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Al Planetario di Padova

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Spettacoli al Planetario: il giovedì alle ore 21:00, il venerdì e il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle 16:00 e 17:30.
07.10, ore 21:00: “Marte tra scienza e fantascienza” a cura di Elena Lazzaretto.
Per informazionie prenotazioni: tel. 049 773677
Email: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Gruppo Astrofili Lariani

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Le esperienze didattiche previste per la stagione 2011-2012 non si limitano all’osservazione o allo spettacolo “virtuale“ del planetario; prevedono altresì lezioni a diversi livelli: uno “base“ su storia dell’astronomia, geografia astronomica, mitologia celeste, astronautica e Sistema Solare; uno “più avanzato“ su evoluzione stellare, buchi neri, supernovae; e ancora incontri su altri argomenti di astronomia o scienza generale da concordare. Costi e modalità di organizzazione di queste iniziative si possono trovare nella sezione “i nostri corsi“ alla nostra pagina web.

Questo il programma di ottobre. Inizio ore 21,15, c/o il Centro Civico Rosario Livatino di Tavernerio.
07.10: “Navigando nel Sistema Solare Parte II“. Incontro a cura di Paolo Ostinelli.

Per informazioni: tel 328 0976491
astrofili_lariani@virgilio.it – luigi.viazzo@email.it
www.astrofililariani.org

ETIOPIA – 21 gennaio/2 febbraio 2012

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Osservazioni dal tetto dell’Africa

21 Gennaio / 2 Febbraio 2012

1° giorno, venerdì 20/01 – ROMA / ADDIS ABEBA
Ritrovo dei Signori partecipanti all’aeroporto di Roma Fiumicino in tempo per l’imbarco sul volo di linea Ethiopian Airlines in partenza per Addis Abeba in serata.

2° giorno, sabato 21/01 – ROMA / ADDIS ABEBA / AWASH (225 Km circa)
Subito dopo la mezzanotte partenza con volo Ethiopian per Addis Abeba. All’arrivo dopo circa 6 ore di volo, incontro con la guida, colazione e partenza in jeep 4×4 per Awash. All’arrivo, sistemazione nelle camere riservate all’Awash Falls Lodge (o similare) e tempo a disposizione per un po’ di riposo dopo il lungo viaggio. Nel pomeriggio inoltrato visita al Parco Nazionale di Awash. Esplorare questo parco un effetto straniante: entrando in questa stretta striscia di verde assediata dal deserto si passa in un balzo dalla savana alla foresta più lussureggiante, dalle zebre di Grevy, le gazzelle e le antilopi alle 400 specie di uccelli e alla flora che, grazie alle acque dell’unico fiume che scorre in Dancalia, esplode in un rigoglio inatteso. Cena e pernottamento al lodge.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

3° giorno, domenica 22/01 – AWASH / SEMERA (375 Km)
Dopo la prima colazione, partenza per Semera. All’ arrivo si esperiranno le procedure per ottenere i permessi speciali per le visite in Dancalia. Pensione completa. Pernottamento in un albergo locale o in Lodge o in tenda, fuori dalla città.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

4° giorno, lunedì 23/01 – SEMERA / AFDERA (220 Km)
Prima colazione e partenza per raggiungere Afdera. Si entra già profondamente in un pesaggio alieno perché il lago di Afdera è situato a oltre 100 metri sotto il livello del mare ed è uno specchio d’acqua salmastra circondato da basalti neri. Tutt’intorno alcune sorgenti termali provenienti dal sistema dell’Ertalè lo alimentano. Lungo il percorso si incontrano anche alcuni villaggi Afar. Pernottamento in albergo locale o in tenda. Pensione completa.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

5° giorno, martedì 24/01 – AFDERA / KUSREWAD / ERTALE (90 Km)
Dopo la prima colazione si parte verso Ertale lungo piste sabbiose. All’arrivo a Kusrewad ci si ferma per prendere e caricare i dromedari che porteranno il materiale da campo da questo punto al vulcano e ritorno. Si prosegue per il magico Ertale, catena di vulcani in questa regione interamente desertica, formata da crosta basaltica, frutto dell’allargamento della crosta terrestre. La catena conta molti vulcani tra cui il più famoso porta il nome della catena stessa, ed è alto 613 metri, con un lago di lava permanente. Pensione completa e pernottamento in tenda.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

6° giorno, mercoledì 25/01 – ERTALE / HAMEDELA (100 Km)
Il mattino prestissimo trekking di ritorno per circa 3 ore. All’arrivo, colazione e partenza verso Hamedela con sosta lungo il tragitto per il pranzo. All’arrivo previsto ad Hamedela nel tardo pomeriggio, sistemazione in campo tendato, cena e pernottamento.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

7° giorno, giovedì 26/01 – HAMEDELA / DALOL / BERHALE (200Km)
All’alba tempo per vedere la partenza dei dromedari per la miniera di sale. Dopo la prima colazione si parte verso Dalol che si trova a 20 chilometri, per vedere la produzione del sale che viene chiamato “Amole”. “Amole” una volta veniva usato come il mezzo di scambio. Dalol è una depressione unica al mondo e l’intera zona è interamente ricoperta di fosforo, sale, zolfo e varie altri composti chimici multicolori. Dalol si trova a 130 metri sotto il livello del mare. Pranzo e proseguimento verso Berhale. All’arrivo, sistemazione in campo tendato, cena e pernottamento.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

8° giorno, venerdì 27/01 – BERHALE / AXUM (250 Km)
Dopo colazione, partenza in auto verso Axum con pranzo lungo la strada in ristorante tipico o al sacco. All’arrivo ad Axum nel tardo pomeriggio, trasferimento e sistemazione allo Yeha Hotel (o similare), cena e pernottamento.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

9° giorno, sabato 28/01 – AXUM / ADIGRAT (150 Km)
Prima colazione e mattinata dedicata alla visita di Axum, con il Palazzo della Regina di Saba, gli obelischi e il Tempietto dove (dicono) è custodita L’Arca dell’Alleanza. Pranzo e partenza verso Adigrat visitando lungo la strada Yeha, il tempio della luna. All’arrivo ad Adigrat, sistemazione nelle camere riservate in Geza Gebresislase Hotel (o similare), cena e pernottamento.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

10° giorno, domenica 29/01 – ADIGRAT / MEKELE (100 Km)
Dopo la prima colazione partenza per Mekele con soste lungo il percorso per la visita dei monasteri di Petros e Paulos, Michael Millehayzenghi e Madhanie Alem Adi Kosho e Abrha we Atsebeha e per il pranzo al sacco. All’arrivo a Mekele, sistemazione nelle camere riservate all’Axum Hotel (o similare), cena e pernottamento.
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

11° giorno, lunedì 30/01 – MEKELE / LALIBELA (430 Km)
Sveglia di buon mattino, colazione e partenza in direzione Lalibela, traversando una delle zone più scenografiche dell’Etiopia, attraverso villaggi e viste mozzafiato. Tappa lunga, faticosa ma indimenticabile. Pranzo lungo strada ed arrivo a sera a Lalibela. Cena e pernottamento al Lal hotel (o similare).
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

12° giorno, martedì 31/01 – LALIBELA
Pensione completa ed intera giornata di visita di Lalibela che offre il più straordinario complesso di chiese rupestri. Chiese scavate nella roccia e anche sotto il livello del terreno e decorate con fregi, bifore, tramezzi e rosoni. Cunicoli e corridoi uniscono molte di loro. Se ne visiteranno 11 in questa giornata: Beta Meskal, Beta Maryam, Beta Mikael, Beta Golgota, Beta Tangal, Beta Emanuel, Beta Gabriel, Beta Lehem, Beta Mercurios, Beta Abba Libanos e infine la più famosa Beta Giorgis. Pernottamento al Lal Hotel (o similare).
Durante la notte potrà essere previsto un luogo da dove osservare gli astri.

13° giorno, mercoledì 01/02 – LALIBELA / ADDIS ABEBA / ROMA
Prima colazione in hotel e successivo trasferimento in aeroporto per l’imbarco sul volo domestico in partenza per Addis Abeba. All’arrivo, sbarco e tempo a disposizione per ultime visite in città e per un po’ di shopping. Tempo permettendo, cena in ristorante tipico con musiche e balli tradizionali, prima del trasferimento in aeroporto in tempo utile per l’imbarco sul volo di linea Ethiopian Airlines diretto a Roma ed in partenza nella notte.

14° giorno, giovedì 02/02 – ROMA
All’arrivo in nottata, sbarco e fine dei servizi.

NOTE: nessun spazio è stato bloccato in opzione. Quote volo Ethiopian Airlines indicative e da riconfermare al momento della prenotazione.

PIANO VOLI

21/01 ROMA (h. 00.05) – ADDIS ABEBA (h. 07.50) ET 703
01/02 LALIBELA (h. 11.55) – ADDIS ABEBA (h. 13.55) ET 123     02/02 ADDIS ABEBA (h. 00.20) – ROMA (h. 04.45) ET 702

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

minimo 20 partecipanti € 2.690,00
minimo 15 partecipanti € 2.750,00
Supplemento camera singola € 190,00
Tasse aeroportuali € 210,00 (soggette a riconferma fino all’atto dell’emissione del biglietto aereo)

Cambio applicato: 1 € = 1,46 usd. Eventuali adeguamenti saranno effettuati tra 30 e 21gg prima della partenza; l’itinerario potrebbe
subire variazioni a insindacabile giudizio della guida per ragioni di opportunità e sicurezza, fermi restando il rispetto delle visite e dei siti
previsti nel programma. I chilometraggi riportati nel programma sono indicativi e potrebbero subire variazioni significative a causa della
condizione delle strade e di cause di forza maggiore.

La quota comprende: * volo di linea Ethiopian Airlines da Roma per Addis Abeba e ritorno in classe economica + volo domestico come da prospetto * franchigia bagaglio 20 kg * sistemazione in camere o tende doppie (ad Addis Abeba è prevista la sistemazione in hotel 4****, nelle altre località in tende e in piccoli alberghi locali) * trattamento di pensione completa come da programma * tour in Toyota Land Cruises 4×4 con visite, trasferimenti ed escursioni come da programma * guida (accompagnatore locale parlante italiano + guide locali parlanti inglese nei luoghi storici + cuoco + equipaggiamento da campeggio) * ingressi * assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio a favore di ciascun partecipante * omaggio.

La quota non comprende: * visto d’ingresso (USD 20,00 circa per persona da pagare in loco) * tasse aeroportuali (€ 210,00 circa ad oggi e soggette a riconferma ad emissione biglietti) * bevande ai pasti * bagaglio extra, acquisti ed extra personali in genere * mance ad autista e guida * tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”.

