Dall’8 al 10 Agosto si terrà a Fiuggi il corso “L’Universo: Ieri, oggi e domani”. Organizzato con la collaborazione dei docenti universitari prof. Giuseppe Tormen e prof. Luigi Guzzo, questo corso è rivolto a tutti gli studenti di Astronomia e di Scienze MMFFNN, agli appassionati, agli astrofili e ai curiosi dell’Universo e si propone di ampliare le conoscenze dei partecipanti sull’origine dell’universo e le leggi che ne regolano l’evoluzione. Le quinte del corso saranno i monti Ernici e la cittadina termale di Fiuggi; avrete così la possibilità di unire alle vostre passioni anche la scoperta di un territorio poco noto ma ricco di storia e cultura, il tutto condito da una splendida esperienza enogastronomica.
Il corso si svolge nell’arco delle tre giornate, martedì nel pomeriggio verrà effettuata un’escursione con visita guidata ad Anagni. Per le tre serate è previsto il trasferimento in bus all’Osservatorio Astronomico di Campo Catino.
Termine iscrizioni il 31 Luglio 2011 o fino al raggiungimento di un massimo di 20 persone.
Il programma dettagliato è visibile sulle pagine web degli organizzatori.
Oss. Astronomico Campo Catino – Tel. 0775/833737-435945 – science@campocatinobservatory.org
Servizi per Voi – Tel. 0775/549338 – info@servizipervoi.com www.campocatinobservatory.org – www.servizipervoi.com
Spettacoli al Planetario ore 21:30 ogni venerdì. 16.07: L’Archimera Espanola Ensemble (quintetto d’archi e chitarra per una serata gitana) segue spettacolo astronomico in una notte di mezza estate.
Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it www.osservatoriocadelmonte.it
Decollato dal Kennedy Space Center alle 17:29 CEST l’ultimo Shuttle che dovrà completare l’ultima missione, la 135ma del trentennale programma delle navette USA.
Tutta la fase di ascesa di Atlantis è stata priva di problemi e l’inserimento in orbita è avvenuto correttamente dando il via all’inizio delle attività in microgravità che porteranno Atlantis a raggiungere nei prossimi giorni la ISS.
In precedenza il meteo aveva più volte messo in discussione la possibilità di veder partire oggi STS-135, con elevate probabilità di meteo avverso nei minuti di apertura della finestra di lancio. Così non è stato e l’accensione dei propulsori è avvenuta come programmato ancora una volta sul pad 39A del Kennedy Space Centre.
Nelle prossime ore l’equipaggio predisporrà la navetta per l’utilizzo in orbita e concluderà la giornata, prima del previsto riposo, trasmettendo a Terra le immagini scattate all’ET appena dopo il distacco per l’analisi dei danni post-lancio allo scudo termico.
Sempre per quanto riguarda l’ET per quest’ultima missione era inoltre stato modificato il sistema di ripresa a bordo del serbatoio esterno per tentare di ricevere a Terra le immagini precedenti la distruzione in atmosfera dello stesso, potenziando le batterie che fino ad oggi avevano ripreso solamente i primi 15 minuti dal lancio. In quei minuti è stato tentato di ricevere a Terra le immagini e solo nelle prossime ore si sarà se il tentativo sia andato a buon fine.
Per domani è prevista principalmente l’ispezione dello scudo termico per rilevare possibili danni avvenuti durante i primi minuti di volo.
Alcuni fulmini si sono abbattuti nella zona del Launch Pad 39A, questa notte, con un evento fuori scala registrato da quattro dei sensori elettromagnetici posti intorno alla navetta.
L’evento è avvenuto alle 12:31 locali (le 18:31 italiane) di oggi, giovedì 7 luglio, ma i successivi controlli tendono a escludere ripercussioni sui sistemi dello shuttle.
Comunque una riunione è in corso per decidere sul possibile posticipo del lancio, anche in base alle previsioni decisamente negative per la giornata di domani: solo il 30% di probabilità di meteo favorevole. Anche le operazioni di carico dei propellenti potrebbero essere interrotte in caso di fenomeni elettrici atmosferici che renderebbero pericoloso il trasferimento dei due milioni di litri di idrogeno e ossigeno liquidi all’interno dell’External Tank. Il caricamento dei propellenti dovrebbe iniziare alle 2:01 ora locale (0601 UTC).
Il decollo di Atlantis è ancora previsto domani per le 17:26:46 italiane, mentre le previsioni meteo per sabato sono peggiorate verso un misero 40% GO e sono stabili per domenica con un 60% GO.
