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Un occhio di falco per Gemini

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Un collage delle prime immagini ottenute da GeMS. Credit: Gemini Observatory/AURA
Un collage delle prime immagini ottenute da GeMS. Credit: Gemini Observatory/AURA

C’è una nuova arma nell’arsenale del Gemini Observatory, l’osservatorio internazionale costituito da una coppia di telescopi ottici gemelli situati uno in Cile e l’altro alle Hawaai. Il gemello cileno si è infatti dotato da poco di un nuovo strumento chiamato GeMS, un sistema di “ottica adattiva multi coniugata” in grado di ridurre al minimo le distorsioni dovute alla presenza dell’atmosfera terrestre. Le prime sette immagini realizzate con questo sistema evidenziano bene le sue potenzialità.

L’ottica adattiva è un sistema che permette di correggere in tempo reale la curvatura dello specchio di un telescopio, per compensare gli effetti che l’atmosfera terrestre ha sulla luce proveniente dalle stelle. Una tecnologia  alla base di molti super telescopi già attivi o in preparazione (come LBT, VLT e E-ELT), e per la quale l’Osservatorio di Arcetri dell’INAF è uno dei centri di riferimento a livello mondiale. La particolare varietà di ottica adattiva usata da GeMS permette di racchiudere porzioni più ampie di cielo in un singolo scatto, e di mantenere un’ alta risoluzione dell’immagine su tutto il campo visivo, da un angolo all’altro e dall’alto verso il basso, cosa in genere difficile da ottenere. Questo renderà lo specchio da 8 metri del telescopio Gemini più efficiente, e darà agli astronomi maggiore profondità di campo, o la possibilità di usare una gamma più ampia di filtri per analizzare la radiazione elettromagnetica.

Tra i soggetti delle 7 immagini appena pubblicate c’è l’ammasso stellare RMC 136: lo studio degli ammassi sarà infatti una delle prime applicazioni del nuovo strumento. Le altre sei immagini comprendono regioni di intensa formazione stellare così come galassie interagenti, e danno un’idea della varietà di usi che questo sistema può avere in astronomia. Le singole immagini e le descrizioni dei loro soggetti sono visibili qui.

Per saperne di più:

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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06.07, ore 21:30: “In cammino lungo la Via Lattea II”. Conferenza all’Osservatorio con escursione e osservazione notturna.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

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05.07: “Star Trezzs” di Pierangelo Trezzi.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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05.07: La Costellazione del Cigno

www.uai.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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5-7.07 Star Party nazionale di Campo Catino l territorio più sorvegliato dall’Inquinamento Luminoso. Associazione Tuscolana di Astronomia – Osservatorio Astronomico di Campo Catino. Guarcino (FR).

www.ataonweb.it – www.oacc.it
www.uai.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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5-7 luglio nel territorio più sorvegliato dall’Inquinamento Luminoso. Associazione Tuscolana di Astronomia – Osservatorio Astronomico di Campo Catino. Guarcino (FR) www.ataonweb.it – www.oacc.it

www.uai.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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05.07: StarParty del Silenzio a Lajatico, parteciperemo con i nostri telescopi per le attività di osservazione del cielo.

Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri: 05/06, 12/13 luglio.

Informazioni GAR: 380.3124156 e 333.2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Associazione Astrofili Centesi

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05.07: “Tempeste spaziali. Che tempo fa nello spazio”.

Per info: 346.8699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Astrofili W.Herschel

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5-7 luglio Campo estivo Rifugio Meira Garneri.

Per info: info@gawh.net – www.gawh.net

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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5/7 luglio CASCINA MAGNIFICA. Manifestazione con dibattito e proiezioni sulle costellazioni del periodo rinascimentale e discussione sull’astronomia di allora. Presso il centro città di Cascina (PI).

Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Associazione Astrofili Centesi

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05.07: “Tempeste spaziali. Che tempo fa nello spazio”. Al telescopio: Venere, Saturno, Urano e gli ammassi stellari delle notti d’estate.

Per info: 346.8699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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05.07: “Raggi cosmici”.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Al Planetario di Ravenna

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04.07: “Osserviamo i satelliti artificiali” di Paolo
Morini, Gabriele Gardini, Davide Amadori.

Prenotazione consigliata.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html –
www.arar.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

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05.07: “Star Trezzs” di Pierangelo Trezzi. Incontri con il cielo, presso la Biblioteca Civica di Verano Brianza, inizio ore 21:00.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.172 – 2013

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Pio & Bubble Boy - 172
Pio & Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 172
Pio & Bubble Boy - 172
Pio & Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 172

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.172 – 2013. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Il Cielo sepolto – Il Cielo Australe visto dall’Italia

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Il Cielo sepolto
cielo australe
La piccola costellazione della Corona Australe passa in meridiano (e quindi alla massima altezza sull'orizzonte) verso la mezzanotte di metà luglio e le 22:30 di metà agosto. A Milano raggiunge un'altezza massima di +5°, a Roma di +8° e a Palermo di +11,5°.

Il Cielo sepoltoL’Italia è un paese europeo notoriamente molto esteso in latitudine; si va infatti dai 47 gradi della Vetta d’Italia (al confine con l’Austria) a poco meno di 37 di Capo Passero (l’estrema punta sud-orientale della
Sicilia). Dieci gradi di differenza sono tanti, quando si osserva nei pressi dell’orizzonte, e spesso costituiscono un fattore dirimente tra “riuscire” e “non riuscire” a vedere un determinato oggetto. Determinare quanto si riesce a osservare sotto l’Equatore Celeste è molto facile, in quanto il valore è equivalente alla co-latitudine del sito osservativo: ad esempio, da Campo Cecina (provincia di Massa-Carrara), sito a una latitudine di 44°, è teoricamente possibile osservare oggetti sino a –46° di declinazione; dal parco del Pollino (40° di latitudine) si può invece scendere sino a –50° e in primavera sarebbe dunque possibile osservare il celebre Omega Centauri situato poco al di sotto dei –47° di declinazione.

Cielo sepolto - tabella Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nell’articolo tratto dalla Rubrica Il Cielo Sepolto a cura di Piero Mazza presente a pagina 52di Coelum n.172.

Gruppo Astrofili Rozzano

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04.07: “Il primo sistema binario di pulsar”.

Informazioni GAR: 380.3124156 e 333.2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Venere? Fotografalo con il radar

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La superficie di Venere ricostruita da dati radar della missione Magellan. Crediti: E. De Jong et al. (JPL), MIPL, Magellan Team, NASA

Come fotografare un pianeta così caldo e con una pressione atmosferica così alta (circa 90 volte quella terrestre) da non permettere a una sonda di sopravvivere per più di qualche minuto sulla sua superficie? E come realizzarne mappe dall’orbita, penetrando un’atmosfera densissima che ricopre il paesaggio come una coltre assolutamente opaca alle lunghezze d’onda dell’ottico?

Il pianeta in questione è Venere. E la risposta ai seri problemi degli scienziati si chiama radar. Lo dimostra la preziosa immagine di oggi, che ritrae alcuni dei cosiddetti “vulcani a frittella” del pianeta, ricostruita al computer grazie ai dati raccolti dalla storica sonda Magellan negli anni ’90.

La superficie di Venere ricostruita da dati radar della missione Magellan. Crediti: E. De Jong et al. (JPL), MIPL, Magellan Team, NASA

Magellan ha orbitato intorno al pianeta Venere tra il 1990 e il 1994. Nei suoi 4 anni di lavoro, la sonda ha completato la mappatura del 98% della superficie con una risoluzione di circa 100m, producendo quella che è nota come la prima mappa che permette di guardare attraverso le nubi del misterioso pianeta (vedi qui sotto).

