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Associazione Astris – Roma

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L’Associazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di astronomia. Per l’anno in corso sono pianificate le seguenti attività:
13.10 – Evoluzione dell’Universo
Per informazioni: astris.roma@gmail.com
www.astrisroma.org

La prima foto dalla Juno

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La Terra e la Luna fotografate dalla JunoCam il 26 agosto scorso da una distanza di 9,66 milioni chilometri). Image credit: NASA/JPL-Caltech/SwRI
La Terra e la Luna fotografate dalla JunoCam il 26 agosto scorso da una distanza di 9,66 milioni chilometri). Image credit: NASA/JPL-Caltech/SwRI

La sonda Juno, lanciata verso Giove lo scorso 5 agosto, è regolarmente in rotta verso il gigante gassoso mentre continuano le operazioni iniziali di calibrazione degli strumenti do bordo. La telecamera di bordo JunoCam è stata rivolta per una prima ripresa del sistema Terra-Luna, restituendo un’immagine forse non spettacolare, ma carica di suggestione…

Non è la prima volta che Terra e Luna vengono inquadrate nello stesso campo di vista della telecamera di una sonda in allontanamento verso “Giove e lo spazio infinito”, ma l’immagine del nostro pianeta ridotta ad un puntolino di luce, affiancato a distanza da un altro puntolino ancora più piccolo, la nostra Luna, è capace di richiamarci alle nostre effettive dimensioni più di molti ragionamenti filosofici.

La ripresa è stata effettuata il 26 agosto scorso mentre la Juno si trovava già a 9,66 milioni di km dalla Terra, allontanandosi alla velocità di 124 900 km/h.

La posizione della sonda Juno il 24 agosto (Eyes on the Solar System)

Non sarà l’ultima foto di casa che riprenderà di qui al 4 luglio 2016, giorno in cui arriverà al sistema gioviano: la Juno tornerà nei pressi della Terra il 9 ottobre 2013, per l’assist che dovrà accelerare la sua velocità di 7,3 km/sec, necessari per oltrepassare la Fascia degli Asteroidi. Un’ultima occasione per una nostalgica foto di casa prima di lanciarsi verso Giove.

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• Il sito della Missione Juno

Scoperta una mini-stella fatta di diamanti

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Figure 1: Schematic view of the Pulsar-Planet system PSR J1719-1438 showing the pulsar with 5.7 ms rotation period in the centre, and the orbit of the planet in comparison to the size of the sun (marked in yellow). Credit: Swinburne Astronomy Productions, Swinburne University of Technology (Click image for higher resolution).
La riproduzione schematica del sistema Pulsar-Planet PSR J1719-1438 mostra la pulsar (al centro) e l'orbita della compagna; il tutto rapportato alle dimensioni del nostro Sole rappresentato in giallo. Credit: Swinburne Astronomy Productions, Swinburne University of Technology.

Quando si parla di gemme del cielo si pensa al poetico paragone usato dagli astronomi per illustrare le meraviglie della volta celeste, ma stavolta i ricercatori del Max Planck Institut hanno scoperto quella che sembra proprio una vera stella fatta di puri diamanti, compagna della Pulsar PSR J1719-1438.

Da qualche tempo si sapeva che questa pulsar nella costellazione del Serpente, che ha un periodo di 5,7 millisecondi, possiede un compagno di massa molto minore ad alta densità, probabilmente una nana bianca con cui forma un sistema binario. Un tempo la stella compagna doveva essere una gigante, cui la straordinaria gravità della pulsar ha strappato via, progressivamente, quasi tutta la massa originaria.

Il Radiotelescopio australiano Parkes (diametro 64 m) Credit: CSIRO Astronomy and Space Science (CASS).

Ora, grazie ad una campagna di osservazioni condotte al Radiotelescopio australiano Parkes da 64 metri di diametro, la compagna si è rivelata una nana bianca al carbonio, con una densità tale da fondere gli atomi di questo elemento nella forma allotropica caratteristica dei diamanti.

L’oggetto, di dimensioni praticamente planetarie, ruota attorno alla pulsar in un’orbita di raggio medio pari al raggio del Sole, e sembra avere una densità pari almeno a quella del platino.

Ciò rende il sistema binario, di per sé già esotico, del tutto peculiare, perché l’insieme di circostanze particolari che rendono possibile la trasformazione del residuo di una stella un tempo di grande massa in una specie di pianeta cristallino è del tutto insolita. Un raro gioiello dell’astrofisica.

GAC – Gruppo Amici del Cielo

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Tutte le riunioni sono ad ingresso libero e avranno luogo alle ore 21.00 in sede a Barzago (LC).
09.09: Serata libera e proiezione astro-fotografie estive dei soci.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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07.09, ore 16: “Osservazioni al telescopio e al microscopio” per le famiglie e gli insegnanti, presso l’Osservatorio Serafino Zani.

Ogni martedì, ore 21, escluso l’ultimo martedì del mese, apertura dell’Osservatorio Astronomico Serafino Zani (informazioni 030 /872164).
Ogni venerdì, ore 21, apertura della Specola Cidnea “Angelo Ferretti Torricelli” del Castello di Brescia, a cura dell’U.A.B. (prenotazioni al numero 030/2978672).

osservatorio@serafinozani.it
segnala@astrofilibresciani.it
www.astrofilibresciani.it

GINEVRA e il CERN – 4/6 Novembre 2011

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cern

cernEuropean Organization for Nuclear Research
Coelum viaggi in collaborazione con CTM Robintour, Coop. Camelot e The Lunar Society organizza un viaggio di 3 giorni con visita a Ginevra e Losanna.

L’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, comunemente conosciuta con l’acronimo CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Si trova al confine tra Svizzera e Francia alla periferia ovest della città di Ginevra. La convenzione che istituiva il CERN fu firmata il 29 Settembre 1954 da 12 stati membri. Oggi ne fanno parte 20 stati membri più alcuni osservatori, compresi stati extraeuropei. Scopo principale del CERN è quello di fornire ai ricercatori gli strumenti necessari per la ricerca in fisica delle alte energie. Questi sono principalmente gli acceleratori di particelle, che portano nuclei atomici e particelle subnucleari ad energie molto elevate, e i rivelatori che permettono di osservare i prodotti delle collisioni tra fasci di queste particelle.

the lunar societyAd energie sufficientemente elevate, i prodotti di queste reazioni possono essere radicalmente differenti dai costituenti originali dei fasci, e a più riprese sono state prodotte e scoperte in questa maniera particelle fino a quel momento ignote.

1° giorno  venerdì 04 /11 –  Ferrara –  Bologna – Modena- Parma-  Piacenza-  Milano  / GINEVRA

Ritrovo dei partecipanti e partenza in pullman GT per GINEVRA. All’arrivo, sistemazione nelle camere riservate in hotel e pranzo libero a carico dei partecipanti. Nel pomeriggio, incontro con la guida e visita della città: con la sua tradizione umanitaria e l’atmosfera cosmopolita, è a giusto titolo
considerata la “capitale della pace” poiché qui vi sono la sede europea dell’ONU e la sede principale della Croce Rossa. Il simbolo della «metropoli più piccola del mondo» è il «jet d’eau», un’affascinante fontana sul Lago Lemano il cui getto crea una colonna d’acqua alta 140 metri. Sulla riva sinistra del lago troneggia il centro storico, il cuore di Ginevra che ospita il quartiere dello shopping e degli affari. Esso è dominato dalla Cattedrale di St-Pierre, anche se il centro vero e proprio della città vecchia è la Place du Bourg-de-Four, la piazza più antica della città. I viali, le vie che costeggiano il lago, gli innumerevoli parchi, i pittoreschi vicoli del centro storico e gli eleganti negozi invitano a concedersi tranquille passeggiate. Cena in ristorante e pernottamento in hotel.