Pare che se l’USAF desse il nulla osta per uno spostamento avanti di 24 ore del lancio previsto giovedì prossimo, si apra un’opportunità aggiuntiva per Atlantis nella giornata di lunedì.
Questa sera è stata aperta la struttura di servizio rotante, scoprendo così Atlantis in tutta la sua bellezza sul pad di lancio.
Indice dei contenuti
Aggiornamento Si prosegue con la preparazione al lancio. Non risulta coinvolto negli eventi di oggi alcun sistema della navetta o della rampa.
08.07: “Quanti universi? La grande legge della complessità” – “La cosmologia di precisione – materia ed energia oscura”.
Ogni lezione sarà seguita da discussioni, commenti e chiarimenti. La partecipazione è gratuita.
Per informazioni rivolgersi
tel.: 0423 934180 fax: 0423 934181
ufficio@centrodonchiavacci.it www.centrodonchiavacci.it
Continuiamo il nostro viaggio (iniziato lo scorso mese) nella ricca costellazione dell’Orsa Maggiore, una plaga celeste veramente degna di nota; questo mese ci confronteremo con un’altra splendida galassia, ma dall’osservazione non così ovvia nonostante la sua buona magnitudine visuale.
La cartina del mese è centrata sulla regione orientale dell’Orsa Maggiore, dove a 5,5° di distanza dalle ultime due stelle della “coda” si trova la grande galassia a spirale M101, accompagnata dalla piccola NGC 5474.
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 48 di Coelum n.150
Spettacoli al Planetario ore 21:30 ogni venerdì. 09.07, ore 21:30: Commedia per beneficenza “Una fidanzata per due”; segue spettacolo astronomico.
Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it www.osservatoriocadelmonte.it
Aperture dell’Osservatorio di Monte Galbiga inizio ore 21:00: 09.07: Terza apertura ufficiale, dedicata a Luna al Primo Quarto e Saturno; nella seconda parte della serata, spazio a nebulose e ammassi stellari.
L’Associazione Astris a.p.s.(associazione di promozione sociale), grazie al suo nuovo statuto, apre le iscrizioni a tutti gli appassionati e simpatizzanti di
astronomia. Per l’anno in corso sono pianificate le seguenti attività:
Ciclo di “Conversazioni Astronomiche” a cadenza mensile (ore 18:00 presso la Sala S.Chiara, via Avigliana 3):
14.07: “Dalla Via Lattea al Big Bang” a cura di Battisti.
07.07: “Il Big Bang – L’inflazione e le prime ere” -“Il principio antropico e le sue conseguenze”.
Ogni lezione sarà seguita da discussioni, commenti e chiarimenti. La partecipazione è gratuita.
Per informazioni rivolgersi
tel.: 0423 934180 fax: 0423 934181
ufficio@centrodonchiavacci.it www.centrodonchiavacci.it
La Fondazione Osservatorio Astronomico di Tradate “Messier 13” organizza: 08.07: “Astronomia in 3D” a cura del Prof. Federico Manzini. Il Cielo viene osservato, dai nostri occhi, solo in due dimensioni, la terza è impossibile per le enormi distanze che esistono tra gli oggetti celesti e noi. Grazie alle moderne immagini e ricerche dai più grandi telescopi del mondo, oggi le riprese in 3D sono possibili.
Per maggiori informazioni: tel 0331 841900, fax 0331 835315, Cell 333 4585998 www.foam13.it
Ci siamo, sta per andare in scena l’ultimo atto dell’avventura trentennale degli Space Shuttle.
Quello di venerdì 8 sarà l’ultimo lancio in assoluto dello Space Transportation System, che ha visto cinque navette riutilizzabili eseguire complessivamente 135 missioni spaziali, migliaia di esperimenti, posizionato in orbita molti oggetti, tra cui lo Space Telescope e quella meraviglia che è la International Space Station.
Finisce un’epoca, un pezzo di storia che ha visto meraviglie, tragedie, scoperte e conquiste. Un pezzo di storia che non ha un degno erede, o meglio, che lo deve ancora trovare…
Ma lo Shuttle è soprattutto una splendida macchina in grado di emozionare ogni volta che lo si vede in azione e che vediamo quelle migliaia di persone che hanno lavorato lungo questi trent’anni per farlo funzionare a dovere.
E poi li potremo andare a vedere nei musei, perché queste macchine verranno esposte nei principali musei degli Stati Uniti in modo che possano ricevere quegli onori che si sono meritati durante i milioni di chilometri percorsi nello Spazio.
