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Gruppo Astrofili Vicentini

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GruppoAstrofiliVicentiniConvegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00

17.02: Alberto Corso “BAGLIORI NEL BUIO” (sede GdV).

Corso di astrofotografia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

05.02: “tecniche di ripresa Grande Campo con DSLR” 3° lezione
12.02: “tecniche di ripresa profondo cielo con DSLR” 4° lezione
19.02: “tecniche di elaborazione immagini e interpolazione (le possibilità e i software necessari)” 5° lezione
25.02: “Osserviamo la nostra Stella” Osservatorio aperto dalle 14:30-17:00.

Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI)

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com, Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

Rivoluzione Galileo: l’arte incontra la scienza

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Rivoluzione GalileoPadova e Rovigo e allestita a Palazzo del Monte di Pietà nella centralissima Piazza Duomo a Padova, è il racconto di un uomo poliedrico, dalle molteplici sfaccettature: scienziato, padre del metodo sperimentale, letterato, esaltato da Foscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti per la sua scrittura capace di risvegliare l’immaginazione, musicista e virtuoso esecutore ed imprenditore, con il cannocchiale, il microscopio e il compasso. Ma anche un uomo che nella sua quotidianità cede a piccoli vizi e debolezze, come la passione per il vino. Attraverso un ampio numero di opere d’arte, la mostra ripercorre sette secoli di arte occidentale che, intrecciandosi con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana.
Alla mostra sono affiancate una serie di iniziative, tra conferenze, laboratori per ragazzi, spettacoli teatrali e musicali (consultare i vari programmi sul sito dedicato).
Presso la Sala dei Giganti, Palazzo Liviano, Piazza Capitaniato 7, Padova

9 febbraio Concerto Jordi Savall | Tous les matins du monde
Uno dei più grandi interpreti della viola da gamba, compositore e musicologo, racconta in musica la relazione maestro-allievo.

16 febbraio Spettacolo teatrale: Giancarlo Giannini legge Galileo
L’uomo, lo scienziato, l’artista, autore di “nuovi scoprimenti di innumerabili stelle” e di una nuova visione dell’universo.

Presso il Cinema Teatro MPX, Padova
23 febbraio Spettacolo teatrale. “RIVOLUZIONE GALILEO. IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME”
Durante lo spettacolo, Corrado Augias e Giovanni C.F. Villa, curatore della mostra, racconteranno al pubblico chi era realmente Galileo e quale fu il suo straordinario apporto alla storia dell’umanità.

Per informazioni e prenotazioni:
Telefono 0425 460093
info@mostrarivoluzionegalileo.it

www.mostrarivoluzionegalileo.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Circolo Culturale Astrofili Trieste02.02, ore 18:30: “Nel Cielo: l’Auriga e il sistema stellare di Capella”. Relatore: Stefano Schirinzi
09.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Il problema del riscaldamento globale”. Relatore: Edoardo Bogatec
16.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Europa, il più bizzarro dei satelliti di Giove”. Relatore: Giovanni Chelleri
17.02, ore 15:00, sala incontri del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste: “Vita nel cosmo: quali prove, stando alle attuali conoscenze?”. Relatore: Giovanni Chelleri e Paolo Nordio
23.02, ore 18:30: “Astrotecnica: guida base per la scelta del primo telescopio”. Relatore: Paolo Marra.

www.astrofilitrieste.it

Astronomiamo

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LocandinaCoelumOpen Astronomy: appuntamenti dak vivo gratuiti a Roma e Frosinone e dirette streaming

10 febbraio, 16:00: Prof Luciano Iess

26 febbraio, 21:30: Dott. Roberto Decarli

27 febbraio, 20:00: Astrotolerus a Ceccano (FR)

Per maggiori informazioni: www.astronomiamo.it

Misterioso e nauseabondo vortice su Nettuno

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Queste immagini sono state scattate da Hubble nel corso di due anni per osservare la graduale scomparsa di una gigantesca tempesta a vortice sul pianeta Nettuno. Crediti: Nasa, Esa, M.H. Wong e A.I. Hsu (UC Berkeley)

Anche le gigantesche tempeste ai confini del Sistema solare a volte devono dimagrire e si mettono a dieta. È il caso di un misterioso vortice osservato per due anni dal telescopio Hubble di Nasa ed Esa sul gigante, gassoso e gelido pianeta Nettuno. Dalla forma ovale, questa tempesta è passata in 24 mesi dai 5000 km iniziali ai 3700 km attuali.

I giganteschi vortici scuri – a volte abbastanza estesi da inglobare l’Oceano Atlantico, da Boston al Portogallo – sono stati avvistati per la prima volta dalla sonda Voyager 2 negli anni Ottanta e da allora hanno giocato a nascondino, apparendo e scomparendo a loro piacimento. Solo Hubble è riuscito, in questi anni, a tenerne traccia, nonostante siano spariti per per molto tempo negli anni Novanta.

Il grande vortice che vedete nelle foto è stato studiato dal 2015 nell’ambito del programma Outer Planet Atmospheres Legacy (Opal), che si occupa di mappare i quattro pianeti del Sistema solare esterno (Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Come la Grande Macchia Rossa su Giove, anche questo vortice nettuniano spiraleggia, seguendo una direzione anticiclonica, raccogliendo materiale dalle profondità dell’atmosfera ghiacciata dell’ultimo pianeta della nostra “famiglia”. Per materiale intendiamo acido solfidrico, un gas incolore che sulla Terra è riconoscibile per lo sgradevole odore di uova marce. Ma a differenza della Grande Macchia Rossa, questa è assai più effimera: la tempesta gioviana è visibile ormai da 200 anni, mentre gli oscuri vortici di Nettuno durano pochissimi anni, e in questo caso Hubble è riuscito a fotografarne la fase finale, quella dell’uscita di scena.

Il misterioso vortice si comporta in modo diverso da quanto previsto dagli esperti. «A quanto pare stiamo osservando la scomparsa di questo vortice oscuro, e ciò che vediamo è diverso da quello che ci aspettavamo basandoci su altri studi», dice Michael H. Wong dell’Università Berkeley in California, primo autore dello studio. Dalle simulazioni effettuate in precedenza si evinceva che il vortice, avvicinandosi all’equatore, «avrebbe dato origine a una spettacolare attività nuvolosa», spiega il ricercatore. Così non è stato: invece di andar via “col botto”, la tempesta è scomparsa lentamente. Un’anomalia che potrebbe essere dovuta alla direzione: il moto era infatti verso il polo sud, invece che verso l’equatore.

Per saperne di più:

Guarda il servizio video di MediaInaf Tv:


Congiunzione Venere e Nettuno

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Venere e Nettuno con le stelle di fondo cielo come appariranno all'ora indicata. Attenzione a non confondere Nettuno per la stellina poco meno luminosa al suo fianco. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Eccoci invece con una congiunzione stretta tra il brillante Venere (mag. –3,9) e il piccolo e lontano Nettuno (mag. +8,0), il tutto complicato da una bassa altezza sull’orizzonte e dalla luce del crepuscolo della sera.

Inutile dire che si tratta di una congiunzione stretta ma riservata ai possessori di un binocolo o un piccolo telescopio, con un orizzonte libero e limpido… noi però ve lo segnaliamo comunque! Qualcuno riuscirà nell’impresa? Fatecelo sapere!

Hai compiuto un’osservazione?

Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. Inoltre, se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in PhotoCoelum!

Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Febbraio

Leggi anche

➜ La LUNA di febbraio. Approfondimento: Guida all’osservazione del cratere Tycho

➜ Uno scatto al mese. Andiamo a caccia di Iridium Flare

➜ Club dei 100 asteroidi. Osserviamo (19) Fortuna e (51) Nemausa

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

e il Calendario degli eventi di febbraio 2018, giorno per giorno

Aurore danzanti su un coro di plasma

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Il satellite Erg rileva gli elettroni dispersi nella magnetosfera dalle “chorus wave”. Crediti: 2018 Erg science team
Il satellite Erg rileva gli elettroni dispersi nella magnetosfera dalle “chorus wave”. Crediti: 2018 Erg science team

Da sempre le aurore boreali hanno affascinato chiunque avesse la fortuna di poterle osservare dal vivo: drappi e onde dai colori cangianti e stupefacenti che volteggiano e piroettano nei cieli delle zone più a nord (e sud) del nostro pianeta.

Per saperne di più sui meccanismi di formazione delle aurore, non solo terrestri, leggi lo speciale nell'ultimo numero di Coelum Astronomia 199 di febbraio 2018. Clicca sull'immagine per accedere alla lettura gratuita.

Il meccanismo che si cela dietro la loro danza è un segreto ben custodito ma, grazie agli sforzi di un team internazionale di scienziati e usando i dati del satellite giapponese Erg (noto anche come Arase), lanciato alla fine del 2016, è stato possibile svelarne una piccola parte: quella riguardante le aurore pulsanti.

Come suggerisce il nome, le aurore pulsanti sono enormi macchie luminose, estese decine o finanche centinaia di chilometri, che si illuminano ritmicamente. Secondo un articolo pubblicato oggi su Nature, queste particolari aurore, che solitamente è possibile osservare palpitare nei cieli alle prime luci dell’alba, sono il risultato dell’interazione, nella magnetosfera, fra gli elettroni e un tipo di onde di plasma chiamate chorus waves. Queste suonano come dei veri e propri cori di cinguettii e pistole laser, ascoltabili però solo se le loro frequenze vengono trasposte a lunghezze d’onda udibili all’orecchio umano.

Le onde di plasma si formano all’equatore, e come talentuosissimi cantanti mandano ritmicamente in frenesia gli elettroni che incontrano. Questi, in preda al ritmo, seguono le curve del campo magnetico fino ai poli dove precipitano in una cascata di particelle cariche, quindi, raggiungendo i gas dell’atmosfera, li eccitano, generando le famose luci nei cieli polari.

«Le aurore sono causate da riconfigurazioni globali nella magnetosfera, che rilascia l’energia del vento solare immagazzinata», spiega Satoshi Kasahara dell’università di Tokyo, primo firmatario del paper. «Sono caratterizzate da un aumento di luminosità dal tramonto a mezzanotte, seguito da violenti movimenti di distinti archi aurorali che in seguito si rompono e appaiono come diffuse e pulsanti chiazze d’aurora all’alba».

L’osservazione è stata possibile grazie a uno speciale sensore presente a bordo del satellite della Jaxa (l’agenzia spaziale giapponese), capace di distinguere gli elettroni sparpagliati in giro dai cori da quelli normalmente presenti nella magnetosfera. Attraverso speciali telecamere a tutto cieloposizionate a terra, è stato possibile osservare, in concomitanza con il flusso di elettroni, il formarsi di aurore pulsanti confermando quindi il loro legame con i cori.