2° giorno, sabato 05/11   – CERN

Prima colazione in hotel e parte della mattinata a disposizione per visite libere facoltative in città o semplici e rilassanti passeggiate sul lungolago. In tarda mattinata, trasferimento al CERN per l’ingresso e la visita alle ore 12.00 dell’esposizione “Microcosm” all’interno della quale sarà possibile esplorare i misteri dell’universo e scoprire le enormi apparecchiature utilizzate dai fisici, gli acceleratori ed i rivelatori e vedere come lavora ogni parte di essi. A seguire, ingresso e visita all’esposizone  “Universo di particelle” che permette di esplorare  il mondo delle particelle facendo immergere il visitatore in un ambiente unico e spettacolare. Alle ore 14.00 ingresso e visita guidata del CERN con 30 minuti di passeggiata introduttiva, 15 minuti di filmati e circa 2 ore di visite all’interno delle aree sperimentali. pranzo libero a carico dei partecipanti nel corso della giornata, cena in ristorante e pernottamento in hotel.

3° giorno, domenica 06/11  – LOSANNA / MONTREUX / Milano -Piacenza-Parma  – Modena -Bologna -Ferrara

Prima colazione in hotel e, in mattinata, trasferimento a Losanna Losanna Losanna Losanna, per la visita guidata della città sviluppatasi su tre colline, circondata da vigneti, con il Lago Lemano ai suoi piedi. Si visita lo stupendo centro storico, per lo più chiuso  al traffico e dominato dalla cattedrale. I piccoli vicoli con caffè e boutique caratterizzano l’immagine del cuore medievale di questa città. Al termine, proseguimento per la visita guidata della vicina Montreux, graziosa cittadina adagiata lungo due insenature, famosa per la dolcezza del suo clima, meta del turismo internazionale. Pranzo libero a carico dei partecipanti  e, nel pomeriggio, partenza per il rientro in Italia.

Quota individ. (minimo 35 persone) € 330,00

Suppl. CAMERA SINGOLA € 69,00

• Le quote sono state calcolate in base al cambio: 1,00 CHF = 0,77 €€ Ogni variazione del cambio comporterà modifica delle quote.

La quota comprende: * viaggio A/R in pullman GT (preventivo calcolato nel rispetto del regolamento CEE nr. 561/2006 entrato in vigore in data 11 aprile 2007) * vitto e alloggio autista * sistemazione in hotel 3***sup. a Ginevra in camere doppie con servizi privati * tassa di soggiorno (CHF 2,50 per persona per notte) * trattamento di mezza pensione in hotel (l’acqua in caraffa ai pasti
in genere è prevista e viene servita ai tavoli) * visite guidate come da programma (all’interno del CERN + 2 ore circa a Ginevra + 4 ore circa a Losanna/Montreux * assicurazione medico-bagaglio.

La quota non comprende: * ingressi a musei e monumenti (CERN gratuito) * navigazione sul lago (CHF 19,00 per 1h15) * pranzi  bevande ai pasti * mance, extra personali in genere * tutto quanto non indicato espressamente alla voce “La quota comprende”.

Per informazioni e prenotazioni: CTM di Robintur spa
Tel 059/2133701; ctm.gruppi@robintur.it – www.robintur.it

Per info astronomiche: M. Di Giuseppe (338/5264372); F. Zanotti
(338/4772550); P. Minafra (339/2929524)

Stelle fredde come la nostra pelle

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Il cerchio al centro dell'immagine indica una delle nane Y (il puntino verde) rilevate dai sensori all'infrarosso di Wise (Wide-field Infrared Survey Explorer). Si tratta di WISE 1828+2650 la più fredda tra le nane brune scoperte fino ad ora, con una temperatura inferiore ai 25 gradi; la stella si trova nella costellazione della Lyra .Image credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA

Gli scienziati della NASA del team della WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer) hanno scoperto sei nane Y, stelle così fredde da avere temperature superficiali non più alte di quelle del corpo umano! Gli oggetti, troppo freddi per poter essere individuati in luce visibile, sono stati scoperti grazie ai sensori infrarossi della WISE: dopo una lunga “caccia” durata oltre un decennio, una mezza dozzina di nane Y in un raggio di una quarantina di anni luce dal Sole.

L'illustrazione rappresenta tre diverse tipologie di nane brune, simili per dimensioni (hanno circa la stazza di Giove) ma differenti per colore e temperatura: più calde le nane L (1400°C, di color rosso e deboli) e T (900°C, rosso scuro e ancora meno luminose delle L), più fredde le Y (anche <25°!!!) da poco scoperte da WISE. Image credit: NASA/JPL-Caltech

Queste stelle sono le più fredde tra le nane brune, oggetti di massa troppo piccola per accendere le reazioni di fusione nucleare, che consentono alle stelle di splendere ed irradiare energia: si devono limitare ad una debole emissione nell’infrarosso. Possiedono atmosfere simili a quelle dei pianeti giganti gassosi, ma sono più facili da rilevare di questi ultimi, perché sono isolate nello spazio e non confuse nell’alone luminoso di una stella parente.

Una delle sei stelle scoperte, la nana Y WISE 1828+2650, detiene ora il record di stella più fredda finora conosciuta, con una temperatura stimata inferiore a 25°C; l’altra nana Y WISE 1541-2250, lontana secondo il WISE circa 7 anni luce dal Sole, potrebbe diventare il settimo sistema stellare più vicino al Sole, al posto di Ross 154.

La sensibilità dei sensori di WISE apre alla possibilità di scoprire una Nana Bruna, finora sconosciuta, ad una distanza anche inferiore a quella di Proxima Centauri, la stella conosciuta finora più vicina (4,3 anni luce circa) al nostro Sole.


Associazione Astris – Roma

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L’Associazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di astronomia. Per l’anno in corso sono pianificate le seguenti attività:
08.09 – Il cielo autunnale (relatore Battisti)
Per informazioni: astris.roma@gmail.com
www.astrisroma.org

Addio a Piero Tempesti

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Piero Tempesti al telescopio "Cooke" negli anni '60

Il 28 agosto scorso è scomparso a Treviso, dove viveva ormai da parecchi anni, Piero Tempesti, decano degli astronomi italiani.

Nato a Firenze il 17 marzo 1917, nel 1947 Tempesti si era laureato in Fisica all’Università di Bologna, dove rimase ad insegnare astronomia per due anni prima di passare all’Osservatorio di Catania e poi a quello di Teramo-Collurania, che diresse dal 1958 al 1975.

In seguito ha insegnato presso l’Università La Sapienza di Roma.

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Piero Tempesti nel 2006 alla base dello storico telescopio "Cooke" di Collurania, durante la cerimonia di conferimento della Cittadinanza Onoraria di Teramo. A destra l'amico e collaboratore Sig. Agostino di Paolantonio.

Noto a livello professionale per le sue pioneristiche osservazioni nel campo della fotometria fotoelettrica, Tempesti si è interessato in particolare di stelle variabili, nove, asteroidi e comete pubblicando innumerevoli articoli sulle principali riviste scientifiche.

