Home Blog Pagina 130

Al Planetario di Padova

0

Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di febbraio consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

0

08.02: Presentazione del corso sull’uso del telescopio.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

I Venerdì dell’Universo 2013

0

08.02: “Raggi Cosmici: un Secolo di Scoperte e di Enigmi” a cura di ALESSANDRO DE ANGELIS.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it

Congiunzione tra Marte e Mercurio

0
Congiunzione tra Marte e Mercurio

Congiunzione tra Marte e Mercurio
Sarà forse il fenomeno celeste più interessante del periodo questa congiunzione stretta tra Marte e Mercurio, osservabile alle 18:00 dell’8 febbraio sull’orizzonte di ovest-sudovest; peccato che, verificandosi ancora con il cielo chiaro, la visibilità dei due oggetti potrebbe essere compromessa anche solo da una leggera foschia all’orizzonte. I due pianeti saranno distanti solo circa 15’, il che significa che per qualche minuto si potrebbe anche provare a osservarli nello stesso campo di un telescopio usato a buoni ingrandimenti. È da tenere presente (almeno a livello emotivo) che meno di 3° a sudovest dalla coppia farà parte della scena anche Nettuno, sia pure inosservabile a causa della sua debole luminosità..

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

0

08.02, ore 21:00: “Asteroidi e comete contro la Terra: chi vin- cerà?” di Luigi Foschini.
Dopo le conferenza, meteo permettendo, si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo. Per info: Tel. 0341 367 584
www.deepspace.it

Gruppo Astrofili Villasanta

0

08.02: “Vita di una stella come il nostro Sole” a cura di M. Saini.
Per info: marco.saini@email.it Cell. 333 3999917 (Saini) – 335 8113987 (Milani) http://gav.altervista.org

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

0

07.02: “Sono possibili i viaggi nel tempo?“.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

La tempesta che si morde la coda

0
Il vortice della tempesta du Saturno (Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University)

Il vortice della tempesta du Saturno (Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University)

Il team della missione Cassini, in un nuovo studio apparso sulla rivista Icarus, rivela le dinamiche di una violenta tempesta su Saturno, la cui testa è arrivata a inglobare la sua scia, proprio come il leggendario Uroboro, il serpente che si morde la coda.  L’evoluzione della tempesta è stata osservata dagli scienziati della NASA tramite gli strumenti della sonda Cassini (NASA/ESA/ASI): per la prima volta i ricercatori hanno potuto studiare un fenomeno simile, unico nel nostro Sistema solare.

La tempesta è stata avvistata per la prima volta il 5 dicembre del 2010, a 33 gradi di latitudine Nord. La testa della tempesta si poi mossa verso ovest, portando con sé tutta la sua potenza e creando un vortice che ha rallentato la sua corsa. Nel corso dei mesi, tra fulmini e saette (verrebbe da dire) la tempesta ha letteralmente avvolto il gigante gassoso, percorrendo circa 300mila chilometri.

Proprio come gli uragani terresti, che si alimentano con l’energia dell’acqua calda e lasciano dietro una scia di acqua fredda, questa  tempesta di Saturno si è nutrita dell’aria calda presente nell’atmosfera del pianeta.

Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University

Gli uragani terresti, seppur potenti e devastanti, non arrivano mai a “mangiarsi la coda” in questo mode, a causa del conformazione morfologica e orografica del pianeta: incontrato prima le montagne  che li portano a esaurire le loro energia, infrangendo e bloccando venti e tempeste. Su Saturno la tempesta, invece, ha avuto campo libero, non trovando ostacoli davanti il suo drammatico e turbolento cammino.

Nel giugno del 2011, gli occhi di Cassini hanno visto che la testa della tempesta entrava in un vortice, e in quel momento tutta la potenza della tempesta ha cominciato a scemare. Ma gli studiosi continuano a domandarsi il come e il perché di un simile fenomeno. La tempesta si è definitivamente placata il 28 agosto, dopo ben 267 giorni di attività.

«Questa tempesta su Saturno era davvero un bestione», ha detto Kunio Sayanagi, autore dello studio. «Ha mantenuto la sua intensità e forza per un periodo di tempo insolito. La testa della tempesta ha corso attorno al pianeta per 201 giorni e la forza della corrente ascensionale avrebbe potuto risucchiare l’intera atmosfera terrestre in 150 giorni». Il vortice osservato da Cassini è risultato essere il più grande mai visto nella troposfera di Saturno, circa 12 mila chilometri di larghezza: questo lo porta a superare il record delle grandi tempeste di Giove, come Oval BA e la Grande Macchia Rossa. Nel 2009 era stato avvistato la più lunga e duratura tempesta mai vista su Saturno, che durò circa 334 giorni, ma 100 volte meno potente rispetto a questa.

Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University

Per saperne di più:

Accademia delle Stelle

0

Corso divulgativo di astronomia rivolto ad un pubblico generico, in 8 lezioni a partire dal 7 febbraio, (inizio alle ore 21:00 Sede dell’Accademia delle Stelle Via Stradella 59 – Roma). Il corso è concepito per fornire a chiunque una corretta conoscenza generale dell’astronomia, dal Sistema Solare alla cosmologia. Sarà dato spazio ad una prospettiva storica per comprendere appieno il senso delle ul- time fondamentali scoperte. L’uso di multimedia agevolerà la comprensione certa e consapevole dell’universo nella sua struttura, varietà ed evoluzione, e, allo stesso modo, della scienza che lo studia. Non è richiesta alcuna conoscenza scientifica particolare.

