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Energia oscura: qualcosa è cambiato

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Marco Raveri
Marco Raveri, 30 anni, ricercatore al Kavli Institute for Cosmological Physics di Chicago (Stati Uniti)
il fondo cosmico a micoonde ricostruito sui dati delll'Osservatorio spaziale Planck dell'ESA
Il fondo cosmico a micoonde ricostruito sui dati dell'Osservatorio spaziale Planck dell'ESA. Dai dati raccolti e elaborati della missione Planck era risultato un valore della costante di Hubble diverso (oltre i limiti di errore) rispetto a quello calcolato ad esempio nell'ottico con il telescopio spaziale Hubble. Credit European Space Agency; Planck Collaboration

Da 67 a 73 in 13 miliardi di anni… una variazione non piccola, per una “costante”. E che costante: stiamo parlando della mitica H0 (si legge ‘acca zero’), la costante di Hubble. Quella che rende conto dell’espansione dell’universo. Quella che ci dice a che velocità si allontanano le galassie l’una dall’altra in base alla loro distanza reciproca, consentendoci così di misurare, tramite il redshift, quanto una sorgente è lontana da noi, e dunque quanto è “antica” la sua luce. Quella che è alla base di ogni stima sull’età, la geometria e in ultima analisi il destino del nostro universo.

Ebbene, ora salta fuori che la costante di Hubble potrebbe essere ballerina. Il sospetto aleggia da un po’, da quando le misure di strumenti diversi, ma ugualmente assai affidabili, come per esempio quelle del telescopio spaziale Hubble nell’ottico e del telescopio spaziale Planck nelle microonde, hanno dato risultati differenti. Ma ora cominciano anche a farsi strada alcune ipotesi e spiegazioni. L’ultima in ordine di tempo, pubblicata lunedì scorso su Nature Astronomy, propone che la deriva nel tempo della costante di Hubble sia dovuta, niente meno, alla dinamicità dell’energia oscura: in un lontano passato avrebbe premuto sulla tavoletta dell’acceleratore cosmico con un piede più leggero di quanto non abbia fatto in epoche più recenti.

Marco Raveri
Marco Raveri, 30 anni, ricercatore al Kavli Institute for Cosmological Physics di Chicago (Stati Uniti)

Le prime due firme dell’articolo sono quelle di Gong-Bo Zhao (Chinese Academy of Sciences e University of Portsmouth, Uk) e dell’italiano Marco Raveri. Trent’anni compiuti da poco, originario di Venezia, laurea in fisica a Padova e dottorato alla Sissa, da un anno Raveri è ricercatore postdoc a Chicago, al Kavli Institute for Cosmological Physics. Ed è lì che Media Inaf lo ha raggiunto.

Raveri, dunque la costante di Hubble è in crisi. O meglio, sembra essere in crisi la sua “costanza”. Cosa sta accadendo?

«Una delle constatazioni da cui parte il nostro lavoro è che diversi esperimenti misurano diversi valori dello stesso parametro che descrive l’espansione del nostro universo, la costante di Hubble, appunto. Da una parte misure dell’espansione dell’universo vicino a noi, quelle dello Hubble Space Telescope e di altri telescopi, indicano che la costante di Hubble ha un valore di circa 73 km/s/Mpc [km al secondo per megaparsec, ndr], con un margine di errore minore dell’uno per cento. Dall’altra parte le osservazioni del fondo cosmico di microonde (Cmb) del satellite Planck indicano indirettamente che la costante di Hubble ha un valore di circa 67.8 (± 1.3 per cento) km/s/Mpc».

Un bel problema… da cosa può dipendere?

«Il Cmb misura l’espansione dell’universo circa 300mila anni dopo il big bang, mentre le misure dirette della costante di Hubble ce ne danno una stima oggi, approssimativamente 13 miliardi di anni dopo. Per poter confrontare queste due misure dell’espansione dell’universo bisogna capire cosa implicano l’una per l’altra, in maniera simile al confrontare la dimensione di due oggetti, uno vicino e uno lontano».

Proviamoci.

«Il Cmb gioca il ruolo dell’oggetto più lontano, e per confrontarlo con misure vicine dobbiamo predire, in base ad una misura dell’espansione dell’universo 300mila anni dopo il big bang, cosa questo implica oggi. Durante i miliardi di anni che separano i tempi di queste due misure, l’espansione dell’universo ha cambiato ritmo, passando da decelerata ad accelerata, e questo fenomeno è imputato all’azione della dark energy».

È la vostra ipotesi qual è? La dark energy varierebbe solo nel tempo o anche nello spazio?

«Nei modelli che stiamo considerando la dark energy varia nel tempo e nello spazio. Le variazioni nello spazio, che potrebbero essere indirettamente rilevate da survey di galassie, sono però, nei modelli che studiamo, molto piccole e non rilevabili».

Se la dark energy ha un andamento dinamico, come suggerite, allora la tensione fra stime differenti, come quelle di Hubble e Planck, si allenterebbe?

«Nel nostro lavoro stiamo già assumendo che entrambi gli esperimenti abbiano ragione, che non ci siano contaminazioni dovute ad effetti sistematici, conosciuti o sconosciuti, che alterano i loro risultati. Cambiando l’evoluzione temporale della dark energy cambiamo il modo in cui queste due misure vengono confrontate fra di loro, migliorando il risultato di questo confronto».

Nel vostro articolo suggerite che Desi, il Dark Energy Spectroscopic Instrument che dovrebbe entrare in funzione l’anno prossimo in Arizona, possa contribuire a risolvere il problema. Che cos’ha di diverso rispetto ai telescopi attuali?