E’ stato inoltre autore di opere divulgative che hanno reso la sua figura molto popolare tra gli appassionati di astronomia.

Nel 2000 gli è stato assegnato il Premio Lacchini e nel 2006 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Teramo.

In alto Piero Tempesti al telescopio "Cooke" negli anni '60

Biancaneve è … rosa

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Sarebbe più corretto chiamarlo planetoide, plutoide o pianeta nano 2007 OR10, secondo l’orrenda definizione decisa dalla IAU, perchè appartiene alla classe dei KBO transplutoniani, ma tutti lo chiamano ancora Biancaneve, dal nomignolo (Snow White) affibbiatogli all’epoca della scoperta.

Si pensava, allora, che il KBO grosso all’incirca come la metà di Plutone, fosse un oggetto interamente ricoperto di ghiaccio, frammento della disgregazione di un corpo primordiale maggiore.

L'orbita del planetoide Biancaneve (2007 OR10)

Le stime più recenti propendono invece per una colorazione rosata o addirittura rossastra, dovuta al metano ghiacciato che ne ricoprirebbe la superficie, misto ai ghiacci d’acqua di probabile origine criovulcanica.

Snow White, secondo uno studio degli astronomi del CalTech, possiederebbe infatti una tenue atmosfera di metano, destinata periodicamente a ghiacciare al suolo a seconda dell’andamento stagionale, mentre gli altri componenti volatili andrebbero gradualmente dispersi nello spazio.

In scala, i maggiori oggetti trans-nettuniani conosciuti (Cortesia www.mikebrownsplanets.com/2011/08/redemption-of-snow-white-part-1.html

Un po’ come capita a Quaoar, altro KBO che conobbe qualche anno fa momenti di notorietà in quanto considerato, allora, il più lontano pianeta del Sistema Solare scoperto. Da allora, l’inflazione di oggetti transnettuaniani o transplutoniani scoperti, molti di stazza comparabile a Plutone, ha suggerito alla IUA di declassare anche Plutone dal rango di Pianeta a pianeta minore.

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APPOFONDIMENTI


Esplosa una Supernova in M101: la più vicina degli ultimi 40 anni!

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La supernova 2011fe nella galassia ospite M101 in una bellissima immagine ripresa da Rolando Ligustri (CAST Observatory - Talmassons UD) lo scorso 27 agosto.

In una delle galassie più conosciute e vicine alla Terra – la spirale M101 situata a 21 milioni di anni luce di distanza – è esplosa una supernova di tipo Ia. Questi spettacolari eventi coinvolgono sistemi binari formati da due stelle degenerate: la più densa assorbe materiali dalla compagna di maggior massa, fino ad esplodere in una catastrofe cosmica tale da generare una luminosità pari all’intera galassia in cui si trova.

La scoperta è avvenuta il 24 agosto scorso da parte del Caltech Palomar Transit Factory Project e l’esplosione della supernova 2011fe (inizialmente catalogata come PTF11kly) è stata osservata fin dai suoi primissimi istanti.

La luminosità dell’oggetto, che al momento della release del Caltech splendeva con una magnitudine di +17,2, è già aumentata di parecchie magnitudini in breve tempo (nella foto in alto del 27 agosto la luminosità è di +12,8 mentre le ultime osservazioni la stimano addirittura di mag. +11,7.).

La sequenza mostra l'improvvisa esplosione della SN PTF11kly che nella lastra del 23 agosto non era presente, appare in quella del 24 e si intensifica nell'immagine del 25...

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Inoltre, le condizioni di visibilità sono tali che l’AAVSO ne raccomanda l’osservazione anche agli astrofili che volessero cimentarsi in misure di fotometria, riportando la magnitudine delle stelle di sfondo scelte come riferimento. Anche le riprese occasionali eventualmente effettuate in questi giorni andrebbero conservate ed inviate all’AAVSO per le ricalibrazioni successive, utili al calcolo della curva di luce della SNIa.

È la prima volta che un evento di questo genere viene osservato fin dalle primissime fasi evolutive: costituisce pertanto una ghiotta occasione sia per aumentare le nostre conoscenze sul processo fisico coinvolto, sia come target per osservazioni amatoriali.

Orsa Maggiore

Le coordinate (J2000) riportate per l’oggetto sono:

AR: 14:03:05.81 – Dec: +54:16:25.4.

La galassia Messier 101 trova nella costellazione dell’Orsa Maggiore (AR: 14h 03m 12.6s – – Dec: +54 20′ 57″).

Una nuova AstroView-App per l’iPhone

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Una nuova applicazione di carattere astronomico è disponibile (a pagamento, $ 1,99) per l’iPhone, l’iPodTouch e l’iPad: è l’Astro View 1.0.1, scaricabile dal sito di itunes.

Si tratta di un simulatore di vista al campo di un oculare combinato con strumenti di aperture variabili tra 50 mm e 610 mm, incrementabili di 5 mm per volta. Le combinazioni di oculari vanno da 2 mm a 55 mm, con campi di vista da 30° a 110°. L’applicazione consente la visualizzazione della simulazione di come apparirebbe un oggetto astronomico inquadrato da uno strumento di una data apertura e lunghezza focale nel campo di un oculare di una data focale, al pari delle simulazioni disponibili in molti software astronomici per PC, con corredo dei dati fisici e numerici relativi.

Ogni simulazione viene paragonata con l’immagine ottenibile della Luna, con la medesima combinazione di strumento e oculari, come riferimento di immediato confronto. Il software disponibile comprende una guida interattiva per principianti, ma appare di utilizzo intuitivo e piacevole, grazie ad uno scroller sul display principale che consente l’immediata visualizzazione delle modifiche richieste, senza dover cambiar pagina per l’input di nuovi dati.

Scoperta la frammentazione della cometa 213P/Van Ness

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Lo scorso 5 agosto, mentre stavamo riprendendo la cometa 213P/Van Ness (vedi il diagramma dell’orbita), che in quel periodo mostrava una copsicua anticoda (probabilmente effetto di una “dust trail”, vedi foto in basso), ci siamo accorti della presenza nella coda della cometa, in un frammento della stessa, con una chioma ed una coda ben sviluppata.

Il frammento, da noi denominato “parte-B”, e poi ufficialmente ribattezzato dal Minor Planet Center col nome di “Cometa 213P-B/VAN NESS”, mostrava al momento della nostra osservazione una piccola chioma avente circa 5-arcsec di diametro, ed una coda di 22-arcsec verso sud-ovest, e si trovava 5,3-arcmin in PA 239 gradi, rispetto al nucleo primario della cometa 213P.

L’annuncio della nostra scoperta, assieme a quella di un astrofilo spagnolo (J. Gonzalez) che ha avvistato il fenomeno indipendentemente da noi, e quelle del gruppo italiano di San Marcello Pistoiese (da noi allertato per una conferma) sono state pubblicate su di un’apposita circolare del Minor Planet center.

La nostra scoperta è stata effettuata tramite il telescopio R-C da 2-m del Faulkes telescope North (Haleakala) nell’ambito di un progetto didattico che coinvolge alcuni studenti delle scuole inglesi.

Maggiori informazioni sul blog dell’Osservatorio di Remanzacco (Sezione Comete UAI, CARA).

