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Chury originata da una collisione catastrofica

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The comet 67P/Churyumov-Gerasimenko, which was visited by Rosetta in 2014-15, certainly appears to be the result of a collision between two comets. A new study explains how and when the collision occurred. - Image Credit: ESA/Rosetta/OSIRIS
La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, visitata dalla sonda Rosetta nel 2014/15, si sapeva essere il risultato della collisione di due comete. Un nuovo studio ci spiega come e quando tale collisione è avvenuta. Crediti: ESA/Rosetta/OSIRIS
Immagine della cometa Chury scattata dalla sonda spaziale Rosetta. Crediti: Esa/Rosetta/Navcam – CC BY-SA IGO 3.0.

Da quando Giotto visitò la cometa di Halley nel 1986, altre sonde spaziali sono volate vicino a diversi nuclei cometari, come ad esempio Stardust, che ha incontrato le comete 81P-WildTempel 1, oppure Deep Impact, che il 4 luglio 2005 ha impattato il nucleo della stessa cometa visitata da Stardust, la Tempel 1, con lo scopo di studiarne la composizione interna. Da queste osservazioni si è riscontrato che la maggior parte delle comete sembra avere una forma allungata o addirittura composta da due lobi, come la nota Chury(67P/Churyumov–Gerasimenko), che è stata studiata nel dettaglio dalla sonda spaziale Rosetta e dal lander Philae nel 2014 e 2015. Gli astronomi ritengono che questa strana forma possa essere dovuta alla fusione di due comete precedentemente separate. In accordo con questa teoria, le due comete dovrebbero essere caratterizzate da una densità molto bassa ed essere ricche di elementi volatili, che permettono loro di muoversi molto lentamente, in modo tale da consentire un delicato avvicinamento, senza che si verifichi uno scontro distruttivo. Per una serie di ragioni, è presumibile che questo tipo di incontri “gentili” si siano potuti verificare solo nelle fasi iniziali del Sistema solare, più di quattro miliardi di anni fa. Questo però solleva perplessità su come oggetti del genere, così fragili, antichi e delle dimensioni di Chury, siano riusciti a sopravvivere fino ad ora dato che sono costantemente soggetti a collisioni nelle regioni dove orbitano.

Questa è l’immagine della fase finale della simulazione, effettuata dagli autori, di una collisione catastrofica tra comete, che mostra uno degli oggetti formati dall’accrescimento dei detriti dalla collisione, con una forma identica a quella di Chury. Crediti: Esa/Rosetta/Navcam – CC BY-SA IGO 3.0.

Un team internazionale coordinato da Patrick Michel, ricercatore del Cnrs presso il Laboratoire di Lagrange (Cnrs / Observatoire de la Côte d’Azur / Universite de Nice-Sophia Antipolis), propone ora uno scenario completamente diverso, supportato da simulazioni numeriche in parte eseguite presso il Mésocentre Sigamm dell’Osservatorio della Costa Azzurra. Le simulazioni mostrano che, durante una collisione distruttiva tra due comete, solo una piccola parte del materiale viene distrutta e ridotta in polvere. Sui lati opposti delle due comete, rispetto al  punto di impatto, i materiali ricchi di elementi volatili sono in grado di resistere alla collisione e, una volta espulsi a velocità relative abbastanza basse, riescono ad attrarsi vicendevolmente e aggregarsi in nuovi piccoli corpi, che a loro volta si raggruppano insieme per formarne uno solo. Sorprendentemente, questo processo richiede solo pochi giorni, o addirittura poche ore. In questo modo, la cometa formata mantiene la sua bassa densità e le sue abbondanti sostanze volatili, proprio come Chury. Questo processo si pensa essere possibile anche in seguito a impatti a velocità di 1 km/s, che sono tipici della fascia di Kuiper, la fascia dei corpi minori che si estende oltre Nettuno.

Poiché questo tipo di collisione tra comete avviene regolarmente, Chury potrebbe essersi formata in qualsiasi momento della storia del Sistema solare e non necessariamente agli inizi, come si pensava in precedenza, risolvendo così il problema della sua sopravvivenza a lungo termine. Questo nuovo scenario spiega anche la presenza dei buchi e dei diversi strati osservati su Chury, che si sarebbero sviluppati naturalmente durante il processo di accrescimento, oppure successivamente, dopo la sua formazione.

Stratificazioni (indicate con la lettera B) e formazioni circolari o buche (all'interno del cerchio) sulla superficie della cometa, nella regione Imhotep. Credit: ESA/Rosetta

Un ultimo punto degno di nota è che, durante la collisione che forma questo tipo di cometa, non si verifica alcun compattamento o riscaldamento significativo e pertanto la loro composizione primordiale risulta preservata: le nuove comete continuano ad essere oggetti primitivi. In altre parole, anche se Chury si fosse formata di recente, l’analisi del suo materiale ci consentirà comunque di indagare sulle origini del Sistema Solare.

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ANS Collaboration 2.0 foundation meeting e Scuola di Fotometria e Spettroscopia astronomica

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L’associazione ANS Collaboration (Asiago Novae & Symbiotic stars) è attiva dal 2005 come collaborazione tra astronomi e astrofili nell’ambito del monitoraggio fotometrico e spettroscopico di stelle simbiotiche e novae, ma anche di altre tipologie stellari quali, ad esempio, binarie ad eclisse e supernovae, invita tutti gli astrofili interessati all’ANS Collaboration 2.0 foundation meeting che si terrà domenica 18 marzo 2018 presso la sala conferenze del Planetario di Ravenna.

Programma e registrazione ANS Meeting:

Questo meeting getterà le basi per la nuova fase 2.0 di ANS Collaboration, sodalizio che, nei suoi 12 anni assai di attività, ha contribuito ad oltre 170 pubblicazioni su riviste internazionali basate sulle proprie osservazioni fotometriche e/o spettroscopiche. I partecipanti al meeting interessati a far parte di ANS Collaboration potranno poi partecipare alla successiva Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica, diretta dal prof. Ulisse Munari (Osservatorio Astrofisico di Asiago), che si terrà nel week end del 12-13 maggio 2018 a Varese presso l’Osservatorio G.V. Schiaparelli- Campo dei Fiori. In quest’occasione la fotometria e la spettroscopia astronomiche verranno affrontate sia teoricamente che con sessioni pratiche usufruendo dei locali telescopi (35cm, 61cm e 84cm di apertura).

Programma e registrazione Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica

Maggiori informazioni http://www.ans-collaboration.org/

Ultima tappa del mattino. Luna e Plutone.

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La corsa della Luna (fase del 25%) nella sua visita ai pianeti del Sistema Solare arriva il 12 marzo,  nell’ultima tappa del mattino, al remoto pianeta nano Plutone (mag. +14,3).

Questo incontro è ovviamente molto difficile da osservare: assolutamente impossibile a occhio nudo, sarà difficile anche con l’ausilio di uno strumento ottico, vista la debole magnitudine di Plutone e la grande differenza di luminosità dei due oggetti.

Plutone sarà posto a circa 45’ a sudovest del lembo in ombra del nostro satellite naturale. Un occasione comunque per tentarne l’osservazione strumentale.

➜ Leggi Dal 7 al 19 marzo ore 5:00: La Luna incontra i pianeti del Sistema Solare. Una vista d’insieme

In questa immagine il percorso della Luna nelle sue prime tappe, fino al 12 marzo, e il magnifico allineamento di astri del mattino. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Per chi non ha a disposizione uno strumento, sarà comunque uno spettacolo osservare la sottile falce di Luna allineata a Saturno e Marte, con i tre astri disposti a distanza regolare (circa 11°) l’uno dall’altro. Proseguendo verso ovest nella direzione suggerita dall’allineamento c’è sempre il grande e luminoso Giove.

Osserviamo la Luna
in Luce Cinerea

Il fenomeno è dovuto alla luce del Sole riflessa dalla Terra che illumina la parte in ombra della Luna. Per questo, la parte non illuminata della Luna apparirà tenuemente brillante divenendo così vagamente visibile.  Il 12 e il 13 marzo, in prossimità dell’alba, saranno i momento migliori per l’osservazione e la ripresa.

E visto l’assottigliarsi sempre più della falce di Luna, si potrà attendere ancora qualche minuto, quando nel crepuscolo del mattino potremo tentare di osservare e riprenderne anche la parte in ombra, illuminata dalla Luce Cinerea.

➜ Le falci lunari di marzo di Francesco Badalotti su Coelum Astronomia 220

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia 207

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AstronomiAmo

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LocandinaCoelum_032018
01.03 ore 21:30: Diretta streaming Occhi al Cielo
08.03 ore 21.30: Corso on line sul Sistema Solare
10.03 ore 16:00 Incontri di Astronomia Live con il Dott. Federico Tosi – INAF
15.03 ore 21:30: Corso di Astrofotografia on line
27.03 ore 20:00: Parlando di Astronomia a Ceccano (FR)

Per ulteriori informazioni: https://www.astronomiamo.it

Gruppo Astrofili Vicentini

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Gruppo Astrofili VicentiniConvegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00:
03.03: Dott. Natalino Fiorio “NEL REGNO DEL SOLE”.
31.03: Dott. Paolo Ocner astronomo presso l’osservatorio di Asiago “IL SOLE”.

Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione
07.03: “tutto quello che non vediamo. Il modello standard della cosmologia contemporanea” 2° lezione
14.03: “verso l’infinito…e oltre! Il multiverso e le altre ipotesi dei cosmologi contemporanei” 3° lezione

Osservazioni presso la sede di Arcugnano:
25.03: “osserviamo la nostra Stella” osservatorio aperto dalle 14:30 alle 17:30

Ogni martedì del mese l’osservatorio sarà aperto al pubblico dalle ore 20:30.

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI).

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com
Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

La congiunzione più stretta: Luna e Saturno

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In questa immagine il percorso della Luna nelle sue prime tappe, fino al 12 marzo. Tra l'8 e il 9 marzo si starà spostando tra Giove e Marte, sorvolando la rossa Antares. Pur se molto distante, in entrambe le serate potrà far parte di riprese ad ampio campo, anche se la data di "minima" distanza è quella indicata del 9 marzo. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Nella lunga passeggiata tra i pianeti ecco lo congiunzione più stretta.

L’11 marzo la Luna (fase del 35%) raggiungerà il pianeta Saturno (mag. +0,55) avvicinandolo di meno di 2°: lo scenario è quello della magnifica costellazione del Sagittario, di cui sarà facilmente riconoscibile la caratteristica “teiera”, sovrastata proprio da Luna e Saturno.

All’osservazione a occhio nudo, e in una immagine a grande campo, saranno sempre osservabili Marte, una dozzina di gradi più a ovest, e in lontananza Giove e Antares.

La Luna si avvia a concludere la prima parte del suo viaggio. La vedremo poi l’11 marzo (ma solo con l’uso di uno strumento) avvicinare il piccolo e lontano Plutone.

➜ Leggi Dal 7 al 19 marzo ore 5:00: La Luna incontra i pianeti del Sistema Solare. Una vista d’insieme

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Seconda tappa. Luna e Marte in congiunzione

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In questa immagine il percorso della Luna nelle sue prime tappe, fino al 12 marzo. Tra l'8 e il 9 marzo si starà spostando tra Giove e Marte, sorvolando la rossa Antares. Pur se molto distante, in entrambe le serate potrà far parte di riprese ad ampio campo, anche se la data di "minima" distanza è quella indicata del 9 marzo. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Il 10 marzo, sempre al mattino dalle 5:00 per avere anche Giove e Saturno a vista, potremo ammirare la Luna (fase del 43%) avvicinare il pianeta Marte (mag. +0,7) a circa 3° e mezzo di distanza. Il luogo dell’incontro sarà la regione di confine tra le costellazioni dell’Ofiuco e del Sagittario. All’ora indicata i due astri saranno alti circa 22° sull’orizzonte sud-sudest.

Altra tappa brillante e notevole per la nostra Luna, che va via via assotigliandosiverso la fase di Luna Nuova del giorno 17. Nei prossimi giorni quindi, oltre che vederla immersa in questo lungo allineamento di pianeti, potremo cominciare ad attendere il crepuscolo dell’alba per osservarne anche la luce cinerea…

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ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani – www.uai.it

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Tutti i primi lunedì del mese:
UNA COSTELLAZIONE SOPRA DI NOI
In diretta web con il Telescopio Remoto UAI Skylive dalle ore 21:30 alle 22:30. Un viaggio deep-sky in diretta web con il Telescopio Remoto UAI e gli altri Telescopi Remoti ASTRA (http://www.astratelescope.org/). Osservazioni con approfondimenti dal vivo ogni mese su una costellazione del periodo. Basta un collegamento internet, anche lento, registrandosi gratuitamente su www.astronomiamo.it . Con la voce del Vicepresidente UAI, Giorgio Bianciardi.
telescopioremoto.uai.it

11 marzo – Giornata internazionale dei Planetari
A cura dell’Associazione dei Planetari Italiani con il patrocinio della UAI
http://www.planetari.org/it/

Mega cicloni sopra i poli di Giove

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This composite image, derived from data collected by the Jovian Infrared Auroral Mapper (JIRAM) instrument aboard NASA’s Juno mission to Jupiter, shows the central cyclone at the planet’s north pole and the eight cyclones that encircle it. Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/ASI/INAF/JIRAM
In questa immagine composita, ottenuta dai dati dello strumento Jovian Infrared Auroral Mapper (JIRAM), mostra il ciclone al centro del polo nord di Giove, e gli otto cicloni che lo circondano. Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/ASI/INAF/JIRAM

Come un coreografico balletto, gruppi ben ordinati di enormi cicloni grandi migliaia di chilometri piroettano nell’atmosfera attorno ai poli del pianeta Giove. A scoprirli è stato un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Alberto Adriani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, a cui hanno partecipato altri colleghi dell’Inaf, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), grazie all’analisi delle immagini raccolte dallo strumento Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper) a bordo della sonda Juno della Nasa.

Un dettaglio della zona in prossimità del polo nord di Giove ripresa nell’infrarosso dallo strumento Jiram a bordo della sonda Juno della Nasa. Attorno a quello centrale, sono disposti altri otto cicloni. Crediti: NASA/JPL-Calthech/SwRI/ASI/INAF/JIRAM

«Con le accuratissime riprese nell’infrarosso inviateci da Jiram abbiamo scoperto, per la prima volta, la complessa danza dei vortici atmosferici in prossimità del polo nord e del polo sud di Giove» commenta Adriani, responsabile scientifico di Jiram e primo autore dell’articolo appena pubblicato sulla rivista Nature che descrive la scoperta. «In particolare, esistono due cicloni che stazionano in corrispondenza di ciascun polo, circondati da strutture vorticose che fanno loro da corona».

In prossimità del ciclone sul polo nord stazionano altri otto cicloni di uguali dimensioni, mentre cinque sono quelli dislocati intorno al ciclone situato sopra il polo sud. Le dimensioni di questi cicloni sono enormi, paragonabili a quelle del raggio del nostro pianeta: al nord possono raggiungere un diametro di 4 mila chilometri e al sud addirittura superare i 6 mila chilometri da un estremo all’altro. Anche le velocità dei venti all’interno di queste strutture atmosferiche sono notevoli e oscillano tra i 150 e i 350 chilometri orari.

«Nelle osservazioni ripetute, compiute in questi mesi da Jiram, abbiamo notato una sostanziale stabilità della configurazione dei vortici polari su Giove – aggiunge Adriani –, tanto stabile da bloccare il movimento di quelle strutture cicloniche che si formano a latitudini più basse e tentano di muoversi verso i poli».

La zona in corrispondenza del polo sud di Giove osservata nell’infrarosso da Jiram. Diversamente dal polo nord, attorno a quello centrale, sono disposti altri cinque cicloni. Crediti: NASA/JPL-Calthech/SwRI/ASI/INAF/JIRAM

Mai prima d’ora era stato possibile osservare le regioni polari del pianeta più grande del Sistema solare. La sonda Juno è riuscita in questo compito grazie al suo inserimento in un’orbita polare attorno a Giove e agli avanzati strumenti scientifici che porta a bordo, tra cui Jiram, una sorta di “macchina fotografica” nell’infrarosso in grado di osservare sia le emissioni aurorali che quelle termiche del pianeta. «La realizzazione di questo strumento costituisce un importante successo tecnologico e scientifico per la comunità italiana ed è frutto dell’importante e determinante sforzo di coordinamento effettuato dall’ASI per consentire alla Leonardo S.p.A, industria che ha realizzato lo strumento, di lavorare in perfetta sinergia con l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) dell’Inaf, a cui appartiene il responsabile scientifico», aggiunge Angelo Olivieri, Responsabile di Programma Asi per Jiram.

L’analisi dei dati dello strumento Jiram è frutto anche di una collaborazione con ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr), che hanno messo a disposizione del team di Adriani le loro competenze sull’atmosfera. «Lo sfruttamento delle conoscenze acquisite sull’atmosfera terrestre hanno permesso l’interpretazione dei dati acquisiti sulle regioni polari di Giove», commenta Bianca Maria Dinelli, responsabile del team Isac-Cnr che partecipa a questo progetto.

Guarda il servizio video su Media Inaf Tv:

Per saperne di più:

  • Leggi l’articolo su Nature Clusters of cyclones encircling Jupiter’s poles di A. Adriani, A. Mura, G. Orton, C. Hansen, F. Altieri, M. L. Moriconi, J. Rogers, G. Eichstädt, T. Momary, A. P. Ingersoll, G. Filacchione, G. Sindoni, F. Tabataba-Vakili, B. M. Dinelli, F. Fabiano, S. J. Bolton, J. E. P. Connerney, S. K. Atreya, J. I. Lunine, F. Tosi, A. Migliorini, D. Grassi, G. Piccioni, R. Noschese, A. Cicchetti, C. Plainaki, A. Olivieri, M. E. O’Neill, D. Turrini, S. Stefani, R. Sordini e M. Amoroso.
  • Il press kit con immagini, video e interviste

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L’intima e fredda rete di una incubatrice stellare

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Questa immagine spettacolare (cliccare per ingrandire) e insolita mostra parte della famosa Nebulosa di Orione, una regione di formazioni stellare a circa 1350 anni luce dalla Terra: combina un mosaico di immagini a lunghezza d'onda millimetrica ottenute da ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) e dal telescopio IRAM da 30 metri, mostrate in rosso, con una veduta infrarossa piu' familiare dallo strumento HAWK-I sul VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, mostrata in blu. Il gruppo di stelle brillanti bianco-blu in alto a sinistra e' l'ammasso del Trapezio - formato da stelle giovani e calde di appena pochi milioni di anni. Crediti: ESO/H. Drass/ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/A. Hacar

Questa immagine spettacolare e insolita, dai colori intensi e drammatici, mostra parte della famosa Nebulosa di Orione, una regione di formazione stellare a circa 1350 anni luce dalla Terra.
Si tratta di un mosaico, di cui potete vedere l’estensione originale nel riquadro dell’immagine qui sotto, che combina immagini a lunghezza d’onda millimetrica ottenute da ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) e dal telescopio IRAM da 30 metri (mostrate in rosso), con una veduta infrarossa più familiare dallo strumento HAWK-I sul VLT (Very Large Telescope) dell’ESO (mostrata in blu).

