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Gruppo Amici del Cielo Barzago

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21.06: “Solstizio d’estate. Viaggio nel cielo estivo”.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Congiunzione Venere Mercurio

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Congiunzione Venere Mercurio

Congiunzione Venere Mercurio
La sera del 20 verso le 21:30, ancora sull’orizzonte di ovest-nordovest, sarà facile scorgere Venere (mag. –3,9), alta circa +8° e accompagnata, a circa 2° di distanza, da Mercurio. Per quest’ultimo, di mag. +1,2, sarà forse necessario avvalersi di un binocolo.

Dopo questa data i due oggetti si separeranno definitivamente, con Venere destinata ad aumentare sempre più la sua elongazione e Mercurio ad avviarsi verso la congiunzione superiore eliaca del 9 luglio.

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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20.06: “Misteri macabri” di Luigi Garlaschelli.

Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Luce X dai buchi neri

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Le diverse regioni di un buco nero presenti nella simulazione. Credit:NASA’s Goddard Space Flight Center

Che cosa produce i raggi X ad altissima energia che vediamo provenire dai buchi neri più piccoli, quelli di massa stellare? In un nuovo studio, gli astrofisici della Johns Hopkins University, della NASA e del  Rochester Institute of Technology (RIT) sono riusciti a colmare il divario tra teoria e osservazione, dimostrando che il movimento a  spirale dei gas attorno a un buco nero si traduce inevitabilmente in emissioni di raggi X.  Questo conferma i sospetti che i ricercatori avevano sempre avuto. “Simuliamo accuratamente l’oggetto reale, e calcoliamo la luce che un astronomo vede effettivamente” spiega Scott Noblem, ricercatore del RIT. “Questo è un calcolo unico nel suo genere, dal quale stiamo estrapolando tutti i pezzi. Cominciamo dalle equazioni che crediamo il sistema debba seguire, e le risolviamo su un supercomputer. Questo ci fornisce i dati con i quali possiamo effettuare le previsioni dello spettro a raggi X”.

Analizzando la simulazione di gas che fluttuano dentro un buco nero, il team ritiene che essi  possano spiegare la gamma di emissioni a raggi X a lungo osservate nei buchi neri attivi.

I gas che precipitano verso un buco nero inizialmente gli orbitano attorno, e poi si accumulano su un disco appiattito. Il gas che si accumula su questo disco gradualmente compie una spirale verso l’interno, si comprime e si surriscalda appena si avvicina al centro. Il disco si riscalda fino a circa 10 milioni di gradi Celsius. La temperatura nel corpo principale del disco è circa 2.000 volte superiore a quella della superficie del Sole, e causa un’emissione di raggi X a bassa energia, o  ”soft”. E fin qua tutto chiaro. Tuttavia, le osservazioni hanno anche di rilevato i raggi X “duri” con livelli di energia fino a 100 volte più elevati, che presuppone la presenza di gas ancora più caldi.

Julian Krolik, professore di fisica ed astronomia in the Zanvyl Krieger School of Arts and Sciences, ed i suoi colleghi scienziati hanno usato una combinazione di simulazioni al supercomputer e più tradizionali calcoli scritti a mano per spiegare quella emissione di raggi X duri. Supportata da 40 anni di progresso teorico, la squadra ha dimostrato per la prima volta che la emissione di luce ad alta energia non solo è possibile, ma è un risultato inevitabile del precipitare dei gas in un buco nero.

Lavorando con Noble e Krolik, Schnittman ha sviluppato un modello della regione interna del disco di accrescimento del buco nero, rintracciando le emissioni e i movimenti dei raggi X e comparando i risultati alle osservazioni di veri buchi neri.

Noble ha sviluppato una simulazione al computer che risolveva tutte le equazioni che governavano il movimento complesso dei gas affluenti e il suo campo magnetico associato vicino ad un disco di accrescimento di un buco nero. Le elevate temperature, la densità e la velocità dei gas amplificano sensibilmente i campi magnetici, e il disco esercita un’influenza ulteriore sul gas. Il risultato è una “spuma” che orbita intorno al buco nero a velocità che si avvicinano a quella della luce.

Da tempo si pensa che  i raggi X duri abbiano origine in una bollente e sottile corona al di sopra del disco, simile a quella che circonda il Sole. Usando i dati ricavati dalla simulazione di Noble, i ricercatori hanno descritto come i raggi X vengono emessi, assorbiti e sparpagliati sul disco di accrescimento e sulla regione della corona. Nel complesso, hanno dimostrato una connessione diretta tra la turbolenza magnetica nel disco, la formazione di una corona con temperature di miliardi di gradi e la produzione di raggi X duri intorno a un buco nero attivo. Gli elettroni e le altre particelle della corona si muovono a velocità prossime a quelle della luce. Quando un raggio X a bassa energia proveniente dal disco attraversa questa regione, può entrare in collisione con una di queste particelle  ad alta velocità, aumentando l’energia dell’emissione X.

La simulazione riguardava un buco nero non in rotazione: il prossimo passo sarà estenderla al caso di un buco nero che ruota rapidamente su se stesso, creando condizioni ancora più estreme.

