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ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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aprile: 3° Meeting SdR Luna All’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, il meeting dedicato alle tematiche di osservazione e ricerca del nostro satellite.
Sezione Luna UAI – http://luna.uai.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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aprile 3° Meeting SdR Luna All’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, il meeting dedicato alle tematiche di osservazione e ricerca del nostro satellite.

Sezione Luna UAI – http://luna.uai.it

aprile Corso di astrofotografia I sensori, i recettori, studio del piano focale di un telescopio.
Presso L’Osservatorio astronomico di Colle
Leone (Mosciano S.A. – TE).

www.oacl.net

aprile/maggio Corso di Astronomia di base – VII Edizione Sei incontri, volti ad avvicinare curiosi ed appassionati al mondo dell’Astronomia.
Unione Astrofili Lucchesi (Farneta – LU).
www.ual.lucca.it

Prima foto di Tatooine, o forse no

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Il sistema binario 2M0103, con la coppia centrale di stelle e un terzo oggetto mistero in orbita attorno a loro. Questa immagine a infrarossi è stata prodotta dal Very Large Telescope dell’ESO-Paranal in Cile (Crediti: ESO 2013)

Un pianeta in orbita attorno a due soli non sarebbe di per sé  una novità. Ma quella ripresa grazie al Very Large Telescope dell’ESO (VLT) potrebbe essere la prima immagine diretta di un sistema di questo tipo, simile a quello in cui si trova l’immaginario pianeta  Tatooine di Guerre stellari. Potrebbe, perché i ricercatori non sono sicuri che quello avvistato sia un pianeta e non una “stella mancata”, ovvero una nana bruna.

Il corpo celeste per adesso è chiamato 2MASSo103(AB)b. L’immagine che vedete è stata scattata lo scorso novembre da Philippe Delorme, dell’Università Josoph Fourier di Grnoble (Francia), e dai suoi colleghi con il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO in Cile. Spulciando nel database del telescopio sono stati trovati dati che hanno permesso di tracciare l’orbita e il movimento del pianeta/stella attorno al sistema binario, ricostruendo la sua posizione nel 2002 (indicata dalla freccia verde).

Gli astronomi  chiamano colloquialmente i pianeti di questo tipo  Tatooine, proprio pensando a Guerre stellari. 2M0103 è stato trovato a una distanza di circa 12,5 miliardi di chilometri dalle sue stelle, abbastanza vicino da essere nato dallo stesso disco di polveri e gas da cui è nato il sistema binario. Il pianeta è circa 12 o 14 volte più grande del nostro Giove e questo lo pone al bivio tra essere classificato un pianeta o essere considerato una nana bruna. Delorme dice, infatti, che è “uno dei più grandi pianeti mai scoperti o una delle più piccole stelle mai avvistate”.

Gli esperti stanno percorrendo le due ipotesi. Studiando in modo più approfondito la struttura chimica del pianeta/stella si potrà confermare, forse, l’ipotesi del pianeta gassoso, oppure rivelare che si tratta di un raro tipo di nana bruna, una sorta di terza sorella “povera” nata assieme alle stelle del sistema binario.

Per saperne di più:

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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29.03: Serata a tema: “Astronomia 3D”.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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29.03: “La data della Pasqua”.

Per info: Tel. 348.5648190
osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Associazione Astrofili Centesi

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29.03: “pronti…via! Un fantastico viaggio tra le costellazioni dell’emisfero boreale”. Al telescopio: Giove e la Luna calante.
Per info: cell. 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 28 marzo

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Saranno questi, se la cometa non avrà proprio deluso del tutto, i momenti migliori per la ripresa fotografica della Pan-STARRS. La cometa supera i +19° di altezza e tramonta più di due ore dopo il Sole. Ci sarà abbastanza tempo per realizzare delle ottime fotografie.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Bombardamento a tappeto nel Sistema solare

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Circa quattro miliardi di anni fa la Luna attraversò un periodo non certo facile, subendo un vero e proprio bombardamento di meteoriti che ne scolpì la superficie dandole l’aspetto che oggi osserviamo. Questa epoca, così catastrofica e non a caso ribattezzata ‘cataclisma lunare’, si protrasse per parecchie decine di milioni di anni. Ma a quanto pare, in quel turbolento periodo della storia del Sistema solare non fu solo il nostro satellite a fare le spese di questa pioggia di proiettili cosmici. Anche l’asteroide Vesta, distante quasi 200 milioni di chilometri e forse anche altri asteroidi di grandi dimensioni hanno subito un trattamento simile a quello della Luna. È questo lo scenario che emerge da uno studio pubblicato nell’ultimo numero della rivista Nature Geoscience e guidato dal ricercatore italiano Simone Marchi, in forza al Southwest Research Institute (SwRI) di Boulder, Colorado, e al Lunar and Planetary Institute della NASA a Houston, Texas. Il lavoro ha messo in relazione per la prima volta alcune proprietà delle rocce lunari portate a Terra dalle missioni Apollo con quelle di alcuni particolari tipi di meteoriti caduti sul nostro pianeta, ovvero le Howarditi e le Eucriti, che si sarebbero staccate proprio da Vesta. I risultati di questo studio portano alla luce alcune inattese somiglianze tra i campioni lunari e le meteoriti, come la distribuzione delle abbondanze degli isotopi dell’Argon, che sarebbero legate a un bombardamento di meteoriti ad alta velocità avvenuto nelle prime fasi di formazione del Sistema solare.

“Con il nostro lavoro abbiamo evidenziato che le meteoriti provenienti dagli asteroidi -ed in modo particolare da Vesta- mostrano segni dello spopolamento della fascia principale di asteroidi, avvenuto circa 4 miliardi di anni fa” dice Marchi. “Gli asteroidi rimossi hanno impattato a velocità elevata quelli rimasti nella fascia principale e la Luna, lasciando tracce inequivocabili dovute alle alte temperature prodotte nelle collisioni”.