Questo obiettivo, fantascientifico fino a quel momento, è stato raggiunto tramite l’uso di un Radar ad apertura sintetica, anche detto SAR, uno strumento oggi utilizzato nell’esplorazione planetaria per determinare la topografia e la composizione del suolo e del sottosuolo  (come per il radar a bordo della Cassini-Huygens che ha recentemente identificato oceani di metano su Titano; o il radar MARSIS che sta rivelando presenza di ghiaccio nel sottosuolo di Marte). Rimanendo più vicino a noi, i SAR vengono oggi utilizzati anche per osservare la Terra dallo spazio, con applicazioni di tipo geofisico, archeologico e ambientale (come per i satelliti di COSMO-SkyMed, il programma italiano di osservazione della Terra).

Tornando agli anni ’90, grazie alla tecnologia radar, Magellan porta alla luce molte caratteristiche interessanti del pianeta Venere e della sua geologia. Come per esempio i grandi “circular domes” o più prosaicamente “vulcani a frittella”, di cui un esempio è ricostruito in 3D nell’immagine di oggi. Per dare un’idea delle dimensioni, la collina al centro dell’immagine (a falsi colori) misura 35 km di diametro e 750m di altitudine e la sua dimensione verticale è stata esagerata di circa 5 volte per renderla ben visibile. Diversi studi (suffragati anche dai dati della più recente missione Venus Express e dello strumento italiano VIRTIS) suggeriscono che queste strane strutture siano di origine vulcanica, ovvero l’interpretazione venusiana dei più noti vulcani terrestri.  La forma è probabilmente imputabile alle condizioni di altissima pressione che, durante l’eruzione, schiaccerebbero al suolo la lava generando la tipica – e quanto mai strana – “frittella”.

Nell’animazione, un tour delle mappe di Venere realizzate da Magellan a confronto con le immagini delle nubi che ne coprono la superficie.
Crediti del filmato: NASA/Goddard Space Flight Center Scientific Visualization Studio.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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luglio Corso di Astronomia Residenziale per non vedenti Associazione Pontina di Astronomia – Latina-Anzio-Nettuno (APA-lan) Latina. www.astronomiapontina.it

www.uai.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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luglio Associazione Cieli Perduti. Marana di Crespadoro. www.cieliperduti.org

www.uai.it

Voyager 1 in territorio ignoto

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Dove diavolo è Voyager 1? Niente paura, la NASA non ha perso i contatti con la sonda che lanciò nel 1977 per esplorare i margini del Sistema solare e oltre. I tecnici che la seguono sanno perfettamente dov’è, a circa 123 Unità Astronomiche (oltre 18 miliardi di chilometri) da noi. Il problema è che la sonda non ha trovato quello che si aspettava, un po’ come Colombo che credendo di raggiungere l’India incappò invece nelle Americhe.

A questo punto, sulla carta, Voyager 1 dovrebbe già essere entrata nello spazio interstellare, ovvero una regione “là fuori” in cui il campo magnetico del Sole non si fa più sentire. Invece da tempo gli strumenti a bordo della sonda rimandano a Terra segnali contraddittori, che hanno impedito ai responsabili della missione di dichiararla ufficialmente fuori dal nostro sistema planetario.

Tre studi appena pubblicati su Science Express mettono ordine nei dati trasmessi da Voyager1 e arrivano alla conclusione che la sonda non sia ancora nello spazio interstellare ma che sia entrata in una regione dell’eliosfera finora non prevista dalle teorie. Si tratterebbe di una parte della heliosheath, o “elioguaina”, la regione più esterna dell’eliosfera, prontamente ribattezzata dai ricercatori “heliosheath depletion region”, in cui il campo magnetico solare è ancora più che mai sensibile ma il flusso di particelle cariche provenienti dal Sole cala drasticamente, lasciando spazio a un flusso di raggi cosmici provenienti dallo spazio interstellare. Tra l’Agosto e il Settembre del 2012 Voyager 1 ha attraversato per cinque volte, per effetto della sua traiettoria, il confine che delimita questa zona.

Leonard Burlaga del NASA-Goddard Space Flight Center e i suoi colleghi si sono concentrati sulle misure magnetiche, mostrando che ogni volta che Voyager 1 ha attraversato questa linea di confine in precedenza sconosciuta, la forza del campo magnetico misurato dai suoi strumenti aumentava improvvisamente, mentre calava altrettanto evidentemente il numero di particelle cariche misurate.

Gli altri due studi, firmati rispettivamente da Stamatios Krimigis della Johns Hopkins University ed Edward Stone del California Institute of Technology, si concentrano invece sulla conta di particelle provenienti dal Sole e di ioni a bassa energia dell’eliosfera, mostrando che entrambi sono calati drasticamente e bruscamente all’ingresso in questa regione prima sconosciuta, nel’Agosto del 2012, mentre parallelamente saliva il flusso di raggi cosmici misurato dalla sonda.

Il territorio “imprevisto” dove si trova Voyager sarebbe insomma una interfaccia tra la bolla di plasma solare che delimita il nostro sistema e lo spazio interplanetario. Ora resta solo da vedere quanto ci vorrà a Voyager per uscirne.

ASTROWEEK 30 giu/6 lug A SAINT-BARTHÉLEMY Campo estivo residenziale (11-14 anni)

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Campo estivo residenziale indicato per gli studenti della scuola secondaria di primo grado. Il programma prevede uscite all’Osservatorio, attività laboratoriali, escursioni e altre attività formative, ludiche e didattiche.

Dove: a Saint Bathélemy – Nus (Valle d’Aosta) – altitudine m 1.700 – sistemazione in ostello Quando: dal 30/06 al 6/07/13 – 6 notti -7 gg Quota di partecipazione: 490 euro comprensiva di trattamento di pensione completa, assicurazione infortuni e RC, attività con l’Osservatorio. Sono escluse le spese di viaggio. Partecipanti: min 20 – max 30.

Per informazioni: tel. 0270127016
segreteria@odisseospace.it
www.odisseospace.it

Che affollamento sulla Luna!

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La mappa dei punti di allunaggio di tutte le missioni lunari (per la legenda vedi http://www.space.com/18905-moon-spacecraft-dumping-ground-infographic.html) Space.com

La mappa dei punti di allunaggio di tutte le missioni lunari (per la legenda vedi http://www.space.com/18905-moon-spacecraft-dumping-ground-infographic.html) Space.com

Se pensate alla superficie lunare come a un territorio incontaminato, siete decisamente fuori strada. A voler passeggiare sulla Luna, si rischierebbe di inciampare in continuazione in pezzi di ferraglia lasciati in giro dalle varie missioni spaziali che sono atterrate (o si sono schiantate) sul nostro satellite. Alcuni di questi frammenti sono stati localizzati, negli ultimi anni, grazie alle sonde che orbitano attorno alla Luna e che possono riprendere immagini ad alta risoluzione della sua superficie. Per esempio,sono stati individuati  i resti dell’Apollo 11, quelli di diverse missioni russe, e quelli della recente missione Grail. Ma moltissimi altri mancano all’appello.

Jeff Plescia, dell’Applied Physics Laboratory della  Johns Hopkins University, guida un progetto che, usando soprattutto le immagini riprese dalla camera a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter, punta a localizzare quanto più possibile tra i contributi umani al paesaggio lunare.

Il punto di partenza per la ricerca sarà la mappa dei punti di allunaggio dei ben 71 oggetti (in alcuni casi, parti diverse della stessa missione) che dal 1959 abbiamo mandato sulla Luna. Senza risparmiare nemmeno la faccia nascosta, dove se ne trovano quattro.

Lo scopo è in parte quello di accertare una volta per tutte il destino di alcune missioni con cui furono persi i contatti al momento del contatto col suolo lunare, e di cui tutt’ora non si sa se si siano  schiantate o abbiano semplicemente perso la comunicazione con la Terra per l’avaria degli strumenti: come Surveyor 4 della NASA (1967) o la missione russa Luna 18 (1971). E in parte i ricercatori vorrebbero individuare con precisione dei siti da dichiarare “patrimonio lunare”, dove future missioni potrebbero atterrare per riprendere da vicino i resti delle prime pionieristiche missioni. O, al contrario, tenersene lontane per non rischiare di allunare proprio sopra ad essi.