Per saperne di più:

Guarda il servizio video su MediaInaf TV:


Aurore Polari. Uno spettacolo di luci, colori e scienza. Storie di Novae. 1I ‘Oumuamua, il primo asteroide interstellare. E molto, molto altro ancora…

Coelum Astronomia 219 di febbraio 2018 è online, come sempre in formato digitale e gratuito…
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La NASA: c’è un nuovo corpo celeste, ha quattro ruote e lo si può vedere nello spazio

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di Massimo Orgiazzi – Astronautinews.it

Il lancio del Falcon Heavy è stato un evento di portata mediatica notevolissima, sapientemente gestito da Elon Musk facendo uso di tutte le “armi” comunicative a sua disposizione e non solo: Musk, SpaceX e Tesla hanno potuto contare non solo sull’attenzione di tutti i media, ma anche su una rete di appassionati che sui social network ha scatenato una gran cassa quasi senza precedenti per un volo inaugurale di un vettore pesante. Vettore che non è il razzo più potente mai realizzato, ma che senza ombra di dubbi libera tutta l’audience dei voli spaziali, gli Stati Uniti e parzialmente anche la NASA, da quella sensazione di immobilismo che grava sull’esplorazione spaziale, primariamente americana, ben lontana dai fasti degli anni delle missioni Apollo e persino dalla regolarità quasi impiegatizia, ma gradevole ai palati degli appassionati, dello Space Shuttle.

La NASA versa in condizioni quanto mai precarie: da oltre un anno è priva di un amministratore facente funzioni ed è il periodo più lungo di sempre nel quale si sia trovata in un simile frangente. La nomina di Jim Bridenstine è ancora in sospeso e si ha l’impressione che lo rimarrà per molto ancora. In questo stato, l’agenzia spaziale sta annaspando nel dare anche solo un primo segnale positivo per quello che sarà il primo volo del vettore SLS e un evento come quello del Falcon Heavy ha fatto bene a tutti, perché se pure non si configura come pietra miliare di alcunché, ed è formalmente l’avvio dell’attività per un nuovo vettore commerciale pesante (e solo per il momento il più potente), sappiamo bene di quali sottintesi (e meno sottintesi) sia stato caricato in merito all’esplorazione spaziale e specificamente di quella di Marte. Sebbene tutte le previsioni cronologiche di Elon Musk rispetto al primo lancio verso il Pianeta Rosso e al primo volo cislunare di SpaceX siano state riviste in lungo e abbiano confermato che per la conquista dello spazio il marketing non basta, il lancio riuscito del Falcon Heavy è stato liberatorio, perché ha confermato che tutto sta procedendo e che se a volte (anzi, spesso) si pecca di eccessivo entusiasmo (o di boutade), è anche vero che nulla è sin ora stato rinnegato.

L’orbita della roadster è mostrata in verde (cliccare per ingrandire). Quella in arancione è l’orbita di Marte, mentre in blu è mostrata l’orbita terrestre (fonte: OrbitSimulator.com Graphic)

Ecco quindi che il volo del Falcon Heavy, l’atterraggio riuscito di due booster su tre, ma soprattutto la diretta di Starman dalla spazio a bordo della roadster Tesla, sono stati una manna mediatica, commerciale, ma anche collettiva, per le aspettative degli esperti del settore e dei semplici appassionati. Nulla come quelle riprese della roadster sullo sfondo del disco della Terra, i riflessi dei continenti nella vernice della sua carrozzeria tra i giochi di luce del sole nello spazio, hanno reso più entusiasti anche i meno propensi ad esserlo. Se è vero che la Tesla non era la prima quattro ruote a sfrecciare nello spazio e che tre l’avevano già fatto, giacendo oggi silenti sulla superficie della Luna dopo ben più gloriose esplorazioni, è anche vero che la Tesla è la prima a lasciare il sistema Terra-Luna e a dirigersi non verso Marte, dove il più dell’informazione incauta l’ha spedita, ma in un’orbita eliocentrica che eccede quella di Marte e si avvicinerà con ogni probabilità alla fascia degli asteroidi.

Soggetto: AUTO
Le effemeridi per osservare la Tesla

di Paolo Bacci

La notte del 10 febbraio, dall’Osservatorio Astronomico della Montagna Pistoiese struttura del comune di San Marcello Piteglio (PT), assieme a Martina Maestripieri, al termine di una serata osservativa sugli asteroidi, abbiamo provato a puntare il telescopio da 0,60-m F/4, alle coordinate previste per osservare l’automobile. Con sorpresa e stupore nelle nostre immagine compariva un punto luminoso di +17,5 magnitudini, che con il passare del tempo si spostava: era la luce riflessa della Tesla!

Anche sul sito del Minor Planet Center alla pagina “The Distant Artificial Satellites Observation Page” è possibile ottenere le coordinate per poter osservare l’autovettura nello spazio. Ancora per qualche giorno poco prima dell’alba, astrofili muniti di un’adeguata strumentazione potranno provare ad immortalare la Tesla: effettuando pose da 60 secondi l’auto nelle nostre immagini sarà puntiforme.

Qui trovate le effemeridi
, estrapolate utilizzando alcune misure di posizione effettuate da alcuni osservatori, per poter osservare la Testa riferite al sito di San Marcello, (ma comunque utilizzabili per gli osservatori italiani).
Si consiglia di effettuare una serie di immagini  abbastanza lunga (mezz’ora è più che sufficiente)  per poter apprezzare lo spostamento.
Sul prossimo numero di Coelum Astronomia (220 di marzo 2018) un resoconto piiù ampio della ripresa.

Da questa settimana la NASA ha aggiunto all’interfaccia HORIZONS Web del Jet Propulsion Laboratory, che è quella che raccoglie le informazioni per l’osservazione di tutti i corpi celesti conosciuti, la possibilità di calcolare le effemeridi per l’osservazione dell’ultimo stadio del Falcon Heavy con la roadster e Starman.

È sufficiente aprire questo link, inserire “SpaceX” nel Target body nel caso non lo sia, impostare data e luogo di osservazione, e cliccare su “generate ephemeris”. Appariranno le informazioni sulla posizione e le effemeridi per l’osservazione con un telescopio.

Dalla pagina che si apre apprendiamo alcuni dettagli, più o meno noti, della missione.

La roadster porta nel baule un modellino Hot Wheels di sé stessa guidata da un modellino di Starman e una copia digitale di “Fondazione” di Isaac Asimov, più noto qui in Italia con il titolo “Cronache della galassia”. C’è anche una placca affissa tra lo stadio superiore del Falcon Heavy e la Tesla che riporta i nomi di più di 6000 dipendenti di SpaceX. Va anche aggiunto che su qualche circuito della Tesla, una piastra riporta la dicitura «fatto sulla Terra dagli umani», come lo stesso Elon Musk ha riportato in un suo post di Instragram il giorno del lancio. Tutto questo, insieme al richiamo alla “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams fatto da quella scritta «Don’t panic» sul display del cruscotto della Tesla e alle note di “Life on Mars” di David Bowie durante il lancio, fanno forse dell’evento il più grande festival della cultura pop e nerd che si possa immaginare unito al lancio di un razzo.

Il materiale informativo della NASA include anche la postilla secondo cui «errori di previsione potrebbero aumentare considerevolmente a seguito della mancanza nel modello della pressione solare, della radiazione termica e accelerazioni impreviste proveniente dal rilascio di gas». Queste ultime sono decisamente probabili: un’auto può non contenere carburante, ma è costruita con materiali non concepiti per i viaggi nello spazio. Le plastiche e le strutture suscettibili di fusione o sublimazione andranno gradualmente a deteriorarsi sotto l’azione radiativa del Sole e cosmica e non si può escludere che l’aria dei pneumatici, per esempio possa fuoriuscire e determinare piccole ma non trascurabili variazioni nell’orbita percorsa.

Se la NASA ha comunicato le coordinate della Tesla e di Starman qualche giorno dopo il lancio del Falcon Heavy, la ricerca dei suoi stadi mediante l’osservazione telescopica è cominciata a partire dal lancio, segnando una maratona osservativa non stop che sta ancora continuando in questi giorni. Gli appassionati americani che si trovavano sulla “space coast” al lancio, hanno potuto osservare attraverso le lenti di teleobiettivi e telescopi tutte le fasi dell’immissione in orbita terrestre, dal distacco degli stadi alle spinte, persino il dettaglio della terza spinta che ha immesso il payload nell’orbita finale.

Gli appassionati hanno addirittura calcolato i parametri orbitali del payload prima ancora che SpaceX li rilasciasse. Marco Langbroek, astrofilo olandese di cui abbiamo parlato qualche tempo fa in merito all’osservazione dei satelliti spia e al ritrovamento della missione NASA IMAGE, ha calcolato la proiezione orbitale sulla superficie terrestre, prima che la Tesla e Starman si dirigessero nello spazio profondo.

Nei giorni successivi osservatori astronomici e dilettanti si sono poi cimentati nell’osservazione mentre la roadster si allontanava sempre più. Ieri, l’Elecnor Deimos Space Surveillance & Tracking Centre basato nella Spagna meridionale ha ripreso il payload mentre era alla distanza stimata di 720.000 km dalla Terra.

Anche Gianluca Masi con il suo VirtualTelescope ha tenuto uno speciale live sull’osservazione della Tesla su YouTube, il cui video è riportato in coda all’articolo. Il viaggio dell’ultimo stadio del Falcon Heavy con a bordo quel pout-pourri di cultura pop e geek sarà lungo. Non tutto quanto si trova a bordo continuerà ad orbitare coeso e indisturbato per milioni di anni, perché degraderà e verrà parzialmente consumato. Secondo l’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, il payload del Falcon Heavy non raggiungerà la fascia degli asteroidi, ma si limiterà ad oltrepassare l’orbita di Marte. Tuttavia, nonostante questi distinguo, il viaggio è e sarà un simbolo di quella parte dei cittadini della Terra che guarda verso il cielo e cerca. Cerca la Tesla come gli asteroidi, cerca i satelliti nascosti come le galassie e cerca anche di immaginarsi il futuro che verrà, con l’auspicio che oltre ogni calcolo economico e politico, si tratti di un futuro di conquista dello spazio.


Aurore Polari. Uno spettacolo di luci, colori e scienza. Storie di Novae. 1I ‘Oumuamua, il primo asteroide interstellare. E molto, molto altro ancora…

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Uno dei più grandi interpreti della viola da gamba, compositore e musicologo, racconta in musica la relazione maestro-allievo.

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L’uomo, lo scienziato, l’artista, autore di “nuovi scoprimenti di innumerabili stelle” e di una nuova visione dell’universo.

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New Horizons, lo scatto da più lontano

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Non è affascinante come la “Pale Blue Dot”, ma quest’immagine di un ammasso stellare è quella che ne ha battuto il record di distanza dopo più di 27 anni. Crediti: Nasa/Jhuapl/Swri

Non è affascinante come la “Pale Blue Dot”, ma quest’immagine di un ammasso stellare è quella che ne ha battuto il record di distanza dopo più di 27 anni. Crediti: Nasa/Jhuapl/Swri

La sonda della Nasa New Horizons, che nel luglio 2015 ha sorvolato il pianeta nano Plutone, sta ora inoltrandosi nella parte esterna del Sistema solare, percorrendo più di un milione di km al giorno verso la sua destinazione: un cosiddetto Kbo, uno dei corpi minori presenti nella fascia di Kuiper, denominato 2014 MU69, che New Horizons raggiungerà tra meno di un anno, il primo gennaio 2019.