Nel riquadro la zona completa coperta dal nuovo mosaico (cliccare per ingrandire). Si vede come le strutture filamentose vengano evidenziate dall'uso di immagini a lunghezza d'onda millimetrica, altrimenti invisibili a lunghezze d'onda nella luce visibile e nell'infrarosso (immagine di sfondo). Crediti: ESO/H. Drass/ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/A. Hacar

Le strutture allungate, come una rossa e incandescente ragnatela, sono in realtà lunghi filamenti di gas freddo, talmente freddi da essere visibili solo con telescopi che operano nella banda di lunghezza d’onda millimetrica. Queste strutture sono infatti invisibili a lunghezze d’onda sia ottiche che, ovviamente, infrarosse, facendo di ALMA uno dei pochissimi strumenti che gli astronomi possano usare per studiarle. Grazie poi alla combinazione con i dati del telescopio IRAM, ecco che il dettaglio si affina e aumenta la risoluzione finale dell’immagine.

Questa l'immagine più familiare della regione di formazione stellare nella Nebulosa di Orione ottenuta con una serie di pose della camera infrarossa HAWK-1 al telescopio VLT dell'ESO in Cile. Crediti:ESO/H. Drass et al.

Il gruppo di stelle brillanti bianco-blu in alto a sinistra è l’ammasso del Trapezio – formato da stelle giovani e calde di appena pochi milioni di anni. La nebulosa sappiamo infatti essere una regione di formazione stellare, dove cioè il gas dà origine a nuove stelle collassando gradualmente sotto la propria forza di gravità finché non è sufficientemente compresso da formare una protostella, il precursore di una stella.

Come sempre immagini anche esteticamente straordinarie provengono in realtà da immagini riprese con uno scopo scientifico, in questo caso gli scienziati stavano studiando questi filamenti per capire meglio la loro struttura e la loro composizione.

Hanno usato ALMA per cercare l’impronta del diazenilio, una molecola composta da due atomi di azoto e da un protone (N2H+), elemento che forma parte di queste strutture. Attraverso questo studio, l’equipe è riuscita a identificare una rete di 55 filamenti.

Il 30metri IRAM sopra le nuvole. Crediti: DiVertiCimes

L’immagine è la combinazione di un totale di 296 set di dati da ALMA e IRAM: si tratta di uno dei mosaici ad alta risoluzione più grandi mai prodotti finora di una regione di formazione stellare a lunghezze d’onda millimetriche, proprio grazie alla combinazione dei segnali da molte antenne con un’ampia separazione dei due radiointerferometri ALMA e IRAM. Il primo formato da 66 radiotelescopi con diametro di 12 e 7 metri, che osservano alle lunghezze d’onda millimetriche e sub-millimetriche, che ascolta il cielo dal Llano de Chajnantor dell’altopiano Puna de Atacama, a 5000 metri di quota, in Cile. Il secondo, IRAM, è un istituto che gestisce due Osservatori per la radioastronomia ad onde lunghe millimetriche, aperte alla comunità astronomica internazionale: il telescopio da 30 metri localizzato al Pico Veleta (2850 m), che ha prodotto i dati utilizzati nell’immagine, nella Sierra Nevada spagnola in Andalusia e l’antenna-interferometro in Plateau de Bure (2550 m) nelle alpi francesi.

Le antenne di ALMA sotto al cielo australe degli altopiani cileni. Crediti: ESO/B. Tafreshi (twanight.org)

La nebulosa di Orione è la regione di formazione stellare più vicina alla Terra e perciò viene studiata in dettaglio dagli astronomi che vogliono capire meglio come si formano le stelle e come evolvono nei loro primi milioni di anni. I telescopi dell’ESO hanno osservato molte volte questa regione interessante, in coda il link a tutte le immagini rilasciate nel tempo.

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Intermezzo. Il Quarto di Luna e Antares

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In questa immagine il percorso della Luna nelle sue prime tappe, fino al 12 marzo. Tra l'8 e il 9 marzo si starà spostando tra Giove e Marte, sorvolando la rossa Antares. Pur se molto distante, in entrambe le serate potrà far parte di riprese ad ampio campo, anche se la data di "minima" distanza è quella indicata del 9 marzo. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

La Luna continua il suo viaggio, avviandosi tra l’8 e il 9 marzo verso Marte. Come visto, tappe di una “passeggiata lunare” che merita qualche parola in più e un progetto per la ripresa rispetto alla nostra usuale e sintetica lista.

➜ Leggi Dal 7 al 19 marzo ore 5:00: La Luna incontra i pianeti del Sistema Solare. Una vista d’insieme

Ci soffermiamo al  9 marzo, quindi, quando un Quarto di Luna (fase del 53%) si troverà nei pressi della rossa Antares (mag. +1,05), la stella alfa della costellazione dello Scorpione.

Non si può parlare di una vera e propria congiunzione, ma il passaggio da Giove a Marte la porterà a poco meno di 10° dalla stella, ancora molto simile alla sua “nemesi” Marte, visibile poco più in là, che sta però guadagnando luminosità.

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Prima tappa: la Luna incontra Giove.

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In questa immagine il percorso della Luna nelle sue prime tappe, fino al 12 marzo. I suoi incontri però si concluderanno solo il 19 marzo, quando incontrerà il piccolo Urano, anche se non sarà visibile a occhio nudo. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
In questa immagine il percorso della Luna nelle sue prime tappe, fino al 12 marzo. I suoi incontri però si concluderanno solo il 19 marzo, quando incontrerà il piccolo Urano, anche se non sarà visibile a occhio nudo. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Durante il mese vedremo il nostro satellite compiere il suo viaggio nel cielo per andare a far visita ad astri e pianeti, in una “passeggiata” celeste che potremo seguire fino al 12 marzo, osservando praticamente sempre le stesse regioni del cielo e sempre alla stessa ora, e fino al 19 passando in prima serata, e che merita qualche parola in più e un progetto per la ripresa di questa “passeggiata  lunare” tra gli astri, rispetto alla nostra usuale e sintetica lista.

➜ Leggi Dal 7 al 19 marzo ore 5:00: La Luna incontra i pianeti del Sistema Solare. Una vista d’insieme

Il 7 marzo è la volta di Giove (mag. –1,8), che sarà raggiunto dalla Luna (fase 72%), tra le stelle della Bilancia, a una distanza di circa 3,8°.

Dopo essere sorti poco dopo la mezzanotte, quando potremo riprenderli nella cornice del paesaggio, alle ore 5:30 i due oggetti si troveranno a un’altezza di circa 32° sull’orizzonte sud-sudest, dando il tempo a Saturno e Marte di mostrarsi sopra l’orizzonte per le nostre immagini a largo campo.

Sarà poi possibile seguire la congiunzione fino al sorgere del Sole, quando i due astri si faranno sempre meno visibili, fino a scomparire nel chiarore del cielo.

Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Marzo


Leggi anche

➜ La LUNA di marzo. Approfondimento: Guida all’osservazione dei crateri Archimedes, Aristillus, Autolycus

➜ La rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Scopri le costellazioni del cielo di marzo con la UAI


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WASP-39b così simile e così diverso

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Credits: NASA, ESA, G. Bacon and A. Feild (STScI), and H. Wakeford (STScI/Univ. of Exeter)

Usando i telescopi spaziali Hubble e Spitzer, gli scienziati hanno studiato il “saturniano caldo” chiamato WASP-39b,  un esopianeta dalla massa simile a quella di Saturno, caldo, gonfio e situato a circa 700 anni luce dalla Terra.

Situato nella costellazione della Vergine, WASP-39b orbita intorno a una tranquilla stella simile al Sole, WASP-39, una volta ogni quattro giorni. L’esopianeta è attualmente posizionato più vicino alla sua stella più di 20 volte di quanto la Terra sia al Sole, più di otto volte rispetto a Mercurio, e mostra sempre la stessa faccia alla sua stella.

La sua temperatura, sul lato illuminato, è di circa 776,7 °C. Potenti venti trasportano il calore in tutto pianeta, mantenendo il lato in ombra praticamente quasi altrettanto caldo. A differenza dal nostro Saturno, da cui prende nome la classe a cui appartiene, non sembra abbia degli anelli, ma ha invece un’atmosfera gonfia, priva di nuvole ad alta quota, che ha consentito agli scienziati di analizzarla in profondità.

Hannah Wakeford – dell’Università di Exeter nel Regno Unito e dello Space Telescope Science Institute negli Stati Uniti – e il suo team, grazie ai dati dei telescopi spaziali Hubble e Spitzer, sono stati in grado di analizzare le componenti atmosferiche di questo esopianeta, ottenendo lo spettro più completo dell’atmosfera di un pianeta extrasolare possibile con la tecnologia attuale.