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna per l’osservazione degli astri a Pian dell’Armà (PV): 2/3, 23/24 e 30 settembre.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Al Planetario di Ravenna

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
30.08: “La missione Messenger a Mercurio” di Massimo Beretti.
Per il programma di settembre consultare il sito del Planetario.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534
Web: www.arar.it

Un anello di antiprotoni circonda la Terra

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Quando si pensa ai pianeti circondati da anelli, la mente corre subito ai giganti gassosi del Sistema Solare Saturno, Giove, Urano e Nettuno: tutti possiedono sistemi di anelli costituiti da detriti e particelle solide, allineati su orbite più o meno coerenti con i giochi di risonanza gravitazionale rispetto ai loro satelliti pastore.

Il satellite PAMELA (acronimo di Payload for Antimatter Exploration and Light-nuclei Astrophysics) ha rivelato ora l’esistenza di una struttura simile anche intorno al nostro pianeta, costituita però di antiprotoni di origine cosmica, intrappolati in un campo geomagnetico a diverse centinaia di chilometri nell’alta atmosfera. L’esistenza di un flusso di antiprotoni nell’atmosfera terrestre era stato ipotizzato da vari modelli teorici, sulla base delle interazioni tra campo magnetico terrestre e raggi cosmici di alta energia.
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Il PAMELA, risultato della collaborazione di un centinaio di enti ricerche di diversi paesi, tra cui i dipartimenti delle Università di Roma e Firenze, è un satellite dotato di uno spettrometro di massa, posto su un’orbita fortemente inclinata (70° tra le quote di 350 km e 610 km), dedicato allo studio della distribuzione di materia, antimateria e materia oscura nella Galassia. I suoi sensori sono in grado di rilevare accurate variazioni della radiazione cosmica di fondo nella magnetosfera terrestre. Gli antiprotoni vengono intrappolati dai rilevatori del PAMELA ed individuati per mezzo del calore generato dal loro processo di annichilazione. La ricostruzione del processo di rilevazione ha permesso di individuarne la traiettoria spiraliforme all’interno delle linee di forza della magnetosfera terrestre, con percorsi complessivi pari a parecchi raggi terrestri.

Leggi anche l’articolo: Smidgen of Antimatter Surrounds Earth (un approfondimento in lingua inglese)

Astrosummer 2011

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Fino al 31 agosto il Planetario di Roma farà brillare le sue stelle con un ricco cartellone di spettacoli astronomici, conferenze, serate di osservazione e concerti. Spettacoli tutte le sere: dal martedì al venerdì (ore 21.00 e 22.30), durante il fine settimana l’aggiunta di due spettacoli pomeridiani, alle 17.00 e alle 18.00.
Ben 40 differenti serate tematiche: ogni sera vedrà protagonista un diverso corpo celeste o fenomeno cosmico.
Tra gli appuntamenti da non perdere per il mese di agosto ci sono il “Cosmic Concert” di Giovanni Renzo il 5 e 6 agosto e il “Cruzeiro do Sul”, un concerto interamente dedicato al cielo australe con una straordinaria esibizione di Sandy Muller, che il 31 agosto chiuderà la rassegna.

www.planetarioroma.it

Juno è in rotta per Giove

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Dopo venti giorni dal lancio, la sonda Juno è in rotta verso Giove, regolarmente secondo quanto programmato dai tecnici della NASA. I test preliminari sulla funzionalità di propulsori, antenne, sistemi di ricezione e trasmissione, cominciati subito dopo il lancio del 5 agosto, stanno procedendo secondo i piani stabiliti e non denunciano, al momento, problemi significativi. La fase di calibrazione procederà fino alla fine dell’anno. completando il testing quando la sonda comincerà ad avvicinarsi al sistema di Giove, nel luglio del 2016. Nel frattempo, i tecnici del JPL manterranno un “dialogo” quotidiano con la sonda, monitorandone di continuo telemetria e funzionalità.

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A bordo della Juno è stata collocata una targa dedicata a Galileo Galilei in cui oltre al ritratto e la firma dell'astronomo è riportata anche una sua nota “Adi 11. era in questa guisa et la stella più vicina à' Giove era la metà minore dell'altra, et vicinissima all'altra dove che le altre sere erano le dette stelle apparite tutte tre di egual grandezza et trà di loro egualmente lontane; dal che appare intorno à Giove esser.3. altre stelle erranti invisibili ad ogn'uno sino à questo tempo.“

I motori principali indirizzeranno la Juno nell’ottobre del 2013 di nuovo verso la Terra, per un fly-by programmato per acquistare l’inerzia necessaria per volare fino a Giove.

La comunità scientifica si aspetta dalla missione della Juno un avanzamento nella conoscenza di Giove e dei satelliti paragonabile a quello ottenuto dalla storica missione della sonda Galileo, lanciata nel 1989 e in orbita attorno a Giove dal 1995 al 2003, pietra miliare nella storia dell’astronautica.


Le Nane Bianche si mangiano i pianeti rocciosi?

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Secondo i risultati di uno studio condotto da ricercatori della UCLA University col Telescopio Keck I di Mauna Kea (Hawaii), attorno alle due stelle Nane Bianche PG1225-079 e HS2253+8023 si estendono dischi polverosi formati dai detriti di corpi planetari provenienti dalla disgregazione di oggetti di dimensioni paragonabili alla Terra o agli asteroidi maggiori del nostro Sistema Solare.

Questi dischi, la cui esistenza è stata dedotta dall’impronta caratteristica in assorbimento rilevata sullo spettro di emissione delle stelle dominato dall’elio, sarebbero i residui del “pasto” consumato dalle due stelle ai danni dei corpi rocciosi dei loro sistemi. Le due Nane Bianche, di dimensioni paragonabili a quelle del nostro pianeta, ma con una massa uguale a quella del Sole, possiedono masse di polveri pari alla massa di Cerere, formatesi a distanze simili alla distanza Terra-Sole e di origine non ancora chiarita: potrebbero derivare dalla disgregazione di pianeti, planetesimi o asteroidi, comunque tutti corpi rocciosi.

Emerge dunque la possibilità di un nuovo modello teorico per la formazione di sistemi planetari attorno alle Nane Bianche: il 30% circa di esse ospita pianeti sia di tipo gassoso sia di tipo roccioso. Subito dopo la loro formazione, i giganti gassosi spingerebbero i pianeti rocciosi su orbite interne e ravvicinate alle stelle, destinati a digregarsi ed essere in parte assorbiti dai loro soli. Le due stelle studiate mostrano la tracciatura del magnesio, del ferro, del silicio, dell’ossigeno e del nickel, perlopiù nei rapporti corrispondenti alla composizione minerale media della crosta terrestre. Se confermato, si tratterebbe della prima conferma sperimentale della formazione di sistemi solari simili al nostro, con lo sviluppo di dinamiche gravitazionali analoghe (pianeti rocciosi interni e giganti gassosi esterni).

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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01.09, ore 21: “Passeggiata astronomica nella Valle di Mompiano” in via Fontane 48, a cura di C. Bontempi.

Ogni martedì, ore 21, escluso l’ultimo martedì del mese, apertura dell’Osservatorio Astronomico Serafino Zani (informazioni 030 /872164).
Ogni venerdì, ore 21, apertura della Specola Cidnea “Angelo Ferretti Torricelli” del Castello di Brescia, a cura dell’U.A.B. (prenotazioni al numero 030/2978672).

osservatorio@serafinozani.it
segnala@astrofilibresciani.it
www.astrofilibresciani.it

La storia della Luna è da riscrivere?

