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Un viaggio fra le regioni italiane viste dallo spazio

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Un mosaico di immagini acquisite dallo strumento MERIS mostra l'Europa meridionale con al centro l'Italia (i confini nazionali sono evidenziati in giallo) e le sue regioni (profilo bianco). Credits: ESA/GeoVille

Questo mosaico di immagini acquisite dallo strumento MERIS (Medium Resolution Imaging Spectrometer) è focalizzato sull’Italia (il cui confine è evidenzato in colore giallo) e le sue regioni (linee bianche).

Il mosaico è stato ottenuto utilizzando alcune immagini acquisite con lo spettrometro MERIS, scelte tra le migliori e senza nuvole, successivamente ricomposte per coprire l’intero paese e le sue isole.

Nelle pagine in basso sono inoltre disponibili le immagini regione per regione.

MERIS (Medium Resolution Imaging Spectrometer) è uno degli strumenti a bordo di Envisat, uno spettrometro che misura la radiazione solare riflessa dalla superficie terrestre e dalle nubi nella gamma visibile e in quella prossima agli infrarossi (da 390 nm a 1040 nm). Lo swath largo 1150 km è suddiviso in cinque segmenti coperti da cinque videocamere identiche dai corrispondenti campi di vista, con una leggera sovrapposizione tra videocamere adiacenti. MERIS fornisce simultaneamente informazioni spaziali e spettrali.

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Che cosa è Envisat? (leggi l’articolo completo)

Envisat è ad oggi il più potente satellite europeo per l’osservazione della Terra. Ha iniziato la più completa serie di osservazioni del pianeta terrestre mai effettuata da qualsiasi altro satellite. E’ dotato di strumenti di raccolta di informazioni preziose per gli scienziati, per comprendere ciascuna parte del sistema Terra e prevedere come i cambiamenti ad una qualsiasi parte del sistema possano modificare tutte le altre parti.

Envisat osserva monitorizza:

  • La terra
  • Gli oceani
  • L’atmosfera
  • Le calotte polari

Aiuta gli scienziati a comprendere come le variazioni che avvengono in un sistema, come ad esempio il clima, possono influenzare gli altri sistemi. Envisat è un elemento chiave dei programmi dell’Agenzia Spaziale Europea del prossimo decennio per il monitoraggio dell’ambiente terrestre.

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Una raccolta di immagini della Terra vista dallo spazio

Europa, incontra l’ESA! Per saperne di più sull’Agenzia Spaziale Europea…

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Ariane-5 ECA launch of Herschel and Planck in May 2009 from Europe's Spaceport in French Guiana. Credits: ESA/CNES/Arianespace-Service Optique CSG

Lo spazioporto europeo nella Guiana Francese durante il lancio l 'Ariane-5 ECA che nel maggio 2009 ha portato in orbita gli osservatori spaziali Herschel e Planck. In primo piano l'antenna Kourou. Crediti: ESA/CNES/Arianespace-Service Optique CSG

Novembre 2012 – Anche voi, insieme a 500 milioni di altri cittadini appartenenti ai 20 paesi europei membri dell’ESA, siete i proprietari collettivi di una delle maggiori agenzie spaziali al mondo.

L’Agenzia Spaziale Europea è un’organizzazione intergovernativa, una cooperativa formata dai propri Stati Membri nell’interesse nazionale e per il bene comune.

In vista della riunione dei ministri europei del settore spaziale, che avrà luogo il 20 e 21 novembre per decidere il corso del futuro dell’Agenzia, questo nuovo video offre una rapida introduzione: Europa, incontra l’ESA!


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L’ESA fa molto con poco, con un budget molto più basso delle sue controparti internazionali. Con un investimento equivalente ad un biglietto per il cinema a persona per anno, l’Agenzia Spaziale Europea è una delle poche organizzazioni al mondo attiva in tutte le aree spaziali: dall’esplorazione dello spazio alla salvaguardia dell’ambiente terrestre, promuovendo al contempo la conoscenza tecnica e la competitività economica del nostro continente.

“Insieme, possiamo fare di più” era il credo che ha condotto 10 stati europei a fondare l’ESA nel lontano 1975. Oggi, il successo di questo approccio è chiaro. Il primato tecnico dell’ESA ed il supporto permanente dei suoi Stati Membri hanno costruito un’industria spaziale europea che è competitiva ed in prima linea a livello globale.

L' antenna ESA VIL-2 S-band (15 m di diametro) circondata dalle bandiere degli stati membi dell'ESA. La stazione Villafranca - European Space Astronomy Centre (ESAC) si trova in Spagna, 30 chilometri a ovest di Madrid.

Dai satelliti meteo alle telecomunicazioni basate sulle tecnologie spaziali, dalla navigazione al monitoraggio ambientale, i sistemi che l’ESA ha messo in piedi hanno aiutato a rafforzare l’indipendenza strategica dell’Europa ed il suo posto nel mondo, insieme alla qualità della vita e alla prosperità economica. Le attività dell’ESA hanno creato nuovi posti di lavoro, attività imprenditoriali ed intere industrie di alto valore aggiunto.

“Insieme possiamo fare meglio” si è rivelata una predizione accurata. Dopo quasi quattro decenni, l’agenzia spaziale per l’Europa ha 20 stati membri, che insieme stanno raggiungendo risultati che nessun Paese da solo potrebbe eguagliare.

L’ESA ha forgiato una cultura basata sulla diversità culturale, sulla collaborazione e sull’eccellenza. Il lavoro ben svolto tende a dare i suoi frutti, ed il successo cooperativo dell’ESA sul lungo periodo ha a sua volta ispirato un nuovo spirito di collaborazione tra le potenze spaziali mondiali.

Per saperne di più dell’ESA e dei suoi molti e molteplici impatti sull’Europa e sul mondo, guardate il breve video contenuto in questo articolo.

Al Planetario di Padova

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Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di ottobre consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

I giovedì dell’astronomia a Rovereto

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Al via l’8 novembre, al Museo Civico di Rovereto, i Giovedì dell’Astronomia, un ciclo di quattro conferenze, dedicato a La materia sconosciuta. Ad aprire il ciclo di conferenze il Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell’INAFMassimo Della Valle con una conferenza dal titolo:  I lampi gamma: le più grandi esplosioni cosmiche dopo il big bang.

Seguiranno la conferenza di Maria Teresa Crosta, dell’Osservatorio di Astrofisica di Torino dell’INAF, il 15 novembre, dedicata  al tema Materia e curvatura: un intrico ancor celato, quella di Francesco Ravanini professore di Fisica Teorica presso l’Università di Bologna dedicata a Oltre l’orizzonte: buchi neri e teorie della gravità (22 novembre) e infine la conferenza di Caterina Boccato dell’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF. Titolo dell’incontro, che sarà introdotto da una perfomance della scuola di danza DanzamaniaIl mezzo interstellare: quanto pesa il “vuoto”.

Gli incontri, ad ingresso libero, avranno inizio alle 20.30 presso la Sala Convegni “Fortunato Zeni” del Museo Civico di Rovereto e varranno come attività di aggiornamento per gli insegnanti.