Osservando quindi la luce stellare che filtra attraverso l’atmosfera del pianeta, splittata nelle sue componenti, il team ha trovato prove chiare della presenza di molecole d’acqua, in forma di vapore e in grandi quantità.

Lo spettro ottenuto con le intensità del segnale dei vari elementi alle corrispondendti lunghezze d'onda. Crediti: NASA, ESA, G. Bacon and A. Feild (STScI), and H. Wakeford (STScI/Univ. of Exeter)

Infatti, WASP-39b risulta avere tre volte più acqua di Saturno, e pur sapendo che ne avrebbero trovata (proprio per le similitudini con il nostro gigante gassoso), non se ne aspettavano in queste quantità. L’ipotesi è che il pianeta si sia formato in orbite più lontane dalla sua stella, dove ha potuto essere bombardato da grandi quantità di materiale ghiacciato. E sebbene sia diventato un pianeta gassoso con molte caratteristiche simili al nostro Saturno, deve aver avuto una storia evolutiva molto diversa e intrigante: un epico viaggio in migrazione attraverso il suo sistema planetario e, forse, anche cancellando o assorbendo altri pianeti o planetoidi sul suo cammino.

Indagare le atmosfere di pianeti extrasolari può, quindi, fornirci nuove informazioni su come i pianeti si formano ed evolvono a varie distanze attorno a una stella.
«Abbiamo bisogno di guardare verso l’esterno in modo da poter comprendere il nostro Sistema solare», ha spiegato la Wakeford, e con l’entusiasmo tipico di uno scienziato quando i risultati che ha in mano, invece di dare conferme aprono nuove possibilità e domande, continua: «Lo studio degli esopianeti ci sta dimostrando quanto la formazione dei pianeti sia più complicata e più confusa di quanto pensassimo. E questo è fantastico!».

Più gli astronomi imparano a conoscere la complessità di altri mondi, più c’è da imparare sulle loro origini, e quest’ultima osservazione è un passo significativo verso la caratterizzazione di questi mondi, cosa che sarà possibile sempre più nel dettaglio con la prossima generazione di telescopi dallo spazio e da Terra.

Guardando al futuro, infatti, il team spera di utilizzare il James Webb Space Telescope – la cui attività doveva iniziare nel 2019, anche se al  momento la data sembra essere ulteriormente rimandata a tempo indeterminato per problemi tecnici e di budget – per ottenere uno spettro ancora più completo. Il nuovo telescopio spaziale sarà infatti in grado di fornire informazioni sul carbonio presente nell’atmosfera del pianeta, che assorbe la luce a lunghezze d’onda infrarosse più lunghe di quelle che Hubble può vedere. Conoscendo la quantità di carbonio e ossigeno presenti nell’atmosfera, gli scienziati potranno scoprire ancora di più sull’evoluzione e su dove si sia formato WASP-39b.

Speriamo che tutto proceda al meglio e che i problemi per la messa in orbita del JWST si risolvano al più presto…

Per saperne di più


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ANS Collaboration 2.0 foundation meeting e Scuola di Fotometria e Spettroscopia astronomica

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L’associazione ANS Collaboration (Asiago Novae & Symbiotic stars) è attiva dal 2005 come collaborazione tra astronomi e astrofili nell’ambito del monitoraggio fotometrico e spettroscopico di stelle simbiotiche e novae, ma anche di altre tipologie stellari quali, ad esempio, binarie ad eclisse e supernovae, invita tutti gli astrofili interessati all’ANS Collaboration 2.0 foundation meeting che si terrà domenica 18 marzo 2018 presso la sala conferenze del Planetario di Ravenna.

Programma e registrazione ANS Meeting:

Questo meeting getterà le basi per la nuova fase 2.0 di ANS Collaboration, sodalizio che, nei suoi 12 anni assai di attività, ha contribuito ad oltre 170 pubblicazioni su riviste internazionali basate sulle proprie osservazioni fotometriche e/o spettroscopiche. I partecipanti al meeting interessati a far parte di ANS Collaboration potranno poi partecipare alla successiva Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica, diretta dal prof. Ulisse Munari (Osservatorio Astrofisico di Asiago), che si terrà nel week end del 12-13 maggio 2018 a Varese presso l’Osservatorio G.V. Schiaparelli- Campo dei Fiori. In quest’occasione la fotometria e la spettroscopia astronomiche verranno affrontate sia teoricamente che con sessioni pratiche usufruendo dei locali telescopi (35cm, 61cm e 84cm di apertura).

Programma e registrazione Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica

Maggiori informazioni http://www.ans-collaboration.org/

ANS Collaboration 2.0 foundation meeting e Scuola di Fotometria e Spettroscopia astronomica

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L’associazione ANS Collaboration (Asiago Novae & Symbiotic stars) è attiva dal 2005 come collaborazione tra astronomi e astrofili nell’ambito del monitoraggio fotometrico e spettroscopico di stelle simbiotiche e novae, ma anche di altre tipologie stellari quali, ad esempio, binarie ad eclisse e supernovae, invita tutti gli astrofili interessati all’ANS Collaboration 2.0 foundation meeting che si terrà domenica 18 marzo 2018 presso la sala conferenze del Planetario di Ravenna.
Programma e registrazione ANS Meeting
Questo meeting getterà le basi per la nuova fase 2.0 di ANS Collaboration, sodalizio che, nei suoi 12 anni assai di attività, ha contribuito ad oltre 170 pubblicazioni su riviste internazionali basate sulle proprie osservazioni fotometriche e/o spettroscopiche.

I partecipanti al meeting interessati a far parte di ANS Collaboration potranno poi partecipare alla successiva Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica, diretta dal prof. Ulisse Munari (Osservatorio Astrofisico di Asiago), che si terrà nel week end del 12-13 maggio 2018 a Varese presso l’Osservatorio G.V. Schiaparelli-Campo dei Fiori.
In quest’occasione la fotometria e la spettroscopia astronomiche verranno affrontate sia teoricamente che con sessioni pratiche usufruendo dei locali telescopi (35cm, 61cm e 84cm di apertura).
Programma e registrazione Scuola di fotometria e spettroscopia astronomica

Maggiori informazioni www.ans-collaboration.org.

21° Mostra di Astronomia e Astronautica a Villa Farsetti – Santa Maria di Sala

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villa-Farsetti-1

villa-Farsetti-1

Organizzato da Gruppo Astrofili Salese “G. Galilei”.
Inaugurazione Sabato 10 Marzo alle ore 16:00 con interventi autorità locali e ospiti speciali. La mostra sarà costituita da numerose sezioni che spaziano tra diversi argomenti di astronomia, di storia dell’astronomia e di astronautica. Ogni sezione sarà presidiata dai soci del gruppo che ne illustreranno il contenuto.
Per Informazioni: Tel: 340 3450274
Email: astrosalese@libero.it
http://www.astrosalese.it

Juno: il crepuscolo al polo Sud di Giove

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Il pianeta Giove ripreso dalla sonda Juno. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Swri/Msss/Gerald Eichstädt
Il pianeta Giove ripreso dalla sonda Juno. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Swri/Msss/Gerald Eichstädt

La linea immaginaria che separa il lato diurno da quello notturno di un pianeta si chiama “terminatore” o “zona crepuscolare”. Il fenomeno è visibile anche su altri oggetti illuminati dal nostro Sole e la sonda della Nasa Juno lo ha fotografato magistralmente sul pianeta Giove con la JunoCam.

Scattata durante l’unidicesimo flyby (passaggio ravvicinato) della sonda attorno al quinto pianeta del Sistema solare, nella foto d’artista è possibile ammirare lo spettacolo danzante dei vortici in formazione attorno al polo Sud e in movimento verso la zona equatoriale di Giove. Questo ritratto risale al 7 febbraio scorso, quando la navicella si trovava a oltre 120 chilometri di distanza dalla parte più alta dell’atmosfera di Giove.

L’immagine è il frutto del lavoro del citizen scientist Gerald Eichstädt, il quale ha processato i dati “raw” raccolti dalla JunoCam e ne ha accentuato i colori per mettere in risalto i contorni delle nuvole. Il risultato è talmente bello che la foto sembra quasi un dipinto.

Lo scatto è uno dei tanti che Juno ha ripreso mentre era rivolto verso il polo Sud del pianeta. Protagonista della foto è, appunto, la regione dove il giorno incontra la notte. Per rendere il tutto più dettagliato e visibile, il team di scienziati e ingegneri che guidano la sonda ha regolato la JunoCam in modo che si comportasse come un fotografo ritrattista: la camera a bordo della sonda ha realizzato numerosi scatti a diverse esposizioni sperando di catturare l’immagine con il bilanciamento della luce desiderato. Per consentire a JunoCam di raccogliere una quantità di luce tale da rivelare le caratteristiche della zona crepuscolare di Giove, il lato diurno è stato sovraesposto.

La sonda è in orbita attorno a Giove dal 2016, ha un profilo di missione per orbite polari e si propone di dare risposte ad alcune questioni fondamentali ancora irrisolte sul pianeta stesso, la sua formazione e la sua evoluzione. L’Italia partecipa alla missione con due strumenti: Jiram (Jupiter InfraRed Auroral Mapper) per le studio delle aurore e dell’atmosfera e un transponder in banda Ka per studi gravitazionali. Jiram è coordinato dall’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali dell’Inaf.