Per info: eventi@accademiadellestelle.org
www.accademiadellestelle.org

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

0

08.02, ore 21: “Asteroidi e comete contro la Terra: chi vincerà?” di Luigi Foschini.
Dopo le conferenze serali, meteo permettendo, si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341 367 584
www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

0

05.02: “Il problema dei pianeti. Dalle sfere celesti alla gravitazione universale” di Oriano Spazzoli.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Associazione Astrofili Centesi

0

05.04: “Pericoli dallo spazio: i raggi cosmici”. Al telescopio: Giove e gli ammassi stellari.
Per info: cell. 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

La Luna in viaggio da Spica verso Saturno

0

la Luna in congiunzione con Spica

Dopo la congiunzione della notte tra l’1 e il 2 febbraio con Spica, la Luna prosegue nel suo cammino e, due giorni e due ore dopo, si avvicinerà a Saturno fino a una distanza osservabile di 4,7°, mentre alla stessa ora del 5 febbraio, la falce calante sarà osservabile nella testa dello Scorpione (nella illustrazione la Luna è ingrandita di circa 3 volte rispetto alle reali dimensioni apparenti).

Nel Cielo – Messier 42, la REGINA delle NEBULOSE

0

È curioso notare come nell’osservazione visuale del cielo si creino talvolta delle situazioni per cui alcuni oggetti vengono sistematicamente ignorati perché troppo deboli, altri perché troppo brillanti (!). La nebulosa M42, ad esempio, è conosciuta anche tra coloro che non frequentano ambienti strettamente astronomici e – forse proprio a causa di questa sua notorietà – ritenuta da alcuni estremamente scontata, al punto che in molti hanno smesso di visitarla e di studiarla in dettaglio. Questo mese, dopo che già nella rubrica di gennaio abbiamo esplorato certi suoi dintorni, dedicheremo un po’ di tempo a focalizzare altri aspetti di questa magnifica nebulosità, senza ovviamente avere la pretesa di esaurire un argomento di cosìvasta complessità.

Come avviene sempre per gli oggetti estesi del cielo profondo, la loro estensione apparente nel visuale è di molto inferiore a quella rivelata dalle fotografie a lunga posa. E questo avviene a maggior ragione per oggetti dalle delicatissime velature come M42. Il disegno che presentiamo esemplifica molto bene, specialmente dopo un confronto con la foto a fronte, la differenza quantitativa e qualitativa tra la visualizzazione biologica e quella digitale, e allo stesso tempo coglie l’essenzialità del forma della nebulosa, molto simile al profilo alare di un uccello in volo. I numeri sovrimposti alla figura segnano le zone in cui John Herschel suddivise nel 1827 la nebulosa per identificare certe caratteristiche: 1) Regio Huygeniana, così chiamata in onore dell’astronomo olandese Christiaan Huygens (da Herschel creduto lo scopritore di M42): è l’area che circonda il Trapezio; 2) Rostrum (Herschel considerava l’intero corpus della nebulosa come quello di un mitico mostro marino); 3) Proboscis Mayor; 4) Regio Messieriana, la cordonatura di polveri che separa le due proboscidi; 5) Proboscis Minor; 6) Sinus Magnus (o “Grande golfo”, la bocca aperta della “bestia”); 7) Regio Fouchiana, in onore dell’osservatore francese, Jean-Paul Grandjean De Fouchy (1797-1788); 8 ) Regio Godiniana, in ricordo di Louis Godin (1704-1760); 9) Regio Picardiana, in onore di Jean Picard (1620-1682).

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici,  le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 54 di Coelum n. 167.

Gruppo Astrofili Villasanta

0

2.02: Serata osservativa pubblica con i telescopi del GAV presso il Parco della Ghiringhella.
Per info: marco.saini@email.it Cell. 333 3999917 (Saini) – 335 8113987 (Milani) http://gav.altervista.org

ASTROINIZIATIVE UAI – Unione Astrofili Italiani

0

Una Costellazione sopra di Noi – Ogni primo venerdì del mese, Giorgio Bianciardi (vicepresidente UAI) vi condurrà in un viaggio attorno a una costellazione del periodo. Osservazioni in diretta con approfondimenti dal vivo.
01.02: “La Costellazione dell’Auriga”.

Rassegnastampa e cielo del mese – Ogni quarto giovedì del mese. Ciclo di serate dedicate all’approfondimento delle principali notizie di attualità astronomica e all’anteprima degli eventi del cielo del mese, con Stefano Capretti.
http://telescopioremoto.uai.it/

www.uai.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

0

01.02: “Alla scoperta del cielo stellato”.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

L’apparenza inganna: NGC 411 non è quello che sembra…

0

Sembra un ammasso globulare, ma non lo è. Il protagonista di questa immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble, NGC 411, è la riprova di come spesso le apparenze possano ingannare. A prima vista ha infatti tutte le caratteristiche di un globulare, uno di quegli aggregati sferici popolati da stelle molto vecchie, sparsi intorno alla nostra galassia (ce ne sono oltre 150 conosciuti). In realtà, NGC 411 non si trova nemmeno nella Via Lattea, e le sue stelle non sono affatto vecchie.

NGC 411 è classificato come un ammasso aperto situato a 200 000 anni luce, nella Piccola Nube di Magellano, una piccola galassia satellite della nostra Via Lattea. Meno strettamente legate che in uno globulare, le stelle che formano questi raggruppamenti tendono ad allontanarsi nel tempo, quando, tipicamente, gli ammassi globulari sono sopravvissuti per ben oltre 10 miliardi di anni. NGC 411 è invece relativamente giovane, avendo non più di un decimo di questa età e, lungi dall’essere una reliquia dei primi anni dell’universo, possiede stelle in realtà ben più giovani del nostro Sole. Tutte più o meno coeve, ma non della stessa dimensione, anche se sono nate dalla stessa nube di gas e polveri.

Questa nuova immagine di Hubble fornisce molte informazioni agli astronomi… dalla luminosità delle stelle dell’ammasso è possibile ad esempio ricavare la loro massa, la temperatura e la fase evolutiva in cui si trovano. Stelle blu, per esempio, hanno temperature superficiali più elevate rispetto a quelle rosse.

L’immagine è una composizione realizzata grazie alla Wide Field Camera 3 di Hubble, prodotta da osservazioni nell’ultravioletto, nel visibile e nella banda dell’infrarosso: un set di filtri che permette al telescopio di “vedere” i colori al di là del rosso e del viola che sono le estremità dello spettro visibile.

