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CARRIERE STEM: L’INFN BANDISCE 203 NUOVE POSIZIONI IN TUTTA ITALIA SU PROGETTI PNRR

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INFN BANDISCE 203 NUOVE POSIZIONI

69 diplomate e diplomati e 134 laureate e laureati in discipline tecnico-scientifiche saranno selezionati per lavorare su 18 nuovi progetti altamente innovativi finanziati dal PNRR con posizioni in tutta Italia. Un’opportunità unica che punta su giovani, parità di genere e sud Italia.

Sono 203 le nuove posizione bandite a concorso dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per giovani laureati e laureate, e diplomati e diplomate, da reclutare in tutta Italia sui progetti di scienza di frontiera e a forte vocazione tecnologica finanziati con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), di cui oltre il 40% al Sud.

“Grazie al PNRR si offre un’opportunità unica, soprattutto per molti e molte giovani, di entrare a far parte della comunità scientifica italiana e internazionale e di lavorare su nuovi progetti di punta per la ricerca di eccellenza”, commenta Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN. “È un’opportunità per maturare un’esperienza di valore e crescere professionalmente, e per alcuni potrà anche essere l’inizio di una vera e propria carriera nel mondo della ricerca, con la possibilità di rimanere all’INFN oltre la conclusione dei progetti PNRR. Ci auguriamo che i nostri bandi suscitino quindi interesse e che siano in tante e tanti a presentare domanda per partecipare ai concorsi”, conclude Zoccoli.

Si selezionano 69 neodiplomate e neodiplomati ITIS o di scuola superiore con breve esperienza professionale per profili di tecnico negli ambiti del calcolo, dell’elettronica e della meccanica e laureate e laureati magistrali in fisica, ingegneria, informatica, matematica, biologia per 134 posizioni di tecnologo della ricerca a tempo determinato. Le competenze richieste sono di meccanica, sistemi di alto vuoto, sistemi criogenici, elettronica, elettrotecnica, rivelatori e acceleratori di particelle, laser di potenza e sistemi ottici. Tra queste, un numero cospicuo di posizioni è dedicato al calcolo sistemistico e per lo sviluppo di software innovativo e sistemi di intelligenza artificiale.

I neoassunti lavoreranno su 18 nuovi progetti altamente innovativi nei campi della fisica delle particelle elementari, dell’astrofisica, della fisica delle onde gravitazionali e dei neutrini e in molti aspetti di fisica applicata che includono la superconduttività, la fisica medica, lo sviluppo di tecniche innovative di accelerazione di particelle, il calcolo quantistico e l’intelligenza artificiale. Un’opportunità unica per molti giovani di entrare a far parte della comunità scientifica italiana e internazionale e di lavorare su nuovi progetti di punta della ricerca di eccellenza.

I contratti, con una durata di 24 mesi, saranno assegnati tramite concorso pubblico. Le sedi di lavoro sono distribuite su tutto il territorio nazionale e, come previsto dal PNRR, una particolare attenzione sarà riservata al Sud Italia, con oltre il 40% delle posizioni bandite. Tra le città con il maggior numero di posizioni aperte vi sono Bari, Bologna, Catania, Roma e Napoli.

Fonte INFN 

Link ai Bandi 

Astrosociologia Audio

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Nuove tracce pubblicate Astrosociologia Coelum 258 a cura di Remo Rapetti

Astrosociologia 01 parte

Astrosociologia 02 parte

Tutte le tracce su CoelumVoice QUI

Webb della NASA scopre la formazione stellare nei nastri polverosi di Cluster

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L'ammasso stellare NGC 346 appare come uno scintillante tocco di colore oro e viola su uno sfondo nero cosparso di stelle. A forma di colomba, il grappolo è traslucido lavanda e lilla, con bordi dorati e bianchi.
NGC 346, mostrato qui in questa immagine della NASA James Webb Space Telescope Near-Infrared Camera (NIRCam), è un ammasso stellare dinamico che si trova all'interno di una nebulosa a 200.000 anni luce di distanza. Webb rivela la presenza di molti più elementi costitutivi del previsto, non solo per le stelle, ma anche per i pianeti, sotto forma di nubi piene di polvere e idrogeno. I pennacchi e gli archi di gas in questa immagine contengono due tipi di idrogeno. Il gas rosa rappresenta l'idrogeno energizzato, che è tipicamente caldo intorno ai 10.000 °C (circa 18.000 °F) o più, mentre il gas più arancione rappresenta l'idrogeno denso e molecolare, che è molto più freddo a circa -200 °C o meno ( circa -300 °F) e polvere associata. Il gas più freddo fornisce un ambiente eccellente per la formazione delle stelle e, mentre lo fanno, cambiano l'ambiente che le circonda. L'effetto di ciò si vede nelle varie creste ovunque, che si creano quando la luce di queste giovani stelle abbatte le dense nuvole. I numerosi pilastri di gas incandescente mostrano gli effetti di questa erosione stellare in tutta la regione. In questa immagine il blu è stato assegnato alla lunghezza d'onda di 2,0 micron (F200W), il verde è stato assegnato a 2,77 micron (F277W), l'arancione è stato assegnato a 3,35 micron (F335M) e il rosso è stato assegnato a 4,44 micron (F444W).
Crediti: NASA, ESA, CSA, O. Jones (UK ATC), G. De Marchi (ESTEC) e M. Meixner (USRA). Elaborazione delle immagini: A. Pagan (STScI), N. Habel (USRA), L. Lenkic (USRA) e L. Chu (NASA/Ames)

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  • 254 il ritorno al cartaceo!
  • 255 speciale JWST dossier con oltre 20 pagine di note tecniche e interviste
  • 256 ricordiamo Margherita Hack a 100 anni dalla sua nascita
  • 257 Sagittarius A* MariaFelicia de Laurentis impegnata in prima linea nella ricerca ci racconta la genesi dell’immagine del secolo
  • 258 il punto sull’inquinamento luminoso in Italia ed in Europa
  • 259* il prestigio internazionale dell’Astronomia all’Italiana amatoriale

*il numero non è acquistabile singolarmente o come arretrato

Le anticipazioni dei contenuti sono disponibili nella sezione “Articoli Pubblicati su Coelum

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Coelum n° 254 di febbraio/marzo

Coelum n° 255 di aprile/maggio

Coelum n° 256 di giugno/luglio

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Coelum n°258 di ottobre/novembre

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SUPERNOVAE: aggiornamenti Gennaio 2023

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RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 106

Si apre un nuovo anno, con la speranza che sia pieno di gioie e successi non solo a livello astronomico e viene spontaneo fare un resoconto dei fatti più salienti accaduti nell’anno appena concluso.

Nell’anno 2022 sono stati inseriti nel TNS Transient Name Server circa 20.000 transienti fra Supernovae, Novae extragalattiche e Novae della nostra galassia, ma solo poco più di 2000 hanno ottenuta una conferma spettroscopica, quindi soltanto il 10%.

La spettroscopia è infatti un campo dove anche un astrofilo evoluto più dare un importante contributo alla ricerca. Sappiamo molto bene che la spietata ed agguerrita concorrenza dei programmi professionali indirizzati verso la ricerca di supernovae ha messo a dura prova i volenterosi astrofili italiani che si dedicano a questo tipo di ricerca. Anche quest’anno il nostro ISSP purtroppo è rimasto fermo al palo, per quanto riguarda le scoperte di supernovae, ma per fortuna a tenere l’alto l’onore italiano abbiamo avuto quattro scoperte amatoriali ottenute da astrofili che sono riusciti ad infilarsi con successo fra le strette maglie della rete dei programmi professionali.

I primi ad ottenere una importante scoperta sono stati Franco Cappiello, astrofilo lombardo di Noviglio (MI) e Salvo Massaro, astrofilo siciliano abitante a Palermo, utilizzando il telescopio Ritchey-Chretien da 50cm F.7,4 dell’osservatorio Stazione Astronomica G. Bruno, situata al Passo del Brallo in provincia di Pavia.

SN2022abq in NGC5117 realizzata da Franco Cappiello e Salvo Massaro con un telescopio Ritchey-Chretien da 50cm F.7,4 ed esposizione di 260 secondi.

Nella notte del 21 gennaio hanno individuato la SN2022abq, una supernova di tipo II, nella galassia a spirale barrata NGC5117 posta nella costellazione dei Cani da Caccia al confine con quella della Chioma di Berenica e distante circa 110 milione di anni luce. Per i due astrofili si è trattato della loro prima scoperta e come potete immaginare la loro gioia e soddisfazione è stata veramente grande.

Le altre tre scoperte italiane sono state invece messe a segno tutte dal veterano astrofilo forlivese, che non ha bisogno di presentazioni, Giancarlo Cortini. Dopo quattro anni di digiuno, Giancarlo è tornato con lo smalto dei tempi passati, scoprendo il 7 febbraio la SN2022bqi, una supernova di tipo II, nella galassia a spirale barrata NGC1233 posta nella costellazione del Perseo a circa 200 milioni di anni luce di distanza.

della SN2022bqi in NGC1233 realizzata da Giancarlo Cortini con un Celestron C14 somma di 3 immagini da 120 secondi.

Giancarlo si è ripetuto il 2 aprile individuando la SN2022fuc, un’altra supernova di tipo II, nella galassia a spirale barrata NGC4545 posta nella costellazione del Drago a circa 120 milioni di anni luce di distanza.

SN2022fuc in NGC4545 realizzata da Giancarlo Cortini con un Celestron C14 somma di 3 immagini da 60 secondi.

Infine nella notte del 24 novembre, a coronamento di un anno d’oro, ha individuato la SN2022abln, ancora una supernova di tipo II, nella galassia a spirale barrata NGC5808 posta nella costellazione dell’Orsa Minore e distante circa 320 milioni di anni luce di distanza.

SN2022abln in NGC5808 realizzata da Giancarlo Cortini con un telescopio Celestron C14 + Starlight Trius SH-9 esposizione 120 secondi.

A completamento di questo importante successo, abbiamo avuto la conferma spettroscopica ottenuta dall’astrofilo bellunese Claudio Balcon (ISSP). Si tratta pertanto della seconda supernova italiana scoperta e classificata tutto a livello amatoriale. Se il nostro ISSP non è riuscito ad ottenere scoperte di eventi di supernovae, grazie al team dell’Osservatorio di Monte Baldo (VR), ha ottenuto tre scoperte di Novae extragalattiche. La prima, denominata AT2022elz, è stata ottenuta la notte del 6 marzo nella stupenda galassia M81 posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore. La seconda, denominata AT2022eqj, è stata ottenuta tre giorni dopo nella notte del 10 marzo nella famosa galassia M31 nella costellazione di Andromeda. La terza ed ultima Nova Extragalattica è stata individuata la notte del 4 agosto, sempre nella galassia di Andromeda M31 e denominata AT2022qpg.

AT2022elz in M81 ottenuta dal team dell’Osservatorio di Monte Baldo con un telescopio Ritchey Chretien da 400mm F.8.

AT2022eqj in M31 ottenuta dal team dell’Osservatorio di Monte Baldo con un telescopio Ritchey Chretien da 400mm F.8.

 

7) Bellissima immagine della galassia di Andromeda M31 con evidenziata la Nova scoperta dall’Osservatorio di Monte Baldo, realizzata dall’astrofilo spagnolo Rafa Ferrando.

Quest’ultima scoperta è comunque molto importante per almeno un paio di motivi. Innanzi tutto si tratta di una Nova scoperta e classificata tutto in casa ISSP, infatti lo spettro di conferma dove erano ben visibili ed intense le righe di emissione di Balmer dell’idrogeno tipico delle Novae, è stato ottenuto dal bellunese Claudio Balcon che per primo è riuscito ad inserirlo nel Transient Name Server (TNS). L’altro motivo degno di grande interesse è dovuto al fatto che il team dell’Osservatorio di Monte Baldo si accorse subito della coincidenza della posizione della Nova da loro scoperta con la Nova M31N2005-10a scoperta l‘11 ottobre 2005 dagli astronomi americani del Mc Donald Observatory e dall’astrofilo italiano Marco Fiaschi (vedi Atel 627). Furono perciò avviati dei meticolosi controlli e con l’Atel 15545 astrofilo ceco Kamil Hornoch, riprendendo la Nova veronese l’8 agosto con il telescopio da 0,65 metri dell’Astronomical Institute di Odrejov, fugò ogni dubbio confermando la coincidenza della posizione. Si trattava pertanto di una Nova ricorrente, che sono le più seguite e studiate perché considerate potenziali candidate a diventare delle luminosissime supernovae di tipo Ia.

Fra i successi italiani dobbiamo menzionare anche le sei supernovae scoperte dall’astrofilo romagnolo Mirco Villi, grazie alla collaborazione con i professionisti americani del CRTS Catalina. I successi sono stati ottenuti analizzando immagini professionali realizzate con il telescopio Cassegrain di 1,5 metri di diametro dell’osservatorio americano sul Mount Lemmon in Arizona. In questo resoconto dell’anno appena terminato non possiamo tralasciare lo stupendo lavoro portato avanti in ambito spettroscopia dell’astrofilo bellunese Claudio Balcon che con uno spettrografo auto-costruito ed un semplice telescopio Newton da 200mm F.5 è riuscito a classificare per primo nel TNS 31 Supernovae, 2 Novae in M31 e 5 Variabili Cataclismiche della nostra galassia. Claudio Balcon, che è entrato a far parte dell’ISSP nell’ottobre del 2018, a livello mondiale amatoriale è leader indiscusso nel campo della spettroscopia con ben 81 supernovae classificate per primo nel TNS dal 2019 ad oggi. Claudio detiene anche il record della supernova più lontana classificata da un astrofilo la SN2021sfh, posta in una galassia anonima nella costellazione dell’Orsa Minore a 720 milioni di anni luce di distanza.

Vediamo adesso cosa è successo a livello mondiale amatoriale. In testa alla classifica delle scoperte amatoriali del 2022 troviamo i cinesi del programma XOSS capitanati da Xing Gao che hanno individuato 11 supernovae, seguiti al secondo posto dall’intramontabile giapponese Koichi Itagaki con 8 supernovae ed infine con nostra grande soddisfazione nel terzo gradino del podio troviamo il forlivese Giancarlo Cortini con le sue tre supernovae, a dimostrazione che la ricerca amatoriale di supernovae italiana continua a primeggiare a livello mondiale. L’anno appena terminato, come anche il precedente 2021, non ha visto purtroppo la scoperta di supernovae nelle galassie Messier, le più ambite ed appariscenti, però ci ha regalato due supernovae molto luminose che hanno sfiorato la notevole mag.+12. La supernova più luminosa del 2022 con la mag.+12,1 è stata la SN2022pul, una supernova di tipo Ia, scoperta il 26 luglio dal programma professionale americano di ricerca supernovae denominato All Sky Automated Survey for SuperNovae (ASAS-SN) nella galassia lenticolare NGC4415 posta nella costellazione della Vergine a circa 40 milioni di anni luce di distanza.

SN2022pul in NGC4415 realizzata il 7 agosto 2022 dall’astrofilo brasiliano Fabio Feijo in remoto dall’Australia dal Siding Spring Observatory utilizzando un telescopio da 500mm F.4,5 e 300 secondi di posa, con la supernova molto vicina al massimo di luminosità.

L’unico rammarico che la galassia ospite non si può definire un soggetto molto fotogenico. La seconda supernova più luminosa del 2022 che ha raggiunto la mag.+12,3 è stata invece la SN2022hrs scoperta il 16 aprile dall’astrofilo giapponese Koichi Itagaki nella galassia a spirale barrata NGC4647 posta nella costellazione della Vergine a circa 60 milioni di anni luce. NGC4647 è famosa per la vicinanza alla galassia Messier 60. Nelle immagini profonde le due galassie sembrano sfiorarsi, anche se solo prospetticamente, perché M60 è posta circa 5 milioni di anni luce più vicino a noi. Anche questa è una supernova di tipo Ia, come evidenziato dallo spettro ottenuto per primo dal nostro Claudio Balcon appena 5 ore dopo la scoperta. A differenza della precedente questa luminosa supernova sembra essere cullata fra le braccia di due belle e fotogeniche galassie.

SN2022hrs in NGC4647 realizzata da Manfred Mrotzek con un telescopio da 140mm F.5,4 somma di 21 immagini da 240 secondi.

Nel 2022 abbiamo purtroppo avuto anche un evento molto triste: l’astrofilo trevigiano Paolo Campaner il 12 marzo ci ha lasciato all’età di 70 anni. Un grande uomo ed un grande astrofilo che ha dato tanto all’astrofilia italiana ed alla ricerca amatoriale di supernovae. Maura Tombelli la più grande astrofila italiana scopritrice di pianetini, a settembre ha assegnato il nome definitivo “Paolo Campaner” al pianetino 37313 (2001QC = 1999 FA56) che aveva scoperto insieme all’astronomo Andrea Boattini il 16 agosto 2001. Un bellissimo gesto, che Paolo ha davvero meritato e che vedrà per sempre il suo nome iscritto nel firmamento celeste.

Concludiamo con una interessante curiosità. Esistono dei casi molto rari di due supernovae che esplodono contemporaneamente o quasi nella solita galassia, ne conosciamo circa una ventina. Ma il record assoluto che ha ottenuto la galassia a spirale barrata NGC5605, nella settimana dal 6 al 13 gennaio 2022, ha qualcosa di veramente incredibile e difficilmente replicabile. Ben tre supernovae visibili contemporaneamente in questa galassia posta nella costellazione della Bilancia a circa 170 milioni di anni luce di distanza. Sono state scoperte tutte e tre dal programma professionale americano di ricerca supernovae e pianetini denominato ATLAS Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System.

NGC5605 realizzata dall’astronomo americano Andrew Drake e dal suo team con il telescopio Cassengrain da 1,5 metri di Monte Lemmon in Arizona ed elaborata dall’astrofilo americano Stan Howerton.

Augurando a tutti uno stupendo 2023, ci domandiamo: chi sarà il primo astrofilo italiano ad inserire una scoperta nel TNS nel nuovo anno?

 

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News da Marte #8

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livello di difficoltà 🔴🔴⭕⭕⭕ abbastanza semplice

Bentornati su Marte!

In questo aggiornamento vi illustro le recentissime operazioni di Perseverance, gli ultimi voli di Ingenuity e il saluto finale a Insight. Partiamo!

Tre campioni a Three Forks

Three Forks è il nome dell’area all’interno del cratere Jezero, già visitata tra aprile e maggio del 2022, dove è stato deciso che Perseverance avrebbe fatto ritorno. Qui, in un’ampia pianura priva di ostacoli, il rover avrebbe depositato alcune fiale tra quelle che nel corso degli ultimi mesi ha riempito di roccia, sabbia nonché aria marziana (avevo iniziato ad accennarvi qualcosa a riguardo alcuni mesi fa https://www.coelum.com/articoli/news-da-marte-2).

Il rover è un tassello fondamentale nel programma decennale che mira a portare sulla Terra dei campioni marziani. Oltre al suo ruolo di raccoglitore, la revisione della missione avvenuta a metà 2022 ha affidato a lui anche il compito di portare le fiale al futuro lander che verso la fine degli anni ’30 atterrerà nel cratere Jezero.

Il piano B, da mettere in atto nell’eventualità che Perseverance non sia nelle condizioni di tornare indietro per il rendez-vous con il lander, è che due elicotteri progettati sul modello di Ingenuity raccolgano dieci fiale precedentemente depositate al suolo dal rover. Una sorta di assicurazione sulla missione, potremmo dire. E quale momento migliore per la deposizione dei campioni se non ora alla vigilia dell’inizio della terza parte di Mars 2020, il capitolo Delta Top?

Vista globale dei percorsi intrapresi da Perseverance e Ingenuity, con uno zoom sulla località di Three Forks e il percorso programmato per il rilascio dei campioni.

 

Così a metà dicembre Perseverance ha fatto ritorno a Three Forks e nel Sol 653, 21 dicembre, ha iniziato la deposizionedelle fiale in titanio che custodiscono i campioni. Queste vengono lasciate cadere al suolo una ad una dal Sample Handling Arm, il braccio robotico che si occupa della manipolazione delle fiale posto al di sotto del rover. La seconda fiala è stata rilasciata appena due Sol dopo, nel 655. Per la terza abbiamo dovuto attendere qualche giorno di più ed è stata depositata nella serata italiana del 29 dicembre, quando su Marte era il pomeriggio del Sol 661.

 

Queste panoramiche vengono usate dai tecnici NASA per documentare il successo delle operazioni di rilascio. Ciascuna di esse è realizzata allineando cinque foto scattate dalla camera Watson, installata in cima al braccio del rover. Grazie ai gradi libertà offerti da questa estensione robotica Perseverance può anche ottenere particolari punti di vista di sé stesso, funzionalità che torna utile per necessità diagnostiche e verifiche di operazioni particolarmente complesse.

Crediti NASA/JPL-Caltech

Questa sequenza, scattata sempre con la camera Watson, ci regala uno scorcio della parte inferiore di Perseverance. È qui che le fiale con i campioni sono manipolate, preparate e custodite. In primo piano c’è il robusto snodo del Sample Handle Assembly. Nella seconda foto, in secondo piano ed esattamente dietro la fiala bianca, osserviamo anche l’imboccatura della CacheCam.

Si tratta della camera dedicata alla documentazione delle fasi di preparazione campioni. Ha un’inquadratura fissa senza neanche la possibilità di variare la messa a fuoco. È il braccio SHA che, variando la sua altezza e sincronizzando una foto ad ogni step, fa sì che la CacheCam possa mettere con sicurezza a fuoco la cima del campione all’interno del tubo. Questa tecnica permette anche di stimare con buona sicurezza la lunghezza del campione e il suo volume, grazie al fatto che la profondità di campo della camera è estremamente piccola.

Durante le fasi di preparazione al rilascio dei campioni la fiala viene fotografata per un’ultima volta, ed è grazie a queste foto che possiamo identificare anche noi quale è quella selezionata per il rilascio. Per esempio l’ultima fiala rilasciata è la SN106, che è anche il campione più recente prelevato dal rover: si tratta della fiala riempita di regolite di cui vi ho illustrato nel dettaglio alcune fasi della preparazione nella precedente news (https://www.coelum.com/articoli/news-da-Marte-7).

Immagine del sigillo dell’ultimo campione depositato, l’immagine è stata catturata dalla CacheCam (NASA/JPL-Caltech)

 

Nell’arco di circa un mese i tecnici avranno istruito il robot per tracciare un percorso appositamente studiato perché ogni fiala sia distante tra i 5 e i 15 metri dalla sua omologa più prossima, così che i due elicotteri incaricati della raccolta possano volare e muoversi al suolo (avranno anche quattro ruote) senza impedimenti.

La deposizione di questi dieci campioni non priverà i ricercatori di alcuna tra le rocce sin qui “assaggiate” da Perseverance, in quanto ciascuno di essi ha un gemello: quasi tutti i campionamenti eseguiti dal rover sono stati duplicati; il primo sarà rilasciato, ma il secondo continuerà a essere custodito dal rover in attesa di essere consegnato personalmente al futuro lander.

Dal confronto tra il percorso che Perseverance sta effettivamente seguendo, ricostruibile tramite le visuali dalle camere di navigazione, e quello inizialmente programmato e indicato nella mappa, possiamo notare una piccola differenza: il punto di partenza.
Invece di iniziare il percorso da nord come inizialmente previsto, sembra che Perseverance sia invece partito qualche metro più a sud e abbia preso la breve deviazione per portarsi nel sito designato al rilascio del primo campione. Da qui ha fatto una corta retromarcia, una rotazione di 90° e ha preso la strada per la posizione del secondo rilascio.