Risorse online

Le immagini grezze dalla JunoCam sono disponibili per il pubblico nel sito della JunoCam community

Informazioni sulla missione sul sito  della NASA e del SWRI

Leggi anche, su Coelum Astronomia

Speciale missione JUNO

Un Giove tutto nuovo

Juno Profondo Rosso


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Accademia delle Stelle

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accademiadellestelle220

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Sei corsi di Astronomia a Roma per conoscere l’Universo e imparare a osservare il cielo. Corsi base e avanzati:
– Astronomia base
– Astrofisica e Cosmologia
– Fotografia Astronomica
– Osservazioni al telescopio
– Archeoastronomia
– Astronomia insolita e curiosa

Archeoastronomia: dal mistero alla scoperta
Conferenze gratuite:
10.03 ore 13:30: Museo Archeologico di Montecelio (RM)
23.03 ore 21:00: Associazione Astronomica Polaris, Genova
06.04 ore 21:00: Osservatorio Polifunzionale del Chianti

Per informazioni: http://www.accademiadellestelle.org/corsi

AstronomiAmo

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LocandinaCoelum_032018
01.03 ore 21:30: Diretta streaming Occhi al Cielo
08.03 ore 21.30: Corso on line sul Sistema Solare
10.03 ore 16:00 Incontri di Astronomia Live con il Dott. Federico Tosi – INAF
15.03 ore 21:30: Corso di Astrofotografia on line
27.03 ore 20:00: Parlando di Astronomia a Ceccano (FR)

Per ulteriori informazioni: https://www.astronomiamo.it

Gruppo Astrofili Vicentini

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Gruppo Astrofili VicentiniConvegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00:
03.03: Dott. Natalino Fiorio “NEL REGNO DEL SOLE”.
31.03: Dott. Paolo Ocner astronomo presso l’osservatorio di Asiago “IL SOLE”.

Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione
07.03: “tutto quello che non vediamo. Il modello standard della cosmologia contemporanea” 2° lezione
14.03: “verso l’infinito…e oltre! Il multiverso e le altre ipotesi dei cosmologi contemporanei” 3° lezione

Osservazioni presso la sede di Arcugnano:
25.03: “osserviamo la nostra Stella” osservatorio aperto dalle 14:30 alle 17:30

Ogni martedì del mese l’osservatorio sarà aperto al pubblico dalle ore 20:30.

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI).

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com
Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani – www.uai.it

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Tutti i primi lunedì del mese:
UNA COSTELLAZIONE SOPRA DI NOI
In diretta web con il Telescopio Remoto UAI Skylive dalle ore 21:30 alle 22:30. Un viaggio deep-sky in diretta web con il Telescopio Remoto UAI e gli altri Telescopi Remoti ASTRA (http://www.astratelescope.org/). Osservazioni con approfondimenti dal vivo ogni mese su una costellazione del periodo. Basta un collegamento internet, anche lento, registrandosi gratuitamente su www.astronomiamo.it . Con la voce del Vicepresidente UAI, Giorgio Bianciardi.
telescopioremoto.uai.it

11 marzo – Giornata internazionale dei Planetari
A cura dell’Associazione dei Planetari Italiani con il patrocinio della UAI
http://www.planetari.org/it/

Brillante congiunzione tra Venere e Mercurio

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Nel tardo pomeriggio del 5 marzo, alle ore 18:30 circa, in pieno crepuscolo serale, guardando verso ovest potremo vedere due brillanti astri scendere insieme verso l’orizzonte: sono proprio Mercurio (mag. –1,0) e Venere (mag. –3,4), distanti appena poco meno di 1° e mezzo.

I due pianeti, brillantissimi, saranno facilmente riconoscibili a occhio nudo, anche se bassi sull’orizzonte (meno di 8° all’ora indicata).

A rigore, Venere e Mercurio saranno alla minima distanza (di circa 1°) già la sera del 3 marzo, ma Mercurio sarà nettamente più basso sull’orizzonte, e per osservarli bisognerà anticipare di almeno un quarto d’ora l’osservazione, con un cielo meno buio.

Mercurio (in basso, meno luminoso) e Venere (sopra) in una congiunzione del 3 gennaio 2015. Crediti: Giorgia Hofer

Il 4 marzo la situazione sarà in miglioramento, ma abbiamo preferito la sera del cinque per dare maggior visibilità al piccolo pianeta.

La presenza di Venere sarà poi sicuramente d’aiuto nell’individuare l’elusivo Mercurio, spesso riconoscibile con difficoltà.

All’occasione è anche dedicata la rubrica di astrofotografia di Giorgia Hofer di questo mese, con tanti consigli ed esempi per valorizzare la ripresa!

➜  Leggi Uno Scatto al mese: Catturiamo lo sfuggente Mercurio

Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Marzo


Leggi anche

➜ La rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Scopri le costellazioni del cielo di marzo con la UAI

➜ Club dei 100 asteroidi. (45) Eugenia e (18) Melpomene: due curiosi asteroidi in opposizione


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La Luna nei pressi di Spica

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Nell’immagine possiamo vedere la larga congiunzione tra la Luna e la stella Spica, nella costellazione della Vergine. Sebbene la separazione tra i due astri sia di poco meno di 7°, la visione sarà senza dubbio molto avvincente. All’orario indicato i due soggetti saranno ad un’altezza tale da poter includere gli elementi del paesaggio negli scatti fotografici. Per esigenze di rappresentazione grafica la Luna appare notevolmente ingrandita.
Nell’immagine possiamo vedere la larga congiunzione tra la Luna e la stella Spica, nella costellazione della Vergine. Sebbene la separazione tra i due astri sia di poco meno di 7°, la visione sarà senza dubbio molto avvincente. All’orario indicato i due soggetti saranno ad un’altezza tale da poter includere gli elementi del paesaggio negli scatti fotografici. Per esigenze di rappresentazione grafica la Luna appare notevolmente ingrandita.

Il 4 marzo sarà ancora la Luna (fase 89,5%) la protagonista di un altro incontro con una stella. Questa volta tocca a Spica (mag. +0,1), la stella alfa della costellazione della Vergine. In realtà la Luna si troverà quasi equidistante tra le stelle Spica e Heze (Zeta Virginis, mag. +3,4), stella della medesima costellazione che però, a causa della sua  ridotta luminosità, risulterà molto meno appariscente nella forte luce della Luna, rispetto alla bella Spica.

Questo incontro, comunque piuttosto ampio (poco meno di 7°) sarà osservabile già in prima serata, guardando verso est-sudest: Spica sorgerà per ultima attorno alle 21:30 inseguendo la Luna poco meno di 5° più alta, i tre astri aumenteranno poi la loro altezza verso il meridiano e potranno essere seguiti fino al mattino quando cominceranno ad allontanarsi. Alle ore 22:00 la Luna sarà alta circa 10° sull’orizzonte, consentendo di scattare delle belle fotografie che includano gli elementi del paesaggio.

In queste notti di (più o meno) Luna Piena poi, non dimentichiamo anche la possibilità di suggestive riprese del paesaggio da lei illuminato, soprattutto in questi giorni in cui la neve ricopre buona parte del territorio italiano… perciò: ➜ Leggi La Luna illumina la notte

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Leggi anche

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ La LUNA di marzo. Approfondimento: Guida all’osservazione dei crateri Archimedes, Aristillus, Autolycus

➜  ASTROFOTOGRAFIA Catturiamo lo sfuggente Mercurio


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Dal 9 febbraio al 3 giugno

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Marte

La mostra, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, vuole raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione di Marte e l’importante contributo italiano a questa avventura. Dopo un richiamo alla figura mitologica del dio Marte, un’introduzione dedicata alle prime osservazioni dei canali di Giovanni Schiaparelli e alla grande produzione di letteratura fantascientifica, il percorso espositivo illustra lo stato della conoscenza che oggi abbiamo di Marte, attraverso i dati e le immagini che la più avanzata tecnologia spaziale ha permesso di acquisire: dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking fino alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter.

La mostra vuole essere anche un omaggio al programma europeo ExoMars e non manca uno sguardo su quello che potrebbe riservare il prossimo futuro con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della serie televisiva MARS firmata da Ron Howard.

Durante il periodo di apertura, l’esposizione sarà accompagnata da un calendario di incontri e appuntamenti. In particolare, a febbraio il Museo proporrà due weekend speciali di attività (10-11 e 17-18 febbraio) con un fittissimo programma per tutti i gusti e per tutte le età, per addentrarsi, anche grazie alla realtà virtuale, fra le più recenti scoperte e i progetti futuri di esplorazione e per dare spazio alla propria creatività o immergersi nella cultura popolare ispirata al Pianeta Rosso.

La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo.

www.museoscienza.org | info@museoscienza.it | Tel 02 48 555 1

Promossa da Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea, INAF, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic.

Marte – Incontri ravvicinati con il pianeta rosso

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Marte

La mostra, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, vuole raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione di Marte e l’importante contributo italiano a questa avventura. Dopo un richiamo alla figura mitologica del dio Marte, un’introduzione dedicata alle prime osservazioni dei canali di Giovanni Schiaparelli e alla grande produzione di letteratura fantascientifica, il percorso espositivo illustra lo stato della conoscenza che oggi abbiamo di Marte, attraverso i dati e le immagini che la più avanzata tecnologia spaziale ha permesso di acquisire: dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking fino alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter.