L’Etiopia è un paese meraviglioso tutto da scoprire con tesori di storia, cultura, tradizioni e geomorfologia unici !!!! A fianco a questo è però opportuno precisare che la pulizia, le strutture alberghiere, i trasporti e la ristorazione sono assolutamente al di sotto degli standard europei. Questo implica grande pazienza e spirito di adattamento per tutti i visitatori. Per cui preghiamo vivamente di essere pronti e ben informati rispetto a questo per evitare problemi e lamentele. Chi parte per visitare questo splendido paese deve farlo sapendo che quello che potrà vedere e godere sarà molto anche se implicherà qualche significativo sacrificio in termini di comodità, senso della pulizia e cucina. Anche i rapporti con le guide locali devono essere improntati a spirito di collaborazione e comprensione reciproci stanti le differenze di mentalità e cultura, in ogni caso il programma concordato è la stella polare da seguire per tutti.

NOTIZIE UTILI


PASSAPORTO e VISTO

il passaporto deve essere valido per almeno 6 mesi. Il visto si ottiene in arrivo all’aeroporto di Addis Abeba dietro pagamento di USD 20,00.

FUSO ORARIO

+ 2 ore rispetto all’Italia durante l’ora solare.

VACCINAZIONI

nessuna vaccinazione è obbligatoria. E’ molto consigliabile una profilassi antimalarica, antitetanica e contro la febbre gialla per i viaggi nel sud e nella Valle dell’Omo. Si raccomandano assolutamente le normali precauzioni su cibo ed acqua. E’ utile portare con sé una scorta di medicinali contro dissenteria, infezioni intestinali e di pronto soccorso.

VALUTA

è consigliabile portare esclusivamente dollari USA, le carte di credito sono accettate solo in alcuni alberghi. La valuta locale è il BIRR, con un cambio 1 € = 21 Birr circa.

STAGIONI e CLIMA

in Etiopia vi sono due stagioni distinte: da ottobre ad aprile vige la stagione secca ed è il periodo migliore per visitare il paese; il clima nell’altopiano è fresco a causa dell’altitudine e la stagione delle piogge va da maggio a settembre. Un pò diverso nel sud del paese dove la stagione umida si concentra da marzo a giugno, con un’appendice a novembre anche se, negli ultimi anni, le piogge sono state variabili ed imprevedibili.

SHOPPING

in Etiopia vi sono buone possibilità di acquisti di artigianato tipico. La maggior parte riguarda oggetti di tema religioso, quali icone in legno, croci in argento ed in legno, bibbie in ahmarico… I luoghi migliori sono ad Addis Abeba e ad Axum. Ovunque nel paese sarà possibile comprare oggetti quali le tipiche ceste colorate e monili di ogni tipo.

DIFFICOLTÀ NEL VIAGGIO

il viaggio in Etiopia nei punti della rotta storica o comunque nel nord del paese non comporta particolari disagi, le sistemazioni alberghiere fuori Addis Abeba sono modeste anche se le migliori esistenti, per cui occorre un certo spirito di adattamento. Le strade sono spesso dissestate.

Informazioni e prenotazioni al viaggio entro e non oltre il 10 novembre 2011:

CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15, Modena – Tel 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it www.robintur.it


Informazioni astronomiche:

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372 www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550 www.esploriamoluniverso.com
The Lunar Society: Sig. Paolo Minafra 339/2929524

I lunghi tentacoli del mostro

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La galassia attiva Markarian 509 così come viene vista dal WFPC2 (Wide Field and Planetary Camera 2) del Telescopio Spaziale Hubble. Credits: NASA, ESA, J. Kriss (STScI) and J. de Plaa (SRON)

Da tempo si sa che il nucleo della Galassia Attiva Markarian 509 ospita un buco nero supermassiccio, un vero mostro colossale, la cui massa, costantemente in aumento, è oltre 300 milioni di volte la massa del Sole.

La continua anche se irregolare variabilità in luminosità del nucleo galattico, distante 500 milioni di anni luce dalla Terra, ha spinto gli astronomi a studiare in dettaglio per 100 giorni l’emissione della Galassia, grazie alle potenzialità straordinarie degli Osservatori Spaziali dell’ESA XMM-Newton e Integral, alla ricerca delle interpretazioni più corrette relative al flusso continuo di materiali in caduta libera verso il cuore del mostro. Le loro attese non sono andate deluse perché, proprio in occasione della campagna osservativa, l’emissione ha mostrato una fluttuazione del 60%, a fronte del 25% solitamente osservabile.

Rappresentazione artistica della regione centrale di una galassia attiva. Credits: NASA and M. Weiss (Chandra X-ray Center)

Il flusso di raggi X proviene dalle regioni circostanti il buco nero, dove i materiali ruotano a spirale, formando un disco di accrescimento prima di cadere verso l’orizzonte degli eventi, il limite fatale da cui nessuna ulteriore informazione potrà mai più uscire. Le forze immense che si sviluppano in prossimità del gigantesco buco nero distorcono a tal punto il tessuto spazio-temporale da provocare l’espulsione verso l’esterno di globuli di plasma, accelerati a velocità di milioni di km/hr, responsabili dell’emissione X rilevata.

Sembra che l’anello in caduta libera si trovi a circa 15 anni luce dal buco nero, una distanza sorprendentemente maggiore di quanto finora ipotizzato: come un vero mostro mitologico, capace di allungare i suoi tentacoli gravitazionali su qualunque oggetto si trovi a transitare nelle sue vicinanze.

Meno NEA pericolosi del previsto

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Le nuove osservazioni di NEOWISE rivelano che esistono almeno il 40% in meno di asteroidi, al di sopra dei cento metri di diametro vicini alla Terra, di quel che si pensava. Nell'immagine i quattro pianeti interni del nostro sistema solare sono segnati in verde e il sole è al centro. Ogni puntino rosso rappresenta un asteroide. Ovviamente le dimensioni degli oggetti non sono in scala... Credit: NASA/JPL-Caltech

Finalmente una notizia che sembra essere buona: secondo uno studio dell’Osservatorio Spaziale WISE, originariamente lanciato per studiare le sorgenti infrarosse del cielo, i NEA (Near Earth Asteroids) oggetti asteroidali potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta, perché su orbite entro 45 milioni di km di distanza dalla Terra, sono significativamente di meno di quanto si pensasse.

Gli oggetti censiti dalla survey all-sky promossa dal progetto NEOWISE, con diametro compreso tra 100 metri ed 1 km, sono risultati 19500, un numero relativamente alto, ma molto minore delle precedenti più pessimistiche previsioni, che ne ipotizzavano addirittura 35000. In particolare, gli asteroidi di diametro intorno al km, quindi i più potenzialmente pericolosi, sarebbero da 962 a 1000, con 911 oggetti identificati con certezza.

Questi risultati sono in parziale disaccordo con stime ottenute da strumentazioni diverse, che contavano 830 oggetti NEA superiori a 1 km di diametro, ma congruenti con i valori di albedo rilevata, inferiori al previsto, che hanno portato a una revisione del rapporto massa/distribuzione. Ancora meno in accordo con la stima di 1250 NEA pericolosi ottenuta dal progetto LINEAR, forse però meno sensibile e affidabile del NEOWISE perché basato su rilevazioni condotte da strumenti “terrestri”.

Per maggiori informazioni:

Planetario e Osservatorio di Ca’ del Monte

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Proseguono le spettacolari osservazioni del Sole (domenica pomeriggio) e della volta celeste notturna (sabato sera).
08.10: “I Maya e il cielo: mostra e conferenza La cosmologia dei Maya“. Terzo e ultimo dei tre appuntamenti.

Per info: Tel. 327 7672984
E-mail: osservatorio@osservatoriocadelmonte.it

Mercurio sempre più strano e misterioso

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Una delle sorprese maggiori arrivate con i dati della sonda MESSENGER, è la scoperta di un'inattesa classe di irregolari depressioni (indicate dalle frecce). Le frecce bianche indicano alcune di queste depressioni che presentano un alone chiaro e un fondo brillante. I ricercatori le hanno denominate "hollow" per distinguerle da altre depressioni (shallow) anch'esse non derivate da impatto ma di altra natura (eventi vulcanici, terreno collassato). L'immagine, rilasciata il 30 settembre, mostra delle hollow all'interno di un bacino d'impatto di 170 km di diametro. Credit: Courtesy AAAS/Science

La sonda automatica Messenger della NASA è in orbita attorno a Mercurio soltanto da sei mesi e già ha provocato una rivoluzione nelle nostre conoscenze di quel pianeta, tanto affascinante quanto sconosciuto: pochi altri mondi del Sistema Solare sono così vicini alla Terra ma anche così irrimediabilmente diversi, lontani, alieni. Gli ultimi dati inviati dalla Messenger, tra cui le prime riprese ravvicinate degli enigmatici crateri a fosso (hollows), le prime analisi della composizione chimica della superficie e della ionosfera non fanno che approfondire la sensazione di estraneità.

Le regioni subpolari rivelano depositi di materiali di origine vulcanica, bacini da colmamento di colate laviche, estese fino a coprire il 6% dell’intera superficie del pianeta, segno evidente di un passato vulcanismo molto attivo. L’analisi dei profili dei crateri “fantasma”, sepolti dalle colate laviche, indica spessori dei basalti fino a 2 km, tipici di bocche effusive larghe ed elongate: la sonda ha identificato alcune di queste bocche, lunghe fino a 25 km, probabilmente all’origine di una enorme attività effusiva e del singolare profilo morfologico della regione.

Interessante come la composizione chimica delle colate sembri simile a quella della komatiite magmatica terrestre, un minerale che sulla Terra esiste ormai soltanto in tracce, memoria del suo passato geologico più remoto. I misteriosi crateri a fosso, denominati dai planetologi “hollows”, corrispondono a singolari strutture che circondano i picchi centrali di depressioni da impatto, molto diversi da quelli riscontrabili su oggetti in apparenza simili a Mercurio, come la nostra Luna. In realtà, gli hollows sono infossamenti da cui affiorano strani materiali di colorazione bluastra e di origine relativamente recente, ubiquamente diffusi sulla superficie del pianeta: forse i processi che portano alla loro formazione continuano ancora oggi, a conferma della perdurante dinamicità di un mondo ancora geologicamente attivo.

Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

Per quanto riguarda la composizione chimica della superficie, l’analisi degli isotopi radioattivi volatili di potassio e zolfo indica che Mercurio è più simile a Venere, Terra e Marte di quanto assomigli alla Luna, mentre la sua composizione interna ricorda quella delle condriti ricche in metalli, come il nucleo metallico del pianeta, relativamente molto esteso rispetto al mantello, lascia intuire. La debole magnetosfera di Mercurio non riesce a proteggere la superficie del pianeta dall’azione del vento solare, che impatta con violenza i poli magnetici e giunge alla superficie, contribuendo ad arricchire i componenti della tenue ionosfera. Un simile processo può rendere ragione della formazione degli hollows, che si originerebbero dal collasso dei materiali deprivati dall’evaporazione degli elementi volatili per azione del vento solare.