I ricercatori sono giunti a queste conclusioni con il supporto di simulazioni al computer che hanno dimostrato come alcune proprietà chimico-fisiche dei meteoriti provenienti da Vesta possano essere state determinate da impatti primordiali subiti dall’asteroide con altri corpi minori. Impatti avvenuti con velocità relative molto elevate, dell’ordine dei 36.000 chilometri l’ora. Questi scontri si sarebbero prodotti proprio nell’epoca del cataclisma lunare e sarebbero stati causati dal riadattamento delle orbite dei pianeti giganti come Giove e Saturno, migrati dalle posizioni che avevano all’alba del Sistema solare con quelle che oggi possiedono. Questo riassestamento provocò una destabilizzazione delle traiettorie di molti corpi della fascia di asteroidi, innescando così questo bombardamento che ha investito non solo i pianeti e le lune del Sistema solare interno, ma anche i corpi maggiori della stessa cintura degli asteroidi.

Determinanti in questo studio multidisciplinare sono stati i dati e le osservazioni raccolti dalla missione Dawn della NASA, dedicata allo studio degli asteroidi Vesta e Cerere, come spiega ai nostri microfoni Maria Cristina De Sanctis, dell’INAF IAPS, team leader dello spettrometro VIR a bordo della sonda, tra i coautori dell’articolo: “Le osservazioni e le misure effettuate dagli strumenti della sonda Dawn, tra cui VIR, sono state fondamentali per confermare che le meteoriti cadute sulla terra e classificate come Howarditi ed Eucriti si sono staccate da Vesta. È un po’ come se Dawn si sia trasformata in una missione che ci ha permesso di raccogliere dei campioni dell’asteroide stesso, non già riportandoceli dallo spazio, ma che noi abbiamo già a disposizione sulla Terra sotto forma di meteoriti e che possiamo datare e analizzare in dettaglio per capire la loro storia evolutiva”.

Ascolta l’intervista a Maria Cristina De Sanctis (INAF-IAPS)

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Rassegna stampa e cielo del mese – Ogni quarto giovedì del mese. Ciclo di serate dedicate all’approfondimento delle principali notizie di attualità astronomica e all’anteprima degli eventi del cielo del mese, con Stefano Capretti.

http://telescopioremoto.uai.it/

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Una Costellazione sopra di NoiOgni primo venerdì del mese, a cura di Giorgio Bianciardi (vicepresidente UAI). Osservazioni in diretta con approfondimenti dal vivo.

SKYLAUNCHOgni secondo giovedì del mese a cura di Stefano Capretti. Partiremo a bordo dei razzi che hanno dato il via alle principali missioni di esplorazione del Sistema Solare ripercorrendone il lancio, fino alle scoperte.

Rassegnastampa e cielo del meseOgni quarto giovedì del mese a cura di Stefano Capretti. Approfondimento delle principali notizie di attualità astronomica e degli eventi del cielo del mese.

http://telescopioremoto.uai.it/

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 26 marzo

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Saranno questi, se la cometa non avrà proprio deluso del tutto, i momenti migliori per la ripresa fotografica della Pan-STARRS. La cometa supera i +19° di altezza e tramonta più di due ore dopo il Sole. Ci sarà abbastanza tempo per realizzare delle ottime fotografie.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Gruppo Astrofili W.Herschel

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26.03: “Osservare il Sole, la Luna, le stelle” di Marco Genovese.

Per dettagli e informazioni: info@gawh.net
www.gawh.net

ASSOCIAZIONE CASCINESE ASTROFILI

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25.03: “Evoluzione Geologica del pianeta Terra” di Flaviano Fanfani.

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329.6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Al Planetario di Padova

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Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di marzo consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: Tel. 049.773677
info@planetariopadova.it
www.planetariopadova.it

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 24 marzo

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Saranno questi, se la cometa non avrà proprio deluso del tutto, i momenti migliori per la ripresa fotografica della Pan-STARRS. La cometa supera i +19° di
altezza e tramonta più di due ore dopo il Sole. Ci sarà abbastanza tempo per realizzare delle ottime fotografie.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Dal Big Bang a oggi, ecco l’universo di Planck

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Una rappresentazione artistica del satellite Planck (ESA)

È la Mappa con la ‘emme’ maiuscola. Quella che i cosmologi di tutto il mondo attendevano impazienti dal 2009, anno del lancio del telescopio spaziale Planck dell’Agenzia Spaziale Europea. Oggi, puntuale, è stata presentata al mondo nel corso di una conferenza stampa internazionale che si è tenuta a Parigi. È il frutto dei primi 15 mesi e mezzo di raccolta dati, il risultato di una perlustrazione dell’intero cielo nelle bande di frequenza da 30 a 857 GHz: quelle dove si annida la radiazione cosmica di fondo a microonde, la luce fossile primigenia, risalente a quando l’universo aveva appena 380.000 anni.

La mappa di Planck dell’Universo a microonde

Nella mappa qui in alto, le anisotropie della radiazione cosmica di fondo (CMB, cosmic microwave background) osservate da Planck. La CMB è l’immagine della luce più antica del nostro Universo, impressa nel cielo quando l’Universo aveva appena 380.000 anni. Mostra lievissime differenze di temperatura, corrispondenti a regioni di densità leggermente diverse fra loro, che rappresentano i semi di tutte le strutture formatesi successivamente: le stelle e le galassie di oggi.

Crediti: ESA/Planck Collaboration

L’immagine è disponibile in alta risoluzione:

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Per saperne di più:

Con pazienza certosina, gli scienziati del team di Planck – molti dei quali italiani – l’hanno distillata dal mare d’impurità che la contaminavano. Il risultato è la mappa più accurata e precisa che mai stia stata prodotta della CMB (Cosmic Microwave Background), la prima luce del cosmo. Nei meandri del suo labirinto si celano non solo i semi originari di tutte le strutture osservabili oggi, dagli ammassi di galassie alle stelle, ma anche i parametri fondamentali dell’universo. Parametri che, se in gran parte confermano il cosiddetto “modello standard della cosmologia”, presentano anche alcune sorprese. E lasciano affiorare domande inedite. Domande che, per ottenere risposta, potrebbero richiedere una nuova fisica.

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Qualcosa è cambiato

Partiamo dunque dalle novità. Anzitutto, l’universo ha da oggi qualche capello bianco in più. Se a WMAP (il satellite NASA predecessore di Planck) aveva dichiarato un’età di circa 13,7 miliardi di anni, ora è costretto ad ammettere di averne 13,82, milione più milione meno. Detta così sembrano gli argomenti di conversazione tra i personaggi di Big Bang Theory, ma in realtà è un numero che a sua volta deriva da un altro parametro d’importanza cruciale: la costante di Hubble. Costante che indica la velocità alla quale l’Universo si sta oggi espandendo, e che i dati di Planck attestano a 67.15: un valore significativamente inferiore rispetto a quello correntemente utilizzato in astronomia.