Qui di seguito la mappa rilasciata dal JPL a inizio dicembre con il percorso che Perseverance seguirà durante il resto delle operazioni.

Crediti NASA/JPL-Caltech

Continueremo a seguire insieme le operazioni di rilascio delle fiale nelle prossime settimane, ancora sette campioni aspettano di essere depositati.

L’addio a Insight

È arrivato il momento che abbiamo temuto per mesi con un misto di rassegnazione e flebili speranze.
La rassegnazione era quella che constatava il costante declino dell’energia prodotta dai pannelli solari di Insight, la sonda NASA dedicata allo studio dei terremoti su Marte. Le speranze, invece, contavano ancora nel passaggio di un diavolo di sabbia che potesse provvidenzialmente dare una pulita alle ampie superfici fotovoltaiche del lander.

L’ultimo selfie di Insight, frutto di un mosaico di foto realizzate il 24 aprile 2022. (NASA/JPL-Caltech)

La scarsa produzione energetica è proseguita per tutto novembre e metà dicembre, con l’ultimo contatto radio avvenuto il 15 dicembre con il quale è stata ricevuta questa immagine, scattata l’11 dicembre.

L’ultima immagine di Insight, scattata l’11 dicembre alle 17:21 marziane

Dopo di allora il lander ha taciuto.

Due successivi tentativi di comunicazione, il 18 e 21 dicembre, sono falliti, portando così l’agenzia spaziale statunitense a decretare la fine della missione di Insight. La quale, intendiamoci, si chiude con ben pochi rammarichi: una durata doppia rispetto agli obiettivi programmati, 1319 terremoti rilevati, cruciali contributi alla sismologia extraterrestre e una quantità enorme di dati ancora da analizzare che terrà i ricercatori impegnati per anni a venire.Ne sono un esempio le pubblicazioni uscite quest’autunno nelle riviste Nature Geoscience e Science nelle quali viene illustrato come, in alcuni dati acquisiti da Insight nel 2020 e 2021, sia stato possibile rilevare a posteriori la firma sismica derivante dallo schianto al suolo di meteoriti (vedi news https://www.coelum.com/articoli/news-da-marte-3 e https://www.coelum.com/articoli/astronautica/news-da-marte-5).

I nuovi voli di Ingenuity

Prima di aggiornarvi sui due più recenti voli del nostro elicotterino preferito, abbiamo avuto conferma del percorso seguito nel volo 36e che vi ho illustrato nell’ultima news.

Sulla base delle immagini rilasciate dalla NASA avevo azzardato alcune ipotesi sul percorso seguito dal droneche in effetti si sono rivelate corrette. Tant’è che, mappa aggiornata alla mano, troviamo numerose correlazioni relative ai dettagli del terreno che hanno riscontro sia nell’immagine satellitare che in quelle aeree riprese dal drone.

Percorso seguito da Ingenuity nel volo 36, con decollo e atterraggio nel medesimo punto. Le immagini in bianco e nero sono prodotte dalla camera di navigazione, quella a colori dalla camera ad alta risoluzione RTE.

Il 17 dicembre Ingenuity ha ripreso la via dell’aria per 37esima volta e si è spinto per 62 metri ancora verso nord-ovest abbandonando finalmente l’area Airfield X e atterrando a Airfield Y (ogni punto di atterraggio di Ingenuity è chiamato a partire da una sequenza alfabetica).
Vista la conformazione del terreno possiamo dare per molto probabile il fatto che l’elicottero sia ricorso alla nuova funzionalità automatica di ricerca di un’area adatta all’atterraggio. Per cercare di capire come funzioni e vederla in azione in tempo reale dovremo però attendere che tutti i fotogrammi di questo volo siano scaricati (gli 87 fotogrammi sinora disponibili non coprono l’intero volo e c’è anche un “buco” a metà spostamento).

Al momento attendiamo riscontro per il successo del volo numero 38 che era previsto il 24 dicembre. Ingenuity si dovrebbe essere spostato di 105 metri in 68 secondi, riducendo ulteriormente la sua distanza dal rover Perseverance. Purtroppo non abbiamo attualmente alcuna immagine di questo volo, perciò tutti i video sono rimandati, spero, a non più tardi di due settimane.

Anche per oggi è tutto, alla prossima!

Nel prossimo numero di Coelum 260 troverete il riassunto di tutto ciò che accade su Marte e cura di Antonio Piras!

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Il Cielo di Gennaio 2023

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Il mese di Gennaio ci regala molte ore di buio e un gran numero di costellazioni che possiamo ammirare nell’arco della notte. Nella prima serata, volgendo lo sguardo verso ovest, scenderanno lentamente all’orizzonte quelle autunnali più orientali (Pesci, Pegaso e Balena), mentre, nella seconda parte della notte, vedremo alzarsi a est le prime costellazioni tipicamente primaverili.

Grandi protagoniste saranno Cancro Leone sin dalle prime ore di buio, mentre a dominare è ancora Orione a sudest insieme a Cane Maggiore e Minore e Sirio; nel punto più alto della sfera celeste (Zenit) brilla Perseo accompagnato dall’Auriga e, poco più in basso, Gemelli e Toro.

Per approfondire Le Costellazioni di Gennaio 2023 a cura di Teresa Molinaro

I principali eventi di Gennaio 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
01/01/2023 16:24:51 Luna Nodo Ascendete
01/01/2023 23:15:39 Luna-Urano Congiunzione
02/01/2023 21:15:53 Mercurio Perielio
03/01/2023 03:02:38 Luna-Pleiadi Congiunzione
03/01/2023 20:37:08 Luna-Marte Congiunzione
04/01/2023 07:20:23 Quadrantidi Massimo
04/01/2023 21:04:39 Terra Perielio
07/01/2023 00:07:58 Luna Piena
07/01/2023 13:52:52 Mercurio Congiunzione Inferiore
07/01/2023 15:20:01 Luna-Polluce Congiunzione
08/01/2023 10:19:11 Luna Apogeo
08/01/2023 17:01:30 Luna-Presepe Congiunzione
10/01/2023 13:15:40 Luna-Regolo Congiunzione
14/01/2023 23:36:59 Luna-Spica Congiunzione
15/01/2023 03:10:22 Luna Ultimo Quarto
16/01/2023 07:31:33 Luna Nodo Discendente
18/01/2023 11:05:24 Luna-Antares Congiunzione
18/01/2023 14:34:37 Mercurio Stazionario Moto Diretto
21/01/2023 21:53:10 Luna Nuova
21/01/2023 21:57:32 Luna Perigeo
22/01/2023 20:36:29 Venere-Saturno Congiunzione
23/01/2023 08:21:39 Luna-Saturno Congiunzione
23/01/2023 09:18:28 Luna-Venere Congiunzione
25/01/2023 06:53:44 Luna-Nettuno Congiunzione
25/01/2023 08:58:35 Giove Perielio
26/01/2023 03:02:11 Luna-Giove Congiunzione
28/01/2023 16:18:48 Luna Primo Quarto
28/01/2023 17:04:26 Luna Nodo Ascendente
29/01/2023 05:07:46 Luna-Urano Congiunzione
30/01/2023 06:38:35 Mercurio Max Elongazione Overst
30/01/2023 08:59:15 Luna-Pleiadi Congiunzione
31/01/2023 05:24:59 Luna-Marte Congiunzione
Tutte le effemeridi del mese di Gennaio 2023 sono disponibili in file csv
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Mercurio

01/01
Sorge: h 08:22
Tramonta: h 17:51

31/01
Sorge: h 05:59
Tramonta: h 15:19

Mercurio inizierà il mese di Gennaio alla sinistra del Sole, ma solo per alcuni giorni, per transitare davanti ad esso in congiunzione inferiore il giorno 7 e poi spostarsi alla destra, quindi verso ovest fino a raggiungere la massima elongazione, la massima distanza dal Sole il giorno 30 Gennaio a circa 25°.

Venere

01/01
Sorge: h 08:49
Tramonta: h 18:07

31/01
Sorge: h 08:36
Tramonta: h 19:24

A partire dai primi giorni di Gennaio Venere sarà visibile al tramonto già intorno alle ore 17:00 nonostante sia ancora piuttosto vicino al Sole. La situazione andrà via via migliorando fino a fine mese quando l’astro resterà nel nostro cielo, sempre ad Ovest, per circa un’ora in più dopo il tramonto. Il pianeta raggiungerà la massima elongazione est solo nel mese di Giugno, ci saranno quindi ancora molte occasioni per osservarlo. Segnaliamo una bella congiunzione con la Luna quasi piena il 23 Gennaio.

Marte

01/01
Sorge: h 14:13
Tramonta: h 05:36

31/01
Sorge: h 12:20
Tramonta: h 03:43

Chiusa la congiunzione del 31 dicembre con cui Marte saluta l’anno che se ne va, il pianeta resta comunque ben visibile per tutto il mese di Gennaio in alto, quasi allo zenit. Durante tutto il mese si sposterà di pochissimo verso ovest tuttavia rimanendo sempre nei presso della bella Albedaran. Dopo la bellissima congiunzione del 31 dicembre con cui Marte saluterà l’anno appena trascorso, per uno spettacolo simile dovremo attendere la fine del mese, il 30 Gennaio, quando ci sarà una nuova congiunzione Luna – Marte.

Giove

01/01
Sorge: h 11:33
Tramonta: h 23:33

31/01
Sorge: h 09:45
Tramonta:
h 21:59

Dopo il periodo estivo ed autunnale in cui Giove è rimasto ben visibile verso Sud, a partire dal mese di Gennaio e sempre più durante l’anno, vedremo accorciarsi la finestra di visibilità del pianeta che tramonterà sempre più presto. Alla fine del mese ci resteranno circa 2/3 ore di osservazione per una buona posizione con orizzonte libero. L’unica congiunzione davvero interessante che riguarderà questo pianeta sarà quella con la Luna per il giorno 23 Gennaio quando la distanza fra i due oggetti sarà solo di 3.5° verso Sud.

Saturno

01/01
Sorge: h 10:01
Tramonta:
h 20:13

31/01
Sorge: h 08:11
Tramonta: h 18:32

Difficile da vedere già nel mese di dicembre, in Gennaio la finestra di osservazione rimane esigua concedendoci solo qualche ora ad inizio mese fino a circa le 20 ma riducendo via via sempre più fino a confondersi nella luce del tramonto già il giorno 31. Nulla di notevole in questo mese per il pianeta con anelli. Il giorno 22 segnaliamo una congiunzione con la Luna anche se non troppo stretta, gli astri saranno infatti a 3.9° Sud di distanza.

Urano

01/01
Sorge: h 13:15
Tramonta: h 03:22

31/01
Sorge: h 11:16
Tramonta: h 01:24

Sempre difficile da osservare Urano ci tiene compagnia nelle prime ore della notte ma già a fine mese dovremo accontentarci di vederlo tramontare intorno all’una. L’anno però si aprirà con una bellissima congiunione con la Luna, soli 0,7° Nord di distanza. Un’altra congiunzione si presenterà molto simile proprio grazie alle traiettorie dei due oggetti, dopo circa 28 giorni. Il 29 la Luna ed Urano saranno distanti solo 0.9° sempre Nord.

Nettuno

01/01
Sorge: h 11:14
Tramonta: h 22:49

31/01
Sorge: h 09:17
Tramonta: h 20:55

Nettuno sempre difficile da osservare per la sua lontanza e per la sua poca elevazione dall’orizzonte alle nostre latituini, resta nei paraggi di Giove, in direzione Sud-Ovest. Il 25 Gennaio intorno alle 19 la Luna si troverà a transitare proprio fra essi formando una bella tripla congiunzione, sarebbe spettacolare se solo Nettuno fosse più vicino!

LUNA

 

Sarà un Gennaio ricco di congiunzioni interessanti

Gennaio 2023 ci offre la possibilità di ammirare alcune interessanti e spettacolari congiunzioni che coinvolgeranno il nostro satellite unitamente ai pianeti Marte, Urano e Saturno. Iniziamo subito col pianeta Urano che fra la tarda serata del giorno 1 Gennaio e l’inizio della notte seguente sarà in congiunzione con la Luna in fase di 9,5 giorni. Per chi osserva dall’Italia Settentrionale (ad es. la zona di Bolzano) alle ore 00:18 del 2 Gennaio la separazione fra Urano e la Luna sarà di 0°23’, mentre alla medesima ora dall’Italia Centrale (vedi Roma) la separazione fra Urano ed il nostro satellite sarà di 0°27’. Infine per chi osserva dall’Italia Meridionale Luna e Urano saranno separati da 0°29’. Nessun problema per quanto riguarda la visibilità di questa congiunzione in quanto Luna e Urano saranno ad un’altezza di +32° circa.
Nella serata del 3 Gennaio invece congiunzione fra il pianeta Marte ed il nostro satellite. Infatti alle ore 20:39 la separazione fra questi due oggetti sarà di circa 1° nell’Italia Settentrionale (zona di Bolzano) mentre per chi osserva dall’Italia Centrale (ad es. Roma) e Meridionale (zona di Palermo) Luna e Marte saranno separati da 0°50’ circa, mentre non vi saranno problemi di visibilità con un’altezza dai +60 ai 70°.
Nel tardo pomeriggio del 22 Gennaio un altro interessante appuntamento per ammirare la spettacolare congiunzione fra i due pianeti Venere e Saturno i quali si avvicineranno prospetticamente fino ad una separazione di 0°24’. La principale limitazione all’osservazione di questo fenomeno consisterà nella bassa declinazione dei due corpi celesti infatti, mentre nell’Italia Centrale Venere tramonterà alle ore 19:00 seguito dopo alcuni minuti da Saturno, al Nord ed al Sud Venere scenderà sotto l’orizzonte rispettivamente alle ore 18:55 e 19:04.
Infine il 23 Gennaio i pianeti Venere e Saturno saranno ancora i protagonisti di un’altra spettacolare congiunzione questa volta impreziosita dalla presenza di una sottile falce di Luna, un imperdibile spettacolo da ammirare nella tenue luminosità del crepuscolo della sera. Infatti, considerando come riferimento l’Italia centrale (zona di Roma), una falce di 2,2 giorni verrà a trovarsi a 4°56’ da Venere ed a 5°50’ da Saturno mentre contestualmente i due pianeti saranno separati da circa 1°. Il primo a tramontare sarà Saturno (alle ore 18:58) seguito da Venere mentre per la Luna, sempre dall’Italia Centrale, il tramonto è previsto per le ore 19:15. Per chi osserva dall’Italia Settentrionale o Meridionale invece la Luna tramonterà rispettivamente alle ore 19:09 e 19:18.

Tutti gli approfondimenti sull’osservazione e i fenomeni celesti legati al nostro satellite disponibili per il mese di Gennaio 2023, a cura del nostro autore Francesco Badalotti.

Non perderti l’articolo: Luna di Gennaio 2023

COMETE

 

CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO…con le due comete tanto attese

C/2022 E3 ZTF e C/2020 V2 ZTF

Per approfondire: le comete di Gennaio 2023 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

 

Continuiamo l’esplorazione dei più imponenti asteroidi della fascia principale con (2) Pallas (6) Hebe e (89) Julia
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Gennaio 2023 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli ad orari mattutini nelle prime due settimane di Gennaio, e serali nelle seconde due.

Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese del nuovo anno, auspicando come sempre in cieli sereni.

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Gennaio 2023 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

L’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini sarà disponibile i primi giorni di dicembre su www.coelum.com

Cieli sereni a tutti!

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Fino al 31 dicembre 2022 sarà possibile sottoscrivere o rinnovare l’abbonamento seguendo la consueta procedura senza variazione di prezzo, né sulla copertina, né sulla spedizione!

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scade il 31 dicembre 2022

Mondi in miniatura – Asteroidi, Gennaio 2023

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Continuiamo l’esplorazione dei più imponenti asteroidi della fascia principale con (2) Pallas.

Terzo tra gli Asteroridi  per volume, da solo contiene circa il 7% della massa dell’intera fascia ed è probabilmente un protopianeta (un embrione planetario) sopravvissuto alla fase di formazione del sistema solare. (2) Pallas ha un’orbita decisamente inclinata sull’eclittica (34.8 gradi) e moderatamente eccentrica, ma la sua caratteristica più peculiare è l’inclinazione del suo asse di rotazione, che arriva a misurare 84 gradi (per confronto l’inclinazione dell’asse teresstre misura 23 gradi e 27 primi), il che comporta che per lunghi periodi una gran parte della superficie del pianetino venga esposta alla luce oppure rimanga immersa nella più completa oscurità. Non essendo stato ancora visitato da sonde, al momento tutte le informazioni di cui disponiamo su (2) Pallas derivano da osservazioni effettuate da terra o da telescopi spaziali in orbita. Le immagini a nostra disposizione mostrano una superficie tormentata e fortemente craterizzata, sulla quale sono stati censiti 36 crateri di considerevoli dimensioni, 34 dei quali hanno un diametro superiore a 40Km; si sospetta, inoltre, la presenza di un grande bacino generato da una collisione che potrebbe aver influito sull’inclinazione dell’asse di rotazione, aumentandola, e sul periodo di rotazione, diminuendolo.

Le analisi spettroscopiche condotte per studiarne la composizione superficiale, rivelano la presenza di materiali poveri di ferro ed acqua ed una certa somiglianza con la composizione della superficie di  (1) Ceres.  (2) Pallas è considerato il corpo progenitore della famiglia dei cosiddetti asteroidi Palladiani, una piccola famigli di asteroidi tra i cui membri spicca l’asteroide Near Earth (3200) Phaeton, padre dello sciame meterorico delle Geminidi. Dal punto di vista osservativo  la magnitudine (media) di 8.0 che raggiung durante le opposizioni, con picchi di 6.4 in quelle più favorevoli,  rende (2) Pallas un oggetto alla portata di piccoli telescopi e che può anche essere osservato dotandosi di un buon binocolo.

GLI ASTEROIDI DI GENNAIO

(2) PALLAS

(2) Pallas è il terzo Asteroide per dimensioni (circa 513 Km di diametro) della fascia principale. Compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.680 giorni (4.60 anni) ad una distanza compresa tra le 2.13 e le 3.41 unità astronomiche (rispettivamente, 318.643.465 Km al perielio e 510.128.739 Km all’afelio). Con picchi di magnitudine fino a 6.4, (2) Pallas è tra gli asteroidi più brillanti visibili dalla Terra ed è considerato il corpo progenitore della famiglia degli Asteroidi Palladiani. Scoperto dall’astronomo Heinrich Wilhelm Olbers il 28 Marzo 1802, l’asteroide sarà in opposizione l’8 Gennaio, brillando ad una magnitudine di 7.6. Il suo moto sarà di 0,58 secondi d’arco al minuto, quindi con tempi di esposizione fino a 5 minuti ne preserveremo l’aspetto puntiforme. Volendo ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (2) Pallas trasformarsi in una bella striscia luminosa di 23 secondi d’arco.

(6) HEBE

(6) Hebe è un grande asteroide (circa 185 Km di diametro) di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.380 giorni (3.78 anni) ad una distanza compresa tra le 1.93 e le 2.92 unità astronomiche (rispettivamente, 288.723.890 Km al perielio e 436.825.782 Km all’afelio). Deve il suo nome a Hebe, figura mitologica greca, Figlia di Zeus e di Hera. Scoperto da Karl Ludwig Hencke il 1 Luglio 1847, il quinto Asteroide più luminoso della fascia dopo (4) Vesta, (1) Ceres, (7) Iris, e (2) Pallas, (6) Hebe sarà in opposizione il 25 Gennaio. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 8.7.  Il suo moto sarà di 0,75 secondi d’arco al minuto, quindi per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 4 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (6) Hebe trasformarsi in una bella striscia luminosa di 30 secondi d’arco.

(89) Julia

(89) Julia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.490 giorni (4.08 anni) ad una distanza compresa tra le 2.08 e le 3.02 unità astronomiche (rispettivamente, 311.163.571 Km al perielio e 451.785.570 Km all’afelio). Deve il suo nome in onore di Santa Giulia. Scoperto dall’astronomo Édouard Stephan il 6 Agosto 1866, questo imponente asteroide (circa 145 Km di diametro) sarà in opposizione il 24 Gennaio, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 10.4. Il suo moto sarà di 0,70 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 4 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (89) Julia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 28 secondi d’arco.

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Le Comete di Gennaio 2023

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CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO…

C/2022 E3 ZTF
Il viaggio della bella cometa continua ad appassionarci!

Gennaio è il mese del passaggio al perielio della C/2022 E3 ZTF, istante fissato per il giorno 12 quando transiterà a 1,11 U.A. dalla nostra stella raggiungendo probabilmente una luminosità vicina alla sesta magnitudine. Questo valore dovrebbe in seguito migliorare toccando l’apice il primo febbraio, quando l’oggetto transiterà alla minima distanza dal nostro pianeta avvicinandosi fino a circa 40 milioni di chilometri. Saranno perciò gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio il momento clou, con l’ ”astro chiomato” che in quel periodo (secondo le stime) brillerà di quinta, forse quarta magnitudine. Momenti da non perdere dunque, che potrebbero permetterci di rivedere una cometa ad occhio nudo dopo due anni e mezzo. Ad ogni modo, male che vada, un piccolo binocolo permetterà ottime osservazioni, sempre tenendo presente che un cielo privo di inquinamento luminoso è sicuramente capace di esaltare un oggetto di tale luminosità, che invece diventa anonimo se non inosservabile da siti inondati dalla luce artificiale. Personalmente l’ho osservata negli ultimi giorni di dicembre dalle dolomiti con vari strumenti e già con un piccolo binocolo 10×50 è risultata facilmente visibile grazie alla sua chioma molto compatta. Con un binocolo più grande ho percepito anche un accenno di coda allargata. Insomma, mi è parsa davvero convincente, il che fa ben sperare.

Partendo dalla Corona Boreale la E3 ZTF si dirigerà verso la Giraffa, coprendo ben 70°in cielo, risultando circumpolare nell’ultima decade del mese per tutta la penisola. Fino attorno al giorno 20 l’orario più favorevole per le osservazioni si attesta un po’ prima del termine della notte astronomica, mentre negli ultimi giorni di gennaio potremo invece iniziare la sessione non appena fa buio, trovando la cometa già piuttosto alta in cielo, con la finestra favorevole che durerà fino a ridosso dell’alba. Da considerare però in quel periodo la presenza ingombrante della Luna che consiglia (se non obbliga) ad osservare prima dell’alba. Da segnalare infine un bell’incontro nella nottata del 23 gennaio quando la cometa transiterà a circa un grado da NGC 5907, una galassia a spirale vista di taglio di mag. 10,3.

C/2020 V2 ZTF
Ancora ci tiene compagnia nei nostri cieli invernali

Relegata in secondo piano ma comunque interessante da cercare, la V2 ZTF sarà circumpolare e brillerà di decima magnitudine, trasferendosi ben presto dal Cefeo a Cassiopea, risultando osservabile nelle migliori condizioni non appena fa buio. Il 26 gennaio sfilerà a meno di mezzo grado da Ruchbah, la luminosa stella Delta di Cassiopea.

 

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Transiti ISS notevoli per il mese di Gennaio2023

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La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli ad orari mattutini nelle prime due settimane di Gennaio, e serali nelle seconde due.

Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese del nuovo anno, auspicando come sempre in cieli sereni.

 

02 GENNAIO

Si inizierà il giorno 2 Gennaio, dalle06:35alle 06:43, osservando da NO adESE. La ISS sarà ben visibile da tutto il paese, il Nord Est in particolare,con una magnitudine massima che si attesterà su un valore di -3.2.

