime immagini del foro di estrazione.

Nel Sol 3834 (20 maggio) Curiosity esegue le ultime foto del foro sulla roccia Ubajara. NASA/JPL-Caltech

La prosecuzione delle attività di Curiosity ha visto volgere le attenzioni, dalla medesima posizione, verso una nuova roccia. È stata battezzata Salamangone, con riferimento a una località brasiliana (come brasiliana è anche Ubajara). Qui il rover ha svolto un’attività di abrasione e indagini fotografiche ravvicinate con la camera MAHLI. Per la prima volta da parecchio tempo questa camera è stata usata anche in notturna sfruttando gli illuminatori a led posizionati attorno alla lente frontale.

Foto diurna di Salamangone, Sol 3837. NASA/JPL-Caltech
Foto notturna dello stesso target, illuminato con i led a luce bianca di MAHLI. NASA/JPL-Caltech

Immagini della camera MAHLI durante le fasi di assemblaggio.Lo scopo di fotografare un target in luce artificiale è quello di poter contare su un’illuminazione con spettro controllato, non filtrato dall’atmosfera a dai riflessi rossi da ogni direzione dell’ambiente marziano. MAHLI è dotato anche di una coppia di led a ultravioletti (365 nm) che permettono di individuare eventuali fluorescenze o fosforescenze delle rocce in risposta alla stimolazione a questa lunghezza d’onda.

Dopo tre settimane di permanenza nel sito di Ubajara, il Sol 3839 (25 maggio) è stato quello in cui Curiosity si è mosso: 37 metri di spostamento programmato su morbida, e pericolosa, sabbia marziana. Dalla nuova posizione il rover ha avviato la quarta analisi del campione Ubajara ed eseguito una serie di panoramiche della regione appena raggiunta.

Vista di una delle Hazard Camera posteriori nel Sol 3839. NASA/JPL-Caltech
Panoramica composta da 79 immagini catturate dalla Left MastCam nel Sol 3843. NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras

Il 29 maggio, con un ultimo spostamento nel tardo pomeriggio del Sol 3843 (a giudicare dalla cronologia delle immagini successivamente alla ripresa del panorama qui sopra), Curiosity copre circa altri 8.5 metri segnando così un nuovo record della sua missione: raggiunge i 30 km percorsi su Marte. Prima di lui solo un altro rover, Opportunity nel giugno 2011, aveva raggiunto questo traguardo. Il piccolo esploratore del programma MER, atterrato sul pianeta rosso nel 2004 insieme al gemello Spirit, detiene ancora il record di distanza percorsa su Marte con 45.16 km.

Visuale dei terreni ostili circostanti catturati dall’occhio della Left Navigation Camera, Sol 3843. NASA/JPL-Caltech

La posizione attualmente raggiunta da Curiosity è vicinissima alla precedente (soli 4 metri di distanza) ma i piloti del rover sono riusciti nel compito non facile di muoverlo su un terreno accidentato e sabbioso, e contemporaneamente porre tutte e sei le ruote su della solida roccia.
Questa condizione di stabilità agevolerà le prossime analisi per mezzo degli strumenti posti sul braccio robotico. Gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory, l’istituto di ricerca che gestisce le operazioni dei rover marziani, hanno già messo nel mirino i target Cujubim, Cumbal, Cariacau, Crique Yolande, Crique Rubin, Paleomeu River… Non c’è sicuramente da annoiarsi!

Perseverance ancora vicino a Belva
Sono poche le novità documentate dalla NASA nelle attività del suo rover più potente, che sta perlopiù svolgendo attività con analisi fotografiche supportato dalle sue numerose camere. La posizione è ancora quella nelle immediate vicinanze del cratere da impatto Belva dove è giunto nel Sol 770 (20 aprile).

Rispetto ai precedenti aggiornamenti di questa rubrica, nel corso di alcuni Sol Perseverance ha eseguito un complicato giro attorno alla roccia bersaglio oggetto dell’abrasione Ozuel Falls (vedi News da Marte #16) forse per stabilizzare le sue ruote su un basamento più solido.

Nella ricostruzione degli spostamenti del rover una grossa mano è venuta, ora come già in passato, dall’eccellente sito Marslife.com. Grazie al processamento automatico dei metadati delle foto rileva la direzione verso cui ciascuna camera è orientata nel momento dello scatto, permettendo di collocare spazialmente ogni immagine dal punto di vista di Perseverance.