Ogni tanto la sonda, che viaggia in ibernazione per risparmiare energia, ha bisogno di risvegliarsi e fare il punto della sua posizione, per verificare di essere sulla giusta rotta. Questo si ottiene scattando una foto a una zona di cielo nota, per orientarsi con la posizione delle stelle.

L’ultima foto di navigazione all’ammasso stellare Wishing Well, ripresa dalla camera Long Range Reconnaissance Imager a bordo di New Horizons lo scorso 5 dicembre, rappresenta un piccolo scatto per una sonda ma un record per il genere umano. Si tratta infatti dell’immagine scattata dalla maggiore distanza mai raggiunta dalla Terra, 6.12 miliardi di chilometri, quasi 41 volte la distanza Terra-Sole.

Un particolare di “Pale Blue Dot”. Crediti: Nasa Jpl

Una distanza (di poco) superiore a quella in cui il Voyager 1 si voltò indietro verso il Sistema solare che si stava lasciando alle spalle e ottenne – tra l’altro – il famoso ritratto, conosciuto come “Pale Blue Dot”, dove la Terra appare come un tenue puntino azzurro sperduto nell’immensità del cosmo. Le fotocamere del Voyager vennero spente dopo quell’epica panoramica, lasciando incontrastato il record di distanza per oltre 27 anni.

Non contenta di avere surclassato il record del Voyager 1, subito dopo New Horizons ha scattato altre due immagini, puntando questa volta la sua camera telescopica verso due oggetti della fascia di Kuiper, 2012 HZ842012 HE85, per indagarne forma e dimensioni e verificare se presentassero anelli o lune.

Riprese in falsi colori di 2012 HZ84 (sx) e 2012 HE85 (dx). Sono le immagini scattate alla distanza maggiore dalla Terra, e le più ravvicinate per oggetti della fascia di Kuiper. Crediti: Nasa/Jhuapl/Swri

Doppio record: le immagini in falsi colori dei due corpi sono al momento quelle catturate da un velivolo spaziale posto alla maggiore distanza, e sono quelle riprese da più vicino di oggetti della fascia di Kuiper.

Ora New Horizons è tornata in ibernazione (a questo link si può vedere dove si trova) e verrà risvegliata dal centro di controllo del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory a Laurel, nel Maryland (Usa), soltanto il 4 giugno prossimo, quando comincerà tutte le verifiche e i preparativi per l’incontro dell’anno nuovo con MU69.


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Juno ha completato il suo decimo flyby di Giove

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L'emisfero australe di Giove ripreso da Juno durante il sorvolo ravvicinato del 16 dicembre. Juno ha ripreso questa immagine, qui a colori enfatizzati, alle 18:24 TU, quando la sonda era a circa 30.970 chilometri dall'atmosfera di Giove a una latitudine di 49,9°S, approssimativamente a metà strada tra l'equatore del pianeta e il suo polo sud. L'immagine è stata elaborata da Gerald Eichstädt della community di scienziati cittadini della JunoCam. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Gerald Eichstädt

E si è completata con successo anche la decima orbita scientifica della sonda Juno della NASA, che il 7 febbraio ha effettuato un sorvolo ravvicinato dell’atmosfera del gigante gassoso arrivando, alle 18:36 PST (3:36 della mattina dell’8 febbraio per il nostro fuso orario) al punto più vicino di 3500 chilometri dalla cima delle nuvole del pianeta.

Si è trattato di un passaggio dedicato allo studio della gravità del pianeta, durante questo tipo di orbite, che si focalizzano su esperimenti gravitazionali, Juno è orientata verso Terra in modo da poter trasmettere dati in tempo reale sia con il trasmettitore di frequenze in banda X che in banda Ka. A Terra pronte a ricevere i dati le antenne a Goldstone (California) del Deep Space Network della NASA, che stanno tutt’ora raccogliendo dati.

Tutti gli strumenti scientifici di Juno, compresa l’immancabile JunoCam, erano in funzione durante il sorvolo.

Le nuove immagini raw sono come sempre a disposzione nel sito della JunoCam Community.
Chiunque può partecipare alla community scaricando le immagini così come arrivano dalla sonda, per elaborarle e condividerle, per evidenziare le formazioni dell’atmosfera a scopo scientifico ma anche solo estetico (leggi l’articolo Juno profondo rosso su Coelum astronomia 218), partecipare alla scelta dei punti di interesse su cui puntare la JunoCam nei prossimi passaggi, oppure inviare le proprie immagini di Giove ottenute con la propria strumentazione, per aumentare la quantità di dati a disposizione della missione.

Se anche voi avete voglia di provare, o state partecipando, segnalateci i vostri migliori risultati! Potete caricarli con un commento sulla vostra esperienza su Photocoelum oppure inviarli a gallery@coelum.com

Risorse online

Le pagine della missione sul sito della NASA e sul sito del Southwest Research Institute (SWRI.edu)

Tutti gli articoli sulla missione Juno su Coelum.com


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Marte e Antares, gemelli diversi

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Marte (mag. +1,1) e la sua nemesi, la rossa Antares (alfa Scorpii; mag. +1,1). I due astri infatti sia per luminosità che per colore si somigliano molto (anche se Marte mostrerà sempre una luce più ferma della sfavillante stella) e infatti Antares significa proprio “rivale di Ares” ovvero Marte. In questi giorni avranno, tra l'altro, esattamente la stessa luminosità.

Come abbiamo visto nei giorni precedenti, Marte e Antares viaggiano appaiati nel cielo del mattino di febbraio restando sempre sotto i 10° di distanza. Il giorno 12 raggiungeranno però la minima distanza, anche se non particolarmente stretta, con Marte a 5,1° a nordest della rossa stella dello Scorpione.

Saturno e Giove (rispettivamente uno più in basso verso est e l’altro più alto verso ovest) saranno anch’essi a disposizione delle vostre osservazioni, ma a debita distanza dalla coppia…

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Falce di Luna e Saturno

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Ancora un paio di giorni e la Luna, ormai diventata una sottile falce (fase 18%), raggiunge anche Saturno… l’ultimo pianeta del mattino a sorgere dall’orizzonte est.

Raggiungeranno un’altezza utile (intorno ai 10°) per l’osservazione solo dopo le 5 del mattino, ma avremo modo di seguirli fino a quando si spegneranno nella luce dell’alba.

Marte, con la compagna di questo mese, Antares, e Giove li anticiperanno sempre però a distanza, ma nel cielo buio non sarà difficile individuarli, anche se occorrerrà una ripresa davvero ampia per includerli nel quadro.

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Incontro ravvicinato con 2018 CB

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L'orbita di 2018 CB e, nel riquadro, la traiettoria geocentrica (in verde) Credit: http://astro.vanbuitenen.nl / MPC-IAU (inserto) - Processing: M. Di Lorenz
L'orbita di 2018 CB e, nel riquadro, la traiettoria geocentrica (in verde) Credit: http://astro.vanbuitenen.nl / MPC-IAU (inserto) - Processing: M. Di Lorenz

Domenica scorsa, l’osservatorio del Catalina Sky Survey in Arizona ha fatto una doppia scoperta interessante: si trattava di due asteroidi PHA di dimensioni medio-piccole, entrambi destinati a passare a distanza ravvicinata nei giorni successivi.

Ormai gli asteroidi scoperti che passano a meno di una distanza lunare dalla Terra si sussegono più che settimanalmente (2018 CB è il decimo scoperto da inizio anno), l'attenzione è alta e gli strumenti che abbiamo ci permettono di individuarli sempre prima e sempre con maggior precisione. In questo grafico vediamo le orbite degli asteroidi potenzialmente pericolosi noti (più di 1,400!) catalogati dall'inizio del 2013. NASA / JPL-Caltech (n.d.R Coelum Astronomia).

Il primo, battezzato 2018 CC, è già transitato la sera di martedì, a 189000 km dalla Terra, metà della distanza lunare. Si è trattato del primo passaggio sub-lunare del mese e l’ottavo dall’inizio dell’anno. Decisamente più raro l’incontro con il secondo oggetto, 2018 CB, che è previsto passare a soli 63360 km dalla superficie terrestre oggi alle 23:29 ora italiana. Si tratta di una distanza che lo piazza al decimo posto nella classifica dei passaggi più ravvicinati degli ultimi 12 mesi e, tra questi, con i suoi 18-39 metri di diametro stimato, è il secondo asteroide più grande dopo 2017 QP1 passato l’estate scorsa.

Anche questo passaggio, come quello di 2002 AJ129 avvenuto 4 giorni fa, sarà possibile seguirlo in tempo reale tramite il Virtual Telescope a partire dalle ore 21. Come ha spiegato Gianluca Masi, responsabile del sito, “L’asteroide 2018 CB sarà visibile dall’Italia nelle prime ore della sera del 9 febbraio, quando sarà prossimo al massimo della luminosità“. Al momento del massimo avvicinamento, l’asteroide non sarà osservabile dall’Italia, perché tramontato da poco. Di seguito la sua curva di luce prevista, con un abbassamento dovuto alla congiunzione con il Sole:

Curva di luce prevista per 2018 CB - Credit: Gideon van Buitenen (astro.vanbuitenen.nl)

Un ultimo aspetto da sottolineare è il fatto che, contrariamente alla maggior parte degli incontri ravvicinati con oggetti da poco scoperti, in questo caso c’è stato un preavviso sufficiente ad organizzare numerose osservazioni anche con il radar e questo ha permesso di affinare grandemente la precisione della sua traiettoria e dell’orbita, come dimostrato nella tabella seguente (che verrà aggiornata nei prossimi giorni); come si vede, l’errore sulla distanza minima si è ridotto del 96% in 3 giorni e anche i principali parametri orbitali sono migliorati di 2-3 ordini di grandezza!

Data source: JPL/CNEOS - Processing: M. Di Lorenzo

Una simile precisione sarebbe auspicabile per tutti gli oggetti che si avvicinano pericolosamente alla Terra, in maniera da poter eventualmente evacuare le zone interessate per tempo. In effetti, anche nel caso di 2018 CB, le prime osservazioni suggerivano la possibilità di futuri impatti di questo oggetto con la Terra (specialmente nel 2025), una eventualità che poi è stata completamente esclusa grazie a ulteriori osservazioni.

Riferimenti

La circolare MPC della scoperta di 2018 CB

La notizia su Earthsky


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Gruppo Astrofili Vicentini

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GruppoAstrofiliVicentini

GruppoAstrofiliVicentiniConvegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00

17.02: Alberto Corso “BAGLIORI NEL BUIO” (sede GdV).

Corso di astrofotografia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

05.02: “tecniche di ripresa Grande Campo con DSLR” 3° lezione
12.02: “tecniche di ripresa profondo cielo con DSLR” 4° lezione
19.02: “tecniche di elaborazione immagini e interpolazione (le possibilità e i software necessari)” 5° lezione
25.02: “Osserviamo la nostra Stella” Osservatorio aperto dalle 14:30-17:00.

Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI)

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com, Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

La scienza dell’altra metà del cielo

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11 febbraio, ore 21:00

La scienza dell’altra metà del cielo

in occasione dell’International Day of Women and Girls in Science

EANweb community, l’Associazione culturale Empiricamente, in collaborazione con Coelum Astronomia, promuovono una diretta web che vuole celebrare l’International Day of Women and Girls in Science.

L’evento si intitola: “La scienza dell’altra metà del cielo“, e sarà condotta da Enrico Bonfante e da Alan Zamboni. La serata sarà ricca di interviste a protagoniste della scienza e della cultura scientifica.

Scienza e parità di genere sono di vitale importanza per il raggiungimento di obiettivi di elevato sviluppo culturale e sociale in un mondo globale, libero e democratico. È con questo spirito che l’ONU promuove azioni che accrescono il coinvolgimento delle donne e delle ragazze nella scienza, per rendere effettivo il loro inserimento, pieno e paritario, nelle attività di ricerca scientifica e tecnologica. Ancora oggi, infatti, in base ad una ricerca svolta in 14 Paesi, la probabilità per le studentesse di conseguire una laurea, master o dottorato in discipline scientifiche sono rispettivamente del 18%, 8% e 2%, mentre le percentuali degli studenti di sesso maschile sono doppie: 37 %, 18% e 6%.

Ed è per questi motivi che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che proclama l’11 febbraio l’International Day of Women and Girls in Science, allo scopo, come dice Antonio Guterres, Segretario delle Nazioni Unite: “… di porre fine ai pregiudizi, prevedendo maggiori investimenti nella scienza, tecnologia, ingegneria e matematica a favore di tutte le donne e ragazze, in modo da creare opportunità per la loro carriera e il loro avanzamento professionale”.

Leggi anche

L’Astronomia dell’altra Metà del Cielo, su Coelum astronomia 219. Un articolo sulle donne che hanno contribuito a fare la storia dell’astronomia di Rodolfo Calanca.

Nel corso della nostra diretta web interverranno: Gabriella Bernardi, giornalista scientifica; Sara Gandini, oncologa; Sofia Sarperi, astrofisica; Ginevra Trinchieri, astrofisica, INAF-Osservatorio Astronomico di Brera e Presidente della Società Astronomica Italiana; Ilaria di Tullio, CNR, progetto GENERA; Lucia Votano, fisica, già Direttrice dei Laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Potrete seguire la diretta su youtube, o direttamente qui sotto e nella home di Coelum.com, a partire dalle ore 21:00 dell’11 febbraio.

************

Informazioni sull’evento:

www.eanweb.comwww.empiricamente.info


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Congiunzione Luna, Marte e Antares

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La notte successiva alla congiunzione con Giove, la Luna (fase 30°) nel suo moto retrogrado incontra Marte (mag. +1,1) e la sua nemesi, la rossa  Antares (alfa Scorpii; mag. +1,1). I due astri infatti sia per luminosità che per colore si somigliano molto (anche se Marte mostrerà sempre una luce più erma della sfavillante stella) e infatti Antares significa proprio “rivale di Ares” ovvero Marte.

I due avranno in questa circostanza esattamente la stessa luminosità e colore e la Luna, non troppo invadente, completerà il quadro. Uno spettacolo da non perdere!

L’orario sarà meno comodo del giorno recedente, dovremo infatti attendere almeno le 4 del mattino perché i tre astri siano sorti dall’orizzonte estsudest e raggiungano un’altezza che ermetta di vederli tutti e tre quasi allineati in un segmento di circa 9°. Potremo però forse più comodamente osservarli, alti in cielo, nel crepuscolo del mattino.

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Cannibalismo galattico diffuso nel Quintetto di Stephan

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Nell'immagine tutto il campo ripreso dalla CFHT-MegaCam in lunghezze d'onda ottiche, con una forte saturazione e contrasto del colore per evidenziare la natura dei vari componenti. Immagine: CFHT, Pierre-Alain Duc (Observatoire de Strasbourg) e Jean-Charles Cuillandre (CEA Saclay / Obs. De Paris).
Nell’immagine tutto il campo ripreso dalla CFHT-MegaCam in lunghezze d’onda ottiche, con una forte saturazione e contrasto del colore per evidenziare la natura dei vari componenti.  L’immagine mostra numerose strutture galattiche ed extragalattiche, alcune molto estese e scure, come i filamenti di polvere interstellare in primo piano (chiamati anche cirri galattici). Immagine: CFHT, Pierre-Alain Duc (Observatoire de Strasbourg) e Jean-Charles Cuillandre (CEA Saclay / Obs. De Paris).

L’ampia immagine di campo catturata dalla MegaCam,  la fotocamera da 380 megapixel del Canada-France-Hawaii Telescope (CFHT che si trova sul Mauna Kea, Hawaii), è centrata sulla galassia NGC 7331, ed è stata oggetto di uno studio sulla vicina NGC 7317.

Ma l’attenzione degli scienziati per questa zona di cielo in realtà è stata sempre catturata dalla condensazione di galassie attorno al campo di ripresa, poco distanti (almeno prospetticamente) da NGC 7331: il famoso Quintetto di Stephan, un gruppo compatto di 5 galassie, nella costellazione del Pegaso (non tutte interagenti tra loro), che prende il nome dall’astronomo francese Édouard Stephan, che fu il primo ad osservarlo nel 1878. Il gruppo però comprende

In tempi molto più recenti, diventato per la sua bellezza una delle icone dell’osservazione e della fotografia astronomica, anche il telescopio spaziale Hubble ha osservato più volte il Quintetto, fornendo immagini dettagliatissime delle collisioni galattiche in corso.

Il Quintetto di Stephan, infatti, racchiude ed è l’esempio di riferimento di tutto quello che serve per lo studio dell’evoluzione di sistemi di galassie interagenti. Nelle immagini le vediamo infatti sottoposte a una serie di effetti quali interazioni e collisioni lente, che creano flussi stellari gravitazionali, ma anche collisioni galattiche ad alta velocità, esplosioni di gas, esplosioni stellari e tutto quello che riguarda la creazione e l’evoluzione anche di sistemi stellari intergalattici. Insomma… un campo di prova per tutta l’astrofisica extragalattica.

In questo mosaico il Quintetto di Stephan nella sua interezza, a colori reali, così come è stato pubblicato nel calendario CFHT/Coelum 2018. Nell’immagine sono esaltati gli aloni e i gas che mostrano i legami tra le componenti, NGC 7317, parte del gruppo, è quella in basso a destra. Immagine: CFHT / Coelum, Jean-Charles Cuillandre (CFHT / CEA Saclay / Obs. De Paris) e Giovanni Anselmi (Coelum)

Grazie alle sue caratteristiche uniche, il Quintetto di Stephan è stato  quindi ampiamente studiato e osservato, in tutto lo spettro elettromagnetico, ed è stato oggetto di numerose simulazioni numeriche complesse. E stato anche campo di controversie sull’effettivo significato cosmologico del redshift, da parte di sostenitori di cosmologie alternative rispetto al prevalente Modello Standard (sulla cui diatriba abbiamo pubblicato numerosi articoli fino al lungo articolo conclusivo in tre parti: Qualche chiarimento sulle cosmologie alternative di Alberto Cappi).

Tuttavia, i modelli non sono riusciti fin’ora a definire il ruolo di ogni galassia nell’insieme del gruppo. Un nuovo studio, pubblicato nei Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ha rivisitato il sistema con immagini ottiche multibanda multiple ottenute con la MegaCam del telescopio Canada-France-Hawaii (CFHT), incentrate sul rilevamento di strutture a bassa luminosità superficiale (LSB).

In particolare, è stata rilevata un’aura diffusa rossastra nella galassia NGC 7317, un alone di vecchie stelle il cui ruolo era stato finora ignorato nei modelli. Sono poi visibili numerosi filamenti diffusi aggiuntivi, alcuni dei quali vicini alla galassia in primo piano NGC 7331, la cui struttura suggerisce quindi una contaminazione per emissione di cirri galattici.

NGC 7317 deve quindi aver interagito a lungo con gli altri membri del gruppo, in un processo che viene chiamato cannibalismo galattico. Il cannibalismo galattico si verifica quando le forze gravitazionali di una galassia, o di un gruppo di galassie più grandi, lentamente distruggono una galassia più piccola, inglobandone il materiale. Caratteristiche distintive di questo processo sono proprio la presenza di flussi o aloni di stelle che orbitano intorno alla galassia più grande, come l’alone di stelle rosse visto intorno a NGC 7317.

Una prima conseguenza è che il Quintetto di Stephan deve essere molto più antico di quanto attualmente si pensa, e questo potrebbe richiedere la necessità di rivedere i modelli di formazione ed evoluzione di questo sistema, che potrebbe portare, alla fine, alla formazione di una galassia ellittica gigante.

Una seconda conseguenza più generale, e forse anche di maggiore importanza, è l’attuale rinnovato interesse, nel campo scientifico, per l’imaging profondo sulle galassie vicine, che può come abbiamo visto portare non solo maggiori informazioni ma vere e proprie rivoluzioni sulla storia dell’evoluzione di questi gruppi di galassie.

Sono molti ormai  i programmi osservativi – tra cui alcuni sviluppati proprio all’interno della collaborazione CFHT, la cui strumentazione è particolarmente adatta per questo tipo di studi – che mirano a decodificare la storia passata delle galassie attraverso la rilevazione diretta, nel loro ambiente, di deboli ed estese caratteristiche, tecnica che ha preso il nome di archeologia galattica.

Dal 2000, CFHT produce, in collaborazione con Coelum Astronomia, il calendario da collezione Hawaiian Starlight basato proprio sulle bellissime immagini del cielo catturate dalla MegaCam. Le immagini vengono ottenute durante osservazioni speciali nel tempo osservativo a disposizione del Direttore del CFHT, quando le condizioni atmosferiche, in particolare la stabilità dell’atmosfera, non sono  adatte alle osservazioni scientifiche regolari. Nonostante questo, alcune di queste immagini a volte si rivelano di grande interesse scientifico: ed è proprio questo il caso.

I prodotti Hawaiian Starlight sono distribuiti per l’Europa da Coelum Astronomia. Potete trovare i magnifici poster e molte delle edizioni del Calendario astronomico CFHT/Coelum, compresa l’edizione 2018 che vedete qui a lato, nel nostro astroshop.

Il CFHT è una struttura a disposizione della collaborazione tra il National Research Council del Canada, il Centre National de la Recherche Scientifique francese e la University of Hawaii.

Un video in timelapse di Jean-Charles Cuillandre, tra gli autori dello studio, creato con le immagini della collaborazione CFHT/Coelum e immagini, che attraversano stagioni e zone di cielo, dei panorami visibili dall’Osservatorio CFH sul Mauna Kea. Cliccando sull’immagine potete vedere dettagli, immagini e il trailer del film, acquistabile sempre tramite il nostro astroshop.

L’Osservatorio CFH ospita un telescopio ottico e a infrarossi di 3,6 metri. Si trova sulla cima del vulcano inattivo Mauna Kea, a 4200 metri, nell’isola delle Hawaii.