04 GENNAIO

Si replica il 4 Gennaio, dalle06:34 verso ONO alle 06:42 verso SE. Visibilità perfetta dalle regioni occidentali e dalle Isole Maggiori, con magnitudine di picco a -3.6.Osservabile senza problemi, meteo permettendo.

05 GENNAIO

Passiamo al giorno successivo, 5 Gennaio, con un transito parziale dalle 05:47 in direzione Nalle 05:53 in direzione ESE.Visibilità migliore dal Centro Sud Italia, con magnitudine di picco di -3.9 non appena la ISS uscirà dall’ombra della Terra.

18 GENNAIO

Saltando di poco meno di due settimane, il 18 Gennaio inizieranno i transiti serali. La Stazione Spaziale transiterà dalle18:13 alle 18:21, da SO adENE. Magnitudine di picco a -3.8, osservabile da tutta la nazione.

20 GENNAIO

Il penultimo transito notevole di questa listasaràapprezzabile al meglio dal Centro Nord Italia, il 20 Gennaio. Dalle 18:12 alle 18:19, da OSO a NE.Magnitudine massima a -3.3.

31 GENNAIO

L’ultimo transito del mese, di nuovo parziale, il 31 Gennaio, sarà visibile dalle 18:51 verso NO alle 18:56 verso NE, la ISS sarà visibile al meglio dal Nord Est d’Italia, meteo permettendo. Magnitudine di picco a -3.6.

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.

 

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SCADE IL 31 DICEMBRE 2022

Le Costellazioni di Gennaio 2023

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Inizia il nuovo anno. Gennaio è il mese della contemplazione e dell’attesa

Tra i sentieri celesti del mese di gennaio incontriamo il Cacciatore Orione, i suoi Cani da Caccia e una moltitudine di stelle a rischiarare le notti gelide dell’inverno.

LA COSTELLAZIONE DI ORIONE

Ogni stagione ha una costellazione protagonista di quel palcoscenico chiamato cielo: quella di Orione domina senza dubbio il mese di gennaio e, probabilmente, rappresenta una delle costellazioni più conosciute e identificabili, anche dai semplici appassionati di astronomia.

Situata vicino al fiume Eridano (vedi costellazioni di dicembre) nell’atto di combattere con il Toro, quella di Orione non è solo una costellazione affascinante da osservare e fotografare, ma si tratta di uno degli oggetti astronomici più interessanti e studiati, a cominciare da Betelgeuse, stella alfa di Orione: si tratta di una supergigante rossa grande quasi 1000 volte più del Sole e distante circa 600 anni luce dalla Terra.

L’astro rappresenta il vertice nord-orientale di Orione, e brilla nel cielo invernale con il suo inconfondibile colore rosso-arancio. Betelgeuse è al centro dell’interesse degli astronomi già da diversi anni, in costante monitoraggio poiché alla fine del suo ciclo vitale potrebbe esplodere in supernova.

Insieme a Sirio del Cane Maggiore e a Procione del Cane Minore, Betelgeuse costituisce uno dei vertici del Triangolo Invernale, un asterismo da ammirare proprio nel cielo di gennaio.

Betelgeuse è la decima stella più brillante del cielo notturno e rappresenta sì la stella principale di Orione ma, in realtà, è la seconda più luminosa della costellazione dopo Rigel (Beta Orionis), una supergigante blu nonché il settimo astro (o meglio un sistema stellare) più brillante della volta celeste.

LA CINTURA DI ORIONE

Trovandosi a cavallo dell’equatore celeste, Orione è ben visibile da tutto il pianeta ed è una costellazione affascinante grazie anche alla sua famosa “cintura”, data dall’allineamento delle tre stelle che la compongono Alnitak, Alnilam e Mintaka.

LA NEBULOSA DI ORIONE

Poco sotto alla cintura del cacciatore Orione e al centro dell’asterismo della Spada, individuabile nelle stelle disposte verticalmente a sud della cintura, si trova uno degli oggetti più conosciuti, osservati efotografati (anche dai principianti) del catalogo Messier: M42 o Nebulosa di Orione.

Immagine della nebulosa di Orione catturara dal James Web

Posta a circa 1500 anni luce dalla Terra, M42 è un oggetto talmente brillante da essere intuibile anche ad occhio nudo per poi rivelarsi già attraverso l’utilizzo di macchine fotografiche, binocoli e telescopi anche per chi volesse approcciarsi senza dover necessariamente dover spendere una fortuna in attrezzature astronomiche.

Di recente il telescopio spaziale James Webb ci ha regalato una straordinaria immagine (l’ennesima) di M42, grazie alla sua fotocamera a infrarossiNIRCam (Near InfraRed Camera), rivelando dettagli mozzafiato.

La Cintura di Orione è avvolta all’esterno dall’Anello di Barnard, un imponente anello di nebulosità che dista circa 1600 anni luce dalla Terra e che ha una dimensione di 300 anni luce di diametro.

Si tratta del resto di una supernova esplosa probabilmente circa 2 milioni di anni fa, ed è apprezzabile tramite un telescopio o una fotografia a lunga esposizione.

M42 (oltre ad importanti e noti oggetti come la Nebulosa Fiamma e la nube oscura Nebulosa Testa di Cavallo) fa parte delpiù famoso complesso nebuloso molecolare del cielo, denominato proprio Complesso Nebuloso Molecolare di Orione, in cui hanno origine importanti processi di formazione stellare.

Esso si estende ampiamente sulla volta celeste tra la cintura e la spada di Orione ed è una delle regioni di formazione stellare più attive.

Regione Interna di M42 ripresa dal JWST

ORIONE NELLA MITOLOGIA

Essendo una delle costellazioni più  antiche, sono tanti i miti e le leggende che avvolgono Orione: figlio di Euriale e Posidone, Orione era un vigoroso ed abile cacciatore, sempre accompagnato dai suoi fedeli cani da caccia, in particolare Sirio.

Le sue avventure sono legate principalmente a storie d’amore (e di vino) a causa delle quali si trovava spesso a dover combattere e scagliarsi contro i suoi rivali, arrivando persino a perderela vista, che riacquistò grazie ad Eos, la dea dell’aurora.

Una delle tante storie vede Orione incapricciato delle sette sorelle mitologiche, le Pleiadi, che si salvarono dalle molestie del cacciatore grazie all’intervento di Artemide che, folle di gelosia, fece pungere Orione da un velenosissimo Scorpione.

Orione è raffigurato a combattere con il Toro,

posto a difesa delle sette sorelle mitologiche.

Ma poiché le storie d’amore tormentate piacciono sempre tanto, la vicenda che più di tutte appassiona è quella che lega Orione ad Artemide, dea cacciatrice e tiratrice d’arco, impersonificata nella Luna Crescente.

Arrivato insieme alla sua amante Eos a Delo, l’isola sacra al dio Apollo, Orione fece l’incontro di Artemide. Accomunati dalla passione del tiro con l’arco, il cacciatore e la bellissima sorella gemella di Apollo non impiegarono molto tempo ad innamorarsi.

Ma questa passione proprio non andava giù ad Apollo, che considerava l’arrivo di Orione sulla sua isola e la relazione con Artemide una sorta di profanazione: il dio invocò l’aiuto della Madre Terra, che scatenò sul cacciatore la furia di un gigante e velenosissimo scorpione, figura dalla quale il cacciatore è eternamente inseguito sulla volta celeste.

Per non soccombere al velenoso attacco contro il quale nulla gli valsero le sue frecce, la sua armatura e la sua abilità, Orione si gettò in mare, dove il suo destino fu determinato dal perfido piano messo in atto dal geloso Apollo.

Mentre il cacciatore nuotava a pelo d’acqua, di notte, Apollo diede in mano ad Artemide l’arco invitandola a puntare la freccia in un punto poco visibile al largo; scagliando con abilità la fatale freccia, Artemide colpí a morte Orione.

Disperata per aver ucciso il suo amato, le sue lacrime trovarono la pietà di Zeus, che trasformò Orione in una luminosa costellazione e lo collocò tra gli astri affinché la sua amata Artemide potesse contemplarlo ogni sera.

IL CANE MINORE NEL CIELO INVERNALE

Tra le Costellazioni da osservare in questo mese c’è anche quella del Cane Minore, che fa parte delle figure astronomiche al seguito della costellazione di Orione.

Si tratta di un piccolo oggetto composto da pochi astri, ovvero dalla sua stella alfa, Procione, da Gomeisa (β Canis Minoris) e da γ Canis Minori.

α Canis Minoriè una stella binaria, posta a 11 anni luce da noi, il che ne fa una stella molto brillante proprio per la sua vicinanza: il sistema è composto dalla stella bianco-gialla Procione A e da una debole nana bianca, Procione B.

Procione è l’ottava stella più luminosa del cielo notturno, con una magnitudine apparente di +0,38.

Insieme a Sirio (Cane Maggiore) e a Betelgeuse(Orione), Procione rappresenta uno dei tre vertici dell’asterismo del Triangolo Invernale.

Trattandosi di una costellazione molto piccola, quella del Cane Minore non contiene molti oggetti del profondo cielo: tuttavia si segnala la galassia a spirale NGC 2485, un oggetto la cui individuazione è molto ardua.

IL CANE MINORE NELLA MITOLOGIA

Secondo una versione della mitologia greca il Cane Minore rappresenta uno dei due cani da caccia di Orione: tuttavia ci sono altre leggende che collocano il Cane Minore nella figura  di Mera, il fedele cane di Icario, un contadino dell’Attica che ospitò il dio Dioniso, che in segno di gratitudine gli insegnò la coltivazione della vite e l’arte di produrre il vino.

Secondo Igino, Icario spillò il vino da una botte e lo offrì ad alcuni pastori, i quali ne bevvero in grandi quantità: travolti dallo stato di ubriachezza, i pastori credettero di essere stati avvelenati e, ormai fuori controllo, si scagliarono contro il povero Icario, uccidendolo.

Il cane di Icario, Mera, avendo assistito a quella barbarie, corse ululando disperatamente dalla figlia del suo padrone, Erigone, aggrappandosi alle sue vesti e conducendola dal padre, ormai esanime.

Giunta sul posto Erigone non poté reggere a quel dolore e si tolse la vita.

Il cane, ormai solo, si lasciò morire sulla tomba del suo padrone; Zeus, padre degli dei, decise allora di omaggiare i protagonisti di quella sfortunata vicenda, ponendoli tra le stelle, raffigurando così Icario con la costellazione del Boote, Erigone con quella della Vergine e Mera con fedele il Cane Minore.

 

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SCADE IL 31 DICEMBRE 2022

La Luna di Gennaio 2023

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Sarà un Gennaio ricco di congiunzioni interessanti

Dando ormai definitivamente per scontato come il nostro satellite non sia solamente “un’arida palla piena di buchi” (come già citato in chiusura dell’articolo dello scorso Dicembre), in apertura del nuovo anno allo scoccare della fatidica Mezzanotte la Luna, dopo il Primo Quarto trascorso da nemmeno 48 ore, sarà in fase di 8,5 giorni ad un’altezza iniziale di +24° mentre alle ore 02:20 scenderà sotto l’orizzonte. A prescindere dalle eccessive libagioni che purtroppo condurranno alcuni a notare a malapena i cosiddetti e “anonimi buchi” di cui è cosparsa la superficie selenica nonostante il cielo sereno e l’ingrandimento fornito da telescopio+oculare, per gli appassionati ancora in normali condizioni di lucidità che nella prima nottata del 2023 porteranno il telescopio all’esterno della propria abitazione (forse qualche coraggioso, meteo permettendo….) vi sarà la possibilità di interessanti osservazioni su una infinità varietà di strutture geologiche già ampiamente descritte in precedenza. Alle ore 00:08 del 07 Gennaio il nostro satellite sarà in Plenilunio alla distanza di 399977 km dalla Terra, con un diametro apparente di 29,88’ e ad un’altezza di +74°, pochi minuti prima di transitare in meridiano (ore 00:19).

Osservando la Luna Piena e le vaste aree ricoperte dalle scure rocce basaltiche diviene naturale una considerazione. Dividendo il disco lunare in due parti uguali (ovest/est), mentre nel settore est notiamo i mari Serenitatis, Vaporum, Tranquillitatis, Crisium, Fecounditatis e Nectaris con la loro conformazione grosso modo circolare in virtù della comune origine da grandi bacini da impatto, al contrario, nel settore ovest si percepisce molto chiaramente come una notevole porzione della superficie sia occupata dall’immenso oceanus Procellarum la cui conformazione non appare in nessun modo “circolare” ma estremamente irregolare. Infatti a nord confluisce direttamente nel Sinus Roris mentre scendendo verso sud appare senza soluzione di continuità con l’area del mare Imbrium per poi confluire ancora senza ostacoli nel mare Insularum e nei Sinus Aestuum e Medii. Più a sud l’oceanus Procellarum appare collegato senza apparenti ostacoli naturali anche al mare Cognitum ed all’intera area del mare Nubium. Infine confina a sudovest col mare Humorum da cui viene solo parzialmente delimitato da bassi e modesti rilievi collinari. E’ inoltre doveroso notare come i mari Imbrium e Humorum siano le uniche aree relativamente pianeggianti del settore occidentale di cui se ne percepisce una conformazione almeno indicativamente circolare, al contrario del mare Nubium anch’esso decisamente irregolare. Da citare infine all’estremità settentrionale della Luna il Sinus Roris e la lunga striscia del mare Frigoris estesi in senso ovest/est. Presumibilmente quanto oggi osserviamo nei cosiddetti mari lunari, in modo particolare nel settore occidentale, ci riconduce ai giganteschi sconvolgimenti che segnarono la turbolenta storia geologica di quella che, a torto, viene considerata da molti una “anonima palla piena di buchi”.

Ripresa la fase calante, alle ore 03:10 del 15 Gennaio il nostro satellite sarà in Ultimo Quarto in fase di 22,6 giorni ad un’altezza di +24,5° e visibile fino alle prime luci dell’alba dopo avere superato il meridiano alle 06:15, mentre il Novilunio si avrà alle ore 21:53 del 21 Gennaio.

La contestuale ripartenza di un nuovo ciclo lunare porterà il nostro satellite in fase di Primo Quarto alle ore 16:19 del 28 Gennaio, serate in cui diverrà progressivamente sempre più ampia la porzione di superficie lunare illuminata dal Sole, andando pertanto a chiudere il primo mese del 2023 nelle migliori condizioni osservative in attesa del prossimo Plenilunio, ma ne riparleremo tra un mese.

Le Falci lunari di Gennaio

Primo appuntamento per gli appassionati nella tarda nottata del 18 Gennaio quando alle ore 04:09 sorgerà una falce di 25,7 giorni fra le stelle dello Scorpione. Sulla superficie illuminata dal Sole sarà in evidenza la netta distinzione fra le scure rocce basaltiche del settore nordovest rispetto alle ben più chiare rocce anortositiche del settore sudovest. La notte seguente, il 19 Gennaio, sorgerà alle ore 05:24 una più stretta falce di 26,7 giorni. La falce lunare che sorgerà il 20 Gennaio alle ore 06:34 risulterà alquanto problematica data la finestra temporale veramente limitata prima che la luce solare prevalga su tutto, sarà pertanto estremamente importante attuare la massima cautela al fine di evitare gravi problemi alla propria vista. Per quanto riguarda la fase crescente, appuntamento per il 23 Gennaio con una sottile falce di 1,9 giorni che alle ore 19:15 scenderà sotto l’orizzonte accompagnata dalla bella coppia costituita dai pianeti Venere e Saturno molto ravvicinati fra loro, un’imperdibile occasione per interessanti e spettacolari foto. La successiva serata, il 24 Gennaio, alle ore 20:33 tramonterà una falce di 2,9 giorni la cui superficie illuminata dalla luce del Sole potrà già fornire agli appassionati una notevole quantità di dettagli per le proprie osservazioni. Per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.

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Librazioni di Dicembre

(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).

Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

Librazioni Regione Est-Sudest:

  • 01 Gennaio. Fase 09,37 giorni – Massima Librazione mare Smythii
  • 02 Gennaio. Fase 10,40 giorni – Massima Librazione crateri Langrenus, Vendelinus
  • 03 Gennaio. Fase 11,44 giorni – Massima Librazione cratere Petavius
  • 04 Gennaio. Fase 12,47 giorni – Massima Librazione mare Australe
  • 05 Gennaio. Fase 13,51 giorni – Massima Librazione mare Australe

Librazioni Regione Sud-Sudovest:

  • 06 Gennaio. Fase 14,53 giorni – Massima Librazione cratere Boussingault
  • 07 Gennaio. Fase 14,54 giorni – Massima Librazione cratere Boussingault
  • 08 Gennaio. Fase 15,58 giorni – Massima Librazione Regione Polare Sud
  • 09 Gennaio. Fase 16,61 giorni – Massima Librazione Regione Polare Sud
  • 10 Gennaio. Fase 17,64 giorni – Massima Librazione cratere Bailly
  • 11 Gennaio. Fase 18,67 giorni – Massima Librazione cratere Phocylides
  • 12 Gennaio. Fase 19,70 giorni – Massima Librazione cratere Schickard
  • 13 Gennaio. Fase 20,73 giorni – Massima Librazione Mare Humorum

Librazioni Regione Ovest-Nordovest:

  • 14 Gennaio. Fase 21,76 giorni – Massima Librazione Mare Orientale
  • 15 Gennaio. Fase 22,79giorni – Massima Librazione cratere Grimaldi
  • 16 Gennaio. Fase 23,82 giorni – Massima Librazione cratere Cavalerius
  • 17 Gennaio. Fase 24,65 giorni – Massima Librazione cratere Kraft
  • 18 Gennaio. Fase 25,70 giorni – Massima Librazione cratere Russel
  • 19 Gennaio. Fase 26,76 giorni – Massima Librazione Sinus Iridum

Librazioni Regione Est-Sudest:

  • 28 Gennaio. Fase 06,84 giorni – Massima Librazione mare Smythii
  • 29 Gennaio. Fase 07,87 giorni – Massima Librazione mare Smythii
  • 30 Gennaio. Fase 08,91 giorni – Massima Librazione cratere Humboldt
  • 31 Gennaio. Fase 09,94 giorni – Massima Librazione cratere Furnerius

 

Note:

Immagini “Librazioni “: Su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.

–  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp

Tutte le info sulle congiunzioni saranno pubblicate a breve!

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SCADE IL 31 DICEMBRE 2022

 

Coelum Cresce + 12 pagine a partire dal numero 260!

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COELVM CRESCE!

Ben 12 pagine in più di Suggerimenti, Approfondimenti e Curiosità

tutto nel fantastico mondo dell’Astronomia!

A partire dal primo numero del 2023, il n°260 di febbraio/marzo, Coelum Astronomia aumenta il numero di pagine per contenere tutti gli articoli scritti dai nostri tanti collaboratori! Inoltre.. Ampliare la Galleria Photo Coelum, arricchire il Cielo del Bimestre e dare spazio alle testimonianze dei tanti appassionati sul territorio.

Per tutto il 2022, nonostante i corposi rincari subiti su tutti i servizi (carta, stampa, spedizione, hosting, energia, connessioni, etc..) il prezzo di Coelum Astronomia è rimasto invariato per rispettare l’impegno preso nei confronti dei lettori.

Uno sforzo importante, soprattutto in una fase delicata come quella del rilancio, che tuttavia non può essere sostenuto a lungo, e a distanza di un anno sul prezzo di copertina verrà applicata una piccola maggiorazione ancora al vaglio.

Ma Coelum, in linea con spirito di correttezza che da sempre anima la redazione, non mancherà l’onere di ricambiare la fiducia di quanti continuano e continueranno a credere in questo caro progetto editoriale e quindi… aumenterà il prezzo si, ma aumenteranno anche le pagine!

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Fino al 31 dicembre 2022 sarà possibile sottoscrivere o rinnovare l’abbonamento seguendo la consueta procedura senza variazione di prezzo, né sulla copertina, né sulla spedizione!

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News da Marte #7

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livello di difficoltà 🔴🔴⭕⭕⭕ abbastanza semplice

Bentornati su Marte!

Nell’appuntamento di oggi continuiamo a concentrarci su Perseverance e Ingenuity. C’è davvero tanto da raccontare sulle novità delle ultime due settimane che hanno coinvolto questi due robot, ve le mostrerò con abbondanza di foto e video.
Si parte!

Un rover per due lune…

Tra le attività di routine per Perseverance, eseguita quasi quotidianamente, c’è l’osservazione del Sole. Le due MastCam-Z del rover, le camere zoom ad alta risoluzione montate sulla “testa”, sono infatti dotate tra gli altri di due filtri solari.

Lo scopo principale di queste osservazioni è l’analisi dell’oscuramento atmosferico dovuto alle polveri marziane, ma talvolta c’è qualcosa di molto più interessante da guardare: uno dei satelliti di Marte che transita davanti al disco solare!

Non è la prima volta che Perseverance osserva un transito di un satellite dalla sua posizione nel cratere Jezero, infatti già ad aprile di quest’anno il rover aveva eseguito una ripresa di Phobos che eclissava parzialmente il Sole (https://www.coelum.com/news/eclissi-di-sole-marziana-il-video-di-perseverance).

Ma la particolarità che vi segnalo oggi riguarda il fatto che nell’arco di appena 9 Sol il rover ha assistito sia al transito di Phobos che di Deimos!

La prima delle due osservazioni è avvenuta nel Sol 628, 26 novembre sulla Terra, alle 17:37 in ora marziana locale con il Sole già basso 14° sull’orizzonte.

https://youtube.com/shorts/nTS4EEOyHpc

L’evento è durato appena 34 secondi, con la maggiore delle lune marziane che ha mostrato una dimensione apparente di circa 10 minuti d’arco all’occhio di falco della MastCam-Z di sinistra. Dal punto di vista astronomico si evidenzia un movimento calante del Sole, coerente col fatto che ci avvicinassimo al tramonto.

Ho avuto giusto il tempo di elaborare questo video che, con mia grande sorpresa, qualche giorno dopo la NASA ha reso disponibili dei nuovi fotogrammi relativi al Sol 637. Mentre in Italia erano le 3 di notte del 5 dicembre, per Perseverance erano le 9:09 del mattino. Con il Sole alto 29° in cielo, la Left MastCam-Z ha scattato un’altra sequenza di fotogrammi che ha immortalato il transito del satellite Deimos.

https://youtu.be/N0u27wXsuFg

La piccola luna, più lontana di Phobos e di dimensioni pari circa alla metà rispetto a quest’ultima, appare grande appena 2 minuti d’arco. L’intero transito dura 60 secondi, e non risulta difficile distinguere persino alcune macchie solari sul disco della nostra stella!
Nel complesso, il video del transito di Deimos risulta più luminoso e dettagliato rispetto a quello di Phobos, che mi ha richiesto di lavorare parecchio di più sulle curve di luminosità. Questo fatto è legato a un’atmosfera evidentemente molto più inquinata dalle polveri. Ipotizzo che questo sia dovuto a una combinazione di due fattori: da una parte il calore del giorno induce una maggiore circolazione atmosferica e venti più intensi che sollevano maggiore sabbia; dall’altra la ripresa di Phobos è avvenuta con il Sole parecchio più basso e quindi un intrinseco maggior disturbo atmosferico.

 

Possiamo escludere la presenza di locali tempeste di sabbia perché nelle osservazioni solari a ridosso del Sol 628, eseguite come di consueto circa alle ore 13, non si rilevano oscuramenti significativi. Gli effetti di blocco della luce solare da parte delle polveri marziane producono una foschia diffusa che riduce notevolmente la luminosità e ammorbidisce le ombre, come evidente in questi scatti prodotti qualche tempo fa dall’elicottero Ingenuity.