La mostra vuole essere anche un omaggio al programma europeo ExoMars e non manca uno sguardo su quello che potrebbe riservare il prossimo futuro con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della serie televisiva MARS firmata da Ron Howard.

La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo.

www.museoscienza.org | info@museoscienza.it | Tel 02 48 555 1

Promossa da Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea, INAF, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic.

NASA. A Human Adventure

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20. NASA - A Human AdventureDal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano, nello Spazio Ventura XV, NASA. A Human Adventure, la grande mostra prodotta dalla NASA in collaborazione con John Nurmien Events e AVATAR. Un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati, tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali USA e URSS, la maggior parte di essi in prestito dal Kansas Cosmosphere & Space Center e dallo Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio. Attraverso 5 sezioni – Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione, i visitatori verranno catapultati, attraverso un’esperienza immersiva, in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio.
Una mostra affascinante e ricca di oggetti di ogni tipo che faranno immaginare l’esperienza spaziale in ogni suo aspetto. Vi aspettiamo!
Leggi l’articolo sulla mostra su Coelum Astronomia 215 a pagina 172

Gruppo Astrofili Vicentini

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Gruppo Astrofili Vicentini

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Corso di cosmologia:
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Osservazioni presso la sede di Arcugnano:
25.03: “osserviamo la nostra Stella” osservatorio aperto dalle 14:30 alle 17:30

Ogni martedì del mese l’osservatorio sarà aperto al pubblico dalle ore 20:30.

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI).

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com
Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

L’INFINITA CURIOSITÀ. Un viaggio nell’Universo in compagnia di Tullio Regge

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1507068881_Linfinita-curiosita-Torino-1Per tutto l’inverno, il palazzo dell’Accademia delle Scienze di Torino ospita “L’infinita curiosità. Un viaggio nell’universo in compagnia di Tullio Regge”. La mostra, curata da Vincenzo Barone e Piero Bianucci, propone, con un allestimento coinvolgente, un viaggio ideale nell’universo, dall’immensamente grande all’estremamente piccolo, alla scoperta delle meraviglie della fisica contemporanea.
L’ingresso alla mostra accoglie il visitatore con un allestimento spettacolare. Nello scenografico corridoio è posta un’installazione di legno che rappresenta la “scala cosmica”: 62 blocchi corrispondenti ai 62 ordini di grandezza dell’universo conosciuto, dall’estremamente piccolo (la lunghezza di Planck) all’immensamente grande (l’orizzonte cosmologico). Lungo il percorso della mostra il visitatore si muoverà idealmente su e giù per questa scala, confrontandosi con le dimensioni delle cose, dai quark alle galassie.
La mostra si avvale della collaborazione di importanti istituzioni scientifiche italiane, tra le quali l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM). Il progetto è realizzato nell’ambito delle attività del Sistema Scienza Piemonte, un accordo promosso dalla Compagnia di San Paolo e sottoscritto dai principali enti torinesi che si occupano di diffusione della cultura scientifica.
www.torinoscienza.it

Acqua dappertutto, ma pietrificata

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Un nuovo studio statunitense, pubblicato in questi giorni su Nature Geoscience, ha riesaminato i dati ottenuti della sonda Nasa Lro, Lunar Reconaissance Orbiter, e da uno spettrometro Nasa a bordo dell’orbiter lunare indiano Chandrayaan-1, per stimare nuovamente la presenza di acqua sul nostro satellite, trovandola ubiquamente incastonata su tutta la superficie.

I risultati contraddicono alcuni studi precedenti, che avevano rilevato la presenza di una quantità maggiore di acqua alle latitudini polari della Luna e un andamento altalenante in base al giorno lunare, che dura 29.5 giorni terrestri.

«Abbiamo scoperto che, indipendentemente dall’ora del giorno o dalla latitudine che osserviamo, il segnale che indica acqua sembra essere sempre presente», sintetizza Joshua Bandfield dell’Istituto di scienza dello spazio a Boulder, in Colorado (Usa), primo autore della nuova ricerca. «Non sembra che la presenza di acqua dipenda dalla composizione della superficie, né che si muova da un punto a un altro».

Immagine composita della superficie lunare realizzata dal Moon Mineralogy Mapper della Nasa a bordo della sonda Isro Chandrayaan-1. Crediti: Isro/Nasa/JPL-Caltech/Brown Univ./Usgs

L’incertezza riguardo alla presenza di acqua sulla Luna, nonché sulla sua origine, deriva principalmente dal modo in cui tale molecola viene rilevata: l’evidenza più forte ottenuta finora proviene dalla misura dell’intensità della luce riflessa dalla superficie lunare, all’interno della quale la presenza d’acqua è indicata da una specifica impronta spettrale nella banda infrarossa di radiazione.

Ma la superficie lunare può risultare abbastanza calda da emettere luce propria, un bagliore nella regione infrarossa dello spettro. Per i ricercatori, la sfida è esattamente quella di distinguere la luce riflessa da quella emessa, operazione per la quale è necessario avere informazioni molto accurate sulla temperatura.

Grazie alle misure di temperatura della Luna ottenute dallo strumento Diviner Radiometer Experiment (water diviner = “rabdomante”) a bordo di Lro, gli autori del nuovo studio hanno elaborato un nuovo modello termico; modello che è stato quindi applicato ai dati raccolti dal Moon Mineralogy Mapper a bordo della sonda Chandrayaan-1, strumento che ha fornito la prima mappa mineralogica della superficie lunare e per primo individuato acqua ghiacciata ai poli.

Luna in rotazione ricostruita dai dati di Lro. Crediti: Lro, Arizona State U., Nasa

Gli autori del nuovo studio ritengono che l’acqua sulla Luna sia principalmente presente come gruppi ossidrilici OH legati ad altre molecole per comporre gli idrati e idrossidi che costituiscono il suolo lunare.

Riguardo all’origine dell’acqua lunare, i ricercatori ritengono che le molecole di OH e/o di H2O siano state con più probabilità create dal vento solare che spazza la superficie lunare, anche se non possono scartare l’ipotesi che provengano dall’interno stesso della Luna, lentamente rilasciate da minerali in cui erano presenti fin dall’epoca in cui il corpo selenitico si è formato.

Per saperne di più:

La Luna di Marzo 2018 e una guida all’osservazione dei crateri Archimedes, Aristillus, Autolycus

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Le fasi della Luna in gennaio, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti Coelum Astronomia CC-BY
Le fasi della Luna in marzo, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

Marzo inizia con la Luna che alle 01:51 del giorno 2 sarà in Plenilunio, con età di 14,16 giorni, a un’altezza di +50° nel cielo sudoccidentale dove andrà a tramontare in prossimità del sorgere del Sole. Nelle serate successive, col procedere della fase calante, il nostro satellite sorgerà sempre più tardi rendendosi pertanto visibile nelle ore notturne entrando in fase di Ultimo Quarto alle 12:20 del 9 marzo a –12° sotto l’orizzonte di sudovest andando poi a concludere la fase calante col Novilunio del 17 marzo alle 14:12.

Continua nella rubrica la Luna di Marzo 2018

Le effemeridi complete giornaliere della Luna le trovi nel Cielo di Marzo

A marzo osserviamo

La prima proposta di marzo è per la serata del giorno 1 quando il punto di Massima Librazione riguarderà la zona fra i crateri Humboldt (213 km) e Abel (117 km) con interessamento anche del vicino cratere Barnard (104 km) situati in prossimità del bordo lunare orientale nella regione a est dei crateri Petavius e Furnerius.

➜ Leggi La Massima librazione del 1 marzo

Con la seconda proposta di questo mese, programmata per la serata del 24 marzo, continuiamo il nostro viaggio sulle grandi strutture allineate in senso nord/sud lungo il margine orientale del mare Nubium, dedicando questa volta la nostra attenzione al cratere Walther.

La terza e principale proposta riguarda la regione più orientale del mare Imbrium, l’area dei crateri Archimedes, Aristillus e Autolycus che andremo a visitare il 25 marzo, delimitata a oriente dalle imponenti e spettacolari catene montuose del Caucasus e degli Appennini.

➜ Leggi la Guida all’osservazione ai crateri Archimedes, Aristillus e Autolycus

Per approfondire queste osservazioni, per le falci di Luna e la sua luce cinerea e per tutte le altre informazioni, leggi la Luna di Marzo 2018 su Coelum astronomia 220 (è sempre gratis, puoi scaricarlo in pdf oppure stampare le pagine che ti interessano di più 😉 ).


Leggi anche

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

➜  Calendario degli eventi di marzo 2018, giorno per giorno

➜  Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

➜  La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione! Su Coelum Astronomia n. 211

E tutte le precedenti rubriche di Francesco Badalotti, con tantissimi spunti per approfondire la conoscenza del nostro satellite naturale. Per ogni formazione il momento giusto!