Un aggiornamento per il Club dei 100 asteroidi

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Vi aggiorniamo sugli ultimi progressi dei concorrenti al Club dei 100 asteroidi, che propone una maratona osservativa, o fotografica a vostra scelta, dei primi cento asteroidi scoperti (a questa pagina tutti i dettagli per la partecipazione, le schede dei partecipanti e l’elenco delle loro osservazioni):

> Paolo Palma è scatenato ed è ormai giunto a sfiorare quota 70. Una gran bella cifra!
> Ugo Tagliaferri invece, con 48 centri, è quasi a metà dell’opera.
> Segue Edoardo Carboni giunto a quota 38.
> Nettamente più staccati Luca Maccarini (13) e Diego Rovere (12) che probabilmente hanno tratto ispirazione dal famoso proverbio “Chi va piano… al Club si iscrive dopo ma si iscrive comunque” 🙂

Questa infatti non è una gara a chi arriva prima!

Chiunque può cominciare in qualsiasi momento e prendersi tutto il tempo che gli serve, o addirittura può, scartabellando vecchie foto e vecchi appunti,  accorgersi di essere già a buon punto, e quindi comunicarci i dettagli delle passate osservazioni e proseguire con gli asteroidi che ancora gli mancano!

Perciò… naturalmente si attendono nuove iscrizioni che non potranno che far piacere a Talib, il cantore degli “insignificanti puntini luminosi”.

Claudio Pra

Al Planetario di Ravenna

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18.06: “Osserviamo la Luna e le costellazioni” di Claudio Balella.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

Stelle dal cuore pulsante

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Questo spettacolare gruppo di giovani stelle è l'ammasso aperto NGC 3766, nella costellazione del Centauro. 36 di queste stelle fanno parte di una nuova classe di stelle variabili finora sconosciuta. L’immagine è stata ottenuta con il telescopio da 2,2 metri dell’MPG/ESO all’Osservatorio di La Silla. (Crediti: ESO)

Questo spettacolare gruppo di giovani stelle è l'ammasso aperto NGC 3766, nella costellazione del Centauro. 36 di queste stelle fanno parte di una nuova classe di stelle variabili finora sconosciuta. L’immagine è stata ottenuta con il telescopio da 2,2 metri dell’MPG/ESO all’Osservatorio di La Silla. (Crediti: ESO)

Con il telescopio svizzero Eulero da 1,2 metri di diametro all’Osservatorio di La Silla dell’ESO in Cile alcuni astronomi hanno trovato un nuovo tipo di stella variabile. La scoperta si basa sull’individuazione di minuscole variazioni di luminosità di alcune stelle nell’ammasso. Le osservazioni hanno rivelato alcune proprietà di queste stelle precedentemente sconosciute che, sfidando le teorie correnti, pongono interessanti domande sull’origine della variabilità.

Un’equipe svizzera dell’Osservatorio di Ginevra ha raggiunto una precisione straordinaria usando un telescopio relativamente piccolo, da 1,2 metri di diametro, per un programma osservativo che dura da molti anni: hanno scoperto una nuova classe di stelle variabili misurando minuscole variazioni della luminosità delle stelle.

I nuovi risultati si basano su misure regolari della luminosità di più di tremila stelle nell‘ammasso stellare aperto NGC 3766 su un periodo di almeno sette anni. Queste misure rivelano come almeno 36 stelle dell’ammasso seguano un modello inaspettato – presentano variazioni di brillanza regolari, a livelli dello 0,1% del normale valore di luminosità. Queste variazioni hanno periodi di circa 2 e 20 ore. Le stelle sono un po’ più calde e più luminose del Sole, ma per il resto apparentemente insignificanti. La nuova classe di stelle variabili deve ancora ricevere un nome ufficiale.

Questa immagine è una fotografia scattata con una lente fish-eye (ultragrandangolare) all’interno della cupola del telescopio svizzero da 1,2 metri Leonhard Euler all’Osservatorio di La Silla dell’ESO in Cile. La veduta è molto distorta, ma si può riconoscere il telescopio nella struttura rossa al centro dell’immagine (Crediti: ESO/M.Tewes)

Questo livello di precisione nelle misure è due volte meglio di quello ottenuto da studi analoghi con altri telescopi – e sufficiente per scoprire per la prima volta queste minuscole variazioni.

“Abbiamo raggiunto questo livello di sensibilità grazie alla qualità elevata delle osservazioni, combinate con un’attenta analisi dei dati”, ha detto Nami Mowlavi, a capo dell’equipe di ricerca, “ma anche perché abbiamo svolto un ampio programma di osservazioni che è durato circa sette anni. Probabilmente non sarebbe stato possibile ottenere così tanto tempo osservativo su un telescopio più grande”.

Si sa che molte stelle sono variabili o pulsanti, poiché la loro luminosità apparente cambia nel tempo. Il modo in cui essa cambia dipende in maniera complessa dalle proprietà e caratteristiche dell’interno stellare. Questo fenomeno ha permesso lo sviluppo di un intero ramo dell’astrofisica noto come astrosismologia, in cui gli astronomi possono “ascoltare” le vibrazioni stellari, per verificare le proprietà fisiche delle stelle e comprenderne meglio il funzionamento interno.

“L’esistenza stessa di questa nuova classe di stelle variabili è una sfida per gli astrofisici”, ha commentato Sophie Saesen, della stessa equipe. “Le teorie attuali prevedono che la luce di queste stelle non debba nemmeno variare periodicamente, così i nostri sforzi sono al momento tutti concentrati a trovare ulteriori informazioni sul comportamento di questo strano, nuovo tipo di stella”.