Un ultimo dettaglio interessante ce lo fornisce il software di simulazione astronomica Stellarium. Impostando come località la posizione di Perseverance su Marte, e settando opportunamente data e ora, possiamo assistere anche noi in diretta al transito delle due lune del pianeta rosso!

Dalle opzioni di visualizzazione del cielo possiamo anche attivare il rendering attraverso i modelli 3D dei corpi celesti, godendo così di una simulazione estremamente aderente ai video che vi ho mostrato.

…e un rover per due campioni di sabbia

Perseverance non è solo rimasto a guardare il Sole durante queste settimane. Come anticipato dal racconto nella precedente news, è giunto infatti il tanto atteso momento della raccolta dei primi campioni di regolite marziana!

Per farlo ha sfoderato un’inedita punta per il suo trapano, appositamente studiata per affondare in un terreno sabbioso e raccogliere materiale attraverso due piccole aperture laterali.

Ecco l’intero arsenale di punte a disposizione di Perseverance, qui raccolte e fotografate prima dell’integrazione nel rover. Le punte centrali, indubbiamente le più familiari a voi lettori di questa rubrica, sono quelle impiegate per i carotaggi nella roccia. Le ultime due sono delle frese utilizzate per compiere abrasioni profonde solo pochi millimetri con cui esporre materiale fresco da analizzare. Crediti: NASA/JPL-Caltech

La raccolta ha avuto luogo nel sito denominato Observation Mountain, nel quale il rover è giunto nel Sol 632 all’indomani della sigillatura della sua sedicesima fiala con il campione roccioso Kukaklek. Curiosamente questo è sinora l’unico campione raccolto senza un doppione, con una piccola variazione dalla strategia sinora perseguita di conservare sempre un campione di riserva.

Due Sol dopo l’arrivo a Observation Mountain Perseverance ha eseguito una manovra simile a quella vista nel Sol 593 (vedi news precedente), scavando per qualche centimetro nella sabbia per mezzo della sua ruota anteriore destra. Nello stesso Sol 634 è avvenuta la raccolta del primo campione di regolite, chiamato Atmo Mountain, di cui potete ammirare di seguito qualche sequenza.

In quest’ultimo video fate attenzione agli ultimi due fotogrammi della sequenza: Perseverance sembra eseguire una qualche operazione al termine del prelievo e un residuo di regolite più scura si deposita al suolo, venendo sospinto dal vento e lasciando una breve traccia. C’è anche un minuscolo “crollo” di materiale sul bordo dell’impronta della ruota, causato probabilmente dalle vibrazioni indotte dallo scavo.

Altre immagini interessanti ce le fornisce la CacheCam, la camera che fotografa i campioni all’interno delle fiale durante tutte le fasi di preparazione alla sigillatura.

Queste due foto sono state eseguite in momenti della manipolazione della fiala distanti tra loro 23 minuti, e mostrano il fenomeno di convezione granulare o effetto noce del Brasile. Questo si manifesta quando del materiale costituito da frammenti di dimensioni variabili viene agitato all’interno di un contenitore, con il risultato che i grani di dimensione maggiore emergono in superficie. È ciò che accade alle noci del Brasile, di dimensioni solitamente generose, in un mix di frutta secca!

Non abbiamo dovuto tardare molto per assistere alla raccolta di Crosswind Lake, il secondo campione di regolite messo al sicuro solo 5 Sol più tardi. La visuale bassa è fornita da un mosaico di immagini delle HazCam, mentre il punto di vista dall’alto è restituito da una delle NavCam montate sulla testa del rover.

Lo studio sulla Terra di questi campioni si rivelerà di estrema importanza per la preparazione di future missioni umane su Marte. Conoscere il comportamento fisico e meccanico della regolite, insieme ai potenziali rischi di tossicità per i futuri astronauti, permetterà di sviluppare migliori strumenti di lavoro, habitat più sicuri e tute affidabili.

 

Ingenuity continua i voli di riposizionamento

Sono definiti in questo modo dalla NASA gli ultimi voli compiuti dal piccolo elicottero con lo scopo di riavvicinarlo al rover Perseverance.
Dal nostro precedente aggiornamento Ingenuity ha eseguito altri due decolli per i voli numero 35 e 36, compiuti il 3 e il 10 dicembre.

Il primo di questi è consistito in uno spostamento breve di appena 15 metri e di durata di 52 secondi, con velocità programmata di spostamento orizzontale di 3 metri al secondo. In assenza di immagini per ricostruire il volo nella sua interezza possiamo solo presumere che, visti questi numeri, buona parte di esso sia consistito nello stazionamento a quota costante, il cosiddetto hovering.
Ma non è stato un volo banale, infatti si è segnato il record di altezza per Ingenuity che ha toccato per la prima volta i 14 metri di quota. Il dispositivo che misura la distanza dal suolo è un altimetro laser che, come buona parte dell’elettronica a bordo di Ingenuity, è un dispositivo disponibile in commercio. Si tratta del LIDAR-Lite v3 prodotto da Garmin, il cui range di operatività arriva sino a 40 metri. Ma sembra improbabile che vedremo mai il piccolo elicottero spingersi sino a tali quote!

Per il volo 35 abbiamo a disposizione solo 5 frame, che mi hanno permesso di elaborare questo brevissimo video con alcuni momenti dell’atterraggio.

Parecchio più interessante dal punto di vista visivo è stato il volo 36. Ha visto Ingenuity spostarsi per 110 metri da un’altezza massima di 10 in circa 60 secondi, toccando una velocità massima di 5.5 metri/secondo.

Per questo volo la NASA ha già rilasciato tutti i 182 fotogrammi della camera di navigazione in bianco e nero, che vi mostro nel seguente video.

Non era stato chiarito dal JPL nel momento in cui ha presentato anticipatamente le caratteristiche del volo, ma Ingenuity è atterrato esattamente nello stesso punto del decollo. Con l’ausilio della mappa sottostante, ancora non aggiornata dalla NASA, possiamo aiutarci a stimare la direzione di quest’ultimo spostamento dell’elicottero.

Usando come riferimento grossolano le collinette che Ingenuity ha filmato durante il volo, possiamo dedurre che l’elicottero abbia idealmente proseguito in direzione nord-ovest per 55 metri seguendo la linea tracciata con il volo 35.Visto il recente aggiornamento al software di volo, parrebbe proprio che questo spostamento avesse come obiettivo il test delle nuove funzionalità di misurazione della distanza percorsa per mezzo delle compensazioni altimetriche. Aspettiamo quindi conferma da parte del team di controllo di Ingenuity per conoscere l’esito di quest’ultimo volo, che ha portato a 7517 i metri percorsi in totale nella tenue atmosfera marziana.

Anche per questo aggiornamento dal pianeta rosso è tutto, alla prossima!

Nel prossimo numero di Coelum 260 troverete il riassunto di tutto ciò che accade su Marte e cura di Antonio Piras!

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Riprodotta la Fusione Nucleare a guadagno energetico

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Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e l’ Amministrazione nazionale per la sicurezza nucleare (NNSA) del DOE hanno annunciato l’innesco di una fusione nucleare presso il Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), un’importante svolta scientifica in corso da decenni che aprirà nuove strade ai progressi nel settore dell’energia e del suo impiego. Il 5 dicembre, il team presso la National Ignition Facility di LLNL (NIF) ha condotto il primo esperimento di fusione controllata in grado di raggiugnere uno storico traguardo, noto anche come “pareggio energetico”, il che significa che l’esperimento ha prodotto più energia dalla fusione rispetto all’energia laser utilizzata per guidarla. Questa impresa la prima nel suo genere fornirà preziose informazioni sulle prospettive di estrazione di energia pulita da fusione, un tassello fondamentale per le economie a zero emissioni di carbonio.

Le parole del Segretario Nazionale all’Energia degli Stati Uniti Jennifer M. Granholm sono chiare “Questo risultato è una pietra miliare che stimolerà ancora più scoperte”. “L’amministrazione Biden-Harris è impegnata a sostenere gli scienziati e la ricerca il cui lavoro aiuterà a risolvere i problemi più complessi e urgenti dell’umanità, come fornire energia pulita per combattere il cambiamento climatico e mantenere un deterrente nucleare senza nucleare test”.

La camera bersaglio del National Ignition Facility di LLNL, dove 192 raggi laser hanno fornito più di 2 milioni di joule di energia ultravioletta a un minuscolo pellet di combustibile per creare l’accensione a fusione il 5 dicembre 2022.

 

 

La fusione è il processo mediante il quale due nuclei leggeri si combinano per formare un singolo nucleo più pesante, rilasciando una grande quantità di energia. Il meccanismo che la natura persevera da anni spontaneamente nelle Stelle.  Negli anni ’60, un gruppo di scienziati pionieristici del LLNL ipotizzò che i laser potessero essere usati per indurre la fusione in un ambiente di laboratorio. Guidata dal fisico John Nuckolls, che in seguito è stato direttore di LLNL dal 1988 al 1994, questa idea rivoluzionaria è diventata la fusione a confinamento inerziale, dando il via a oltre 60 anni di ricerca e sviluppo in laser, ottica, diagnostica, fabbricazione di bersagli, modellazione e simulazione al computer e design sperimentale.

Per perseguire questo concetto, LLNL ha costruito una serie di sistemi laser sempre più potenti, portando alla creazione di NIF, il sistema laser più grande ed energico del mondo. Il NIF – situato presso LLNL a Livermore, in California – ha le dimensioni di uno stadio sportivo e utilizza potenti raggi laser per creare temperature e pressioni simili a quelle che si ritrovano nei nuclei di stelle e pianeti giganti e all’interno di armi nucleari al momento dell’esplosione.

L’hohlraum che ospita il tipo di bersaglio criogenico utilizzato per ottenere l’accensione il 5 dicembre 2022 presso la National Ignition Facility di LLNL.

L’esperimento di LLNL ha superato la soglia di fusione fornendo 2,05 megajoule, sono l’equivalente di 0,57 kWh, di energia al bersaglio composto da deuterio e trizio e complito con ben 192 raggi alser, ottenendo 3,15 MJ, circa 0,875kWh di energia di fusione. Un guadagno notevole, quasi il 50% in più diremmo in parole semplici che già così giustificherebbe sin da subito grandi investimenti per un impigo commerciale puntando alla semplificazione delle strutture per la produzione.

Naturalmente saranno ancora necessari molti progressi sia scientifici che tecnologici per ottenere un IFE semplice ed economico tale da alimentare case e aziende, e il DOE sta attualmente riavviando un programma IFE coordinato e ad ampio raggio negli Stati Uniti.

Gli Istituti di ricerca coinvolti nella scoperta:

Los Alamos National Laboratory, Sandia National Laboratories and Nevada National Security Site, General Atomics, University of Rochester’s Laboratory for Laser Energetics, Massachusetts Institute of Technology, University of California, Berkeley, and Princeton University; United Kingdom’s Atomic Weapons Establishment and the French Alternative Energies and Atomic Energy Commission; and stakeholders at DOE and NNSA and in Congress.

Nel prossimo numero di Coelum 260 l’articolo completo a cura dei ricercatori!

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L’Isola del Sole – una nebulosa speciale

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Vi racconto una storia.

C’era una volta una regina, una guerriera che guidava con saggezza un popolo di sole donne dalla pelle color ebano. Il suo nome era Califia. Narra la leggenda che lei e le sue donne abitassero un’isola dell’oceano Indiano, la mitica e ricchissima Isola di California, o Califerne, come venne soprannominata nella Chanson de Roland. Le sue gesta furono narrate nella novella “Le avventure di Esplandián”, scritta nel 1510 dallo spagnolo Garci Rodríguez de Montalvo.

Oggigiorno, lo stato americano della California ha ereditato il nome da questa mitica isola grazie ai primi esploratori che, nel 1536, al seguito di Hernán Cortés, così la battezzarono, nella convinzione di essere approdati su di essa. Anche nello spazio c’è un’isola dai mille colori, la cui forma ricorda proprio quella dello stato americano ed i colori di questa immagine evocano proprio i colori del sole e dell’oro. Non a caso la California è soprannominata “The Golden State” (lo Stato dell’oro), in omaggio alla corsa all’oro californiana, iniziata nel 1848 ed anche “Lo Stato del Sole”, a causa del suo clima molto soleggiato e arido. Questa nube molecolare dista soli 1000 anni luce dal braccio di Orione, dove risiede il nostro Sole. E’ una nebulosa ad emissione che si estende per circa 100 anni luce. In essa risplendono di luce rossa gli atomi di idrogeno ionizzati, che si ricombinano con gli elettroni perduti, che erano stati strappati dalla energetica luce di una stella, XiPersei, che risplende a destra della nebulosa. Questa nebulosa non è difficile da osservare. Infatti può essere vista anche con un telescopio a grande campo fluttuare in un cielo scuro nella costellazione di Perseo, non lontano dalle Pleiadi. Ma lontana e per sua stessa natura impalpabile, come lo sono le leggende, resta irraggiungibile, proprio come la leggendaria isola della regina Califia.

NGC 1499, la nebulosa California. Crediti: Yannick Akar

 

PRIMA LUCE PER WEAVE, IL NUOVO SPETTROGRAFO DEL TELESCOPIO HERSCHEL

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È stato il gruppo di galassie chiamato “Quintetto di Stephan”, osservato dal James Webb Space Telescope della NASA, il primo obiettivo dello strumento WHT Enhanced Area Velocity Explorer (WEAVE), un nuovo e potente spettrografo a multifibre montato al Telescopio William Herschel (WHT) dell’Osservatorio del Roque de los Muchachos a La Palma, nelle Isole Canarie. WEAVE è ora in fase di verifica e presto produrrà i suoi primi dati scientifici. Le osservazioni di quella che in gergo viene chiamata “prima luce” sono state effettuate utilizzando uno dei tre modi di osservazione a disposizione per questo strumento: l’unità a campo integrale LIFU (large integral-field unit fibre bundle). Al progetto collabora anche l’Italia: il gruppo WEAVE Italia coinvolge più di 80 ricercatori e ricercatrici dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), che hanno anche collaborato alla costruzione dello strumento.

Il telescopio William Herschel e lo strumento WEAVE. Il posizionatore di WEAVE è alloggiato nella scatola nera di 1,8 metri sopra l’anello superiore del telescopio. Le fibre ottiche corrono lungo la struttura del telescopio fino all’involucro a sinistra, che ospita lo spettrografo WEAVE. Crediti: Sebastian Kramer.

Gestito dall’Isaac Newton Group of Telescopes (ING) e dalla Collaborazione WEAVE, composta da oltre 500 ricercatori in tutto il mondo, lo spettrografo sarà in grado di osservare gli spettri di diversi milioni di oggetti celesti, stelle e galassie. “WEAVE è il primo degli spettrografi multifibre ad alta risoluzione a grande campo, e l’unico collocato nell’emisfero Nord. Come tale fornisce una visione privilegiata del disco Galattico, principalmente nelle regioni  esterne”, racconta Antonella Vallenari, ricercatrice presso l’INAF di Padova e rappresentante nel comitato esecutivo del team WEAVE Italia. E aggiunge: “WEAVE è fondamentale per capire come si sono formate la nostra Galassia e le galassie esterne e per rispondere a domande rilevanti sulla materia oscura e l’energia oscura”.

Daniela Bettoni, associata dell’INAF di Padova e membro del team italiano WEAVE, spiega i risultati: “Le osservazioni con LIFU si sono concentrate sulla coppia di galassie in collisione, NGC 7318a e NGC 7318b, a una distanza di 280 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione di Pegaso. In questa modalità di osservazione, ben 547 fibre hanno registrato il colore della loro luce dall’ultravioletto al vicino infrarosso. Le fibre sono raggruppate in una area esagonale che copre una porzione di cielo delle dimensioni tipiche delle galassie più vicine a noi. Con questi spettri si possono studiare sia il moto delle stelle che quello del gas, la composizione chimica delle stelle come pure le temperature e densità delle nubi di gas di queste due galassie. Queste osservazioni offrono preziosi indizi su come queste interazioni estreme (vere e proprie collisioni) modificano e trasformano le galassie coinvolte”.

 

Analizzando i dati raccolti con WEAVE, gli esperti hanno notato la presenza di gas ionizzato a est e a sud di entrambe le galassie, ben oltre il disco di ognuna di esse. Nubi di idrogeno, il carburante per la formazione di nuove stelle, sono spinte fuori dalla loro orbita dall’arrivo ad alta velocità – stimata in 800 chilometri al secondo – della galassia NGC 7318b, che si sta muovendo verso la Terra attraversando il centro del “Quintetto di Stephan”. Confrontando le intensità delle linee dell’idrogeno e dell’azoto gli astronomi possono capire quale meccanismo ha ionizzato il gas: l’onda di shock legata alla collisione di nubi di gas oppure la formazione di nuove stelle. La qualità dei dati è eccezionale: WEAVE è riuscito a misurare differenze di velocità dell’ordine di 12,8 chilometri al secondo.

L’immagine del James Webb Space Telescope (JWST) con i dati dell’unità a campo integrale LIFU di WEAVE che punta al Quintetto di Stephan per l’osservazione della cosiddetta “prima luce”. Ogni cerchio nell’immagine indica una fibra ottica di 2,6 secondi d’arco di diametro. L’osservazione fornisce informazioni fisiche da ciascuna regione di ciascuna galassia e dal loro ambiente circostante, coprendo una zona di cielo pari a 120 mila anni luce dall’alto verso il basso. Crediti: NASA, ESA, CSA, STScI (immagine di sfondo); Aladin (sovrapposizione di fibre).

 

I dati in blu, verde e rosso, secondo le velocità derivate dagli spettri WEAVE, sono sovrapposti a un’immagine composita del “Quintetto di Stephan”, che presenta la luce stellare della galassie (CFHT telescope) e l’emissione di raggi X di gas caldo (banda verticale blu, Chandra X-ray observatory). Le velocità indicano che la galassia NGC 7318b (in blu, nella regione centro-sinistra) è entrata nel gruppo a 800 km/s attraverso il centro del gruppo di galassie. Questa collisione ad alta velocità crea scompiglio in NGC 7318b: nubi di idrogeno gassoso, il combustibile della formazione stellare, vengono strappate via dalla galassia. Si tratta di un fenomeno che probabilmente rallenterà notevolmente la formazione di nuove stelle nella galassia. Crediti: Raggi X (blu) – NASA/CXC/CfA/E. O’Sullivan, Dati ottici (marrone) – Canada-France-Hawaii-Telescope/Coelum, WEAVE’s LIFU: Marc Balcells.

Vallenari sottolinea come sia “importante anche il contributo del Telescopio nazionale Galileo (TNG) dell’INAF, dove risiederà l’archivio pubblico che distribuisce I dati a tutta la comunità scientifica Internazionale”.

Il progetto prevede il completamento di otto progetti di ricerca (o survey in inglese), tre che studiano la nostra Galassia e cinque le galassie esterne, che vanno dallo studio dell’evoluzione stellare, alla comprensione della Via Lattea, fino allo studio della evoluzione delle galassie esterne e della cosmologia. Due survey sono a guida italiana e coinvolgono la struttura del disco della Via Lattea tramite i suoi ammassi stellari (coordinata da Antonella Vallenari) e uno studio dettagliato delle proprietà delle galassie a redshift intermedio (coordinata da Angela Iovino, sempre dell’INAF).

WEAVE è uno strumento molto versatile: oltre alla modalità di osservazione a campo integrale (LIFU), può utilizzare altre due modalità, ovvero il MOS, in grado di osservare contemporaneamente circa 960 stelle o galassie con un delicato sistema di fibre, e il miniIFU che permette di osservare a campo integrale fino a 20 oggetti contemporaneamente. Entrambi sono già montati al telescopio e a breve produrranno i primi dati scientifici.

Lo spettrografo WEAVE in laboratorio. Crediti: NOVA.

Vallenari conclude dicendo che grazie “alle sue caratteristiche (grande campo, numero di fibre, risoluzione spettrale, posizione nell’emisfero Nord), lo spettrografo WEAVE non avrà rivali per i prossimi 10 anni. Si tratta di una macchina formidabile in grado di osservare 30 milioni di spettri per 10 milioni di oggetti in 5 anni di survey. Ci aspettiamo che i progetti di ricerca comincino nei primi mesi del prossimo anno. Ci attendiamo grandi scoperte scientifiche da questi nuovi dati”.

Scott Trager, Project scientist di WEAVE, conclude: “Queste osservazioni mostrano la potenza di WEAVE nell’esaminare i fenomeni complessi coinvolti nell’evoluzione delle galassie durante la storia dell’Universo. Sicuramente WEAVE offrirà al team scientifico e all’ampia comunità scientifica di ING l’opportunità di fare nuove grandi scoperte”.

Per saperne di più il video  https://www.ing.iac.es/PR/press/StephansQuintetWEAVE.mp4 Il video mostra la coppia di galassie osservate da WEAVE in luce visibile. L’animazione rivela il moto caotico dell’idrogeno ionizzato a due delle galassie nel Quintetto di Stephan. Crediti: S. Trager. Immagine di sfondo: NASA, ESA, CSA, STSc

Per maggiori informazioni:

Il progetto è una collaborazione tra diversi partner: Science and Technology Facilities Council (STFC, UK), Netherlands Research School for Astronomy (NOVA, NL), la Dutch Science Foundation (NWO, NL), the Isaac Newton Group of Telescope (ING, UK/NL/ES), Astrophysical Institute of the Canaries (IAC, ES), the Ministry of Economy and Competitiveness (MINECO, ES), Ministry of Science and Innovation (MCI), the European Regional Development Fund (ERDF), National Institute for Astrophysics (INAF,IT), French National Centre for Scientific Research (CNRS, FR), Paris Observatory – University of Paris Science and Letters (FR), Besançon Observatory (FR), Region île de France (F), Region Franche-Comté (FR), Instituto Nacional de Astrofísica, Óptica y Electrónica (INAOE, MX), National Council for Science and Technology (CONACYT, MX), Lund Observatory (SE), Uppsala University (SE), the Leibniz Institute AIP (DE), Max-Planck Institute for Astronomy (MPIA, DE), University of Pennsylvania (US), and Konkoly Observatory (HU).

3° Night Sky Party by G.Fas.

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3° Night Sky Party by G.Fas.
Perdasdefogu (NU) presso AVIOSUPERFICIE ALIQUIRRA
Sabato 17 dicembre 2022
La terza tappa delle serate  all’insegna della divulgazione astronomica organizzata dal gruppo di fotografia astronomica della Sardegna è stavolta ospite dell’associazione Aliquirra presso l’omonima aviosurperficie nel territorio del comune di Perdasdefogu (NU), sotto uno dei cieli più bui ed incontaminati dell’isola. Sarà una serata non solo di osservazione libera al telescopio, ma anche di divulgazione astronomica con dimostrazioni pratiche mediante l’uso degli strumenti messi a disposizione gratuitamente dal G.FAS.
In caso di pioggia o meteo avverso la serata proseguirà al chiuso con la visione di materiale fotografico e video esplicativi.
orario d’inizio 20:30
fine alle 00:30
Gli organizzatori tutti vi aspettano numerosi!!
contatti per partecipare come spettatori:
Ass. Aliquirra – Marco Corongiu 338 622 35 68
contatti G.FAS per partecipare come Astrofili e prenotare una postazione:
Alessandro Bianconi 334 620 80 65
Emanuele Atzeni 340 680 38 25
Simone Lochi 366 606 6864
Gianni melis 340 228 92 05
(per partecipare come Astrofili con strumentazione e prenotare una piazzola è necessario compilare il modulo di iscrizione. contattare Emanuele Atzeni per i dettagli. Concentramento alle ore 16:00 per chi deve prendere la postazione e preparare il setup).
il video promozionale:

Artemis I Splashdown – Domenica 11 Dicembre

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La fine è in vista per la storica missione Artemis I della NASA.