Revisiting Stephan’s Quintet with deep optical images. Di Pierre-Alain Duc,  Jean-Charles Cuillandre, Florent Renaud. Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: Letters, Volume 475, Issue 1, 21 March 2018, Pages L40–L44.


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Rivoluzione Galileo: l’arte incontra la scienza

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Rivoluzione GalileoLa mostra “Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e allestita a Palazzo del Monte di Pietà nella centralissima Piazza Duomo a Padova, è il racconto di un uomo poliedrico, dalle molteplici sfaccettature: scienziato, padre del metodo sperimentale, letterato, esaltato da Foscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti per la sua scrittura capace di risvegliare l’immaginazione, musicista e virtuoso esecutore ed imprenditore, con il cannocchiale, il microscopio e il compasso. Ma anche un uomo che nella sua quotidianità cede a piccoli vizi e debolezze, come la passione per il vino. Attraverso un ampio numero di opere d’arte, la mostra ripercorre sette secoli di arte occidentale che, intrecciandosi con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana.

Alla mostra sono affiancate una serie di iniziative, tra conferenze, laboratori per ragazzi, spettacoli teatrali e musicali (consultare i vari programmi sul sito dedicato).
Gli incontri saranno introdotti da Giovanna Valenzano, prorettrice al Patrimonio artistico, musei e biblioteche.
Tutte le conferenze si terranno alle ore 18.00 presso la sala conferenze di Palazzo del Monte di Pietà, piazza Duomo 14, Padova.

16 gennaio: L’immagine di Galileo Galilei nell’arte novecentesca dell’Ateneo patavino – Marta Nezzo
23 gennaio: I segreti del cielo: la vita extraterrestre – Cesare Barbieri

Spettacoli teatrali presso la Sala dei Giganti (Padova)
12 gennaio Bahrami e Martux_m | Frescobaldi Renaissance
Il celebre pianista iraniano sperimenta e contamina con elettronica e sound art le musiche di Girolamo Frescobaldi, contemporaneo ed estimatore di Galileo.

19 gennaio Rossoporpora ensemble | Le nuove & le passate musiche
Da un collettivo di giovani musicisti diretti da Walter Testolin, un concerto raffinato con musiche, tra gli altri, di Monteverdi, Caccini, Willaert. Mottetti, madrigali, arie da un tempo di rivoluzione.
9 febbraio 2018 Jordi Savall | Tous les matins du monde
Uno dei più grandi interpreti della viola da gamba, compositore e musicologo, racconta in musica la relazione maestro-allievo. Il concerto che ha rivelato al grande pubblico il fascino della musica antica.

Per informazioni e prenotazioni:
Telefono 0425 460093
info@mostrarivoluzionegalileo.it
www.mostrarivoluzionegalileo.it

Falcon Heavy, il lancio più bello di sempre

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Infografica con le fasi salienti del lancio (cliccare per ingrandire). Crediti: SpaceX

Infografica con le fasi salienti del lancio (cliccare per ingrandire). Crediti: SpaceX

Poesia. Non c’è altro modo per descrivere l’incredibile incontro tra perfezione tecnologica ed estetica che si è realizzato questa sera – martedì 6 febbraio, a partire dalle 21:45 ora italiana – sui cieli della Florida. E negli schermi di milioni di persone che, attraverso i dispositivi più disparati, hanno assistito in diretta al primo lancio di test di Falcon Heavy. Un lancio destinato, a ragione, a rimanere nella storia. Perché con le sue oltre 63 tonnellate di carico utile è il lanciatore di maggior potenza oggi esistente al mondo. Perché mai prima d’ora una compagnia privata aveva spedito nello spazio un razzo così potente. Perché non ci sono parole per restituire l’emozione e la bellezza di quello che è successo.

Emozione, sì. Con tutti gli ingredienti, suspense in testa, senza farsi mancare nulla. Compreso il rinvio all’ultimo momento, dalle 19:45 alle 21:45, quasi al limite della finestra di tre ore consentita per il lancio. Giusto il tempo per far iniziare Sanremo…


Così, mentre mezza Italia assisteva sorpresa all’incursione del contestatore sul palco dell’Ariston, sulla rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center si accendevano i tre Falcon 9 di SpaceX – uniti insieme a formare i tre stadi del più potente lanciatore dai tempi del mitico Saturn V.


Fiorello stava invece duettando con Baglioni sulle note di “E tu” quando, a otto minuti dal lancio, assolto il suo compito, un’altra coppia ben collaudata – i due stadi primari esterni riutilizzabili del Falcon Heavy, entrambi già usati in precedenti occasioni – rientrava sulla Terra, compiendo un doppio atterraggio simultaneo talmente spettacolare (a 300 metri l’uno dall’altro!) che, se non fosse avvenuto sotto lo sguardo ipnotizzato di migliaia di persone, riuscirebbe davvero difficile crederci.

E se al pubblico del Festival della canzone toccava apprendere sgomento, da una telefonata, che Laura Pausini non poteva essere presente a causa di una laringite, lassù a qualche centinaia di km sopra le nostre teste, dagli altoparlanti di una Tesla Roadster rossa in volo verso Marte (o meglio, verso un’orbita solare molto ellittica, che si spingerà oltre quella del Pianeta rosso) – guidata da un manichino con tuta spaziale, e in procinto d’attraversare le fasce di Van Allen – si sarebbero potute sentire le note di “Space Oddity”, non fosse che nel vuoto le onde sonore non si propagano.

A sbavare appena l’altrimenti mostruosa perfezione di tutta la sequenza, il mancato recupero (lo apprendiamo dal Washington Post mentre stiamo scrivendo, ancora non è stato dichiarato ufficialmente) del terzo Falcon 9, quello centrale, atteso in mare, a circa 500 km dalla costa, da una delle due autonomous spaceport drone ship di SpaceX, la rampa marina robotica “Of course I still love you”. Ma è proprio questa piccola pecca, quest’unica nota steccata, a darci la misura delle difficoltà enormi che gli uomini e le donne di SpaceX hanno saputo affrontare e superare in questi anni. E a rendere l’intera impresa un poco più umana, “Made on Earth by humans”, come inciso su un circuito stampato a bordo della Tesla e postato dallo stesso Elon Musk su Instagram poco dopo il lancio.

Se non avete ancora visto il video del lancio e volete concedervi qualcosa di emozionante:


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Luna e Giove in congiunzione

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Giove e Luna si incontrano tra le stelle della bilancia, dove già li avevamo visti lo scorso mese: nonostante l’orario non proprio comodo, sarà un’altra bella occasione per immortalarli in fotografie che ritraggano anche gli elementi del paesaggio. Per esigenze grafiche, la luna appare ingrandita. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
Giove e Luna si incontrano tra le stelle della bilancia, dove già li avevamo visti lo scorso mese: nonostante l’orario non proprio comodo, sarà un’altra bella occasione per immortalarli in fotografie che ritraggano anche gli elementi del paesaggio. Per esigenze grafiche, la luna appare ingrandita. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

La notte tra il 7 e l’8 febbraio la Luna (fase 46%), in fase calante poco dopo l’Ultimo Quarto, incontrerà Giove (mag. –2,0). I due astri sorgeranno dall’orizzonte est-sudest poco prima dell’1:30, con la Luna a 4,2° a est di Giove, praticamente allineati all’orizzonte.

Guadagneranno poi velocemente altezza: il consiglio è quello di attendere l’orario indicato in cartina, ossia le 2:30 circa, per riprenderli nella cornice del paesaggio. Ma Luna e Giove potranno poi essere osservati fino al mattino, seguiti a distanza da Marte, Saturno e la rossa Antares

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➜ La LUNA di febbraio. Approfondimento: Guida all’osservazione del cratere Tycho

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➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

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Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di febbraio su Coelum Astronomia 219

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Pronto al debutto il Falcon Heavy di SpaceX

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La Tesla Roadster, con il passeggero Starman, prima di essere rinchiusa nella copertura aerodinamica del Falcon Heavy. (C) Elon Musk
Il razzo Falcon Heavy sulla rampa di lancio LC39-A di Cape Canaveral. (C) SpaceX
DI GIUSEPPE CORLEO · Astronews.it

Annunciato nel 2011 da Elon Musk, CEO e fondatore di SpaceX, il vettore pesante della compagnia spaziale Americana con sede a Hawthorne, in California, sarebbe dovuto essere pronto per il lancio dalla base di Vandemberg in California nel 2013.

Dopo anni di ritardi, ripensamenti e affinamenti del progetto iniziale, a seguito del successo della prima accensione di prova dei 27 motori Merlin-1D avvenuta lo scorso 24 gennaio 2018 e dopo avere ottenuto dalla Federal Aviation Administration (FAA) la necessaria autorizzazione, SpaceX ha confermato che tenterà il lancio del nuovo razzo oggi 6 febbraio 2018.

Per il debutto del Falcon Heavy la finestra di lancio si apre alle 19:30 ora italiana (18:30 UTC – 13:30 ora locale della Florida) per chiudersi 3 ore dopo, periodo per il quale le condizioni meteorologiche previste sono per lo 80% favorevoli al lancio.

Con il lancio del Falcon Heavy SpaceX tenterà anche di effettuare il recupero in contemporanea dei 3 booster che compongono il primo stadio del razzo: i due corpi laterali, che dovrebbero completare la fase di spinta circa 2 minuti e mezzo dopo i decollo, torneranno indietro verso Cape Canaveral per tentare l’atterraggio sulle piattaforme preparate da SpaceX  (Landing Zone 1 e 2) mentre il corecentrale, terminata la fase di spinta pochi secondi dopo i booster laterali concluderà il suo volo tentando di atterrare sulla piattaforma OCISLY, in attesa nell’Oceano Atlantico al largo della costa della Florida.

La Tesla Roadster, con il passeggero Starman, prima di essere rinchiusa nella copertura aerodinamica del Falcon Heavy. (C) Elon Musk

Se il lancio avrà successo, il risultato finale sarà l’immissione in un orbita intorno al Sole,  con afelio in prossimità dell’orbita di Marte, di una autovettura Tesla Roadster rossa con a bordo “Starman”, un manichino che indossa un prototipo delle tute che SpaceX ha sviluppato per i prossimi equipaggi da inviare con le capsule Dragon V2 sulla Stazione Spaziale Internazionale.

A seguire una animazione di quanto dovrebbe accadere domani, pubblicata sul canale YouTube di Spacex.

Qui sotto invece il video per seguire la diretta di domani del lancio trasmessa da SpaceX su Youtube, che presumibilmente comincerà pochi minuti prima delle 19:30 ora italiana.