Eclissi di Sole in Uganda – 31 ott/5 nov 2013

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ECLISSE TOTALE di SOLE ed OSSERVAZIONI
ASTRONOMICHE NOTTURNE del CIELO AUSTRALE

ESCURSIONE alla ricerca dei GORILLA al PARCO BWINDI, SAFARI FOTOGRAFICI
e GITA in BARCA sul NILO …la terra dei giganti.

Gioiello naturalistico incastonato nel cuore dell’Africa, l’Uganda racchiude panorami ed ecosistemi vari e suggestivi: la foresta equatoriale copre le pendici della catena montuosa Ruwenzori nel sud-ovest, la foresta a galleria è tipica delle aree meno piovose, mentre la maggior parte del territorio pianeggiante è occupato dalla savana.

Non è solo la flora a lasciare estasiati, ma i grandi primati che, oggi a rischio di estinzione, in Uganda possono essere ammirati nel loro ambiente naturale. Nulla al mondo può eguagliare le profonde emozioni che si provano quando all’alba, avvolti da lievi nebbie, si attraversano umide foreste, i primi raggi del sole che penetrano attraverso i fitti rami, e poi finalmente scorgere i grandi gorilla di montagna, i piccoli che giocano controllati da madri protettive e da possenti padri: un mondo dove tutto sembra in pace, il mondo di questi giganti che va protetto e difeso. Bizzarri sono invece gli altri primati che popolano le foreste dei Parchi Nazionali: i numerosi scimpanzé; i colobi dal corpo nero e dalla coda bianca; i cercopitechi verdi, con il corpo grigioverde ed il ventre bianco; i cercopitechi dal diadema con le lunghe code bluastre; i babbuini “anubi” così detti per il muso allungato come e’ rappresentato il Dio Anubis.

Ricca di fiumi e laghi l’Uganda è un paradiso per gli amanti del birdwatching: esplorare i corsi d’acqua popolati da aironi, averle, fenicotteri, turachi, cormorani e aquile pescatrici che convivono con grandi coccodrilli e sonnacchiosi ippopotami. E poi al rientro dalla navigazione, osservare i leoni che si arrampicano sui rami della foresta tropicale del Queen Elizabeth National Park. Sembrerà di entrare in un sogno quando ci troveremo davanti le innevate cime della catena montuosa del Ruwenzori: un piccolo eden dove la lussureggiante vegetazione montana arriva al limitare di ghiacciai perenni; qui, circondati da coloratissime farfalle, primati e piccole antilopi, si va alla scoperta di incisioni rupestri nelle antiche caverne o fumose fonti calde. Ma l’Africa fa sempre sentire il suo richiamo possente: la vita nelle zone meno piovose e nel nord si svolge sugli spazi infiniti delle savane ove antilopi, oribi, cobi dell’ellisse, bufali ed elefanti coesitono con i grandi predatori, leopardi, leoni, sciacalli e iene. Peculiare è anche il lungo corridoio migratorio che si estende dall’estrema zona meridionale del Queen Elizabeth National Park alle parte nord del Kibale Forest National Park.

L’Uganda è anche una terra ricca di leggende: l’eco di miti ancestrali risuona nelle grotte dove i guerrieri Batwa praticavano i loro riti prima delle battaglie con i nemici Bantu; negli antichi tempietti che circondano le cascate Ssezibwa dove si celebravano cerimonie tradizionali dedicate agli spiriti della fertilità e della caccia; nelle spettrali leggende che circondano le isole del Lago Bunyonyi. Un paese che resta nel cuore e nell’anima, come lo sguardo sereno dei grandi occhi scuri dei gorilla.

L’esperienza unica di vivere l’emozione di un’eclisse totale di sole e di osservare il cielo stellato da un luogo unico, selvaggio ed incontaminato.

1° giorno, giovedì 31/10 – ROMA / ISTANBUL / ENTEBBE
Ritrovo dei Partecipanti all’aeroporto di Roma Fiumicino in tempo per l’imbarco sul volo intercontinentale di linea Turkish Airlines per l’Uganda, via Istanbul. Pasti e pernottameno a bordo.

2° giorno, venerdì 01/11 – ENTEBBE / MURCHISON FALLS NATIONAL PARK
All’arrivo all’aeroporto di Entebbe prima dell’alba, sbarco e dopo l’incontro con il rappresentante locale trasdferimento con pullmino locale in hotel. Assegnazione delle camere riservate e riposo dopo il lungo viaggio. Sveglia in mattinata e, dopo colazione, partenza per il Murchison Falls Park, la più grande area naturalistica protetta dell’Uganda con i suoi 3.840 kmq e famosa per il percorso del Nilo bianco che l’attraversa. Sistemazione al Pakuba Lodge o similare, cena e pernottamento. Osservazioni astronomiche facoltative.

3° giorno, sabato 02/11 – MURCHISON FALLS ZONE
Prima colazione al lodge e mattinata a disposizione all’interno del Parco. Pranzo al lodge e nel pomeriggio safari fotografico: il parco
comprende diversi habitat equatoriali e tropicali, ad altitudini comprese fra 500 e 1.290 m s.l.m. Oltre agli ambienti lacustre e fluviale, sono
incluse nel parco aree di savana e diverse foreste pluviali, fra cui quelle di Rabongo e Budongo. La ricchezza faunistica della zona è stata in
gran parte ripristinata dopo i pesantissimi danni subiti da parte di bracconieri e dello stesso esercito durante la dittatura di Idi Amin. Nel parco
si trovano tra l’altro bufali, giraffe, facoceri, leoni, leopardi, ippopotami, coccodrilli, elefanti, scimpanzé ed una ricchissima avifauna. Cena e
pernottamento al lodge. Osservazioni astronomiche facoltative.

4° giorno, domenica 03/11 – MURCHISON FALLS ZONE
Intera giornata dedicata alla preparazione e all’osservazione dell’eclisse solare nella zona di Pakwach. Trattamento di pensione completa al
lodge. Spostamento nel luogo stabilito per l’osservazione dell’eclisse. Località prevista: PAKWACH.
PRIMO CONTATTO (INIZIO ECLISSE) 16:06:28.1
SECONDO CONTATTO 17:22:25.3
CENTRALITÀ 17:22:36.3
TERZO CONTATTO 17:22:47.2
QUARTO CONTATTO (FINE ECLISSE) 18:27:48.1
DURATA TOTALITÀ 21,9 secondi
MAGNITUDINE: 1.003

5° giorno, lunedì 04/11 – MURCHISON FALLS ZONE
Pensione completa al Lodge e giornata piena di attività nel Parco. Si avrà un magnifico safari fotografico al mattino prestissimo per cogliere la
variopinta popolazione di animali del parco al risveglio mattutino (elefanti, leoni, bufali, giraffe, molte varietà di antilopi, iene, uccelli di ogni
tipo etc. etc.) seguito nel pomeriggio da una stupenda crociera sul Nilo bianco fino a pochi metri dal calderone del diavolo delle cascate, con
una grande presenza di coccodrilli, ippopotami e uccelli coloratissimi a fare da contorno. Osservazioni astronomiche facoltative.

6° giorno, martedì 05/11 – MURCHISON FALLS ZONE / BWINDI NATIONAL PARK
Dopo la prima colazione al lodge, trasferimento e partenza con aeromobile riservato (o con volo di linea via Entebbe) per il Bwindi National
Park. All’arrivo, sbarco e trasferimento con pullmino locale al Silverback Lodge (o similare). Sistemazione nelle camere riservate, cena e
pernottamento. Osservazioni astronomiche facoltative.