Tra le operazioni che ho scovato nelle immagini grezze c’è un prelievo di roccia che però non sembra sia andato a buon fine. Lo vediamo con i video realizzati nel Sol 802 da una delle Front HazCam. Complessivamente l’operazione è durata 16 minuti.

Sol 803, osservazione del recente foro. NASA/JPL-Caltech/ASU

È possibile che già al momento del carotaggio i sensori del trapano abbiano restituito della telemetria inattesa, perché nel Sol successivo all’operazione i tecnici hanno immediatamente programmato una lunga serie di foto mirate a ispezionare l’interno della punta. Rilevando infatti grossi problemi nel campione che ambivano a raccogliere: il prelievo si rivela scarso ed estremamente friabile, con solo pochi frammenti che sono stati trattenuti.

Visuale da parte della Left MastCam-Z dell’interno della punta del trapano. NASA/JPL-Caltech/ASU
Foto analoga a quella superiore ma eseguita con un tempo di esposizione maggiore per osservare meglio il contenuto della punta. NASA/JPL-Caltech/ASU

È probabile che questo campione sarà scartato per tentare l’estrazione di uno migliore. Se però l’intera roccia di interesse dovesse presentare analoghe caratteristiche, potrebbe esserci un problema per il rover che si troverebbe nella condizione di non poter prelevare un carotaggio di adeguato volume.
Staremo a vedere e attenderemo degli aggiornamenti in merito per conto della NASA nei suoi usuali canali.

In chiusura di articolo, e dopo praticamente alcuni giorni di “silenzio fotografico”, rilevo che sono state rilasciate alcune nuove recentissime immagini scattate da Perseverance. Tra di esse una breve serie di osservazioni alla punta del trapano che dalle immagini correnti non è chiarissimo se al suo interno contenga ancora i frammenti rocciosi. Possiamo in ogni caso ipotizzare che un nuovo prelievo sia in vista, perché queste sessioni di ripresa sono frequentemente correlate alle operazioni con il trapano.

Nuova osservazione della punta del trapano eseguita nel Sol 810 (1 giugno). NASA/JPL-Caltech/Piras

Ingenuity alle prese con l’altimetria del delta
Su queste pagine vi avevo raccontato mesi fa dei problemi di comunicazione tra Perseverance e l’elicottero Ingenuity (vedi https://www.coelum.com/news/news-da-marte-11).

In una news scritta dall’ingegnere capo di Ingenuity Travis Brown viene raccontato di un più recente silenzio radio sperimentato dai team del JPL dopo il volo numero 49, compiuto ormai due mesi fa il 2 aprile nel Sol 752. La zona di atterraggio collocò l’elicottero in una sfortunata posizione da cui la line of sight verso la stazione radio del rover risultava bloccata dal bordo di alcuni rilievi.

Integrazione dell’immagine (NASA/JPL-Caltech) a cui ho aggiunto il profilo altimetrico tra Ingenuity e Perseverance in corrispondenza dei quattro Sol indicati.

Il team dell’elicottero era ansioso di caricare il piano per il volo 50, ma i problemi di comunicazione erano ulteriormente aggravati dai reset notturni di Ingenuity che richiedevano (e richiedono ancora) a Perseverance di restare in ascolto ogni mattina per i messaggi di risveglio dal suo compagno volante. La routine di lavoro prevede che i due prendano contatto e sincronizzino i timer di sistema, ma questa procedura risultava impossibile da eseguire.

La posizione di Perseverance all’ombra di Castell Henllys era certamente la peggiore per le comunicazioni, ma dopo lo spostamento verso Foel Drygam e il perdurare del silenzio di Ingenuity i team iniziarono a temere il peggio, ovvero che un inconveniente più grave e non risolvibile fosse capitato a Ingenuity. Neanche l’ampliamento della finestra mattutina di ascolto stava dando risultati, producendo quello che in oltre 700 Sol di lavoro congiunto si era tramutato nel primo blackout radio totale.

Come ben sapete Ingenuity ha ripreso contatto con Perseverance, ma questo è avvenuto solo nel Sol 761 con un piccolo pacchetto dati ricevuto alle 9:44 locali. L’indomani il team ha avuto l’effettiva conferma del buono stato di salute dell’elicotterino, la missione poteva continuare!