Congiunzione Luna con la Vergine, Spica e Saturno

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Congiunzione Luna con la Vergine, Spica e Saturno
Congiunzione Luna con la Vergine, Spica e Saturno
Congiunzione Luna con la Vergine, Spica e Saturno
Congiunzione Luna con la Vergine, Spica e Saturno

La mattina dell’11 e del 12, un paio d’ore prima dell’alba, una sottilissima falce di Luna calante attraverserà la Vergine, entrando prima in congiunzione con Venere e poi con Spica. Più distante Saturno, situato verso est.

Al Planetario di Ravenna

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Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. Inizio ore 21:00.
10.11, ore 16:30: “Quante stelle lassù: il cielo d’inverno” di Marco Garoni (attività adatta a bambini a partire da 6 anni).

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

I numeri del Festival della Scienza di Genova

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L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ha proposto al Festival della scienza di Genova due occasioni per giocare con la scoperta scientifica tra le più importanti degli ultimi decenni, il bosone di Higgs: Lo schiaffone di Higgs e Il dono della massa. Lo schiaffone di Higgs, che si trova alla mostra Piazza Europa, offre la possibilità...

La decima edizione del Festival della Scienza di Genova volge al termine, dopo undici giorni di grandi mostre e laboratori che hanno registrato oltre 220 mila visite.

Ecco un po’ di numeri: 190 mila visite a mostre e laboratori, 23 mila presenze a conferenze e forum, 7 mila agli spettacoli, 445 relatori, 75 location dislocate in tutti i punti della città, da Sanpierdarena al Mercato del Carmine, passando per il centro storico.

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ha proposto al Festival della scienza di Genova due occasioni per giocare con la scoperta scientifica tra le più importanti degli ultimi decenni, il bosone di Higgs: Lo schiaffone di Higgs e Il dono della massa. Leggi l’articolo su : http://www.infn.it/comunicazione/

«La risposta del pubblico è stata sorprendente — ha commentato Manuela Arata, presidente del Festival della Scienza — nonostante l’allerta meteo e la chiusura di alcuni istituti scolastici nei primi giorni della manifestazione». L’Arata ha anche annunciato l’arrivo, oggi, del due milionesimo visitatore dall’inizio della manifestazione nel 2003.

Si è detto entusiasta anche Vittorio Bo, direttore del Festival: «Grande novità di questa edizione , il palinsesto di Futuro Prossimo che è stato molto apprezzato. L’evento, infatti, ha messo l’accento sui temi del lavoro e del futuro dei giovani e della ricerca, come antidoto alla crisi».

A conclusione di questa manifestazione arriva anche l’omaggio di Giacomo Rizzolatti, neurofisiologo di fama mondiale, il quale ha parlato delle straordinarie scoperte sui neuroni specchio: «Questo Festival è uno degli eventi italiani più innovativi e all’estero i colleghi considerano un grande onore e motivo di orgoglio il fatto di essere stati invitati».

La vera protagonista di questa edizione è stata l’IMMAGINAZIONE: dalla chimica alla cucina, dalla matematica alla fisica i laboratori interattivi hanno attirato migliaia di persone, e non solo bambini. Tutta l’Europa si è riunita a Palazzo della Borsa con Piazza Europa, uno spazio dedicato ai poli di ricerca e innovazione liguri e non solo: presenti, infatti, anche molti enti di ricerca italiani, come l’INAF, che ha allestito una mostra dal nome “Europa gravità zero”, in collaborazione con ASI ed ESA. Piazza Europa ha portato a casa un ottimo risultato: 4500 visitatori.
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La presidente dell’Associazione del Festival della Scienza, Manuela Arata, intervistata da Marco Malaspina – INAF

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L’Istituto Nazionale di Astrofisica ha voluto interpretare al meglio il tema dell’immaginazione allestendo una mostra fotografica diffusa per le vie del centro storico dal nome “Astrofisiche, plurale femminile”, che oltre ai visitatori del Festival è stata apprezzata dai cittadini genovesi. Le foto sono state realizzate da Gerard Bruneau.

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri i venerdì e sabato: 09/10 e 16/17 novembre.
I Martedì della scienza. Sala conferenze-Cascina Grande, Biblioteca Civica, Via Togliatti, Rozzano.

Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

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09.11: “Le tracce della notte”. Escursione per i rapaci e osservazione notturna.
Da marzo a dicembre, il Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte apre per il pubblico nei fine settimana (venerdì-sabato-domenica).
Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Al Planetario di Ravenna

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Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. Inizio ore 21:00.

06.11: “Archeoastronomia delle civiltà precolombiane” di Agostino Galegati.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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09.11, ore 16:00: “21/12/2012 e i Maia: la verità scientifica oltre il mito della fine del mondo” conferenza di Astronomia presso l’UTE di Giussano.

Per informazioni sulle attività del gruppo:
didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Il mese della Scienza BIBLioTECA CIVICA “Lino Penati” Via Fatebenefratelli – Milano

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08.11: “B.H. – Black Hole: ai limiti dello spazio-tempo” di Andrea Grieco.

INFO: BIBLIOTECA CIVICA (02 9278300)
www.astrofilicernusco.org

Cerere e Vesta vicini alla Opposizione – ma anche il piccolo Venetia ha una storia da raccontare

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cartina asteroidi 164
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta nell'intervallo di tempo che va dal 1 novembre al 31 dicembre. I cerchietti azzurri lungo il percorso segnano il punto in cui l'asteroide si troverà durante l'opposizione nel punto più vicino alla Terra (1,679 UA per Cerere il 19 dicembre e 1,588 UA per Vesta il 9 dicembre). Il 5 novembre Cerere sarà facilmente identificabile 4' a est della stella Propus (eta Geminorum), come la sera del 22 novembre Vesta potrà essere cercata 5' a nord della stella 111 Tauri, di mag. +5.
cartina asteroidi 164
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta nell'intervallo di tempo che va dal 1 novembre al 31 dicembre. I cerchietti azzurri lungo il percorso segnano il punto in cui l'asteroide si troverà durante l'opposizione nel punto più vicino alla Terra (1,679 UA per Cerere il 19 dicembre e 1,588 UA per Vesta il 9 dicembre). Il 5 novembre Cerere sarà facilmente identificabile 4' a est della stella Propus (eta Geminorum), come la sera del 22 novembre Vesta potrà essere cercata 5' a nord della stella 111 Tauri, di mag. +5.
tabella asteroidi
Nella tabella vengono forniti i dati di sorgere, transito e relativa altezza sull’orizzonte, e del tramonto dell'oggetto; quindi luminosità, distanza dalla Terra, elongazione rispetto al Sole, coordinate equatoriali calcolate per le ore 00:00 TMEC e costellazione. Gli istanti sono in TMEC (TU+1) e calcolati per una località situata a 12° di longitudine Est, 42° di latitudine Nord.