Un secondo aggiustamento va poi apportato alla ricetta cosmica. Se la natura degli ingredienti continua a rimanere in gran parte oscura, per quanto riguarda le dosi Planck s’è fatto un’idea ben precisa. Cresce, seppure di uno zero virgola, la fetta della materia “normale”, quella di cui sono fatte le stelle e le galassie, che passa dal 4% al 4,9%. Incrementa di un buon quinto il contributo dell’altra materia, quella “oscura”, della quale continuiamo a non sapere alcunché se non che si attesta ora su un ragguardevole 26,8%. Cede invece terreno, pur continuando a farla da padrona, l’energia oscura: i dati di Planck indicano che costituisce il 68,3% dell’universo, dunque meno di quanto si pensava.

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Tre anomalie che il modello non spiega

Ma in fondo questi sono solo ritocchi, per quanto significativi. Diverso il discorso, invece, per i tre principali scostamenti rilevati da Planck rispetto al modello standard: nel loro caso, si tratta di autentiche anomalie. La più sorprendente, del tutto inattesa, riguarda lo spettro di potenza delle fluttuazioni della temperatura della CMB: a grandi scale angolari non corrispondono a quelle previste dal modello standard. Il loro segnale, dicono i dati, è meno intenso di quanto implicherebbe la struttura a scala angolare più piccola osservata da Planck. Sembra molto complicato, e in effetti lo è. Provando a tradurre in un linguaggio a noi più affine, potremmo dire che, ascoltando la sinfonia del cosmo primordiale, Planck s’è accorto che è un po’ carente nei suoni bassi.

Delle altre due anomalie, invece, già si mormorava qualcosa, dunque colgono i cosmologi meno di sorpresa. Una è il cosiddetto cold spot, una regione fredda che si estende su una porzione di cielo molto più ampia del previsto. L’altra è un’asimmetria fra le temperature medie nei due emisferi opposti del cielo, in contrasto con quanto predetto dal modello standard, secondo il quale l’Universo dovrebbe essere grosso modo simile in tutte le direzioni in cui lo osserviamo. Entrambe erano già state notate anche dal predecessore di Planck, la missione WMAP della NASA, ma erano state in gran parte ignorate per i dubbi che permanevano circa le loro origini cosmiche. A questo punto, però, non si possono più nascondere sotto il tappeto. «La rilevazione di queste anomalie da parte di Planck scioglie ogni dubbio circa la loro realtà», dice Paolo Natoli, ricercatore all’Università di Ferrara e associato INAF. «Non è più possibile attribuirle a errori introdotti dalle misure: ci sono davvero. Ora dobbiamo riuscire a spiegarle in modo convincente».

Una conferma stringente dell’inflazione

Per il resto, le informazioni estratte dalla nuova mappa di Planck forniscono, con un’accuratezza mai raggiunta prima, una serie di conferme eccellenti del modello standard. «Una delle più importanti riguarda le fluttuazioni primordiali: quelle da cui si sono formate, nel tempo, le galassie, le stelle e tutte le strutture che osserviamo. Grazie a Planck, oggi sappiamo che quelle fluttuazioni obbediscono con grande precisione a una statistica gaussiana. Questo risultato rappresenta la più stringente conferma dell’inflazione», spiega il responsabile dello strumento LFI di Planck, Nazzareno Mandolesi, membro del CdA dell’Agenzia Spaziale Italiana e associato INAF. «Ora occorre però comprendere che cosa l’abbia messa in moto, pochissimi istanti dopo il Big Bang. «Prendiamo la nuova particella identificata al CERN: se, come sembra, è davvero il bosone di Higgs, essa ha un ruolo fondamentale nel dare una massa a tutte le particelle elementari del modello standard. Ma potrebbe essere anche la misteriosa particella che scatena l’inflazione? Queste sono le domande con le quali una nuova fisica, situata all’intersezione fra cosmologia e fisica fondamentale, dovrà confrontarsi negli anni a venire».

«Le informazioni raccolte da Planck possono essere condensate nel grafico in alto, detto "spettro di potenza". La curva mostra le oscillazioni acustiche primordiali, onde di pressione che hanno generato i semi gravitazionali delle strutture cosmiche. L'asse orizzontale, da sinistra a destra, rappresenta frequenze crescenti mentre l'asse verticale rappresenta l'ampiezza del "suono cosmico"».

In attesa della fisica del futuro, almeno per oggi gli scienziati di Planck possono però concedersi una tregua. «Dopo vent’anni di lavoro e di attesa, è un’emozione straordinaria vedere in diretta l’universo neonato con una definizione senza precedenti. È un po’ come sbarcare per la prima volta su un continente ignoto», dice Marco Bersanelli dell’Università degli Studi di Milano. «Le mappe di Planck portano i segni inequivocabili di processi che sono avvenuti nella prima frazione di secondo dopo l’inizio della storia cosmica, e ci sorprendono con alcune tracce impreviste la cui natura al momento sfugge a qualsiasi spiegazione».

Gruppo Astrofili W.Herschel

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23.03: Convegno dell’Astronomia non professionale piemontese presso l’Osservatorio Astronomico
di Torino – Pino Torinese.
Per dettagli e informazioni: info@gawh.net
www.gawh.net

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 22 marzo

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Il 22 marzo l’altezza s’incrementa di poco e la cometa si fa sempre più debole. La coda di polveri è ortogonale all’orizzonte.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Così esplose la supernova di Keplero

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Il resto della supernova di Keplero apparsa nel 1604 e ripresa oggi dal telescopio spaziale chandra della NASA nei raggi X. L’area tratteggiata indica la struttura a disco scoperta dai ricercatori. Crediti: NASA/CXC/NCSU/M.Burkey et al.
Il resto della supernova di Keplero apparsa nel 1604 e ripresa oggi dal telescopio spaziale chandra della NASA nei raggi X. L’area tratteggiata indica la struttura a disco scoperta dai ricercatori. Crediti: NASA/CXC/NCSU/M.Burkey et al.