LA CORONA CHE SCOTTA… su Urania di questa settimana

0

Quindici milioni di gradi nel nucleo, circa 6000 sulla superficie visibile: sono le temperature caratteristiche del Sole e non stupisce che siano così elevate.

Ma lo stupore arriva non appena ci si allontana. Andando verso la parte più esterna dell’atmosfera del Sole,  nella corona, ci si aspetterebbe una graduale diminuzione della temperatura. Invece no, anzi si registra una vera e propria impennata che raggiunge i 4 milioni di gradi.

È una sorta di enigma, un tema caldo in tutti i sensi perché scatena accesi dibattiti fra i ricercatori. Si ritiene che i fenomeni responsabili del riscaldamento possano essere di natura magnetica e in questa direzione portano anche le recenti osservazioni effettuate dal Marshall Space Flight Center della NASA, che ha lanciato un razzo suborbitale per osservare ad alta risoluzione la zona incriminata.

Si è visto che anche in regioni molto circoscritte, dell’ordine di poche centinaia di chilometri, la configurazione del campo magnetico associato è quanto mai ingarbugliata. In questa situazione, il rilascio dell’energia magnetica immagazzinata potrebbe essere tale da giustificare le temperature osservate.

Il caso ancora non è chiuso, ma di questo passo la soluzione non è molto lontana.

.

Per approfondire l’argomento: ‘Hi-C’ Mission Sees Energy in the Sun’s Corona

.

Queste le altre notizie su URANIA di questa settimana:

  • ASTEROIDI PER DUE

  • COMETE IN ARRIVO

    .

    .

URANIA è il notiziario settimanale realizzato da Luca Nobili ed Elena Lazzaretto.

Con Urania è davvero facile tenersi aggiornati sulle ultime news dell’astronautica e dell’astrofisica! Visita il sito: www.cieloblu.it

Associazione Astrofili Centesi

0

02.02: Al telescopio: Giove
Per info: cell. 3468699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Astrofili Villasanta

0

01.02: Serata a tema libero. Ingresso libero anche ai non iscritti.
Per info: marco.saini@email.it Cell. 333 3999917 (Saini) – 335 8113987 (Milani) http://gav.altervista.org

Originali e all’avanguardia, coniugano buona musica e buona astronomia… sono i Deproducer!

0

4 musicisti, 4 produttori con percorsi diversi ed importanti. Insieme per condividere un’idea, il primo capitolo di un progetto di ricerca: Musica, con entusiasmo e libertà, la Scienza come poesia.

PROSSIME DATE: a Milano il 1° febbraio (Teatro dal Verme); a Torino il 4 febbraio (Teatro Colosseo)

.

La storia del progetto

Dall’incontro di 4 produttori del calibro di Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia e Max Casacci nasce un progetto innovativo e coinvolgente, un connubio senza precedenti tra musica e scienza. Deproducers è una sorta di collettivo, al quale ha collaborato anche il superproduttore Howie B e lo strabiliante batterista Dodo Nkishi, che si ripropone di musicare dal vivo conferenze scientifiche raccontate in maniera rigorosa ma accessibile.

L’idea di Deproducers nasce da Vittorio Cosma, che decide di coinvolgere alcuni dei musicisti che più stima in un progetto che faccia incontrare musica e scienza.

Una mattina, con l’idea di Deproducers in testa, decide di entrare nel Planetario di Milano, dove incontra il direttore Fabio Peri, uno scienziato con un occhio di riguardo verso la musica. L’empatia è immediata, e il professore viene subito coinvolto nel progetto.

L’Astrofisico illustrerà le meraviglie del cosmo e il mistero della sua nascita, le costellazioni e la loro mitologia, il rapporto tra l’Uomo e l’Infinito, il tutto veicolato da un’incredibile capacità di coinvolgere il pubblico con un linguaggio semplice ed accessibile (vedi video in basso o nel sito dei Deproducer).

Con lui, i 4 produttori insieme alla batteria di Dodo Nkishi ed alla direzione “cosmonautica” di Howie B stenderanno un tappeto sonoro dal vivo che trascinerà l’ascoltatore dritto nel centro della volta celeste, rendendo il concerto un vero e proprio viaggio intergalattico.

.

“Planetario”, il primo capitolo di questa “collana”

Nel cuore di Milano, al centro di una città che corre cercando di afferrare il tempo, ancora un posto in cui perdersi a guardare il cielo. Si chiama Planetario Civico e lo dirige un ricercatore, Fabio Peri. Da anni racconta ai visitatori le stelle, i pianeti, quella che i poeti chiamano volta celeste. Lo fa con un linguaggio appassionato e contenuti rigorosamente scientifici, attento a inserire pochi termini tecnici in mezzo ad esempi comprensibili a tutti.

E’ per questo motivo che i molti che vanno al Planetario curiosi, escono da quella visita affascinati e più consapevoli, ammirati dal mistero del cosmo che adesso grazie a Fabio Peri è un po’ meno misterioso. I deproducers – Max Casacci, Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo e Riccardo Sinigallia, vale a dire quattro tra i migliori produttori/musicisti in circolazione – erano al lavoro da diversi mesi su un progetto musicale la mattina in cui Vittorio Cosma si infilò in quel Planetario per una visita improvvisata, nel corso della quale fece la conoscenza di Fabio Peri.

La loro collaborazione era nata per istinto naturale, un “effetto domino” provocato da un’idea che da tempo brillava davanti agli occhi di Vittorio Cosma: creare musica insieme a dei musicisti/produttori che stimava, e dare vita ad un progetto concettuale vero e proprio. Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia e Max Casacci sono già lì, uniti tra loro da un solo grado di separazione.