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La Luna, il nostro satellite naturale, è sicuramente l’oggetto astronomico più conosciuto e studiato, sia perché è il più vicino alla Terra, sia perché è stato ripetutamente esplorato dagli astronauti. È però illusorio pensare che, ormai, tutto si sappia sulla sua struttura, composizione ed origine: dalla Carnegie University arriva la notizia che nuove analisi su campioni di rocce lunari prelevate e portate a Terra durante le mitiche missioni Apollo potrebbero portare a riscrivere la storia naturale del nostro satellite.
La microsonda ionica NanoSIMS 50L, una delle tecniche analitiche più avanzate oggi disponibili, ha rivelato la presenza su frammenti di basalti lunari, campionati dall’Apollo 17, di inclusioni cristalline ad alto contenuto di titanio, un tempo parti di letti vetrosi formatisi dalla solidificazione di magmi espulsi da eruzioni vulcaniche di tipo esplosivo. Le inclusioni cristalline possono trattenere materiali volatili: i sette piccoli campioni di anortosite ferrosa analizzata alla Carnegie, in particolare, contengono molecole d’acqua intrappolate in una quantità cento volte superiore al previsto. La corretta stima della quantità d’acqua presente in materiali tanto antichi è di importanza cruciale per determinare l’età e la dinamica evolutiva delle formazioni in cui è presente: la nuova stima sul tenore di acqua porterebbe, secondo gli autori dello studio, addirittura a riconsiderare la teoria del grande impatto. Secondo questa ipotesi, il nostro satellite si sarebbe formato in seguito alla collisione della Terra con un planetoide proveniente dal Sistema Solare esterno, per eiezione di materiali in seguito all’impatto e successiva conglomerazione in orbita terrestre.

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Una teoria suggestiva, che riesce a spiegare – o, almeno, riusciva a spiegare fino ai risultati di questi ultimi studi – gran parte delle analogie e delle differenze del sistema Terra-Luna. In particolare, la quantità d’acqua presente nelle rocce primordiali del mantello della Luna sarebbe del tutto analoga a quella delle rocce del mantello della Terra, un fatto che mette in serio dubbio la rifusione del suolo lunare con rocce proveniente da un corpo impattore alieno. Lo studio ha anche implicazioni relative al ghiaccio recentemente individuato dalle sonde nei crateri nelle regioni polari della Luna: potrebbe derivare non tanto dalla deposizione di materiali provenienti da comete e meteoriti, quanto dall’effusione di antichi magmi lunari.

L’analisi più accurata dei sette campioni di roccia lunare avrebbe inoltre rivelato un’età di 4,36 miliardi di anni al massimo, circa 200-300 milioni di anni in meno rispetto a quanto previsto. La Luna sarebbe rimasta allo stato fuso più a lungo di quanto ipotizzato dalle teorie sulla sua formazione o, nell’ipotesi più intrigante, l’intera comprensione geochimica della natura del nostro satellite è da riscrivere!

“L’Uomo di neve” di Vesta

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L’Uomo di Neve” è una catena di tre grossi crateri, che si staglia per un centinaio di chilometri sul globo di Vesta: chiamata così (Snowman) dai ricercatori della Dawn per via della fisionomia che ricorda il tipico profilo dei pupazzi di neve, costituisce una fra le tante, strane ed affascinanti, strutture che stanno emergendo dall’esplorazione dell’asteroide iniziata il 16 luglio, dopo l’ingresso in orbita della sonda.

L’ultima immagine elaborata dal JPL, ottenuta il 6 agosto scorso con una risoluzione di 260 metri, mostra i tre crateri concatenati nell’emisfero nord di Vesta, che si sta rivelando sempre di più come un mondo alieno e peculiare. Il bacino più largo ha un diametro di 70 km e la terna si estende per circa 120 km; i crateri sono largamente diffusi su tutta la superficie e potrebbero, secondo l’opinione dei ricercatori della Dawn, avere anche un’origine comune: un intenso bombardamento meteorico, avvenuto subito dopo la condensazione dell’asteroide.

Nel caso di Snowman, tuttavia, sembra più probabile il seguente scenario: un asteroide minore, del tipo a conglomerato roccioso friabile, sarebbe entrato in rotta di collisione in epoche primordiali con Vesta, venendo dapprima catturato dal suo campo gravitazionale. La gravità di Vesta avrebbe provocato la disgregazione dell’asteroide, disponendo i frammenti su orbite leggermente sfasate. Tre grossi pezzi sarebbero poi caduti in sequenza ravvicinata impattando la superficie, e creando la catena di crateri che oggi forma Snowman.

È ancora troppo presto per poter dire qualcosa di conclusivo sulla fondatezza di questa ipotesi, così come sull’età della formazione: l’analisi della disposizione degli ejecta irradiati dai bordi, così come il conteggio dei crateri minori presenti sui bacini ed intorno ai crateri, verranno presto integrati dai primi dati del VIR, lo spettrometro multibanda in grado di fornire indicazioni sulla composizione mineralogica della superficie di Vesta. Solo allora si potrà forse chiarire uno fra i tanti enigmi che l’esplorazione di Vesta sta portando alla luce.


Opportunity esplora Endeavour

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Il rover superstite della NASA sul suolo di Marte, Opportunity, ha iniziato l’esplorazione del cratere Endevour, un bacino da impatto apparentemente ricco di minerali argillosi che potrebbero essersi formati dal dilavamento di antiche acque correnti.
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Il robot mobile, ora al suo settimo anno di attività su Marte, è arrivato al cratere Endeavour dopo una marcia di avvicinamento lunga oltre 18 km e dopo essere “emerso” dalle sponde del più piccolo cratere Victoria nell’agosto del 2008. All’epoca, i ricercatori del JPL avevano dichiarato di inviare Opportunity verso la “meta che non avrebbe mai raggiunto”, considerata troppo lontana per le possibilità di sopravvivenza di un rover già arrivato molto più in là degli iniziali tre mesi di missione previsti nel 2004.

Adesso Opportunity ha raggiunto Spirit Point sul bordo del cratere, denominato in onore del rover gemello Spirit, che ha cessato di funzionare nel marzo del 2010, dopo una altrettanto entusiasmante avventura durata sei anni oltre il previsto, nell’emisfero opposto di Marte. Spirit Point si trova su Cape York, uno sperone sulla fiancata meridionale di Endevour, ricco, secondo le rilevazioni dell’orbiter Mars Reconnaissance, di depositi argillosi, una tipologia di minerali finora mai analizzata dal rover. Dopo l’esplorazione di Cape York, Opportunity muoverà probabilmente verso Cape Tribulation, sul bordo più alto, denominato anch’esso sulla falsariga delle isole del Pacifico visitate dal leggendario Capitano James Cook della Royal Navy a bordo della nave Endeavour.

Verso la cima della “Dea turchese”

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Una indagine statistica promossa dalla American Astronomical Society ha reso noto qualche anno fa che più del 73% dei suoi iscritti (astronomi, fisici, matematici, ecc…) si dichiarava appassionato di alpinismo o di montagna in genere piuttosto che di spiaggia, mare o di altri luoghi di svago.

Nessuna sorpresa… anche senza il conforto dei numeri, si è sempre intuito che tra astronomia e montagna esiste un legame nemmeno troppo misterioso, basato su quella che qualcuno ha voluto definire “una concezione gotica del paesaggio e della conoscenza”. Di questa singolare convergenza tra cielo notturno e montagna, o comunque tra la montagna e le scienze fisiche e matematiche tratta l’articolo «Gli Alpinisti di Via Panisperna: quando la montagna incontra il cielo» pubblicato su Coelum n. 150.