Sono passati più di quattro secoli da quando nel 1604 Keplero identificò un nuovo astro nel cielo, apparso all’improvviso e brillante più di tutte le altre stelle, scomparso poi alla vista dopo alcuni mesi. Quell’evento, inspiegabile all’epoca, era associato all’esplosione di una supernova, l’ultima che sia avvenuta nella nostra Galassia. Un fenomeno che, grazie ai più avanzati strumenti a disposizione degli astrofisici, ha ancora oggi molto da rivelare. Gli ultimi studi condotti su quel che rimane di questa gigantesca esplosione, ovvero una nube di gas e polveri in espansione, condotti con le osservazioni nei raggi X del telescopio spaziale Chandra della NASA hanno INFATTI permesso di ricostruire come si sia prodotta la supernova di Keplero. Secondo Mark Burkley, della North Carolina State University, che ha guidato il team coinvolto nello studio, l’esplosione è stata innescata in un sistema stellare binario in cui un astro era una nana bianca e l’altro una gigante rossa, dando vita a quella che viene chiamata una Supernova di tipo Ia. Viene così confermato uno dei due possibili scenari oggi più accreditati per l’innesco di questi fenomeni, scartando invece la possibilità che l’esplosione sia avvenuta in seguito alla fusione di due nane bianche. “Non possiamo certo dire che sia così per tutte le supernovae di tipo Ia, ma la nostra analisi per quella di Keplero ci fa ritenere che sia stata innescata da una nana bianca che ha strappato materia da una compagna” dice Burkley. “Capire come avvengano queste esplosioni è fondamentale per migliorare i processi per la misura delle distanze cosmiche in cui vengono utilizzati questi  oggetti  celesti”.

I ricercatori sono giunti a queste conclusioni analizzando le immagini nei raggi X di Chandra in cui si evidenzia una struttura discoidale in prossimità del centro del resto della supernova, interpretata come il risultato della collisione tra il materiale espulso dalla supernova e quello presente attorno alla gigante rossa prima dell’esplosione, anche se non viene esclusa la possibilità che quello osservato possa essere semplicemente il pulviscolo associato all’esplosione. A rafforzare però la convinzione che questo disco sia legato alla compagna della stella esplosa ci sono due ulteriori indizi: il primo è dato dalla presenza in esso di tracce significative di magnesio, elemento chimico che non viene prodotto in maniera così massiccia in un evento di tipo Ia. Il secondo è che una struttura  molto simile per estensione e posizione e riconducibile a brandelli di stella espulsi da venti stellari piuttosto che veri e propri resti di supernova sia stata osservata da un altro telescopio spaziale, Spitzer, ma questa volta nell’infrarosso.

Insomma, mistero risolto per l’origine della supernova di Keplero? Tutt’altro. Questo studio rafforza da un lato l’ipotesi che per le supernovae di tipo Ia possano esistere differenti processi d’innesco e dall’altro solleva il dubbio che la stessa supernova presa in esame sia tutt’altro che ‘standard’. Altre simulazioni e analisi di dati raccolti da Chandra suggerirebbero infatti che quella del 1604 è stata un’esplosione di supernova di eccezionale potenza. “Potremmo capire quanto di normale o di anormale ci sia nella supernova di Keplero se potessimo scoprire e analizzare radiazione prodotta nell’esplosione che sia stata riflessa da qualche nube interstellare e che abbia impiegato qualche centinaio di anni per tornare sulla Terra: un’eco di luce” sottolinea Stephen Reynolds, coautore dello studio recentemente pubblicato online sul sito della rivista Astrophysical Journal.

Pio & Bubble Boy – Coelum n.169 – 2013

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Pio e Bubble Boy

Pio e Bubble Boy

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.169 – 2013. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Gruppo Astrofili Villasanta

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22.03: Serata osservativaGAV.

Per info: marco.saini@email.it
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

I Venerdì dell’Universo 2013

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22.03: “Il Terremoto Emiliano: Cause ed Effetti” a cura di RICCARDO CAPUTO

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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22.03: “Le nostre future destinazioni: le dieci stelle più vicine” di Loris Lazzati.
Dopo le conferenze serali, meteo permettendo, si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341.367584
www.deepspace.it

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 20 marzo

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Il 20 marzo l’altezza s’incrementa di poco e la cometa si fa sempre più debole. La coda di polveri è ortogonale all’orizzonte.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Buon Equinozio di primavera!

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20 Marzo 2013 ore 12:02 – Equinozio di primavera: inizia la primavera astronomica

Il 20 marzo il sole infatti si troverà al Punto Gamma, dove la sua declinazione (e anche l’ascensione retta) sarà esattamente pari a zero. Sorgerà quasi perfettamente a est e tramonterà quasi perfettamente a ovest, con una durata del giorno teoricamente uguale a quella della notte. A complicare le cose contribuiscono in realtà molti altri fattori (ad esempio la rifrazione atmosferica) tanto che alle nostri latitudini la parità si raggiunge in realtà circa tre giorni prima dell’equinozio.

Come è noto, l’equinozio di primavera può cadere solo il 19, 20 o 21 marzo, anche se nel 19° e 20° secolo si è verificato sempre il 20 o il 21. L’ultimo 19 marzo è stato alla fine del diciottesimo secolo e il prossimo sarà solo nel 2044.
Nel 21° secolo poi  si è verificato il 21 marzo solo nel 2003 e nel 2007, e la cosa non si è più ripetuta fino al 21 marzo 2102!!

Nella figura una comparazione tra l’arco diurno (il percorso apparente del Sole dovuto alla rotazione terrestre) del Solstizio estivo, degli equinozi e del Solstizio invernale.

Mondi a confronto

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Una composizione di immagini da mondi diversi. Crediti composizione: Mike Malaska. Crediti immagini: Asteroide Itokawa (Hayabusa) ISAS/JAXA/Gordan Ugarkovic; Luna (Apollo 17) NASA; Venere (Venera 14) IKI/Don Mitchell/Ted Stryk/Mike Malaska; Marte (Mars Exploration Rover Spirit) NASA/JPL/Cornell/Mike Malaska; Titano (Cassini Huygens) ESA/NASA/JPL/University of Arizona; Terra, Mike Malaska.