L’idea è quella di intraprendere un percorso ambizioso, mettendo in musica una sorta di enciclopedia delle scienze, dividendola in argomenti, ognuno dei quali costituirà il soggetto di un apposito album e progetto live. Quando Cosma tornò a casa dopo aver conosciuto Fabio Peri al Planetario di Milano, ne parlò agli altri, che sull’onda dell’entusiasmo organizzarono subito un altro incontro, dal quale uscirono senza più dubbi. Il primo lavoro dei deproducers, il primo capitolo della loro enciclopedia scientifica in musica, avrebbe parlato del cielo, delle stelle, dei pianeti, dei viaggi interstellari, delle stazioni spaziali, e del nostro naso all’insù.

DeProducers

PLANETARIO

SonyMusic (CD)

Un’idea suggestiva come il tema scelto, che può risultare anche un po’ ostico, dicevamo. Ma la domanda è: funziona? Si, funziona, e anche parecchio bene. Musicalmente, l’alchimia tra i quattro ha prodotto 7 tracce che spaziano dall’atmosfera rilassata di “Planetario”, al rock elettronico di “Travelling”, “Home” e “Neu”, all’ambient di “Costellazioni”, e al collage di “ISS”. I riferimenti immediati sono diversi: la “Music for airports” di Brian Eno -trasformata in “Musica per conferenze scientifiche”, come hanno dichiarato i quattro. E poi i collage sonori di “My life in the bush of ghost” di Byrne/Eno (che vengono alla mente in “ISS,” in cui sono incluse le voci della stazione spaziale). O ancora i Kraftwerk, sia per la classe nella scelta dei suoni, sia per l’attenzione al tema del rapporto tra l’uomo, la tecnologia e ciò che lo circonda. In generale, quella dei DeProducers è una musica contaminata, che esce dagli schemi classici: frutto di improvvisazioni e rimanipolazioni, ma con una sua anima ben precisa…

• Leggi l’articolo completo di rockol.it.

• Guarda la “video intervista”

Dalle sessions dei “fantastici quattro” (> i membri) è nata allora la colonna sonora di un viaggio costruito sull’ascolto; di quanto la materia suggeriva, in primis, e di quanto ognuno dei quattro sentiva di voler proporre dagli altri. Un approccio musicale che cercava di comprendere e di abbracciare al massimo ogni nota o idea musicale si manifestasse, per creare quella che ad ascoltarla bene sembra – e forse vuole essere – la colonna sonora di un’immaginaria conferenza scientifica.

A cucire le varie tappe del viaggio i testi liberamente adattati da Alessandro Cremonesi (La Crus) dalle spiegazioni narrative di Fabio Peri, letti proprio dal curatore del Planetario Civico di Milano. Di certo non un personaggio noto, non una voce famosa, ma proprio per questo forse il più adatto a trasferire al progetto il fascino e la credibilità che derivano dalla sua passione.

Ad arricchire le tessiture ritmiche, un batterista illuminato come Dodo Nkishi (Mouse on Mars), ad alterare la densità delle strutture portanti un produttore “cosmonauta” come Howie B. Il risultato di questo lavoro è PLANETARIO, un disco necessario, di quelli che si aspettano a lungo finché, finalmente, arrivano.

PLANETARIO è un disco che racconta il cosmo ma in realtà parla all’uomo dell’uomo, che del cosmo è protagonista e al tempo stesso ospite. Torna a mettergli davanti le cose a lui più care: le possibilità, le potenzialità, la natura immanente – qualcuno direbbe “divina” – che lo rende simile alle stelle. Con linguaggio scientifico sottolinea dati e processi meccanicistici, ma solo per lasciarne intuire, sullo sfondo, il profondo senso di poesia che da questi emana. La scommessa di vivere, la possibilità di esprimere il proprio talento, il rispetto per ciò che è immensamente grande e che esiste da prima dell’uomo. La necessità, ora, di tornare ad alzare lo sguardo al cielo, e di riallinearsi a leggi e tempi millenari, naturali, che sono i tempi del respiro della nostra anima.

Di tutto questo e di altro ancora parla PLANETARIO. Parla, racconta, fa immaginare anche grazie a quello che si preannuncia come uno dei live set più interessanti dei prossimi mesi: immaginato e sviluppato dallo scenografo “illuminatore” Peter Bottazzi (già al fianco di registi come Peter Greenway, Robert Wilson, Moni Ovadia), lo spettacolo svilupperà una visione artistica che unirà ai testi raccontati da Fabio Peri il sound designing dei deproducers (sorretti anche dal vivo dalle ritmiche di Dodo Nikishi).

Un live che mostrerà al pubblico volte stellate, pianeti, stelle che bruciano in equilibrio perfetto tra energia e gravità, stazioni spaziali internazionali, il viaggio di un raggio di luce e tanto altro. Per ricordarci infine, come diceva la famosa canzone, che“noi siamo figli delle stelle /figli della notte che ci gira intorno…”

Super comete…tutto PROCEDE PER IL MEGLIO!

0
Il percorso apparente della C/2012 S1 (Ison) durante il mese di febbraio

Il percorso apparente della C/2012 S1 (Ison) durante il mese di febbraio

Il percorso apparente della C/2012 S1 (Ison) durante il mese di febbraio. La cometa continuerà a muoversi di moto retrogrado nei Gemelli, mostrandosi con una luminosità di circa +15, ovviamente ancora penalizzata dalla grande distanza a cui si trova (4 UA dalla Terra e 4,76 UA dal Sole a metà mese).

Tabella osservazione cometa ISON

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nell’articolo tratto dalla Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 67 di Coelum n.167.

Al Planetario di Ravenna

0

01.02: Appunti di fisica: “La particella della malora Il bosone di Higgs” di Piero Ranalli (Sala Conferenze del Planetario, INGRESSO LIBERO).
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Al Planetario di Padova

0

Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di febbraio consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

0

01.02: “I modelli cosmologici del sistema solare ”
Per informazioni sulle attività del gruppo:
didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

0

31.01: “Buchi neri nel nostro universo”.