Appena possibile il piano del volo 50 è stato caricato, prima che il rover si avventurasse a meno di 45 metri da Ingenuity bloccando ogni tipo di attività dell’elicottero. Come abbiamo visto a metà aprile il nuovo spostamento si è svolto nel Sol 763 e ha spostato l’elicottero di 322 metri, mettendolo al sicuro dai temuti sorpassi da parte di Perseverance. Il sospiro di sollievo finale si è avuto la mattina successiva, con i dati di telemetria che hanno confermato il successo del volo e lo stato di salute di Ingenuity.

Attualmente distante 195 metri dal rover, l’elicottero è ancora in attesa del via libera per il volo 52 che è stato annunciato addirittura il 25 aprile.

Con riferimento al quesito di calcolo astrofotografico che ho posto nella News #16, ho preferito scrivere un articolo a parte raggiungibile a questo link.

Anche per questo aggiornamento marziano è tutto, grazie per la lettura e alla prossima.

Astrofotografia da Marte: un approfondimento tecnico

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Bentornati su Mar- no, questo articolo ha un taglio un po’ diverso dal solito!

Nell’articolo #16 della rubrica News da Marte ho riportato una astrofotografia eseguita dalla superficie di Marte da Perseverance. Ve la ripropongo con una migliore postproduzione.

L’immagine è una composizione di tre scatti che Perseverance ha realizzato poco dopo la mezzanotte del suo Sol 785 di missione, quando da noi erano le 20:48 del 5 maggio.

La luminosissima scia è la luna maggiore di Marte, Fobos, che nei minuti dello scatto sorgeva dall’orizzonte occidentale.

Le altre scie, molto più deboli e corte, sono invece stelle viste da Marte!

Con l’ausilio del programma Stellarium, dopo aver inserito gli opportuni parametri (data, ora, posizione del rover e campo inquadrato dalla camera), è facile riconoscere la regione di cielo inquadrata. Siamo infatti a metà strada tra le grandi costellazioni di Orione e Toro, nelle quali spiccano le stelle alpha Betelgeuse e Aldebaran.

Il colore rosso delle loro scie non è una vostra impressione o un difetto di elaborazione, ma è testimonianza delle natura di questi due astri che sono infatti categorizzati rispettivamente come supergigante e gigante rossa. Le loro temperature superficiali basse (tra i 3800 e 4300 °C) si contrappongono all’azzurrino di Bellatrix, altra luminosa stella in Orione che invece ha una temperatura di 22000°C.

Perseverance si trova nell’emisfero nord di Marte, quindi osserva il cielo muoversi come noi lo vediamo dall’emisfero boreale terrestre, con le stelle che tramontano a ovest. La lunghezza delle scie delle stelle è determinata dalla velocità di rotazione di Marte, quindi potremmo dire dalla durata del suo giorno. Invece Fobos si muove attorno al suo pianeta con verso opposto e in modo estremamente rapido, così velocemente non solo da compensare il movimento apparente verso ovest del cielo ma persino da superarlo di parecchio e tracciare così una scia in direzione opposta.

È quindi interessante notare che, mentre Fobos sorgeva e si spostava “in alto” (verso est) le stelle stavano tramontando e spostandosi “verso il basso” (verso ovest).

L’ultimo dettaglio che vi voglio evidenziare riguarda la tonalità bluastra della luce attorno a Fobos, legata a un fenomeno che sperimentiamo anche sulla Terra: la dispersione atmosferica. Mentre da noi l’atmosfera filtra la luce così da “sparpagliare” il colore azzurro e farci apparire il Sole rosso in corrispondenza di albe e tramonti, su Marte le cose vanno un po’ diversamente.

Un contributo aggiuntivo determinante è dovuto alla presenza di sottilissime polveri sin nell’alta atmosfera, che vicino all’orizzonte accentuano le sfumature blu della luce attorno agli oggetti molto luminosi come il Sole e i satelliti naturali.

Calcoliamo il tempo di esposizione della foto

Vediamo come stimare il tempo di esposizione delle fotografie astronomiche eseguite da Perseverance. Possiamo ricondurre il problema a uno dei più classici esercizi di fisica:

[1] tempo = spazio / velocità

che nel nostro caso si traduce in:

[2] tempo di esposizione = lunghezza angolare scia / velocità angolare stella

Iniziamo calcolando il primo termine incognito, la lunghezza angolare della scia stellare.
Per questo calcolo ci baseremo sulla lunghezza dell’astro più brillante della foto: Betelgeuse.