Riprendere la pioggia di Draconidi del prossimo 8 ottobre. II

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Nell’articolo Tempesta di Draconidi in Ottobre? pubblicato su Coelum n.151 a pag 16, l’autore Daniele Gasparri oltre a raccontarci la loro storia e come sia possibile effettuare delle previsioni sulle circostanze e sulla consistenza della pioggia, ci dà anche alcuni suggerimenti per immortalare il fenomeno. Per voi di seguito la seconda parte di In caso di pioggia.. che fare?.

Per orari, mappa e circostanze seguite il nostro appuntamento con le Draconidi nel cielo del mese.

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RIPRESE A GRANDE CAMPO CON CAMERA CCD

Se possedete una camera CCD astronomica, molte volte più sensibile di ogni reflex digitale, vi consiglio di utilizzarla perché sicuramente vi consentirà di catturare molte più meteore. Naturalmente la camera CCD dovrà essere dotata di un obiettivo fotografico di corta focale, al massimo di 25-30 millimetri. La scelta dell’obiettivo dipende criticamente dal formato del vostro sensore; anche in questo caso il modo migliore per arrivare preparati consiste nel fare prove preliminari.

Una ripresa allsky effettuata con CCD.

Se non possedete un obiettivo adatto, potete ricavarne uno economico e di discreta qualità (se il sensore non è troppo grande) utilizzando un oculare di media focale, meglio se di diametro di 50,8 mm. Personalmente ho trovato molto vantaggioso l’uso di un semplice Ploss da 25 mm di focale, con un rapporto focale conseguente pari a f/0,85, che mi ha permesso di riprendere meteore, con la mia camera CCD ST-7XME, di magnitudine superiore alla +5.

La parte più complicata consiste nel costruire il supporto adatto per avvicinare l’oculare al sensore e regolare la messa a fuoco, ma con un po’ di nastro adesivo e cartoncino diventa tutto piuttosto semplice e sorprendentemente stabile. L’uso di una camera CCD può naturalmente essere complementare a quello della digicam, anche perché gli effetti sono molto diversi: le reflex digitali riprendono con un campo più vasto e a colori, mentre l’unico punto di forza delle camere CCD è la grande sensibilità, a scapito del lato estetico.
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RIPRESE CON VIDEOCAMERE SENSIBILI

Un’attività alternativa e per certi versi più spettacolare (e complicata) prevede la registrazione di alcuni video attraverso delle sensibili videocamere già utilizzate da molti astrofili specializzati nella rilevazione e studio delle meteore. Una delle videocamere più utilizzate si chiama Mintron, di moda fino a qualche anno fa come autoguida per le riprese a lunga posa o per l’imaging deepsky.

Benché il sensore sia molto più piccolo di quello delle reflex digitali, l’uso di obiettivi dalla cortissima focale (5-8 mm, reperibili facilmente anche su eBay) restituisce un campo di diverse decine di gradi e consente di riprendere filmati che mostrano il movimento di meteore più luminose della magnitudine 3-3,5. Una volta acquisiti dei filmati a cavallo dei picchi previsti, nella fase di elaborazione si potranno scegliere i frame che hanno registrato le meteore e comporre un video che mostrerà in modo spettacolare tutta l’evoluzione dell’evento.

Se la pioggia si dovesse mostrare davvero importante come sembra, non sarà neanche necessario fare la selezione dei frame, ma semplicemente accelerare il corso del filmato costruendo un bellissimo time-lapse. Inoltre, se si dovesse sentire l’esigenza di un’immagine che mostri le scie di tutte le meteore registrate, sarà sufficiente mediare i singoli frame dei filmati, proprio come fanno gli astrofotografi planetari.
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CONCLUSIONE

Auguro a tutti i lettori di poter assistere ad uno spettacolo indimenticabile, e anche a nome della redazione vi invito ad inviare pareri ed immagini sull’esito della vostra serata osservativa; comunque vada.

E se qualcosa andasse storto, e lo spettacolo non fosse all’altezza delle previsioni, vi preghiamo di ricordarvi di quel famoso detto dell’ambasciatore che non porta pena…

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La ripresa a grande campo con la macchina fotografica fissa puntata verso il radiante è la tecnica più intuitiva da usare nel caso di annunciate “grandi piogge”. Ne è una prova questa splendida immagine realizzata dall’amatore spagnolo Juan Carlos Casado la notte delle Perseidi 2003 componendo diversi frame raccolti in un arco di 3,5 ore. Il tempo di esposizione dovrà essere naturalmente calibrato in rapporto alla trasparenza e all’oscurità del cielo. Con la presenza di una Luna piena alle spalle come nel caso del prossimo 8 ottobre, converrà comunque non superare i 5 minuti per posa.

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Altre risorse:

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Gruppo Astrofili Polesani

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Spaziando…
Tutti gli appuntamenti si terranno nell’auditorium del Liceo Scientifico alle ore 21:00 a Rovigo in via De Gasperi 19, in zona Commenda.
04.10: “La struttura a spirale delle galassie“ di Giuseppe Bertin.
Per informazioni: Tel. 347-8512348.
E-mail: giorgio@astrofilipolesani.net
www.astrofilipolesani.net

Al Planetario di Ravenna

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Inizio ore 21:30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
04.10: “Il Cielo e il tempo (parte II): alle radici del pensiero“ di Oriano Spazzoli.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.htmlwww.arar.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.152 – 2011

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Vignetta Coelum 152

Vignetta Coelum 152

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.152 – 2011. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

SVIZZERA 2011: alla ricerca dei neutrini perduti!

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I neutrini viaggiano più veloci della luce! La notizia è di quelle che fanno sobbalzare dalla sedia (leggi la notizia) e proviene da ambienti accademici di tutto rispetto, nientemeno che nell’ambito dell’esperimento OPERA che coinvolge il CERN di Ginevra ed i laboratori del Gran Sasso in Italia. Caspita! Certo occorrono ancora verifiche sperimentali ed ulteriori conferme, ma se tutte queste dessero esito positivo sarebbe una vera e propria rivoluzione scientifica che minerebbe l’assioma secondo cui la luce è un limite invalicabile. Questo almeno stando alla teoria della relatività ristretta di Einstein (leggi l’Editoriale di Coelum n. 152).

zichichi

A pochi giorni dalla scoperta decido di partecipare al Festival della Fisica di Lecco e alla conferenza del celeberrimo fisico Antonino Zichichi, il quale dopo una brillante digressione su Enrico Fermi, la sua vita e le sue scoperte, inevitabilmente si sofferma sui neutrini e sulla loro presunta velocità superluminale, ipotizzando un universo a più di 40 dimensioni per poterla spiegare.

Occorre vederci più chiaro, occorre organizzare un viaggio al CERN di Ginevra, forse lì avremo le risposte che cerchiamo. E così, ancora una volta ci si avvale dell’appoggio logistico-organizzativo dell’agenzia viaggi CTM Robintur e del supporto di Coelum, Coop Camelot e Lunar Society Italia.

A cura di

esploriamo l’universo

mostre e iniziative itineranti a carattere scientifico

I prossimi appuntamenti di ‘Coelum Viaggi’

canguri
Australia 1-16 Novembre 2012 – Prenotazioni entro e non oltre il 30 marzo 2012
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titolo
L’Islanda è una vetrina delle forze che hanno plasmato la terra: eruzioni, sorgenti geometriche , inondazioni. Terra dai contrasti forti e dai colori imprevedibili, con un cuore vulcanico ed una superficie ricca di cascate, ghiacciai eterni , deserti di lava e verdi pascoli.

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Informazioni sui viaggi:

CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15,
Modena – Tel 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it www.robintur.it

Informazioni astronomiche:

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372 www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550 www.esploriamoluniverso.com
The Lunar Society: Sig. Paolo Minafra 339/2929524

La Elenin si è disintegrata

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Elenin - ottobre

Elenin - ottobre
Il percorso apparente della 45P Honda-Mrkos-Pajdusakova nel mese di ottobre si svolgerà tra il Leone e la Vergine. La cometa potrà essere osservata sull’orizzonte est almeno un’ora prima del sorgere del Sole. Il giorno 7, come mostrato nella figura, la 45P si troverà a 5° di distanza dalla cometa Elenin, che però sarà osservabile con molta difficoltà a causa della disgregazione in atto.
Tabella Elenin Ottobre
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo “La Elenin si è disintegrata” tratto dalla rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 64 di Coelum n.152

Ganymed completa il suo storico volo

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GANYMED

GANYMEDSiamo nella parte finale del velocissimo volo di (1036) Ganymed, l’asteroide che grazie alla sua elevata eccentricità e inclinazione orbitale si sta fiondando verso il sistema solare interno spostandosi mediamente di 1,2° gradi al giorno. In ottobre Ganymed si muoverà da nord a sud partendo da Andromeda fino a raggiungere l’Ariete, dove incontrerà Giove e la sua omonima luna. Durante il suo percorso apparente di 35° di lunghezza si avvicinerà a parecchi oggetti del profondo cielo, come ad esempio (la sera del 24 ottobre) la NGC 772 di cui si parla a pag. 36. Nella figura, i cerchietti rossi indicano la posizione dell’asteroide nei momenti topici della storica opposizione.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini dettagliate, nell’articolo tratto dalla rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 59 di Coelum n.152

Draconidi 2011: incrociamo le dita!

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Draconidi 2011
Il cielo verso nordovest come apparirà alle 22:00 del prossimo 8 ottobre. Al centro della scena ci sarà proprio la costellazione del Draco, con la testa alta circa 40° sull’orizzonte. La posizione del radiante, situato tra le stelle beta (Rastaban) e ni Draconis, è indicata dall’asterisco giallo. Il nostro consiglio è ovviamente quello di prepararsi all’evento raggiungendo località lontane da qualsiasi forma di inquinamento luminoso.
Draconidi 2011
Il cielo verso nordovest come apparirà alle 22:00 del prossimo 8 ottobre. Al centro della scena ci sarà proprio la costellazione del Draco, con la testa alta circa 40° sull’orizzonte. La posizione del radiante, situato tra le stelle beta (Rastaban) e ni Draconis, è indicata dall’asterisco giallo. Il nostro consiglio è ovviamente quello di prepararsi all’evento raggiungendo località lontane da qualsiasi forma di inquinamento luminoso.