“Vesta e Cerere stanno correndo tra le corna del Toro, così vicini da poter quasi essere inquadrati insieme nel campo di un binocolo. Davvero interessante per una rubrica come la nostra… se non fosse che in ottobre sorgeranno piuttosto tardi (dopo le 22:00)…”
Così scrivevo nel numero di ottobre, dove avevo scelto di far conoscere due asteroidi di terza fila piuttosto che costringere la mia pattuglia di fedelissimi a fare le ore piccole per aspettare l’alzata dei due venerabili oggetti. Ma questo mese è diverso. Anche se la loro opposizione arriverà solo in dicembre, non è possibile ignorare il fatto che già in novembre Cerere e Vesta raggiungeranno rispettivamente una magnitudine di +7 e +6,5! Né che da un bel po’ stanno viaggiando di conserva, distanziati soltanto di una decina di gradi…

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 68 di Coelum n.164.

Nel Cielo – Ancora Gioielli dalla Regina di Etiopia

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Nel Cielo
La cartina del mese è centrata su una piccola regione (il rettangolo più chiaro) situata nella parte occidentale della costellazione di Cassiopeia, al confine con il Cepheus. In quella zona, estesa meno di un grado quadrato, si possono rinvenire i tre oggetti di cui si parla nel testo: gli ammassi aperti M52 e Czernik 43, e la nebulosa NGC 7635, nota come “Bubble Nebula”. Sulla sinistra, la stella di riferimento più comoda per arrivare agli oggetti è beta Cassiopeiae, distante esattamente 6°.
Nel Cielo
La cartina del mese è centrata su una piccola regione (il rettangolo più chiaro) situata nella parte occidentale della costellazione di Cassiopeia, al confine con il Cepheus. In quella zona, estesa meno di un grado quadrato, si possono rinvenire i tre oggetti di cui si parla nel testo: gli ammassi aperti M52 e Czernik 43, e la nebulosa NGC 7635, nota come “Bubble Nebula”. Sulla sinistra, la stella di riferimento più comoda per arrivare agli oggetti è beta Cassiopeiae, distante esattamente 6°.

Tabella Nel CieloGià nel numero 142 abbiamo cominciato a parlare di Cassiopea, la mitologica regina d’Etiopia che andò sposa al re Cefeo e fu poi immortalata nella costellazione a forma di trono che noi tutti conosciamo.
E il “cominciato” si riferisce al fatto che quella regione, attraversata dalla Via Lattea, mostra un numero talmente alto di oggetti deep-sky da non poter essere certamente esaurito in una sola puntata.
Riprendiamo quindi il discorso e tuffiamoci nella parte ovest della costellazione, al confine con Cefeo. L’americano Jeff Bondono, uno dei più autorevoli astronomi dilettanti degli Stati Uniti, l’ha battezzato “Cassiopeia Salt-and-Pepper”, una definizione che ha adattato a altri due oggetti del tutto simili: M11 (Scutum Salt-and-Pepper) e M37 (Auriga Salt-and-Pepper).

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici,  le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 56 di Coelum n. 164.

Pio & Bubble Boy – Coelum n.164 – 2012

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Vignetta 164

Vignetta 164

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.164 – 2012. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

La nonna delle supernove

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High-resolution simulation of a galaxy hosting a super-luminous supernova and its chaotic environment in the early Universe. Credit: Adrian Malec and Marie Martig (Swinburne University).

E’ un record importante quello raggiunto da un gruppo guidato da Raymond Carlberg dell’Università di Toronto e raccontato in un articolo uscito online su Nature. L’osservazione delle due supernove più distanti, e quindi più antiche, mai studiate.

“Si tratta di oggetti insolitamente brillanti e lenti a scomparire. Queste proprietà sono coerenti con quello che sappiamo sulle supernova a instabilità di coppia, un raro meccanismo di esplosione associato a stelle di grande massa e quasi prive di contenuto metallico. Ovvero, le prime stelle formatesi” spiega Carlberg.

Il risultato è stato ottenuto grazie al Canada-France-Hawaii Telescope Legacy Survey (CFHTLS), un programma internazionale di osservazioni al telescopio di Mauna Kea, alle Hawaii. Le due supernove sono state identificate come SN2213 e SN1000+2016. La prima, la più antica delle due, ha un redshift (ovvero uno spostamento verso il rosso delle righe spettrali dovuto all’effetto Doppler, e quindi alla velocità a cui l’oggetto si allontana dalla Terra) di 3,9, che denota una distanza di 12,1 miliardi di anni luce dalla Terra. L’esplosione di questa supernova è quindi avvenuta appena 1,6 miliardi di anni dopo il Big Bang. L’altra è appena più vicina e più giovane, a 10,4 miliardi di anni luce da noi.

La figura illustra una galassia con una supernova iper-luminosa ospite in un caotico universo primordiale. Credit: Adrian Malec and Marie Martig (Swinburne University).

Le due stelle all’origine delle supernovae avevano una massa pari a più di 100 volte quella del Sole, e si erano formate quando l’Universo era ancora fatto per lo più degli elementi più semplici, in particolare idrogeno, e non ancora di elementi metallici. In queste condizioni la stella esplode con un meccanismo del tutto particolare, appunto chiamato “instabilità di coppia“: la collisione tra nuclei atomici e raggi gamma causa la produzione di elettroni e positroni liberi, portando a una caduta di pressione nel nucleo che a sua volta causa una potentissima reazione termonucleare, 10 volte più luminosa della più brillante delle supernove “normali”.

Leggi l’articolo completo

Completata la Survey CFHT Legacy che ha svelato i segreti più oscuri dell’Universo

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A wallpaper pattern of galaxies [Full resolution: 1000x939] This tiny fraction of a CFHTLS Deep field reveals a wallpaper pattern of galaxies. At least a thousand distant galaxies can be identified on this image as little fuzzy dots (the crossed type disks are foreground stars from our own Galaxy). The entire CFHTLS revealed tens of millions galaxies like these. © CFHT / Coelum
E’ stata rilasciata alla fine dello scorso ottobre la versione finale della “Canada-France-Hawaii Telescope Legacy Survey (CFHTLS)”,  condotta dalla cima del Mauna Kea. Si tratta di un programma unico di imaging, che ha esplorato nell’arco di 6 anni, un’area estremamente ampia dell’universo (circa 800 volte quella coperta nel nostro cielo dalla Luna piena), riprendendo decine di milioni di galassie distanti fino a 9 miliardi di anni luce dalla Terra e oltre, e producendo una impressionante raccolta di dati.

Una piccola porzione del Deep field CFHTLS in cui però sono identificabili migliaia di lontane galassie (tutti i punti luminosi visibili nell'immagine, salvo quelli – pochi – con la croce che sono invece stelle appartenenti alla nostra galassia! E l’intera Survey CFHTLS di galassie come queste ne ha rivelate decine di milioni!!! (© CFHT / Coelum)

Un vero e proprio tesoro, una miniera di dati per la ricerca astronomica degli osservatori di tutto il mondo: oltre 15 000 singole immagini ad altissima risoluzione ottenute in cinque canali che coprono la gamma dell’ottico, dal blu al rosso (ultravioletto e vicino infrarosso inclusi), che hanno permesso di catalogare più di 38 milioni di oggetti.
“Queste cifre sono notevoli se si considera che in definitiva abbiamo indagato solo una frazione relativamente piccola di tutto il cielo, ma alla massima profondità possibile”, ha detto l’astronomo Jean-Charles Cuillandre, lo specialista CFHTLS e MegaCam.