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Circolo Culturale Astrofili Trieste

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Circolo Culturale Astrofili Trieste02.02, ore 18:30: “Nel Cielo: l’Auriga e il sistema stellare di Capella”. Relatore: Stefano Schirinzi
09.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Il problema del riscaldamento globale”. Relatore: Edoardo Bogatec
16.02, ore 18:30: “Sistema Solare: Europa, il più bizzarro dei satelliti di Giove”. Relatore: Giovanni Chelleri
17.02, ore 15:00, sala incontri del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste: “Vita nel cosmo: quali prove, stando alle attuali conoscenze?”. Relatore: Giovanni Chelleri e Paolo Nordio
23.02, ore 18:30: “Astrotecnica: guida base per la scelta del primo telescopio”. Relatore: Paolo Marra.

www.astrofilitrieste.it

Danzando come se non ci fosse dark matter

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Nella periferia di Centaurus A, una galassia a circa 13 milioni di anni luce da noi, si aggirano alcune galassie nane satelliti. Niente di strano, se non fosse che 14 (su 16 osservate) di queste galassie si aggirano in un modo che sta creando parecchi grattacapi ai cosmologi: osservazioni e simulazioni non vanno d’accordo. Peggio ancora: ciò che mostrano le osservazioni, illustra un articolo pubblicato oggi su Science, non è spiegabile dal modello cosmologico standard, quello basato sulla materia oscura fredda.

Federico Lelli, 33 anni, coautore dell’articolo pubblicato su Science, è nato a Chiaravalle (Ancona) ed è oggi ricercatore postdoc all’Eso

Fra i ricercatori che hanno firmato lo studio, guidato da Oliver Müller dell’Università di Basilea, c’è anche un giovane ricercatore italiano, Federico Lelli, nato a Chiaravalle (Ancona), il paese natale di Maria Montessori. «A dire il vero sono cresciuto in un paese limitrofo, Castelferretti», dice Lelli a Media Inaf, «dove le scuole elementari e medie non sono montessoriane. Ritengo però che la scelta di diventare uno scienziato sia maturata durante il liceo scientifico, dove ho avuto ottime professoresse di matematica e fisica». E ottime devono esserlo state davvero, visto che oggi Lelli – laurea a Bologna e PhD ad Amsterdam – è ricercatore postdoc a Monaco, allo European Southern Observatory. Dove lo abbiamo raggiunto per comprendere la portata della sua scoperta.

Cosa c’è che non torna, nelle 16 galassie nane satelliti di Centaurus A da voi studiate?

«Il modello cosmologico Lambda-Cdm (lambda cold dark matter) assume che le galassie si formino all’interno di aloni di materia oscura. Gli aloni più grandi, che ospitano galassie massicce come la Via Lattea, sono circondati da una miriade di aloni satelliti più piccoli, che ospitano galassie nane. Le simulazioni cosmologiche mostrano che le galassie nane dovrebbero essere distribuite in modo casuale attorno alla galassia centrale e dovrebbero muoversi in modo caotico, come api attorno all’alveare. In Centaurus A, invece, troviamo che le nane satelliti si dispongono su di un piano e mostrano un movimento coerente. Questa situazione può essere interpretata come un disco spesso di satelliti che orbitano intorno alla galassia centrale. Queste configurazioni sono estremamente rare nelle simulazioni cosmologiche che utilizzano la materia oscura: un sistema di satelliti come quello di Centaurus A dovrebbe essere osservato solo una volta su mille».

Si verifica solo su Centaurus A, questo comportamento anomalo?

«Alcuni anni fa, lo stesso comportamento è stato osservato da altri astronomi attorno alla Via Lattea e alla nostra vicina Andromeda. Visto che questi piani di nane satelliti dovrebbero essere molto rari, alcuni scienziati hanno iniziato a sostenere che il Gruppo Locale – che contiene sia la Via Lattea che Andromeda – potrebbe essere anomalo. Nel nostro studio dimostriamo che questo non è il caso: un comportamento simile è osservato attorno a Centaurus A, che si trova al di fuori del Gruppo Locale».

Andromeda, la Via Lattea e ora Centaurus A, dunque. In totale, tre galassie su centinaia di miliardi. Non è un po’ poco, per dire che c’è qualcosa da rivedere nel modello cosmologico?

«È importante notare che queste tre galassie – la Via Lattea, Andromeda e Centaurus A – sono gli oggetti per cui abbiamo le informazioni più dettagliate e più precise riguardo la distribuzione e cinematica delle nane satelliti. Sarà difficile studiare altre galassie con la stessa accuratezza, visto che sono più distanti da noi e i loro satelliti sono meno luminosi, ma abbiamo già dei progetti al riguardo. Al momento, possiamo affermare che sistemi di satelliti come la Via Lattea, Andromeda, e Centaurus A dovrebbero essere osservati ciascuno con una probabilità al di sotto dell’un per cento. Se facciamo un conto semplicistico moltiplicando queste probabilità, otteniamo qualcosa come una possibilità su un milione, che è un po’ come vincere alla Lotteria Nazionale. O siamo stati incredibilmente fortunati, oppure c’è qualcosa da rivedere».

Centaurus A e le sue galassie nane satelliti. Crediti: Christian Wolf & SkyMapper Team/Australian National University

Siete stati i primi ad accorgervene?

«Il primo autore del nostro articolo – Oliver Müller dell’Università di Basilea – aveva già studiato Centaurus A in precedenza e trovato che i satelliti si dispongono su di un piano, ma non aveva ancora considerato l’informazione sulla velocità dei satelliti. Le velocità dei satelliti sono estremamente importanti quando si fanno dei confronti tra osservazioni e simulazioni. Nelle simulazioni accade spesso che vi siano piani “spuri” di galassie satelliti dovuti ad allineamenti casuali lungo la linea di vista dell’osservatore. Ad esempio, se consideriamo esclusivamente la distribuzione spaziale dei satelliti nel cielo, un sistema come Centaurus A si può trovare una volta su cinque nelle simulazioni, quindi non ci sarebbe nulla di strano. Quando si considerano anche le velocità dei satelliti, invece, il quadro cambia completamente e il sistema di Centaurus A diventa molto raro. In sostanza, la nostra idea è stata quella di aggiungere l’informazione sulle velocità nel mix per fare un confronto più preciso con le simulazioni cosmologiche».

Ma se non c’è materia oscura, i moti delle galassie negli ammassi come si spiegano, secondo lei? E i risultati cosmologici, per esempio quelli derivanti dallo spettro delle anisotropie del fondo cosmico a microonde?

«Calma. Il nostro studio dimostra che il problema dei “piani di satelliti” non è limitato al Gruppo Locale, ma è più generale. Nella migliore delle ipotesi, questo problema indica che c’è qualcosa che non va con le attuali simulazioni cosmologiche e qualcosa di profondo da capire riguardo la formazione delle galassie nane. Nella peggiore delle ipotesi, invece, questo problema potrebbe essere un campanello d’allarme: non possiamo escludere la possibilità che l’attuale modello cosmologico debba essere rivisto nelle sue fondamenta, considerando che la materia oscura non è ancora stata rilevata e l’energia oscura rimane un altro grande mistero».


Per saperne di più:


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Astronomiamo

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LocandinaCoelum

LocandinaCoelumOpen Astronomy: appuntamenti dak vivo gratuiti a Roma e Frosinone e dirette streaming

10 febbraio, 16:00: Prof Luciano Iess

26 febbraio, 21:30: Dott. Roberto Decarli

27 febbraio, 20:00: Astrotolerus a Ceccano (FR)

Per maggiori informazioni: www.astronomiamo.it

Rivoluzione Galileo: l’arte incontra la scienza

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Rivoluzione GalileoPadova e Rovigo e allestita a Palazzo del Monte di Pietà nella centralissima Piazza Duomo a Padova, è il racconto di un uomo poliedrico, dalle molteplici sfaccettature: scienziato, padre del metodo sperimentale, letterato, esaltato da Foscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti per la sua scrittura capace di risvegliare l’immaginazione, musicista e virtuoso esecutore ed imprenditore, con il cannocchiale, il microscopio e il compasso. Ma anche un uomo che nella sua quotidianità cede a piccoli vizi e debolezze, come la passione per il vino. Attraverso un ampio numero di opere d’arte, la mostra ripercorre sette secoli di arte occidentale che, intrecciandosi con la scienza, la tecnologia e l’agiografia galileiana.
Alla mostra sono affiancate una serie di iniziative, tra conferenze, laboratori per ragazzi, spettacoli teatrali e musicali (consultare i vari programmi sul sito dedicato).
Presso la Sala dei Giganti, Palazzo Liviano, Piazza Capitaniato 7, Padova

9 febbraio Concerto Jordi Savall | Tous les matins du monde
Uno dei più grandi interpreti della viola da gamba, compositore e musicologo, racconta in musica la relazione maestro-allievo.

16 febbraio Spettacolo teatrale: Giancarlo Giannini legge Galileo
L’uomo, lo scienziato, l’artista, autore di “nuovi scoprimenti di innumerabili stelle” e di una nuova visione dell’universo.

Presso il Cinema Teatro MPX, Padova
23 febbraio Spettacolo teatrale. “RIVOLUZIONE GALILEO. IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME”
Durante lo spettacolo, Corrado Augias e Giovanni C.F. Villa, curatore della mostra, racconteranno al pubblico chi era realmente Galileo e quale fu il suo straordinario apporto alla storia dell’umanità.

Per informazioni e prenotazioni:
Telefono 0425 460093
info@mostrarivoluzionegalileo.it

www.mostrarivoluzionegalileo.it

Marte – Incontri ravvicinati con il pianeta rosso

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Marte

Marte

La mostra, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, vuole raccontare al grande pubblico la storia dell’esplorazione di Marte e l’importante contributo italiano a questa avventura. Dopo un richiamo alla figura mitologica del dio Marte, un’introduzione dedicata alle prime osservazioni dei canali di Giovanni Schiaparelli e alla grande produzione di letteratura fantascientifica, il percorso espositivo illustra lo stato della conoscenza che oggi abbiamo di Marte, attraverso i dati e le immagini che la più avanzata tecnologia spaziale ha permesso di acquisire: dalle prime ‘storiche’ immagini delle sonde Viking fino alla sonda europea Mars Express, ai rover americani Curiosity e Opportunity e alla sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter.

La mostra vuole essere anche un omaggio al programma europeo ExoMars e non manca uno sguardo su quello che potrebbe riservare il prossimo futuro con una spettacolare e immersiva video-installazione, ispirata alle immagini della serie televisiva MARS firmata da Ron Howard.

Durante il periodo di apertura, l’esposizione sarà accompagnata da un calendario di incontri e appuntamenti. In particolare, a febbraio il Museo proporrà due weekend speciali di attività (10-11 e 17-18 febbraio) con un fittissimo programma per tutti i gusti e per tutte le età, per addentrarsi, anche grazie alla realtà virtuale, fra le più recenti scoperte e i progetti futuri di esplorazione e per dare spazio alla propria creatività o immergersi nella cultura popolare ispirata al Pianeta Rosso.

La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo.

www.museoscienza.org | info@museoscienza.it | Tel 02 48 555 1

Promossa da Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci in collaborazione con Agenzia Spaziale Europea, INAF, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic.