DISEGNA LA STELLA DI BETLEMME:
Scade il 31 gennaio il consueto concorso graficopittorico per i giovanissimi.
Alla “Stella di Betlemme” è dedicato il concorso che l’Osservatorio Serafino Zani organizza ogni anno. I ragazzi delle scuole dell’obbligo sono invitati a rappresentare con un disegno una delle diverse ipotesi (congiunzione planetaria, cometa o addirittura esplosione di una stella) e a inviarlo, entro la fine di gennaio, al Centro Studi Serafino Zani, via Bosca 24, 25066 Lumezzane. Il disegno può essere di qualunque formato e realizzato con qualsiasi tecnica. Le opere più belle verranno ritratte il prossimo Natale in cartoline illustrate inviate in diverse copie agli autori e pubblicate nelle pagine del nostro
sito.
Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Una mezza Luna calante sorgerà insieme a Spica

0
Luna e Spica

Luna e Spica
La notte tra l’1 e il 2 febbraio, verso la mezzanotte, sarà possibile vedere Spica (alfa Virginis, mag. +1,0) , la stella principale della costellazione della Vergine, sorgere dall’orizzonte di est-sudest molto vicina (poco più di un grado) a un purtroppo abbastanza luminoso Quarto di Luna.

Al Planetario di Ravenna

0

29.01: “La nebulosa del granchio” di M. Berretti.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Associazione Astrofili Centesi

0

01.02: Al telescopio: Giove.
Per info: cell. 3468699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

Una Costellazione sopra di Noi – Ogni primo venerdì del mese, Giorgio Bianciardi (vicepresidente UAI) vi condurrà in un viaggio attorno a una costellazione del periodo. Osservazioni in diretta con approfondimenti dal vivo.

01.02: “La Costellazione dell’Auriga”

http://telescopioremoto.uai.it/
www.uai.it

Il superammasso che sfida il principio cosmologico… su Urania di questa settimana

0

E’ il più grande insieme di galassie mai individuato finora e mette in dubbio uno dei fondamenti della cosmologia moderna: il principio cosmologico.

Una visualizzazione a computer del gruppo di quasar U1.27, il più grande oggetto finora identificato nell'universo (Roger G. Clowes)

Andiamo con ordine: il gruppo – Huge-LQG (o U1.27, ovvero Huge Large Quasar Group) scoperto agli inizi del gennaio 2013 da un team di astronomi guidati da Dr. Roger G. Clowes dell’University of Central Lancashire utilizzando datti della Sloan Digital Sky Survey – è molto lontano ed è costituito da un insieme di 73 galassie primordiali che nel loro insieme si estendono per ben 4 miliardi di anni luce.
Un valore enorme se consideriamo che la nostra galassia è grande appena 100 mila anni luce.

Se da una parte la scoperta di un gruppo così esteso segna un nuovo record, dall’altra apre uno scontro con il cosiddetto principio cosmologico. Secondo questo principio, l’Universo deve essersi evoluto allo stesso modo in qualsiasi direzioni si osservi, a patto di considerare grandi porzioni di spazio a grandi distanze. Affinché il principio resti valido si dovranno trovare altri supergruppi come questo anche in altre direzioni di osservazione.

Huge-LQG è evidenziato dalla lunga catena di cerchietti neri mentre le croci rosse segnano le posizioni delle componenti quasar di un altro gruppo più piccolo. Per comprendere le dimensioni di questo cluster, si consideri che il campo coperto dalla mappa è di ben 29,4° x 24°. Nei due assi l'ascensione retta e la declinazione in gradi della carta (R. G. Clowes / UCLan).

Il problema è che per quanto estesi miliardi di anni luce questi ammassi sono anche molto lontani e quindi difficili da individuare. E così mentre una piccola parte di scienziati ritiene che il principio cosmologico vada rivisto, la maggior parte dei cosmologi preferisce aspettare, sicuri che con i futuri strumenti presto scopriremo anche gli altri supergruppi.

Per approfondire l’argomento:

• Astronomers discover the largest structure in the universe

Queste le altre notizie su URANIA di questa settimana:

  • A PROPOSITO DI TITANO

  • UN PALLONE GONFIATO PER LA NASA

URANIA è il notiziario settimanale realizzato da Luca Nobili ed Elena Lazzaretto.

Con Urania è davvero facile tenersi aggiornati sulle ultime news dell’astronautica e dell’astrofisica! Visita il sito: www.cieloblu.it

Le 10 comete più belle del nuovo millennio

0

Il 2013, come ormai tutti gli appassionati sanno, si preannuncia l’anno delle comete. Siamo infatti in attesa di due (presunte) superstars, la C/2011 L4 PanSTARRS (annunciata per marzo) e la C/2012 S1 ISON (visibile nel suo massimo splendore a novembre). Entrambe potrebbero risultare indimenticabili ma, vista l’imprevedibilità di questi oggetti, è meglio aspettare prima di darlo per scontato.

L’ultima grande cometa che tutti ricordano è sicuramente la Hale-Bopp del 1997. Il suo ricordo ancora così vivo, la sua “ingombrante” presenza a ben quindici anni dal suo memorabile show, rischiano però di cancellare molte altre sue sorelle che da allora hanno solcato i nostri cieli. Alcune, per certi versi, indimenticabili quanto la “cometa del “secolo” (scorso).

Del periodo post Hale-Bopp sono stato buon testimone, seguendo rigorosamente in visuale più di un centinaio di comete. Trasformandomi quindi in una specie di dee jay celeste, provo a proporre la superclassifica dei dieci migliori “astri chiomati del nuovo millennio” visibili dal nostro emisfero, tenendo conto non solo della luminosità raggiunta ma anche delle condizioni in cui si sono potuti osservare.

10° posto 8P/Tuttle

A fine 2007 superò di poco la sesta magnitudine e si percepì a occhio nudo sotto cieli bui, seppure con molta difficoltà. A fine anno finì tra i …bracci di M 33 per un abbraccio a dir poco particolare.

.