Ma non rimpiangiamo un passato che avrebbe potuto essere, godiamoci ancora una volta lo spettacolo di una missione spaziale dello Shuttle riempiendoci gli occhi con le splendide immagini che la NASA ci farà avere dallo Spazio.
SPECIALE LIVE: Il lancio dello Space Shuttle Atlantis, missione STS-135 in diretta LIVE. Venerdì 8 Luglio 2011, a partire dalle ore 16:00, seguiremo il lancio dell’ultima missione dello Space Shuttle. Le storiche navette spaziali infatti andranno definitivamente in pensione dopo quest’ultimo lancio. Commento tecnico in italiano delle immagini di NasaTV da parte del team di AstronautiCAST! Lancio previsto alle 17:26:46 italiane. Potrete intervenire in diretta con domande e commenti via chat.
ATTENZIONE: in caso di ritardi o modifica della data di lancio anche la trasmisisone verrà rimandata di conseguenza. Seguiteci sul sito di Coelum Astronomia per restare aggiornati.
L’evento è *GRATUITO*. Per partecipare sarà sufficiente accedere, l’8 Luglio 2011 alle 16:00 italiane, alla home page di CoelumStream.
La trasmissione in diretta sarà visibile dalla home page di CoelumStream.
Requisiti tecnici: è indispensabile disporre di un browser aggiornato e del plug-in gratuito Adobe Flash Player, disponibile gratuitamente a questo indirizzo: http://get.adobe.com/it/flashplayer/
06.07: “Il flusso di Hubble e sue conseguenze” – “I modelli di universo”.
Ogni lezione sarà seguita da discussioni, commenti e chiarimenti. La partecipazione è gratuita.
Per informazioni rivolgersi
tel.: 0423 934180 fax: 0423 934181
ufficio@centrodonchiavacci.it www.centrodonchiavacci.it
La notte del 21 giugno scorso, Simone Leonini, utilizzando il telescopio RC da 0.53 metri di diametro f/7.8 equipaggiato di CCD Apogee Alta U47, ha individuato un possibile candidato nella piccola e debole galassia a spirale face-on denominata UGC11501 (diam. 1′,4 x 1′,3; mag. +13.8), posta nella costellazione dell’Aquila e distante 334 milioni di anni luce.
Il “nuovo” astro, rilevato alla posizione astrometrica A.R. = 19h 58m 35s.53 – Decl. = +02°36’16”.3, a circa 26 secondi d’arco a ovest del nucleo della galassia, brillava di mag. +16.8.
Dopo le necessarie indagini di verifica della reale natura della sorgente luminosa, la notte successiva Luz Marina Tinjaca Ramirez ha ripreso con lo stesso strumento un’immagine di conferma, grazie alla quale è stato possibile inserire l’oggetto nelle Transient Objects Confirmation Page (TOCP) del Central Bureau for Astronomical Telegrams designandolo PSN J19583553+0236163 in attesa di conferma spettroscopica.
Successivamente alla nostra segnalazione, gli astronomi Silvia Galleti e Roberto Gualandi (INAF, Osservatorio astronomico di Bologna) hanno accolto la nostra richiesta di osservazione inserendo la PSN come Target of Opportunity per la sessione del 23 giugno del telescopio “G. D. Cassini” da 1.52 metri dell’Osservatorio di Loiano, riuscendo a confermare l’evento.
Ma solo grazie allo spettro ottenuto ed analizzato la stessa notte da D. C. Leonard (San Diego State University), J. Moustakas (University of California in San Diego), B. J. Swift e D. McCarthy (University of Arizona) attraverso il telescopio “Bok” da 2.3 metri di diametro dello Steward Observatory (Tucson, Arizona), è stato possibile catalogare la variabile come supernova di tipo Ia, appartenente alla peculiare sottoclasse SN 1991T (ATEL n. 3450), individuata in piena fase esplosiva, diversi giorni prima del suo massimo di luminosità. Con la CBET n. 2746, l’astro veniva definitivamente designato SN 2011dn attribuendo la paternità della scoperta agli astrofili senesi.
Ricordiamo che Stefano Leonini ha al suo attivo la soperta di ben altre 5 supernovae:
Per la Relatività di Einstein lo spazio è continuo. Per le teorie quantistiche è invece granuloso come la sabbia del mare: in pratica, a livello microscopico, non tutte le posizioni dello spazio sono permesse ma solo alcune. A cercare di mettere d’accordo queste due visioni opposte ci sta pensando il satellite europeo INTEGRAL (INTErnational Gamma-Ray Astrophysics Laboratory), le cui ultime misure ci danno due possibilità: o questi grani di spazio sono molto più piccoli rispetto a quanto ipotizzato, o le teorie che prevedono l’esistenza di certi effetti dovuti alla granulosità non sono corrette.