Anche se la causa della variabilità rimane ignota, c’è un indizio allettante: alcune delle stelle osservate sembrano essere rotatori veloci: girano a una velocità superiore alla metà della velocità critica, la soglia al di sopra della quale la stella diventa instabile e spinge materiale nello spazio circostante.

In queste condizioni, la rotazione veloce avrà un’influenza fondamentale sulle proprietà interne, ma non siamo ancora in grado di produrre modelli adeguati della variazione di luminosità”, ha spiegato Mowlavi, “Speriamo che la nostra scoperta incoraggi gli specialisti ad affrontare il caso nella speranza di comprendere l’origine di questa variabilità misteriose”.

[Fonte: Eso]

Associazione Astrofili Centesi

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16.06, ore 15:30: “Osserviamo il Sole!” Attività didattiche e fiabe mitologiche sul cielo per bambini di tutte le età.

Per info: 346.8699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Una miniera di buchi neri

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La Galassia di Andromeda al centro e nel riquadro in altro a desta i buchi neri presenti in essa. CREDIT: X-ray (NASA/CXC/SAO/R.Barnard, Z.Lee et al.), Optical (NOAO/AURA/NSF/REU Prog./B.Schoening, V.Harvey; Descubre Fndn./CAHA/OAUV/DSA/V.Peris)

La Galassia di Andromeda al centro e nel riquadro in altro a desta i buchi neri presenti in essa. CREDIT: X-ray (NASA/CXC/SAO/R.Barnard, Z.Lee et al.), Optical (NOAO/AURA/NSF/REU Prog./B.Schoening, V.Harvey; Descubre Fndn./CAHA/OAUV/DSA/V.Peris)

C’è un’intera collezione di buchi neri nella galassia di Andromeda, la vicina di casa della Via Lattea. Utilizzando più di 150 osservazioni di Andromeda effettuate nel corso di 13 anni con il telescopio spaziale Chandra, i ricercatori hanno identificato ben 26 oggetti candidati a essere identificati come buchi neri, il più grande numero scoperto fin ad ora in una galassia al di fuori della nostra.

Andromeda è un po’ una galassia gemella della Via Lattea, con cui è destinata a un certo punto a scontrarsi, tra diversi miliardi di anni.

“Siamo entusiasti di aver trovato così tanti buchi neri in Andromeda, pensiamo che sia solo la punta di un iceberg”, ha detto Robin Barnard dell’ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CFA) a Cambridge, Massachusetts, e primo autore del paper che descrive questi risultati. “La maggior parte di questi buchi neri probabilmente non ha stelle compagne, per cui ci risultano invisibili.”

I presunti buchi neri appartengono alla categoria dei buchi neri di massa stellare, formati dalla morte di stelle molto massicce, e in genere hanno masse da 5 a 10 volte quella del nostro Sole. Gli astronomi riescono a rilevare questi oggetti, altrimenti invisibili, grazie al materiale che strappano da una stella compagna e che viene per questo riscaldato fino a produrre radiazioni visibili, prima di scomparire nel buco nero.

Il primo passo per identificare questi buchi neri è stato quello di assicurarsi che fossero oggetti di massa stellare nella galassia di Andromeda, piuttosto che buchi neri supermassicci  nel cuore di galassie più distanti. Per fare questo, i ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnica che si basa sulle informazioni relative alla luminosità e alla variabilità delle sorgenti di raggi X nei dati del telescopio spaziale Chandra. Si è scoperto che i sistemi di massa stellare cambiano molto più velocemente rispetto ai buchi neri supermassicci.

Per classificare gli oggetti di Andromeda come buchi neri, gli astronomi hanno osservato che queste sorgenti di raggi X hanno caratteristiche particolari: cioè, sono più luminose di un certo livello di raggi X e hanno anche un colore particolare ai raggi X. Le sorgenti che contengono stelle di neutroni, che potevano essere la spiegazione alternativa, non hanno entrambe queste caratteristiche simultaneamente. I buchi neri sì.

Il satellite dell’ESA  XMM-Newton ha fornito un supporto fondamentale per questo lavoro, fornendo spettri a raggi X per alcuni dei candidati a buchi neri, dando quindi importanti informazioni per determinare la natura di questi oggetti.

Il gruppo di ricerca precedente aveva identificato nove candidati a buchi neri all’interno della regione coperta dai dati di Chandra, e gli attuali risultati hanno portato il totale a 35. Otto di questi sono associati con ammassi globulari, le antiche concentrazioni di stelle distribuite in un modello sferico intorno al centro della galassia. Questo differenzia Andromeda dalla Via Lattea dato che gli astronomi non hanno ancora trovato un buco nero all’interno di uno degli ammassi globulari della Via Lattea.

Questo nuovo lavoro conferma le previsioni fatte in precedenza nella missione Chandra sulle proprietà delle sorgenti a raggi X vicino al centro di M31. Gli studi precedenti effettuati da Rasmus Voss e Marat Gilfanov del Max Planck Institute for Astrophysics di Garching, Germania, hanno utilizzato Chandra per indicare che c’era un numero insolitamente elevato di fonti a raggi X vicino al centro di M31.