Come abbiamo ampiamente annunciato nello scorso numero (Coelum 151), lo sciame delle Draconidi, che si manifesta di solito debolmente l’8 ottobre, data in cui la Terra interseca il piano orbitale della cometa progenitrice 21P/Giacobini-Zinner, potrebbe quest’anno dare luogo a una spettacolare tempesta di meteore.

Secondo le previsioni, la sera dell’8 ottobre del 2011 la Terra passerà nei pressi di un gruppetto di filamenti di polveri rilasciati dalla cometa Giacobini-Zinner in occasione dei passaggi al perielio avvenuti tra il 1887 e il 1926. La maggior parte degli esperti ritiene che la Terra s’immergerà in un flusso molto consistente di particelle; qualcuno (come il russo Michael Maslov e il nostro Aldo Vitagliano) teme invece che il nostro pianeta attraverserà solo le parti periferiche e meno dense delle nuvole di polveri.

La pioggia di meteore dovrebbe manifestarsi con due picchi piuttosto ravvicinati nel tempo. Il primo è previsto per le 19:09 locali, difficile da seguire a causa del cielo ancora chiaro, mentre il secondo, previsto per le 21:57, sarà comodamente osservabile (anche se disturbato dalla presenza di una Luna che tramonterà solo verso le 4:20).

Le stime sul numero di meteore non possono essere precise, ma si parla di uno ZHR (tasso orario zenitale) variabile tra le 600 e le 1000 meteore l’ora. Visto che questa stima è fatta per lo zenit e per un cielo piuttosto scuro, è verosimile pensare che, se le previsioni verranno rispettate, potrebbero essere realmente visibili circa 300-400 meteore l’ora.

Forse non si tratterà di una tempesta come quelle davvero epocali del 1933 e del 1946, ma ci saranno comunque ottime probabilità di assistere ad un qualcosa che si preannuncia davvero emozionante e insolito per la stragrande maggioranza degli amatori (le tempeste di meteore sono infatti molto più rare delle eclissi di Sole, tanto per citare uno dei fenomeni più ricercati).

Indice dei contenuti

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Altre risorse:

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Marte in transito nell’ammasso del Presepe

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M44

M44Poco dopo le 2:00 del 1 ottobre si potrà seguire il sorgere di Marte proprio mentre sarà in transito nell’ammasso del Presepe. La figura mostra la posizione del pianeta alle ore 3:00 dello stesso giorno e quella alle ore 3:00 del giorno dopo.

Una falce di Luna e Antares nei pressi dello Scorpione

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Antares e una falce di Luna

Antares e una falce di Luna

La sera del 1° ottobre, verso le 20:00, si aprirà una strettissima finestra temporale (un po’ prima di quell’ora il cielo sarebbe ancora troppo chiaro, e dopo gli oggetti sarebbero troppo bassi) attraverso la quale sarà possibile osservare una sottile falce lunare stazionare nel cuore dello Scorpione nei pressi della rossa Antares. Inutile dire, visto che il nostro satellite sarà alto a quell’ora poco più di una decina di gradi, che l’osservazione sarà piacevole solo in presenza di un cielo assolutamente limpido. Consigliato l’uso di un binocolo.

Nel Cielo – Tre galassie nella luce di Giove

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Nel Cielo - Ottobre 2011

Giove in opposizione sarà sicuramente la superstar del mese per ciò che riguarda la classifica degli oggetti celesti più cercati dagli osservatori. Il gigante gassoso, quasi al massimo storico del suo diametro apparente, richiamerà su di se la maggior parte dei telescopi amatoriali, tanto che ci è venuto da pensare: perché non usare quel grande occhio luminoso in modo da attirare l’attenzione degli osservatori anche su oggetti deep-sky posti nelle vicinanze?
E così abbiamo fatto, scegliendo per la rubrica di questo mese tre galassie distanti appena una decina di gradi dal gigante gassoso: M74, NGC 772 e NGC 770.
Nel Cielo - Ottobre 2011
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 36 di Coelum n.152

Lanciato il “Palazzo Celeste”

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Segnando un importante traguardo per il programma spaziale della Cina, una versione modificata e potenziata del vettore Lunga Marcia 2 ha portato nello spazio il primo modulo senza equipaggio della stazione chiamata “Palazzo Celeste”. È giunto in orbita per fungere da obiettivo per i test di rendezvous automatico e attracco, con lo scopo di collaudare i relativi sistemi necessari, prima della costruzione di una stazione spaziale di classe Mir, cosa che avverrà più avanti nel decennio.

Il razzo Lunga Marcia 2F T1, dotato di quattro booster a propellente liquido, è decollato dal Centro di Lancio Satellitare Jiuquan, nel nord della Cina centrale, alle 1316 UTC (21:16 ora locale), salendo maestosamente nel limpido cielo notturno. Il lancio è stato seguito in diretta dalla televisione cinese.

Non ci sono stati problemi, né per il vettore, né per la Tiangong 1 e le telecamere sul razzo hanno mostrato il modulo spaziale che si separava, come previsto, dopo aver raggiunto la sua orbita preliminare. “Il lancio di Tiangong 1 è stato completato con successo”, ha detto il Gen. Chang Wanquan , comandante in capo del progetto spaziale cinese con equipaggio, al presidente cinese Hu Jintao e agli alti funzionari del governo riuniti presso il Comando Aerospaziale e Centro di Controllo di Pechino. Dopo un giro di applausi, Hu si è personalmente congratulato con i tecnici di controllo della missione. Il lancio del Tiangong 1 è stato l’ultimo passo di una lenta, ma costante evoluzione del programma spaziale finalizzato a costruire una stazione spaziale cinese in orbita bassa che peserà circa 60 tonnellate. “Il primo passo è stato la dimostrazione delle capacità di volo spaziale umano”, ha detto Joan Johnson-Freese, un analista di politica spaziale e un esperto del programma spaziale cinese presso il Collegio US Naval War. La fase due era fondamentalmente lo sviluppo delle capacità di rendezvous e attracco e il passo tre è la costruzione di una stazione spaziale di grandi dimensioni. Tiangong fa quindi parte della fase due, serve per dimostrare la capacità di docking e rendez-vous. “Se vogliamo paragonare in termini analoghi al programma spaziale degli Stati Uniti, (Mercury, Gemini e Apollo), loro sono circa al Gemini. Stanno facendo un sacco di test tecnologici”.

Alimentata ad energia solare, Tiangong 1 misura 10,5 metri di lunghezza, 3,3 metri di larghezza e pesa 8,5 tonnellate, con un volume pressurizzato di 15 metri cubi, in grado di alloggiare tre astronauti. Dispone di un modulo sperimentale pressurizzato in cui gli equipaggi in visita possono vivere e lavorare e un “modulo risorse” che contiene la gestione dell’energia elettrica, la propulsione e i sistemi di supporto vitale.

Per puro confronto, la Stazione Spaziale Internazionale è gestita da Stati Uniti, Russia, Europa, Canada e Giappone, ha le dimensioni di un campo da calcio, pesa oltre 450 tonnellate e ha un volume pressurizzato paragonabile ad un Boeing 747. È stata gestita con equipaggi in rotazione fino a sei elementi per più di 11 anni. Ma il progetto Tiangong, che dovrebbe funzionare per circa due anni, è un importante passo avanti per i cinesi e un chiaro segno delle ambizioni spaziali del grande paese.

I controllori di volo hanno in programma di portare il Tiangong 1 in un’orbita quasi circolare a 340 km di quota. Se tutto va bene, una capsula non abitata, Shenzhou 8, sarà lanciata a metà novembre in una missione di rendezvous automatico e attracco con l’avamposto. L’aggancio è previsto per due giorni dopo il lancio e la Shenzhou trascorrerà 12 giorni ormeggiata a Tiangong 1 prima di partire e tornare sulla Terra. Se questo volo andrà bene, i cinesi potranno portare avanti il programma con il lancio, l’anno prossimo, di una missione abitata, utilizzando la navicella spaziale Shenzhou 9. Se si verificassero problemi con la missione iniziale, potrebbe essere lanciato un secondo volo senza equipaggio prima di mettere delle persone a bordo del veicolo Shenzhou 10.

Tiangong e il test di volo Shenzhou sono di grande importanza per il popolo cinese ed è, ovviamente, un importante passo avanti per il programma aerospaziale di Pechino. Dopo una serie di voli di prova senza equipaggio, nel mese di ottobre 2003 la Cina è diventata la terza nazione, dopo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica/Russia, a lanciare un veicolo spaziale con equipaggio. Yang Liwei è stato il primo “taikonauta” decollando a bordo della navicella Shenzhou 5. Nell’ottobre 2005 è stata lanciata con successo Shenzhou 6 con due membri d’equipaggio e poi Shenzhou 7, portando a tre gli uomini d’equipaggio, ha volato nel settembre 2008 eseguendo anche la prima attività extraveicolare. Ormai i cinesi sono impegnati a costruire questa grande stazione spaziale in modo totalmente indipendente entro il 2020 e stanno affrontando in modo molto serio il loro programma spaziale.

I cinesi in realtà non hanno annunciato obiettivi a lungo termine se non la costruzione di questa una stazione spaziale, ma eventuali missioni umane lunari restano una possibilità. Spesso si parla di collaborazione internazionale, ma pare che molte persone nella comunità aerospaziale cinese credano che per la Cina sia meglio non collaborare perché lavorare per conto proprio permette loro di procedere più sistematicamente, passo dopo passo.

Risorse on-line:

  • Il sito dell’Agenzia Nazionale Spaziale Cinese CNSA

ArXiv, vent’anni al servizio della scienza, ora in cerca di sostegno

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Paola se li ritrova tutte le mattine nella casella email. Marco ha la app per riceverli via RSS sul telefonino. Eleonora e Luigi, invece, li leggono sul web. Ma per tutt’e quattro, quale che sia il mezzo usato, controllare i nuovi articoli caricati su arXiv è immancabilmente la prima attività lavorativa della giornata. Un appuntamento quotidiano che condividono con centinaia di migliaia di ricercatrici e ricercatori di tutto il mondo: sono infatti 400mila gli utenti che ogni settimana si avvalgono del suo servizio di preprint, scaricando – sempre a settimana – un milione di paper, e caricandone a loro volta 75mila ogni anno. Come dire, non c’è fisico, astrofisico o matematico al mondo che non interagisca pressoché quotidianamente con arXiv. Completamente gratuito e accessibile a chiunque, è uno di quegli strumenti umilissimi – anche l’interfaccia grafica è quanto mai spartana – e cresciuti un po’ in sordina che però, nel corso degli anni, ha finito per trasformare in modo radicale il modo di lavorare, comunicare e condividere i propri risultati nel mondo scientifico, o quanto meno nel campo delle scienze cosiddette dure.