Facciamo un gioco: trovare analogie e diversità tra rocce, crateri e altri dettagli di panorami apparentemente simili. In realtà, malgrado le similitudini, quelli che stiamo guardando sono mondi diversi, distanti tra loro milioni di chilometri.
L’immagine di oggi è un montaggio in cui sono state riportate in scala e assemblate le fotografie scattate su diverse superfici planetarie dalle missioni spaziali che le hanno visitate. Un simbolo della lunga collaborazione tra le varie agenzie spaziali e le comunità scientifiche che hanno permesso l’esplorazione contemporanea di corpi diversi del sistema solare. Ma anche una carrellata di mondi solo apparentemente simili ma con storie evolutive molto differenti, che hanno dato vita a condizioni di vita completamente diverse.

Una composizione di immagini da mondi diversi. Crediti composizione: Mike Malaska. Crediti immagini: Asteroide Itokawa (Hayabusa) ISAS/JAXA/Gordan Ugarkovic; Luna (Apollo 17) NASA; Venere (Venera 14) IKI/Don Mitchell/Ted Stryk/Mike Malaska; Marte (Mars Exploration Rover Spirit) NASA/JPL/Cornell/Mike Malaska; Titano (Cassini Huygens) ESA/NASA/JPL/University of Arizona; Terra, Mike Malaska.

L’immagine è stata realizzata dal planetologo Mike Malaska, per conto della americana Planetary Society. Mike ha selezionato alcune immagini storiche dell’esplorazione spaziale, portandole in scala e ordinandole (da sinistra verso destra) per complessità geologica crescente, da un primordiale asteroide fino a uno dei tanti oceani che ricoprono la nostra Terra.

La prima è stata scattata sulla superficie di Itokawa, un piccolo Near Earth Asteroid dalla forma di una nocciolina lunga 600 m e del diametro medio di circa 300 m. Iotokawa ha ospitato la visita della sonda giapponese Hayabusa che lo ha raggiunto nel 2005 dopo un viaggio di oltre due anni, atterrando su di essa e prelevando dei campioni del suolo, successivamente riportati a Terra. Itokawa è il secondo asteroide su cui sia atterrata una sonda, dopo Eros visitato da NEAR nel 2001. Ed è in assoluto  il primo da cui si siano riportati a terra dei campioni. La superficie, è quella di un corpo indifferenziato e senza atmosfera, craterizzato da impatti con altri corpi, ma privo degli effetti di fenomeni geologici che ne abbiano potuto modificare la superficie.

Nella seconda immagine, la Luna fotografata nel 1972 dagli astronauti dell’Apollo 17, l’ultima missione umana realizzata dalla NASA. L’Apollo 17 è allunata a Taurus-Littrow, una valle scelta proprio per analizzare l’altopiano lunare più antico, risalente all’impatto che ha formato il Mare Imbrium e valutare le possibilità di un’attività vulcanica nelle vicinanze. L’immagine racconta la storia di un corpo non modellato da agenti atmosferici e geologicamente poco attivo. Non agendo sulla Luna forze tettoniche, non si vedono tracce di eruzioni vulcaniche o fenomeni sismici ad averne modificato la superficie di recente.

Il terzo panorama è stato realizzato sul suolo di Venere ed è una immagine storica, realizzata dalla missione sovietica Venera 14. Insieme alla sua gemella Venera 13 questa sonda è stata lanciata nel 1981 per atterrare sulla superficie del pianeta e raccogliere dati e preziose immagini resistendo per qualche ora alle terribili condizioni venusiane. A differenza dei corpi precedenti, Venere ha una densissima atmosfera composta principalmente da anidride carbonica che genera una pressione al suolo di 90 volte quella terrestre e un effetto serra tale da comportare tempertaure medie di oltre 400 gradi su tutto il pianeta. Quella che vediamo nell’immagine è una superficie più giovane delle precedenti, figlia dall’intensissima attività vulcanica che ha rimodellato il suolo del pianeta in un passato relativamente recente.

A seguire, Marte, fotografato più recetemente da Spirit, il primo dei due rover gemelli della NASA che dal 2004 hanno inziato a esplorare il pianeta, funzionando contro ogni aspettativa fino al 2011. L’immagine sembrerebbe quella di un deserto di sabbia con rocce stratificate e dai bordi taglienti, dunque poco esposte a processi atomsferici. E se attualmente le condizioni sul pianeta rosso, la sua tenue atmosfera e le condizioni di pressione e temperatura al suolo, rendono impossibile l’esistenza di acqua liquida, gli scienziati sono sempre più convinti che in un passato più o meno lontano questa possa essere esistita ed aver modificato la superficie del pianeta, esattamente come succede oggi per la Terra. E proprio come succede per la Terra, anche Marte ha un clima che risente di stagioni periodiche, un’intensa attività vulcanica e alcuni indizi suggeriscono che nella sua storia sia esistita attivita tettonica.

La penultima immagine è l’orizzonte di Titano, fotografato dalla sonda europea Huygens nel 2005, alla fine della sua avventurosa discesa nell’atmosfera della Luna di Saturno. Qui, il panorama potrebbe sembrare terrestre, con rocce arrotondate, levigate da processi atmosferici simili a quelli del nostro pianeta. I dati raccolti dagli strumenti ancora funzionanti sulla Cassini-Huygens parlano di una luna con una atmosfera di azoto, metano e idrocarburi dove esiste un ciclo del metano che alimenta i laghi che si trovano sulla sua superficie, in tutto e per tutto simile a quello terrestre dell’acqua.

Acqua protagonista dell’ultima immagine, decisamente terrestre, uno dei tanti oceani che ricoprono oltre il 70% del nostro pianeta. Una delle possibili conclusioni di una serie di processi evolutivi, che in presenza di alcune fortuite e quasi miracolose condizioni (definite da quella che si chiama “zona abitabile” del pianeta) può portare, in alcuni rari casi, alla nascita della vita.

Per l’immagine originale:

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Premio Letterario Galileo 2013 per la divulgazione scientifica

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PREMIO LETTERARIO

GALILEO

Per la divulgazione scientifica
PADOVA 2013

La Giuria scientifica della settima edizione del Premio Galileo, presieduta per il 2013 da Paco Lanciano, ha selezionato lo scorso gennaio la cinquina finalista delle opere da sottoporre al giudizio della Giuria popolare, formata da circa 2.500 studenti delle IV superiori di tutte le Province italiane:

  • Massimo Bucciantini, Michele Camerota, Franco Giudice con “Il telescopio di Galileo”, 2012 Einaudi;
  • Sergio Pistoi con “Il DNA incontra Facebook – Viaggio nel supermarket della genetica”, 2012 Marsilio;
  • Frank Close con “Neutrino”, 2012 Raffaello Cortina;
  • Sam Kean con “Il cucchiaino scomparso e altre storie della tavola periodica degli elementi”, 2012 Adelphi;
  • Giorgio Vallortigara con “La mente che scodinzola”, 2012 Mondadori.