› Per ulteriori informazioni e tutte le immagini (comunicato NASA)
› Chandra’s Flickr photoset

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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15.06: “Alla scoperta delle eclissi”.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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Queste le conferenze, inizio ore 21:00:
14.06: “Fari sul bordo dell’infinito: 50 anni dalla scoperta dei quasar” di Luigi Foschini.
Dopo le conferenze serali si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Gruppo Astrofili Lariani

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14.06 : Il Cielo sopra Como. Una nuova iniziativa del Gruppo Astrofili Lariani in collaborazione con Aeroclub di Como: serata osservativa c/o Hangar dell’Aeroclub di Como.

Per info: tel. 328/0976491 info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

Gruppo Astrofili Villasanta

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14.06: Serata osservativa GAV.

Per info: marco.saini@email.it
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

Al Planetario di Ravenna

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14.06 , ore 21:00: Osservazione dellla volta stellata (cielo permettendo, giardini pubblici).

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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14.06: “Cieloterra. 3,5 miliardi di anni fa: origine
della vita”.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

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14.06: “Quattro passi sulla Luna” di Laura Colombo. A seguire osservazione del cielo.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

IN CITTÀ SONO ARRIVATE LE STELLE!

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Il 14 giugno, a partire dalle ore 21:15, gli Astrofili Lariani predisporranno sul luogo i telescopi dell’Associazione e rimarranno disponibili a guidare il visitatore nell’osservazione dei soggetti celesti protagonisti delle serate. Le osservazioni si terranno nel piazzale antistante l’Aero Club Como. In caso di condizioni meteo sfavorevoli l’osservazione verrà annullata.

Per info: tel. 328/0976491 – info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

Violente inondazioni nel passato di Marte

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Le Kasei Valles su Marte fotografate recentemente da Mars Express. Crediti: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Un antico canale scavato da violenti allagamenti che ne hanno segnato e modellato le forme. Parliamo della spettacolare Kasei Valles, uno dei sistemi di canali ormai asciutti più impressionanti del pianeta Marte, con oltre 3000 Km di estensione e 3 di dislivello. Oggi, nel ritratto ad altissima risoluzione della missione ESA Mars Express.

Le Kasei Valles su Marte fotografate recentemente da Mars Express. Crediti: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

L’immagine è uno dei più recenti risultati scientifici pubblicati in occasione del 10°anniversario del lancio della sonda europea Mars Express, (vedi questo articolo pubblicato su Media INAF).

La zona di circa 1,55 milioni di chilometri quadrati, è stata fotografata componendo 67 scatti della Stereo Camera ad alta risoluzione, coprendo una superficie di circa 987 Km di altezza (da nord a sud) e di 1550 km di larghezza da est a ovest.

La topografia della zona, Crediti: NASA MGS MOLA Science Team

La topografia di questa zona, realizzata  grazie alle immagini e alle mappe prodotte in questi ultimi anni,  traccia il ritratto di un antico fiume che riserva molte sorprese nel suo percorso e nella sua travagliata storia. Analizzando la mappa topografica (cliccare sulla mappa per un ingrandimento) ci si rende facilmente conto che il canale doveva prendere origine vicino alla Valles Marineris (oltre il bordo inferiore della mappa) e dopo un lungo tragitto, riversarsi nelle vaste pianure  della Chryse Planitia (oltre il bordo destro). Lungo il suo accidentato percorso, il fiume si divide in due rami che abbracciano un’isola denominata Sacra Mensa che si innalza oltre 2 km sul letto del canale. Sul fondo, sono visibili alcuni crateri più o meno erosi dalla forza della corrente. Il più grande e facilmente identificabile è Sharanov, un cratere largo oltre 100 km, ancora parzialmente intatto sul fondo del fiume e contornato da diverse e suggestive strutture formate dalle correnti violente che aggirano gli ostacoli trovati sul loro passaggio.  Sempre sul letto, sono inoltre visibili dei piccoli crateri dalla caratteristica forma allungata che finisce in una coda, ad indicare che queste strutture devono essersi formate in eventi di impatto avvenuti nella zona già allagata.

Le immagini suggeriscono una storia di molte e violente inondazioni, legate in modo stretto all’attività tettonica e vulcanica della vicina regione Tharsis,  datata oltre 3 miliardi di anni fa. Sotto la spinta di queste immense forze, la superficie del pianeta a varie riprese deve essere stata come “strappata”, facendo fuoriscire in modo violento dal sottosuolo il liquido fangoso. Durante i numerosi episodi di allagamento che sembrano aver segnato la storia di questa zona, devono essere state generate le fratture impressionanti visibili in queste immagini. Lo scioglimento di ghiacci e neve causato dall’attività vulcanica del pianeta sembra aver inoltre contribuito a rifornire questo fiume ormai secco, modellando ulteriormente l’impressionante sistema di canali.

Per saperne di più:

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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SKYLAUNCH – Ogni secondo giovedì del mese a cura di Stefano Capretti. 13.06: Tra le bande di Giove.

www.uai.it

Progetto di Astronomia dedicato ai Non Vedenti – Ass. Cascinese Astrofili

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15.06 SERATA PER NON VEDENTI: studio del cielo con i telescopi e moderni sistemi di ripresa, riservata ai non vedenti.
L’ACA, Associazione Cascinese Astrofili organizza e promuove, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Cascina (PI) e con UCI (Unione Ciechi Italiani) sezione di Pisa una serata di osservazione pubblica, con i telescopi, gratuita ed aperta a tutti, dedicata in particolare a persone non vedenti. Il progetto si inserisce all’interno dell’ampio programma estivo di Lunatica 2013.