E pensare che all’inizio – esattamente vent’anni fa, era l’agosto del 1991 – il suo creatore, Paul Ginsparg, come racconta egli stesso in un articolo uscito sull’ultimo numero di Nature, si attendeva che arXiv avrebbe ospitato non più di 100 articoli all’anno. «Mi ero trasferito da poco al Los Alamos National Laboratory, nel New Mexico», ricorda ora, «e per la prima volta avevo un computer sul tavolo, tutto per me. Decisi così di creare un bulletin board, ma avevo in mente un gruppo ristretto di amici e colleghi, qualche centinaia, tutte persone che si occupavano di fisica teorica delle alte energie». Da allora, gli articoli finiti nel suo database sono diventati 700mila, l’arco di discipline contagiate dal fenomeno si allarga e la curva di crescita pare inarrestabile.

Scienza 2.0, senza abbonamenti né peer-review

Il principio di funzionamento è molto semplice: sono gli autori stessi degli articoli a effettuare l’upload dei propri lavori. E di solito ciò avviene prima che vengano pubblicati sulle riviste scientifiche: da qui, il nome di preprint. «Li può caricare chiunque », dice Paola Grandi, ricercatrice all’INAF IASF Bologna, «anche se, generalmente, quando lo carichi dici già da quale rivista è stato accettato, e questa è un’indicazione di serietà del lavoro, perché significa che prima di essere messo in rete è stato vagliato dai referee. Quando ci sono competizioni scientifiche molto accese, però, le persone possono scegliere di caricare il loro articolo anche prima che sia passato attraverso la revisione d’una rivista: questo per poter dimostrare di essere stati i primi a scriverlo». Poi, una volta che l’articolo è caricato su arXiv, chiunque nel mondo – scienziato o meno – lo può leggere dal proprio PC, senza bisogno di alcun abbonamento o iscrizione. «E infatti i ricercatori, almeno per quello che ne so io, difficilmente poi vanno a sfogliare le riviste: non si guardano più, è tutto su arXiv».

Non solo: l’impatto di arXiv sulla letteratura scientifica è ormai tale che, come riporta Ginsparg nel suo intervento, la posizione in cui un paper appare nell’elenco giornaliero di una determinata disciplina influenza, addirittura a distanza di sei anni, il numero di citazioni che l’articolo stesso riceve. Un fenomeno che conoscono bene soprattutto i ricercatori più giovani, abilissimi a scegliere il momento migliore della giornata per effettuare l’upload. «Per noi italiani è alle dieci di sera, quando sul server di arXiv scattano le quattro di pomeriggio», rivela Eleonora Torresi, assegnista di ricerca all’INAF IASF Bologna. «Quella infatti è la deadline quotidiana: gli articoli sottomessi fino alle 21.59 (ora italiana) compaiono in rete già il giorno successivo, ma se sono la prima a caricarlo quando scattano le 22:00, il mio articolo apparirà sì due giorni dopo, dunque con un giorno di ritardo, però sarà il primo della lista». E visto che, solo per la sezione di astrofisica, la cosiddetta astro-ph, i nuovi articoli sono parecchie decine al giorno, essere in cima alla schermata è un modo quanto mai efficace per essere notati, ricordati e di conseguenza, come mostra Ginsparg, citati dai colleghi.

Gratuito, libero ed efficace, dunque. Ma il fatto di non contemplare un meccanismo di controllo, di peer-review, sulla validità dei lavori caricati – lavori che, come abbiamo visto, non necessariamente sono già stati accettati da riviste scientifiche – non mette a repentaglio la qualità del servizio? «Io penso di no, anzi: la storia c’insegna che nella scienza, a volte, i filtri possono risultare disastrosi. Per cui penso sia molto importante che esista anche un canale di contatto libero fra gli scienziati», afferma Luigi Foschini, dell’INAF Osservatorio astronomico di Brera, «e questo non può limitarsi alle email, ai blog o ai social network, perché alla fine, se si vuole fare scienza in modo dettagliato e accurato, l’articolo scientifico rimane il mezzo fondamentale. Senza contare che, potendo far circolare un nostro lavoro prima della pubblicazione, diamo ai colleghi la possibilità di segnalarci eventuali errori, o instaurare collaborazioni. E non dimentichiamo che persino i referee non sono infallibili, per cui può anche capitare che un articolo venga rifiutato senza che ce ne sia motivo».

Un successo insostenibile

In ogni caso, un minimo di controllo, anche su arXiv, esiste: se ne occupa un gruppo di moderatori, tutti volontari, che avvalendosi di filtri automatici e di una rapida lettura degli abstract riescono a intercettare i lavori più discutibili. Si tratta di una percentuale di paper irrisoria, molto al di sotto dell’1%, da quanto riporta Ginsparg, e quasi tutti confinati sempre attorno agli stessi argomenti: relatività generale, meccanica quantistica e teorie unificate per la fisica; prove dell’ipotesi di Riemann, della congettura di Goldbach e nuove dimostrazioni dell’ultimo teorema di Fermat per la matematica; e infine, per l’informatica, il problema P vs NP. Data la quantità enorme di articoli caricati ogni giorno, però, è comunque un’attività che richiede una notevole mole di lavoro.

Attività che, insieme alle tante altre comunque necessarie a tenere in piedi arXiv, i volontari su cui si regge il servizio ormai non sono più in grado di sostenere. Occorre un nuovo modello di funzionamento e finanziamento. Se ne discuterà in settembre, alla Cornell University, in un meeting con tutte le istituzioni internazionali che stanno sponsorizzando il progetto. Nel frattempo, arXiv si appella a tutti gli enti che quotidianamente ne fanno uso – università, dunque, istituti di ricerca e laboratori pubblici – per ottenere un aiuto a proseguire la sua missione.

Per saperne di più:

GAC – Gruppo Amici del Cielo

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Tutte le riunioni sono ad ingresso libero e avranno luogo alle ore 21.00 in sede a Barzago (LC).
07.10: “Ammassi Stellari”, a cura di D. Trezzi.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Morti e feriti in Argentina per la caduta di un meteorite?

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No.. una fuga di gas!
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AGGIORNAMENTO 29/09

A quanto pare si è trattato di una… messinscena. L’esplosione c’è stata ma le testimonianze di una palla di fuoco caduta sul luogo (e della relativa immagine diffusa in rete, ma che già si sospettava essere un falso) sarebbero servite solo a creare il caso per nascondere installazioni abusive di impianti di gas. Il crollo sarebbe quindi dovuto a una fuga di gas e non a qualche oggetto caduto dal cielo.

Fonte: El Mundo

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BUENOS AIRES. Un’esplosione avvenuta ieri mattina a Monte Grande, periferia di Buenos Aires in Argentina,  ha procurato la morte di una donna e otto feriti, oltre alla distruzione di due case e due automobili.

La causa potrebbe essere stata la caduta di un frammento di meteorite,  numerosi testimoni oculari avrebbero infatti visto una “palla di fuoco” cadere dal cielo pochi attimi prima dell’esplosione. Sono in corso perizie scientifiche che, al momento, non escludono alcuna ipotesi.

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E’ RIENTRATO IL SATELLITE UARS

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Il titolo di Corriere.it crea allarmismo totalmente ingiustificato

Un satellite colpirà l’Italia, falso!

Ma se siamo fortunati ci sarà un bello spettacolo

In queste ore (23:30 del 22 Settembre) sta girando una notizia, soprattutto sui media classici, che come nella più classica delle situazioni è un misto tra verità (poca) e molto allarmismo, alla ricerca del solito scoop.

ULTIMO AGGIORNAMENTO del 24 settembre ore 17:37

uars

Un comunicato diffuso dalla NASA questa mattina conferma l’avvenuto rientro del satellite UARS in un orario compreso tra  le 5:23 e le 07:09 (ora italiana) di oggi.

Dal Joint Space Operations Center in California arriva nel pomeriggio anche la conferma che sono note le coordinate di impatto di tutti i detriti del satellite, caduti sull’Oceano Pacifico settentrionale al largo delle coste americane, senza causare – a quanto risulta finora – alcun danno a cose o persone.

Il center for orbital and reentry debris studies ha effettuato una nuova stima, l’ultima è delle ore 12.02 UT (14.02 italiane), che posticipa il probabile rientro per le 03:16 UT del 24 settembre, quindi circa le 5 e un quarto di domani mattina. Il decadimento orbitale è decisamente rallentato ma l’incertezza è diminuita, pur essendo comunque alta,  a +/- 5 ore.

La previsione di caduta si è spostata sul nord Africa ma l’intervallo di +/- 5 ore è ancora troppo ampio perché una previsione abbia davvero significato.

Qui la mappa con tutti i punti previsti di impatto nell’arco dell’intervallo di +/- 5 ore.

Come vedete puo’ ancora cadere… ovunque! La piu’ probabile resta sempre la caduta in mare aperto.

L’unica notizia certa fino ad ora è che il satellite della NASA UARS è destinato nei prossimi giorni a rientrare nell’atmosfera della Terra. Vista la consistente massa, circa 6 tonnellate e mezzo, gli scienziati hanno affermato che alcuni frammenti (una ventina), anche di cospicue dimensioni, potranno raggiungere la superficie terrestre.

Non è possibile prevedere al momento ne l’istante in cui il satellite entrerà nell’atmosfera, ne quindi il punto in cui gli eventuali detriti raggiungeranno il suolo. Il satellite è completamente fuori controllo, quindi nessuno può decidere quando e dove farlo precipitare. Tutto dipende dalla sua orbita e dalla densità dell’atmosfera a quelle altezze.

Gli scienziati della NASA hanno comunque calcolato che la probabilità che i detriti cadano in zone abitate, coinvilgendo persone, è bassa, circa 1 su 3200.
Questa bassa probabilità si comprende molto meglio se consideriamo che il 70% del globo è coperto di acque, e nel restante 30% la concentrazione umana è estremamente ridotta (basti pensare ai giganteschi deserti o alle immense catene montuose). Questi sono i fatti, che tutti possono controllare qui e qui, con aggiornamenti in tempo reale.

Non si sa molto di più al riguardo, solamente che le eventuali popolazioni vicine al punto di rientro dovrebbero assistere ad uno spettacolo celeste davvero unico: un’immensa palla di fuoco che probabilmente si frammenterà e lentamente solcherà il cielo, perfettamente visibile anche di giorno.

Partendo da una base di verità, i media classici riportano titoli altisonanti e allarmistici in cui si paventerebbe l’impatto sul territorio italiano. Questa volta la palma di titolo più minaccioso (finora) spetta alla versione online del Corriere della Sera.

E’ bene sottolineare che questo allarmismo è totalmente ingiustificato perché ancora nessuno è in grado di prevedere il punto di impatto dei detriti e non sarà possibile fino a pochi minuti prima dell’entrata nell’atmosfera di UARS.