La Survey, iniziata nel 2003 si è conclusa nel 2009, ma ci sono voluti altri tre anni per elaborare e calibrare con precisione l’enorme volume di preziosissimi dati.

Il tutto è stato possibile grazie a “Terapix“, un centro specializzato con sede in Francia la cui missione principale è stata la caratterizzazione e l’ottimizzazione di tutte le immagini CFHT.

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Una tipica Supernova del tipo Ia simile alle diverse centinaia rilevate durante la SNLS tra milioni di galassie lontanissime. Credit: SNLS

Il primo obiettivo di sviluppo di questo nuovo catalogo cosmico per CFHTLS è stato quello di misurare con precisione la luminosità di centinaia di stelle esplose nell’area indagata – le Supernove di tipo “Ia” – per capire meglio la natura dell’energia oscura e della materia oscura che sembrano dominare l’universo, senza però poter essere osservate direttamente. Ai ricercatori è invece possibile misurare gli effetti dell’energia oscura sull’espansione del cosmo utilizzando appunto le supernove “Ia”, che sono ottimi indicatori per misurare la distanza delle galassie.

Ecco quindi nascere il progetto SNLS (SuperNova Legacy Survey) che ha individuato e seguito quasi 500 supernovae di tipo “Ia”: analizzando le immagini di oltre 10 milioni di galassie, SNLS ha confermato l’espansione accelerata dell’Universo con una precisione senza precedenti.

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L'immagine è solo una parte (il 50%) di ogni singolo Deep field (e solo lo 0,3% della copertura di cielo della Legacy Survey) ma rivela una miriade di galassie che potrete esplorare nell'alta risoluzione disponibile al link qui sotto. © CFHT/Coelum/Terapix/AstrOmatic

Scarica il DeepField alla massima risoluzione [8601×4838]

Il secondo obiettivo della CFHTLS è stato quello di mappare la misteriosa materia oscura su una scala inedita, a partire dalle distorsioni che essa provoca ai danni della forma delle galassie. Ciò ha reso necessaria la combinazione fondamentale di osservazioni profonde dell’Universo su vaste aree del cielo e lo sviluppo di metodi avanzati di analisi dei dati.

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Una singola camera al mondo per un sondaggio cosmologico senza precedenti!

Primo piano su MegaCam, la camera digitale di 340 Mpx composta da un mosaico di 40 e2v CCD, di cui solo i 36 centrali sono usati per fare scienza. Credit: J.-J. Bigot (CEA)

E questa camera è MegaCam, una fotocamera digitale avanzata di 340 milioni di pixel, la più grande del mondo, progettata e costruita da CEA sotto la direzione scientifica di servizio AIM Astrofisica (Università Paris Diderot / CEA / CNRS) ed entrata in servizio al CFHT nel 2003.

Il telescopio di 3.6 metri del CFHT con MegaPrime. MegaCam è montata al fuoco primario (MegaPrime) collocato sulla parte superiore del telescopio (la struttura nera). Credit: J.-C. Cuillandre (CFHT)

MegaCam è il cuore della squadra MegaPrime, lo strumento primario del CFHT.

La cover dell'ultima edizione del Calendario astronomico CFHT/Coelum, il quattordicesimo della serie.

MegaCam cattura in un solo colpo un campo di un grado quadrato ad un livello di dettaglio e precisione sorprendente, noto in tutto il mondo anche grazie alle immagini che ogni anno permettono, in collaborazione con Coelum, la realizzazione della fantastica serie dei Calendari astronomici Hawaiian Starlight.

Altri risultati della Survey sono in corso di pubblicazione sul sito web CFHTLS.

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Canada-France-Hawaii Telescope Legacy Survey Reveals Dark Secrets of the Universe
Canada-France-Hawaii Telescope Legacy Survey

Contatti:

 Jean-Charles Cuillandre, CFHT – Email: jcc at cfht.hawaii.edu, (001) 808 885 3128

Supernovae – novembre 2012

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L’immagine di A. Dimai della scoperta della supernova identificata il 7 ottobre scorso nella piccola galassia IC 35, una spirale situata nei Pesci. A causa della modesta separazione della SN dal nucleo della galassia ospite (offset 6" W, 1" N) e delle avverse condizioni meteo, solo il giorno successivo è stato possibile avere una immagine di conferma, e solo tramite dei telescopi in remoto. La SN, che al momento della scoperta brillava di mag. +16,5, è di tipo IIP.

Lo strano oggetto in NGC 7259 e i nuovi successi italiani

Anche questo inizio d’autunno ha regalato alcune importanti scoperte agli astrofili italiani, ma in diminuzione rispetto agli abbondanti “raccolti estivi”.

L’immagine di A. Dimai della scoperta della supernova identificata il 7 ottobre scorso nella piccola galassia IC 35, una spirale situata nei Pesci.

La notte del 7 ottobre Alessandro Dimai dell’osservatorio del Col Drusciè di Cortina d’Ampezzo si accorge di un evidente allungamento nel nucleo della galassia a spirale IC 35 nella costellazione dei Pesci, distante 190 milioni di anni luce. Si tratta di una stella di magnitudine +16,5 a ridosso del nucleo della galassia, ma le avverse condizioni meteo non permettono di riprendere un’immagine di conferma.
Il giorno seguente, in prima serata, utilizza in remoto una rete di telescopi spagnoli a Nerpio ed in seconda battuta anche quelli americani di Mayhill nel New Mexico ottenendo la conferma della 35esima scoperta del programma CROSS, che coincide anche con la 35esima scoperta per l’ISSP.
Viene immediatamente allertato il team di Asiago ed il PESSTO un programma di collaborazione europea con base presso il Very Large Telescope sulle Ande Cilene. Questi ultimi la mattina del 9 ottobre riescono a riprendere lo spettro della nuova stella identificandola come una supernova di tipo IIP scoperta pochi giorni dopo il massimo ed alla quale al momento, non è stata ancora assegnata la sigla.

La SN 2012 ex in UGC 838, una piccola spirale nei Pesci.

Vogliamo inoltre segnalare una scoperta indipendente da parte degli astrofili senesi S. Leonini, G. Guerrini, P. Rosi, D. Soldateschi e L.M. Tinjaca Ramirez dell’osservatorio di Montarrenti che hanno identificato la SN 2012 ex in UGC 838, una piccola spirale posta nella costellazione dei Pesci, a circa 300 milioni di anni luce di distanza.
Gli amici di Siena avevano ottenuto la primissima immagine nella notte del 10 settembre – quando la supernova era di magnitudine +15,5 – ma sono riusciti a ottenere un’immagine di conferma solo il 16 successivo. Peccato che solo poche ore prima di quello stesso 16 settembre, gli americani del Catalina Real-Time Transient Survey segnalavano la scoperta dell’oggetto – attribuita quindi loro ufficialmente – battendo sul tempo i senesi a cui è stata però riconosciuta la scoperta indipendente.
Lo spettro, ripreso dal team di Asiago con il telescopio Copernico da 1,82 m, ha evidenziato che si tratta di una supernova di tipo Ib, scoperta pochi giorni prima del massimo di luminosità.