Durante la manifestazione saranno spiegate le tecniche di osservazione, gli strumenti utilizzati e gli oggetti che via via andremo a puntare. I non vedenti saranno accompagnati in un percorso didattico che li vedrà partecipi attivi dell’evento, in cui l’unica limitazione sarà data dal fatto di non poter effettivamente vedere gli oggetti ma comunque potranno ascoltare le spiegazione dei volontari astrofili, toccare con le loro mani gli strumenti ed ascoltare il ronzio dei motori dei sistemi di inseguimento di cui gli strumenti sono dotati.

Sarà un’esperienza di crescita per tutti ed un occasione per rendere, ancora una volta, l’Astronomia una scienza capace di abbattere le barriere culturali e fisiche che talvolta la natura ci impone.
L’obiettivo principale resta quello di avvicinare quanto più possibile le persone alla scienza astronomica ed in particolare questa serata è dedicata a coloro che non possono praticare l’osservazione diretta dell’universo con i telescopi, ma possono farlo usufruendo di altri strumenti, della didattica etc..

Una settimana prima della serata di osservazione è previsto un incontro di introduzione agli argomenti che tratteremo il 15 giugno, una conferenza dedicata in particolare per il pubblico non vedente che intende partecipare.

Abbiamo quindi in programma per sabato 15 giugno, dalle ore 21:00 alle ore 24:00:

Osservazione con i telescopi:

  • – Esperienza diretta con gli strumenti, puntati sugli oggetti del cielo, come in una qualsiasi serata pubblica di osservazione, i curiosi non vedenti, potranno così accostarsi ai telescopi, rendersi conto di come sono fatti, del fatto che sono puntati in zone diverse del cielo, sentiranno il rumore dei motori che permettono al telescopio di compensare il movimento apparente della volta celeste etc…
  • – Spiegazioni degli oggetti puntati, al telescopio, ogni telescopio avrà uno o più astrofili che potranno svolgere questa parte didattica;
  • – Spiegazione della forma di alcuni astri, come Galassie, ammassi globulari, crateri lunari, usufruendo di plastici che potremo trovare in commercio ed autocostruiti;

IN CASO DI MALTEMPO LA SERATA SARA’ RINVIATA AL SABATO 22 GIUGNO.
L’osservazione sarà svolta presso il parcheggio vicino alla piscina comunale di Cascina, Piazz.le Ferrari 2.

Per informazioni:

Domenico Antonacci cell. 347 4131736
E-mail: domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it

Simone Pertici cell. 329 6116984
E-mail: simone.pertici@astrofilicascinesi.it

www.astrofilicascinesi.it

Al Planetario di Ravenna

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13.06: “Luoghi da Favola. Il cielo dei bambini” (serata al telescopio, letture animate).

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

Al Planetario di Ravenna

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13.06: I Venerdì dell’A.R.A.R. – La biblioteca di Babele (edizione ombrellone). Recensione di libri di astronomia e scienza.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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13.06: Visita alla Fonte di Mompiano e passeggiata astronomica. Partenza alle ore 20:30.

Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Congiunzione tra Spica e Luna

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18 Giugno

18 GiugnoLa sera del 18 giugno, verso le 22:30, il centro del disco lunare arriverà fino ad una distanza angolare di 43′ da Spica (alfa Virginis, mag. +0,98). A quell’ora l’altezza dei due oggetti sull’orizzonte sarà di circa +33 gradi.

Al Planetario di Ravenna

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11.06: “I riti del cielo, feste tradizioni legate agli astri” di Oriano Spazzoli.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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10.06: Serata di osservazione e fotografia del cielo, ripresa della cometa Ison. Meteo permettendo.

Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

ALMA scopre una fabbrica di comete

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Questa rappresentazione artistica mostra la trappola per la polvere nel sistema Oph-IRS 48. La trappola offre un rifugio sicuro per le minuscole particelle del disco e permette loro di aggregarsi e crescere fino a dimensioni che permettano loro di sopravvivere da sole. Crediti: ESO/L. Calçada

Questa rappresentazione artistica mostra la trappola per la polvere nel sistema Oph-IRS 48. La trappola offre un rifugio sicuro per le minuscole particelle del disco e permette loro di aggregarsi e crescere fino a dimensioni che permettano loro di sopravvivere da sole. Crediti: ESO/L. Calçada

Grazie ad ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), gli astronomi sono riusciti a riprendere, vicino a una giovane stella, la regione in cui le particelle di polvere possono aggregarsi e quindi crescere. È la prima volta che viene osservata chiaramente, e quindi modellata, una simile “trappola per la polvere”.

Potrebbe essere la soluzione di un mistero di lunga data, su come le particelle di polvere nei dischi stellari crescano fino a raggiungere dimensioni così grandi da formare, alla fine, comete, pianeti e altri corpi rocciosi. I risultati del lavoro verrano pubblicati domani dalla rivista Science.

Oramai sappiamo per certo che attorno ad altre stelle si trovano pianeti in abbondanza, ma ancora non comprendiamo fino in fondo come si formino, così come molti altri aspetti della formazione di comete, pianeti e altri corpi rocciosi sono ancora oscuri. Grazie alle nuove osservazioni, che sfruttano la potenza di ALMA, gli astronomi stanno rispondendo a una delle più importanti tra queste domande: come fanno i minuscoli grani di polvere nel disco intorno a una stella giovane a diventare sempre più grandi – da sassolini e oltre, fino a massi ben più grandi di un metro?