Il rientro della capsula Orion senza equipaggio di Artemis I è previsto per domenica pomeriggio (11 dicembre), un ammaraggio nell’Oceano Pacifico al largo della California del sud dopo 26 giorni di viaggio nello spazio vicino, fra la Terra e la Luna. 

La capsula Orion si è comportata molto bene fino ad oggi e i membri del team di Artemis I sono fiduciosi che il successo si protrarrà fino a domenica. Ma mai dare nulla per scontato.

“Non abbasseremo la guardia”, ha detto il responsabile della missione di Artemis, Mike Sarafin, durante una conferenza stampa giovedì pomeriggio (8 dicembre). “Abbiamo alcuni passaggi difficili da affrontare”.

In effetti, il ritorno a casa di Orion è una delle fasi più impegnative della missione Artemis I. La capsula entrerà nell’atmosfera terrestre domenica a circa 40.000 km/h, per fare un confronto sono circa 32 volte la velocità del suono!

In questa fase le temperature toccheranno punte di circa 5.000 gradi Fahrenheit (2.800 gradi Celsius), siamo praticamente a circa la metà della temepratura sulla superficie del Sole. Sarà lo scudo termico della capsula a dover sopportare tale carico termico, proteggendo il resto della navicella. Un test impressionante per lo scudo termico completamente nuovo e che non ha mai affrontato condizioni così estreme. Lo scudo, con una larghezza di 5 metri, è il più grande del suo genere.

Completion of Avcoat block bonding on Artemis II Heatshield

“Non esiste un arcjet o una struttura aerotermica qui sulla Terra in grado di replicare il rientro ipersonico con uno scudo termico di queste dimensioni”, ha detto Sarafin.

Se tutto va secondo i piani, Orion affonderà domenica intorno alle 12:40 EST (17:40 GMT,18:40 Roma) nell’Oceano Pacifico, al largo della costa occidentale della Bassa California. Il sito si trova a circa 480 km a sud della zona di atterraggio bersaglio originale, che era vicino a San Diego. La modifica è stata apportata per sfuggire alle previsioni meteorologiche avverse più a nord, hanno spiegato giovedì i membri del team della missione.

Una nave della Marina degli Stati Uniti, la USS Portland, attenderà nell’area per recuperare Orion e riportare la capsula a San Diego. Da lì, Orion si dirigerà verso il Kennedy Space Center della NASA in Florida, dove sarà sottoposto a un completo controllo post-volo. 

Qui il video delle prove di recupero tenute a settembre dalla Marina Militare

Sulla via del ritorno sulla Terra, Orion attraverserà anche un periodo di intense radiazioni causato dalle fasce di Van Allen per questo è stato progettato fin dall’inizio per garantire l’affidabilità dei sistemi essenziali del veicolo spaziale durante i potenziali eventi di radiazione e può diventare un rifugio antitempesta improvvisato quando i membri dell’equipaggio utilizzano materiali schermanti per formare una barriera contro le particelle energetiche solari.

Per la missione Artemis I senza equipaggio, Orion sta trasportando diversi strumenti ed esperimenti per comprendere meglio l’ambiente in cui i futuri equipaggi saranno immersi e per fornire informazioni preziose agli ingegneri per sviluppare ulteriori misure protettive. Esistono sensori attivi collegati all’alimentazione che possono inviare letture alla Terra durante il volo, nonché rilevatori passivi che non richiedono alcuna fonte di alimentazione per raccogliere informazioni sulla dose di radiazioni che verranno analizzate dopo il volo.

Il comandante Moonikin Campos (un manichino) è dotato di due sensori di radiazione, oltre a un sensore sotto il poggiatesta e un altro dietro il sedile per registrare l’accelerazione e le vibrazioni durante la missione. Il sedile è posizionato sdraiato con i piedi rialzati, per favorire il flusso sanguigno alla testa per i membri dell’equipaggio nelle future missioni durante la salita e l’ingresso. La posizione riduce anche la possibilità di lesioni consentendo alla testa e ai piedi di non muoversi o subire scossoni durante il decollo e l’atterraggio e distribuendo le forze su tutto il busto durante i periodi di accelerazione e decelerazione elevata, come lo splashdown.

Il manichino con indosso la tuta speciale progettata per Artemis

Le ipotesi prevedono che l’equipaggio sarà sottoposto a due volte e mezzo la forza di gravità durante la risalita e quattro volte la forza di gravità in due punti diversi durante il profilo di rientro pianificato. Gli ingegneri confronteranno i dati di volo di Artemis I con i precedenti test di vibrazione a terra con lo stesso manichino e soggetti umani, per correlare le prestazioni prima di Artemis II.

Oltre ai sensori sul manichino e sul sedile, Campos indossa una tuta pressurizzata Orion Crew Survival System di prima generazione, una tuta spaziale che gli astronauti indosseranno durante il lancio, l’ingresso e altre fasi dinamiche delle loro missioni. Anche se è progettata principalmente per il lancio e il rientro, la tuta Orion può mantenere in vita gli astronauti se Orion dovesse perdere pressione nella cabina durante il viaggio verso la Luna, durante la regolazione delle orbite nel Gateway o sulla via del ritorno a casa. Gli astronauti potrebbero sopravvivere all’interno della tuta fino a ben sei giorni! Lo strato di copertura esterno è arancione per rendere i membri dell’equipaggio facilmente visibili nell’oceano qualora dovessero aver bisogno di uscire da Orion senza l’assistenza del personale di recupero, e la tuta è dotata di diverse caratteristiche per vestibilità e funzionalità.

Orion è decollato su un razzo Space Launch System (SLS) il 16 novembre, dando il via alla missione Artemis 1 è poi scivolato nell’orbita lunare il 25 novembre ed è partito il 1° dicembre. Quattro giorni dopo, la capsula ha eseguito un’accensione del motore di 3,5 minuti durante un sorvolo ravvicinato della Luna per metterla in rotta verso la Terra.

Se l’11 dicembre tutto dovesse conludersi con il successo sperato la NASA potrà finalmente dedicarsi al secondo stadio della misione: Artemis II, con l’obiettivo di inviare astronauti in orbita intorno alla Luna sempre a bordo della capsula Orion. Periodo di riferiemnto 2024. Artemis III dovrebbe far sperare all’allunaggio nei pressi del polo sud lunare fra il 2025 e il 2026.

A seguire molte sono le missioni al vaglio tra cui stabilire un campo base Artemis proprio vicino al polo sud entro la fine degli anni ’20. E da li, negli anni ’30 puntare a Marte. Ma in tanto.. finger cross per domani!

Sul sito di Coelum sarà trasmessa la diretta dal canale Youtube della NASA.

Tra stelle e comete, gli eventi astronomici natalizi all’Osservatorio di Capodimonte

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INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte organizza due serate aperte al pubblico per fare festa insieme con concerti, conferenze e osservazioni ai telescopi del cielo natalizio
 
16 dicembre ore 20:30

Indice dei contenuti

Margherita Hackcento anni di una stella
con una introduzione scientifica di Marcella Marconi, direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, una serata dedicata al ricordo della figura della grande scienziata, nel centenario della nascita.
Un concerto a cura dell’Associazione Antonio Cotogni con Arie, canzoni e poesie per una donna e una scienziata straordinaria.Cantano: Giuditta Puccinelli (soprano), Patrizia Pavoncello (mezzosoprano), Salvatore Maligno (tenore), Luigi Francalanza (pianoforte); progetto e direzione artistica Rosa RodriguezPer concludere la serata le osservazioni ai telescopi con l’Unione Astrofili Napoletani.Ingresso libero su prenotazione: https://100hack.eventbrite.it

20 dicembre ore 20:30

Arrivano le Cometequel senso di meraviglia delle visitatrici del cosmo
Presentazione del Cometario: il catalogo delle grandi comete di Sarah Zambello e Susy Zanella, edito da Nomos edizioni in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, un volume illustrato per bambini che coniuga scienza e immaginario scientifico e che trasmette quel senso di meraviglia per gli antichi e contemporanei visitatori dei nostri cieli.
Comete che vanno, comete che vengonoCome lo studio degli oggetti più affascinanti del nostro cielo può aiutarci a decifrare le nostre origini.conversazione scientifica della professoressa Alessandra Rotundi dell’Università di Napoli Parthenope, una delle massime esperte nello studio delle comete.Per concludere la serata le osservazioni ai telescopi con l’Unione Astrofili Napoletani.
Durante la serata sarà possibile acquistare una copia del Cometario per un regalo natalizio strabilliante.
Ingresso gratuito su prenotazione: https://cometa-natale.eventbrite.it

Occultazione Luna – Marte 8 dicembre

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Una spettacolare occultazione all’alba dell’8 Dicembre riguarderà la Luna e il pianeta Marte.

Innanzitutto il nostro satellite per l’occasione sarà in Plenilunio proprio domani mattina alle ore 05:08 alla distanza di 396719 km dal nostro pianeta e con diametro apparente di 30,12’ ma anche il Pianeta Rosso avrà qualcosa da esibire, infatti sempre domani mattina Marte alle ore 06:35 sarà in opposizione al Sole.

Pertanto non è proprio il caso di lasciarsi scappare una simile occasione!!

Scendendo nei dettagli le fasi iniziali dell’occultazione saranno perfettamente visibili su tutto il territorio nazionale. Infatti a Bolzano l’inizio sarà alle ore 06:04 con la Luna +18°, a Roma alle ore 06:11 con la Luna a +14° ed infine a Catania con le fasi iniziali alle ore 06:16 con la Luna a +10°.

Per quanto riguarda la fine dell’occultazione, le migliori condizioni di osservabilità si avranno nell’Italia settentrionale e centrale con, ad esempio, la zona di Roma con le fasi finali con la Luna a +4° mentre Catania vedrà il termine dell’occultazione col nostro satellite in prossimità dell’orizzonte ad un’altezza di +1°.

Buona osservazione a tutti e soprattutto attendiamo le vostre immagini su PhotoCoelum!

 

📌ATTENZIONE AGGIORNAMENTO PROMO FUORI TUTTO POSTER

SOLO 10 KIT DISPONIBILI! Affrettati per Natale QUI

 

Unistellar eVscope eQuinox e eVscope 2

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Avete mai sognato di poter osservare le bellezze del cielo da casa vostra, magari comodamente seduti sul vostro divano?

Oggi arrivano due strumenti targati Unistellar, nati proprio con l’obiettivo di facilitare l’osservazione del cielo soprattutto a per chi è soggetto ai danni causati dall’inquinamento luminoso che affligge le nostre città (vedi Coelum n°258 ottobre/novembre 2022). Per osservare il cielo, infatti, occorre spesso spostarsi con il proprio telescopio lontano dalle luci, meglio se in montagna, dove il cielo è molto più buio.

Un prodotto innovativo dal punto di vista dell’usabilità, che permetterà a chiunque non solo di vedere in tempo reale gli oggetti celesti più difficili da osservare, ma anche di fotografarli in modo semplicissimo, addirittura dalla città. Il tutto gestito e visualizzato dallo schermo del vostro smartphone o tablet.

Nebulose, galassie e altre meraviglie del cosmo non avranno più segreti grazie alla serie  UNISTELLAR EVSCOPE, il nuovo telescopio digitale distribuito in esclusiva per l’Italia da AURIGA srl, dotato di batteria al litio integrata che permette fino a 10 ore di autonomia continua. Potrete portarlo ovunque senza bisogno di pensare alla rete elettrica.

Non c’è bisogno di essere esperti del cielo: il telescopio è in grado di allinearsi automaticamente riconoscendo le stelle, all’utilizzatore resterà solo la fatica di scegliere uno dei più di cinquemila oggetti in memoria per inquadrarlo e osservarlo dal  dispositivo Android o iOS. E’ inoltre possibile collegare fino a 10 dispositivi, per un’osservazione ancora più coinvolgente.

PERCHE’ SCEGLIERE I TELESCOPI UNISTELLAR?

🛑 Sono telescopi che permetteno di vedere in dettaglio e a colori, anche sotto cieli inquinati, oggetti astronomici fino ad ora fuori dalla portata di qualsiasi strumento ottico.
🛑 Completa autonomia: non occorre conoscere il funzionamento di un telescopio né conoscere il cielo e le coordinate celesti per usarli.
🛑 Altamente didattici, ideali per le scuole, per gli osservatori e per gli eventi pubblici per osservare oggetti al di fuori del Sistema Solare a tutto il pubblico.
🛑 Wireless, non serve alimentazione esterna o un pc per l’utilizzo; scaricando una app gratuita si potranno condividere osservazioni e tempo reale connettendo fino a 10 dispositivi (smartphone, tablet e smart tv).
🛑Leggeri e veloci da montare pesano solo 9 kg ed sono pronti per l’utilizzo in pochi minuti.

I modelli presentati da Unistellar sono due

eVscope eQuinox 

il modello base ed anche più economico della linea, si racconta egregiamente nelle caratteristiche principali:
📌Montaggio ultrarapido, pronto all’uso in meno di 2 minuti dopo accensione
📌Batteria integrata ricaricabile per ore di osservazione senza fili
📌Puntamento automatico degli oggetti senza bisogno di nessun tipo di allineamento, grazie al riconoscimento automatico delle stelle inquadrate.
📌Visione degli oggetti celesti da tablet e smartphone, più dispositivi contemporaneamente
📌Osservazione degli oggetti anche da centri urbani grazie alla routine di pulizia dell’inquinamento Luminoso proprietaria.
📌Community Unistellar con possibilità di osservazione scientifica di asteroidi, comete o esopianeti
📌Una volta scaricata la app non serve la connessione ad internet per l’utilizzo

 

COME FUNZIONA

Il processo per la prima attivazione è semplice, basta seguire alcuni passaggi guidati.
Innazi tutto scaricare la APP Unistellar e connettersi con il telescopio grazie al ruouter di quest’ultimo. La prima sincronizzazione è autonatica,  sarà sufficiente inquadrare un punto a caso del cielo e il telescopio riconoscerà le stelle in quel campo così da individuare la posizione di puntamento. Ora si è già pronti per operare e scegliere l’oggetto da puntare, già suddivisi per categoria o costellazione. Il telescopio punterà una zona di cielo vicino all’oggetto, si ri-sincronizzerà e poi punterà in modo preciso l’oggetto. In pratica fa tutto da solo!
Finalmente ma senza attendere troppo sarà possibile osservare l’oggetto in digitale che a mano a mano che il tempo aumenterà, diventerà via via più dettagliato e luminoso.

CONSIGLI DI UTILIZZO

Particolarmente adatto per Scuole ed universià, divulgazione astronomica, astrofili, osservatori e planetari, hotel e resort ed eventi.

Esempi di Galassie in ambiente sub urbano (10k da Milano)

CARATTERISTICHE
• Diametro 114 mm
• Lunghezza Focale 450mm (f/4)
• Sensore Sony IMX224 a colori
• Ingrandimento equivalente: 50x (digitale fino a 200x)
• Peso totale: 9 Kg
• Memoria interna 64 Gb
• Magnitudine massima: fino a 16 in circa 1 minuto, da un cielo di media qualità, fino a 18 da un cielo buio di montagna con qualche minuto di posa

eVscope 2

Il secondo modello della linea, alle potenzialità del Equinox aggiunge la possibilità di osservare gli oggetti  DIRETTAMENTE DALL’OCULARE ELETTRONICO AD
ALTA DEFINIZIONE, come per ogni altro telescopio ma con molto maggior dettaglio e luminosità. Il sensore IMX347 da 4,1 Mp garantirà elevate prestazioni sugli oggetti deboli, con basso rumore elettronico

CARATTERISTICHE
• Diametro 114 mm
• Lunghezza Focale 450mm (f/4)
• Sensore Sony IMX347 a colori da 4,1 Mp
• OCULARE ELETTRONICO AD ALTA
DEFINIZIONE PROGETTATO DA NIKON
• Ingrandimento equivalente: 50x (digitale fino
a 200x)
• Peso totale: 9 Kg
• Memoria interna 64 Gb
• Magnitudine massima: fino a 16 in circa 1 minuto, da un cielo di media qualità, fino a 18 da un cielo buio di montagna con qualche minuto di posa.

 

👉👉Se volete meglio comprendere il funzionamento di questo nuovo strumento e saggiarne le caratteristiche avanzate, lo potete trovare in visione nel negozio fiorentino di Ottica Tre, dove Nicola Restaino soddisferà ogni vostro dubbio in merito all’eVscope.

Ottica tre si trova in Viale Calatafimi 12-14/R a Firenze.

Per informazioni telefoniche lo potete contattare al numero 055 600057, oppure via email al seguente indirizzo: otticatre@gmail.com

La Radioastronomia un vanto Italiano: Progetto SKA

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Comunicato STAMPA a cura di MEDIA INAF

PROGETTO SKA: LA CERIMONIA DI INIZIO LAVORI 

IN AUSTRALIA E SUDAFRICA

Al via oggi le celebrazioni dell’Osservatorio SKA per l’inizio della costruzione di quello che sarà il più grande radiotelescopio al mondo. Assegnati contratti per un totale di 450 milioni di euro. L’Italia con l’INAF è in prima linea nel progetto. Il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini commenta: “Sono particolarmente orgogliosa di poter dire che questo progetto è molto legato all’Italia”.

Dopo oltre 30 anni di ideazione, progettazione e test, il progetto SKA è ufficialmente una realtà. Hanno avuto luogo oggi, in Australia e in Sudafrica, le cerimonie ufficiali di inizio lavori per quello che sarà il radiotelescopio più importante al mondo. Durante le celebrazioni è stato dato anche l’annuncio dell’assegnazione di 4 grandi contratti del valore di oltre 300 milioni di euro. I gruppi di antenne denominati SKA-Low e SKA-Mid costituiranno le due reti di radiotelescopi più grandi e complesse mai costruite. Promosso dall’Osservatorio SKA (SKAO), questo radiotelescopio è considerato da molti uno degli sforzi scientifici globali più ambiziosi del 21° secolo, coinvolgendo sedici Paesi in cinque continenti. L’Italia vanta una lunga tradizione nel campo della radioastronomia e tramite l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) è una delle prime nazioni ad aver preso parte al progetto. Grazie alla leadership dell’INAF, tutta la comunità scientifica italiana godrà di un coinvolgimento trasversale in SKA.

Le cerimonie di inizio lavori hanno luogo quasi in contemporanea nei due continenti. La presidente del Consiglio di Amministrazione di SKAO, Catherine Cesarsky, si è recata nella provincia di Northern Cape per rappresentare l’Osservatorio in Sudafrica presso il sito del futuro telescopio a media frequenza (SKA-Mid). Il direttore generale di SKAO, Phil Diamond, ha partecipato invece a una cerimonia simile in Australia occidentale, dove sarà costruito il telescopio SKA-Low, costituito da antenne a bassa frequenza. Durante le cerimonie sono stati resi noti i nomi delle società che si sono aggiudicate i lavori per la realizzazione delle ampie infrastrutture che gestiranno i telescopi, così come le società – anche italiane – che parteciperanno alla realizzazione delle antenne e delle parabole. Presenti i rappresentanti dei governi locali e nazionali, i dirigenti dei partner locali di SKAO, il South African Radio-Astronomy Observatory (SARAO) e l’agenzia scientifica australiana CSIRO.

“Il radiotelescopio SKA non è più solo un progetto, ma una realtà”, sottolinea Anna Maria Bernini,  Ministro dell’Università e della Ricerca. “Il più grande radiotelescopio del mondo, con migliaia di antenne sparse su due continenti, è destinato a definire il nostro presente e il nostro futuro. È uno dei progetti più ambiziosi mai intrapresi finora e sono particolarmente orgogliosa di poter dire che questo progetto è molto legato all’Italia. Fin dall’inizio, l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano grazie all’Istituto Nazionale di Astrofisica. L’Italia contribuisce al progetto non solo economicamente e in termini di tecnologia, ma, prima di tutto, attraverso le sue eccellenti risorse umane. Qualcosa in cui siamo leader. L’Osservatorio SKA è la dimostrazione che l’Italia ha tutte le risorse per partecipare a pieno titolo all’esplorazione spaziale da terra. È davvero un’impresa straordinaria. Stiamo compiendo un passo fondamentale verso una più ampia comprensione delle leggi che governano l’Universo. E forse anche verso l’espansione della nostra visione del mondo. Come direbbero i nostri antenati latini, “Per aspera ad astra”. I miei migliori auguri per una fruttuosa esplorazione”, conclude.

Il Consiglio di SKAO aveva dato il via libera all’inizio della costruzione 18 mesi fa, nel giugno 2021.In Sudafrica verranno installate 133 antenne a parabola di 15 metri di diametro, in aggiunta alle 64 antenne del telescopio MeerKAT già esistenti: le 197 antenne formeranno uno strumento in grado di captare segnali radio a media frequenza. L’Australia ospiterà un array di telescopi a bassa frequenza di 131.072 antenne, ciascuna alta due metri e a forma di albero di Natale. Il telescopio SKA-Low così composto rileverà segnali provenienti dal Cosmo con frequenze comprese tra 50 e 350 megahertz, mentre SKA-Mid rileverà quelli con frequenze comprese tra 350 megahertz e 15,4 gigahertz.

Nei prossimi 50 anni, gli scienziati di tutto il mondo useranno i telescopi SKA per rispondere a domande cruciali sulle prime fasi di vita dell’Universo e per svelare alcuni dei misteri più profondi dell’astrofisica. Le infrastrutture e le antenne SKA verranno costruite in più fasi e la prima, la cui spesa prevista è di 1,3 miliardi di euro, dovrebbe essere completata nel 2028. L’obiettivo finale è avere migliaia di parabole in Sudafrica e nei paesi partner africani e un milione di antenne in Australia.

Dall’inizio delle attività di costruzione globali nel luglio 2021, SKAO ha assegnato quasi 50 contratti per un valore di circa 450 milioni di euro (150 milioni assegnati finora e 300 milioni annunciati oggi durante le celebrazioni). L’approvvigionamento iniziale si è concentrato sullo sviluppo del software, appaltando società di servizi professionali per aiutare a supervisionare la costruzione e l’acquisto all’ingrosso dei componenti necessari. I quattro contratti annunciati oggi riguardano la costruzione delle infrastrutture in Australia e in Sudafrica e la produzione delle antenne a media e bassa frequenza.

Le aziende italiane hanno contribuito a progettare le antenne SKAO e a costruire i telescopi precursori. Si sono anche impegnate in applicazioni spin-off di nuove tecnologie. Nel corso degli anni,  tante realtà industriali italiane hanno collaborato al progetto fornendo supporto ai diversi gruppi di lavoro, nella fase di progettazione e nella produzione di alcuni prototipi. Nelle ultime settimane, diverse aziende italiane si sono aggiudicate contratti considerevoli per la realizzazione di parti e componenti delle antenne SKA-Mid e SKA-Low, e per la costruzione delle antenne SKA-Low.