La Luna di Febbraio 2018 e una guida all’osservazione del cratere Tycho

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Le fasi della Luna in gennaio, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti Coelum Astronomia CC-BY
Le fasi della Luna in gennaio, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

Febbraio inizia col nostro satellite reduce dal recente plenilunio verificatosi alle 14:27 del 31 gennaio. Infatti in apertura di questo mese la Luna sorgerà alle 18:46, in fase di 15,61 giorni, fra le stelle della costellazione del Leone, andando poi a culminare in meridiano nelle primissime ore della notte seguente a un’altezza di +56°. Essendo visibile per gran parte della serata, potremo già apprezzare come il procedere del terminatore in Luna Calante consenta di osservare le strutture in prossimità del bordo orientale del nostro satellite, ancora più evidente nelle serate successive, anche se purtroppo verranno privilegiate le ore notturne.

Continua nella rubrica la Luna di Febbraio 2018

Le effemeridi complete giornaliere della Luna le trovi nel Cielo di Febbraio

A febbraio osserviamo

La prima proposta di febbraio è per la serata del 23 quando proseguiremo nel nostro viaggio sulle grandi strutture crateriformi allineate in senso nord/sud in prossimità del margine orientale del mare Nubium andando a visitare questa volta il cratere Regiomontanus, situato fra Purbach a nord, Werner a est, Walter a sud e Deslandres ad ovest.

Come seconda e principale proposta di questo mese la tarda serata del 23 e tutta la serata del 24 febbraio saranno dedicate a una fra le più note e telescopicamente frequentate strutture lunari: il cratere Tycho. Nel film di Stanley Kubrick “2001 Odissea nello Spazio”, dall’omonimo romanzo di Arthur C. Clarke, in questo cratere venne rinvenuto un monolito di colore nero, poi denominato “Tycho Magnetic Amomaly”, abbandonato in quel luogo desolato da esseri extraterrestri quattro milioni di anni prima.

➜ Leggi la Guida all’osservazione del cratere Tycho

La terza proposta riguarda la zona di Massima Librazione che la sera del 28 febbraio fra le 18:30 e le 23:30 verrà a coincidere col bordo lunare orientale spostandosi da nord a sud alla medesima latitudine dei crateri Langrenus e Vendelinus.

Per approfondire queste osservazioni, per le falci di Luna e la sua luce cinerea e per tutte le altre informazioni, leggi la Luna di febbraio su Coelum astronomia 219 (è sempre gratis, puoi scaricarlo in pdf oppure stampare le pagine che ti interessano di più 😉 ).


Leggi anche

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

➜  Calendario degli eventi giorno per giorno

➜  Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

➜  La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione! Su Coelum Astronomia n. 211

E tutte le precedenti rubriche di Francesco Badalotti, con tantissimi spunti per approfondire la conoscenza del nostro satellite naturale. Per ogni formazione il momento giusto!


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di febbraio su Coelum Astronomia 219

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NASA. A Human Adventure

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20. NASA - A Human AdventureDal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano, nello Spazio Ventura XV, NASA. A Human Adventure, la grande mostra prodotta dalla NASA in collaborazione con John Nurmien Events e AVATAR. Un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati, tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali USA e URSS, la maggior parte di essi in prestito dal Kansas Cosmosphere & Space Center e dallo Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio. Attraverso 5 sezioni – Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione, i visitatori verranno catapultati, attraverso un’esperienza immersiva, in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio.
Una mostra affascinante e ricca di oggetti di ogni tipo che faranno immaginare l’esperienza spaziale in ogni suo aspetto. Vi aspettiamo!
Leggi l’articolo sulla mostra su Coelum Astronomia 215 a pagina 172

L’INFINITA CURIOSITÀ. Un viaggio nell’Universo in compagnia di Tullio Regge

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1507068881_Linfinita-curiosita-Torino-1Per tutto l’inverno, il palazzo dell’Accademia delle Scienze di Torino ospita “L’infinita curiosità. Un viaggio nell’universo in compagnia di Tullio Regge”. La mostra, curata da Vincenzo Barone e Piero Bianucci, propone, con un allestimento coinvolgente, un viaggio ideale nell’universo, dall’immensamente grande all’estremamente piccolo, alla scoperta delle meraviglie della fisica contemporanea.
L’ingresso alla mostra accoglie il visitatore con un allestimento spettacolare. Nello scenografico corridoio è posta un’installazione di legno che rappresenta la “scala cosmica”: 62 blocchi corrispondenti ai 62 ordini di grandezza dell’universo conosciuto, dall’estremamente piccolo (la lunghezza di Planck) all’immensamente grande (l’orizzonte cosmologico). Lungo il percorso della mostra il visitatore si muoverà idealmente su e giù per questa scala, confrontandosi con le dimensioni delle cose, dai quark alle galassie.
La mostra si avvale della collaborazione di importanti istituzioni scientifiche italiane, tra le quali l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM). Il progetto è realizzato nell’ambito delle attività del Sistema Scienza Piemonte, un accordo promosso dalla Compagnia di San Paolo e sottoscritto dai principali enti torinesi che si occupano di diffusione della cultura scientifica.
www.torinoscienza.it

Splendore dalle tenebre

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La zona di formazione stellare Lupus 3 si trova nella costellazione dello Scorpione, a soli 600 anni luce dalla Terra. Fa parte di un complesso più vasto noto come Nube del Lupo, che prende il nome dalla vicina costellazione del Lupo. Le nubi sembrano colonne di fumo fluttuanti su uno sfondo di milioni di stelle. In realtà, queste nubi sono una nebulosa oscura.

Magnifica anche questa panoramica, che mostra la nube oscura della regione Lupus 3 in cui si stanno formando nuove stelle, oltre a un ammasso di stelle brillanti che sono già emerse dal loro vivaio stellare fatto di polvere. È probabile che il Sole si sia formato in una zona di formazione stellare simile a questa, più di quattro milliardi di anni fa. Questa immagine è realizzata a partire dai dati della DSS2 (Digitized Sky Survey 2). Crediti: ESO/Digitized Sky Survey 2 Acknowledgement: Davide De Martin

Le nebulose sono ampie distese di gas e polvere sospese tra le stelle, a volte fino a oltre un centinaio di anni luce. Mentre molte nebulose sono illuminate in modo spettacolare dall’intensa radiazione delle stelle calde, le nebulose oscure nascondono la luce degli oggetti celesti al loro interno. Sono note anche come nebulose ad assorbimento, poichè sono composte da particelle di polvere fredde e dense che assorbono e diffondono la luce che attraversa la nube.

Tra le più famose nebulose oscure ricordiamo la Nebulosa Sacco di Carbone e la Fenditura del Cigno, abbastanza grandi da essere visibili a occhio nudo, che si stagliano, nere, sullo sfondo brillante della Via Lattea.

Lupus 3 ha una forma irregolare, come un serpente disegnato male in mezzo al cielo. In questa immagine viene evidenziata una regione di contrasti, con tracce scure in evidenza sulla luce blu delle stelle brillanti al centro. Come la maggior parte delle nebulose oscure, Lupus 3 è una regione di formazione stellare attiva, composta soprattutto da protostelle e stelle molto giovani. Perturbazioni vicine possono fare collassare grumi più densi della nebulosa sotto la propria gravità, aumentandone la temperatura e la pressione interna. Alla fine, le condizioni estreme del nucleo di questa nube in collasso fanno nascere una protostella.

Le due stelle brillanti al centro dell’immagine sono proprio state prodotte da un processo di questo tipo. All’inizio della loro vita, la radiazione emessa era in gran parte bloccata dagli spessi veli della nebulosa ospite, visibile solo con telescopi sensibili alle radiazioni di lunghezza d’onda infrarossa e radio. Diventando più calde e più brillanti, l’intensa radiazione da esse prodotta e i venti stellari hanno svuotato l’area circostante da polvere e gas, permettendo loro di emergere gloriosamente dall’incubatrice di tenebra e di mostrare tutto il loro splendere.

Capire le nebulose è un passo critico per comprendere il processo di formazione stellare nel suo insieme – per esempio, si pensa che il Sole si sia formato in una zona di formazione stellare molto simile a Lupus 3 più di quattro miliardi di anni fa. Essendo uno dei vivai stellari più vicini a noi, Lupus 3 è stata studiata molte volte: nel 2013, il telescopio da 2,2 metri dell’MPG/ESO all’Osservatorio dell’ESO a La Silla in Cile ha catturato un’immagine più piccola delle sue colonne scure come fumo e delle sue stelle brillanti (eso1303).

Link


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20. NASA - A Human AdventureDal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano, nello Spazio Ventura XV, NASA. A Human Adventure, la grande mostra prodotta dalla NASA in collaborazione con John Nurmien Events e AVATAR. Un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati, tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali USA e URSS, la maggior parte di essi in prestito dal Kansas Cosmosphere & Space Center e dallo Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio. Attraverso 5 sezioni – Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione, i visitatori verranno catapultati, attraverso un’esperienza immersiva, in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio.
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Gruppo Astrofili Vicentini

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GruppoAstrofiliVicentiniConvegni presso la sede del Giornale di Vicenza, ore 17:00

17.02: Alberto Corso “BAGLIORI NEL BUIO” (sede GdV).

Corso di astrofotografia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

05.02: “tecniche di ripresa Grande Campo con DSLR” 3° lezione
12.02: “tecniche di ripresa profondo cielo con DSLR” 4° lezione
19.02: “tecniche di elaborazione immagini e interpolazione (le possibilità e i software necessari)” 5° lezione
25.02: “Osserviamo la nostra Stella” Osservatorio aperto dalle 14:30-17:00.

Corso di cosmologia:
presso la nostra sede ad Arcugnano ore 21:00

28.02: “una cartolina dal Big Bang. La cosmologia moderna da Einstein al WMAP” 1° lezione

Sede ed Osservatorio: Via Santa Giustina 127 – 36057 Arcugnano (VI)

Per maggiori informazioni:
http://www.astrofilivicentini.it/
email: astrofilivicentini@gmail.com, Facebook: Gruppo Astrofili Vicentini

Luna e Regolo in prima serata

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L’immagine mostra la situazione della stretta congiunzione tra la Luna e Regolo, la stella Alfa del Leone, alle ore 19:30. Per esigenze grafiche, la Luna appare ingrandita. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Iniziamo subito la prima sera del mese con una bella congiunzione stretta tra Luna praticamente Piena (fase 98%) e vicina al Perigeo, e la brillante Regolo (mag. +1,4) stella  alfa del Leone.

I due astri saranno a soli 30’ di distanza e sorgeranno dall’orizzonte est-nordest attorno alle 18:45 con il cielo già buio. Converrà ovviamente attendere che abbiano una buona altezza sull’orizzonte (alle 19:30 saranno alti circa 7°) per osservare i due astri al binocolo o al telescopio ma, per chi avesse l’orizzonte libero e il cielo  limpido, anche una ripresa fotografica, comunque non facile, con i due oggetti bassi a filo dell’orizzonte potrebbe dare risultati suggestivi…

Potranno comunque essere seguiti per tutta la notte fino al mattino successivo. La massima altezza al meridiano la raggiungeranno poco prima delle due di notte.

La stessa notte potremo anche osservare l’asteroide (19) Fortuna, che si troverà nella costellazione del Cancro, in opposizione con la Terra, a circa 1,46 UA dal nostro pianeta.