7° giorno, martedì 06/11 – BWINDI NATIONAL PARK
Pensione completa al lodge e giornata da dedicare alla escursione sulle montagne per vedere i gorilla in uno scenario unico, selvaggio ed
affascinante. Osservazioni astronomiche facoltative.

8° giorno, giovedì 07/11 – BWINDI NATIONAL PARK / ENTEBBE
Prima colazione al lodge e mattinata dedicata alla visita di una comunità pigmea. Al termine, trasferimento a Entebbe con packet-lunch al
seguito. All’arrivo, sistemazione nelle camere riservate in hotel in zona aeroporto (Laico o Boma Guest House o simile), cena e
pernottamento.

9° giorno, venerdì 08/11 – ENTEBBE / ISTANBUL / ROMA
Sveglia in nottata per il trasferimento all’aeroporto di Entebbe in tempo utile per l’imbarco sul volo intercontinentale di linea in partenza per
Roma, via Istanbul. All’arrivo all’aeroporto di Roma, sbarco e fine dei servizi.

PIANO VOLI

31/10 ROMA Fiumicino (h. 11.00) – ISTANBUL (h. 14.30) TK 1862
31/10 ISTANBUL (h. 18.40) – ENTEBBE (h. 04.20*) TK 606 * arrivo la mattina successiva, venerdì 01/11
08/11 ENTEBBE (h. 05.20) – ISTANBUL (h. 10.45) TK 606
08/11 ISTANBUL (h. 12.00) – ROMA Fiumicino (h. 13.35) TK 1865

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

minimo 15 partecipanti € 3.750,00
Supplemento camera singola € 290,00
Tasse aeroportuali € 275,00 (soggette a riconferma fino all’atto dell’emissione del biglietto aereo)

La quota comprende: * voli intercontinentali di linea Turkish Airlines come da proseptto in classe economica * franchigia bagaglio come
da regolamentazione della compagnia aerea in vigore alla partenza * volo domestico privato (o schedulato) da MurchisonFalls a Bwindi *
spostamenti via terra in pullman tipo Coaster da 20 posti * assistenza di guida in lingua inglese (italiano solo se disponibile) durante il
tour, i trasferimenti e le escursioni * sistemazione per un totale di 7 notti in hotels e lodges come indicato in programma o similari, in
camere doppie * pasti come da programma inclusi di una bottiglietta di acqua per pranzo e cena * visite, trasferimenti ed escursioni
come da programma * ingressi ai parchi e ai siti menzionati nel programma, incluso PERMESSO PER L’ESCURSIONE SULLE MONTAGNA
ALLA RICERCA DEI GORILLA (a numero chiuso e non rimborsabile)
* capogruppo/guida astronomica * assicurazione medico/bagaglio e
annullamento viaggio a favore di ciascun partecipante.

La quota non comprende: * tasse aeroportuali (€ 275,00 circa ad oggi e soggette a riconferma ad emissione biglietti) * visto ugandese
(USD 50,00) * eventuali adeguamenti tasse aeroportuali e security charges * peso eccedenza bagagli rispetto ai kg. indicati (da pagare
direttamente alla compagnia aerea all’imbarco) * eventuali adeguamenti tariffari della quota volo, dovuti all’incremento/decremento di
posti oltre a quelli inizialmente riservati per il gruppo alla stampa del programma di viaggio * eventuali adeguamenti della tariffa volo in
conseguenza della mancata conferma del gruppo entro i termini stabiliti di scadenza opzione * pasti non menzionati * bevande ai pasti *
eventuali spostamenti notturni per osservazioni astronomiche * escursioni facoltative * mance (che sono prassi obbligatoria) * tutto
quanto non specificato alla voce “La quota comprende”.

NOTE

· Cambio applicato: 1EUR=1.34 USD. Eventuali adeguamenti saranno effettuati tra 30 e 21gg prima della partenza
· Le quote del volo e dei servizi a terra sono state calcolate in base alle migliori tariffe disponibili ad oggi, pertanto sono soggette a
riconferma in vista di eventuale variazione del costo del trasporto, del carburante, dei diritti e delle tasse di imbarco o sbarco.
· Abbiamo provveduto ad opzionare 15 posti volo e 10 camere. Le iscrizioni si raccolgono entro e non oltre venerdì 26 Luglio 2013 con
contestuale versamento di acconto pari al 25% della quota di partecipazione.

NOTIZIE UTILI

Formalità d’ingresso: passaporto con validità superiore a 6 mesi dalla data di ingresso nel paese e con almeno 2 pagine libere. Sarebbe preferibile un
passaporto da 10 anni anziché uno da 5 anni rinnovato (è solo una precauzione, ma valida in caso di illeggibilità anche parziale del timbro di
rinnovo). E` inoltre necessario il visto che può essere rilasciato in aeroporto ad Entebbe al costo di USD 50.

Fuso Orario: tra l`Uganda e l`Italia vi sono due ore di differenza in più (alle ore 12.00 in Uganda corrispondono le ore 10.00 in Italia). Con l`ora legale
invece la differenza si riduce ad un’ora.

Vaccinazioni: per l`ingresso in Uganda è necessaria la vaccinazione contro la febbre gialla. E` comunque consigliata in ogni caso la profilassi antimalarica da seguire per alcune settimane prima, durante e dopo il viaggio. Le norme sanitarie variano però molto velocemente, suggeriamo quindi di consultare l`Ufficio di igiene pubblica per ogni eventuale informazione.
Corrente elettrica: 220/240 volt.

Mance: è buona abitudine lasciare mance negli hotels o nei lodges se il servizio è stato di Vostro gradimento. In modo particolare è generalmente
prevista una mancia di circa 3/5 Dollari USA per persona/al giorno per il Vostro autista/guida. Egli stesso provvederà a dare le mance ai facchini che si
occupano del Vostro bagaglio.

Lingua: le lingue ufficiali sono il Kiswahili e l’Inglese. Anche il Luganda è parlato ampiamente.

Abbigliamento/Bagagli: per i safari è consigliato munirsi di indumenti pratici e leggeri, scarpe comode da trekking, un copricapo ed occhiali da sole.
Alla sera per proteggersi dagli insetti è raccomandabile indossare camicie a manica lunga e pantaloni. Per le escursioni nella Bwindi Impenetrable
Forest suggeriamo invece un abbigliamento più caldo per la notte. Raccomandiamo di limitare al minimo il proprio bagaglio – molti dei lodges
dispongono di servizio di lavanderia – utilizzando preferibilmente borse/ sacche morbide. In ogni caso gli hotels di Kampala possono garantire il
magazzinaggio del bagaglio in eccesso.

Guide locali: nell’entroterra del Kenya e della Tanzania la conoscenza della lingua italiana è molto limitata. Le guide parlano quindi un italiano semplice
e concentrato sugli aspetti naturalistici e turistici.

N.B.: Kenya, Tanzania e Uganda sono Paesi dai grandi spazi, montagne innevate, foreste, laghi e savana a perdita d’occhio. I Paesaggi, il blu cristallino del mare e la ricchezza di animali saranno un ricordo indelebile nella vostra memoria. Bisogna però ricordarsi che sono Paesi in via di sviluppo, in cui gli standard non sempre corrispondono a quelli europei. Differenze culturali possono inoltre creare delle piccole incomprensioni.

Spostamenti e fotosafari: gli spostamenti possono essere effettuati con piccoli aeromobili o via strada. La maggior parte delle strade non sono asfaltate, i tempi di percorrenza potrebbero quindi variare in base alle condizioni del fondo, che spesso è polveroso, dissestato o, in caso di piogge, infangato. Questi trasferimenti permettono però di attraversare villaggi, mercati ed ammirare il paesaggio che cambia oltre alla vita brulicante ed i colori delle popolazioni locali. I mezzi sono sempre dotati di apparecchio radio per la comunicazioni con gli uffici locali e con gli altri veicoli. Gli autisti sono professionisti esperti e sono i responsabili della gestione del tempo: in caso di imprevisti l’itinerario potrà subire delle variazioni in base a loro insindacabile giudizio, senza alterazioni del contenuto del viaggio.