9° posto C/2002 V1 NEAT

Dopo aver sfiorato il Sole, resistendo eroicamente in barba alle previsioni di molti esperti, nel febbraio 2003, grazie al suo ottimo grado di condensazione, fu visibile appena dopo il tramonto a occhio nudo, seppure in condizioni critiche. Grazie a un outburst, per qualcuno arrivò addirittura al di sotto della prima magnitudine. Altre stime la valutarono comunque tra la seconda e la terza magnitudine.

.

8° posto C/2004 F4 Bradfield

Nell’aprile del 2004 si mostrò all’alba tra le luci del crepuscolo, bassissima sull’orizzonte. Tra le stime di luminosità, qualcuno riportò la notevole magnitudine di 2,6. In altri casi si arrivò a stimarla non lontano dalla quarta magnitudine. Le foto evidenziarono invece una lunga e stretta coda.

.

7° posto C/2006 M4 Swan

Verso fine ottobre 2006 un outburst trasformò per qualche giorno la M4 Swan in un oggetto luminoso, visibile senza strumenti, che anche in piccoli binocoli sfoggiò una impressionante coda. La cometa era in quel momento vicina al grande Ammasso di Ercole e ciò diede forma a un quadretto indimenticabile.

.

La C/2007 N3 Lulin. Disegno eseguito al binocolo 20x90 il 31/1/2009. Si possono vedere la coda (lunga e sottile) e la probabile anticoda (quella allargata). Crediti: Claudio Pra

6° posto C/2007 N3 Lulin

La N3 Lulin diede il meglio di sé nel febbraio 2009, raggiungendo la quinta magnitudine. La cometa mostrò per un po’ di tempo un anticoda, rilevabile anche visualmente. Il 23 febbraio transitò nei pressi di Saturno, mostrandosi ad occhio nudo. Successivamente perse rapidamente luminosità.

.

La C/2004 Q2 Machholz. Disegno eseguito al binocolo 11x70 il 4/1/2005. La coda di polveri (verso il basso) e la coda di gas viste della stessa luminosità e lunghe più di un grado. Crediti: Claudio Pra

5° posto C/2004 Q2 Machholz

Dicembre 2004, la Q2 Machholz si mostra a occhio nudo, raggiungendo a inizio 2005 la terza magnitudine. Bellissimo il passaggio in prossimità delle Pleiadi, trafitte dalla sua coda di polveri. Anche la coda di gas fu alla portata di una strumentazione modesta.

.

La C/2002 V1 Neat. Disegno eseguito al binocolo 10x50 il 6/2/2003. Visibili il falso nucleo e l’alone brillante che lo circonda. Dalla piccola testa parte una coda ben visibile. Crediti: Claudio Pra

4° posto C/2001 Q4 Neat

Maggio 2004: facilmente visibile a occhio nudo ecco la ragguardevole Q4 Neat che al massimo della sua luminosità arrivò a splendere di terza magnitudine. Al momento della scoperta le previsioni sull’orbita sembrarono suggerire un passaggio ravvicinassimo al nostro pianeta, con uno scenario che sarebbe stato incredibile. Le correzioni seguenti smentirono questa ipotesi, ma il transito dell’oggetto fu comunque notevole da seguire. La cometa, anziché la Terra, il 15 maggio 2004 sfiorò M44, il Presepe. Notevolissima la coda, anzi le code, visto che mostrò in visuale sia quella di polveri che quella di gas.

.

3° posto P/153 Ikeya-Zhang

Nella primavera del 2002 lo spettacolo fu garantito dalla splendida C/2001 C1 Ikeya-Zhang, associata in seguito a una cometa del passato di lunghissimo periodo. La denominazione cambiò quindi successivamente in P/153 Ikeya-Zhang. A marzo raggiunse una notevolissima terza magnitudine, mostrandosi facilmente a occhio nudo. Stupenda la sua lunga coda, appena accennata a occhio nudo ma rilevabile con un minimo ausilio ottico. L’oggetto rimase accessibile a piccoli strumenti per qualche mese ed è sicuramente da ricordare come uno dei più belli del nuovo millennio.

.

La 17/P Holmes. Disegno eseguito al binocolo 20x90 il 27/12/2007. La Holmes è un enorme bolla allungata così come la sua luminosa parte centrale. Crediti: Claudio Pra

2° posto 17/P Holmes

Incredibile il caso della Holmes che, pur a grande distanza dal Sole, con un outburst epocale nell’ottobre del 2007, aumentò in poche ore dalla mag. 17 alla 2. Fu visibile dapprima come una stellina perfettamente puntiforme, che si trasformò in seguito in una bolla sempre più grande, estesa circa un grado in visuale. Più che una cometa sembrò una nebulosa planetaria. Restò visibile ad occhio nudo per ben quattro mesi. Qualcosa di assolutamente incredibile.

.

La C/2006 P1 Mc Naught. Disegno eseguito al binocolo 20x90 il 7/1/2007. Nonostante l’intenso chiarore (Sole a -5°) la cometa mostra senza problemi la sua piccola testa brillantissima e una corta coda (visibile solo la parte più luminosa vicino alla testa). Crediti: Claudio Pra

1° posto C/2006 P1 Mc Naught

Tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 si accende in cielo questo autentico “mostro”, che avrebbe preso il posto della Hale-Bopp nei nostri ricordi, se solo la geometria dell’incontro avesse favorito maggiormente il nostro emisfero. Invece alle nostre latitudini fu vista tra le fauci del Sole. Nonostante ciò, raggiungendo la grandiosa magnitudine -6 fu facilmente osservabile per i pochi che la cercarono, sia pure in condizioni difficili.

La grandissima luminosità la rese visibile a occhio nudo durante il giorno, con tanto di coda appena accennata.

Il 13 gennaio, giorno del suo perielio, la vidi senza strumenti in pieno giorno, distante poco più di cinque gradi dal Sole, avendo l’accortezza di nascondere l’accecante astro diurno con una mano. Certo nell’emisfero australe hanno assistito a ben altro spettacolo, ma resta un fenomenale oggetto anche nei nostri ricordi.