La conclusione si basa sull’ipotesi che la granulosità dello spazio ha effetti rilevabili sulla radiazione che lo percorre, effetti tanto più marcati tanto più è intensa la radiazione e tanto maggiore è la distanza che ha percorso. Per questo si sono cercate sorgenti di radiazioni molto lontane e molto energetiche, come nel caso dei Gamma Ray Burst, improvvisi lampi di radiazione gamma spesso prodotti dall’esplosione di stelle al termine della loro evoluzione. Alla fine la scelta è caduta su GRB 041219A, uno dei lampi gamma più intensi mai registrati, distante 300 milioni di anni luce. Per misurane la radiazione gamma si è utilizzato INTEGRAL: il satellite dedicato allo studio dei grandi fenomeni energetici che avvengono nell’Universo garantisce misure 10.000 volte più accurate rispetto ai suoi predecessori, grazie agli strumenti di bordo realizzati dalla collaborazione di Istituti italiani tra i quali l’INAF. La granulosità dello spazio avrebbe dovuto provocare effetti sulla radiazione proveniente da GRB 041219A: in particolare ci si aspettava una variazione nella polarizzazione delle onde elettromagnetiche che costituiscono tale radiazione, ovvero una variazione nella direzione di oscillazione delle onde. Ma non è stato trovato nulla.
“Questo risultato può avere due interpretazioni”, commenta Stefano Covino dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera, tra i ricercatori coinvolti nello studio e uno degli autori del relativo articolo pubblicato su Physical Review. “Prima interpretazione: non abbiamo ancora la tecnologia necessaria per rilevare questi effetti. Il che significa che le dimensioni dei grani di spazio sono molto minori di quanto ipotizzato, inferiori ai 10 alla meno 48 metri. Ciò pone un vincolo molto forte alle teorie che descrivono la granulosità dello spazio, perché in pratica rendono attendibili quelle che prevedono dimensioni inferiori a questo valore mentre obbligano alcune delle altre a una forte revisione”.
C’è però anche una seconda possibilità:”Dobbiamo ricordare che non abbiamo ancora delle teorie universalmente accettate che ci dicono come è quantizzato lo spazio. Il fatto che INTEGRAL non abbia misurato le variazioni nella polarizzazione della radiazione gamma potrebbe anche significare che gli effetti previsti dalle teorie che prevedono la granulosità non sono corretti. In questo caso sarà necessario puntare su altre teorie che prevedono altri effetti”.
Nel campo della radio-astronomia, più grande è il telescopio meglio è. E nel 2016, la Cina dovrebbe proprio sbaragliare la concorrenza mondiale in questo campo inaugurando il suo Five-hundred-meter Aperture Spherical radio Telescope (FAST), un gigantesco orecchio radio con un diametro da mezzo chilometro.
La sua costruzione è già iniziata nella Provicina di Guizhou, nel sud della Cina, dove questo enorme telescopio risiederà all’interno di una naturale depressione montuosa, simile a quella dove si trova il famoso gigante attuale: l’Arecibo Radio Telescope, di Puerto Rico. Tuttavia, FAST sarà non solo molto più grande ma anche enormemente più veloce e sensibile di quanto non riesce ad essere Arecibo.
Il radio-telescopio FAST sarà composto da 4400 panelli triangolari di alluminio, sospesi all’interno del piatto, ognuno dei quali potrà essere regolato per deformare a piacere la forma del piatto stesso. Quest’abilità significa che FAST, anche se fissato nel terreno, potrà godere di un’eccellente manovrabilità.
Un grande punto a favore della scelta della provincia di Guizhou sta nella sua posizione molto remota, generalmente lontana da interferenze radio, e decisamente lontana da qualsiasi aria popolata. Come dicono sempre i radio-astronomi: il silenzio è d’oro. Beh, almeno finché riguarda i rumori di fondo…
Mentre il disco fisso di Arecibo permette di usare soltanto 221 metri alla volta del suo gigantesco specchio (diametro 305 metri.), FAST sarà invece in grado di usare una superficie grande quanto l’intero diametro di Arecibo e di esaminare più zone del cielo variando leggermente inclinazione fino a 40° in verticale: un lusso questo che ad Arecibo si sognano da una vita.