 

Il punto di partenza sono le immagini raw, ne selezioniamo indifferentemente una delle due e individuiamo la luminosa stella.

Con un programma di elaborazione grafica (ho usato Gimp) misuriamo i pixel della scia.

Il risultato della misura soffre inevitabilmente un’approssimazione a causa dell’incertezza sui punti di inizio e fine. Con una tolleranza più che accettabile rilevo il valore 28.6 pixel.

Il prossimo step richiede di ricavare un angolo fisico da una lunghezza in pixel tramite la relazione:

[3] dimensione angolare scia [gradi] = lunghezza [pixel] x risoluzione angolare [gradi/pixel]

La risoluzione angolare è un dato tecnico della MastCam-Z. Essa dipende dalla lunghezza focale e dalla dimensione dei pixel del sensore.

La lunghezza focale a cui lo zoom era settato è di 26 mm. Questa informazione può essere dedotta sia dai metadata dell’immagine che, più semplicemente, dal nome del file. La lunga stringa del nome contiene verso la fine tre numeri che codificano i mm a cui lo zoom è settato per ciascuna fotografia, con il range ammesso che va da 026 a 110 (nella foto in oggetto il nome del file è ZR0_0785_0736583778_456EBY_N0390926ZCAM01071_0260LMJ02).

A questo punto prendiamo una lecita scorciatoia e ricorriamo alla tabella tecnica della MastCam-Z per scoprire la risoluzione angolare alla focale d’interesse (fonte: https://pds-geosciences.wustl.edu/m2020/urn-nasa-pds-mars2020_mission/document_camera/Mars2020_Camera_SIS.pdf).

In alternativa l’avremmo potuta calcolare come:

[4] risoluzione angolare = campo inquadrato / risoluzione immagine

A questo punto possiamo sostituire i numeri nell’equazione [3]:

dimensione angolare scia = 28.6 [pixel] x 283 [µrad/pixel]

= 8093.8 µrad ⇒ 0.4637 gradi

Questa è la dimensione angolare della scia tracciata da Betelgeuse durante il tempo di esposizione.
Nota: il movimento apparente delle stelle non è rettilineo ma segue una curva. Tuttavia, per tempi sufficientemente brevi come nel nostro caso, tale movimento è approssimato molto bene da una linea retta.

Ci serve ora il secondo termine incognito dell’equazione [2] ovvero la velocità angolare con cui Betelgeuse, a causa della rotazione del pianeta, appare spostarsi in cielo. Possiamo esprimere facilmente questa grandezza in termini di gradi al minuto ma ci occorre un termine correttivo trigonometrico che tenga conto della declinazione della stella che stiamo considerando. Infatti la velocità di spostamento è massima per i corpi con angolo di declinazione 0° e nulla per quelli con declinazione +90° e -90° (polo nord e polo sud celeste):

[5] velocità [°/min] = cos(Dec) x 360° / durata del giorno in minuti

Il giorno marziano, il cosiddetto Sol che nomino di continuo, dura 1479 minuti (39 minuti in più rispetto al giorno terrestre). La declinazione di Betelgeuse vista da Marte è -17° (fonte Stellarium). Mettiamo tutto nell’equazione [5] e otteniamo:

velocità angolare Betelgeuse = cos(-17°) x 360° / 1479 min = 0.2328°/min

 Abbiamo tutto quello che ci serve!
Facciamo le ultime sostituzioni nell’equazione [2] e otteniamo:

tempo di esposizione = 0.4491° / 0.2328 [°/min] =
1.99 minuti ≅ 120 secondi

 Il risultato finale dei calcoli mi è stato confermato la scorsa settimana dal professore dell’Arizona State University Jim Bell, Principal Investigator delle MastCam-Z e veterano dell’esplorazione planetaria con rover e sonde satellitari.
Il professor Bell, che ringrazio ancora, è stato così gentile da fornirmi alcuni metadata aggiuntivi al momento non ancora rilasciati al pubblico. Si tratta dei timestamp di inizio e fine esposizione i quali confermano i 120 secondi calcolati.