Il titolo di Corriere.it crea allarmismo totalmente ingiustificato

L’Italia ha le stesse, piccolissime, probabilità di essere raggiunta dai detriti in caduta, quindi il titolo utilizzato potrebbe essere valido per qualunque paese del mondo, ad esclusione dell’Antartide, non raggiunta dall’orbita del satellite.
Consiglio quindi a tutti di stare calmi e se siete curiosi di restare sintonizzati qui per sapere quando si verificherà il rientro.

Se volete conoscere più di questo satellite e dello spettacolo nel cielo che produrrà, date un’occhiata al sito space.com. Ultimo consiglio: se volete avere notizie astronomiche serie, non informatevi mai presso la stampa generalista, soprattutto italiana!

Ulteriori aggiornamenti sul blog “Astronomia per tutti” di Daniele Gasparri..

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Altre risorse online:.

  • Il comunicato dell’Agenzia Spaziale Italiana
  • Gli aggiornamenti ufficiali NASA
  • Dal Center for Orbital and Reentry Debris Studies previsioni aggiornate in tempo reale
  • Il sito UARS Reentry con un ulteriore elenco di siti tra aggiornamenti, previsioni, immagini e animazioni.
  • Dal sito Heavens Above un link apposito per il tracciamento della traiettoria di UARS in tempo reale.
  • Monitoraggio in italiano a cura del Gruppo Astrofili Polesiani
  • Aggiornamenti in italiano anche da Astronautinews con una mappa che indica ad ogni aggiornamento il punto previsto di impatto
  • Aggiornamenti e link utili anche sul sito di Paolo Attivissimo
  • L’opinione  sul Post di Amedeo Balbi
  • Un altro articolo per chiarirsi le idee su Query online
  • Clamoroso dal CERN: neutrini più veloci della luce!

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    cernGiunge dal CERN una clamorosa notizia che, se verificata, potrebbe mettere in seria crisi l’assetto della fisica teorica moderna, o aprire insperate possibilità sperimentali verso lo studio di nuove dimensioni o viaggi temporali: un fascio di neutrini, diretti dai laboratori del CERN di Ginevra verso i rivelatori del laboratorio INFN del Gran Sasso in Italia avrebbero percorso i 730 km di distanza a velocità superluminale, più veloci della luce!

    Precisamente, un fascio di neutrini avrebbe raggiunto in “anticipo” rispetto al tempo previsto i rivelatori, precedendo di 20 metri sul traguardo i fotoni, viaggiando cioè a una velocità di 300006 km/sec, oltre 6 km/sec più veloci della luce.

    Poiché la velocità della luce è stata postulata dalla teoria della Relatività di Einstein come un limite invalicabile – anche se alcune teorie prevedono l’esistenza di particelle superluminali, i cosiddetti tachioni – la verifica dell’esistenza di particelle che coesistono con i fotoni e più veloci di essi rischia di mettere in discussione l’impianto dell’intera teoria.

    Altra possibilità, molto suggestiva, è che i neutrini abbiano trovato una “scorciatoia”, viaggiando per una frazione di tempo in altre dimensioni – la cui esistenza è prevista dalla teoria delle stringhe e da altre teorie alternative al modello standard – o possano aver addirittura viaggiato nel tempo.

    Laboratori del Gran Sasso (INFN). OPERA, il rilevatore di particelle che ha registrato il passaggio del fascio di neutrini sparati dal CERN, attraverso il terreno a 730 km di distanza, che ha permesso di concludere che i neutrini sono arrivati a destinazione in anticipo rispetto al previsto, viaggiando a velocità superiore a quella della luce. Credit: CNRS Photothèque/IPNL / ILLE, Bernard

    Il tutto necessita ovviamente di conferme sperimentali, anche se i fisici del CERN sostengono nel report pubblicato su arxiv.org che in oltre sei mesi di verifiche e controverifiche si sentono di poter escludere errori di tipo strumentale o accidentale. Resta aperta la questione del limite di sensibilità delle misurazioni effettuate – anni fa un risultato simile pubblicato dai ricercatori del progetto Minos in Canada si arenò di fronte all’incertezza sul dato misurato – o dei possibili effetti provocati sul laboratorio del Gran Sasso dal recente sisma che ha colpito l’Abruzzo… in ogni caso i fisici di tutto il mondo sono stati allertati alla caccia della conferma sperimentale, primi fra tutti gli statunitensi del FermiLab.

    Il portavoce stesso del progetto OPERA, cui collaborano oltre 160 ricercatori di 11 paesi diversi tra cui l’Italia, Antonio Ereditato è molto cauto sulla scoperta. In una intervista sul sito della rivista scientifica Science, afferma che è presto per dichiarare sbagliata la relatività di Einstein e che  servirà del tempo perché la comunità scientifica verifichi e ricontrolli i dati fino a ora raccolti.

    Ci vorranno infatti anni di analisi ed esperimenti, ma se i risultati fossero confermati saremmo di nuovo in prossimità di un “salto” qualitativo nella nostra conoscenza della natura, paragonabile alla transizione dal mondo di Aristotele a quello di Newton, e dal mondo di Newton a quello dello stesso Einstein.

    Nulla di particolarmente sconvolgente: gli scienziati ci sono abituati!

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    Altre risorse online:

    Gruppo Astrofili Rozzano

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    Escursioni in montagna per l’osservazione degli astri a Pian dell’Armà (PV): 30 settembre.
    Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
    info@astrofilirozzano.it
    www.astrofilirozzano.it

    Riprendere la pioggia di Draconidi del prossimo 8 ottobre. I

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    Nell’articolo Tempesta di Draconidi in Ottobre? pubblicato su Coelum n.151 a pag 16, l’autore Daniele Gasparri oltre a raccontarci la loro storia e come sia possibile effettuare delle previsioni sulle circostanze e sulla consistenza della pioggia,  ci dà anche alcuni suggerimenti per immortalare il fenomeno. Vediamone la prima parte.

    Per orari, mappa e circostanze seguite il nostro appuntamento con le Draconidi nel cielo del mese.

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    In caso di PIOGGIA, che fare? (prima parte)

    Le piogge meteoriche sono in effetti gli eventi più semplici da osservare e registrare e forse tra i più spettacolari. È sufficiente trovarsi in un luogo buio, lontano dalle luci delle grandi città, ed alzare lo sguardo verso il cielo.

    A dire la verità, la presenza della Luna quasi piena, se da una parte rappresenta un indiscutibile svantaggio nell’osservazione delle meteore più deboli, può essere utilizzata anche a nostro favore: non è più necessario percorrere centinaia di chilometri alla ricerca di un cielo incontaminato, è sufficiente che l’inquinamento luminoso residuo sia meno invadente di quello prodotto dalla Luna.

    Stando alle osservazioni degli anni precedenti, le Draconidi sono caratterizzate da meteore abbastanza deboli, raramente più luminose della magnitudine +2 (ma attenzione alla descrizione della tempesta del 1933 fatta da De Mottoni!). Per cercare di registrare la loro (probabile) debole luminosità dovremo mettere in pratica alcuni accorgimenti.
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    RIPRESE A GRANDE CAMPO CON DIGICAM

    La strada della ripresa digitale a grande campo resta a mio avviso la più semplice e spettacolare, soprattutto se si riesce a sfruttare le proprietà della zona di cielo nella quale dobbiamo dirigere la nostra attenzione.

    Una miriade di Geminidi ripresa nel 2007 dall’astronomo ungherese Erno Berko (che ha compositato molte immagini diverse raccolte in quattro diverse notti!) con una camera allsky, capace di riprendere in un frame l’intera volta celeste. Per quanto di solito molto efficienti (i risultati si vedono in questa foto!), nel caso delle deboli Draconidi questo tipo di ottiche a fisheye potrebbe rivelarsi poco produttivo.

    Per riprendere le strisciate prodotte dalle meteore è sufficiente avere una reflex digitale qualsiasi o una digitale compatta che consenta pose superiori a 30 secondi, ed utilizzare l’obiettivo a più grande campo possibile, di almeno 25 millimetri di focale. Non bisogna tuttavia cadere nella trappola del grandissimo campo: gli obiettivi super grandangolari o i fish-eye, sebbene spettacolari, riducono la magnitudine limite delle meteore effettivamente registrabili, con l’aggravante della presenza della Luna che rischia di oscurare gran parte del fotogramma.

    Il supporto della fotocamera può essere una piccola montatura equatoriale motorizzata o anche un semplice treppiede, a seconda delle vostre esigenze e necessità. L’uso di una montatura equatoriale motorizzata e ben stazionata consente di avere stelle puntiformi durante le lunghe pose ed identi-ficare molto bene le costellazioni riprese. L’uso di un supporto che non controbilancia il moto della Terra, oltre ad essere più semplice da gestire, può risultare spettacolare se si dispone di un campo abbastanza vasto da inquadrare la vicina stella polare. In questo modo si potrà ottenere un effetto davvero unico: registrare contemporaneamente la pioggia di meteore e la rotazione delle stelle attorno al polo nord celeste!

    Una foto realizzata in occasione della pioggia delle Leonidi del 1999 mostra uno star trail interrotto dalla caduta di parecchie meteore. A volte basta quindi una semplice camera fissa…

    A prescindere dal supporto scelto, particolare cura deve essere dedicata alle impostazioni della fotocamera. Le meteore solcano il cielo a grande velocità e questo è il problema principale nella loro ripresa. Se l’occhio riesce ad osservare meteore di magnitudine comparabile a quella delle più deboli stelle visibili ad occhio nudo, il supporto
    fotografico non è altrettanto sensibile, tanto che è difficile riprendere meteore più deboli della magnitudine +3.

    Se vogliamo catturare il maggior numero di meteore, dobbiamo probabilmente mettere in secondo piano il fattore estetico e la pulizia dell’immagine: la priorità diventa quella di raggiungere nel minor tempo possibile la massima profondità dell’immagine. Questo si traduce nell’impostare la sensibilità più alta consentita (1600-3200 ISO o maggiori per le fotocamere più complesse) e riprendere con obiettivi estremamente luminosi, non curandosi troppo delle inevitabili aberrazioni ai lati del campo inquadrato. Assolutamente da evitare quindi la chiusura del diaframma: lavorate sempre con il rapporto focale più luminoso consentito dall’obiettivo.

    Con queste impostazioni e la presenza della Luna in fase molto avanzata non riuscirete probabilmente a fare esposizioni maggiori di 4-5 minuti, pena la saturazione del sensore con annessa perdita totale di informazioni. Scattate sempre in formato RAW o al limite nel formato combinato jpg + RAW ed in modo continuo, senza alcuna pausa tra una ripresa ed un’altra, soprattutto a ridosso dei massimi. Il consiglio è quello di iniziare nonappena il cielo diventa abbastanza buio fino ad almeno un’ora dopo il secondo massimo previsto.