La costruzione dei telescopi SKA richiederà otto anni e verranno consegnati in più fasi. Il primo importante traguardo dovrebbe essere raggiunto all’inizio del 2024 con il completamento di sei stazioni SKA-Low e delle prime quattro antenne SKA-Mid. Il completamento di due array è previsto intorno al 2028. I telescopi funzioneranno insieme come un telescopio unico, sfruttando la natura dei due array di radiotelescopi, tecnicamente chiamati interferometri, che consentono osservazioni anche con solo un sottoinsieme dell’intero array. I radioastronomi e i tecnici aspettano i primi notevoli risultati scientifici prima che i telescopi siano completati alla fine di questo decennio.

Marco Tavani, presidente dell’INAF, commenta entusiasta la partecipazione italiana: “Sono felice di confermare il nostro sostegno a questo fantastico progetto, uno sforzo internazionale che ci porterà a svelare i segreti dell’Universo. L’Italia fa parte del progetto SKA sin dall’inizio: dopo la creazione dell’organizzazione intergovernativa, e l’inizio della fase operativa,  siamo arrivati finalmente alle celebrazioni per l’inizio della costruzione dei telescopi nei due continenti. È un progetto molto ambizioso, e la comunità di radioastronomi e astrofisici italiana è fortemente coinvolta. Voglio assicurare all’Osservatorio SKA il supporto dell’Istituto Nazionale di Astrofisica per il proseguimento di questa fruttuosa collaborazione”.

Sin da subito con un ruolo di protagonista nel progetto, dal 2015 al 2018 l’Italia ha guidato i negoziati multilaterali che hanno portato all’istituzione dell’Osservatorio, dell’organizzazione intergovernativa (IGO) per la supervisione della costruzione della più grande rete di radiotelescopi al mondo. Il 24 maggio 2018, l’Italia è stata la prima nazione a siglare il testo del trattato internazionale (Convenzione). Pochi mesi dopo, il 12 marzo 2019, durante una cerimonia ufficiale presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR), i Ministri dei primi sei Paesi ad aver aderito hanno ufficialmente firmato il Trattato internazionale dando vita all’Osservatorio SKA (SKAO).

L’intero programma di sviluppo del progetto SKA prevede 12 ambiti tecnologici e l’INAF è attore di rilievo in 5 di questi: antenne a parabola, antenne a dipolo, gestione del telescopio, Central Signal Processor e un programma di sviluppo di strumentazione avanzata sui PAF. Sotto la guida dell’INAF, inoltre, l’Italia contribuisce alla definizione di tutti i casi scientifici del progetto SKA attraverso un’ampia partecipazione agli SKA Science Working Groups (SWG): dalla cosmologia ai test sulla relatività generale tramite lo studio delle pulsar, dall’evoluzione delle galassie allo studio dettagliato della nostra Galassia, dalle onde gravitazionali al magnetismo, passando per l’epoca della reionizzazione. Il personale di 15 strutture INAF e di 14 università italiane è coinvolto in 13 dei 14 SKA SWG: attualmente 6 di questi gruppi (Cosmology, Epoch of Reionization, Gravitational Waves, HI Galaxy Science, Magnetism, Our Galaxy) sono a leadership Italiana, mentre in 9 l’Italia ha ruoli di coordinamento.

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Il prossimo numero di Coelum Astronomia 260 di febbraio/marzo 2023 sarà dedicato alla Radioastronomia amatoriale e non — > non perderlo!! 

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Notte del Divini

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Il 2 dicembre è stato un onore partecipare all’incontro di orientamento organizzato dal Divini Istituto Tecnico Tecnologico per la #nottedeldivini. Un momento per raccontare l’esperienza personale ma anche per sottolinare che con il diploma tecnico si può fare tutto! Grazie per l’invito alla prof.ssa Barbara Cruciani e la partecipazione del Magnifico Rettore Claudio Pettinari di UNICAM – Universita’ degli Studi di Camerino

Con noi anche a Luca Capiluppi, Cristina Sgattoni del CNR e Cristian Fattinnanzi

SUPERNOVAE: aggiornamenti Dicembre 2022

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Un’altra clamorosa scoperta tutta ITALIANA!

Apriamo la rubrica di questo mese con la stupenda notizia di una supernova amatoriale tutta italiana.

Ad ottenerla è stato un veterano della ricerca di supernovae amatoriale italiana, Giancarlo Cortini. Questo 2022 è per lui sicuramente un anno d’oro, con tre scoperte che gli permettono di raggiungere quota 29 scoperte ufficiali e 3 indipendenti.

1) Immagine della SN2022abln in NGC5808 realizzata da Giancarlo Cortini con un telescopio Celestron C14 + Starlight Trius SH-9 esposizione 120 secondi.

Dopo un digiuno di quattro anni, era infatti dal marzo 2018 con la SN2018amb in UGC4870, Giancarlo ha ritrovato una “seconda giovinezza”. Con questi tre successi nel 2022, a livello mondiale amatoriale, Giancarlo occupa in solitario il terzo gradino del podio, dopo i cinesi del programma XOSS di Xing Gao con 10 scoperte e il giapponese Koichi Itagaki con 7 scoperte. Nella notte del 24 novembre l’esperto astrofilo forlivese ha individuato una debole stella di mag.+17,8 nella galassia a spirale barrata NGC5808 posta nella costellazione dell’Orsa Minore a soli 17° dal Polo Nord celeste e distante circa 320 milioni di anni luce. Stranamente questa galassia ha una doppia nomenclatura ed è conosciuta anche come NGC5819. Nella notte del 26 novembre, a completamento di questo importante successo, è arrivata anche la bellissima notizia della conferma spettroscopica ottenuta dall’astrofilo bellunese Claudio Balcon (ISSP). L’impresa non è stata per niente facile. Claudio opera con un telescopio Newton da 200mm F.5 e con la supernova intorno alla mag.+18 sono state necessarie quattro esposizioni da 40 minuti cadauna, per un’esposizione totale di 2 ore e 40 minuti. Mai nessun astrofilo al mondo era riuscito a classificare nel TNS una supernova così debole, a dimostrazione che con tenacia, costanza e professionalità si possono raggiungere dei risultati straordinari.

Lo spettro ottenuto ha permesso di classificare la SN2022abln come una supernova di tipo II scoperta circa due settimane dopo l’esplosione. La supernova era perciò visibile, anche se debole, già da diversi giorni, ma per fortuna nessun programma professionale ha puntato la propria strumentazione verso questa galassia. Questa è la nona supernova scoperta e classificata tutta a livello amatoriale e la seconda tutta italiana; la prima fu la storica SN2020aavb in NGC3697 scoperta da Paolo Campaner e Fabio Briganti e classificata da Claudio Balcon. A Giancarlo vanno i nostri sinceri complimenti per questi successi del 2022 che lo vedono leader a livello mondiale. Se purtroppo il nostro ISSP è ancora fermo al palo, abbiamo per fortuna chi riesce a tenere alta la bandiera italiana.

Questo mese abbiamo inoltre altre due interessanti scoperte amatoriali, la prima delle quali non poteva essere realizzata se non dal solito incredibile ricercatore giapponese Koichi Itagaki. Nella notte del 12 novembre ha individuato una stella nuova nei pressi della galassia a spirale barrata NGC4340, posta nella costellazione della Chioma di Berenice a circa 50 milioni di anni luce di distanza.

4) Koichi Itagaki nella sala controllo del suo osservatorio.

Questa galassia è accompagnata in cielo dalla galassia a spirale NGC4350 ed entrambe sono situate a circa un grado a Nord della galassia M100 ed a circa un grado e mezzo a Sud della galassia M85. Al momento della scoperta il nuovo transiente mostrava una luminosità pari a mag.+17,9 e vista la vicinanza alla galassia ospite NGC4340 che ha un modulo di distanza intorno a 31 ci aspettavamo un rapido incremento di luminosità, che nel caso di una supernova di tipo Ia avrebbe potuto raggiungere la notevole mag.+12 (31-19=12). In realtà l’oggetto è aumentato solo leggermente di luminosità fino a raggiungere la mag.+17. Il perché è dovuto molto probabilmente al fatto che questa supernova non fa parte della galassia NGC4340, ma bensì si trova nella parte Nord della piccola galassia PGC213984 che appare prospetticamente vicina ad NGC4340, ma in realtà è situata molto più lontana a circa 400 milioni di anni luce di distanza. Sono passate oltre due settimane dalla scoperta ed ancora nessun osservatorio professionale ha classificato questo transiente, che pertanto mantiene ancora la sigla provvisoria AT2022zzz.

3) Immagine a colori della AT2022zzz in PGC213984 realizzata da Rolando Ligustri in remoto dal New Messico con un telescopio da 500mm F.4,5 + CCD PL11002 esposizione RGB=120 secondi L=4x180secondi

Il nostro Claudio Balcon aveva provato ad ottenere un primo spettro la notte del 24 novembre, ma il seeing pessimo aveva permesso solo di escludere che si trattasse di una supernova di tipo Ia. Non era infatti visibile la riga del Silicio Si II a 6355A tipico di questo genere di supernovae. Lo spettro era un blu continuo, compatibile con le supernovae di tipo II giovani, ma non potendo identificare righe certe e quindi non garantire la presenza di redshift, potrebbe trattarsi anche di un oggetto della nostra galassia. Senza certezze non era professionale inserire la classificazione nel TNS. Servirebbe un telescopio di dimensioni ben maggiori, ma il fatto che anche i professionisti non hanno ancora emesso un verdetto su questo transiente, la dice lunga su come questo oggetto sia particolare ed ancora pieno di incertezze.

La seconda supernova amatoriale è stata invece scoperta la notte del 15 novembre dall’astrofilo americano Patrick Wiggins, che l’ha individuata nella galassia lenticolare NGC5631 posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore a circa 90 milioni di anni luce di distanza. Il bravo astrofilo americano, dal 2014 ad oggi, ha messo a segno otto scoperte, quasi tutte molto luminose, fra cui spicca la famosa SN2017aew in NGC6946 che raggiunse la notevole mag.+12,5.

6) Patrick Wiggins accanto al suo telescopio Celestron C14 all’interno del suo osservatorio.

L’attuale ultima supernova al momento della scoperta brillava già di mag.+16 eppure anche se luminosa, non era un facile oggetto da individuare a causa della vicinanza con il nucleo della galassia ospite. Nella notte del 17 novembre gli astronomi americani del Lick Observatory in California, con il telescopio Shane da 3 metri, hanno ripreso lo spettro di conferma. La SN2022aaiq, questa la sigla definitiva assegnata, è una supernova di tipo Ia scoperta circa 10 giorni prima del massimo di luminosità, con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiano ad una velocità di circa 11.600 km/s. La supernova ha infatti raggiunto il massimo di luminosità intorno al 26 novembre, sfiorando la mag.+13. Peccato che la galassia ospite non sia molto fotogenica, perché la supernova è invece la seconda più luminosa visibile in questo periodo, dopo la SN2022zut in NGC3810.

5) Immagine della SN2022aaiq in NGC5631 ottenuta la notte della scoperta da Patrick Wiggins con un telescopio Celestron C14.

RICORDO DI ROBERT EVANS

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Il più famoso astrofilo al mondo ci ha lasciati.

Lo ricordiamo con le parole di Maura Tombelli, Giancarlo Cortini, Fabio Briganti e Riccardo Mancini.

 

Lo scorso 8 novembre, all’età di 85 anni, il reverendo australiano Robert Evans ci ha lasciati. Possiamo considerarlo sicuramente il più famoso astrofilo al mondo, una vera leggenda della ricerca amatoriale di supernovae. E’ stato un grandissimo astrofilo con un’immensa passione per l’universo ed in modo particolare per le supernovae. Ne scopri infatti 42 visualmente e 5 fotograficamente.

1) Robert Evans accanto al suo telescopio Dobson da 40cm

Alla fine degli anni ’90 prima dell’avvento delle camere CCD, era infatti il leader indiscusso come numero di scoperte amatoriali. A quel tempo la ricerca amatoriale di supernovae si svolgeva con metodi visuali e bisognava possedere una profonda conoscenza del cielo per poter osservare decine di galassie per ogni notte di osservazione. Evans possedeva questa dote e riusciva a puntare, avendole memorizzate, centinaia di galassie senza l’ausilio di atlanti o cartine. Un astrofilo vecchio stampo, che faceva tutto manualmente. Lo avevamo intervistato nel 2015 fra i dieci maggiori scopritori di supernovae al mondo e fu molto disponibile raccontandoci la sua storia personale e quella di astrofilo. La nostra conoscenza su Evans è stata però solo tramite uno scambio di mail, così abbiamo deciso di contattare due astrofili italiani che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerlo personalmente. Ringraziamo perciò Maura Tombelli e Giancarlo Cortini per il loro prezioso contributo, che pubblichiamo integralmente.

Robert Evans in compagnia di Maura Tombelli a Hazelbrook nel 2013

“Nel luglio 1990 partecipai con Andrea Boattini al congresso AAVSO a Bruxelles e incontrai Padre Evans per la prima volta. Ricordo l’emozione.
Nel 1992, sapendo che sarebbe stato ospite al Congresso UAI di Forli, gli chiedemmo di trattenersi in Italia per qualche giorno in più e sarebbe stato mio ospite. Padre Evans accettò e in due giorni, visitammo Firenze, Vinci, Pisa oltre incontrarsi con Beppe Forti ad Arcetri e Riccardo Bettarini all’osservatorio di Piazzano. Il 4 dicembre 2002 ci fu una eclissi totale di sole e mi recai in Australia per assistere all’evento nel deserto, lo avevo organizzato da tempo con un gruppo di astrofili americani. Avendo amici in Sidney, mi trattenni in zona tre settimane e una settimana fui ospite di Padre Evans. Emozione pura osservare con lui, ma il bello fu l’incontro con gli astrofili australiani e osservare con loro da Coonabarabran e a seguire una visita guidata all’osservatorio di Siding Spring dove incontrammo Robert McNaught. Nel 2013 tornai in Australia per partecipare ad uno star party a Viruna con un’amica di Sydney, eravamo in macchina e quando riconobbi la strada di Hazelbrook dove Bob abitava, lo contattammo e fummo felicissimi tutti di rivedersi al bar del paese, poi fummo invitate a pranzo e ricordo con piacere l’abbraccio con sua moglie. La foto è di quest’ultimo incontro. Lo voglio ricordare così. Buon viaggio Bob!!!

Maura Tombelli

 

3) Robert Evans in mezzo a Giancarlo Cortini e Mirco Villi al congresso UAI del 1992

La settimana scorsa ho purtroppo appreso una notizia molto triste: Mirco Villi, sempre attento a tante novità, mi ha comunicato la scomparsa del grande astrofilo australiano Robert Evans, avvenuta il giorno 8 Novembre, all’età di circa 85 anni e mezzo. L’avevo conosciuto di fama già agli inizi degli anni ’80, quando aveva iniziato la sua meravigliosa ricerca di supernovae extragalattiche, coronata da successi di scoperte, anche fino a 5 – 6 all’anno, e tutte con il metodo visuale, tramite i suoi telescopi riflettori newtoniani (prima un 25 cm. , poi il famoso 40 cm. col quale ha portato ad 47 le scoperte totali!)  Un record nel record, certamente inarrivabile per chiunque, soprattutto considerando la difficoltà della ricerca visuale, ed anche le sue ovvie limitazioni.  Quando poi, nel 1990, decisi assieme a Mirco Villi e Stefano Moretti, di costituire il primo gruppo di ricerca di SNe in Italia, Bob Evans era già una star mondiale acclamata; e fu in quel periodo che gli chiedemmo aiuti e consigli per iniziare anche noi l’attività di ricerca. E la sua risposta fu certamente la più bella e generosa che potevamo aspettarci: ci inviò, come regalo!, una serie di diapositive di centinaia di galassie utili per la ricerca stessa, senza chiederci nulla in cambio.  Un gesto notevole, che ci fece capire la statura morale e l’animo del caro reverendo della “United Church of Australia”.  Nel Settembre 1992 la U.A.I. lo invitò poi per un tour in Italia, e per ricambiare la sua generosità lo ospitammo a Forli’ in occasione del Congresso U.A.I. .  Ricordo ancora come adesso la sua simpatica persona quando arrivò alla sede del Gruppo Astrofili Forlivesi il 22 Settembre, e quando gli feci conoscere i miei genitori; e come dulcis in fundo, la visita prima al colle di Monte Colombo, dove Mirco ed io scoprimmo la famosa SN 1991 T, coscoperta naturalmente con Bob; poi la sua visita all’osservatorio astronomico di Asiago.   Da allora purtroppo non ci incontrammo più, e come spesso succede tra comuni mortali, ci sentimmo solo in rare occasioni. Non posso certo dimenticare questa bella esperienza di conoscenza con Bob, anche se sono passati così tanti anni.

                                                                                                          Giancarlo Cortini

 

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Il Cielo di Dicembre 2022

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La magia del mese di dicembre pervade la volta celeste, addobbata di scintillanti astri e celebri costellazioni…

Già da diverse settimane abbiamo potuto osservare un assaggio di cielo invernale, quando da Sud/Sud-Est hanno fatto il loro ingresso OrioneToroGemelliAuriga e Cane Maggiore.

Il dettaglio sulla costellazione di Perseo, Eridano e quanto possiamo osservare in queste brillanti notti invernali, disponibili all’articolo Le Costellazioni di Dicembre 2022 a cura di Teresa Molinaro

COSA OFFRE IL CIELO

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Mercurio

01/12
Sorge: h 08:26
Tramonta: h 17:19

31/12
Sorge: h 08:28
Tramonta: h 17:59

Novembre ha segnato il passaggio di Mercurio dalle sue apparizioni mattutine a quelle serali a seguito della congiunzione superiore con il Sole. A inizio dicembre lo troveremo ancora piuttosto accostato alla nostra stella, concedendoci solo brevi istanti per la sua osservazione al tramonto. La situazione varierà di poco a fine mese, ma insieme a Venere ci regalerà una stretta congiunzione il giorno 29 con meno di 2° di separazione: un bellissimo abbraccio che ci accompagnerà fino l’ultimo giorno di dicembre. Per dovere di cronaca segnaliamo una triangolazione Luna-Venere-Mercurio il 24 dicembre, con il nostro satellite in una sottilissima falce nel giorno successivo al Novilunio.

Venere

01/12
Sorge: h 08:06
Tramonta: h 17:16

31/12
Sorge: h 08:47
Tramonta: h 18:08

Non è ancora un buon periodo per l’osservazione del bel pianeta Venere, che si fa sempre desiderare, concedendosi pochi istanti solo alle ultime luci del giorno. Dovremo attendere la fine del mese per godere qualche attimo in più della sua presenza, con il già citato stretto abbraccio con Mercurio a farci compagnia già dal periodo natalizio, e il giorno della Vigilia troveremo Venere in afelio durante l’incontro con la sottilissima falce lunare.

Marte

01/12
Sorge: h 16:53
Tramonta: h 08:25

31/12
Sorge: h 14:15
Tramonta: h 05:43

Marte continua a farci sognare con la sua bellissima triangolazione tra Aldebaran e Betelgeuse: tre vertici rossi incastonati nel cielo che ci accompagnano già dalle prime ore serali. Marte infatti fa capolino sin subito dopo il tramonto e ci tiene compagnia tutta la notte: è un ottimo periodo per sfidare il freddo e concederci delle lunghe nottate fotografiche! Il giorno 7, in particolare, ci attende uno splendido quadro celeste con la Luna quasi piena (il Plenilunio sarà l’8 dicembre) frapposta tra il pianeta rosso e l’infuocato occhio del Toro. Nella stessa data Marte sarà in opposizione, brillando ancor di più nel buio della notte. Segnaliamo inoltre l’occultazione del pianeta rosso da parte della Luna l’8 dicembre.

Giove

01/12
Sorge: h 13:28
Tramonta: h 01:28

31/12
Sorge: h 11:35
Tramonta:
h 23:38

Iniziamo dicembre con l’incontro tra Giove e la Lunauna congiunzione che avevamo anticipato già nello scorso numero di Coelum -, con una separazione tra i due astri di poco più di 6°. Giove anticiperà sempre di più il suo tramontare, andandosene per mezzanotte a fine mese e facendo capolino già dai primi orari pomeridiani. Ci prepariamo a salutarlo, attendendolo la sua splendida compagnia la prossima estate!

Saturno

01/12
Sorge: h 11:54
Tramonta:
h 22:04

31/12
Sorge: h 10:03
Tramonta: h 20:19

Si fa sempre più stretta la finestra di osservazione del pianeta ad anelli, che per fine mese di dicembre ci concederà sempre meno la sua compagnia serale. Non ci farà mancare però una bella congiunzione con una Luna crescente il giorno 26: poco più di 4° di separazione in un’ottima angolazione per degli scatti suggestivi nelle prime ore dopo il tramonto!

Urano

01/12
Sorge: h 15:17
Tramonta: h 05:31

31/12
Sorge: h 13:16
Tramonta: h 03:29

Urano ci tiene ancora compagnia sostando sotto le stelle dell’Ariete per tutto il mese. Il giorno 5 ci aspetta l’occultazione del pianeta da parte della Luna, che vedremo sovrapporsi completamente a Urano nelle prime ore serali. Il nostro satellite tornerà a far visita al pianeta l’ultimo giorno del mese, ma una congiunzione veramente degna di nota non sarà apprezzabile prima del 1 gennaio 2023.

Nettuno

01/12
Sorge: h 13:17
Tramonta: h 01:01

31/12
Sorge: h 11:20
Tramonta: h 23:01

Il mese di dicembre si apre con Nettuno in compagnia di Giove e Luna nella congiunzione già citata tra il gigante gassoso e il nostro satellite. Come già anticipato, in questo mese invernale Nettuno anticiperà sempre più il suo tramontare e per fine dicembre lo saluteremo già nelle primissime ore notturne. Segnaliamo infine che il 3 dicembre invertirà il suo moto: da retrogrado ritornerà al muoversi nuovamente verso Est.

SOLE

Previsioni attività solare – Dicembre 2022

L’articolo a cura di Daniele Bonfiglio sarà disponibile i primi giorni di dicembre su www.coelum.com

LUNA

Si entra nel primo mese invernale e siamo quasi a chiusura di questo 2022. E quindi dedichiamo le ultime notti dell’anno anche all’osservazione del nostro satellite!

Tutti gli approfondimenti sull’osservazione e i fenomeni celesti legati al nostro satellite disponibili per il mese di Dicembre 2022, a cura del nostro autore Francesco Badalotti.

Non perderti l’articolo: Luna di Dicembre 2022

COMETE

Per questo Natale, non una, ma ben 2 comete ci terranno compagnia! Pronti a delle belle serate osservative e a degli scatti suggestivi?
Per approfondire: le comete di Dicembre 2022 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Quali asteroidi potremo osservare nel mese di dicembre? Inoltre: prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei più famosi asteroidi: questa volta è il turno di Vesta! 
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Dicembre 2022 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

A dicembre la ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei cieli della nazione ad orari tardo pomeridiani, nella prima parte del mese, e al mattino, prima dell’alba, nella seconda.

Avremo 6 transiti notevoli con magnitudini elevate, auspicando come sempre in cieli sereni!

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Dicembre 2022 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Una nuova scoperta da parte dell’italiano Cortini (classificata da Balcon) arrivata lo scorso weekend, un’altra scoperta amatoriale dell’astrofilo americano Wiggins e un nuovo bel colpo da parte del giapponese Itakagi ci attendono!

L’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini sarà disponibile i primi giorni di dicembre su www.coelum.com

Cieli sereni a tutti!

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Mondi in miniatura – Asteroidi, Dicembre 2022

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Prosegue il nostro viaggio tra i più grandi e famosi asteroidi! Questa volta è il turno di (4) Vesta, scopriamo insieme i suoi segreti!