Il concept per il telescopio FAST è partito da una contribuzione della Cina al progetto International Square Kilometer Array (SKA), quando ancora non si sapeva dove sarebbe stato costruito. Alla fine il progetto SKA è stato spostato per una scelta tra Sud Africa e Australia, e userà non un unico specchio ma un’ampia distesa di radio-antenne più piccole, che mimeranno il comportamento di un unico grande telescopio. Nel 2006 la Cina ha deciso cosi di andare sulla propria strada e costruire da sola questo gigantesco osservatorio radio, finanziandolo per intero.
Non solo le ottiche adattive del FAST permetteranno agli astronomi di dirigere questa potentissima radio-antenna ma la sua sensibilità non sarà seconda a niente in circolazione. Sarà in grado di “vedere” 3 volte più lontano nello spazio rispetto ad Arecibo e potrà generare immagini radio decine di volte più precise e nitide del gas interstellare, delle pulsar, le supernove, emissioni di buchi neri e persino asteroidi di passaggio vicino alla Terra.
Nel 1995, il SETI Institute ha lanciato il Progetto Phoenix, un tentativo di indagare su 1.000 stelle vicine, simili al Sole, per ascoltare possibili segnali radio provenienti da civiltà intelligenti extraterrestri. Grazie all’arrivo sulla scena di questo nuovo mostro della radio-astronomia, il progetto potrebbe trovare nuova linfa, permettendo di arrivare all’osservazione di più di 5.000 stelle vicine. In teoria, FAST potrebbe rilevare una telefonata di un extraterrestre a 1.000 anni luce da noi.
L’asteroide (1036) Ganymed si sta avviando verso la più profonda opposizione da un secolo a questa parte, che lo porterà in ottobre all’avvicinamento record di 0,359 UA dalla Terra.
Ganymed, appartenente al gruppo degli “Amor III” (asteroidi della fascia principale che, per via dell’elevata eccentricità orbitale, presentano un perielio insolitamente vicino all’orbita terrestre e arrivano all’afelio a sfiorare l’orbita di Giove), in luglio percorrerà da sud verso nord (in questo periodo si trova nel ramo ascendente della sua orbita al di sopra del piano dell’eclittica) un tratto di circa 18°.
Si sposterà sempre più velocemente (in media, di circa 1,5 primi l’ora), iniziando la sua corsa nei pressi della nebulosa “Nord America”, nel Cigno, per poi arrivare a fine mese nella parte meridionale di Cefeo, dove il giorno 29 luglio avrà un incontro ravvicinato con la stella zeta Cephei.
La sera del 9 luglio transiterà invece 38′ a ovest dell’ammasso aperto M39.
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le tabelle dettagliate, nell’articolo tratto dalla rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 64 di Coelum n.150
È il quasar più distante mai trovato! ULAS J1120+0641, questa la sigla [1] con cui è stato catalogato, è stato scoperto da un’equipe di astronomi europei che ha utilizzato il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO e una schiera di altri telescopi.
Alimentato da un buco nero di massa pari a circa due miliardi di volte la massa del Sole, è di gran lunga l’oggetto più brillante finora scoperto nell’Universo primordiale. Il risultato è pubblicato nel numero della rivista Nature di questa settimana.
I quasar sono galassie distanti e molto luminose che sembrano essere alimentate da buchi neri supermassicci al loro interno. La loro luminosità li rende dei fari molto potenti che possono aiutarci a studiare l’epoca in cui le prime stelle e le prime galassie si stavano formando. Il quasar appena scoperto è così lontano che la sua luce illumina l’ultima fase dell’era della rionizzazione, com’era a soli 770 milioni di anni dopo il Big Bang (il redshift è 7.1). La luce emessa ha impiegato circa 12.9 miliardi di anni per raggiungerci e tra gli oggetti sufficientemente brillanti per essere studiati in dettaglio, questo è di gran lunga il più distante.
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“Abbiamo impiegato cinque anni a trovare questo oggetto.” spiega Bram Venemans, uno degli autori dello studio. “Cercavamo un quasar con un redshift maggiore di 6.5. Trovarne uno così lontano, a un redshift maggiore di 7, è stata una sorpresa molto eccitante. Andando a sbirciare nell’era della re-ionizzazione, questo quasar ci offre un’opportunità unica di esplorare una finestra di circa 100 milioni di anni nella storia del cosmo, finestra che prima era al di là delle nostre possibilità”.
La distanza del quasar è stata determinata dalle osservazioni effettuate con lo strumento FORS2 montato sul VLT (Very Large Telescope) dell’ESO e con strumenti del telescopio Gemini Nord. Poichè questo oggetto è relativamente brillante è possibile misurarne le spettro (cioè dividere la luce che arriva dall’oggetto nei suoi colori componenti). Questa tecnica ha permesso agli astronomi di scoprire molte informazioni sul quasar.