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Ma se i ragazzi di Via Panisperna sono il passato, il legame tra astronomia e alpinismo si conserva anche ai nostri giorni. Tanto che la nostra rivista si onora di appoggiare le sorti di una prossima spedizione sull’Himalaya a cui parteciperà l’amico Christian Denicolò che Marco Anselmi ha intervistato per noi.

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– Ciao Christian, ci dici in due parole chi sei e cosa fai nella vita?
Mi chiamo Christian Denicolò e abito in Val Gardena, dove con i miei genitori gestisco un albergo a Selva e faccio parte dei famosi “Catores” [termine ladino con cui vengono chiamate le pernici di roccia] che sono un po’ l’elite degli scalatori gardenesi. Faccio inoltre volontariato come soccorritore presso l’Aiut Alpin. Nel tempo libero vivo di montagna a 360°.

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– I Catores? Come si entra in questa cerchia di alpinisti?

Ne sono membro dal 2007 e ne vado molto fiero. Per diventare CATOR bisogna far parte innanzitutto del Soccorso Alpino Gardenese ed avere un ottimo curriculum alpinistico. Sono però i membri che già ne fanno parte a decidere se hai i requisiti per diventare uno di loro. La divisa dei CATORES è il maglione grigio (che portano tutti i soccorritori gardenesi) con il simbolo del chiodo e della corda.

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– Ma com’è nata la tua passione per l’alpinismo?
Avevo 10-12 anni quando mi è nata la voglia di vedere com’era il mondo visto dall’alto; inoltre alle Scuole Medie avevamo un bidello, Franz Runggaldier, che faceva parte dei “Catores” ed i suoi racconti mi hanno convinto che questa sarebbe stata la mia vita. Non posso negare però che un’altra figura molto importante per la mia formazione “alpina” è stato Felix, uno zio di papà, che era un appassionato di montagna e mi portava spesso con lui a fare gite, mi spiegava le cime, la fauna e la flora che ci stavano intorno. Il resto è venuto naturale: ho iniziato arrampicandomi come tutti i bambini prima sui muretti di casa, poi sugli alberi, su piccoli sassi, e col tempo cresceva in me la voglia di avvicinarmi sempre più al cielo. Passo dopo passo negli anni ho iniziato con le guide alpine a fare i primi passi nelle pareti verticali che circondano il mio paese fino a spingermi sulle più affascinanti montagne del mondo.

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– Si dice che cielo e montagna siano una cosa sola. Qual è il tuo rapporto con l’Astronomia?
Penso che qualsiasi alpinista non possa fare a meno di essere affascinato dalla volta stellata che è sempre una buona compagna nelle notti in bivacco. Non posso considerarmi un vero e proprio appassionato, ma ricordo con piacere quando da piccolo prendevo il cannocchiale da caccia di mio papà per osservare la Luna e mi perdevo nei miei pensieri.

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– Esperienze di scalate in notturna? La Luna piena sarà la benvenuta in quei casi.
Sì, infinite scalate notturne e notti passate al freddo. Soprattutto nelle montagne più alte le stelle mi hanno spesso e volentieri accompagnato durante le salite, ma non potevo stare troppo con la testa per aria. Ricordo con piacere la Luna piena sul Huascaran in Perù che ci aiutava a trovare la via tra i crepacci facilitandoci non poco il lavoro. Spesso durante i miei allenamenti notturni di scialpinismo la Luna piena oltre a offrirmi uno spettacolo incredibile mi permette di tenere la mia cara pila frontale al sicuro in tasca. Peccato che il tempo sia mutevole in montagna e una splendida nottata possa facilmente trasformarsi e diventare pessima.

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– Ho saputo che nel 1998 eri sul Kilimanjaro e a guardarti c’era un’amica “speciale”…
Nel 1998 ero al Kilimanjaro, ricordo che tra gli appassionati di Astronomia c’era molto fermento per una cometa molto luminosa che passava nei cieli in quel periodo. Posso dire che fu una buona compagna e ci portò fortuna. Più tardi seppi che la cometa si chiamava Hale-Bopp.

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L’anno scorso eri al McKinley, com’è andata?
Molto bene è stata una grandissima esperienza, senza nascondere i momenti difficili per le fatiche, il freddo, i pesi che abbiamo quotidianamente dovuto portare da un campo all’altro; ma poi ci sono state giornate anche un po’ meno dure dove siamo riusciti a godere degli straordinari panorami che avevamo davanti agli occhi che questo bellissimo ambiente ci offriva. Tra l’altro avevamo previsto di fare la salita in più giorni dei cinque che ce ne abbiamo messi , tanto che addirittura ai campi alti molti componenti di altre spedizioni ci hanno fatto i complimenti per la velocità con cui abbiamo raggiunto la cima. Nei giorni che ci rimanevano abbiamo così avuto l’occasione di vagabondare per l’Alaska.

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– Anche lì un bel regalo celeste
In Alaska in giugno il Sole non tramonta mai e noi abbiamo avuto la fortuna di raggiungere la cima intorno alle 24 di uno splendido giorno, così abbiamo potuto goderci il famoso Sole di mezzanotte da una posizione decisamente privilegiata.

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– Al ritorno al campo base una brutta sorpresa però.
Da quando eravamo arrivati il tempo era cambiato, il sole aveva alzato le temperature e si erano aperti molti crepacci che prima erano coperti dalla coltre nevosa spessa e compatta. Abbiamo faticato non poco a tornare al campo base. Un tedesco che avevamo conosciuto ci ha raccontato di essere finito 4 volte in piccoli crepacci. Molto stanchi ma felici siamo giunti finalmente al campo base salvo poi rimanere di sasso vedendo che, dove avevamo posizionato la tenda il giorno del nostro arrivo, si era aperto un crepaccio di 40 cm e profondo una trentina di metri.

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– Oltre al McKinley in Alaska nel taccuino delle tue conquiste sono segnati nomi di montagne molto importanti, come il Chimborazo in Ecuador o l’Huascaran in Perù. In settembre però tenterai il tuo primo ottomila… Un sogno che si avvera?
Tutti gli alpinisti vorrebbero tentare di raggiungere almeno una volta un Ottomila, ma non è una cosa che si possa improvvisare. Era qualche anno che avevo in mente di provare; ne avevo parlato spesso con il mio amico Karl Unterkircher, ma purtroppo i nostri sogni erano destinati a rimanere tali… Karl era già un alpinista affermato a livello internazionale quando nel 2008 nel tentativo di scalare il Nanga Parbat morì cadendo in un crepaccio.

Soltanto l’anno scorso ho ritrovato la voglia di riparlarne con il mio compaesano Willy Comploy, compagno al McKinley. Il nostro gruppo della spedizione in Alaska si era rivelato molto forte e affiatato, così abbiamo deciso di lanciarci insieme in quest’avventura.

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– Dal punto di vista logistico in cosa consiste progettare una spedizione del genere?
Dal punto di vista logistico si lavora un anno per organizzare un’impresa del genere. Tra permessi, l’organizzazione dei voli e dei trasporti in loco, c’è un sacco da fare. Per quanto riguarda la parte burocratica ci siamo appoggiati invece ad una agenzia in loco.