SPACECRAFT_CLOCK_START_COUNT     = “736583777.602”
SPACECRAFT_CLOCK_STOP_COUNT      = “736583897.602”

Jim Bell mi ha inoltre chiarito alcuni aspetti un po’ fumosi dei timestamp dichiarati nei dati NASA. Posso così confermarvi con sicurezza che le due foto hanno tempi di esposizione di 120 secondi, sono state scattate a distanza di 5 secondi e coprono qunidi il movimento del cielo marziano nell’arco di esattamente 245 secondi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Cielo di Giugno 2023

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SOLSTIZIO D’ESTATE

il 21 del mese di Giugno alle 16:57m ora locale (GMT +2)

Le costellazioni da seguire e in cui perdersi alla caccia degli oggetti del profondo cielo saranno Ercole, Boote e la Corona Boreale.

Per approfondire Le Costellazioni di Giugno 2023 a cura di Teresa Molinaro

I principali eventi di Giugno 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
01/06/2023 07:22:24 Luna Nodo
02/06/2023 19:30:03 Mar Congiunzione
03/06/2023 22:53:01 Luna-Antares Congiunzione
04/06/2023 04:41:39 Luna Piena
04/06/2023 05:40:37 Mercurio-Urano Congiunzione
04/06/2023 11:56:22 Venere Max Elongazione Est
07/06/2023 00:07:26 Luna Perigeo
09/06/2023 21:22:17 Luna-Saturno Congiunzione
10/06/2023 20:31:19 Luna Ultimo Quarto
11/06/2023 08:44:23 Luna-Nettuno Congiunzione
13/06/2023 16:11:14 Venere-Presepe Congiunzione
14/06/2023 01:04:51 Luna Nodo Ascendete
14/06/2023 07:34:11 Luna-Giove Congiunzione
15/06/2023 10:52:58 Luna-Urano Congiunzione
16/06/2023 02:25:14 Luna-Pleiadi Congiunzione
16/06/2023 11:39:28 Mercurio-Iadi Congiunzione
16/06/2023 21:38:19 Luna-Mercurio Congiunzione
17/06/2023 14:44:29 Saturno Stazionario Moto Retrogrado
17/06/2023 15:24:24 Mercurio-Aldebaran Congiunzione
18/06/2023 05:37:02 Luna Nuova
20/06/2023 10:49:50 Luna-Polluce Congiunzione
21/06/2023 12:17:43 Luna-Presepe Congiunzione
21/06/2023 15:57:43 Solsistizio Estivo
22/06/2023 01:47:34 Luna-Venere Congiunzione
22/06/2023 11:08:22 Luna-Mar Congiunzione
22/06/2023 19:30:28 Luna Apogeo
23/06/2023 08:45:55 Luna-Regolo Congiunzione
26/06/2023 08:49:33 Luna Primo Quarto
27/06/2023 19:47:37 Mercurio Perielio
27/06/2023 20:46:05 Luna-Spica Congiunzione
28/06/2023 13:22:17 Luna Nodo

Tutte le effemeridi del mese di Giugno 2023 sono disponibili in file csv

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Mercurio

01/06 Sorge: h 04:38 Tramonta: h 18:24

30/06 Sorge: h 05:29 Tramonta: h 20:51

Si affaccia un’estate particolare per i nostri pianeti. Molte le congiunzioni ma quasi tutte di giorno o sotto l’orizzonte. Non fa eccezione Mercurio, anche se per questo pianeta le difficoltà osservative non sono una novità. Nel mese di giugno sarà assente dai tramonti e visibile solo all’alba. La distanza dal Sole andrà via via sempre riducendosi accorciando le finestre di osservazione. Unica segnalazione notevole il giorno 19 Mercurio poco prima dell’alba ma bassissimo sull’orizzonte, massimo 8°, si avvicinerà alle Iadi del Toro.

 

Venere

01/06 Sorge: h 08:50 Tramonta: h 00:02

30/06 Sorge: h 09:10 Tramonta: h 23:07

Ben visibile ed alto nei cieli della sera inizia nei primi giorni di Giugno fra la costellazione del Cancro e quella del Leone il suo avvicinarsi a Marte che raggiungerà alla minima distanza sul fine del mese. Il giorno 22 tappa con Luna in falce sopra ai due pianeti, subito sotto Marte e in basso Venere. Altezza sull’orizzonte circa 24 gradi. Non dimenticatevi di Regolo sullo sfondo ad ammirare compiaciuto lo spettacolo. Visibile fino a poco prima della mezzanotte. Massimo avvicinamento invece appunto il 30 giugno con distanza circa 3°.