Queste osservazioni hanno mostrato che la massa del buco nero al centro di ULAS J1120+0641 è circa due miliardi di volte quella del nostro Sole. Questa massa così alta è difficile da spiegare in un tempo così vicino al Big Bang. Le attuali teorie per la crescita di un buco nero supermassiccio prevedono una lenta crescita della massa man mano che l’oggetto compatto attrae materiale dai dintorni.
Crediamo che ci siano solo un centinaio di quasar brillanti con redshift maggiore di 7 in tutto il cielo”, conclude Daniel Mortok, il primo autore dell’articolo. “Trovare questo oggetto ha richiesto un’accurata ricerca, ma ha dimostrato di valere lo sforzo fatto per cercare di svelare alcuni misteri dell’Universo primordiale.
Indice dei contenuti
[1] L’oggetto è stato trovato utilizzando i dati della survey ULAS (UKIDSS Large Area Survey). Il numero e il prefisso ‘J’ si riferiscono alla posizione celeste del quasar.
L’Associazione Astrofili Valdinievole “A. Pieri” propone al pubblico un invito alla scoperta del cielo notturno. Le osservazioni del cielo verranno effettuate
a Monsummano Terme in via Adige, zona via Pratovecchio.
08.07, ore 21:00: Osservazione della Luna e di Saturno.
Il 10 giugno 2011, la Lunar Reconnaissance Orbiter camera (LROC) ha registrato una serie di drammatiche immagini dell’alba lunare su Tycho. Si tratta di uno dei crateri più noti e più amati perchè è anche uno dei più facili e spettacolari da osservare grazie all’enorme e famosissima raggiera di cui è il fulcro.
Tycho si trova a 43,37 ° S, 348,68 ° E, ed ha un diametro (misurato sul “rim”, il bordo) di 82 chilometri; è contornato da un sistema di pareti che si innalzano fino a circa 4800 metri dal fondo (con una pendenza che il gioco delle luci rende quasi abissale, ma che in realtà è abbastanza modesta), rese estremamente spettacolari dalla presenza di numerosi terrazzamenti concentrici e col sovrapporsi di parecchie linee di cresta.
Il fondo del cratere è relativamente piatto con vari rilievi collinari che si susseguono tutto intorno al grande picco montuoso centrale, costituito da due o tre differenti cime principali, la cui altezza raggiunge i 2000 metri dalla base.
L’origine di Tycho è da ricondurre all’impatto di un asteroide di una decina di chilometri di diametro avvenuto circa 107 milioni di anni fa e la magnifica trama di scie argentate che si diparte dal cratere è il risultato della dislocazione istantanea di miliardi di tonnellate di materiale fino a distanze di centinaia di chilometri.
Nei grandi crateri d’impatto le raggiere dalle strie rettilinee e molto allungate (come nel caso di Tycho) indicano un’energia maggiore sprigionata nell’evento, un’età di formazione più recente oppure una diversa consistenza del terreno scavato rispetto a quelle che si presentano più frastagliate (come nel caso di Copernico, che si originò da un evento altrettanto energetico, ma verificatosi sulla “morbida” crosta lavica di Imbrium e non sui più solidi “altopiani”).
Come programmato, continua le serie di riprese “a rotazione” della sonda Dawn previste per ottenere una mappatura completa dell’asteriode durante un’intera rotazione (che su Vesta dura 5 ore e 20 minuti), e rilevarne radiometrie indispensabili per determinarne con precisione la massa.
Questa immagine (indubbiamente la migliore mai vista sino ad ora del grande asteroide) è stata ripresa lo scorso 20 giugno quando la navicella si trovava a una distanza di circa 189 mila chilometri dal suo obiettivo.
Per gli altri dettagli sulla missione si legga l’articolo a cura di Claudio Elidoro “Stiamo per arrivare su VESTA. Momento storico per l’astronomia e per l’esplorazione spaziale” pubblicato su Coelum n. 148 e l’articolo online “Dalla Dawn i primi dettagli della superficie di Vesta”
La sera del 2 luglio, poco dopo il tramonto del Sole, scrutando attentamente l’orizzonte ancora luminoso (magari aiutandosi con un binocolo) si potrà percepire la presenza di Mercurio (h=+11°) e di una sottilissima falce di Luna crescente (h=+5,5°).