La premiazione dell’opera vincitrice, selezionata tra la cinquina finalista da una giuria popolare, formata da studenti di 110 istituti superiori di altrettante province italiane, si svolgerà giovedì 9 maggio 2013 presso il Centro Altinate/San Gaetano, via Altinate, 71.

Incontri con gli autori finalisti
Centro culturale Altinate/San Gaetano, via Altinate, 71 – Padova

I cinque finalisti del Premio letterario Galileo presentano le loro opere durante un ciclo di incontri. Gli appuntamenti serali sono aperti a tutta la cittadinanza, mentre quelli che si svolgono di mattina sono dedicati alle scuole.

  • martedì 9 aprile, ore 21:00 e mercoledì 10 aprile, ore 10:30 
    Incontro con Frank Close, autore di “Neutrino”
  • martedì 16 aprile, ore 21:00 e mercoledì 17 aprile, ore 9:30
    Incontro con Giorgio Vallortigara, autore di “La mente che scodinzola”
  • mercoledì 24 aprile, ore 11:30 e ore 21:00
    Incontro con Sergio Pistoi, autore di “Il DNA incontra Facebook – Viaggio nel supermarket della genetica”
  • lunedì 29 aprile, ore 11:30 e ore 21:00
    Incontro con Massimo Bucciantini, Michele Camerota e Franco Giudice, autori di “Il telescopio di Galileo”
  • martedì 7 maggio, ore 11:30 e ore 21:00
    Incontro con Sam Kean, autore di “Il cucchiaino scomparso”
Di seguito le schede dei cinque libri in concorso. Invitiamo tutti i lettori a leggerli e ad esprimere la propria opinione.

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 18 marzo

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La sera del 18 marzo la Pan raggiungerà i +18° di altezza. Luminosità ed estensione saranno in calo, ma la cometa tramonterà circa un’ora e trequarti dopo il Sole. Ci sarà quindi la concreta possibilità (ora consigliata: le 19:00) di vederla e di riprenderla su uno sfondo di cielo scuro.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Al Planetario di Padova

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Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di marzo consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: Tel. 049.773677
info@planetariopadova.it
www.planetariopadova.it

Una cometa non fa primavera – Noci (BA)

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Una Cometa… non fa Primavera!

Sabato 16 Marzo 2013

Incontro e Osservazione in occasione del passaggio della Cometa Panstarrs L4 C/2011.

Programma della serata.

L’associazione culturale “La Bottega dei Mondi Impossibili”, con il patrocinio del Comune di Noci e della Unione Astrofili Italiani, in occasione del prossimo passaggio al perielio della Cometa Panstarrs L4 C/2011 propone una serata a tema incentrata sulle comete, queste magnifiche vagabonde del nostro sistema solare.

L’evento avrà luogo presso la “Dimora Albireo”, antico casolare in pietra situato nella campagna nocese, in un’incantevole cornice di muretti a secco, ulivi e frutteti.

La serata comincerà alle ore 16,30 con un seminario dal titolo “Le Comete: un tuffo verso il nostro Sole” tenuto dal Dottore in Astronomia Alessandro Schillaci dell’Università di Roma “La Sapienza”. Nel seminario verrà spiegato con un linguaggio semplice e diretto cosa sono le Comete, la loro origine e il loro ruolo all’interno del nostro Sistema Solare.

Al termine del seminario un ricco buffet di prodotti tipici Nocesi accompagnerà i visitatori verso le osservazioni dirette del cielo, dove potremo ammirare la Cometa Panstarrs L4 C/2011 novella visitatrice del Sistema Solare interno. Le osservazioni verranno condotte con un telescopio automatizzato da 280mm di apertura in configurazione Schmidt Cassengrain. Una volta tramontata la cometa ci sarà l’occasione di sfruttare la potente strumentazione a disposizione per l’osservazione dei più evidenti oggetti astronomici del cielo invernale, tra cui la famosa Nebulosa di Orione, i numerosi Ammassi Aperti visibili, il pianeta Giove e la Luna in fase crescente.

Il costo della serata è di 20 euro, ridotto a 10 euro per i bambini fino a 12 anni e soci UAI tessera muniti.

Info e Prenotazioni

“Dimora Albireo” – SP239 Noci-Gioia (BA), km 12,4

349.1481513 – 345.3568484

alessandro.schillaci@roma1.infn.it

www.uai.it

6/7 APRILE 2013 Parco Esposizioni Novegro MILANO

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expo

expo6° FIERA
della scienza
della tecnica
dell’astronomia
delle scienze naturali e
degli strumenti scientifici

expo2
L’edizione 2013 di SCIENZA & NATURA EXPO sarà dedicata in gran parte all’Astronomia con la presenza di stand commerciali e conferenze a tema. Come tradizione saranno presenti spazi dedicati alla Biologia ed alle Biotecnologie, alla Microscopia, ai Fossili e ai Minerali, alla Micologia, ecc.
Prossimamente maggiori dettagli e il programma completo degli eventi collaterali.

Per informazioni: Tel. 02/75.62.711
scienzanatura@parcoesposizioninovegro.it
www.parcoesposizioninovegro.it

Congiunzione tra Luna e Giove

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Congiunzione tra Luna e Giove

Congiunzione tra Luna e GioveAd aprire (e a chiudere) la scarna lista dei fenomeni celesti di marzo sarà l’ennesima congiunzione tra Luna e Giove la sera del 17 nel contesto spettacolare dell’ammasso delle Iadi, con i due oggetti che raggiungeranno la minima distanza angolare.