Alberghi: dove non esiste una vera e propria classificazione alberghiera a livello internazionale abbiamo indicato una classificazione assegnata dalle
autorità locali competenti. Per ragioni tecniche ogni sistemazione potrà essere sostituita con un altra di pari categoria.

Info e prenotazioni:

CTM di Robintur spa

Via Bacchini 15, Modena – Tel 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it www.robintur.it

Informazioni astronomiche:

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372 www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550 www.esploriamoluniverso.com

Marsa Alam – Mar Rosso e Osservazioni Astronomiche dal Deserto

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dal 28 settembre al 5 ottobre 2013

La posizione delle stelle nel cielo cambia lentamente nel corso degli anni a causa del moto di precessione dell’asse terrestre (rotazione volta celeste). Gli astronomi dell’antico Egitto si dedicarono con molta attenzione allo studio del cielo. Molte teorie collegano le piramidi a culti stellari e religiosi. La disposizione delle piramidi corrisponde all’immagine riflessa delle tre stelle della cintura di Orione la cui costellazione, sacra per gli egizi, identificava la dimora del dio Osiride. Antiche raffigurazioni rappresentano Sirio come una stella tenuta in mano da Orione.

3   ESCURSIONI SERALI INCLUSE OSSERVAZIONI ASTRONOMICHE  dal  DESERTO

Lungo la costa del Mar Rosso, il mare è ancora più incontaminato e la natura sottomarina si presenta in tutta la sua meraviglia: qui la barriera corallina è ancora intatta, frutto di milioni di anni di incessante riproduzione mentre pesci di centinaia di tipi diversi vivono ancora indisturbati in questa area che da Hurghada verso sud rappresenta un paradiso protetto. Qui è stato creato il Parco Naturale Protetto di “Wadi El Gimal” e qui sorge il GORGONIA Beach, un’area di oltre 220.000 mq ed un fronte spiaggia di 700 metri fra dune spettacolari e a 150 metri dalla barriera corallina, separata dalla spiaggia da due grandi piscine naturali e dal nuovo pontile .

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

minimo 30 partecipanti    € 935,00
Supplemento camera singola € 190,00
Visto d’ingresso  € 25,00

La quota comprende: * voli charter in classe economica da Bologna/Milano/Torino/Verona/Roma per Marsa Alam e ritorno  * tassa addizionale comunale/aeroportuali * carbon tax * trasferimento in loco aeroporto/hotel/aeroporto * sistemazione 7 notti SeaClub GORGONIA Beach resort 5***** in camere doppie con servizi privati * trattamento di All Inclusive * n° 3 escursioni serali nel deserto per osservazioni astronomiche (fascia oraria 22.00/02.00) * assistenza di personale in loco * accompagnatori astrofili * assicurazione medico-bagaglio e annullamento-viaggio.

La quota non comprende: * visto d’ingresso (€ 25,00) * altre escursioni non esplicitamente menzionate * ingressi * mance, extra personali in genere * eventuale adeguamento carburante * tutto quanto non indicato alla voce “La quota comprende”.
Documenti: passaporto (con validità residua di almeno 6 mesi dalla data di ingresso in Egitto) oppure carta d’identità valida per l’espatrio (*) con validità residua di almeno 6 mesi dalla data di ingresso in Egitto + 2 fototessera in mancanza delle quali non viene rilasciato il visto d’ingresso. Si raccomanda pertanto di munirsi di tali fototessera prima della partenza dall’Italia. I minori devono essere in possesso di proprio passaporto, oppure essere registrati su quello dei genitori. (*) si segnala che si sono verificati casi di respingimento alla frontiera di viaggiatori in possesso della carta d’identità elettronica esibita con il certificato di proroga (le autorità di frontiera egiziane non ne riconoscono la validità). Si raccomanda in tal caso di utilizzare altro tipo di documento (passaporto), onde evitare situazioni di disagio per accedere nel Paese.

Info e prenotazioni:

CTM di Robintur spa

Via Bacchini 15, Modena  – Tel 059/2133701   ctm.gruppi@robintur.it       www.robintur.it

Informazioni astronomiche:

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372    www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti     338/4772550    www.esploriamoluniverso.com

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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28.06: “Il cielo del solstizio d’estate”. Sotto la cupola del Planetario, Roberto Ratti (Gruppo Deep Space) illustrerà, con opportuni approfondimenti, il cielo del mese. Dopo le conferenze osservazioni del cielo con i telescopi del Gruppo.

Per info: 0341.367584
www.deepspace.it

Tre super-Terre nella fascia di abitabilità di una stella vicina

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Questa rappresentazione artistica mostra come apparirebbe il cielo di Gliese 667Cd guardando verso la stella madre (Gliese 667C). Più lontane, a destra, sono visibili le stelle più distanti del tripletto (Gliese 667A e Gliese 667B) mentre a sinistra un altro pianeta appena scoperto, Gliese 667Ce, si presenta come una falce. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Questa rappresentazione artistica mostra come apparirebbe il cielo di Gliese 667Cd guardando verso la stella madre (Gliese 667C la più debole del sistema triplo). I due soli più lontani apparirebbero come un paio di stelle molto brillanti, visibili anche di giorno, mentre di notte farebbero tanta luce quanto la Luna piena. A sinistra invece la falce di uno dei pianeti appena scoperti, Gliese 667Ce. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Gliese 667C è ormai una stella ben conosciuta e studiata: ha una massa di poco più di un terzo quella del Sole e fa parte di un sistema stellare triplo noto come Gliese 667 (o anche GJ 667) a 22 anni luce da noi, nella costellazione dello Scorpione. É molto vicina a noi – proprio nelle vicinanze del Sole – e sicuramente molto più vicina dei sistemi stellari studiati dai cercatori di pianeti come il telescopio spaziale Keplero.

La stella brillante al centro dell'immagine è in realtà formata da Gliese 667A e B, le due componenti principali del sistema multiplo Gliese 667, non distinguibili in questa fotografia. Gliese 667C, la terza componente, é visibile come una stella luminosa, molto vicina e appena sotto A e B, immersa nella luce diffusa della stella più brillante. L'immagine é stata ottenuta a partire da due lastre fotografiche prese ad anni di distanza a con filtri di diverso colore: il moto delle stelle A e B é stato sufficiente per farle apparire come una stella raddoppiata in questa immagine, con un'immagine rossa e una blu. Le due regioni di formazione stellare, molto più lontane dalla Terra di Gliese 667, sono: in alto a sinistra NGC 6357, verso il basso NGC 6334 (la nebulosa Zampa di Gatto). Crediti: ESO

Già si sapeva che attorno a Gliese 667C orbitavano almeno tre pianeti giganti (eso0939, eso1214), di cui uno nella fascia di abitabilità della stella, ovvero nella zona in cui potrebbe esistere sulla superficie acqua allo stato liquido rendendolo un possibile candidato per la presenza di vita.

Ora, l’equipe di astronomi guidata da Guillem Anglada-Escudé dell’Università di Göttingen, Germania, e da Mikko Tuomi dell’Università di Hertfordshire, Regno Unito, ha riesaminato il sistema aggiungendo al quadro esistente nuove osservazioni, ottenute da diverse fonti: da HARPS, dall’Osservatorio W.M. Keck, dal telescopio Magellano e dal VLT (Very Large Telescope) dell’ESO.

Combinando questi dati si è potuta trovare la prova dell’esistenza di altri pianeti intorno alla stella, sei con buona certezzza e potrebbe essercene un settimo, ma non solo… tre di questi nuovi pianeti risultano essere super-Terre (ovvero pianeti più massicci della Terra, ma meno rispetto a pianeti come Urano e Nettuno) che riempiono completamente la zona abitabile di Gliese 667C, un record fino a questo momento!