La cometa, la C/2011 L4 (PANSTARRS), è stata scoperta dal Pan-STARRS 1. Il telescopio è situato sull’isola hawaiiana di Maui ed è il primo ad essere entrato in funzione dei quattro telescopi gemelli da 1,80 metri di apertura dell’omonimo sistema Pan-STARRS (Panoramic Survey Telescope and Rapid Response System), progettato per la ricerca automatica di asteroidi e comete potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta (vedi anche Coelum 143 – Novembre 2010, pag. 24).
Sulla base di calcoli orbitali preliminari, la Pan-STARRS sembra avere un’orbita parabolica; questa potrebbe perciò essere la prima volta che la cometa si avvicina al Sole e… anche l’ultima.
Attualmente si trova tra le orbite di Giove e Saturno nella costellazione della Bilancia, a poco meno di 7 unità astronomiche dalla Terra (circa 1 miliardo di km) ed è troppo debole (magnitudine ≈ +19) per poter essere osservata se non con telescopi di buon diametro muniti di sensori CCD.
Tuttavia, le speranze di poter finalmente ritornare a osservare un oggetto comentario a occhio nudo sono buone: la cometa infatti raggiungerà il perielio (la sua minima distanza dal Sole) nel marzo 2013, trovandosi a quell’epoca a circa 50 milioni di km dalla Terra, a brillare (almeno nelle previsioni attuali) di magnitudine +1,0 circa, sull’orizzonte ovest dopo il tramonto
In ogni caso, come sempre per le comete, tutto dipenderà dal contenuto di ghiacci del suo nucleo e dal tasso di sublimazione di queste sostanze volatili man mano le temperature aumenteranno con il suo avvicinarsi al Sole.
L’unica certezza al momento è che della cometa C/2011 L4 PANSTARRS ne sentirete parlare ancora …
Programma delle attività del GAR per il prossimo mese, ore 21:00 presso “Casa delle associazioni”. 30.06: Conferenza di Ferdinando Guazzotti.
Per informazioni: 3803124156 e 3332178016
info@astrofilirozzano.it www.astrofilirozzano
C’è acqua liquida salata sotto la crosta ghiacciata di Encelado, piccola luna di Saturno. La nuova, decisa conferma giunge dalle ultime analisi dei getti di gas emessi dalla sua superficie. I risultati confermano che all’origine dei getti deve esserci una vasta sorgente di acqua salata allo stato liquido e non semplimente del ghiaccio d’acqua in evaporazione.
I getti sono in pratica enormi spruzzi, costituiti per lo più da vapor acqueo e particelle di ghiaccio: vengono fuori da fratture sulla superficie ghiacciata di Encelado prodotte dalle potenti azioni mareali esercitate dalla forza di attrazione gravitazionale di Saturno. La loro analisi è stata possibile grazie alla sonda Cassini e al suo strumento di bordo Cosmic Dust Analyser (CDA). In precedenza la Cassini aveva stabilito che le particelle espulse nello spazio dai getti di Encelado andavano ad alimentare uno degli anelli di Saturno. Successivamente la Cassini è passata più volte attraverso il materiale espulso da questi getti, sino ad avvicinarsi ad appena 21 chilometri da Encelado.
I nuovi risultati hanno stabilito che nei getti è presente un’alta abbondanza di sodio e potassio, situazione che coincide con quanto previsto nel caso che alla loro origine vi sia un oceano di acqua salata nascosto al di sotto della superficie ghiacciata. Scartata invece la possibilità che i getti siano solo il risultato dell’evaporazione del ghiaccio d’acqua.
La presenza di un oceano liquido sotto la crosta ghiacciata è analoga a quella su Europa, una delle principali lune di Giove, e potrebbe rendere Encelado un ulteriore satellite del Sistema solare dove andare a cercare la presenza di forme di vita elementari.
La missione Cassini è una collaborazione tra la NASA, l’ ESA e l’ ASI con la partecipazione di numerosi ricercatori italiani anche dell’ INAF che ha contribuito con lo spettrometro a immagine nel visibile e vicino infrarosso VIMS-V (INAF-IFSI Roma), l’esperimento RADAR e lo strumento HASI su Huygens, dedicato allo studio dell’atmosfera di Titano.
La AAAV comunica il calendario dei prossimi incontri a tema che si svolgeranno presso il Centro Astronomico di Libbiano (Comune di Peccioli – PI) con inizio alle ore 21:15 (ingresso libero).
23.06: “Saturno, questo… (s)conosciuto!”. Conferme, nuove scoperte e splendide immagini dalla sonda Cassini, che ormai da 7 anni orbita intorno al “Signore degli Anelli”. A cura di Paolo Piludu.