La SN 2012 ec scoperta da Berto Monard in NGC 1084 lo scorso 11 agosto; attualmente è osservabile di mag. +14,4 in Eridano.

Anche se scoperta da oltre due mesi, abbiamo infine da segnalare una supernova sempre molto luminosa e facile da osservare. Si tratta della SN 2012ec scoperta la sera del 11 agosto nella galassia a spirale NGC 1084 dal sudafricano Berto Monard, veterano ricercatore di supernovae, fra i più attivi nell’emisfero sud. Lo spettro ottenuto con il telescopio di 2,3 metri del Siding Spring Observatory in Australia ha evidenziato che si tratta di una supernova di tipo IIP scoperta pochi giorni dopo il massimo. Negli ultimi50 anni questa bella e fotogenica galassia a spirale ha ospitato ben cinque supernovae, inserendosi ai primi posti nella classifica delle più prolifiche galassie dove sia esplosa una supernova. Posta nella costellazione dell’Eridano al confine con la costellazione della Balena, 7° a sud della galassia M77, nei giorni successivi la scoperta per poterla osservare dovevamo aspettare poco prima dell’alba, adesso invece è un comodo oggetto di metà notte.

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LVB 2009ip

Fonte www.rochesterastronomy.org/supernova.html

Arriviamo infine all’oggetto più particolare ed interessante – secondo noi – del periodo e che sta catalizzando l’attenzione della comunità scientifica internazionale, ci riferiamo a 2009ip.

L’immagine della scoperta di 2009ip.

aumentata fino alla mag. +19, per poi raggiungere in agosto la +17,5. Il 24 settembre scorso, infine, una nuova esplosione ha portato l’oggetto fino alla notevolissima mag. +14.

LVB 2009ip ripreso dall’amatore giapponese Toru Yusa lo scorso 10 ottobre

Tutti i telescopi professionali del mondo hanno quindi iniziato una dettagliata survey dell’oggetto e dai nuovi spettri ottenuti sembrerebbe che la LVB 2009ip si sia trasformata in una rara supernova di tipo IIn. È veramente successo questo oppure la cosa è più complessa di quanto ipotizzato?

Nel prossimo numero della rivista (Coelum 165) parleremo più approfonditamente dell’evolversi di questo strano oggetto, aiutati in questo dalla preziosa collaborazione del team di Asiago che da tempo sta monitorando il transiente.

Nel frattempo vi invitiamo a riprendere l’oggetto che, se pur molto luminoso, non è facilissimo, poiché la galassia ospite, NGC 7259 è una bella spirale posta però nella costellazione del Pesce Australe, 7° ovest di Fomalhaut, a una declinazione di circa –29 gradi.
Saranno ovviamente facilitati gli osservatori del Sud Italia, dove la galassia culmina a circa 22°-23° di altezza, altezza che nel Nord Italia non supererà invece i 15°-16°.

Altre informazioni e aggiornamenti

Unione Astrofili Napoletani

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04.11: ore 10:00: Manifestazione per il Bicentenario “200 Anni di Luce”.

E-mail: info@unioneastrofilinapoletani.it
www.unioneastrofilinapoletani.it

Associazione Astrofili Centesi

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02.11: “Perle nel cielo: gli ammassi stellari”. Al telescopio: Giove e le Pleiadi.

Per info: cell. 3468699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Foto di gruppo per 84 milioni di stelle

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Clicca sull'immagine per ingrandirla e navigarla (crediti: ESO/VVV Consortium)
Clicca sull'immagine per ingrandirla e navigarla (crediti: ESO/VVV Consortium)

Utilizzando un’impressionante immagine da nove miliardi di pixel ottenuta dal telescopio infrarosso per survey VISTA all’Osservatorio di Paranal dell’ESO, un’equipe internazionale di astronomi ha prodotto un catalogo di più di 84 milioni di stelle situate nella zona centrale della Via Lattea. Questa gigantesca collezione di dati contiene un numero di stelle più di dieci volte maggiore rispetto agli studi precedenti e rappresenta un significativo passo avanti per la comprensione della galassia in cui abitiamo. L’immagine fornisce a chi la guarda una visuale incredibile, con la possibilità di ingrandimento, sulla zona centrale della nostra galassia. È così grande che, se la si stampasse con la risoluzione tipica per un libro, sarebbe lunga 9 metri e alta 7.

La maggior parte delle galassie a spirale, tra cui la nostra ospite, la Via Lattea, presenta una grande concentrazione di stelle molto vecchie che circonda il centro, chiamato dagli astronomi rigonfiamento galattico. Capire la formazione e l’evoluzione del rigonfiamento della Via Lattea è fondamentale per comprendere la galassia nella sua interezza. Non è facile però ottenere osservazioni dettagliate di questa regione. «Le osservazioni del rigonfiamento galattico della Via Lattea sono molto difficili, perché il rigonfiamento risulta oscurato dalla polvere», dice Dante Minniti della Pontificia Universidad Catolica del Cile, coautore dello studio. «Per penetrare nel cuore della galassia dobbiamo osservare in luce infrarossa, che viene meno influenzata dalla polvere».

Il grande specchio, l’ampio campo di vista e i rivelatori infrarossi molto sensibili del telescopio VISTA (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy) da 4,1 metri di diametro lo rendono il miglior strumento per questo scopo. L’equipe di astronomi utilizza dati del programma VVV (VISTA Variables in the Via Lactea). «Il programma VVV è una delle survey pubbliche di VISTA effettuate dall’ESO. Questo significa che rendiamo pubblici tutti dati attraverso l’archivio dell’ESO: ci aspettiamo perciò molti altri risultati interessanti da questa grande risorsa», sottolinea l’autore dello studio, Roberto Saito, anch’egli della Pontificia Universidad Catolica del Cile.

I dati sono stati usati per creare una monumentale immagine a colori di 108200 per 81500 pixel, per un totale di nove miliardi di pixel. È una delle più grandi immagini astronomiche mai realizzate. L’equipe ha ora utilizzato questi dati per compilare il più grande catalogo mai prodotto delle concentrazioni di stelle nel cuore della Via Lattea.

Per saperne di più:

Al Planetario di Ravenna

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30.10: “Viaggio fra le galassie interagenti” di Massimo Berretti.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Peccioli… e intorno l’Universo 2012

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28.10: “CRONOLOGIA DEL SIDEREUS NUNCIUS: ovvero ciò che accadde a Galileo e all’astronomia tra l’estate del 1609 e la primavera del 1610” a cura di Rodolfo Calanca.

Per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

Stelle perdute nella materia oscura

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Una collisione fra galassie, fenomeno che può strappare alcune stelle dalla loro galassia madre

Una collisione fra galassie, fenomeno che può strappare alcune stelle dalla loro galassia madre

Strappate dalle loro galassie di origine, vagano senza più radici immerse nella materia oscura. Gli astronomi le chiamano “stelle intra-halo”, non più legate gravitazionalmente a una singola galassia. Ma i loro effetti continuano a farsi sentire. Un risultato in uscita questa settimana su Nature – ottenuto analizzando i dati raccolti con il telescopio spaziale a infrarossi Spitzer della NASA da un team di astronomi guidato da Asantha Cooray, dell’Università della California sede di Irvine – le addita come possibili fonti della radiazione infrarossa di fondo in eccesso, un enigma sul quale gli scienziati s’interrogano da tempo.