Da studi precedenti sapevamo che questa stella aveva tre pianeti, ma volevamo vedere se ce ne fossero altri”, dichiara infatti Tuomi. “Aggiungendo alcune nuove osservazioni e rivisitando i dati esistenti siamo stati in grado di confermare i tre già trovati e di rivelarne altri con un alto grado di confidenza. Trovare poi tre pianeti di piccola massa nella zona abitabile di una stella é stata una grande emozione!

Il numero di pianeti potenzialmente abitabili nella nostra galassia diventa, a questo punto, molto maggiore, visto che ci possiamo aspettare di trovarne più d’uno attorno a ciascuna stella di piccola massa. Ora sappiamo che invece di osservare dieci stelle per cercare un singolo pianeta abitabile, possiamo oservare una sola stella e trovarne parecchi” prosegue il co-autore Rory Barnes (University of Washington, Stati Uniti d’America).

Si é trovato infatti che i sistemi compatti attorno a stelle simili al Sole sono abbondanti nella Via Lattea, ma i pianeti che orbitano vicino a questo genere di stelle sono molto caldi e probabilmente inabitabili (come i nostri Mercurio e Venere). Questo non é vero però per stelle più deboli e fredde come Gliese 667C: in questo caso la zona abitabile si trova interamente all’interno di un’orbita delle dimensioni di quella di Mercurio, molto più vicina  quindi che per il nostro Sole. Trovare per la prima volta diversi pianeti potenzialmente rocciosi all’interno di una zona abitabile come in questo caso, porta quindi a più alte probabilità di trovare pianeti adatti alla vita.

Il disegno mostra il sistema di pianeti attorno alla stella Gliese 667C. Tre di questi pianeti, un record, sono super-Terre che si trovano nella fascia abitabile della stella: ciò li rende possibili candidati per la presenza di vita. Le dimensioni approssimative dei pianeti e della stella madre sono in scala, ma non le distanze relative. Crediti: ESO

Lo scienziato dell’ESO responsabile di HARPS, uno dei telescopi che hanno fornito i dati utilizzati nello studio, Gaspare Lo Curto, conclude: “Questo risultato entusiamante é stato reso possibile in gran parte dalla potenza di HARPS e del software relativo e inoltre mette in evidenza il valore dell’archivio dell’ESO. É molto bello vedere diversi gruppi di ricerca indipendenti che sfruttano questo strumento unico e raggiungono la massima precisione possibile“. Anglada-Escudé conclude: “Questi nuovi risultati confermano quanto sia importante rianalizzare i dati in questo modo e combinare risultati da diversi gruppi con telecopi differenti“.

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Il video mostra i moti orbitali dei pianeti in rivoluzione intorno alla stella Gliese 667C. Tre di questi pianeti sono super-Terre che si trovano nella zona intorno alla stella in cui potrebbe esistere acqua allo stato liquido. Poiché Gliese 667C é più debole e più fredda del Sole, la sua zona abitabile é più vicina alla stella di quanto accada nel Sistema Solare (l’orbita del pianeta Mercurio é disegnata per indicare la scala). Crediti: Rory Barnes/ESO

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Rassegnastampa e cielo del mese – Ogni quarto giovedì del mese a cura di Stefano Capretti. Approfondimento di attualità astronomica e degli eventi del cielo del mese. 27.06: Rass. stampa di Giugno e cielo di Luglio. http://telescopioremoto.uai.it/

www.uai.it

Comete dell’altro mondo

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La cometa PASTARRS ripresa il 18 maggio, due mesi dopo le osservazioni spettroscopiche descritte nell’articolo (credit: Marco Fulle)

Le comete riservano sempre qualche sorpresa, e la “cometa di Pasqua” C/2011 L4  meglio nota come Panstarrs, visibile nei nostri cieli per tutto marzo, non ha fatto eccezione. Le osservazioni della cometa fatte il 21 marzo 2013 sono pubblicate oggi in una Lettera sulla rivista Astrophysical Journal dal titolo “Potassium detection and Lithium depletivo in Comets C/2011 L4 (Panstarrs) and C/1965 S1 (Ikeya-Seky)” con autori Marco Fulle e Paolo Molaro dell’Osservatorio Astronomico di Trieste dell’INAF e Luca Buzzi e Paolo Valisa dell’Osservatorio Schiaparelli di Varese. Le osservazioni hanno spiegato un’anomalia chimica conosciuta da tempo, ma hanno anche rivelato un nuovo mistero che impegnerà ora gli astronomi delle comete nei prossimi anni.

Alcuni anni fa un team europeo (cui ha partecipato anche Marco Fulle) aveva dimostrato che le comete formano, oltre alle ben note code di gas e della polvere, una coda di sodio neutro. Questo ci aveva dato l’idea che le comete dovessero sviluppare anche delle code di KI (potassio neutro) e di LiI (litio neutro), chimicamente molto simili al sodio, e che nessuno aveva ancora osservato.

Se presenti, questo tipo di code sono intrinsecamente deboli e si sviluppano quando la cometa si avvicina al Sole. Può sembrare strano ma ottenere spettri ad alta risoluzione di una cometa vicino al Sole, cioè nel momento in cui la cometa sviluppa maggiormente la coda, è tecnicamente difficile. La ragione è che gli spettrografi ad alta risoluzione sono accoppiati a telescopi di grandi dimensioni, che per ragioni di sicurezza non possono puntare vicino al Sole o, come nel caso della Panstarrs, non possono osservare a basse altezze sull’orizzonte.

Avevamo già iniziato la ricerca di queste code con la cometa Mc Naught del 2007, la più brillante cometa degli ultimi 50 anni, ma senza riuscirci per difficoltà osservative (avendo però la sorpresa di un’inattesa coda di ferro atomico neutro). Così stavamo aspettando una nuova cometa per ripetere il tentativo. Fortunatamente ormai le capacità tecniche sviluppate dagli osservatori degli astrofili non hanno nulla da invidiare a quella degli astronomi professionisti, ed è così che uno spettro ad alta risoluzione (R~ 8600) di tutta la regione ottica da 420 a 800 nm è stato ottenuto il 21 Marzo, quando la cometa si trovava a 0.46 AU di distanza dal Sole, all’Osservatorio di Campo dei Fiori vicino a Varese da Luca Buzzi e Paolo Valisa della Società Astronomica Schiaparelli.

Lo spettro della cometa così ottenuto è dominato da una fortissima riga del NaI (sodio neutro), e rivela anche le ben note righe di emissione di molte molecole (C2, NH) ma anche una piccola riga in emissione del doppietto del KI (potassio neutro) a 7665 Angstrom e 7699 Angstrom. Questo significa che le comete hanno almeno un’altra coda di potassio neutro, distinta da quella del sodio. Scrivendo l’articolo abbiamo scoperto che una prima osservazione del potassio era avvenuta nella cometa Ikeya Seki nel 1965 quasi 50 anni fa. Il rapporto osservato in entrambe le comete mostra una notevole sovrabbondanza di Na rispetto al KI. Questo rapporto tra sodio e potassio era anomalo e la cosa era sempre rimasta senza spiegazione.

Il puzzle è stato ora risolto. Usando Mercurio come riferimento, dove si osserva un’ anomalia simile, Fulle e collaboratori hanno calcolato che la ionizzazione causata dalla radiazione solare è stata maggiore nel potassio che nel sodio, perché gli atomi di KI impiegano 2200 sec per arrivare nel punto dove sono state fatte le osservazioni contro i 1900 sec del NaI.

Ma una nuova sorpresa è arrivata dal litio, la cui linea di emissione è completamente assente. Il litio è un elemento molto particolare. Il litio presente nell’Universo è stato prodotto per un 10% nei primi 3 minuti di vita dell’Universo, e poi arricchito da varie sorgenti galattiche ancora non bene identificate fino a raggiungere i valori misurati nelle meteoriti. Ci si aspettava di misurare quindi un valore analogo a quello delle meteoriti, e invece il valore osservato è almeno 5 volte più basso. Cosa significa? Al momento non esiste una spiegazione di questa anomalia, è possibile che qualcosa nella composizione o nel processo di sublimazione abbia selettivamente distrutto o trattenuto il litio.