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di marzo su Coelum Astronomia 220

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Scaldiamo i motori: Luna e Regolo

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Ecco come apparirà la congiunzione tra la Luna e la stella Alfa della costellazione del Leone, Regolo, ormai prossima a tramontare sotto l’orizzonte ovest. Per esigenze di rappresentazione grafica la Luna appare ingrandita rispetto al normale. Crediti immagine: Coelum Astronomia CC-BY
Ecco come apparirà la congiunzione tra la Luna e la stella Alfa della costellazione del Leone, Regolo, ormai prossima a tramontare sotto l’orizzonte ovest. Per esigenze di rappresentazione grafica la Luna appare ingrandita rispetto al normale. Crediti immagine: Coelum Astronomia CC-BY

Iniziamo le nostre osservazioni di marzo la mattina del primo giorno del mese. Il bersaglio sarà la Luna che, alle ore 5:45 circa, poco prima di tuffarsi sotto l’orizzonte ovest, ci regalerà la visione di un bell’incontro con la stella Regolo (Alfa Leonis, mag. +1,4).

I due astri si troveranno in una congiunzione piuttosto stretta: saranno separati, nel momento della minima distanza alle 5:54, da appena 0,9° (dal bordo lunare, 1,2° dal centro). All’orario indicato in cartina sarà ancora possibile fotografare il duetto incorniciato dagli elementi del paesaggio, essendo la Luna alta circa 7° sull’orizzonte, con Regolo posta appena più in alto.

Attenzione perché, poco prima dell’ora indicata, si potrà assistere anche a un passaggio luminoso della Stazione Spaziale Internazionale!

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

E in queste notti di (più o meno) Luna Piena poi, non dimentichiamo anche la possibilità di suggestive riprese del paesaggio da lei illuminato, soprattutto in questi giorni in cui la neve ricopre buona parte del territorio italiano… perciò: ➜ Leggi La Luna illumina la notte

Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Marzo

Leggi anche

➜ La LUNA di marzo. Approfondimento: Guida all’osservazione dei crateri Archimedes, Aristillus, Autolycus

➜  ASTROFOTOGRAFIA Catturiamo lo sfuggente Mercurio


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Il Cielo di marzo 2018

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Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42° - Long. 12°E La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Mar > 23:00; 15 Mar > 22:00; 30 Mar > 21:00.
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42° - Long. 12°E La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Mar > 23:00; 15 Mar > 22:00; 30 Mar > 21:00.

EFFEMERIDI
(ott. 2017 – mar. 2018)

Luna

Sole e Pianeti

Ad annunciare la nuova stagione sarà come sempre il Leone che, con il suo caratteristico profilo segnato dalla stella Regolo, dominerà verso sud, circondato da costellazioni molto meno appariscenti come il Leone Minore, il Sestante, la Coma, ecc. Niente a che vedere con l’impressionante lucentezza delle costellazioni invernali, ma c’è da tener conto del fatto che in primavera la porzione di cielo che si offre ai nostri occhi è quello che sta al di fuori del piano della Via Lattea, dove le stelle sono molto più rare e il cielo è dominato da oggetti extragalattici percepibili soltanto al telescopio. Più a est, Vergine, Boote ed Ercole, in successione, saranno già in viaggio verso il meridiano, annunciando quest’ultima addirittura un sapore di estate.

➜ Scopri le costellazioni del cielo di marzo con la UAI

IL SOLE

In marzo il Sole si muoverà nell’Acquario fino al giorno 12, per entrare poi nella grande costellazione dei Pesci, dove vi resterà per il resto del mese. Le ore di buio diminuiranno ancora, tanto che a inizio mese la durata della notte astronomica sarà di poco più di 9,5 ore e alla fine soltanto di 7,85 (vedi la tabella “Notte Astronomica” con gli orari). Il Sole sta infatti “risalendo” velocemente l’eclittica, e il giorno 20 (data dell’equinozio di primavera) si troverà al punto gamma (g) dove la sua declinazione – e  anche l’ascensione retta – saranno esattamente pari a zero.

Cosa offre il cielo

Ricordiamo, prima di tutto, due importanti eventi nel corso di questo mese: nella notte tra il 24 ed il 25 marzo 2018 si tornerà all’ora legale estiva (TU+2). In quella data, a partire dalle ore 02:00 locali, bisognerà portare gli orologi avanti di un’ora.

Inoltre, la Luna sarà Nuova il 17 marzo e quindi si presenteranno le condizioni migliori per tentare la Maratona Messier, ovvero l’osservazione in un’unica notte di tutti (o quasi) i 110 oggetti del celebre catalogo, nel fine settimana del 17-18 marzo.

➜ Tutto ma proprio tutto sulla Maratona Messier

Marzo è sicuramente un mese dominato dalla presenza serale dei pianeti Mercurio e Venere: ogni sera, al tramonto, con il cielo ancora chiaro, sarà possibile riconoscere facilmente la brillante Venere, accompagnata dal più piccolo ma comunque brillante Mercurio, li vedremo alla minima distanza nell’evento del 5 marzo.

Qualche consiglio su come riprenderli al meglio lo troviamo nella rubrica Uno scatto al mese:

ASTROFOTOGRAFIA Catturiamo lo sfuggente Mercurio

La Luna sarà invece la protagonista del mattino, accompagnandoci alla scoperta degli astri e dei pianeti che popoleranno il cielo prima dell’alba, in una serie di incontri che meritano qualche parola in più e un progetto per la ripresa di questa “passeggiata lunare” tra gli astri, rispetto alla nostra usuale e sintetica lista.

➜ Organizzati in anticipo con Il Cielo di Marzo su Coelum Astronomia 220

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. Inoltre, se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in PhotoCoelum!

E ancora, sempre su Coelum Astronomia n. 220

La LUNA di marzo. Approfondimento: Guida all’osservazione dei crateri Archimedes, Aristillus, Autolycus

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

Club dei 100 asteroidi. (45) Eugenia e (18) Melpomene: due curiosi asteroidi in opposizione

➜ Comete. La scommessa 174P/Echeclus

➜ Supernovae. La prima scoperta italiana del 2018 …e una seconda persa per un soffio!

e il Calendario degli eventi di marzo 2018, giorno per giorno


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AstronomiAmo

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LocandinaCoelum_032018

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01.03 ore 21:30: Diretta streaming Occhi al Cielo
08.03 ore 21.30: Corso on line sul Sistema Solare
10.03 ore 16:00 Incontri di Astronomia Live con il Dott. Federico Tosi – INAF
15.03 ore 21:30: Corso di Astrofotografia on line
27.03 ore 20:00: Parlando di Astronomia a Ceccano (FR)

Per ulteriori informazioni: https://www.astronomiamo.it

SDO. Lotte di potere (magnetico) sulla superficie del Sole

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Il brillamento solare proveniente dal gruppo di macchie del 14 ottobre 2014, riprese da SDO. Credits: Tahar Amari et al./Center for Theoretical Physics/École Polytechnique/NASA Goddard/Joy Ng
Il brillamento solare proveniente dal gruppo di macchie del 14 ottobre 2014, riprese da SDO. Credits: Tahar Amari et al./Center for Theoretical Physics/École Polytechnique/NASA Goddard/Joy Ng

Una drammatica battaglia di potere magnetico si combatte sulla superficie del Sole, proprio nel cuore delle eruzioni solari. È quanto emerge da un nuovo studio, pubblicato l’8 febbraio su Nature, su dati provenienti dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, che evidenzia il ruolo della “geografia” magnetica (topografia) nello sviluppo delle eruzioni solari che possono scatenare eventi meteorologici nello spazio attorno alla Terra.

Guidati da Tahar Amari, astrofisico al Centro di Fisica Teorica dell’École Polytechnique di Palaiseau Cedex, in Francia, gli autori dello studio hanno osservato i brillamenti solari, intense esplosioni di radiazione e luce. Molti di questi, quando particolarmente intensi, sono seguiti da un’espulsione di massa coronale, chiamata CME, una massiccia eruzione a forma di bolla di materiale solare e campo magnetico. Ma non a tutti i brillamenti segue una CME… e il motivo non è ancora chiaramente compreso.

Usando i dati dell’SDO, gli scienziati hanno esaminato un gruppo di macchie solari grandi quanto Giove dell’ottobre 2014, in un’area di complessi campi magnetici, spesso sito di attività solare. Si è trattato del più grande gruppo di macchie degli ultimi due cicli solari e di una regione estremamente attiva.

Sebbene le condizioni sembrassero quelle ideali pronte per una nuova eruzione, la regione non ha mai prodotto un’importante CME, ma ha emesso un potente brillamento di classe X, la classe più intensa di questo tipo di fenomeno. Ma allora, cosa manca perché avvenga anche un’espulsione di massa coronale?

Il team ha utilizzato le osservazioni dell’SDO di campi magnetici sulla superficie del Sole, in potenti modelli che calcolano il campo magnetico della corona solare, o dell’alta atmosfera, e hanno osservato come si è evoluto nel tempo poco prima del brillamento. Il modello ha rivelato una lotta tra due strutture magnetiche chiave: una corda di campo (o di flusso) magnetico attorcigliata – già nota per essere associata all’inizio di una CME – e una densa gabbia di campi magnetici che sovrastano la corda.

In queste immagini la corda di flusso solare, in azzurro, che si attorciglia sempre più in modo instabile, senza però riuscire a lasciare la superficie solare. I modelli mostrano infatti come non abbia la forza di sfondare la gabbia magnetica che la sovrasta (in giallo). Credits: Tahar Amari et al./Center for Theoretical Physics/École Polytechnique/NASA Goddard/Joy Ng

Quello che si è scoperto è che questa gabbia magnetica impediva fisicamente l’espulsione di massa coronale, ovvero la produzione di una CME. Poche ore prima del brillamento, la rotazione naturale della macchia solare contorceva la corda magnetica che diventava sempre più attorcigliata e instabile. Ma la corda non è mai uscita dalla superficie, non aveva abbastanza energia per rompere la gabbia, pur riuscendo a sferzare una parte della gabbia, innescando il brillamento.