Sembra infatti esserci nell’universo più luce di quella che dovrebbe. Ovvero, sommando tutta la luce emessa dalle galassie conosciute si ottiene un risultato inferiore a quella effettivamente osservata, anche sotto forma di fluttuazione, in banda infrarossa. Due, fino a oggi, erano le ipotesi sull’origine di questo sovrappiù: galassie troppo lontane per essere individuate, oppure galassie vicine ma ancora sconosciute in quanto troppo deboli. Entrambe le spiegazioni sono però incompatibili con i dati ottenuti da Spitzer, dice Edward Wright, professore a UCLA e coautore dello studio uscito su Nature.

Ecco così entrare in gioco le stelle immerse nella materia oscura. «Secondo il nostro modello», dice infatti Francesco De Bernardis, dal 2010 ricercatore postdoc nel gruppo di Cooray (dopo un dottorato a La Sapienza di Roma), raggiunto al telefono da Media INAF, «la presenza delle stelle “intra-halo” è in grado di spiegare i dati raccolti nel vicino infrarosso».

Insomma, la materia oscura, punteggiata di stelle abbandonate, non è poi così oscura come ci si aspettava? «Il risultato che abbiamo ottenuto è certo interessante, ma occorre attendere ulteriori osservazioni», avverte De Bernardis, «perché noi ci siamo concentrati su due specifiche frequenze del vicino infrarosso, ma saranno necessarie analisi anche in altre frequenze per una conferma del nostro modello».

Per saperne di più:

Gruppo Astrofili Rozzano

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27.10: “Le mie foto astronomiche” di Vittorino Suma.

Brutta fine in vista per la nube G2

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Il buco nero Sgr*A visto dal telescopio spaziale a raggi X Chandra (NASA)

Il buco nero Sgr*A visto dal telescopio spaziale a raggi X Chandra (NASA)

Un banchetto con i fiocchi, quello che si prepara per il buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia. Che pare sul punto di inizare a mangiarsi una misteriosa nube di gas e polveri nei suoi paraggi, intravista dagli astronomi per la prima volta nel 2002, e studiata in maggior dettaglio solo quest’anno. Ora, una simulazione al computer preparate da tre giovani ricercatori dell’Università della South Carolina prova a mostrarci che cosa succederà quando quella nube (chiamata G2) arriverà tanto vicina al buco nero che questo inizierà a “mangiarla”. In breve, G2 sopravviverà in parte, ma con una forma diversa e un futuro incerto.

Dietro alla ricerca ci sono il fisico Peter Anninos e gli astrofisici Stephen Murray e Chris Fragile, la studentessa di quest’ultimo Julia Wilson. Usando un supercomputer da 3000 processori, 50 mila ore di tempo di computazione e il codice Cosmos++ sviluppato dagli stessi Anninos e Fragile, i ricercatori hanno condotto otto diversi scenari di simulazione in 3D, usando tutti i dati a disposizione sui due oggetti. Il buco nero, noto come Sgr A* (Sgr sta per “Sagittario”, la zona del cielo in cui è visibile guardandolo dalla Terra) è relativamente ben noto, e ha una massa di circa 3-4 milioni di volte il nostro Sole. Su G2 sappiamo molto poco. La polvere al suo interrno sembra avere una temperatura di circa 550 gradi. Il gas invece, per lo più idrogeno, arriva a 10,000 gradi Kelvin. La sua origine è ancora sconosciuta. Spiega Murray che “potrebbe essere una vecchia stella che ha perso la sua atmosfera esterna, o qualcosa che ha tentato di diventare un pianeta ma non ci è riuscito”.

Fatto sta che a partire dal prossimo settembre si avvicinerà troppo al buco nero, e inizierà a riscaldarsi a temperature altissime, diventando visibile in raggi X e onde radio. La nube però non raggiungerà il punto di non ritorno, oltre il quale un oggetto non può più sfuggire all’attrazione gravitazionale del buco nero. Ciò non vuol dire che uscirà indenne dall’incontro. “La maggior parte della sua energia cinetica e del suo momento angolare verrà dissipata, e si frantumerò in una struttura incoerente. Per lo più si unirà al disco di accrescimento attorno al buco nero, o ne verrà catturata. Diventerà così diffusa che difficilmente il gas potrà mantenere la sua traiettoria orbitale”.

L’intero evento dovrebbe consumari in meno di un decennio. La simulazione è visibile su Web, all’indirizzo http://fragilep.people.cofc.edu/research/cloud.html

Associazione Astrofili Centesi

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26.10: “Conosciamo il sistema solare: un fantastico viaggio tra i pianeti e le bellezze del nostro sistema solare”. Al telescopio: Luna, Urano e Giove.

Per info: cell. 3468699254
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Un anello polare per NGC 660

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Immagini mozzafiato giungono dallo spazio, grazie alle ultime osservazioni dell’Osservatorio Gemini che ha catturato una immagine della galassia ad anello polare NGC 660, a circa 40 milioni di anni luce lontana da noi in direzione della costellazione dei Pesci.

Le galassie ad anello polare sono rare e particolari, oltre che affascinati: la maggior parte di esse, anche se ancora poco conosciute dagli astronomi, sono  del primo tipo di galassia a  spirale, chiamato galassia lenticolare. Dall’immagine è possibile notare che l’anello esterno carico di gas e stelle ruota in modo perpendicolare rispetto al piano principale della galassia, da qui l’espressione  “ad anello polare”, la cui formazione sarebbe dovuta all’acquisizione di elementi celesti in un momento successivo alla nascita della galassia stessa,  o a collisioni spaziali con altri ammassi stellari.

Brian Svoboda, ricercatrice dell’Università dell’Arizona (Usa), ha studiato la chimica e la temperatura di NGC 660 e ritiene che la sua unicità nasca da una precedente interazione con una galassia ricca di gas. «Una delle peculiarità di NGC 660 è che l’anello non è veramente polare, ma è inclinato di circa 45 gradi rispetto al piano del disco» sottolinea  Svoboda.

L’anello polare di NGC 660 contiene centinaia di oggetti luminosi, una parte considerevole dei quali costituita da stelle supergiganti di colore blu e rosso. Le stelle più giovani sono nate solo circa 7 milioni di anni fa, e questo indica che la vita di questa galassia è ancora molto lunga.

L’anello ruota a una velocità paragonabile a quella della sua galassia ospite (il fascio di luce centrale). Calcolando la velocità di rotazione di un anello polare a diverse distanze dal centro del sistema, gli astronomi possono cercare prove dell’esistenza di materia oscura in NGC 660. Osservazioni radio hanno mostrato che, mentre  vicino al nucleo  di NGC 660 la velocità dell’anello è normale, quella delle parti esterne  rimane costante: questo potrebbe provare l’esistenza di enormi quantità di materia oscura che influenza la dinamica del sistema.