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 16 marzo

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Il 16 marzo con la cometa alta quasi +17° sullo stesso azimut del Sole, la coda di ioni dovrebbe apparire quasi esattamente ortogonale all’orizzonte.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

Infini-To Inaugurazione del nuovo Planetario digitale

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Inaugurazione del nuovo Planetario Digitale
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17 marzo 2013
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dalle ore 14 alle ore 20
(ultimo spettacolo ore 18.30)
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Presentazione dello spettacolo inedito Le Stelle di Atlantide

> Programma

Informazioni: tel 011 811 8740
www.planetarioditorino.it

facebook.com/palnetarioditorino

La strana chimica di quattro mondi alieni

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In queste immagini, il procedimento seguito per ottenere gli spettri. (i) il telescopio punta la stella: si può notare l’ombra del coronografo; (ii) viene attivato il sistema di ottica adattiva: l’immagine diventa molto più nitida; (iii) la stella viene occultata dal coronografo e si dà inizio a un’esposizione di 5 minuti; (iv) viene calibrato il sensore di fronte d’onda, che permette la rimozione degli effetti dovuti a difetti delle ottiche; (v) i dati vengono processati da un algoritmo sviluppato ad hoc, ed emergono chiaramente i quattro pianeti.

Non solo li hanno visti: ne hanno pure catturato la firma chimica. Ed è una firma che lascia sbalorditi. Oggetto di quest’impresa notevole, i cui risultati sono usciti sull’ultimo numero di The Astrophysical Journal, è il sistema planetario in orbita attorno a HR 8799, una stella a 128 anni luce dalla Terra. Di pianeti extrasolari e di sistemi planetari se ne conoscono a centinaia, ma nella maggior parte dei casi ciò che di essi è possibile osservare è solo un’ombra, un effetto indiretto: come l’occultazione della stella ospite, o le perturbazioni gravitazionali che essa subisce. A maggior ragione, dunque, quest’osservazione ha una portata storica: per la prima volta non solo sono stati osservati direttamente quattro pianeti, ma si sono pure ottenuti i loro spettri. Tutto in un colpo solo.

In queste immagini, il procedimento seguito per ottenere gli spettri. (i) il telescopio punta la stella: si può notare l’ombra del coronografo; (ii) viene attivato il sistema di ottica adattiva: l’immagine diventa molto più nitida; (iii) la stella viene occultata dal coronografo e si dà inizio a un’esposizione di 5 minuti; (iv) viene calibrato il sensore di fronte d’onda, che permette la rimozione degli effetti dovuti a difetti delle ottiche; (v) i dati vengono processati da un algoritmo sviluppato ad hoc, ed emergono chiaramente i quattro pianeti.

Per ottenerli, gli astronomi hanno fatto ricorso a una suite di strumenti e software, battezzata Project 1640, installata sul telescopio Hale, in California, al Palomar Observatory. Una suite composta, anzitutto, da un sistema di ottica adattiva avanzatissimo, capace di correggere milioni di volte al secondo le aberrazioni introdotte dalla turbolenza dell’atmosfera terrestre. Poi un coronografo, in grado di rimuovere con precisione l’accecante luce della stella madre, da 1 a 10 milioni di volte  più intensa di quella dei pianeti. Ancora, uno spettrografo che sforna immagini al ritmo di 30 al secondo. E, infine, un sensore di fronte d’onda.

Ma cosa ci dicono, gli spettri così ottenuti? In breve, che là fuori la natura mostra una varietà inaspettata: un apparente squilibrio chimico tale da rimettere in discussione cos’è normale e cosa no. Ammoniaca e metano, per esempio: ci si attendeva che le due molecole, in mondi dalle temperature non troppo estreme, tendessero a convivere, seppure in proporzioni variabili. E invece è saltato fuori che nei quattro pianeti attorno a HR 8799 può esserci anche solo l’una o solo l’altro. Questo nonostante la temperatura media sia, almeno secondo gli standard astronomici, relativamente tiepida: di poco superiore ai 700 gradi. C’è poi dell’anidride carbonica, e fin qui nulla d’anomalo, ma anche dell’acetilene: una molecola mai osservata prima in un pianeta extrasolare.

«Sono risultati molto strani», conferma il primo autore dell’articolo, Ben Oppenheimer, dell’American Museum of Natural History. «Questi pianeti caldi e “rossi” sono diversi da qualsiasi altro oggetto dell’universo conosciuto. Tutti e quattro hanno spettri diversi fra loro, e tutti e quattro mostrano peculiarità. Insomma, i teorici avranno parecchio da lavorare».

Provando a riassumerlo schematicamente, ecco l’insolito quartetto che s’è parato innanzi a Oppenheimer e colleghi: assegnando ai quattro pianeti le lettere da ‘b’ a ‘e’, come fanno gli astronomi, risulta che ‘b’ sembra aver tutto fuorché il metano, a ‘c’ mancano sia il metano sia l’anidride carbonica, a ‘d’ difetta invece l’ammoniaca mentre ad ‘e’ mancano ammoniaca e metano. In compenso, sembra che su tutti ci sia un cielo almeno parzialmente nuvoloso, come si deduce dall’abbondanza della componente “rossa” negli spettri. E per fortuna, verrebbe da dire, visto che la stella ospite, HR 8799, oltre a esibire un comportamento quanto mai ballerino (la sua luminosità varia dell’8% in appena due giorni), emette raggi ultravioletti in quantità mille volte superiore al Sole.

Una buona crema protettiva, in ogni caso, non basterebbe, spiega Ian Parry, della Cambridge University, fra i coautori dell’articolo: «Dagli spettri si deduce chiaramente che questi quattro mondi sono troppo tossici e troppo caldi per ospitare la vita come noi la conosciamo. Ma la cosa veramente interessante sono le prospettive delle tecniche che abbiamo sviluppato: tecniche che un giorno saranno in grado di offrirci la prima prova certa dell’esistenza della vita su un pianeta al di fuori del sistema solare».

