A ottobre 2020 ho realizzato riprese comparative di Saturno con e senza ADC.
Condizioni di lavoro per le riprese di ottobre 2020:
Posizione e cielo
Altezza: 20° UTC: 2020-10-19T18:55:01.6092050Z (senza ADC)
Altezza: 18° UTC: 2020-10-19T19:20:32.9913942Z (con ADC)
Località: Taranto 10m s.l.m
Sky Bortle 7, forte turbolenza e umidità al 78%
Telescopio e treno ottico
Newton 200/1000 + Barlow 2,25x @ 4,1x + ZWO ADC
Camera di ripresa
ZWO ASI 224mc (OSC camera) + filtro UV/IR Cut
Montatura
Skywatcher AZEQ6-GT in modalità equatoriale
Acquisizione
10000 frames catturati con Sharpcap, esposizione: 19ms (stessi valori con e senza ADC)
Entrambi i files video sono stati elaborati con Autostakkert! (per lo stacking) e Registax.
Utilizzati i 2500 frames migliori
Le integrazioni di Autostakkert sono state trattate soltanto con bilanciamento dei canali e primi 4 Layer delle Wavelets impostati come da foto.
La differenza è evidente
SETTEMBRE 2021
Nel settembre 2021, con l’ausilio dell’ADC, ho catturato 15000 frames nel visibile e 15000 nell’NIR (da 807nm). Come si può facilmente notare, il cromatismo è totalmente assente.
Nota: per queste riprese ho utilizzato la modalità altazimutale della montatura che mi ha permesso di non correggere l’orientamento dell’ADC in fase di acquisizione dei fotogrammi.
Configurazione di lavoro per le riprese di settembre 2021:
A nord della Galassia di Andromeda quile immagini in più alta definizione
Mosaico di due immagini ottenute da remoto dal BigBang Observatory completamente automatizzato, ciascuna delle quali è il risultato di 8 frame così suddivisi:
Data di esecuzione sequenze primo frame:
2021-12-03 UT 19:49:09
8 frame da 1800 secondi di posa ciascuno
Data di esecuzione sequenze secondo frame:
2021-12-06 UT 17:52:21
8 frame da 1800 secondi di posa ciascuno
Totale del tempo di esposizione: 8 ore (4+4 ore)
Obiettivo impiegato per entrambe le sequenze: teleobiettivo APO Mamiya/Sekor 250mm f/4,5 @ f/6,2 Teleobiettivo realizzato per coprire il formato 60x70mm e quindi adattato sia per la messa a fuoco automatica da remoto e sia per l’impiego su di un sensore monocromatico Full-Frame Cmos
Filtro: H-Alpha
Purtroppo per ragioni di temperatura non è stato possibile calibrare i frame
con Bias, Dark e Flat.
La regione inquadrata riguarda la serie di deboli nebulose d’idrogeno che occupano tutta l’area intorno e a nord della Grande Galassia di Andromeda (M31)
Il campo approssimativamente abbraccia un’area di circa: 5,7° x 16°
La riflessione è stata costante e non sono mancati spunti nel valutare le opportunità, ma anche i rischi. La nascita di una comunità si sa non è evento immediato, ma un percorso lento e che va alimentato. D’altro canto invece nasce spontaneo, in un fiorire naturale e sereno. Senza mostra, da un lato, di nessuna ambizione di grandezza ed arrivando invece a segnare inaspettatamente grandi risultati.
La comunità intorno a Coelum è nata proprio così, spontanea, una sintonia fra quanti a vario titolo si sono sentiti nel tempo coinvolti e partecipi del progetto.
Curiose e curiosi, autori e autrici, astrofile e astrofili esperti, oppure appassionati alle prime armi, quelli che amano la teoria e chi adora la pratica, lettrici e lettori mossi dalle più diverse motivazioni.
Tutti insomma, uomini e donne, che hanno contribuito in passato ed ancora oggi continuano a farlo attraverso mail, segnalazioni, leggendo le pagine della nuova edizione.
La comunità c’è, è nata molti anni fa, si è auto-alimentata ma è anche stata affiancata con attenzione e con i dovuti strumenti. Ecco quindi cos’è la Community di Coelum: la volontà di dare seguito a questo silente ma vivace movimento. Costruire ambiente
di confronto su temi specifici, autonomia nell’apertura di discussioni e di segnalazioni,
dare accesso ad approfondimenti connessi alla rivista e quindi seguendo un certo filo logico. Avere a disposizione rapidamente un riepilogo dei propri contributi al mondo Coelum e molto altro.
L’implementazione tecnica e i test assorbono molte ore, la necessità che ogni novità introdotta sia facile da fruire e funzionale su tutti i device è una vera sfida, e per ciò vedrete crescere la Comunità a piccoli passi ma solidi e costanti.