Leggi ➜ Club dei 100 asteroidi. Osserviamo (19) Fortuna e (51) Nemausa

Le effemeridi giornaliere di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Febbraio

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Cerca Zuma e trova Image, una sonda NASA persa da 12 anni, attiva

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Il satellite IMAGE durente la sua preparazione (fonte: NASA)
di Massimo OrgiazziAstronautinews.it

Qualche giorno fa, un astronomo dilettante alla ricerca del satellite segreto Zuma, sulla cui sorte sono state espresse dichiarazioni diverse e inconcludenti, si è con ogni probabilità imbattuto in IMAGE, un satellite NASA per l’osservazione della magnetopausa, perso da 12 anni e inaspettatamente attivo.

Aggiornamento


La NASA ha confermato l’identità del satellite scoperto il 20 gennaio, si tratta proprio di IMAGE.

Il pomeriggio del 30 gennaio, al Johns Hopkins Applied Physics Lab in Laurel, Maryland, i dati della telemetria del satellite sono stati raccolti con successo. Il segnale mostra che l’ID del satellite è 166, esattamente quello di IMAGE.

Sembra anche che almeno il controllo principale della sonda sia operativo. Ora, scienziati e ingegneri del Goddard Space Flight Center in Greenbelt, Maryland, continueranno ad analizzare i dati per comprendere di più sullo stato attuale del satellite, un processo che richiederà una o due settimane per la necessità di adeguare il vecchio software e database di cui è dotato IMAGE a sistemi più moderni.

Il cielo è un gran pasticcio. Questa è una conclusione alla quale si può giungere se si leggono i report in merito alla “spazzatura spaziale” nell’orbita bassa terrestre. Il volume di detriti spaziali è cresciuto a livelli così elevati che gli oggetti in orbita vengono spesso in collisione e un giorno non troppo lontano, se non ci saranno azioni coordinate di razionalizzazione, il problema diventerà così complesso da porre pesanti ipoteche sull’esplorazione spaziale stessa. In un contesto di questo genere, può sembrare quasi normale che un’agenzia spaziale perda un satellite, lo dichiari inoperativo e a distanza di più di un decennio sia un radio astronomo dilettante a ritrovarlo attivo, ma si tratta in realtà di un’interessante storia di passione e di serendipità. È infatti quello che è successo a Scott Tilley, che si dedica alla ricerca amatoriale di satelliti per lo più segreti. La sua è una passione condivisa da molti astronomi dilettanti che scrutano il cielo “nascosto” nel quale, se si dispone dell’attrezzatura adatta, è possibile localizzare ed identificare satelliti di ogni tipo, persino quelli segreti. Molti di questi appassionati tengono blog e siti sui quali pubblicano i risultati delle loro ricerche, specialmente quando coronate dal successo. Nella maggior parte dei casi la loro attività si concentra su oggetti classificati, dato che l’entusiasmo e lo stimolo maggiore deriva per il dilettante dalla sfida del ritrovamento della posizione o del segnale di satelliti spia, i cui dati non sono resi pubblici dagli operatori e dalle agenzie. Un appassionato estremamente attivo è Marco Langbroek, che cura il blog SatTrackCam Leiden e che ha attivamente cercato di dare un esito alla missione Zuma, senza dubbio tra le più elusive, lanciata di recente da SpaceX e sulla cui sorte si sono intervallate numerose versioni, tutte per lo più inconcludenti.

Alla ricerca di Zuma si stava dedicando anche Scott Tilley, che la settimana scorsa ha divulgato i risultati della sua ricerca sul suo blog (nel quale si trovano tutti i dettagli e le immagini), riferendo di aver trovato evidenza che una missione NASA ritenuta ormai terminata da 12 anni, è in realtà ancora attiva. IMAGE (Imager for Magnetopause-to-Aurora Global Exploration) era stato lanciata il 25 marzo del 2000 e aveva iniziato il suo lavoro di osservazione della magnetosfera restituendo immagini globali del plasma presenti nella magnetopausa. Tra le scoperte più rilevanti di IMAGE c’è quella dei varchi esistenti nella magnetosfera e nella plasmasfera, all’origine del passaggio dei flussi protonici provenienti dal Sole e collegati alle aurore protoniche altamente energetiche presenti nelle osservazioni del satellite. A partire dal 18 dicembre 2005, dopo quasi sei anni di operatività, sono stati persi i dati telemetrici della sonda e la missione è stata dichiarata terminata: la NASA ha rilasciato una relazione definitiva il 19 settembre 2006. La missione è stata chiusa sulla scorta del guasto rilevato al controller che alimentava il transponder e la relazione ha escluso ogni altra possibile causa.

Il satellite IMAGE durente la sua preparazione (fonte: NASA)

Con un segnale radio in mano e non persuaso che si trattasse della traccia di Zuma, Tilley ha confrontato l’orbita associata al segnale con quella di IMAGE e ha trovato corrispondenza. La conferma è arrivata dall’identificazione del segnale sui 2275,905 MHz che ha collegato l’emissione con l’oggetto 2000-017A, 26113, ovvero proprio la missione NASA persa nel 2005. Nel report dell’incidente si menzionava come il guasto al controller dell’alimentazione del transponder di IMAGE fosse un evento per il quale non c’era possibilità di recupero del satellite, per come era stata progettata la missione. Tuttavia l’orbita di IMAGE ha lasciato il satellite ad intervalli regolari nell’ombra della Terra, cosa che teoricamente avrebbe riavviato il suo sistema di alimentazione: il reboot è di fatto avvenuto nel 2007, anno nel quale tutti i tentativi di contattare IMAGE da parte della NASA erano verosimilmente già terminati da qualche tempo.

Avendo trovato IMAGE e convinto che tutto sommato la cosa non fosse così rilevante, dato che un semplice segnale poteva non voler dire alcunché e la NASA poteva anche esserne a conoscenza, Tilley ha messo da parte la sua scoperta per un po’. Tuttavia, mentre passava ad altre frequenze, ha capito che IMAGE stava effettivamente trasmettendo dati in modo attivo. A questo punto ha effettuato altre ricerche e ha scoperto che IMAGE era stato considerato perso proprio a causa del problema con l’alimentazione del transponder. Di conseguenza ha deciso di dare un’occhiata più attenta al segnale e l’esito è stata la conferma che il satellite ruotava ad una velocità compatibile con IMAGE e che il il segnale trasmesso conteneva dati.

Al momento non si ha ancora idea di quale sia la stato diagnostico generale del satellite o della quantità di hardware ancora operativa, ma uno dei co-investigatori originali della missione, Patricia Reiff della Rice University di Houston, ha trovato il post sul blog di Tilley e ha riferito che ci sono strumenti attivi e passivi che potrebbero sicuramente fornire utili dati scientifici utili. E’ di conseguenza entrata in contatto con Scott Tilley per verificare come ottenere le informazioni necessarie per estrarre i dati dal segnale scoperto e attualmente monitorato. Nel frattempo Tilley ha contattato il mission manager della missione, Richard J. Burley e l’incontro ha messo in moto una serie di altre azioni.

Come ulteriore sviluppo, Jeff Hayes, esperto di eliofisica presso il quartier generale della NASA a Washington, ha scritto ad AmericaSpace che non c’è ancora una certezza assoluta che il segnale identificato sia veramente quello di IMAGE, ma la NASA sta ora lavorando per ricontattare le persone informate sulla missione dopo tutto questo tempo nel tentativo di ottenere tutti gli script e il software appropriati, nell’ipotesi che si tratti veramente di IMAGE. In scala cronologica decisamente ridotta, è qualcosa di molto simile a quanto accaduto per la riaccensione dei propulsori della Voyager 1 , per cui è stato necessario riportare in vita software e linguaggi oramai in disuso. Nel frattempo tutta una serie di altri astronomi dilettanti dediti al tracking dei satelliti ha confermato la scoperta di Tilley e il segnale viene ora monitorato da più parti del pianeta.

Il caso di IMAGE non è il solo nell’ambito della riscoperta di satelliti e sonde apparentemente perse nello spazio: basti ricordare il caso del satellite LES-1, la cui operatività era stata cessata nel 1967 ma ritrovato ancora funzionante ben 46 anni dopo, oppure la missione ISEE-3, partita nel 1978 per l’esplorazione del Sole e riconvertita allo studio cometario per poi rimanere silenziosamente accesa dal 1990 al 2014, quando è diventata protagonista di un appassionante tentativo di reboot.

Al momento la NASA ha una missione attiva che sta continuando il lavoro di IMAGE, ovvero MMS (Magnetospheric Multiscale Mission), ma considerando il valore economico di una missione scientifica, il lavoro di Tilley, nato da un entusiasmante filone di indagine dilettantistica al limite con l’archeologia delle missioni spaziali, potrebbe aver dato alla NASA un consistente beneficio collegato al recupero di importanti informazioni scientifiche passate o potenzialmente nuove, nel caso la missione possa avere un inatteso reboot a ben 13 anni di distanza.

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Cielo di Febbraio 2018

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EFFEMERIDI
(mar. – ott. 2017)

Luna

Sole e Pianeti

Per quanto riguarda l’aspetto del cielo, nella prima parte della notte predomineranno ancora le costellazioni invernali: guardando il cielo verso le 20:30 sarà possibile osservare al meridiano la grande figura di Orione e il Cane Maggiore con Sirio, mentre l’Auriga, con la bella Capella, sarà allo zenit (non perdete l’approfondimento dedicato alla costellazione dell’Auriga, si parte proprio dalla sua stella alfa, Capella).

A ovest staranno invece tramontando Pegaso e la Balena, mentre a est il cielo sarà già occupato dagli asterismi tipici della primavera, tra cui saranno facilmente riconoscibili il Leone e le prime propaggini della Vergine. Più tardi sorgerà anche la brillante Arturo nel Boote. Molto più in alto, quasi immobile a nord, il Grande Carro sembrerà in procinto di rovesciarsi.

➜ Scopri le costellazioni del cielo di gennaio con la UAI

IL SOLE

Il 16 febbraio il Sole si sposterà dal Capricorno all’Acquario (ovviamente stiamo parlando di costellazioni, non di “segni astrologici”), proseguendo nel contempo la “risalita” dell’eclittica a una velocità media in declinazione di circa 20 primi al giorno: partendo dai –17,4° di inizio mese supererà i –8° alla fine. Da questo ne deriverà un corrispondente aumento dell’altezza sull’orizzonte al momento del passaggio in meridiano. Aumenteranno così anche le ore di luce, tanto che la sera, in media, si potrà iniziare a osservare con il massimo contrasto non prima delle 19:15, fino alle 5:30 del mattino dopo. La durata della notte astronomica, in continua diminuzione, in febbraio sarà in sostanza in media di poco superiore alle 10 ore.

Cosa offre il cielo

Questo mese congiunzioni un po’ per tutti i gusti e tutte le ore. Venere e Marte si faranno vedere al tramonto, mentre Giove continuerà a dominare la seconda parte della notte accompagnando poi Saturno al mattino. E sarà con la Luna che i pianeti incroceranno (solo prospetticamente ovviamente) il cammino per regalarci uno scenario diverso ogni sera. E siate pronti.. perché si parte già al primo del mese!

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