L’ipotesi più interessante è che la cometa possa essersi originata in un diverso sistema solare caratterizzato da una diversa abbondanza di litio. Un’altra ipotesi è che la nebulosa protosolare in cui si sono formati pianeti, comete e meteoriti, avesse una distribuzione di litio diversa a seconda della distanza dal Sole, per cui tutte le comete potrebbero avere un’abbondanza di litio diversa dagli altri corpi del sistema solare. Misure del litio in comete nuove (quali la Panstarrs) e periodiche (quali la 67P che sara’ raggiunta dalla missione ESA Rosetta) potrebbero mettere in relazione l’abbondanza del litio con la composizione isotopica dell’acqua, che dalle ultime misure sembra diversa nelle due famiglie di comete. Il litio potrebbe costituire quindi un tracciante in grado di fornire informazioni sull’origine delle comete. Per il momento non resta altro che cercare di osservare altre comete. Per fortuna questa volta non ci sarà da aspettare molto. La ISON arriverà per Natale e promette di essere particolarmente luminosa e ci apprestiamo a ripetere le osservazioni.

Per saperne di più

Associazione Astrofili Centesi

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26.06: “La fisica in astronomia”. Al telescopio: Venere, Mercurio, Saturno e l’ammasso stellare M13.

Per info: 346.8699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Al Planetario di Ravenna

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25.06: “Viaggio dalla Luna al Sole. Alla scoperta dei nostri vicini” di Agostino Galegati.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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24.06: Serata di osservazione e fotografia del profondo cielo. Presso: GAN – Campo di volo Lucchini, zona tiro a segno a Navacchio (PI).

Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

21 giugno: inizia l’estate astronomica

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La definizione di solstizio (“sole fermo”) potrebbe avere la sua origine non solo dall’osservazione del progressivo arrestarsi dell’altezza al momento del transito al meridiano, ma anche dal constatare che nei pressi del solstizio il Sole sembra fermare il suo spostamento lungo l’orizzonte al momento del sorgere.

La nostra stella il giorno 21 raggiungerà il punto di massima declinazione nord dell’eclittica (pari a +23° 27′); in quel momento si verificherà il solstizio estivo, che nell’emisfero boreale sancirà l’inizio della estate astronomica.

Il termine “Solstizio” sta a significare in latino “sole stazionario”, un chiaro riferimento al rallentamento e poi all’apparente immobilità del Sole al culmine di un periodo (dal solstizio invernale a quello estivo) che lo ha visto aumentare la propria declinazione (e quindi l’altezza sull’orizzonte al momento del transito in meridiano) di quasi 47 gradi.

Dopo questa fase il Sole inizierà lentamente a discendere, mantenendo comunque una declinazione al di sopra dei +23° fino agli ultimi giorni del mese.

Ovviamente ciò comporterà un deciso aumento delle ore di luce a scapito della notte astronomica, che mediamente durante il mese di giugno non supererà le 4,5 ore.

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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23.06: “La SuperLuna. La Luna al perigeo: toccare la Luna con un dito”.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Chi Cygni, una gigante in lenta agonia

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Presentiamo una versione estesa dell’articolo di Stefano Schirinzi pubblicato a pag. 54 di Coelum 171, per la serie “Twinkle star: Storie di Stelle”, rubrica mensile di Coelum Astronomia. Come spesso accade infatti, nel formato cartaceo non sempre possiamo dare lo spazio che spetterebbe a ciascun intervento, rimediamo quindi pubblicando online approfondimenti ed eventuali aggiornamenti.

Non mancate pero’ di seguire la rubrica di Stefano anche dalle pagine della rivista! 😉
Buona Lettura!

Proprio in questi giorni è tornata ad essere visibile ad occhio nudo χ Cygni (Chi Cygni), la variabile che mostra in assoluto il maggior divario tra la luminosità minima e massima. Poche settimane ancora, e la stella sprofonderà di nuovo a magnitudini tali da essere rilevate solo con una camera CCD. Vale la pena di dare un’occhiata, perché la prossima occasione potrebbe non arrivare molto presto, e soprattutto con questa straordinaria intensità luminosa.

Le prime variabili periodiche scoperte nella storia vennero quasi certamente identificate tra stelle abbastanza luminose, tanto che la loro variazione andava da alterare, più o meno visibilmente, le costellazioni di loro appartenenza. Gli oscuri cieli di epoche ormai lontane permisero tuttavia ad attenti osservatori di notare l’apparente variazione luminosa di stelle anche più deboli.

Fu così che, nell’estate del 1687, l’astronomo tedesco G. Kirch si accorse che anche nei pressi di η Cyg, stella di terza grandezza situata nel bel mezzo del lungo collo del Cigno, era accaduto qualcosa di anomalo: la vicina e più debole stella di quarta grandezza, χ Cyg era infatti scomparsa! Incuriosito dall’inusuale evento, il valente astronomo riosservò con perseveranza e per alcune settimane l’area celeste dover prima era presente quella stella finché, nel successivo mese di Ottobre, Kirch la rivide nuovamente comparire; certamente ancora debole, ma settimana dopo settimana tornava lentamente ad esibirsi tra le numerosissime stelle di fondo della Via Lattea fino a rendersi perfettamente visibile ad occhio nudo. Evidentemente, quanto il Bayer compose il suo catalogo con le lettere greche attribuite alle stelle più luminose, non si accorse della sua variazione di luce.

All’epoca della sua scoperta, erano passati poco meno di 80 anni da quando D. Fabricius si accorse che una stella della Balena saliva e scendeva di luminosità secondo un ben definito ciclo temporale; escludendo alcune novae e supernovae apparse negli ultimi secoli, χ Cygni fu in effetti la seconda variabile a lungo periodo scoperta, ragione per la quale tale stella attrasse da subito l’attenzione di numerosi astronomi. Oltre allo stesso Kirch, che continuò ad osservarla assiduamente fino al 1738, anche G. Cassini, E. Halley e H.W. Olbers fornirono una serie di osservazioni, seppur discontinue ed intervallate da lunghe interruzioni; il record di costanza è comunque di B.V. Schmidt, che nel corso del 19° secolo puntò ripetutamente il telescopio sulla variabile seguendola addirittura per 40 anni!

UNA MIREIDE SPECIALE

Fu presto chiaro che la curva di luce ricalcava quella di Mira anche se essa esibisce altre singolari caratteristiche che l’hanno resa oggetto di estremo interesse. La più nota, forse, è quella di esibire il più grande range di variazione tra le variabili della sua classe: ogni 408 giorni, infatti, la stella passa dall’essere visibile ad occhio nudo fino a necessitare di un grosso strumento e di un cielo prettamente oscuro per poterla rilevare quando la sua luminosità decade fino ad oltrepassare anche la quattordicesima grandezza; in altre parole, al minimo essa diventa 20 mila volte più debole di quando raggiunge la massima luminosità, valore davvero unico nello svariato mondo delle variabili periodiche!

Il grande numero di osservazioni disponibili sin dall’epoca della sua scoperta ha evidenziato una certa crescita lineare del periodo, che in circa tre secoli sembra essere aumentato di almeno 4 giorni. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2006, χ Cyg raggiunse la magnitudine 3,8, ancora oggi picco di massima luminosità raggiunto negli ultimi 148 anni, che però durò ben poco; infatti, come solitamente accade per le Mireidi, l’ascesa al massimo è più rapida del declino, ma ancora più veloce è il numero di giorni che la stella passa al massimo della luminosità: già a metà del successivo settembre, essa era infatti già declinata alla quinta grandezza. Il cospicuo range è tuttavia ingannevole: raffreddandosi, infatti, la stella trasferisce buona parte della sua radiazione nell’infrarosso, rendendosi quindi molto debole nel visibile.