Modelli numerici suggeriscono che i grani di polvere crescano quando entrano in collisione e si fondono tra loro. Ma, quando questi grani più grandi si scontrano di nuovo ad alta velocità, spesso vengono distrutti e si ritorna al punto di partenza. E se non accade, il loro destino è quello di muoversi  velocemente verso l’interno, a causa dell’attrito tra la polvere e il gas, cadendo sulla stella madre, perdendo così ogni possibilità di crescere ulteriormente.

In qualche modo la polvere ha bisogno di un rifugio sicuro dove le particelle possano continuare a crescere finchè sono abbastanza grandi per “sopravvivere da sole”. Tali “trappole per la polvere” erano state ipotizzate, ad esempio come proprio in questo caso, si poteva trattare di vortici nel gas del disco, con una durata anche di di centinaia di migliaia di anni, dando cosi’ modo alla polvere di aggregarsi in corpi più grandi, ma di tutto questo, fin’ora, non c’era nessuna prova osservativa.

Nienke van der Marel, studentessa di PhD al Leiden Observatory nei Paesi Bassi e prima autrice dell’articolo, stava usando ALMA insieme con i suoi collaboratori per studiare il disco di un sistema noto come Oph-IRS 48. Trovarono che la stella era circondata da un anello di gas con un foro centrale, probabilmente creato da un pianeta non visibile o da una stella compagna. Osservazioni precedenti con il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO avevano già mostrato che piccole particelle di polvere (sotto al millimetro) formavano un’analoga struttura ad anello, ma la nuova visuale data da ALMA mostrava invece per la zona contente particelle più grandi, una forma completamente diversa.

All’inizio la morfologia della polvere come appariva nell’immagine è stata una vera sorpresa“, dice van der Marel. “Invece dell’anello che ci aspettavamo di vedere, trovammo una struttura con la chiara forma di un anacardo! Il segnale forte e la nitidezza delle osservazioni di ALMA non lasciavano dubbi sulla struttura. Ci siamo quindi resi conto di quello che avevamo trovato.”

Qui sopra l'immagine di ALMA. Sono indicate le varie parti del disco di polveri che circonda il sistema Oph-IRS 48. La regione in verde è la "trappola", dove le particelle più grandi si accumulano. Nell'angolo in alto a sinistra è indicata la dimensione dell'orbita di Nettuno per dare un'idea della scala. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/Nienke van der Marel

Quello che avevano scoperto era una regione dove i grani di polvere più grandi sono rimasti intrappolati potendo così aggregarsi tra loro e crescere. Una “trappola per la polvere” esattamente come quelle che i teorici stavano cercando.

Come spiega van der Marel: “È probabile che quello che stiamo guardando sia una sorta di fabbrica di comete, poichè le condizioni sono adatte per far crescere le particelle fino alla dimensione di una cometa. A questa grande distanza dalla stella, difficilmente infatti potranno raggiungere dimensioni planetarie. Ma, nel prossimo futuro, ALMA sarà in grado di osservare questa sorta di cattura-polvere in zone più vicine alla stella madre, dove sono in funzione meccanismi simili. In questo caso, queste “trappole”, sarebbero davvero le culle di nuovi pianeti neonati“.

La combinazione del lavoro teorico sui modelli con le osservazioni di alta qualità che ALMA fornisce, rende questo un progetto unico nel suo genere“, aggiunge Cornelis Dullemond dell’Institute for Theoretical Astrophysics di Heidelberg, Germania, un esperto di evoluzione della polvere e modelli di disco, oltre che un membro della squadra. “Al tempo in cui queste osservazioni sono state ottenute, infatti, stavamo lavorando proprio su modelli che le prevedevano: una coincidenza davvero molto fortunata“.

Le osservazioni sono state effettuate, durante la fase di costruzione di ALMA, utilizzando i ricevitori della Banda 9, dispositivi costruiti in Europa che permettono ad ALMA di creare le immagini finora più nitide.

Queste osservazioni mostrano quanto ALMA sia in grado di produrre scienza innovativa, anche solo usando meno di metà dell’intera schiera di antenne“, sostiene Ewine van Dishoeck del Leiden Observatory, una dei maggiori contributori al funzionamento di ALMA per più di 20 anni. “Il salto incredibile sia in sensibilità che in nitidezza dell’immagine nella Banda 9 ci da’ l’opportunità di studiare aspetti fondamentali della formazione dei pianeti in modi semplicemente non possibili fino ad oggi.

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La scoperta di questa “trappola per la polvere” risolve un problema di lunga data: come fanno le particelle di polvere ad aggregarsi per formare pianeti, comete e altri corpi rocciosi? ESOcast 58 si inoltra nella trappola per esplorare come funziona questa fabbrica per le comete. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO).