 

Marte

01/06 Sorge: h 09:50 Tramonta: h 00:30

30/06 Sorge: h 09:26 Tramonta: h 23:20

Unico pianeta ad accompagnarci per tutta l’estate Marte prosegue il suo passaggio dalla costellazione del Cancro al centro della costellazione del Leone che raggiungerà sul finire del mese. Nei trenta giorni verrà raggiunto contemporaneamente il giorno 22 sia dalla Luna, spettacolare e sottilissima, sia da Venere trovandosi al vertice di un triangolo isoscele e molto appiattito con i segmenti Marte-Luna a formare e Marte-Venere a formare i due cateti uguali. Sullo sfondo Regolo, la stella più luminosa della costellazione del Leone.

 

Giove

01/06 Sorge: h 03:53 Tramonta: h 17:23

30/06 Sorge: h 02:14 Tramonta: h 15:58

In questi primi mesi dell’estate Giove si farà pregare ed attendere. Disposto a mostrarsi solo nelle ultimissime ore della notte poco prima dell’alba, dovremo aspettare circa metà mese per avere ad est almeno un paio d’ore disponibili per uno scatto. Il 14 giugno già nelle luci dell’alba sarà raggiungo da una sottilissima falce di Luna, scatto difficile ma dal sicuro effetto. Siamo nei giorni più lunghi dell’anno e, allontanata la Luna, non assisteremo ad altri particolari cambiamenti.  Giove di trova fra Urano e Nettuno entrambi tuttavia molto lontani.

 

Saturno

01/06 Sorge: h 01:45 Tramonta: h 12:34

30/06 Sorge: h 23:48 Tramonta: h 10:40

Saturno anticipa il percorso del compagno gassoso Giove. Sorgendo già da inizio mese intorno alle 2 di notte andrà via via offrendo sempre più ore di osservazione. Immerso nella costellazione dell’Acquario sarà avvicinato dalla Luna all’ultimo quarto la mattina del 10 giugno, entrambi ad un’altezza di circa 28° sull’orizzonte. I lavoratori estivi abituati alla sveglia presto saranno di buona compagnia.

 

Urano

01/06 Sorge: h 04:35 Tramonta: h 18:51

30/06 Sorge: h 02:45 Tramonta: h 17:04

Braccio destro di Giove sempre più vicino al suo gigante all’inizio del mese sorge troppo tardi, quasi insieme a Mercurio ma tuttavia sempre a pochi gradi dal Sole. La situazione andrà però via via migliorando, il pianeta anticiperà il suo sorgere fino a mostrarsi alla fine del mese proprio a metà della linea che distanzia Giove dalle Pleiadi

 

Nettuno

01/06 Sorge: h 02:30 Tramonta: h 14:19

30/06 Sorge: h 00:37 Tramonta: h 12:26

Peccato per la sua distanza che lo rende un oggetto estremamente difficile da osservare altrimenti Nettuno sarebbe stato il re delle notti estive di quest’anno. In un lento ma inesorabile anticipare del sorge Nettuno sarà visibile in giugno per tutta la seconda parte delle notte. Nettuno segue Saturno dal quale non sembra volersi allontanare neanche di un grado!

LUNA

Iniziamo il mese con una Luna già quasi piena e fase quasi al 90% e all’11 giorno ben visibile a 18° sopra l’orizzonte alla sinistra, verso est quindi della costellazione della Vergine. Viaggerà sola, senza la compagnia degli oggetti più grandi del Sistema Solare ma già il giorno 2 dopo aver attraverso la costellazione della Lirasi avvicinerà ad Antares, regina della costellazione dello Scorpione.  La congiunzione con separazione 1,5° nord, inizierà già nelle prime ore della sera, quando la Luna sarà alta sull’orizzonte ma solo per 16 gradi. La situazione non migliorerà nella sera successiva, meglio cogliere quindi l’occasione, difficile ma spettacolare.