.

Le comete, nella stragrande maggioranza dei casi ”anonimi” deboli batuffoli che si assomigliano, eppure ognuno meritorio di attenzione. In altri casi “astri” che lasciano senza fiato. Per alcuni studiosi sono portatrici della vita sulla Terra nel corso di un bombardamento primordiale. Per molti superstiziosi, soprattutto del passato, sono portatrici di sventura. Per me, modesto osservatore, sono portatrici di emozioni.

ASSOCIAZIONE CASCINESE ASTROFILI

0

28.01: “Fotografia del profondo cielo – 1° lezione” a cura di Gianmichele Ratto.
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736 domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it Simone Pertici: Cell: 329-6116984 simone.pertici@domenicoantonacci.it www.astrofilicascinesi.it

Hubble e il Grande Attrattore

0
Crediti: ESA/Hubble & NASA

L’ultima immagine prodotta da Hubble, il telescopio spaziale di NASA ed ESA, ritrae una piccola porzione di spazio in cui è possibile vedere un folto gruppo di stelle luminose e, in secondo piano, numerose galassie.

La zona catturata dall’obiettivo di Hubble si trova al confine tra le costellazioni del Triangolo Australe e di Norma (detta anche Regolo). Comprende buona parte delle galassie dell‘ammasso del Regolo (o Abell 3627) e parte di una densa area della Via Lattea. L’ammasso del Regolo è l’ammasso stellare di grande massa più vicino a noi, trovandosi a circa 220 milioni di anni luce di distanza. La grande massa concentrata in quella zona, e la conseguente attrazione gravitazionale, fa sì che la zona sia chiamata il Grande Attrattore, una struttura che domina la nostra regione di Universo attraendo le galassie circostanti per centinaia di milioni di anni luce.

Crediti: ESA/Hubble & NASA

Questa immagine è costituita da esposizioni in luce blu e infrarossa ottenute dalla Advanced Camera for Surveys (ACS) di Hubble.

Come si può notare, la più grande galassia fotografata da Hubble in questa nuova immagine è ESO 137-002, una galassia a spirale. Attorno alla galassia è possibile vedere grandi regioni di polvere stellare. Quello che, in realtà, non possibile vedere nell’immagine è la lunga coda di raggi X che si estende oltre la galassia, invisibile per uno strumento ottico come Hubble.

Il Grande Attrattore è difficile da osservare a lunghezze d’onda ottiche, anche perché il lungo piano della Via Lattea illumina (con le sue numerose stelle) e allo stesso tempo oscura (di polvere) molti oggetti limitrofi. Gli astronomi hanno molti trucchi per superare il problema, come le  osservazioni a raggi infrarossi o radio, ma la regione dietro il centro della Via Lattea, dove la polvere è più spessa, rimane un mistero.

Pio & Bubble Boy – Coelum n.167 – 2013

0
vignetta 167

vignetta 167

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.167 – 2013. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Nausikaa e Cybele NEL LEONE l’incontro di due solitudini cosmiche.

0
Nausikaa e Cybele NEL LEONE

Nausikaa e Cybele NEL LEONE

Durante il mese di febbraio saranno sei gli asteroidi a scendere sotto la decima magnitudine (che è un po’ la soglia di eccellenza osservativa per questo tipo di oggetti). In ordine di passaggio al meridiano avremo:Vesta, Ceres, Metis, Eunomia, Amphitrite e Irene. Nessuno di questi aggiungerà l’opposizione nel periodo, ma sarà comunque bene tenere d’occhio (14) Irene, che in marzo arriverà a una distanza dalla Terra mai raggiunta dal 1954… Ci sarà occasione per parlarne nel prossimo numero!
Tra i pianetini attualmente in opposizione ce ne sono invece due, (192) Nausikaa e (65) Cybele, mai trattati in questa rubrica. Intendiamoci, non è che questo mese faranno cose eccezionali, ma la mia intenzione – lo sapete – è quella di farvi conoscere in modo sistematico tutti i pianetini catalogati fino al numero (200), e qualcuno dei più “alti” quando se lo merita.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 68 di Coelum n.167.

Ecco i vincitori del Concorso Fotografico 2012… ma non solo!

4
E adesso…
TOCCA A VOI VOTARE!!!
.
Scadenza 28 Febbraio 2013
.
TUTTE le immagini pervenuteci,  rientranti nel tema del concorso, troveranno posto sul sito della rivista in un’apposita sezione di PHOTOCOELUM
Concorso Moon Games 2012Tutte potranno essere votate dai lettori utilizzando il “Mi Piace” di Facebook, Mi Piaceo di Gplus fino ad arrivare a  una sorta di verdetto popolare, che non cambierà  in ogni caso il giudizio della giuria e l’attribuzione dei premi, ma che darà diritto al vincitore di ricevere un premio speciale messo a disposizione dalla Redazione:

UN ANNO CON COELUM
(Abbonamento annuale + Calendario CFHT 2013)!

La scadenza per la raccolta dei voti è fissata al 28 Febbraio 2013: affrettatevi a votare!

Circa sessanta partecipanti, un centinaio di foto da valutare. È stata questa la risposta dei lettori di Coelum all’invito a partecipare alla seconda edizione del Concorso Fotografico di Astronomia Creativa.

L’anno scorso, quando si trattava di includere nella inquadratura Giove con il suo sistema di satelliti la partecipazione fu decisamente più bassa; ma c’era da capirlo, non è ovviamente da tutti avere la pazienza e la capacità di riuscire a “far recitare” Giove in una scena che includa anche la presenza umana. Un po’ più facile il tema di quest’anno, che invitava a trattare ogni possibile fase lunare come occasione di gioco edivertimento, e che soprattutto si faceva forte dei bellissimi premi messi in palio dai nostri sponsor.

E proprio per la grande quantità di immagini arrivate in redazione non è stato davvero facile per la giuria scegliere quelle che sarebbero poi andate ad occupare i primi tre posti e che qui di seguito abbiamo il piacere di presentarvi.