– L’ottomila che hai scelto è il Cho Oyu.
Sì. La “Dea Turchese”, come la chiamano gli abitanti del luogo. Con i suoi 8201 metri è la sesta più alta montagna della Terra. Si trova nell’Himalaya, al confine tra Cina e Tibet, una ventina di chilometri a ovest dell’Everest.
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– Perché proprio il Cho Oyu?
Si dice che il Cho Oyu sia l’ottomila più semplice anche se a quelle altezze e in quelle condizioni nulla può essere preso sottogamba.

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– Come ti sei allenato in questi mesi?
Dallo scorso ottobre a metà aprile mi sono allenato 3 volte alla settimana con gli sci da scialpinismo risalendo le piste della Val Gardena, facendo cime e scalando le cascate di ghiaccio. Per allenarmi alla resistenza al freddo non mi sono fatto mancare qualche bella nottata sul balcone di casa o nel bosco della Vallunga vicino a casa. Nei mesi estivi che precederanno la spedizione sarà la volta della corsa in montagna e dell’arrampicata su roccia.

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– Chi saranno i tuoi compagni?
Il gruppo sarà formato da gente con una notevole esperienza. Con me ci saranno due Catores, Willy Comploy e Klaus Malsiner. Poi due compagni del McKinley, Roland Pedevilla della Val Badia e Walter Volken dalla Svizzera. Con noi ci sarà anche Martin Planker, anche lui della Val Gardena, che negli anni Novanta ha attraversato con un amico di Parma la Groenlandia con sci e slitta.

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– Quanto durerà la spedizione e come si svolgerà l’avvicinamento al Cho Oyu?
Partiremo il 5 settembre da Milano e staremo via per 40-45 giorni. Una volta arrivati a Kathmandu dovremo sbrigare alcune formalità burocratiche, poi prenderemo un aereo per Lhasa, in Tibet. Da questa cittadina caricheremo il nostro materiale su dei fuoristrada e partiremo alla e alla volta del campo base. Il viaggio durerà 3-4 giorni e sarà sicuramente stancante. Le strade sono molto trafficate e per niente piacevoli da percorrere, spesso capita di dover scendere dai fuoristrada perché la via è ostruita da una frana, in questo caso si attende che la strada venga liberata in alternativa ci si arma di buona volontà e si porta tutto il materiale al di là del blocco sperando di trovare altri mezzi di trasporto.

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– Avete già pianificato dove mettere i campi in quota?

Il campo base sarà ad una altezza di 5000 m e il campo avanzato a 5700 m. Saranno necessari altri tre campi: il campo 1 a quota 6400 m, il campo 2 a 7200 m ed il campo 3 a 7500 m. Se tutto andrà bene l’ultimo step sarà la cima. In realtà una volta in cima saremo solo a metà del percorso perché la discesa può riservare molte insidie, soprattutto se si sono già consumate tante energie. Solo un volta tornati sani e salvi al campo base potremo rilassarci e dire di avercela fatta.

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– Quali difficoltà potrete incontrare?

Salire un 8000 comporta sempre tanti rischi sia oggettivi che soggettivi. Ci sono tante cose che devono funzionare allo stesso tempo dal punto di vista climatico quello che maggiormente potrebbe ostacolare la nostra riuscita saranno le improvvise nevicate che aumentano di molto il pericolo di valanghe nelle ore più calde della giornata e possono rendere il tracciamento della via verso la vetta estenuante. Oltre all’aspetto climatico c’è quello fisico che sarà diverso per ognuno di noi. Bisognerà acclimatarsi al meglio e avere pazienza, salire piano, bere molto e non strafare. A quelle altezze e quelle temperature il fisico è sottoposto a molti pericoli come congelamenti a mani e piedi o peggio edemi polmonari o cerebrali. Purtroppo sopra i 6000 metri non c’è la possibilità come qui da noi di essere recuperato da un elicottero in caso di difficoltà, su un ottomila il rischio è alto e se si ha la sfortuna di farsi male spesso si paga con la vita. Siamo tutti consci di questo pericolo ma non siamo dei pazzi suicidi, gli anni di esperienza ci hanno insegnato molte cose sui pericoli e sui rischi e come affrontarli, perciò sta anche a noi capire sarà l’ora di girare le scarpe e tornarsene a casa.

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– Come sarà la vita al campo base? Come si passa il tempo nei momenti di brutto tempo?

Al campo base ci si riposa nelle tende e si cerca di mangiare molto e bene in modo da acclimatarci al meglio. La prima settimana sarà la più importante per l’acclimatamento. Ovviamente speriamo che il tempo non sia brutto perché l’attesa più i giorni passano può creare tensioni e stress. Di norma il tempo al campo base si passa leggendo, chiacchierando e facendo amicizia con componenti di altre spedizioni.

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– Che attrezzature porterete con voi?

Porteremo delle tende singole per il campo base in modo che ognuno abbia della privacy e possa concentrarsi nel miglior modo. In quota utilizzeremo delle tende da 2-3 persone. Ognuno di noi avrà il tipico abbigliamento tecnico: corde, ramponi, piccozze, giacche in piumino per alta quota, scarponi appositi per l’alta quota, guanti, occhiali da ghiacciaio, mascherina passamontagna e per le salite notturne le utilissime lampade frontali. Per le emergenze avremo una camera iperbarica in caso di edema e qualche bombola d’ossigeno, ma ovviamente speriamo non ce ne sia bisogno.

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– Hai già in mente altri progetti per il futuro?

Idee ne ho tante ma cerco di starmene con i piedi per terra e concentrarmi per il momento sul Cho Oyu. Il mio primo 8000!

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– Concludiamo con un pensiero per due amici che sicuramente vi guarderanno da lassù, Walter e Karl.

Karl e Walter mi mancano molto, sia come amici che come compagni di avventure; ci avrebbero sicuramente fatto comodo i loro consigli per questa nuova sfida. Sono sicuro che da lassù ci guarderanno e faranno il tifo per noi.

Proprio come faranno tutti i lettori di Coelum, che terremo informati sul procedere della spedizione (leggi l’ultimo aggiornamento). In bocca al lupo Christian, “Berg Heil”!

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Verso il Tibet! Gli ultimi preparativi

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Una parte del materiale è già stata inviata a Kathmandu i primi di luglio all’interno di alcuni barili che Silke, la moglie di Karl Unterkircher, ci ha gentilmente prestato.

Il resto lo porteremo con noi il giorno che partiremo, la mia casa è letteralmente ricoperta di materiale da montagna pronto per essere impacchettato ma possiamo dire che ormai dal quel punto di vista siamo a posto.

Anche per quanto riguarda l’allenamento siamo agli sgoccioli, questo mese di agosto è servito più che altro per mantenere la forma senza però strafare, per non rischiare di partire già stanchi o peggio infortunati. Ognuno di noi ha dato il meglio per arrivare a settembre pronto per quest’avventura. Per quanto mi riguarda, gli allenamenti sono iniziati a metà ottobre quando, con la prima neve, ho iniziato a fare tre volte a settimana salite lungo le piste intorno a Selva con gli sci da alpinismo, molte salite su cascate di ghiaccio ed ho inoltre affrontato alcune belle pareti nord come Hochfeiler, Hochferner e Ortles.