Per saperne di più:

GIORNATA INTERNAZIONALE DEI PLANETARI 17 marzo 2013

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In Italia operano decine di planetari. Ecco alcune delle strutture esistenti nel nostro Paese: Amelia (Terni), Bedonia (Parma), Bologna, Brembate di Sopra (Bergamo), Cagliari, Caserta, Catania, Crespano del Grappa (Treviso), Crotone, Ferrara, Firenze, Foligno, Genova, Lecco, Livorno, Lumezzane (Brescia), Marina di Carrara, Milano, Mira (Venezia), Modena, Napoli (Città della Scienza), Nus (Aosta), Padova, Perugia, Pisa, Prato, Ravenna, Roma (Museo della Civiltà Romana), Reggio Calabria, Rocca di Cave (Roma), Roccapalumba (Palermo), Rovigo, Saltara (Pesaro-Urbino), San Giovanni in Persicelo (Bologna), Torino (Osservatorio di Pino Torinese), Trento, Treviso, Trieste, Valmontone (Roma) e Venezia Lido.
L’elenco completo dei planetari lo si può richiedere all’Associazione dei Planetari Italiani (PLANIT), che ha sede a Lumezzane (Brescia), presso il Centro studi e ricerche Serafino Zani (tel. 030/872164).
www.planetari.org

In diretta dal Cile: Inaugurazione Osservatorio ALMA

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Il 13 marzo, in diretta dal Cile, è stato possibile assistere in streaming all’inaugurazione di ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), il progetto astronomico più grande del mondo nelle Ande cilene, celebrando così il suo passaggio da progetto in fase di costruzione ad osservatorio completamente funzionante.

Di seguito un video con i momenti salienti della cerimonia e degli eventi correlati.

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ALMA è un radiointerferometro astronomico all’avanguardia, che comprende uno schieramento di 66 radiotelescopi da 12 e 7 metri che osservano alle lunghezze d’onda millimetriche e sub-millimetriche. E’ stato costruito sul plateau di Chajnantor a 5000 metri di altitudine nel deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. ALMA offrirà la possibilità di studiare la nascita delle stelle nell’universo primordiale e di ottenere immagini dettagliate della formazione delle stelle e dei pianeti nell’universo locale.

Tra gli oratori all’inaugurazione, ci saranno: il Direttore di ALMA, Thijs de Graauw, lo Scienziato Capo del progetto, Ryohei Kawabe, il Professor Ewine van Dishoeck dell’Università di Laiden e precedente Board Member di ALMA, e il Capo del Dipartimento di Ingegneria, Michael Thorburn.

Un nuovo collegamento dal Cile con ALMA è in programma durante la fiera Scienza&Natura (Speciale Astronomia) che si terrà il 6/7 aprile al Parco Esposizioni di Novegro (Milano).

Non perdetevelo! Vi aspettiamo in Fiera con eventi per grandi e piccini!

Video Credit:
ALMA (ESO/NAOJ/NRAO).
Editing
: Martin Kornmesser and Herbert Zodet.
Web and technical support
: Mathias André and Raquel Yumi Shida.
Written by
: Javier Perez Barbuzano and Herbert Zodet.
Narration
: Sara Mendes da Costa.
Music
: John Stanford (johnstanfordmusic.com).
Footage and photos
: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/NRAO/General Dynamics C4 Systems, ESO, Christoph Malin (christophmalin.com), L. Calçada, M. Kornmesser, the NASA/ESA Hubble Space Telescope.
Directed by: Herbert Zodet.

Executive producer: Lars Lindberg Christensen.)

Gruppo Astrofili Villasanta

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15.03: “Caffè astronomico” a cura di A. Fumagalli e M. Maggioni.

Per info: marco.saini@email.it
Cell. 333.3999917 (Saini) – 335.8113987 (Milani)
http://gav.altervista.org

Giorno per giorno con la Pan-STARRS – 14 marzo ULTIMO AGGIORNAMENTO!

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Dal grafico in alto (aggiornato all'11 marzo) la cometa sembra essere stata osservata di magniutine 0! Uscendo dall'andamento previsto in base alle osservazioni delle ultime settimane (linea rossa) e riavvicinandosi alle previsioni più ottimistiche ottenute dalle prime osservazioni. Sembrerebbe diretta verso la magnitudine -1 promessa dalle migliori aspettative. Continuiamo quindi a seguirla... meteo italiano permettendo...

ULTIMO AGGIORNAMENTO

BUONE NOTIZIE! Le ultime osservazioni della cometa fanno ben sperare; il grafico a destra  infatti (aggiornato all’11 marzo) riporta gli ultimi dati sulla luminosità  della cometa che sembra essere arrivata alla magnitudine 0! Pare quindi uscita dal modesto andamento delle  ultime settimane (linea rossa) per riavvicinarsi alle  più ottimistiche previsioni iniziali (linea verde). E non solo, sembrerebbe addirittura orientata a raggiungere la magnitudine negativa delle migliori aspettative! Continuiamo quindi a seguirla!
…meteo italiano permettendo…

Fonte: http://www.aerith.net

Il 14 marzo l’altezza supererà di poco i +15° e con un pizzico di ottimismo si potrà sperare di riuscire a vedere anche la coda di ioni.

La figura illustra la posizione della cometa al momento del tramonto del Sole (situato in corrispondenza del dischetto giallo, non in scala), con il cielo quindi ancora quasi chiaro.


Aspettavamo questa “grande cometa” da mesi, e adesso, proprio in dirittura, sembra che ci ritroveremo ad osservare soltanto una bella cometa, però incapace di avere la meglio sulla luce del crepuscolo… Sarà proprio così? O per una volta l’astronomo resterà doppiamente sorpreso?
Nell’incertezza, abbiamo comunque deciso di fare finta di niente, e di mettere in cantiere lo stesso articolo che avevamo in mente quando le notizie “infauste” sul dimagrimento della Pan-STARRS non erano ancora arrivate. Un articolo doppio, per la precisione, con la prima parte dedicata all’osservazione visuale e la seconda a quella fotografica. Mal che vada avremo fatto esperienza per l’arrivo di fine anno della ISON…

[tratto da Coelum 168 di marzo 2013]

Continuate a seguire con noi l’evoluzione della Pan-STARRS attraverso gli aggiornamenti, le immagini e i dettagli che pubblicheremo, quasi giorno per giorno, proprio dal 7 marzo in poi nella sezione Cielo del mese oppure, assieme ad articoli di approfondimento e interviste agli esperti a cura di Claudio Pra e Marco Bastoni, su Coelum 168 di marzo ora in edicola e in versione digitale online.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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SKYLAUNCH – Ogni secondo giovedì del mese.
Partiremo a bordo dei razzi che hanno dato il via alle principali missioni di esplorazione del Sistema Solare ripercorrendone il lancio, fino alle scoperte, con Stefano Capretti.

http://telescopioremoto.uai.it/

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