(4) Vesta, con il suo diametro medio di 525 chilometri, è il secondo asteroide per dimensioni della Fascia dopo (1) Ceres.

Da solo contiene all’incirca il 9% della massa dell’intera fascia degli asteroidi ed è l’unico protopianeta roccioso conosciuto il cui interno risulta differenziato, con un nucleo metallico al centro di circa 200 chilometri di diametro, ricoperto da un mantello roccioso e da una crosta superficiale spessa 10 chilometri.

Una grande quantità di frammenti di Vesta si pensa siano stati espulsi a seguito di collisioni con altri asteroidi (avvenute tra uno e due miliardi di anni fa), che formarono due enormi crateri occupanti gran parte dell’emisfero meridionale, il cratere Rheasilvia ed il cratere Veneveia, rispettivamente di 500 e 400 chilometri di diametro.

Questi catastrofici impatti hanno dato origine alla famiglia di asteoridi Vesta (i Vestoidi) che conta più di 15.000 membri. Alcuni detriti sono precipitati anche sulla Terra sotto forma di meteoriti howardite-eucrite-diogenite (HED) ed è anche grazie all’analisi di questi preziosi reperti che si sono potute ricavare informazioni di dettaglio sulla struttura geologica di questo pianetino.

La regione equatoriale di Vesta è scolpita da una serie di ampi canali paralleli denominati Fossae, la cui ampiezza varia tra 10 e i 20 chilometri della Divalia Fossa e i 40 chilometri della Saturnalia Fossa. Si pensa che anche queste strutture geologiche siano correlate alla formazione dei due crateri da impatto Rheasilvia e Veneveia.

Vesta è stato oggetto di esplorazione da parte della sonda Dawn della NASA che lo ha studiato a partire dal luglio 2011 fino a settembre del 2012, per poi fare rotta verso la sua destinazione finale, Cerere.

Dal punto di vista osservativo, (4) Vesta è il pianetino più luminoso visibile dalla Terra. Le sue grandi dimensioni e l’alta riflettività della sua superficie lo rendono particolarmente brillante fino a raggiungere, nelle opposizioni più favorevoli, la quinta magnitudine.

GLI ASTEROIDI DI DICEMBRE

(349) Dembowska

(349) Dembowska è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.830 giorni (5,01anni) ad una distanza compresa tra le 2.66 e le 3.19 unità astronomiche (rispettivamente, 397.930.336 Km al perielio e 477.217.208 Km all’afelio).

È stato così nominato in onore dell’astronomo italiano Hercules Dembowski. Scoperto da Auguste Charlois il 9 Dicembre 1892, questo grande asteroide (circa 140 km di diametro) sarà in opposizione il 1 Dicembre. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 9.8.

Il suo moto sarà di 0,58 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (349) Dembowska trasformarsi in una bella striscia luminosa di 23 secondi d’arco.

(532) Herculina

(532) Herculina è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.680 giorni (4,60 anni) ad una distanza compresa tra le 2.27 e le 3.27 unità astronomiche (rispettivamente, 339.587.166 km al perielio e 489.185.037 km all’afelio).

È stato scoperto il 20 Aprile 1904 dall’astronomo tedesco Max Wolf. L’origine del nome non è chiara: si ritiene che derivi dalla figura mitologica di Ercole, ma potrebbe anche essere stato dedicato dallo scopritore ad sua conoscente di nome Ercolina.

Questo imponente asteroide (circa 170 Km di diametro) sarà in opposizione il 2 Dicembre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 10.1.

Il suo moto sarà di 0,62 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (532) Herculina trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.

News da Marte #6

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Bentornati su Marte!
In questo sesto appuntamento vi racconto qualche aggiornamento su Perseverance. E c’è anche il nuovo volo di Ingenuity che nel frattempo ha scaricato gli aggiornamenti.

Un nuovo campione finalmente al sicuro

I tecnici NASA hanno tribolato per alcune settimane, ma sono finalmente venuti a capo di un problema che affliggeva il rover marziano da ottobre. Nel quarto aggiornamento delle nostre news vi avevo raccontato dei tentativi falliti di sigillare il 14esimo campione, denominato Mageik. In quell’occasione sembrava che il team avesse deciso di rinunciare al carotaggio e ripiegare sulla chiusura del tubo vuoto, accettando di conservare “solo” un campione atmosferico. Quest’ultimo era stato messo al sicuro chiudendo il tubo tramite il sigillo con numero di serie 073, come vi avevo mostrato nell’immagine.

Ma in realtà vi avevo detto una cosa imprecisa. Infatti l’apparato Sample Handling di cui Perseverance è dotato ha la possibilità di conservare per lungo tempo i campioni prelevati e nel frattempo proseguire le attività, spostamenti compresi, come se nulla fosse.

Raffigurazione con evidenziata la posizione del complesso apparato per la manipolazione dei campioni.

Dettaglio dei dispositivi per il sample handling qui fotografati nell’agosto 2019 durante l’assemblaggio di Perseverance. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Conservare Mageik e nel frattempo studiare una soluzione è stata così la scelta dei tecnici, mentre facevano prendere a Perseverance la strada verso nord per proseguire le esplorazioni nell’area chiamata Yori Pass.

Analisi del problema

Sfruttando la CacheCam, la camera dedicata alle macro delle fiale durante le operazioni di sigillatura, i controllori di missione si sono potuti fare un’idea più chiara.
Sembra infatti che la finissima e invadente polvere marziana si fosse infiltrata nell’imboccatura della fiala, impedendo la chiusura completa del contenitore e facendo sì che l’operazione venisse arrestata automaticamente.

Imboccatura della fiala fotografata il 22 ottobre dalla CacheCam. La sottile polvere circonda l’intera circonferenza esterna del foro.

Possibile che questo impalpabile strato di polvere sia sufficiente a bloccare un’operazione meccanica?
La ragione va cercata nella tolleranza necessaria per ottenere il livello di ermeticità richiesto dai criteri di missione: 2 millesimi di millimetro. Si è ipotizzato che altra polvere fosse depositata anche all’interno del tubo, ma non è stato possibile eseguire una verifica a causa dei limiti oggettivi su ciò che la CacheCam può riprendere.

Per dare una ripulita è stato così sfoderato per la prima volta il Bore Sweeping Tool integrato nel Sample Handling, un dispositivo studiato proprio per spolverare questa parte così delicata delle fiale.

Alcune decine di cicli di pulizia e svariati tentativi di sigillatura sono stati eseguiti tra fine ottobre e quasi tutto il mese di novembre, finché nella sera di mercoledì 23 è giunta la conferma tanto attesa: Mageik, il campione numero 14, è finalmente chiuso e al sicuro sotto il sigillo con numero di serie 030!

Mageik finalmente sigillato, foto della CacheCam nel Sol 619.

Orme sulla sabbia

Il 21 ottobre, nel Sol 593, Perseverance ha eseguito una strana manovra. Ha leggermente deviato dal suo percorso in direzione nord e, per mezzo della sua ruota anteriore destra, ha a tutti gli effetti scavato leggermente nella regolite.
Con il termine regolite ci riferiamo genericamente al materiale costituito da sabbia e particelle di roccia che abbonda sulla superficie di Marte. Studiare questa miscela eterogenea rientra a pieno titolo tra gli obiettivi di Mars 2020, ed è per questo che il rover è dotato di una punta appositamente progettata per raccogliere la regolite e inserirla nelle familiari fiale di titanio.

L’operazione con la ruota aveva lo scopo di portare alla luce materiale più fresco, da analizzare in previsione della raccolta di una coppia di campioni. La manovra si è svolta girando di 90 gradi la ruota e poi facendola strisciare sul terreno. Complessivamente l’operazione si è svolta in 15 minuti, potete vedere alcune delle fasi qui sotto nel breve video.

Nei giorni successivi molti strumenti di Perseverance sono stati impegnati nello studio della regolite: camere di ripresa, analisi spettrografiche con il laser della SuperCam e nei raggi X con lo strumento PIXL.
Di seguito un po’ di immagini acquisite nei Sol tra il 594 e il 602. Fate caso alle solite macro incredibili della camera Watson, ospitata nel braccio del rover, e ai fori nella regolite generati dal laser della SuperCam che ha sparato i suoi lampi potentissimi in almeno tre occasioni su pattern lineari.

Lo studio della regolite è importante perché si tratta di un materiale che, pure su un pianeta con un’atmosfera estremamente tenue come Marte, viene facilmente trasportata dal vento per lunghissime distanze. Dall’osservazione di campioni in una singola località si è in grado di trarre indicazioni su aspetti di regioni molto più estese e comprendere meglio i processi che si sono susseguiti nel corso di miliardi di anni.

Un nuovo volo per Ingenuity
Lungamente atteso (e inizialmente annunciato oltre due settimane fa) il 34esimo volo dell’elicottero marziano è avvenuto il 22 novembre.

Come per il volo numero 30, anche questo è stato un test senza spostamenti orizzontali.
Durante i 18.3 secondi di hovering a 5 metri d’altezza è stata verificata la funzionalità del nuovo corposo aggiornamento del software di bordo, il quarto da quando Ingenuity ha toccato il suolo di Marte. Un volo breve ma che ha dato enormi soddisfazioni al piccolo team di ingegneri che gestisce le operazioni del drone.

Le migliorie introdotte dall’update sono due.

Ora l’elicottero ha una gestione avanzata per il rilevamento di ostacoli in fase di atterraggio e può fare affidamento a delle mappe altimetriche per agevolare la navigazione.

Entrambe le funzionalità si sono rese necessarie dal momento che Ingenuity sta ormai volando su terreni molto diversi da quelli pianeggianti e privi di ostacoli per cui è stato sviluppato, e le cose continueranno a diventare sempre più critiche con l’avvicinamento alla regione del delta.

La presenza di rocce al suolo riduce la disponibilità di luoghi sicuri per l’atterraggio, la cui scelta era sinora affidata alla precisione dei tecnici nel programmare i voli e di Ingenuity nell’eseguire le istruzioni. Questo aggiornamento software permette ora all’elicottero di impiegare la sua camera di navigazione per riconoscere ostacoli e selezionare in autonomia le aree adatte all’atterraggio. Il drone compirà così le manovre necessarie per portarsi sopra il punto prescelto e portare a termine il volo.

L’uso delle mappe altimetriche è un ulteriore miglioramento che affina la precisione con cui Ingenuity calcola la distanza percorsa durante gli spostamenti. Questa misura viene effettuata tramite la camera di navigazione assumendo che il terreno sia perfettamente piatto. Tuttavia nel caso di salite o discese si inizia a introdurre un errore sulla distanza percorsa, perché il software di navigazione è portato a stimare che l’elicottero non stia più volando in linea retta.

Questa incertezza intrinseca era ben nota ai tecnici, che infatti programmavano gli spostamenti su terreni accidentati cercando di compensare l’errore. Ma nel caso di voli molto lunghi, nei quali l’errore potenziale aumenta proporzionalmente, si dovevano selezionare per l’atterraggio aree molto ampie e sgombre da ostacoli per non rischiare di finire sopra uno di essi.

Dotando Ingenuity di una mappa digitale del cratere Jezero il computer sarà in grado di differenziare tra le variazioni dovute all’altimetria del terreno e quelle effettivamente legate alla navigazione. Questo permetterà di aumentare la precisione con cui vengono programmati i voli, e così poter selezionare per l’atterraggio aree relativamente piccole.

Anche per questo aggiornamento è tutto, alla prossima!

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Transiti notevoli ISS per il mese di Dicembre 2022

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La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei cieli della nazione ad orari tardo pomeridiani, nella prima parte del mese, e al mattino, prima dell’alba, nella seconda.
Avremo 6 transiti notevoli con magnitudini elevate, auspicando come sempre in cieli sereni!
3 Dicembre

Si inizierà il giorno 3 Dicembre, dalle 17:49 verso NO alle 17:55 verso ENE.

Visibilità migliore dal Nord-Est Italiano e dalle regioni Adriatiche per questa occasione, con magnitudine di picco a -3.1. Un buon transito per iniziare il mese, osservabile senza problemi anche dal resto della nazione!

4 Dicembre

Si replica il 4 Dicembre, dalle 18:37 alle 18:42, osservando da NO a SE. La ISS sarà ben visibile dall’occidente d’Italia in questo transito parziale e raggiungerà la magnitudine massima di -3.2 prima di svanire nell’ombra della Terra.

5 Dicembre

Passiamo al giorno 5 Dicembre, dalle 17:48 in direzione NO alle 17:58 in direzione ESE.

Un classico transito individuabile senza alcun problema da ogni parte d’Italia, meteo permettendo! Magnitudine di picco a -3.9 per il miglior passaggio del mese.

19 Dicembre

Si passa ai transiti mattutini, prima dell’alba.

Il 19 Dicembre, la Stazione Spaziale Internazionale sarà visibile nuovamente da orizzonte a orizzonte da tutta Italia, dalle 06:22 alle 06:32, da OSO a NE, con magnitudine massima di -3.5.

21 Dicembre

Il penultimo si avrà il giorno 21 Dicembre, dalle 06:23 da O alle 06:30 a NE, con magnitudine massima a -3.4. Visibilità eccellente dal Centro Nord Italia.

22 Dicembre

L’ultimo transito notevole del mese, il 22 Dicembre, sarà nuovamente parziale e visibile al meglio dalle regioni Adriatiche.

Dalle 05:36 alle 05:41 da NE a NE. Magnitudine di picco a -3.3 non appena la ISS uscirà dall’ombra della Terra.

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.

Le Comete di Dicembre 2022

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C/2022 E3 ZTF
Il viaggio della bella cometa continua ad appassionarci!

Lenta ma costante, così si può descrivere la crescita graduale della E3 ZTF.

In passato, per altre comete, abbiamo assistito più volte ad exploit ancora lontani dal perielio, salvo poi rimanere delusi nel momento della verità. Speriamo quindi che questo trend sia un buon segnale per i mesi che verranno, quando ci si aspetta una bella cometa almeno di quinta magnitudine.

Intanto, per inizio dicembre, dovrebbe scendere al di sotto della decima magnitudine ed a fine mese essere cresciuta di almeno una magnitudine.

Le ore migliori per osservarla vanno dalla notte inoltrata a poco prima che il cielo inizi a schiarire. Nella prima decade dovremo cercarla nella porzione settentrionale del Serpente, per poi valicare il confine della Corona Boreale dove rimarrà fino a metà gennaio.

La carta riporta la posizione della C/2022 E3 ZTF alle 4.00 ora solare. Le stelle più deboli sono di mag. 10

C/2020 V2 ZTF
Ancora ci tiene compagnia nei nostri cieli invernali

Un po’ più debole e con meno prospettive di crescita, la C/2020 V2 ZTF durante dicembre risulterà circumpolare ed osservabile proficuamente a qualsiasi ora durante la notte astronomica.

Dal Dragone (attraverso la Giraffa) si sposterà nel Cefeo, sfilando non distante dalla Stella Polare.

Partendo dall’undicesima magnitudine dovrebbe crescere fin oltre la decima. Nella nottata del 21 dicembre transita tra la galassia ellittica NGC 2300 (mag. 11,1) e la spirale NGC 2276 (mag. 11,6), momento da non perdere per un’osservazione o una fotografia suggestiva!

La carta riporta la posizione della C/2020 V2 ZTF alle 19.00 ora solare. Le stelle più deboli sono di mag. 9

 

Asteroidi – Una Passione Ricca di Soddisfazioni

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a cura di Marco Iozzi, con le testimonianze di Maura Tombelli, Luca Grazzini, Matteo Lombardo, Massimiliano Mannucci e Nico Montigiani, Andrea Mattei e Lorenzo Franco.

Ad un certo momento viene naturale chiedersi se le nostre attività di astrofili possano essere di una qualche utilità in ambito scientifico. La divulgazione, quella l’abbiamo nel sangue: vi ricordate quando avete rinunciato ad osservare la vostra lista di oggetti, pronta dal novilunio precedente, per illustrare le bellezze del cielo notturno all’inatteso ospite? Molti di noi sono impegnati  in questo senso nel contesto delle attività svolte dall’associazione di cui fanno parte, ma quale è il nostro rapporto con la ricerca scientifica? È possibile per noi astrofili fare scienza e se si, quali sono i mezzi necessari?

Yes, We Can!

(…)

“Il nostro gruppo (il GrAM) è nato perchè all’Osservatorio di San Marcello Pistoriese scoprimmo per caso il primo asteoroide NEA in Italia, (15817) Lucianotesi, e a seguito del clamore generato dalla notizia mi fu chiesto di organizzare un gruppo astrofili nella mia zona, per poter costruire e gestire un Osservatorio Astronomico pubblico. La cosa ha avuto successo visto che dai 7 soci fondatori, adesso si è passati a più di 100 iscritti, con soci 40 attivi! Forse il segreto è che da noi si cerca di rendere semplici anche le cose difficili…..” Prosegue Maura “Scoprire nuovi asteroidi adesso è estremamente difficile, ma ci sono tante cose da studiare in cielo che servono alla scienza e  che ci danno l’oportunità di lasciare una traccia del nostro passaggio nei libri di storia. Non dimentichiamoci che tutti siamo orgogliosi e ambiziosi (un pizzico di orgoglio e di ambizione ci vogliono sempre) e se sai una cosa ma la tieni per te, con te muore, mentre se la condividi la moltiplichi, e rimane. Il segreto è condividere! Se un giorno verrà deviato un asteroide e su quell’asteroide c’è una nostra misura, sarà come aver vinto alla lotteria. Divertirsi e fare nel contempo qualcosa di utile!”  Alla richiesta di un consiglio su come inziare, Maura sorride “Il segreto è quello di iniziare dalle cose facili, come riconoscere le costellazioni e sapere all’interno cosa trovarci, ma una volta sbuzzolati (dopo aver fatto esperienza ndt) occorre appoggiarsi a professionisti per sapere cosa osservare e come. Ricordiamoci che quando si vede il nostro nome su di una circolare internazionale, ci garba! (ci piace ndt)” e chiosa:  “Non comprate un telescopio finché non sapete cosa volete cercare perché si richia di rovinare un giovane!

Osservatorio Beppe Forti K83

L’osservatorio “Beppe Forti” si trova a Montelupo Fiorentino in provincia di Firenze ed è uno degli Osservatori Astronomici Italiani più attivi nell’ambito della divulgazione e della ricerca sui corpi minori del Sistema Solare. E’ gestito dal gruppo Astrofili Montelupo Forentino (GrAM), il cui team di ricerca (del quale chi scrive è membro) è  fortemente specializzato in astrometria ed in operazioni di Follow UP di asteroidi NEA (Near Earth Asteroid), con all’attivo osservazioni su oltre 700 asteroidi e 87 comete, ed è presente in 513 circolari MPEC (Minor Planet Electronic Circular), di cui 182 di scoperta.

La storia del GrAM è legata a doppio filo a quella di un’ altra associazione di astrofili, il Gruppo Astrofili della Montagna Pistoiese (GAMP) che gestisce l’osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese (MPC 104). Racconta Paolo Bacci del GAMP e coordinatore del Gruppo di Ricerca Asteroidi UAI:

“L’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese, struttura del Comune di San Marcello Piteglio, si occupa principalmente dell’attività amatoriale di ricerca sugli asteroidi. Con 309 asteroidi scoperti è il primo osservatorio amatoriale in questa attività in Italia. Tra questi, l’asteroide (15817) Lucianotesi è il primo NEA scoperto in Italia nel 1994, mentre il secondo NEA è stato scoperto nel 2006 e recentemente numerato (495102) 2011 UU106.

Dal 2010 la principale attività nello studio degli asteroidi è il follow-up dei NEA; in questo settore sono state ottenute oltre 3600 circolari MPEC del Minor Planet Center, portando l’osservatorio 104-San Marcello al 21° posto nel mondo tra gli osservatori che svolgono questa attività.

Nel corso degli anni gli astrofili del GAMP sono stati citati in oltre 60 pubblicazioni scientifiche, tra le quali The Astrophysical Journal, Astronomy and Astrophysic, Minor Planet Bulletin, European Physical Journal, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Inoltre sono stati scoperti, in collaborazione con professionisti e astrofili, 6 asteroidi di natura binaria. Nell’ambito dell’attività fotometrica sono state ottenute oltre 100 curve di luce di cui 33 NEA; è di 10 di essi è stato calcolato il periodo di rotazione.

Il Gruppo Astrofili della Montagna Pistoiese è stato protagonista della scoperta del primo famoso oggetto interstellare 1I/’Oumuamua poiché sono stati i primi a misurarlo dopo gli scopritori. Tra le osservazioni più peculiari, vi è sicuramente l’asteroide 2022 EB5 che è stato osservato fino a 4 minuti prima dell’impatto sulla Terra e le cui misure sono state vagliate da astronomi professionisti quali Davide Farnocchia del JPL, Marco Micheli dell’ESA, Bill Gray del Project Pluto, Albino Carbognani dell’INAF e Peter Veres del Minor Planet Center.

Ma indubbiamente il risultato più significativo è stata la scoperta dell’anello intorno al pianeta nano Haumea, avvenuta a seguito di una occultazione stellare il 21 gennaio 2017, che ha permesso di essere citati come co-autori dell’articolo “The size, shape, density and ring of the dwarf planet Haumea from a stellar occultation” pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature il 12 Ottobre del 2017″.

Dopo questa carrellata di successi però al lettore un dubbio potrebbe sorgere: “Tutto molto bello, ma state parlando di cosa sono in grado di fare osservatori astronomici veri e propri, che dispongono di strumenti che costano un patrimonio. Io non ho certamente questi mezzi!”

L’autore, Marco Iozzi, con il suo Dobson

Questa riflessione, assolutamente lecita peraltro, è sensata? oppure no?
E’ vero, abbiamo portato ad esempio due gruppi  di astrofili che nel panorama della ricerca  rappresentano un’eccellenza e che dispongono di infrastrutture importanti e di strumentazioni di livello e qualità, sicuramente fuori della portata dell’astrofilo medio, ciò non di meno  la strada della ricerca è accessibile anche agli astrofili che dispongono di strumentazioni, passatemi il ternime, più “umane”. Il mio personale viaggio ha inizio da ragazzino di 14 investendo le poche lire (sic) della paghetta nell’acquisto di un piccolo telescopio, di quelli che ogni tanto si trovano ancora oggi in edicola, in fascicoli dalle uscite settimanali. Era un piccolo rifrattore con le lenti in plastica, corredato da un minuscolo treppiedi che si sciancò irrimediabilmente all’atto del montaggio, lasciando il tubo traballante come non mai. Con quello “strumento” riuscii con mille difficoltà ad osservare Saturno dal terrazzo di casa, puntando quella che all’apparenza sembrava una piccola stella solitaria, incorniciata nella finestra della piccola cucina di allora. Sono fondamentalmente un astrofilo visualista, niente mi connette con il “tutto” come lo stare in silenzio, in ascolto del respiro del cielo: sono momenti di una profondità che è difficile esprimere compiutamente con le parole. Tutt’oggi mi potreste trovare ad osservare in compagnia di “Belfagor”, Dobson da 30cm, fido compagno di scorribande nelle notti di novilunio. Ad un certo momento ho però sentito crescere in me l’esigenza di entrare nel merito di quello che osservavo: iniziai così a cimentarmi nello studio delle stelle variabili, stimandone la luminosità visuale e inviando le stime di magnitudine all’AAVSO. L’incontro con il GRaM e con Maura Tombelli è stato l’inizio della mia avventura nell’ambito della ricerca dei corpi minori del Sistema Solare, e una delle due pietre miliari della mia esperienza di astrofilo ricercatore. L’altra, la partecipazione ad un corso di “Fotometria Asteroidale” tenuto da Lorenzo Franco presso l’Osservatorio della Montagna Pistoiese, dal quale sono uscito entusiasta e fermamente deciso a intraprendere seriamente lo studio della fotometria.