In questa immagine, la corda è riuscita a "rompere" la gabbia. Ne deriverà un'espulsione di massa coronale, la cosidetta CME che provocherà una "tempesta solare", con un possibile danno ai nostri sistemi satellitari di comunicazione. Credits: Tahar Amari et al./Center for Theoretical Physics/École Polytechnique/NASA Goddard/Joy Ng

Modificando nel modello le condizioni iniziali della gabbia, gli autori dello studio hanno scoperto che se la gabbia fosse stata più debole in quel momento, il 24 ottobre 2014 avremmo assistito a una potente CME. Il prossimo passo sarà lo studio di questa interazione tra gabbia e corda magnetica in altre eruzioni.

«Siamo stati in grado di seguire l’evoluzione di una regione attiva, prevedere la probabilità di eruzione e calcolare la quantità massima di energia che l’eruzione può rilasciare», ha detto Amari. «Si tratta di un metodo pratico che potrebbe diventare importante, con l’aumento delle capacità computazionali, nella previsione del tempo meteorologico spaziale».

Previsioni importanti, perché questi eventi hanno forte impatto anche per noi, non tanto per noi sulla superficie (che siamo comunque protetti dalla magnetosfera del nostro pianeta), ma per la fitta rete di satelliti dedicati alle comunicazioni ad esempio, o per eventuali future missioni spaziali con esseri umani a bordo.

Per saperne di più sulle conseguenze a Terra di una tempesta solare  → intervista a Alessandro Bemporad di Media INAF


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Gruppo Astrofili Vicentini

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GruppoAstrofiliVicentiniConvegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00

17.02: Alberto Corso “BAGLIORI NEL BUIO” (sede GdV).

Corso di astrofotografia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

05.02: “tecniche di ripresa Grande Campo con DSLR” 3° lezione
12.02: “tecniche di ripresa profondo cielo con DSLR” 4° lezione
19.02: “tecniche di elaborazione immagini e interpolazione (le possibilità e i software necessari)” 5° lezione
25.02: “Osserviamo la nostra Stella” Osservatorio aperto dalle 14:30-17:00.

Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI)

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com, Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

Luna e Aldebaran in prima serata

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In alto, a sinistra. Nell’immagine sono riportate le circostanze della congiunzione/occultazione per la città di Milano, da cui si potrà osservare la Luna occultare, dal suo lembo in ombra, la stella Aldebaran. Guardando verso sud, si potranno rintracciare la Luna e Aldebaran alte più di 64° sull’orizzonte. RIcordiamo che al momento dell’inizio del fenomeni il cielo sarà ancora molto chiaro. A destra possiamo vedere una cartina della penisola italiana, praticamente tagliata in due tra le zone in cui sarà possibile osservare l’occultazione (Nord Italia). Le zone del centro saranno invece interessate da un passaggio radente della Luna sulla stella. Si consiglia in ogni caso di consultare un planetario software aggiornato per ottenere le circostanze precise del fenomeno per la propria posizione geografica. Inoltre, per chi vorrà tentare l’osservazione o la ripresa, si consiglia sempre di prepararsi con un largo anticipo per non rischiare di perdere l’evento.
In alto, a sinistra. Nell’immagine sono riportate le circostanze della congiunzione/occultazione per la città di Milano, da cui si potrà osservare la Luna occultare, dal suo lembo in ombra, la stella Aldebaran. Guardando verso sud, si potranno rintracciare la Luna e Aldebaran alte più di 64° sull’orizzonte. RIcordiamo che al momento dell’inizio del fenomeni il cielo sarà ancora molto chiaro. A destra possiamo vedere una cartina della penisola italiana, praticamente tagliata in due tra le zone in cui sarà possibile osservare l’occultazione (Nord Italia). Le zone del centro saranno invece interessate da un passaggio radente della Luna sulla stella. Si consiglia in ogni caso di consultare un planetario software aggiornato per ottenere le circostanze precise del fenomeno per la propria posizione geografica. Inoltre, per chi vorrà tentare l’osservazione o la ripresa, si consiglia sempre di prepararsi con un largo anticipo per non rischiare di perdere l’evento.

Chiudiamo il mese, il 23 febbraio, con una congiunzione stretta tra la Luna e l’immancabile Aldebaran, nella splendida cornice del Toro, con il magnifico ammasso aperto delle Iadi e, a poca distanza, le Pleiadi. La minima distanza di soli 18’ (se osservata dal Centro Italia secondo il nostro solito riferimento 12°E 42°N) verrà raggiunta alle 18:20, con i due astri alti nel cielo: potremo seguirli mentre si allontaneranno tra loro avvicinandosi nel contempo allo skyline dell’orizzonte ovest, verso la mezzanotte, tramontando un’ora e mezza dopo circa.

Dal Nord Italia si potrà invece assistere a una occultazione, poco più che radente, con Aldebaran immersa nel lembo oscuro della Luna circa venti minuti prima e della durata di poco più di mezz’ora. Si consiglia l’uso di un software planetario astronomico per ottenere le circostanze precise del fenomeno in base al punto di osservazione.

Per qualche spunto in più sulla ripresa ➜  La Luna occulta Aldebaran

Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Febbraio

Leggi anche

➜ La LUNA di febbraio. Approfondimento: Guida all’osservazione del cratere Tycho

➜ Uno scatto al mese. Andiamo a caccia di Iridium Flare

➜ Club dei 100 asteroidi. Osserviamo (19) Fortuna e (51) Nemausa

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

e il Calendario degli eventi di febbraio 2018, giorno per giorno


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Cassini. Ultima frontiera

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Questa vista su Saturno ci mostra il lato immerso nella notte del pianeta, illuminato di tonalità dorate dalla luce riflessa degli anelli. È un mosaico di alcune delle ultime immagini riprese dalla sonda Cassini, e mostrano (nel cerchietto bianco) dove la sonda si sarebbe tuffata nell’atmosfera del pianeta alcune ore dopo.

Pur essendo in quel momento immersa nella notte, il Sole è sorto nell’area nel momento del tuffo che ha concluso i 13 anni di esplorazione di Saturno.

Le immagini, riprese con filtri RGB, mostra la scena in un colore molto vicino al colore naturale. Sono state riprese dalla camera grandangolare il 14 settembre 2017, quando la sonda si trovava a circa 634 mila chilometri dal pianeta.

Per ripercorrere la missione attraverso le straodinarie immagini che in questi 13 anni Cassini ci ha inviato, rileggi lo speciale dedicato su Coelum Astronomia 214

Risorse online

La missione Cassini-Huygens sul sito del JPL e su quello della NASA

Il sito del team di imaging Cassini

Tutte le immagini della missione


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Phoenix riappare dopo dieci anni

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Questa animazione mostra due immagini scattate dalla camera High Resolution Imaging Science Experiment sul Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa. È possibile notare i resti del Mars Phoenix Lander sul sito di ammartaggio nel 2008 e a fine 2017, quando la polvere marziana ha oscurato gran parte di ciò che era visibile due mesi dopo l’arrivo della sonda. Il lander è nella parte superiore delle immagini, il guscio posteriore e il paracadute in basso. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona
Questa animazione mostra due immagini scattate dalla camera High Resolution Imaging Science Experiment sul Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa. È possibile notare i resti del Mars Phoenix Lander sul sito di ammartaggio nel 2008 e a fine 2017, quando la polvere marziana ha oscurato gran parte di ciò che era visibile due mesi dopo l’arrivo della sonda. Il lander è nella parte superiore delle immagini, il guscio posteriore e il paracadute in basso. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Lanciato il 4 agosto 2007 dalla Cape Canaveral Air Force Station in Florida, il lander della Nasa Phoenix arrivò su Marte nel 2008 e rimase operativo per soli 5 mesi, analizzando il suolo e l’ambiente circostanti il sito di ammartaggio fino a quando i pannelli solari smisero di funzionare. Dopo dieci anni, la fotocamera High Resolution Imaging Science Experiment (Hirise) a bordo dell’americano Mars Reconnaissance Orbiter è riuscita a regalarci un nuovo scatto dei resti del lander, ormai sommersi dalla scura polvere marziana.

La carcassa, lo “scudo” protettivo a forma di cono e il paracadute sono ancora visibili negli scatti del 21 dicembre 2017, ma – rispetto a quelli del 2008 – sono ormai quasi totalmente sepolti. Entrambe le foto coprono un’area larga circa 300 metri.



Galileo Galilei: 2° edizione

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20180224coelum

Con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura Comune di Fiumicino e all’interno della rassegna culturale Fiumicino Inverno, una serata dedicata interamente al Padre della Scienza Moderna.

Programma della serata:
– Conferenza sulla vita di Galileo
– Osservazioni della Luna con una replica del telescopio storico
– Osservazione della Luna con i telescopi moderni del Gruppo Astrofili Palidoro

Media sponsor: COELUM Astronomia

INGRESSO LIBERO
Casa della Partecipazione
Via del Buttero, 10, 00057 Maccarese RM
Info: info@astrofilipalidoro.it – 3475010985

ATTENZIONE: In caso di maltempo, l’attività si svolgerà al chiuso.
www.astrofilipalidoro.it

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