È la vista più chiara mai ottenuta nel vicino infrarosso della regione interna di un disco di gas e polveri che circonda una stella ‘giovane’, la culla di materia da cui si è formato l’astro: una struttura che potrebbe in futuro generare pianeti, così come è accaduto, oltre quattro miliardi di anni fa, per il nostro Sistema solare. È stata ottenuta dopo un lungo e complesso lavoro che ha impegnato un team di scienziati guidato da ricercatori dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri dell’INAF. Per arrivare al risultato, sono stati infatti necessari due anni tra osservazioni, elaborazioni di software specifici e verifica dei risultati
“L’immagine ottenuta riproduce chiaramente un sistema stellare di recente formazione” commenta Fabrizio Massi, dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, che insieme ad Antonella Natta e Myriam Benisty, sempre della struttura INAF fiorentina, fa parte del team che ha condotto lo studio su HR5999, pubblicato online sulla rivista Astronomy&Astrophysics. “Stimiamo per esso un’età di circa 500.000 anni, che potrebbe darci una rappresentazione di come poteva essere il nostro Sistema solare alle sue origini”.
Ma perché è stato così difficile arrivare a questo risultato con l’interferometria, che è una tecnica ormai utilizzata da anni e con eccellenti risultati in astronomia? La spiegazione sta nella ‘finestra’ di radiazione elettromagnetica in cui si fanno le osservazioni. L’interferometria nell’infrarosso o nell’ottico pone molti più problemi, tecnologici e ambientali, di quella condotta nel dominio delle onde radio, che oggi è un formidabile strumento per lo studio dell’Universo.
“Nel vicino infrarosso non abbiamo ancora tecnologie ed esperienza consolidata per fare interferometria allo stesso livello di quella nel radio” sottolinea Massi. “Anche se siamo molto soddisfatti di questi risultati, stiamo lavorando al miglioramento del processo di ricostruzione delle immagini per ottenere, ad esempio, prove dirette della formazione di pianeti nei dischi circumstellari come quello in HR 5999”.
Le stelle ‘giovani’ come HR 5999 sono infatti circondate da un disco di gas e polvere, residuo del processo che ha portato alla loro formazione. Si pensa che i sistemi planetari abbiano origine proprio da questo disco. Una struttura che è molto difficile individuare e quindi studiare. La sua distanza tipica dalla stella madre è all’incirca quella che separa la Terra dal Sole: circa 150 milioni di chilometri. Ma a 700 anni luce da noi, dove si trova HR 5999, ottenerne un’immagine di questa struttura richiede la stessa accuratezza necessaria a scorgere una moneta da un euro posta a 1000 km di distanza. Un normale telescopio, anche il più grande, non è in grado di permettere osservazioni con un livello di dettaglio così spinto. Ma il livello di dettaglio può essere notevolmente aumentato combinando la luce che arriva dall’oggetto a più telescopi separati, usando cioè l’interferometria. Attraverso un complesso algoritmo matematico che combina i dati ottenuti da molte combinazioni diverse delle posizioni dei telescopi, è poi possibile ricostruire l’immagine dell’oggetto.
Sfruttando questa tecnica il team di scienziati, per ottenere questo risultato, ha utilizzato lo strumento AMBER, costruito da un consorzio italo-franco-tedesco in cui l’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri ha avuto una parte rilevante, realizzando circa un quarto dello strumento. AMBER permette di combinare la luce proveniente da tre degli otto telescopi (quattro da 8 m e quattro da 1,8 m) del Very Large Telescope Interferometer dell’ ESO sulle Ande cilene. Con questo metodo di osservazioni si può arrivare ad ottenere immagini con risoluzioni angolari molto maggiori di quelle permesse da qualsiasi telescopio ottico disponibile, fino a un livello di dettaglio dell’ordine del millesimo di secondo d’arco. Per fare un paragone, circa quaranta volte più accurate di quelle prodotte dal telescopio spaziale Hubble, le stesse che potrebbe solo produrre un telescopio con uno specchio principale di ben 140 m di diametro.
La mattina del 30 giugno verso le 8:00 del mattino, Venere si troverà a nord della Luna, distante poco più di 3′ dal suo bordo. Il pianeta sarà vicino alla congiunzione superiore e perciò si mostrerà come un dischetto di circa 10″ di diametro, mentre la Luna sarà falcata e vicinissima alla congiunzione con il Sole.
Per osservare i due oggetti in un cielo ovviamente già chiaro, sarà necessario usare degli appositi filtri (vedi ad esempio Coelum nn. 99 e 106).
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