Al Planetario di Ravenna

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23.10: “Il cielo dei Samurai” di Agostino Galegati.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
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Unione Astrofili Napoletani

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22.10: Visita Serale Astronomica aperta al pubblico, emissione francobollo per il bicentenario della fondazione dell’OAC.

E-mail: info@unioneastrofilinapoletani.it
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Gruppo Astrofili Rozzano

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20.10: “Animali nello Spazio” di Luigi Folcini.

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri i venerdì e sabato: 21/22 e 28/29 ottobre.

Coelum presenta il CORSO DI ASTRONOMIA PER TUTTI 2012-2013

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5 novembre 2012 – aggiornamento: sono aperte le iscrizioni alla II sessione del CORSO che partirà GIOVEDI’ 15 NOVEMBRE 2012. Chiuse invece le iscrizioni per raggiunto limite di partecipanti alla I sessione che inizia il 14 novembre.

Parte a Bari il prossimo 14 novembre 2012, il primo ciclo invernale dei CORSO DI ASTRONOMIA PER TUTTI, dal 2008 consolidato evento divulgativo-scientifico in Puglia. Il Corso di astronomia per tutti è organizzato da Salmoiraghi & Vigano, marchio leader in Italia nel panorama dell’ottica al dettaglio, e dalla associazione di divulgazione scientifica The Lunar Society Italia, con l’importante collaborazione della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia e della rivista italiana Coelum Astronomia.

Il Corso si propone di fornire ai partecipanti una visione panoramica delle numerose tematiche in cui si suddivide l’astronomia e di fornire le conoscenze necessarie all’interpretazione dei meccanismi celesti e delle caratteristiche dell’universo. Con l’utilizzo della strumentazione astronomia i partecipanti potranno avvicinarsi con facilità e stupore alle meraviglie del cielo stellato. Il Corso rappresenta il primo approccio con la passione per l’Astronomia che potrà essere approfondita condividendo le attività della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia. Il piano didattico comprende lezioni di taglio divulgativo, seminari e attività esterne.

Le lezioni, tenute dagli esperti del Gruppo Divulgatori della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia, si svolgeranno presso il punto vendita Salmoiraghi & Viganò di Bari – Via Piccinni 92 – ogni mercoledì alle ore 20,00 a partire dal 14 novembre 2012.

Gli argomenti trattati spaziano dalla meccanica celeste, alla fisica ottica, ai principali fenomeni celesti, all’evoluzione stellare, alla cosmologia, all’esplorazione spaziale, al sistema solare e pianeti extrasolari, alle costellazioni e alla mitologia, alla guida all’acquisto e utilizzo degli strumenti astronomici.

Il Corso di astronomia per tutti prevede, inoltre, la visita ad un planetario e un seminario in astrochimica, disciplina scientifica per la ricerca e lo studio degli elementi chimici presenti nello spazio e collegata alla ricerca di vita sui pianeti del nostro sistema solare ed extrasolari. Un successivo seminario è dedicato all’astrofotografia grazie al quale i partecipanti potranno vivere l’emozione di fotografare per la prima volta il cielo stellato. Il Corso si concluderà nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia con una speciale serata per le lezioni di orientamento astronomico e riconoscimento delle costellazioni e, grazie ai telescopi di cui è dotato il Gruppo Divulgatori della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia, per l’osservazione degli oggetti celesti.

La partecipazione al Corso prevede una quota di iscrizione, pari a 60,00 euro (50,00 per studenti e soci SAIt) comprensiva di kit didattico e gadget, e l’abbonamento (semestrale se cartaceo, annuale se on-line) alla rivista italiana Coelum Astronomia. In dono, inoltre, i partecipanti riceveranno il calendario astronomico 2013 Coelum con le splendide fotografie del CFHT.

Per ogni informazione: www.saitpuglia.it / www.thelunarsociety.it

Il vicino di casa

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Il telescopio ESO di La Silla che ha permesso la scoperta (S.Brunier/ESO)

Il telescopio ESO di La Silla che ha permesso la scoperta (S.Brunier/ESO)

Un esopianeta letteralmente dietro l’angolo. Lo hanno scoperto gli astronomi dello European Southern Observatory (ESO) utilizzando lo strumento HARPS installato sul telescopio da 3,6 metri dell’Osservatorio di La Silla in Cile. Si trova in orbita intorno a una stella del sistema di Alpha Centauri, ad appena 4,3 anni luce di distanza. Non solo è il pianeta più vicino al sistema solare mai individuato, ma anche il più leggero mai scoperto attorno a una stella simile al Sole. Si tratta infatti di un pianeta estremamente piccolo, con una massa pari a solo 1,1 volte la massa terrestre. La scoperta è illustrata sull’ultimo numero di Nature. L’equipe europea ha rivelato il pianeta osservando le piccole oscillazioni nel moto della stella Alpha Centauri B, dovute all’attrazione gravitazionale del pianeta in orbita.

Tra gli autori dell’articolo compare Francesco Pepe dell’Università di Ginevra, che spiega a Media Inaf: “Quattro anni fa abbiamo iniziato un programma d’osservazione di 10 stelle calme e del nostro vicinato, che non mostravano alcuna presenza di pianeti giganti. La speranza era di trovare dei pianeti di piccola massa, possibilmente nella zona abitabile  della stella. Questo programma ha portato i suoi frutti, producendo la scoperta di 7 pianeti intorno a quattro stelle. Alpha Centauri B è una di queste. E’ simile al nostro sole e molto luminosa. Grazie alla sua prossimità, e perciò intensità, diventa un candidato ideale per ulteriori analisi con strumenti e tecniche diverse. Continueremo a studiare alpha Cen B perché sappiamo ormai che i piccoli pianeti si trovano quasi sempre in sistemi multipli. E’ una scoperta che ci fa sognare, perché si tratta di un pianeta di massa terrestre che orbita una fra le stelle più vicine a noi”.

Così commenta invece la scoperta Raffaele Gratton, dell’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF. “Benché il pianeta scoperto non sia adatto ad ospitare vita (è troppo vicino alla stella, la temperatura alla sua superficie dovrebbe essere prossima a 2000 gradi centigradi), spesso i pianeti piccoli sono in sistemi con parecchi pianeti. Potrebbe quindi esservi un altro pianeta adatto ad ospitare la vita in questo sistema. Data la distanza estremamente ridotta, è possibile cercare un pianeta del genere usando immagini dirette: certamente questo è alla portata di E-ELT che avrà la sensibilità per vedere il pianeta appena scoperto quando entrerà in funzione, fra circa 10 anni — ma forse sarà possibile scoprire altri pianeti nel sistema, se ve ne sono, usando SPHERE, il cercatore di pianeti che stiamo realizzando insieme a ricercatori di molte nazioni europee per il VLT e che sarà pronto il prossimo anno. SPHERE permette non solo di visualizzare un pianeta, ma di ottenerne lo spettro e quindi avere informazioni sulla composizione della sua atmosfera. Questo studio dimostra che già con la strumentazione attuale, osservazioni molto intensive possono portare alla scoperta di pianeti simili alla Terra, almeno in condizioni molto favorevoli. Scoperte del genere possono essere fatte usando HARPS-N, il nuovo misuratore di velocità radiali di grande precisione che è appena entrato in funzione sul Telescopio Nazionale Galileo e che è un gemello dello strumento usato per questa scoperta”.