Congiunzioni spettacoli il 14 e il 22 Giugno, tutto nella rubrica Luna di Giugno 2023

COMETE

unico bersaglio 237P/LINEAR

Per approfondire: le comete di Giugno 2023 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Per Giugno ci aspettano in opposizione (11) Parthenope e (39) Laetitia
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Giugno 2023 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

Chiuso il ciclo di fine maggio di transiti davvero interessanti, parecchi giorni di respiro ed appuntamento alla fine del mese di Giugno per ammirare nuovamente la stazione sopra i nostri cieli con magnitudini importanti. Gli orari invece non saranno favorevoli, siamo nelle ultime ore della notte o se preferite poco prima dell’alba. Forse adatte per uno scatto di transito sulla Luna?

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Giugno 2023 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Leggi tutti gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

Cieli sereni a tutti!


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Transiti ISS notevoli per il mese di Giugno 2023

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La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli in orari mattutini, prima dell’alba. Avremo quattro transiti notevoli con magnitudini elevate durante gli ultimi giorni del mese, auspicando come sempre in cieli sereni.

Chiuso il ciclo di fine maggio di transiti davvero interessanti, parecchi giorni di respiro ed appuntamento alla fine del mese di Giugno per ammirare nuovamente la stazione sopra i nostri cieli con magnitudini importanti. Gli orari invece non saranno favorevoli, siamo nelle ultime ore della notte o se preferite poco prima dell’alba. Forse adatte per uno scatto di transito sulla Luna?

25 Giugno

Si inizierà il giorno 25 Giugno, dalle 04:34 alle 04:42, osservando da SSO ad ENE. La ISS sarà ben visibile dal Sud Italia con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.2.

27 Giugno

Due giorni dopo, 27 Giugno, dalle 04:32 verso OSO alle 04:40 verso NE. Visibile da tutto il paese in questa occasione, con magnitudine di picco a -3.8. Sperando come sempre in cieli sereni per il miglior transito del mese.

28 Giugno

Passiamo al giorno 28 Giugno, dalle 03:44 in direzione SSO alle 03:50 in direzione ENE. Osservabile al meglio dal Centro Sud del paese, con una magnitudine massima di -3.7.

30 Giugno

L’ultimo transito del mese si avrà il giorno 30 Giugno, dalle 03:40 da O alle 03:47 a NE, con magnitudine massima a -3.5. Osservabile al meglio dal Centro Nord Italia.

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.


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SUPERNOVAE: aggiornamenti Giugno 2023

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RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 111

UNA STUPENDA SUPERNOVA NELLA GALASSIA MESSIER 101

CHE SARA’ RICORDATA PER MOLTO TEMPO

 

In questo periodo di dominio indiscusso dei programmi professionali di ricerca supernovae, vedere un astrofilo  riuscire a scoprire una supernova, addirittura in una galassia del catalogo di Messier, ci riempie il cuore di gioia. Lo scopritore è il veterano astrofilo giapponese Koichi Itagaki, che però non può essere considerato un astrofilo comune. Vanta infatti al suo attivo la scoperta di ben 175 supernovae, occupando la terza posizione nella Top Ten mondiale amatoriale e dispone di una strumentazione di tutto rispetto, con una schiera di telescopi davvero eccezionale sia per numero che per diametro, dove spiccano un 60cm e due 50cm, oltre ad altri strumenti di diametro inferiore. Non sono tutti dedicati alla ricerca di supernovae ed infatti l’esperto astrofilo del Sol Levante annovera nel suo palmares anche la scoperta di comete, pianetini, Novae e Variabili Cataclismiche della nostra galassia e numerose Novae Extragalattiche, veramente un “mostro sacro” dell’astrofilia mondiale.

L’attuale importantissima scoperta è stata effettuata la notte del 19 maggio, quando Itagaki si è accorto per primo di una nuova stella nella stupenda galassia a spirale M101 conosciuta come la galassia Girandola, situata nella costellazione dell’Orsa Maggiore a “soli” 21 milioni di anni luce di distanza. Quando è apparsa sul TNS la comunicazione del nuovo transiente di mag.+14,9  nella galassia M101, la notizia ha destato subito grande interesse ed infatti appena 5 ore dopo la scoperta, dall’Osservatorio del Roque de los Muchachos nelle Isole Canarie con il Liverpool Telescope di 2 metri, è stato ripreso lo spettro di conferma.