Come sempre in questi casi, ci si potrebbe domandare: sono davvero queste le composizioni migliori, le più belle, le più originali o creative?
Per noi sì, ma ricadendo tutto ciò nel dominio delle valutazioni soggettive, ci piace anche l’idea di affidare la conferma o la smentita al responso statistico dei grandi numeri, confidando nel giudizio dei lettori.

Lasciandovi finalmente alle foto premiate, ognuna corredata dai dati tecnici e dai giudizi sintetici in base ai quali la giuria ha ritenuto di spiegarli, vi diamo appuntamento al 3° Concorso Fotografico di Astronomia Creativa che come gli altri verrà bandito poco prima dell’estate.

I Venerdì dell’Universo 2013

0

25.01: “Il Lato Oscuro del Cosmo” a cura di MASSIMO CAPACCIOLI.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it

Il gamma ray burst scritto negli alberi

0
Rappresentazione artistica di un GRB (NASA/Dana Berry/Skyworks Digital)

Rappresentazione artistica di un GRB (NASA/Dana Berry/Skyworks Digital)

Cos’era il lampo di energia che ha investito la Terra verso la fine dell’ottavo secolo dopo Cristo, lasciando tracce evidenti dagli anelli di crescita degli alberi ai ghiacci dell’Antartide? Secondo Valeri Hambaryan e Ralph Neuhӓuser, astrofisici dell’Università di Jena, Germania, l’ipotesi più convincente è che si sia trattato di un gamma ray burst, un “lampo” di raggi gamma causato dalla fusione di due oggetti stellari molto compatti: buchi neri, stelle di neutroni o nane bianche.

La principale traccia di questo evento sono i livelli particolarmente alti, scoperti nel 2012 dal ricercatore giapponese Fusa Miyake, di Carbonio 14 e Berillio 10 negli anelli di crescita degli alberi risalenti all’anno 775. Questi particolari isotopi di carbonio e berillio si formano quando la radiazione ad alta energia proveniente dallo spazio si scontra con gli atomi di azoto nella nostra atmosfera. Questi isotopi, radioattivi, decadono nel tempo, per cui di regola la loro concentrazione negli anelli degli alberi cala gradualmente. Il brusco aumento visibile negli anelli degli alberi giapponesi indica che dallo spazio deve essere arrivato “qualcosa” a rifornire l’atmosfera di Carbonio 14 e Berillio 10. E i dati combaciano con quanto si osserva negli alberi americani ed Europei, anche se in quei casi per diverse ragioni è più difficile indicare una data così precisa: il periodo comunque è più o meno quello. Ultimo tassello: quell’aumento di isotopi radioattivi attorno all’ottavo secolo si ritrova anche nei ghiacci dell’Antartide. Qualunque cosa fosse, insomma, ha interessato l’intero pianeta.

I ricercatori hanno prima considerato le ipotesi più ovvie: al primo posto, un brillamento solare. Ma questi fenomeni non sono in genere abbastanza potenti da produrre quella quantità di carbonio 14. Ci sarebbe voluto un flare 20 volte più potente di quelli che osserviamo normalmente: sulla carta è possibile, ma molto improbabile e il fenomeno avrebbe avuto effetti tangibili di cui sarebbe rimasta traccia nelle fonti storiche.

Allo stesso modo, i ricercatori hanno escluso anche l’ipotesi di una supernova. Per generare abbastanza energia, avrebbe dovuto essere molto vicina, a meno di 1000 anni luce dalla Terra. E avrebbe dovuto essere tanto luminosa da essere ben visibile persino di giorno. Ancora una volte, dovrebbe essercene traccia nelle cronache dell’epoca perché l’avrebbero vista tutti. E invece non c’è traccia, a parte una citazione nella Cronaca Anglosassone (un testo del IX secolo) riferita al 776 dc, che parla di un “crocifisso rosso nel cielo” improvvisamente visibile dopo il tramonto. Il problema è che non sono mai stati trovati resti di alcuna supernova di quell’età e così vicina, eppure se ci fossero dovrebbero essere molto facili da vedere per gli astronomi.

Resta, quindi, il gamma ray burst. Per la precisione uno di quelli corti, gli short gamma ray burst, della durata di meno di due secondi, che osserviamo relativamente spesso nelle altre galassie. Secondo la teoria prevalente, questi intensi lampi di raggi gamma si generano quando due ex stelle, già da tempo degenerate in stelle di neutroni o nane bianche, si fondono, causando una violenta esplosione che emette una parte della sua energia nella lunghezza d’onda dei raggi gamma. Secondo i calcoli di Hambaryan e Neuhӓuser, un evento di questo tipo posto a una distanza fra 3.000 e 12.000 anni luce potrebbe spiegare l’aumento di carbonio 14 e berillio 10 osservato negli alberi. E spiegherebbe perché nessuno dei nostri antenati abbia visto niente: anche se si pensa che un GRB così vicino sarebbe associato a una certa quantità di luce visibile, sarebbe stata troppo debole per essere notata a occhio nudo.

Possiamo rallegrarci che l’evento non sia stato più vicino, comunque. Se fosse avvenuto a meno di 3.000 anni luce da noi, avrebbe avuto conseguenze pesanti sulla biosfera, al punto che forse non saremmo qui a parlarne.

La ricerca è pubblicata su Monthly Notices of the Royal Academy of Sciences

Vedi anche:

L’articolo Che cosa è successo nell’anno 775? di Elena Lazzaretto pubblicato su Coelum n. 162

Naviga Tutti i Contenuti del Sito Senza Limiti

a soli 7,49 euro ogni due mesi

disdici quando vuoi

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

There was an error while trying to send your request. Please try again.

Autorizzo Coelum Astronomia a contattarmi via e-mail utilizzando le informazioni che ho fornito in questo modulo sia per fini informativi (notizie e aggiornamenti) che per comunicarmi iniziative di marketing.