Con l’arrivo della bella stagione e con lo scioglimento della neve ho iniziato a praticare tanta corsa in montagna e salire su pendii ripidi utilizzando i bastoncini da Nordic Walking per avere cosi una spinta migliore e mantenere un ritmo sempre costante. Spesso le salite le effettuavo caricandomi nello zaino 13 bottiglie di plastica da 1,5 lt piene d’acqua, la discesa però, per non sovraccaricare le ginocchia, avveniva senza questa zavorra.

Mi sono alzato spesso alle 05.00 di mattina per allenarmi, speriamo che ne sia valsa la pena.

Penso che come base fisica per affrontare un 8000 ci siamo, solo quando saremo sul posto potremo renderci conto di come reagiranno il nostro fisico e la nostra psiche. A quelle quote è tutto un altro mondo. Il campo base sarà a 5000mt e l’ultimo campo (campo 3) a 7400 m. Riuscire in questa grande sfida dipenderà molto dall’acclimatamento, dal meteo e dalla tattica di salita che attueremo.

Una volta al campo base avremo inoltre il compito e l’onore di portare una targa commemorativa in ricordo di Walter Nones scomparso proprio al Cho Oyu lo scorso anno.

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Mando un saluto a tutti i lettori della rivista COELUM a nome mio e dei miei amici Willi, Klaus, Martin, Roland e Walter. Cercheremo di tenervi informati sulla nostra salita al Cho Oyu attraverso il sito della rivista ed il mio blog.

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Gruppo Astrofili Lariani

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Continuano durante il mese di agosto le aperture dell’Osservatorio di Monte Galbiga (CO), inizio ore 21:00:
27.08: Quinta apertura ufficiale, dedicata agli appassionati di cielo profondo alla ricerca di nebulose, ammassi stellari e galassie “autunnali”; per i più “coraggiosi”, caccia a Nettuno e Urano.
Per informazioni: tel 328 0976491
Email: astrofili_lariani@virgilio.it
www.astrofililariani.org

Congiunzione Giove – Luna

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Congiunzione Giove - Luna

Congiunzione Giove - Luna
Alle 23:30 del 19 agosto il sorgere di Giove verrà preceduto di pochi minuti da quello della Luna all’Ultimo quarto.

Al Planetario di Ravenna

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
25.08: “Il cielo col binocolo” di Claudio Balella.
Per il programma di settembre consultare il sito del Planetario.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534
Web: www.arar.it

Gruppo Astrofili Rozzano – 25 Agosto 2011

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Ciclo “E…state con Luigi” inizio ore 21:00:
25.08: “L’Astronomia Maya”.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Al Planetario di Ravenna

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
23.08: “L’altra faccia della Luna” di Agostino Galegati.
Per il programma di settembre consultare il sito del Planetario.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534
Web: www.arar.it

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna per l’osservazione degli astri a Pian dell’Armà (PV): 26/27 agosto; 2/3, 23/24 e 30 settembre.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Luna e Pleiadi

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Luna e Pleiadi

Luna e PleiadiLa Luna calante raggiungerà le Pleiadi, sorgendo insieme all’ammasso verso la mezzanotte. Il disturbo luminoso sarà notevole, ma favorevoli condizioni meteo potrebbero rendere possibile una ripresa in cui le stelle delle Pleiadi non siano cancellate dalla luce della nostro satellite.

Scuola estiva di Astronomia 2011 a Saint Barthelemy – 23 Agosto 2011

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23.08, ore 17.00: Cogne – International Nature Film Festival “Trofeo Stambecco d’Oro”.
Conferenza divulgativa nell’ambito del cinefestival dal titolo “Un viaggio alla scoperta della fauna celeste. Le raffigurazioni
degli animali nelle costellazioni”
Per info: tel. 0165-770050
Email: info@oavda.it
www.oavda.it

Al Planetario di Ravenna

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
18.08: “The Stars of The Little Prince” a cura di Paolo Morini, Vivienne Leech. A talk in English about Astronomy, Life and Friendship (conferenza in lingua inglese).
Per il programma di settembre consultare il sito del Planetario.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534
Web: www.arar.it

Gruppo Astrofili Rozzano – 18 Agosto 2011

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Ciclo “E…state con Luigi” inizio ore 21:00:
18.08: “L’Astronomia a raggi Gamma“.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Al Planetario di Padova

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Spettacoli al Planetario: il venerdì e il sabato alle ore 21:00, la domenica alle 17:00.
17.08, 20:30, 21:30, 22:30: Speciale Notturni d’Arte: “armonie cosmiche”.
Per informazionie prenotazioni: tel. 049 773677
Email: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Astrosummer 2011

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Fino al 31 agosto il Planetario di Roma farà brillare le sue stelle con un ricco cartellone di spettacoli astronomici, conferenze, serate di osservazione e concerti. Spettacoli tutte le sere: dal martedì al venerdì (ore 21.00 e 22.30), durante il fine settimana l’aggiunta di due spettacoli pomeridiani, alle 17.00 e alle 18.00.
Ben 40 differenti serate tematiche: ogni sera vedrà protagonista un diverso corpo celeste o fenomeno cosmico.
Tra gli appuntamenti da non perdere per il mese di agosto ci sono il “Cosmic Concert” di Giovanni Renzo il 5 e 6 agosto e il “Cruzeiro do Sul”, un concerto interamente dedicato al cielo australe con una straordinaria esibizione di Sandy Muller, che il 31 agosto chiuderà la rassegna.
Il 28 agosto ci sarà poi il ritorno di una serata davvero unica “Tra le Stelle del Nord”, che permetterà al pubblico di esperti e curiosi di osservare in diretta il cielo in collegamento con il Virtual Telescope. A questo evento si affiancherà “Vedo Doppio”, previsto per il 20 agosto, una serata dedicata alla scoperta delle stelle doppie e della loro misteriosa storia.
Non mancheranno infine spazi riservati ai bambini e spettacoli in inglese.

www.planetarioroma.it

Al Planetario di Ravenna

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
16.08: “Come nascono le stelle?” di Marco Garoni (conferenza adatta a bambini a partire da 8 anni).
Per il programma di settembre consultare il sito del Planetario.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534
Web: www.arar.it

Castel Del Monte

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castel del monte

castel del monteLa Società Astronomica Italiana Sezione Puglia organizza nel mese di agosto due eventi di divulgazione astronomica presso Castel del Monte, magnifico monumento federiciano dichiarato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità.
Grazie alla concessione della Soprintendenza dei Beni Architettonici e del Paesaggio delle province di Bari, Foggia e B.A.T. e la Direzione di Castel del Monte, l’impianto delle luci esterne del monumento sarà disattivato dalle ore 22.00 alle ore 24.00 per rievocare le osservazioni del cielo stellato in epoca medievale e passeggiare romanticamente sotto le stelle e al chiaro della luna piena.
Martedì 16 agosto 2011, la serata astronomica sarà dedicata alla “Luna di Federico”. Una parete esterna di Castel del Monte sarà illuminata dalla proiezione in tempo reale della Luna ripresa al telescopio, falchi, fuochi e rievocazioni medievali faranno da sfondo alle passeggiate romantiche intorno al magnifico monumento. Le osservazioni astronomiche saranno assistite dai divulgatori della Società Astronomica Italiana Sezione Puglia.
Per maggiori informazioni: www.saitpuglia.it

Al Planetario di Ravenna

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.
Inizio ore 21.30. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
11.08: “Camminano lungo la via lattea” di Oriano Spazzoli.
Per il programma di settembre consultare il sito del Planetario.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534
Web: www.arar.it

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