    Prestate moltissima attenzione alla messa a fuoco perché un piccolissimo errore potrebbe fare la differenza tra vedere e non vedere le meteore. Il consiglio migliore che posso darvi è quello di scegliere almeno un mese prima il sito osservativo e riprendere nelle stesse condizioni che si presenteranno presumibilmente la sera dell’8 Ottobre: stessa fase lunare, stesso obiettivo e sensibilità. Vista la rarità dell’evento meglio dedicarvi una serata per prepararsi  piuttosto che dover aspettare 40 anni per la prossima pioggia!

    Nella successiva fase di elaborazione si analizzeranno gli scatti e si deciderà se sommarne tutti o solamente quelli che mostrano le meteore.
    Qualsiasi sia la vostra referenza, non utilizzate algoritmi che prevedono la mediana o il sigma clip, altrimenti le meteore verranno cancellate: in questi casi si effettua solamente la somma o la media.

    [continua]

    Altre risorse:

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    Pioggia di Draconidi

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    Le Draconidi, meteore poco conosciute, si preparano a uno spettacolo che, se rispetterà le previsioni, sarà il più cospicuo del genere negli ultimi 25 anni, perfettamente visibile dall’Italia nella prima serata del prossimo 8 ottobre.

    Il cielo verso nordovest come apparirà alle 22:00 del prossimo 8 ottobre. Al centro della scena ci sarà proprio la costellazione del Draco, con la testa alta circa 40° sull’orizzonte. La posizione del radiante, situato tra le stelle ν e β Draconis, è indicata dall’asterisco giallo.

    Altre risorse:

    La stupefacente superficie di Vesta nel video della DAWN

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    La NASA ha diffuso due nuovi filmati ottenuti dalle riprese ad alta definizione effettuate dalla sonda automatica DAWN, in orbita attorno all’asteroide gigante Vesta. I filmati, che riprendono intere rotazioni del planetoide, viste dall’equatore e dalle regioni polari, confermano quanto sia alieno ed affascinante questo remoto oggetto della Fascia Principale degli asteroidi.

    Le immagini, a dir poco straordinarie (e siamo solo all’inizio di una serie di fly-by sempre più ravvicinati), hanno già rivoluzionato le nostre – finora assai scarse – conoscenze sul secondo asteroide del Sistema Solare.

    I due emisferi appaiono completamente diversi, con uno che mostra una superficie estremamente tormentata, solcata da numerosi crateri, segni di intensi bombardamenti meteorici e di rimodellamenti confusi e sovrapposti, mentre l’altro evidenzia un’alternanza di scarpate, dirupi, depressioni e alture di enigmatica natura. Una serie di corrugamenti concentrici attraversano il pronunciato rigonfiamento equatoriale, evidenziando una strutturazione che sembra confermare l’ipotesi della fusione per impatto di due diversi oggetti protoplanetari, avvenuta ai primordi della storia del Sistema Solare.

    Ancora senza spiegazione il picco che sovrasta la depressione dell’emisfero meridionale: originatosi per l’impatto con l’asteroide che scavò il bacino o per geodinamica interna a Vesta? Le prossime ricognizioni della DAWN, a risoluzione sempre più spinta, potrebbero fornire le informazioni che ancora mancano per risolvere questo complicatissimo puzzle astronomico. Infatti, le attuali condizioni di illuminazione di Vesta rispetto al Sole rendono tuttora impossibile la visione del 10% della superficie.

    La DAWN sta cominciando a spiralare verso un’orbita più ravvicinata, per raggiungere la quota di 680 Km, da dove inizierà la seconda fase di esplorazione di Vesta.
    Intanto, ecco di seguito uno dei bellissimi video realizzati selezionando le oltre 2800 riprese finora ottenute, il secondo  video può essere visualizzati sul sito della NASA.

    Embedded video from

    NASA Jet Propulsion Laboratory California Institute of Technology

    Le altre notizie sull’incontro tra DAWN e Vesta:

    Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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    25.09, ore 16: “Giornate Europee del patrimonio: Le favole del Cielo” a cura di C. Bontempi. Planetario di Lumezzane, via Mazzini 92.

    Ogni martedì, ore 21, escluso l’ultimo martedì del mese, apertura dell’Osservatorio Astronomico Serafino Zani (informazioni 030 /872164).
    Ogni venerdì, ore 21, apertura della Specola Cidnea “Angelo Ferretti Torricelli” del Castello di Brescia, a cura dell’U.A.B. (prenotazioni al numero 030/2978672).

    osservatorio@serafinozani.it
    segnala@astrofilibresciani.it
    www.astrofilibresciani.it

    Scoperto un esopianeta di un sistema stellare binario

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    La missione Kepler della NASA ha individuato a 200 anni luce dalla Terra un pianeta circumbinario, ovvero orbitante attorno a due stelle, per la prima volta in modo diretto. Credit: NASA/JPL-Caltech/R. Hurt

    Il panorama fantascientifico del tramonto di due soli ravvicinati – come immaginato dal regista di Star Wars nel cielo di Tatooine, pianeta natale di Anakin e Luke Skywalker – forse non appartiene più solo al mondo della fantasia: i ricercatori della missione Kepler hanno annunciato la scoperta di un mondo che orbita attorno ad un sistema stellare binario, denominato Kepler-16b.

    Le analogie con Tatooine però finiscono qui: Kepler 16-b non è – a quanto se ne può dedurre dai metodi di rilevamento indiretto che hanno consentito la scoperta – un pianeta roccioso come la Terra, ma piuttosto un gigante gassoso tipo Saturno, con una massa circa un terzo e un diametro pari a tre quarti quelli di Giove.

    I tre corpi orbitanti uno attorno all’altro in una animazione di T. Pyle. Credit: NASA/JPL-Caltech/T. Pyle

    Il pianeta orbita in 225 giorni a 65 milioni di Km dai suoi soli, due stelle entrambe più fredde del Sole, una rossa di tipo K e una arancione di tipo M. Ha una temperatura stimata di –100°C, il che lo pone appena oltre la fascia di abitabilità delle stelle parenti ma, se possedesse una luna simile a Titano, il satellite gigante di Saturno, su questa potrebbero esistere teoricamente le condizioni di abitabilità.

    Kepler-16b è stato scoperto seguendo le periodiche variazioni di luminosità del sistema binario, dovute al transito sul globo stellare del disco scuro del pianeta: un metodo di per sé già abbastanza difficoltoso, complicato ulteriormente dal fatto che le stelle costituiscono una coppia binaria ad eclisse.

    La curva di luce di una stella binaria a eclisse. Quando la stella più piccola passa davanti a quella più grande abbiamo un'eclisse primaria, mentre abbiamo un'eclisse secondaria quando quella più grande occulta (parzialmente o totalmente) la più piccola. Credit: NASA.
    Curva di luce di Kepler-16b. Oltre alla classica curva di luce di una binaria a eclisse, in questo caso sono stati registrati due ulteriori picchi di luce, riapparire a intervalli di tempo apparentemente irregolari: questi hanno permesso di individuare con certezza e in modo diretto il pianeta. Credit: NASA.

    Altre risorse:

    Gruppo Astrofili Rozzano

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    Escursioni in montagna per l’osservazione degli astri a Pian dell’Armà (PV): 23/24 e 30 settembre.
    Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
    info@astrofilirozzano.it
    www.astrofilirozzano.it

    GAC – Gruppo Amici del Cielo

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    Tutte le riunioni sono ad ingresso libero e avranno luogo alle ore 21.00 in sede a Barzago (LC).
    23.09: Introduzione al cielo Autunnale e osservazione coi telescopi sociali.
    Per info: didattica@amicidelcielo.it
    www.amicidelcielo.it

    Gruppo Astrofili Lariani

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    Continuano durante il mese di agosto le aperture dell’Osservatorio di Monte Galbiga (CO), inizio ore 21:00:
    23.09: “ISS: la Stazione Spaziale Internazionale tra passato, presente e futuro”. Incontro, a cura di Marco Papi, incentrato sulla storia e le prospettive future della stazione orbitante.
    Per informazioni: tel 328 0976491
    Email: astrofili_lariani@virgilio.it
    www.astrofililariani.org

    Gruppo Astrofili Rozzano

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    Ciclo “E…state con Luigi” a cura di Luigi Folcini, inizio ore 21:00:
    22.09: “Telescopi ottici particolari”.

    Escursioni in montagna per l’osservazione degli astri a Pian dell’Armà (PV): 5/6 e 26/27 agosto; 2/3, 23/24 e 30 settembre.
    Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
    info@astrofilirozzano.it
    www.astrofilirozzano.it

    Mira la “Meravigliosa” visibile ad occhio nudo

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    Omicron Ceti “Mira” (AR = 02h 19m 20,8s; Dec = - 02° 58' 40"). Capostipite di una categoria di stelle variabili a lungo periodo e ad ampio intervallo di variazione di luminosità. Fu riconosciuta come variabile, per la prima volta, da David Fabricius nel 1596. Le stelle di questo tipo sono tutte rosse, e lo spettro di Mira è infatti di tipo M5. Grazie alle misure del satellite Hipparcos, conosciamo la distanza della stella con buona precisione: 419 ± 58 anni luce (Coelum n. 34).

    Mira (Omicron Ceti), la “Meravigliosa”, è una famosissima e storica stella variabile che fa parte della Balena, estesissima costellazione poco conosciuta dai più.

    L’astro varia la propria luminosità di ben 7-8 magnitudini in un periodo attorno ai 330 giorni, fattore che lo porta ad elevarsi da stellina anonima di decima magnitudine, visibile al telescopio, a stella luminosa facilmente visibile a occhio nudo (può raggiungere la seconda magnitudine, la stessa della Polare).

    Proprio in questo periodo Mira si sta avviando verso il proprio massimo. Alcune osservazioni la indicano leggermente più luminosa di Menkar, la stella Alfa della costellazione, che brilla di mag. 2,5.

    Vi invitiamo dunque a seguire Mira, tra l’altro facilmente individuabile perché molto vicina al pianeta Giove. L’osservazione non sarà comodissima perché la stella raggiunge una buona altezza in cielo solo nel cuore della notte (dalle 2.00 in poi).

    Chi sarà disposto a fare uno sforzo, rubando al sonno qualche manciata di minuti, potrà ammirare la “Meravigliosa” splendere in cielo come una regina, per poi affievolirsi nel corso dei prossimi mesi fino a scomparire.

    La pioggia di meteoriti del 16 luglio in Kenya

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    (c) 2011 Mike Farmer

    Soltanto ora cominciano a venire alla luce dettagli sulla pioggia di meteoriti verificatasi in Kenya lo scorso 16 luglio, quando almeno quattro villaggi di una delle zone più povere dell’Africa centro-occidentale sono stati interessati da cadute al suolo di frammenti meteoritici, associati ai bolidi celesti avvistati quel giorno, alle 10.30 locali, nel cielo del continente africano.