Al Planetario di Ravenna

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09.06, ore 15:00: “Round Table 11, Club 41. I Bambini in festa”. Manifestazione di beneficenza a favore di A.G.E.O.P.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

Caccia ai pianeti di Proxima Centauri

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Nell’immagine è indicata in verde la traiettoria della stella nana rossa Proxima Centauri da qui a dieci anni, così come la vedrà il telescopio spaziale Hubble. Il percorso ‘ad onda’ è dovuto all’effetto di parallasse legato al moto della Terra attorno al Sole. Crediti: NASA, ESA, K. Sahu and J. Anderson (STScI), H. Bond (STScI and Pennsylvania State University), M. Dominik (University of St. Andrews), and Digitized Sky Survey (STScI/AURA/UKSTU/AAO)

Nell’immagine è indicata in verde la traiettoria della stella nana rossa Proxima Centauri da qui a dieci anni, così come la vedrà il telescopio spaziale Hubble. Il percorso ‘ad onda’ è dovuto all’effetto di parallasse legato al moto della Terra attorno al Sole. Crediti: NASA, ESA, K. Sahu and J. Anderson (STScI), H. Bond (STScI and Pennsylvania State University), M. Dominik (University of St. Andrews), and Digitized Sky Survey (STScI/AURA/UKSTU/AAO)

Hubble ci riprova con Proxima Centauri. La stella in assoluto più vicina alla Terra dopo il Sole potrebbe avere uno o più pianeti in orbita attorno ad essa, ma finora le sue ricerche non hanno dato risultati definitivi. Nel 1998 le osservazioni condotte con lo spettrografo del telescopio spaziale avevano alimentato le speranze che qualcosa ci fosse veramente, ma successive indagini, questa volta con la Wide Field Planetary Camera 2, smorzarono definitivamente gli entusiasmi, non riuscendo a individuare alcunché attorno a Proxima. Una doccia fredda che però non ha scoraggiato i membri dello Space Science Telescope Institue di Baltimora, dove viene gestito Hubble: l’astronomo Kailash Sahu ha infatti annunciato al 222° congresso dell’American Astronomical Society in corso a Indianapolis che guiderà un team di ricercatori di nuovo alla carica per scovare l’oscuro – o gli oscuri – pianeti di Proxima. Ma questa volta con una tecnica completamente diversa: utilizzando cioè il fenomeno del del microlensing gravitazionale.

Il microlensing è un effetto dovuto alla curvatura dei raggi di luce che si propaga in prossimità di grandi concentrazioni di massa  e si verifica quando una stella si trova a transitare davanti o molto vicina a un’altra stella molto più distante. L’immagine della stella sullo sfondo può essere distorta, amplificata o addirittura moltiplicata a seconda del tipo di allineamento tra essa e la stella in transito. Questi fenomeni, che possono durare da qualche ora a qualche giorno, permetteranno agli astronomi di misurare con grande precisione la massa di Proxima Centauri, un valore cruciale per determinarne di conseguenza la sua temperatura superficiale, il diametro, la luminosità intrinseca e la sua età. Per fare questo verranno analizzate le immagini delle stelle ‘di sfondo’ riprese da Hubble per misurare quanto queste risultino spostate rispetto alla loro vera posizione nel cielo. Questi spostamenti apparenti sono dovuti al campo gravitazionale esercitato da Proxima. E se attorno ad essa dovesse esserci qualche pianeta, la sua presenza dovrebbe essere notata nelle immagini come un secondo piccolo spostamento delle stelle di sfondo.

Due sono le prime date in cui potrà essere sfruttata questa tecnica: a ottobre del 2014 e nel febbraio del 2016. L’attesa degli astronomi è grande poiché Proxima Centauri appartiene alla categoria delle stelle nane rosse, che possiedono masse piuttosto piccole se paragonate alle altre. Poiché le stelle di piccola massa possiedono tendenzialmente pianeti di taglia mediamente minore rispetto alle altre, le nane rosse sono i luoghi ideali dove andare a caccia di pianeti di tipo terrestre. E chissà che questa sia proprio la volta buona che Hubble riesca a scovarli proprio lì, attorno a Proxima Centauri. Appena a 4 anni luce da noi.

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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08.06 , ore 16:30: Conferenza di astronomia per i soci UCI, Unione Ciechi Italiani a cura di Domenico Antonacci (ingresso libero).

Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Al Planetario di Ravenna

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09.06, ore 15:00: Osservazione del Sole (cielo permettendo, giardini pubblici).

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.i

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Una Costellazione sopra di Noi – Ogni primo venerdì del mese, a cura di Giorgio Bianciardi (vicepresidente UAI). Osservazioni in diretta con approfondimenti dal vivo. 07.06: La Costellazione della Corona Boreale.

www.uai.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

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Gruppo Astrofili Villasanta

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07.06: “Costellazioni estive” a cura di F. Milani.
Cell. Per info: marco.saini@email.it
333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

Associazione Astrofili Centesi

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07.06: “Catastrofi dal cielo, minacce dallo spazio profondo”. Al telescopio: pianeti Venere e Mercurio osservabili fino alle ore 22. Saturno e l’ammasso stellare M13 visibile tutta la serata.

Per info: 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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07.06: Osservazione pubblica ai Piani Resinelli.

Per info: 0341.367584
www.deepspace.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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07.06: “Osservazioni al telescopio” di M. Casali.
Ogni sabato, ore 21, apertura dell’Osservatorio Astronomico Serafino Zani.

Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Di come funziona la Scienza

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[Tratto dall’editoriale di Coelum 62 – maggio 2003]

Pensando alle numerose lettere che giungono in redazione in merito alla disputa sull’interpretazione del redshift come indicatore di distanze cosmologiche.
Ovvero, come entrambe le parti in gioco possano trovare spunti di riflessione da un medesimo scritto, senza che questi sia a favore dell’una o dell’altra teoria.