La SN2023ixf, questo il nome definitivo assegnato, è una supernova di tipo II molto giovane scoperta soltanto un giorno dopo l’esplosione, cioè dopo l’arrivo sul nostro pianeta della “prima luce”. La vera esplosione è infatti avvenuta 21 milioni di anni fa e la luce di questa immane esplosione ha impiegato tutti questi anni per giungere fino a noi, arrivando nella seconda parte del giorno 18 maggio. La galassia M101 è uno dei soggetti più fotogenici e più immortalati, non soltanto da chi fa ricerca di supernovae e perciò sono venute fuori numerose prediscovery che hanno permesso di calcolare con precisione questo dato. Nel giro di appena cinque giorni la supernova ha subito un repentino aumento di luminosità che dalla mag.+14,9 della scoperta, ha permesso di raggiunge il 24 maggio il massimo di luminosità alla notevole mag.+10,8 diventando una delle supernovae più luminose degli ultimi anni. Bisogna infatti risalire al gennaio 2014 con la SN2014j in M82 (mag.+10,1) per trovare una supernova più luminosa e vicina. Gli osservatori professionali di tutto il mondo la stanno seguendo in maniera assidua dal dominio X al radio, in polarimetria, fotometria e spettroscopia. Vengono inoltre ripresi spettri ad alta risoluzione per individuare le varie componenti del vento stellare. E’ stata fatta inoltre un’accurata analisi delle immagini di archivio dei Telescopi Spaziali Hubble e Spitzer, che ha permesso di individuare la stella progenitrice di questa supernova. Si tratta di una Supergigante Rossa di mag.+24,4 non troppo massiva, che negli ultimi anni aveva mostrato variazioni di luminosità, preannunciando l’imminente esplosione. Intanto i nuovi spettri ottenuti hanno permesso di affinare la classificazione che da tipo II è passata adesso a tipo IIn, dove “n” sta per narrow cioè stretto, riferito alle righe strette dell’Idrogeno. Non è però da escludere che la supernova possa subire un’ulteriore modifica con l’allargamento di queste righe dell’Idrogeno e aprendo perciò due scenari possibili: diventare una supernova di tipo IIL con la curva di luce che lentamente ma progressivamente diminuirà di luminosità, oppure diventare una supernova di tipo IIP. Le supergiganti rosse non troppo massive sono molto simili ai progenitori delle supernovae di tipo IIP. Noi perciò facciamo il tifo per questa seconda ipotesi, anche perché se così fosse la luminosità della supernovae dopo una leggera discesa si fermerà sul Plateau e rimarrà costante per oltre tre mesi, permettendoci di catturare delle stupende ed indimenticabili immagini. Sarà comunque la fotometria dei prossimi giorni a chiarire definitivamente il tipo di questa supernova.  Concludiamo ricordando che questa è la quinta supernova conosciuta in M101. Le quattro precedenti furono la famosa SN2011fe di tipo Ia, scoperta il 24 agosto del 2011 dal Palomar transient Factory, che nel settembre 2011 raggiunse la mag.+9,9 diventando una delle supernovae più luminose della storia; la SN1970G di tipo II, scoperta il 30 luglio 1970 dall’astronomo ungherese Miklos Lovas; la SN1951H scoperta il 1° settembre 1951 dall’astronomo americano Milton Humason e la SN1909A scoperta il 26 gennaio 1909 dall’astronomo tedesco Max Wolf.

Ecco una carrellata di scatti di SN2023ixf, grazie a tutti gli astrofili per i numerosi contributi!

 

1) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Rolando Ligustri in remoto dagli Stati Uniti con un telescopio da 400mm F.3,75 posa L=5×180 secondi RGB=5×180 secondi.

 

2) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Riccardo Mancini con un telescopio Newton da 250mm F.5 somma di 30 immagini da 60 secondi.

 

3) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Alain Rosica con un telescopio Newton 200mm F.4 somma di 75 immagini da 240 secondi.

 

4) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa dall’astrofilo tedesco Gregor Krannich con un telescopio da 350mm F.10 somma di 40 immagini da 60 secondi.

 

5) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Mario Masucci con un telescopio da 300mm F.4 somma di 30 immagini da 180 secondi.

Trovi tutti gli eventi osservabili e dell’ultimo mese nella sezione: Il Cielo del Mese


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