    Da allora almeno 14 kg di rocce spaziali del genere condrite – la specie di meteoriti più conosciuta e diffusa – sono stati recuperati nel corso di varie missioni allestite allo scopo di studiare campioni di detriti interplanetari “freschi” ed appena arrivati dallo spazio, quindi praticamente ancora incontaminati da erosioni atmosferiche.

    Il cacciatore di meteore Michael Farmer con Rose Kamande e il frammento da 3,4 chili. (c) 2011 Mike Farmer

    Se è vero che ogni anno almeno 1400 meteoriti precipitano sul nostro pianeta, soltanto il 3% di essi sopravvive all’ablazione in atmosfera, e ancora di meno sono gli eventi testimoniabili da osservatori locali.
    In questo caso parecchi, poverissimi, braccianti o lavoratori dei campi di caffè della zona attorno a Kihum Wiri – località che probabilmente sarà scelta per designare in futuro questa pioggia di meteoriti – hanno assistito in diretta alla caduta delle meteore, raccogliendone in alcuni casi sostanziosi campioni, come nel caso di Rose Kamande, che ha raccolto un sasso da 3,4 kg nel villaggio di Thika, dopo aver udito il rumore di un bolide simile ad un tuono. Oppure l’anonimo abitante di Muguga, dove un frammento di 70 g gli ha sfondato il tetto di casa.

    Un paio di spedizioni scientifiche occidentali, già arrivate sui luoghi per raccogliere e classificare i campioni, si sono unite agli improvvisati collezionisti locali: una buona occasione per questi ultimi di racimolare qualche dollaro – una piccola fortuna, dato il reddito medio dell’Africa più povera, spesso  equivalente a mesi o anni di lavoro per i locali – e per i ricercatori l’opportunità di archiviare testimonianze oculari utili per ricostruire le caratteristiche scientifiche della pioggia di Kihum Wiri del 16 luglio 2011.

    La LRO riprende i siti degli allunaggi storici

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    Nell'immagine qui sopra (cliccare per ingrandire) è visibile il tracciato delle impronte lasciate dagli astronauti Alan Shepard e Edgar Mitchell durante le due passeggiate lunari della missione Apollo 14 (fu alla fine della seconda passeggiata che Shepard tirò fuori le due famose palline da golf che lanciò, utilizzando una piccola asta, per diverse centinaia di metri). Nell'immagine è visibile anche il secondo stadio del modulo di atterraggio Antares. Credit: NASA's Goddard Space Flight Center/ASU

    Siamo sicuri che – anche dopo la pubblicazione di questa nuova serie di immagini ad altissima definizione dei siti di sbarco e di operazioni degli allunaggi “storici” delle missioni Apollo degli anni 70, riprese dalla LRO – continuerà ad esserci qualcuno che dubiterà ancora che la NASA abbia mai mandato veramente uomini sulla Luna…

    La malafede è dura a morire anche di fronte all’evidenza più manifesta, anche se le immagini diffuse dalla NASA dovrebbero lasciare pochi dubbi in proposito.

    Stavolta i siti di sbarco dell’Apollo 12, 14 e 17 sono stati fotografati da 21 km di quota, con una risoluzione di pochi metri, sufficiente a visualizzare i profili di oggetti, relitti dei lander e dei moduli sganciati, le strumentazioni lasciate in loco dagli astronauti, oltre alle tracce delle passeggiate lunari e degli spostamenti  a bordo del Lunar Rover.

    L’insieme è spettacolare e, a chi ancora conserva il ricordo delle prime, tremolanti immagini in bianco e nero trasmesse in diretta dalla Luna negli anni settanta, rinnova l’emozione di allora.

    Lo scopo del LRO è in realtà di affinare le modalità di ripresa ad alta risoluzione per poter guidare gli sbarchi futuri, previsti dal programma di ripresa delle esplorazioni umane del nostro satellite, interrotte da oltre quarant’anni: praticamente si tratta di ricominciare a progettare da capo un’impresa che resta sempre ai limiti delle nostre possibilità tecnologiche, non disponendo più degli ingenti finanziamenti di cui godevano le missioni Apollo…

    Questa immagine interattiva mostra due viste del sito di atterraggio dell’Apollo 17 riprese dall’LRO. Basta cliccare e trascinare la barra bianca verticale per passare da un’immagine all’altra. L’immagine di sinistra è stata rilasciata il 5 settembre scorso, quella di destra è uno zoom di un’immagine del 2009. Per riprendere queste nuove immagini la sonda è stata spostata in un’orbita piu’ bassa. Le due immagini non combaciano perfettamente per via delle differenti condizioni di ripresa (condizioni di luce, angolo di ripresa e altre variabili), inoltre la luminosità delle immagini è stata alterata per mettere in evidenza particolari della superficie. [Credit: NASA’s Goddard Space Flight Center/ASU]

    Addio Angioletta, “signora dei pianeti”

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    La notte scorsa è morta la planetologa Angioletta Coradini; aveva 65 anni ed è stata una delle protagoniste della ricerca astronomica in Italia. È stata fra i primi ricercatori al mondo a studiare le rocce lunari portate a Terra dalle missioni Apollo e ha dato l’impronta a missioni scientifiche di primo piano nell’esplorazione del Sistema Solare.

    Direttrice dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (IFSI-INAF), Angioletta Coradini può essere considerata “la signora dei pianeti” per il prestigio e la competenza che ha dimostrato fin dall’inizio della sua carriera. Nata a Rovereto (Trento) il primo luglio 1946, ha sempre lavorato a Roma, dove si era laureata in Fisica nel 1970, prima nell’università La Sapienza, poi presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e infine presso l’INAF.

    All’inizio della sua carriera scientifica, le ricerche geologiche condotte nel Golfo di Cagliari avevano fatto guadagnare al suo gruppo una fama internazionale: “perciò la Nasa ci dette i campioni da analizzare”, aveva detto la planetologa in un’intervista. Nel suo laboratorio, allora presso l’università di Roma La Sapienza, polveri e rocce lunari “arrivarono per corriere diplomatico”, ma in breve il gruppo si guadagnò la piena fiducia della Nasa: “periodicamente andavamo negli Usa a presentare i risultati del nostro lavoro e ci consegnavano nuovi campioni da studiare”.
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    Si devono alle ricerche di Angioletta Coradini “gli occhi” che stanno osservando Marte e Venere a bordo delle missioni dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Mars Express e Venus Express. Si deve infatti al suo gruppo la progettazione dello spettrometro Virtis (Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer), che si trova anche a bordo della sonda dell’Esa Rosetta, in viaggio verso la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, dove il suo arrivo è previsto nel 2014.

    Il contributo della planetologa è anche alla base della missione Cassini su Saturno, nata dalla collaborazione fra Nasa, Esa e Agenzia Spaziale Italiana, e della missione Dawn, la sonda della Nasa che ha incontrato gli asteroidi Vesta e Cerere.

    Con Angioletta Coradini “scompare una grande scienziata italiana”: così il neo-presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica (INAF), Giovanni Bignami, ricorda la planetologa, “un’amica e una collega” con la quale ha collaborato sia nell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), sia nell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). “Era una persona fantastica – ricorda Bignami – e una delle grandi scienziate italiane nel nostro campo. Era una persona unica, che mi ha fatto innamorare della planetologia: lei lo aveva capito e le piaceva”. Gli ultimi anni della sua vita, prosegue Bignami, sono stati difficili, “tra la malattia da un lato e dall’altro i problemi di gestione con i passati vertici dell’INAF. Di questo mi dispiace perché so che le ha causato sofferenze che avrebbero potuto essere evitate”.

    A ricordare Angioletta Coradini tra gli altri Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’ASI: “Ho conosciuto Angioletta Coradini già all’epoca della mia tesi quando erano da poco arrivati, presso il Reparto di Planetologia del CNR, i campioni delle rocce lunari delle missioni Apollo. Angioletta era già conosciuta nel mondo scientifico e collaborava sia con la NASA che con l’Accademia per le Scienze sovietica. Di lei ho sempre ammirato l’inesauribile energia e l’ottimismo con cui affrontava i problemi. Questi due fattori sono stati determinanti nel corso degli anni ed hanno consentito di realizzare i più ambiziosi e complessi strumenti, realizzati in Italia, imbarcati su missioni sia europee che americane”.

    Altri incarichi Scientifici di rilievo in Progetti Internazionali

    Associazione Astris – Roma

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    L’Associazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di astronomia. Per l’anno in corso sono pianificate le seguenti attività:
    13.10 – Evoluzione dell’Universo
    Per informazioni: astris.roma@gmail.com
    www.astrisroma.org

    La prima foto dalla Juno

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    La Terra e la Luna fotografate dalla JunoCam il 26 agosto scorso da una distanza di 9,66 milioni chilometri). Image credit: NASA/JPL-Caltech/SwRI
    La Terra e la Luna fotografate dalla JunoCam il 26 agosto scorso da una distanza di 9,66 milioni chilometri). Image credit: NASA/JPL-Caltech/SwRI

    La sonda Juno, lanciata verso Giove lo scorso 5 agosto, è regolarmente in rotta verso il gigante gassoso mentre continuano le operazioni iniziali di calibrazione degli strumenti do bordo. La telecamera di bordo JunoCam è stata rivolta per una prima ripresa del sistema Terra-Luna, restituendo un’immagine forse non spettacolare, ma carica di suggestione…

    Non è la prima volta che Terra e Luna vengono inquadrate nello stesso campo di vista della telecamera di una sonda in allontanamento verso “Giove e lo spazio infinito”, ma l’immagine del nostro pianeta ridotta ad un puntolino di luce, affiancato a distanza da un altro puntolino ancora più piccolo, la nostra Luna, è capace di richiamarci alle nostre effettive dimensioni più di molti ragionamenti filosofici.

    La ripresa è stata effettuata il 26 agosto scorso mentre la Juno si trovava già a 9,66 milioni di km dalla Terra, allontanandosi alla velocità di 124 900 km/h.

    La posizione della sonda Juno il 24 agosto (Eyes on the Solar System)

    Non sarà l’ultima foto di casa che riprenderà di qui al 4 luglio 2016, giorno in cui arriverà al sistema gioviano: la Juno tornerà nei pressi della Terra il 9 ottobre 2013, per l’assist che dovrà accelerare la sua velocità di 7,3 km/sec, necessari per oltrepassare la Fascia degli Asteroidi. Un’ultima occasione per una nostalgica foto di casa prima di lanciarsi verso Giove.

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    • Il sito della Missione Juno

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