DIMENSIONI RAGGUARDEVOLI

Quando una stella come il Sole si trasforma in una gigante rossa, accedendo al cosiddetto ramo asintotico, essa aumenta in luminosità ma allo stesso tempo perde la stabilità che l’ha fino a quel momento sostenuta; di conseguenza, proprio come una valvola sulla radiazione in uscita, essa inizia pulsare. Essendo però di immani dimensioni, il periodo di oscillazione, invece di essere dell’ordine dei giorni o di settimane come quello delle Cefeidi, dura molti mesi. Ad ogni pulsazione, la stella espelle una certa quantità di materiale presente nei suoi strati più esterni che, in poche centinaia di migliaia anni, andrà probabilmente a creare una nebulosa planetaria. E’ proprio questo il comportamento delle Mireidi come χ Cyg. Applicando la risoluzione interferometrica a χ Cyg, è visto che quando è alle minime dimensioni sulla sua superficie appaiono macchie brillanti, simili ad enormi pennacchi di plasma caldo si elevano al di sopra della sua superficie. Espandendosi, e pur raffreddandosi ed affievolendosi in luminosità, essa oltrepassa però i 700 milioni di km in diametro, l’equivalente di 470 volte il Sole, tanto da rientrare nella top list delle stelle più grandi conosciute: fosse idealmente collocata al posto del Sole, ingloberebbe tutto Sistema Solare interno fino alla cintura di asteroidi!

Di recente, sono state acquisite alcune ottime immagini – non senza difficoltà – che mostrano l’intero ciclo di agonia in cui è riversa χ Cyg. Il denso guscio di polveri rilasciate nello spazio non facilita la visione diretta dell’astro se non ricorrendo all’intensa luce infrarossa emessa della stella, l’unica in grado di passarlo; inoltre, seppur gigantesca, alla distanza di circa 600 anni-luce cui è situata, il disco non appare più grande di come si vedrebbe dalla Terra una piccola casa sulla Luna!

Durante il suo Massimo, Chi Cygni è facilmente identificabile 2,5° a sudovest della stella Eta Cygni, di mag. +3,9. Quando si trova al Minimo (oltre la mag. +14), l'unico modo per identificarla, a parte l'aiuto che può dare il suo colore rossastro, è quello di avvalersi di un buon planetario.

ALCHIMIA STELLARE

χ Cyg è anche la più luminosa stella di classe S conosciuta. Si tratta di stelle giganti fredde che differiscono da quelle di tipo M e C non tanto per la temperatura quanto per la prominenza, nei loro spettri, di bande di diversi elementi come l’ossido di zirconio. La scoperta del tecnezio, instabile, fu notevole perché il suo isotopo più longevo ha un tempo di dimezzamento di soli 2 milioni di anni, assai più breve dell’età di qualsiasi stella (motivo per il quale non esiste sulla Terra): ciò implica che stiamo osservando i risultati di reazioni nucleari che stanno verificandosi ancora oggi. La presenza di tecnezio e zirconio è prova che nelle stelle di questo tipo ha luogo il cosiddetto processo-S, reazione nucleare nella quale si verifica un progressivo accumulo di neutroni liberi in nuclei già pesanti attraverso un processo di cattura lenta (slow, da cui il nome della classe di stelle).

La cattura di neutroni crea isotopi più pesanti dello stesso elemento; se il nucleo accresciuto è instabile, esso decade per processo-beta: la trasformazione del neutrone in un protone aumenta il numero atomico del nucleo che quindi diviene il successivo elemento della tabella periodica: è questo il modo nel quale è prodotto lo zirconio, il tecnezio ed altri elementi pesanti presenti nelle stelle S. In questo modo può determinarsi una catena completa di reazioni nucleari dove gli elementi pesanti si generano a partire da quelli più leggeri. Il processo-S svolge un ruolo importante nell’evoluzione chimica galattica: lo zirconio presente sulla Terra e molti elementi simili utilizzati nel settore industriale sono stati infatti prodotti da antiche generazioni di stelle di questo tipo.

Rintracciare χ Cyg è abbastanza semplice, unica stella decisamente rossastra a soli 2° a sud-ovest di η Cyg; seguirne invece tutta l’evoluzione, anche nelle profonde fasi di minimo, richiede certamente l’uso di un buon fotometro. Essa però fornisce un assaggio del destino riservato al nostro Sole, seppur ancora lontano; quando il colore rossastro di χ Cyg tornerà a fare capolino tra la moltitudine di stelle del Cigno, sapremo che essa sta fabbricando elementi pesanti che forse saranno utilizzati, così come lo facciamo ora noi, da altre civiltà in un lontano futuro.

IL MASSIMO DEL 2013

Dando uno sguardo alla storia recente di Chi Cygni è facile trovare prova dell’impossibilità di predire l’esatta magnitudine che raggiungerà la stella al momento del Massimo. Nel 2005, ad esempio, la gigante rossa si manifestò i primi giorni di luglio arrivando fino alla mag. +5,2; una luminosità piuttosto modesta, e tale da impedire la sua visibilità ad occhio nudo per l’osservatore distratto. Nell’estate 2006, come abbiamo già detto, la stella tornò invece a farsi apprezzare lungo il collo del Cigno, brillando fino a una inaspettata mag. +3,8.

Il massimo di quest’anno sembra essere iniziato tra aprile e inizio maggio e, mentre scriviamo (primi giorni di maggio), è ancora in corso. Il che significa che se in queste notti dopo l’una (per dare modo alla costellazione di alzarsi un po’ sull’orizzonte) vi affaccerete dalla finestra, potrete accorgervi di una stella rossa che finora (molto probabilmente) avevate avuto modo di vedere soltanto negli atlanti celesti…

Gruppo Astrofili Lariani

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22.06: Apertura dell’osservatorio“MonteGalbiga”. Seconda serata della stagione 2013 dedicata all’osservazione di Luna e Saturno. Da non perdere le meraviglie del cielo estivo: nebulose, ammassi aperti e globulari.

Per info: tel. 328/0976491 info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

Scoperti 280 nuovi crateri sulla Luna

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Un gruppo di ricercatori dell’Università di Curtin, in Australia, ha di recente scoperto 280 nuovi crateri sulla Luna, grazie a dati raccolti da diversi satelliti e a una nuova rilevazione topografica.

Il team, guidato da Will Featherstone, ha utilizzato una combinazione di dati sulla gravità e sulla superficie lunare per sviluppare una nuova mappa  di gravità ad altissima risoluzione della Luna, riuscendo a identificare 280 crateri mai visti finora, 66 dei quali sono chiaramente visibili.

Grazie a nuovi modelli computerizzati gli esperti hanno potuto studiare più nel dettaglio bacini che finora non erano stati scoperti con altre tecniche. Lo studio era partito dall’identificazione di due bacini sul lato oscuro della Luna, ma è stato poi esteso a tutto il satellite.

Un'immagine ottenuta combinando dati provenienti da informazioni gravitazionali e rilevazioni della superficie che ha permesso agli astronomi australiani di identificare 280 nuovi crateri. Crediti: Curtin University/Will Featherstone

Featherstone, autore dello studio che sta per essere pubblicato sul Journal of Geophysical Research, ha detto che “mappare l’altra faccia della Luna è particolarmente impegnativo perché i satelliti in orbita non possono essere seguiti dalla Terra quando vi transitano”. Per questo i ricercatori contano di ottenere ulteriori dati, quando potranno applicare le loro tecniche ai nuovi risultati dalla missione Grail della NASA, conclusa lo scorso dicembre.

La stessa squadra di tecnici era riuscita a realizzare una mappa di gravità di Marte, utile per conoscere meglio la struttura interna del Pianeta Rosso.

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