“Nell’edificio della conoscenza l’ipotesi è come un’impalcatura, e il costruttore sa fin dall’inizio che nel corso dei lavori dovrà toglierla. Essa è una supposizione provvisoria che ha un senso solo in quanto esiste la possibilità pratica di confutarla in base a dati raccolti proprio a questo scopo. Una ipotesi che non è passibile di falsificazione non è neppure verificabile, ed è quindi inutilizzabile ai fini della ricerca sperimentale. Chi ha formulato un’ipotesi deve essere grato a chiunque gli indichi nuove vie per dimostrarne l’insufficienza, poiché tutto il lavoro di verifica consiste proprio nel vedere se l’ipotesi resiste a tutti i tentativi di confutarla. Il lavoro di ogni studioso di scienze naturali è costituito in fondo proprio dalla ricerca di conferme di questo tipo; si parla, infatti, di ipotesi di lavoro. Una ipotesi è tanto più utilizzabile quanto più si presta alle operazioni di verifica: la probabilità che essa sia fondata aumenta col numero delle conferme che è stato possibile raccogliere.

È un errore diffuso anche tra gli epistemologi il credere che un’ipotesi possa essere definitivamente scartata se anche uno solo, o pochi, dati risultano incompatibili con essa. Se cosi fosse, tutte le ipotesi esistenti verrebbero rifiutate poiché è ben difficile che ce ne sia una che tenga conto di tutti i fatti specifici. Ogni nostra conoscenza non è che un’approssimazione, anche se progressiva, alla realtà extrasoggettiva che desideriamo conoscere. Per confutare un’ipotesi non basta che un unico dato la contraddica, ma occorre sempre un’altra ipotesi che comprenda in sé un numero maggiore di dati rispetto all’altra. La “verità” è quindi quell’ipotesi di lavoro che si presta meglio ad aprire la strada a un’altra ipotesi che riesce a spiegare di più.

Tuttavia il nostro pensiero e i nostri sentimenti si rifiutano di accettare questo fatto teoricamente inconfutabile. Anche se ci sforziamo di ricordare che tutto il nostro sapere, tutto ciò che la nostra percezione ci comunica sulla realtà extrasoggettiva, costituisce soltanto un’immagine grossolanamente semplificata e approssimativa della realtà esistente, noi non possiamo fare a meno di considerare senz’altro vere certe cose e di essere convinti della assoluta esattezza del nostro sapere.

Se la consideriamo dal punto di vista psicologico e soprattutto fenomenologico, questa convinzione equivale in tutti i sensi a una fede”.

Konrad Lorenz

(adattato da “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”)

Il Sistema Solare non è periferico

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Credit: Robert Hurt, IPAC; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF
Credit: Robert Hurt, IPAC; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF

E se il Sistema Solare non fosse più alla periferia della Via Lattea?

Il nostro Sistema Solare è infatti collocato in quello che è sempre apparso come un braccio secondario della spirale che compone la Via Lattea, chiamato Sperone di Orione, posizionato tra il Braccio Carena-Sagittario e il Braccio di Perseo. Recenti studi, però, effettuati con il Very Long Baseline Array (VLBA), il radiotelescopio più grande al mondo, hanno dimostrato che lo Sperone di Orione potrebbe essere classificato come un braccio della spirale.

Studiare e realizzare la mappa dettagliata della struttura della Via Lattea non è stato un compito facile per gli astronomi nel corso dei decenni. Di certo finora c’è solo la struttura a spirale, sulla quale tutti gli studiosi non hanno dubbi. Molto più incerti e discordanti sono gli studi e le ricerche sul numero e la tipologia dei bracci che compongono la spirale.

Per questo recentemente i ricercatori hanno utilizzato il potente VLBA per effettuare delle misurazioni più accurate e raccogliere dati più specifici utilizzando semplici calcoli trigonometrici.

Osservando gli oggetti nello spazio dalla Terra quando si trova dal lato opposto al Sole, gli astronomi possono misurare i cambiamenti di posizione degli oggetti nel cielo, paragonandoli a oggetti più distanti. Questo effetto è chiamato parallasse ed è alla base del metodo di studio del team alla guida della ricerca. Gli astronomi hanno osservato la distanza delle regioni più attive nella formazione stellare della Via Lattea, misurando nove maser (Microwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation) di molecole di acqua e metanolo. Queste infatti incrementano le onde radio come il laser incrementa le onde luminose. Tale effetto è definito maser e rappresenta un vero faro per i radiotelescopi. Le osservazioni VLBA, effettuate dal 2008 al 2012, hanno prodotto misurazioni più accurate della distanza dei maser e hanno anche permesso agli scienziati di monitorare il loro movimento attraverso lo spazio.

Un risultato fondamentale di questo studio riguarda proprio lo Sperone di Orione, dove si trova la Terra, tra il Braccio Carena-Sagittario, più vicino al centro galattico, e il Braccio di Perseo, che si trova all’esterno della galassia. I dati pubblicati su Astrophysical Journal dimostrano che non si tratta di uno sperone, ma di una struttura più grande e importante, forse una diramazione del Braccio di Perseo.

Per saperne di più:

Leggi lo studio su The Astrophysical JournalOn the nature of the Local spiral Arm of the Milky Way, di Y. Xu, J. J. Li, M. J. Reid, K. M. Menten, X. W. Zheng, A. Brunthaler, L. Moscadelli, T. M. Dame, and B. Zhang

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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06.07, ore 17:00: “In cammino lungo la Via Lattea I” presso il Castello di Oramala (cena libera).

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

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