Per ora riuscire a dialogare direttamente con ogni nuovo membro avendo a disposizione un canale affidabile ed aggiornato è già un ottimo risultato. Nei giorni in cui scrivo il numero dei nuovi utenti e di chi aggiorna il proprio profilo, cresce costantemente. La comunità c’è e si fa sentire!
Vorrei spendere le ultime due righe che mi restano per questo numero. Ad ogni uscita aumentano i contributi, il numero degli articoli, gli autori e le connessioni con l’esterno.
L’impaginazione sta diventando sempre più fitta ma stiamo facendo, e faremo ancora, tutto il possibile per non lasciare indietro nessun suggerimento arrivato in redazione, quindi continuate a scriverci. Coelum è un mezzo di informazione a vostro servizio.
Buona lettura Molisella Lattanzi
Non perderti il n. 256 Giugno-Luglio
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Le prime spedizioni sono previste per lunedì 23 maggio
Lo scorso 12 marzo, dopo una lunga malattia, Paolo Campaner ci ha lasciati. Negli ultimi anni, nonostante le difficoltà, aveva continuato a dedicarsi con entusiasmo e con numerosi successi alla sua grande passione: l’Astronomia e, in particolar modo, la ricerca di supernovae.
Ringraziamo Fabio Briganti per il bellissimo articolo in ricordo dell’amico Paolo Campaner.
«Ci mancherai tanto Paolo!!! Ci mancherà la tua gentilezza, il tuo entusiasmo, la tua disponibilità e la capacità di fare gruppo, molto importante ai giorni d’oggi. A Ponte di Piave però c’è un piccolo gruppo di astrofili creato da te e sono sicuro che sapranno seguire i tuoi insegnamenti e magari portare avanti con profitto la ricerca di supernovae che amavi tanto, senza far cadere in disuso il tuo stupendo telescopio da 400mm F.5,5, il nostro “Hubble di Ponte di Piave”».
Il ricordo di Paolo Campaner nel n. 256 Giugno-Luglio
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Le prime spedizioni sono previste per lunedì 23 maggio
Margherita Hack era nata a Firenze il 12 giugno 1922 e quest’anno ricorre quindi l’anniversario dei cento anni dalla sua nascita.
Gli anniversari sono delle ricorrenze strane perché ci aiutano a trovare e legittimare uno spazio e un tempo dedicato al ricordo di qualcuno o qualcosa; ma alle volte hanno il difetto di essere così legati a una precisa data da ritrovarci quel giorno sopraffatti dalle informazioni da assorbire, finendo forse per ottenere l’effetto contrario.
Nella loro versione più gioiosa, gli anniversari sono semplicemente uno dei modi che abbiamo trovato per scandire il tempo e per darci un modo condiviso per ricordare.
Il toccante articolo di Serena Gradari che ci racconta la vita della grande astrofisica Margherita Hack.
Solo all’interno del n. 256 Giugno-Luglio
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Le prime spedizioni sono previste per lunedì 23 maggio
I membri della commissione tecnica per l’architettura aerospaziale (parte dell’Istituto Americano per l’Aeronautica e l’Astronautica), durante il “World Space Congress” nel 2002 a Houston, l’hanno definita come “la teoria e la pratica della progettazione e costruzione di ambienti abitati nello spazio”.
L’interazione dell’uomo con gli altri sistemi che compongono una stazione spaziale orbitante o una base su Marte è talmente importante e complessa da costituire una materia di studio specifica, denominata “Fattori Umani”.
Una delle più autorevoli fonti di ricerca su tale nuova materia applicata allo spazio è la NASA, che fin dal lancio della missione Apollo ha cercato di comprendere ed analizzare come le abilità, le limitazioni e le caratteristiche dell’essere umano potessero influenzare la progettazione di strumentazione e habitat da usare nello spazio, in assenza di gravità.
Approfondiamo il tema con Enrico Trolese, architetto, membro della Moon Village Association, Mars Society UK e della British Interplanetary Society.
Troverai l’approfondimento nel n. 256 Giugno-Luglio
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Le prime spedizioni sono previste per lunedì 23 maggio
Un’impronta di bolle prodotte dall’esplosione di stelle di grande massa è stata rilevata nella struttura del gas che pervade la Via Lattea
COMUNICATO STAMPA INAF
Un gruppo internazionale di astronomi, guidato da Juan Diego Soler dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e ricercatori del progetto ECOgal, ha trovato l’impronta di bolle prodotte dall’esplosione di stelle di grande massa nella struttura del gas che pervade la nostra galassia.
La scoperta è stata ottenuta applicando tecniche di intelligenza artificiale ai dati della campagna osservativa HI4PI, che fornisce la mappa ad oggi più dettagliata della distribuzione dell’idrogeno atomico nella Via Lattea. Gli scienziati hanno analizzato la struttura filamentosa dell’emissione dell’idrogeno atomico, trovando che essa conserva una “registrazione” dei processi dinamici indotti da antiche esplosioni di supernova e dalla rotazione della Galassia.