La strumentazione di cui dispongo non è nulla di eccezionale: il telescopio è uno Schmidt Cassegrain (MEADE LX90) da 20 cm ridotto a F6 e la camera è una ATIK 383L+. L’originale montatura a forcella è stata sostituita da una montatura equatoriale monobraccio realizzata appositamente per me dalla RM Engineering, mentre per l’elettronica ho scelto di utilizzare un controller Arduino con a bordo il firmware Onstep. Nel 2020 ho ottenuto dal Minor Planet Center il codice internazionale (L63) che identifica il mio osservatorio, l’HOB Astronomical Observatory: è “l’osservatorio sul terrazzo”, di fatto anche stavolta il balcone di casa, dove ho installato in postazione fissa il mio telescopio.

Postazione di Controllo L63 – Marco Iozzi

(….)

L’articolo, un racconto piacevole e avventuroso alla scoperta di asteroidi, continua con le testimonianze degli astrofili Luca Grazzini, Matteo Lombardo, Massimiliano Mannucci e Nico Montigiani, Andrea Mattei e Lorenzo Franc,o dalle loro rispettive postazioni.

Per chi volesse leggere l’articolo completo esso è pubblicato in Coelum Astronomia n°259 di dicembre2022/gennaio2023 oppure è consultabile (a partire dalla fine del mese di novembre) nella sezione riservata della Community.

 

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Luna di Dicembre 2022

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Si entra nel primo mese invernale e siamo quasi a chiusura di questo 2022. E quindi dedichiamo le ultime notti dell’anno anche all’osservazione del nostro satellite: scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere sulla Luna di Dicembre!

L’ultimo mese dell’anno si apre col nostro satellite che nella prima serata utile (1 Dicembre) intorno alle ore 17:30 sarà in fase di 7,7 giorni ad un’altezza di +36° in attesa di transitare in meridiano alle ore 19:10, rendendosi poi visibile fino alle prime ore della notte successiva ed esibendo agli appassionati di osservazioni lunari una parte del suo vastissimo repertorio di formazioni geologiche di qualsiasi dimensione!

Alle ore 05:08 dell’8 Dicembre la fase crescente giungerà al capolinea col Plenilunio alla distanza dal nostro pianeta di 397352 km e con un diametro apparente di 30,07’ mentre l’altezza sull’orizzonte sarà di +26°.

Ovviamente si tratterà di una notte di Luna Piena col nostro satellite visibile dal tramonto all’alba [notare il punto di massima librazione in corrispondenza del mare Australe – a Sudest -]

Iniziata la fase calante, alle ore 09:56 del 16 Dicembre la Luna sarà in Ultimo Quarto in fase di 22,4 giorni, pertanto per effettuare osservazioni telescopiche dell’emisfero occidentale lunare potrà essere utile la nottata precedente e/o la seguente.

Segnalo nel caso specifico la massima Librazione lungo il bordo sudovest alla latitudine fra il mare Humorum ed il cratere Schickard.

Il Novilunio si avrà alle ore 11:17 del 23 Dicembre da cui sarà immediata la ripartenza di un nuovo ciclo lunare. Il nostro satellite, che in prossimità della Luna Nuova ci appare confinato alle più profonde ore della notte, dalle prime sottilissime falci incrementerà sempre più la sua superficie illuminata dalla luce solare via via che progressivamente si avvicinerà al Primo Quarto previsto per le ore 02:21 del 30 Dicembre mentre si troverà a -20° sotto l’orizzonte. Naturalmente per osservazioni al telescopio basterà attendere le ore 17:30 circa della medesima serata del 30 [massima librazione ad Est del cratere Cleomedes].

Andiamo così a chiudere il 2022 con le ultime due serate del mese di Dicembre col nostro caro satellite nelle migliori condizioni osservative; a volte “snobbato” dal mondo degli astrofili, ma altrettanto capace di esibire spettacolari e straordinari paesaggi con le sue imponenti strutture geologiche fino ai più minuscoli ed elusivi dettagli!

Il tutto viene ricondotto a “cosa vogliamo vedere sulla Luna” perché, mi piace ricordare, quel piccolo mondo grigio e polveroso non è solamente “un’arida sfera piena di buchi”!

Le Falci lunari di Dicembre

Per gli appassionati di falci lunari primo appuntamento per le ore 04:01 del 20 Dicembre quando sorgerà una falce di 26 giorni che si renderà visibile fino all’alba, quanto basta per ammirarne la notevole differenza di albedo fra le scure rocce basaltiche del settore più occidentale dell’Oceanus Procellarum rispetto alle più chiare rocce anortositiche che ricoprono i vasti altipiani Sudovest e Sud senza perdere una visita l’inconfondibile “isola nera” del vasto cratere Grimaldi.

Il 21 Dicembre alle ore 05:17 sorgerà una falce di 27,2 giorni, ma la breve finestra osservativa sarà sufficiente solo per una rapida occhiata ed alcune foto prima che la luce del Sole prevalga su tutto.

In Luna Crescente appuntamento per il tardo pomeriggio del 25 Dicembre con una falce di 2,3 giorni che alle ore 19:01 scenderà sotto l’orizzonte, sulla cui superficie sarà possibile individuare il mare Humboldtianum a Nordest, la parte più orientale del mare Crisium con l’adiacente mare Marginis ad Est e le cuspidi Nord e Sud.

N.B. Per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.

Librazioni di Dicembre

(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini)

Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

Librazioni Regione Nordest-Est-Sudest:

  • 01 Dicembre. Fase 07,80 giorni – Massima Librazione mare Humboldtianum – cratere Gauss
  • 02 Dicembre. Fase 08,80 giorni – Massima Librazione est cratere Gauss
  • 03 Dicembre. Fase 09,86 giorni – Massima Librazione est cratere Gauss
  • 04 Dicembre. Fase 10,90 giorni – Massima Librazione est Crisium, Marginis
  • 05 Dicembre. Fase 11,90 giorni – Massima Librazione mare Smythii
  • 06 Dicembre. Fase 12,96 giorni – Massima Librazione sudest cratere Vendelinus
  • 07 Dicembre. Fase 14,00 giorni – Massima Librazione mare Australe

Librazioni Regione Sud-Sudovest:

  • 11 Dicembre. Fase 17,10 giorni – Massima Librazione Regione Polare Meridionale
  • 12 Dicembre. Fase 18,14 giorni – Massima Librazione Regione Polare Meridionale
  • 13 Dicembre. Fase 19,17 giorni – Massima Librazione sud cratere Bailly
  • 14 Dicembre. Fase 20,20 giorni – Massima Librazione sudovest cratere Phocylides
  • 15 Dicembre. Fase 21,23 giorni – Massima Librazione ovest cratere Wargentin
  • 16 Dicembre. Fase 22,26 giorni – Massima Librazione ovest cratere Schickard
  • 17 Dicembre. Fase 23,29 giorni – Massima Librazione ovest mare Humorum/Orientale

Librazioni Regione Nordest:

  • 29 Dicembre. Fase 06,28 giorni – Massima Librazione est cratere Gauss
  • 30 Dicembre. Fase 07,31 giorni – Massima Librazione est cratere Cleomedes
  • 31 Dicembre. Fase 08,34 giorni – Massima Librazione est Crisium, Marginis

Note:

– Immagini “Librazioni “: Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.

–  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

– Immagine “Mare Orientale” di F. Badalotti.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp

#ancheiovoglioesserelacristoforetti

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Il 29 settembre l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti è diventata la comandante della Stazione Spaziale Internazionale. Un risultato di prestigio rimbalzato su tutti i media, e fra le mille manifestazioni di plauso espresse dai connazionali orgogliosi non è sfuggito ai più i numerosi commenti, meno gratificanti, sull’aspetto della comandante.

Unendoci al coro della solidarietà, in maniera giocosa, ma chiara, la nostra direttrice Molisella Lattanzi ha voluto testimoniare la propria “idea” di sostegno pubblicando una autoscatto simpatico ma chiaro: se il prezzo per stare nello spazio è avere i capelli in su, beh non abbiamo dubbi, e che capelli siano!

Il post è stato ripreso dal Gruppo Astrofile e rimbalzato su tutti i loro canali e la “sfida” è stata raccolta da tantissime appassionate:

Vogliamo tutte essere la Cristoforetti!

Noi Astrofile abbiamo risposto all’appello di Molisella con foto nostre. Inizialmente per gioco, sono poi diventate molte ed ognuna ha voluto mettere la propria faccia in risposta alle critiche sui capelli del Comandante Samantha.

Lo facciamo per mandare un messaggio di solidarietà a tutte le persone che quotidianamente subiscono questo tipo di discriminazioni e per sensibilizzare il pubblico sui social!”

Ed ecco la nostra voce!

Le due pagine ricche delle foto scattate al volo dalle astrofile sono pubblicate nel numero Coelum Astronomia n°259 dicembre 2022/ gennaio 2023

 

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Spettroscopia Solare

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Il Sole e gli Astrofili

Il Sole è stato il punto di riferimento di innumerevoli generazioni dall’alba della vita su questo pianeta, un Dio dispensatore di luce, bene o male in molte religioni, mentre la sua temporanea mancanza nelle eclissi è stata fonte di sgomento e terrore: e tutto ciò perché esso è una sorgente inestinguibile di luce e calore, ma cos’è la luce? Il termine luce (dal latino lux) si riferisce alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall’occhio umano, approssimativamente compresa tra 400 e 700 nanometri di lunghezza d’onda. Questo intervallo coincide con il centro della regione spettrale della luce emessa dal Sole che arriva al suolo attraverso l’atmosfera ed è visibile dall’occhio umano. Tuttavia la gamma di radiazione elettromagnetica che arriva dalla  nostra stella è molto più vasta, e può andare da frequenze molto piccole, a quelle dell’IR , generanti calore. La parte di radiazione solare pericolosa per l’uomo, che giunge sulla terra come l’UvC e parte dell’IR è assorbita dall’atmosfera terrestre, ma tuttavia quella residua oltre il visibile rende impossibile l’osservazione del sole ad occhio nudo, pena, oltre all’abbagliamento, severi danni alla vista.

Il Sole è anche la stella a noi più vicina,e costituisce un gigantesco laboratorio dove possono essere studiati fenomeni fisici che, per la loro scala, non sono accessibili alla sperimentazione terrestre e non possono essere studiati in stelle più lontane: proprio per questo il loro studio ha contribuito, e contribuisce in modo notevole, al progresso generale dell’astrofisica.

La ricerca professionale sul sole si avvale di strumentazioni sofisticate basate a terra, come, ad esempio , il Big Bear Solar Observatory e lo Swedish Solar Telescope a la Palma (Canarie), la torre solare di Mount Wilson  e, ancor di più di strumentazioni satellitari come le famose SOHO (Solar and Heliosheric Observatory) , SDO (Solar Dynamics Observatory) e le meno conosciute, IRIS, Stereo, Parker Solar pProbe ed altre ancora.

Ma veniamo alla domanda più interessante: come si pongono gli astrofili nei confronti dell’osservazione solare e come può la passione per l’astronomia e quindi per oggetti a noi più lontani come nebulose e galassie, coniugarsi con la passione per una stella che, per la sua vicinanza, potrebbe apparire un oggetto di osservazione quasi scontato se non banale. La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo:

  • L’osservazione solare viene effettuata di giorno, e resta quindi più agevole per molti astrofili che non hanno la possibilità di recarsi in luoghi bui e lontani per ammirare o fotografare gli oggetti del cielo profondo.
  • L’inquinamento luminoso e quello indotto dalla miriade di satelliti che gravitano sopra le nostre teste non incide in alcun modo sull’osservazione e , ancor di più, sull’imaging solare.
  • Contrariamente a quanto si crede, il sole costituisce un oggetto di osservazione estremamente mutevole ed interessante per la continua variabilità delle sue strutture.
  • Il fenomeno ricorrente e caratteristico delle macchie solari, che già nei secoli scorsi aveva colpito scienziati del calibro di Galileo, affascina ancora oggi non solo gli astrofili, ma anche coloro che non seguono l’astronomia.
  • Alle precedenti considerazioni se ne aggiunge un’altra, che appartiene più al campo della psicologia che a quello dell’astrofisica: esiste probabilmente in noi una componente ancestrale che inconsciamente ci attrae verso la nostra stella.

Tra questi motivi, primeggia quello della variabilità dei fenomeni che avvengono sul Sole. Il ciclo delle macchie solari, che pur ripetendosi con cadenza undecennale  è sempre diverso come intensità, forza magnetica e dimensioni delle macchie stesse, i flares, le mutevoli ed emozionanti caratteristiche cromosferiche come le protuberanze, ne sono un esempio. L’osservazione solare è andata quindi crescendo in modo notevole negli ultimi anni, coinvolgendo un numero sempre maggiore di astrofili, grazie all’evoluzione tecnologica della strumentazione per l’osservazione visuale e l’imaging del sole, ed al fatto che anche coloro che si interessano principalmente di osservazione del cielo profondo l’osservazione solare viene  comunque effettuata a latere dell’interesse principale.

Inutile dire che tale tipo di osservazione va effettuata con la massima accortezza, e la consapevolezza che approcci superficiali possono causare gravi danni agli occhi, data l’intensità ed il calore della radiazione che ci giunge dal nostro astro. Occorre quindi conoscere a fondo la propria strumentazione ed usare sistemi di filtraggio della luce idonei e certificati, e mai affidarsi a filtri dei quali non si conosce la provenienza e la qualità o, peggio ancora, fatti in casa.

Ma cosa si può osservare sul sole?

(….)

Al contrario della ricerca amatoriale del profondo cielo, dove bastano un telescopio di medie dimensioni, una camera CCD o CMOS per accedere a supernove, fotometria, astrometria, per inagare il Sole la strumentazione necessaria è molto più complessa e costosa e in genere del tutto al di fuori della portata degli astrofili. L’unica attività nella quale, a mio avviso il contributo degli amatori resta possibile e fattivo è quella del monitoraggio e della ricerca dei flares, gigantesche esplosioni dovute a fenomeni di ricombinazione magnetica che accelerano particelle cariche e le portano in collisione col plasma: tenuto conto che non sempre la copertura satellitare per la rilevazione di tali fenomeni è garantita, il monitoraggio da parte di una notevole quantità di astrofili solari potrebbe essere utile, come nel caso della campagna osservativa F-CHROMA del 2015 . Dal 19 al 27 settembre di quell’anno,  F-CHROMA  acronimo di “Flare Chromospheres: Observations, Models and Archives” ha coordinato 10 giorni quasi di osservazione ad alta risoluzione di flares solari, in cui sono stati coinvolti diversi dei principali Osservatori e strumenti sia da Terra che dallo spazio, tra cui CRISP@SST, IBIS@DST e IRIS. Questi strumenti forniscono dati spettrali preziosissimi, in particolare per quel che riguarda il problema della deposizione dell’energia nella “bassa” atmosfera solare, ma hanno campi di vista molto limitati (tra 1 e 2 minuti d’arco). L’acquisizione di immagini di contesto risulta quindi fondamentale per una completa comprensione della genesi dei flares, ed in tale ambito la partecipazione degli astrofili solari si è  rivelata di grande utilità. La campagna è stata quindi un interessante episodio di collaborazione professionisti-amatori nell’intento finale di una migliore comprensione dei fenomeni che avvengono in cromosfera, che mi auguro venga ripetuta.

La repentina evoluzione di due piccoli flares osservata in luce H alpha da chi scrive nel corso della campagna F-CHROMA

(….)

L’articolo qui riprodotto è solo parziale, i puntini tra parentesi (….) segnalano parti mancanti. L’articolo completo di Fulvio Mete si trova su Coelum Astronomia n°259 dicembre 2022/ gennaio 2023

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Le Costellazioni di Dicembre 2022

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La magia del mese di dicembre pervade la volta celeste, addobbata di scintillanti astri e celebri costellazioni…

Già da diverse settimane abbiamo potuto osservare un assaggio di cielo invernale, quando da Sud/Sud-Est hanno fatto il loro ingresso Orione, Toro, Gemelli, Auriga e Cane Maggiore.

Nel mese di dicembre transita al meridiano una costellazione molto interessante dal punto di vista astronomico e anche mitologico: quella di Perseo.

PERSEO NELLE FREDDE NOTTI INVERNALI

Famosa per il suo ammasso doppio e per lo sciame di meteore di cui rappresenta il radiantele Perseidi -, oltre che per essere identificato con l’eroe che uccise il mostro Medusa, la costellazione di Perseo si trova collocata tra quella di Andromeda e l’Auriga e contiene 136 stelle già visibili ad occhio nudo da un luogo particolarmente buio. L’astro principale è Mirphak (α Persei), una supergigante gialla che ha una magnitudine di 1,79.

Ma se Mirphak è la stella alfa della costellazione, Algol (β Persei) è quella che gode di maggior fama: si tratta di un sistema stellare distante 93 anni luce dal sistema solare con la caratteristica di essere una stella doppia a eclisse, dove la componente principale, Algol A, viene eclissata con una certa regolarità dalla componente secondaria (Algol B).

OGGETTI NON STELLARI IN PERSEO

Questa e molte altre immagini le trovate nella sezione PhotoCoelum del sito! (clicca sull’immagine)

Oltre alla presenza di stelle doppie e stelle variabili, Perseo contiene diversi oggetti del profondo cielo: il più  noto, osservato e fotografato è certamente l’Ammasso Doppio (h+χ Per), composto da una coppia di ammassi apertiparticolarmente luminosi (NGC 869 e NGC 884) che è possibile osservare anche ad occhio nudo e in maniera più dettagliata già con l’ausilio di un binocolo; mentre, attraverso un telescopio di 200 mm di apertura, lo spettacolo è più che assicurato!

La costellazione ospita anche l’Ammasso di Alfa Persei (Mel 20), un oggetto molto luminoso posto nella parte settentrionale di Perseo, in cui domina la stella Mirphak. Si segnala anche la presenza di una piccola nebulosa planetaria scarsamente luminosa (M76) nota anche come Piccola Nebulosa Manubrio.

La Piccola Nebulosa Manubrio protagonista anche sul nostro profilo Instagram! Seguici su @coelum_astronomia

PERSEO NELLA MITOLOGIA

opera di Benvenuto Cellini, Loggia dei Lanzi (Firenze)

L’alone mitologico che circonda Perseo è certamente uno dei più celebri, fatto di una narrazione che si intreccia con altre costellazioni, quali quella di Andromeda, Cefeo, Cassiopea, Pegaso (vedi articolo sulle Costellazioni di Novembre).

Perseo era il figlio mortale di Giove e di Danae. Al giovane venne affidato l’incarico di cercare e di uccidere il mostro Medusa, una Gorgone con serpenti al posto dei capelli e il potere di pietrificare con un solo sguardo chiunque avesse incrociato il suo.

«Volgiti ’n dietro e tien lo viso chiuso;
ché‚ se ’l Gorgón si mostra e tu ’l vedessi,
nulla sarebbe di tornar mai suso». 

Così Dante narrava del potere della Medusa nel IX canto dell’Inferno.

Medusa viveva su un’isola situata oltre l’oceano, insieme alle altre due Gorgoni Steno e Eurialo, mortali a differenza di Medusa. Perseo vi giunse dopo aver ricevuto in sogno da Minerva una spada con la quale decapitare il temuto mostro e uno scudo riflettente affinché Medusa non potesse pietrificare l’eroe; infine le tre ninfe del Nord, incontrate sul suo cammino, gli consegnarono un elmo speciale per renderlo invisibile e una sacca per riporre la testa del mostro.

Attraverso rocce sperdute e impervie, attraverso orride forre,
giunse alla casa della Gorgone, e qua e là per i campi e per le strade
vedeva figure di uomini e di animali
tramutati da esseri veri in statue per aver visto Medusa.

(Ovidio, Metamorfosi, IV, 778-781)

Perseo riuscì dunque nell’impresa di uccidere Medusa, dal cui sangue nacque Pegaso, il cavallo alato di cui Perseo si servì per fuggire e con il quale potè trarre in salvo Andromeda, incontrata nel suo viaggio di ritorno mentre era incatenata su una scogliera per colpa di sua madre Cassiopea (vedi articolo Costellazioni di Novembre per tutta la storia).

Per le sue gloriose gesta, da sempre rappresentate attraverso l’arte, Perseo si guadagnò un posto sulla volta celeste a risplendere per l’eternità.

ERIDANO NEL CIELO DI DICEMBRE

Nel cielo di dicembre incrociamo la costellazione di Eridano, che transita al meridiano giorno 15.

Si tratta di una costellazione australe tanto estesa quanto poco luminosa, posta a Sud-Ovest di Orione.

Individuarla nel cielo boreale non è così semplice: l’oggetto si compone di una sinuosa linea di stelle che, come il percorso di un fiume, attraversa la porzione di cielo in cui è situata.

Achernar o α Eridani è una stella bianco-azzurra, la principale della costellazione di Eridano, che con la sua magnitudine di + 0,45 rappresenta la nona stella più brillante del cielo, visibile però dall’emisfero Sud del pianeta.

L’astro rappresenta la “foce” del fiume celeste Eridano, mentre la “sorgente” è indicata dalla stella Cursa (β Eridani) posta nei pressi di Rigel, astro della costellazione di Orione.

OGGETTI NON STELLARI IN ERIDANO

La costellazione di Eridano contiene diverse stelle doppie come HD 10360 e HD 10361: sistema composto da due stelle arancioni di pari magnitudine, che risultano visibili ad occhio nudo.

Credit: Tommaso Stella. Questa e molte altre immagini della splendida nebulosa su PhotoCoelum! (clicca sulla foto)

La costellazione è priva di oggetti del profondo cielo particolarmente luminosi: vicino al confine con Orione è però presente la suggestiva nebulosa diffusa IC 2118 nota come Nebulosa Testa di Strega.

In Eridano è presente una galassia a spirale barrata (NGC 1300) distante 69 milioni di anni luce, oltre a un sistema planetario oggetto di studio (ε Eridani): il sistema stellare più vicino alla Terra e posto a 10 anni luce da Sole. Attorno ad esso ruota un disco di polveri e un esopianeta di tipo Gioviano.

Interessante la cosiddetta Bolla di Eridano: una struttura filamentosa nebulare molto estesa, la cui area copre parte del Toro, di Eridano e di Orione.

ERIDANO NELLA MITOLOGIA

credit: Uranographia, Johann Bode

Il mito di Eridano è strettamente legato alla figura di Fetonte, figlio del Dio Sole, Elio.

Fetonte si era messo in testa di voler attraversare il cielo con il carro del padre, nonostante egli disapprovasse fermamente. Tuttavia, all’alba di un giorno fatale, Fetonte salí sul carro mettendosi alla guida: i cavalli però ben presto si innervosirono e in poco tempo, quella che era cominciata come una bravata mossa dall’incoscienza del giovane, prese una brutta piega.

Fetonte perse il controllo del carro che impazzì, avvicinandosi sempre più pericolosamente alla Terra e bruciando ogni cosa.

Solo il provvidenziale intervento di Zeus pose fine a quella rocambolesca corsa: il padre degli dei infatti colpì il carro con un fulmine e Fetonte precipitò nel fiume Eridano, annegando.

PICCOLA CURIOSITÀ: Il mitologico fiume Eridano oltre ad essere associato al Nilo, al Rodano e all’Eufrate, viene identificato con l’attuale Po.

 

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