Francesco Pepe, che è principal investigator di HARPS-N, ricorda che nell’agosto 2012, dopo l’istallazione dello strumeno al Telescopio Nazionale Galileo sulle isole Canarie, è iniziato un programma di osservazione simile a quello di La Silla. “Speriamo di ottenere presto risultati simili o ancora più eccitanti. Ma ci vorrà un poco di pazienza, perché risultati di questo tipo richiedono uno sforzo in tempo e lavoro considerevole”.

Guarda su INAF-TV il servizio video di Marco Malaspina:

Gruppo Amici del Cielo

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19.10: “L’energia oscura” a cura di Livio Fasani.

Per informazioni sulle attività del gruppo:
didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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19-21 ottobre: Corso residenziale di astronomia per insegnanti a Borgo Coloti (PG) Il secondo corso residenziale UAI dell’anno si svolgerà a Borgo Coloti (PG). Tema: “Gli ultimi 100 anni di evoluzione dell’astronomia”.

http://didattica.uai.it
www.uai.it

Un pezzo di Hubble a Padova

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Il Professor Robert E. Williams è stato l’ideatore e il sostenitore della famosa Deep Survey con la quale il telescopio spaziale Hubble (HST) ha scoperto che l’Universo primordiale era già popolato da innumerevoli galassie interagenti, sconvolgendo le previsioni di molte teorie cosmologiche. Come  riconoscimento di questi eccellenti risultati nel campo dell’Astronomia, lo scorso anno il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, ha consegnato a Williams le chiavi della Città di Padova.

Il Planetario di Padova ha quest’anno organizzato un nuovo incontro tra Williams e Zanonato, oltre ad altre autorità della città di Padova e a una rappresentanza delle istituzioni del settore astronomico. Durante questo incontro, dopo la proiezione di alcune spettacolari sequenze del telescopio spaziale Hubble, Williams ha parlato delle maggiori scoperte fatte con HST e ha donato al Sindaco un pezzetto del telescopio spaziale che fu sostituito nel 2002 durante una missione Shuttle per la regolare manutenzione del telescopio.

Il prof. Antonio Bianchini introduce l'illustre ospite Robert Williams.

Robert Williams è stato, dal 1985 al 1993, direttore dell’Inter-American Observatory a Cerro Tololo in Cile. Dal 1993 al 1998 è stato direttore dello Space Telescope Science Institute a Baltimora e, dopo un breve periodo passato alla John Hopkins University, è stato presidente della IAU (Unione Astronomica Internazionale). Nel gennaio del 2010, ha partecipato a Padova alle cerimonie di chiusura dell’anno mondiale dell’astronomia (2009) dedicate a Galileo.

Nel corso della sua carriera, Williams ha ricevuto molti premi e riconoscimenti. Oltre a quelli da parte della NASA e di varie Università e Centri di Ricerca europei, ha ottenuto nel 1991 l’Alexander von Humboldt Award dal governo Tedesco, nel 1997 è stato nominato membro della American Academy of Arts and Sciences, nel 1998 gli è stato assegnato il Beatrice Tinsley Prize della American Astronomical Society per avere fortemente voluto e progettato la famosa Hubble Deep Field Survey con il telescopio spaziale Hubble. Questa famosa impresa, che ha coinvolto più di 50 scienziati da tutto il mondo, è stata fortemente voluta e sostenuta da Bob Williams il quale, a tal fine, ha deciso di impegnare quasi tutto il tempo di osservazione che aveva a sua disposizione come ‘tempo del direttore’.

La Deep Survey, realizzata nel 1995, ha impegnato il telescopio Hubble per quasi due settimane e ha consentito di realizzare l’immagine del cielo più profonda mai ottenuta prima rivelando la presenza di una grande concentrazione di galassie appartenenti a un universo molto antico e lontano. Questi risultati hanno letteralmente rivoluzionato molte teorie sulla evoluzione dell’universo, tanto che da allora sono state fatte con l’Hubble altre survey ancora più profonde.

Per questo motivo, l’anno scorso, il 13 Luglio 2012, il sindaco Flavio Zanonato ha conferito a Bob Williams la cittadinanza onoraria della Città di Padova consegnandogli simbolicamente le chiavi della città.

Bob e sua moglie Elaine conoscono bene e amano l’Italia e, in particolare, Padova e Venezia che hanno avuto occasione di visitare molte volte. Bob è spesso venuto a trovarci non solo come collega ma anche come amico e ha voluto fortemente questo nuovo incontro con il nostro sindaco Flavio Zanonato e la Città di Padova al Planetario. Il Planetario di Padova è quindi molto felice di aver reso possibile questo importante e simpatico evento.

Williams con lo staff del Planetario ed alcuni ospiti. (Foto credits: M. Bregolato, E. Lazzaretto, S. Zaggia).

Al Planetario di Ravenna

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16.10: “C’è ancora chi dice che non siamo stati sulla Luna. È falso!” di Claudio Balella.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Peccioli… e intorno l’Universo 2012

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15.10: Durante lo svolgimento della mostra sono previste le seguenti mini-conferenze: Ore 16:00: “I colori dell’astronomia” di C. Buscemi. Ore 17:00: “A caccia di altri mondi” di A. Villa. Ore 18:00: “C’è vita su Marte?” di P. Piludu.

Per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

La prima preda di Curiosity

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La roccia "Jake Matijevic" con evidenziati i due punti su cui hanno lavorato gli strumenti scientifici (NASA/JPL-Caltech/MSSS)

La roccia "Jake Matijevic" con evidenziati i due punti su cui hanno lavorato gli strumenti scientifici (NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Le rocce marziane riservano parecchie sorprese, in questi giorni. Se ieri usciva su Science uno studio dedicato al meteorite Tissint, appunto un pezzo di Marte caduto sulla Terra, oggi si scopre qualcosa di pià sulla prima pietra del pianeta rosso toccata dal rover Curiosity, di cui i ricercatori che seguono la missione hanno diffuso un primo profilo chimico.

La roccia (grande più o meno come un pallone da calcio e battezzata “Jake Matijevic” in onore del capo ingegnere di Curiosity, deceduto quest’estate)  è stata studiata usando due strumenti scientifici di cui è dotato il rover, l’Alpha Particle X-Ray Spectrometer (APXS) e lo strumento Chemistry and Camera (ChemCam). La roccia non ha la tipica composizione della superficie marziana: è ricca di una classe di minerali chiamati feldspati, ma povera di ferro e magnesio.

Come spiega Edward Stolper del California Institute of Technology, co-investigatore di Curiosity “la roccia è chimicamente simile a una rara ma ben nota varietà di rocce ignee presenti sulla Terra nelle zone vulcaniche. Sulla Terra, questo tipo di roccia deriva tipicamente dalla cristallizzazione di magma ricco di acqua, a pressioni elevate. “Avendo per ora un solo campione marziano è difficile dire se anche là questo tipo di roccia sia prodotta dagli stessi processi, ma quello è un buon punto di partenza per studiarla” conclude Stolper.

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