Un gas frizzante!
L’idrogeno è il componente principale delle stelle, compreso il Sole. Tuttavia, il processo che porta le nubi diffuse di idrogeno gassoso che si diffondono nella nostra galassia ad assemblarsi in densi agglomerati da cui poi si formano le stelle non è ancora del tutto compreso. Lo studio, finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca, ha ora compiuto un passo importante per chiarire il ciclo evolutivo della materia prima di cui sono fatte le stelle.
Soler e il suo team hanno elaborato i dati della più dettagliata campagna osservativa su tutto il cielo riguardante l’emissione dell’idrogeno atomico nelle onde radio, la surveyHI4PI.
I dati sono stati raccolti dal radiotelescopio Parkes da 64 metri in Australia, dal radiotelescopio Effelsberg da 100 metri in Germania e dal telescopio Robert C. Byrd Green Bank da 110 metri (GBT) negli Stati Uniti.
«Queste osservazioni d’archivio della linea di emissione dell’idrogeno alla lunghezza d’onda di 21 cm contengono informazioni sulla distribuzione del gas nel cielo e sulla sua velocità nella direzione di osservazione, che combinate con un modello di rotazione della Via Lattea indicano quanto sono lontane le nubi che emettono il segnale», spiega Sergio Molinari dell’INAF di Roma, principal investigator del progetto ECOgal.
Per studiare la distribuzione delle nubi di idrogeno galattiche, Soler ha sfruttato un algoritmo matematico comunemente utilizzato nell’ispezione e nell’analisi automatica di immagini satellitari e video online.
«Abbiamo applicato le tecniche che i computer utilizzano per trattare le immagini digitali. Poiché la mole di dati prodotta dalle osservazioni astronomiche è enorme, è impossibile fare analisi “a occhio“. Se ci limitassimo a fissare per un secondo le immagini in formato cartolina, un essere umano impiegherebbe quasi tre giorni per esaminare tutti i dati», commenta Soler, ricercatore colombiano che dal 2021 risiede a Roma e primo autore dell’articolo in pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics che descrive la scoperta.
L’algoritmo ha rivelato una rete estesa e intricata di sottili strutture filiformi, i cosiddetti filamenti. La maggior parte dei filamenti nella regione interna della Via Lattea è risultata essere rivolta verso l’esterno del disco della nostra galassia, “come vermi che si allontanano dal piano galattico”, citando Carl Heiles, uno dei pionieri nello studio della struttura atomica dell’idrogeno galattico nel ventesimo secolo.
«Si tratta probabilmente dei resti di esplosioni multiple di supernove che spazzano via il gas e formano bolle che scoppiano quando raggiungono la scala caratteristica del piano galattico, come le bollicine che raggiungono la superficie in un bicchiere di spumante», commenta Ralf Klessen, anch’egli principal investigator del progetto ECOgal.
«Il fatto che vediamo strutture per lo più orizzontali nella parte esterna della Via Lattea, dove c’è una forte diminuzione del numero di stelle massicce e di conseguenza un minor numero di supernove, suggerisce che stiamo registrando l’apporto di energia e di quantità di moto da parte delle stelle che modellano il gas nella nostra Galassia», aggiunge Klessen, che lavora presso il Centro di Astronomia dell’Università di Heidelberg in Germania.
«Il mezzo interstellare, cioè la materia e la radiazione che esistono nello spazio tra le stelle, è regolato dalla formazione delle stelle e dalle supernove, violente esplosioni che si verificano durante le ultime fasi evolutive di stelle più di dieci volte più massicce del Sole», commenta Patrick Hennebelle, che insieme a Klessen coordina il lavoro teorico nel progetto ECOgal.
«Le associazioni di supernove sono molto efficienti nel sostenere la turbolenza e nel sollevare il gas in un disco stratificato», chiarisce il ricercatore del Dipartimento di Astronomia del CEA/Saclay in Francia, «il ritrovamento di queste strutture filamentose nell’idrogeno atomico è un passo importante per comprendere il processo responsabile della formazione stellare su scala galattica».
Per ulteriori informazioni:
Su Astronomy & Astrophysics l’articolo “The Galactic dynamics revealed by the filamentary structure in atomic hydrogen emission”, di J. D. Soler, M.-A. Miville-Deschenes, S. Molinari, R. S. Klessen, P. Hennebelle, L. Testi, N. M. McClure-Griffiths, H. Beuther, D. Elia, E. Schisano, A. Traficante, P. Girichidis, S. C. O. Glover, R. J. Smith, M. Sormani e R. Treß
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