«Abbiamo considerato Desi come archetipo di una survey di galassie della prossima generazione. Rispetto ai telescopi attuali ci si aspetta che questi strumenti siano in grado di rilevare un numero maggiore di galassie misurandone la distanza da noi con grande precisione. Questo permetterà di studiare l’espansione dell’universo fornendo una misura precisa delle Baryon Acoustic Oscillations (Bao) che sono impresse nel pattern del clustering delle galassie. Una simile sensibilità, se non migliore, è attesa da survey come Euclid e Ska, ma lo studio per capire precisamente quanto queste osservazioni possano contribuire è in corso».

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature Astronomy l’articolo “Dynamical dark energy in light of the latest observations”, di Gong-Bo Zhao, Marco Raveri, Levon Pogosian, Yuting Wang, Robert G. Crittenden, Will J. Handley, Will J. Percival, Florian Beutler, Jonathan Brinkmann, Chia-Hsun Chuang, Antonio J. Cuesta, Daniel J. Eisenstein, Francisco-Shu Kitaura, Kazuya Koyama, Benjamin L’Huillier, Robert C. Nichol, Matthew M. Pieri, Sergio Rodriguez-Torres, Ashley J. Ross, Graziano Rossi, Ariel G. Sánchez, Arman Shafieloo, Jeremy L. Tinker, Rita Tojeiro, Jose A. Vazquez e Hanyu Zhang

Addio Cassini. Diario di viaggio di vent’anni di missione a pochi giorni dall’ultimo drammatico tuffo nell’atmosfera di Saturno.

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Il Cielo di Settembre 2017

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Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 settembre > 00:00 - 15 settembre > 23:00 - 30 settembre > 22:00 30 agosto > 22:00
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 settembre > 00:00 - 15 settembre > 23:00 - 30 settembre > 22:00 30 agosto > 22:00

EFFEMERIDI
(mar. – ott. 2017)

Luna

Sole e Pianeti

Verso ponente saranno ancora visibili, ma ormai declinanti e prossime al tramonto, le estese costellazioni della tarda primavera: il Boote con la brillante Arturo (mag. +0,15), Ofiuco, Ercole e il Serpente), mentre verso sudovest sarà già quasi tramontato lo Scorpione portando con sé Saturno. Con il passare del tempo il cielo muterà completamente aspetto: prima della mezzanotte saranno già visibili le Pleiadi sull’orizzonte nordest e nella seconda parte della notte si potrà godere della presenza contemporanea della nebulosa M42 in Orione e della Nebulosa Velo nel Cigno. In mezzo, solo spazi silenti e rarefatti, ma anche imponenti visioni, come quelle di M31 in Andromeda e del Doppio Ammasso nel Perseo.

Scopri le costellazioni del cielo di settembre con la UAI

IL SOLE

L’evento più importante del mese per la nostra stella sarà ovviamente il passaggio al nodo discendente sull’equatore celeste il giorno 22, quando in pratica il Sole avrà declinazione pari a zero e si verificherà l’Equinozio d’Autunno, ovvero l’istante in cui inizia l’autunno astronomico (la primavera per l’emisfero Sud).

FENOMENI E CONGIUNZIONI DI SETTEMBRE


Settembre è il mese delle congiunzioni molto strette e degli ampi allineamenti planetari, ma in condizioni di difficile osservazione, ma la soddisfazione non mancherà per chi si cimenterà nell’impresa. Sarà sicuramente interessante seguire la danza di Marte e Mercurio, già nei primi giorni del mese, tra le stelle della costellazione del Leone. Per tutto il tempo, si troveranno in linea con Venere, che passerà dai 20° circa di distanza i primi del mese, fino ad avvicinarsi a Marte, a poco più di 3° di distanza a fine mese (distanza destinata poi a diminuire ulteriormente fino a soli 20′, formando una bellissima congiunzione stretta nei primi giorni di ottobre). La Luna ovviamente non mancherà di intromettersi, arricchendo il quadro complessivo, ma si tratterà di una falce non ingombrante ed estremamente sottile, la cui luce sarà minacciata dal crepuscolo incombente. L’allineamento planetario vedrà però schierarsi quattro astri, non solo i tre nominati. Si fingerà infatti “quarto pianeta”, grazie alla sua luminosità superiore a quella di Marte, la stella alfa del Leone, Regolo (mag. +1,4). Un mese perfetto per seguire i consigli di Giorgia Hofer ne “La danza dei pianeti”, anche se le condizioni di luminosità e soprattutto di altezza degli astri, richiederanno un orizzonte orientale sgombro, un cielo limpido e un’ottima organizzazione!

➜ Leggi Il Cielo di settembre su Coelum Astronomia 214

E ancora, sempre su Coelum Astronomia n. 214

➜ Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione della LUCERTOLA

La Luna di settembre. I consigli osservativi di questo mese sono Bullialdus e i “crateri fantasma” del Mare Nubium.

➜ Il Club dei 100 asteroidi: gli asteroidi in opposizione a settembre, che aspettate a unirvi al Club?!

➜ Leggi la rubrica di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ ASTROFOTOGRAFIA: Fotografiamo la Via Lattea e il Triangolo Estivo/a>

➜ Le comete del mese:C/2017 O1 ASASSN, una bella cometa per l’autunno

Supernovae. Nuove scoperte per i team amatoriali!

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Il cielo a colori di Gaia

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astrometria centro galattico e Grande Nube di Magellano
Dettaglio dell'immagine riportata più sotto (con contrasto ulteriormente aumentato) che mostra la regione del centro galattico e la Grande Nube di Magellano Copyright: ESA/Gaia/DPAC/CU5/DPCI/CU8/F. De Angeli, D.W. Evans, M. Riello, M. Fouesneau, R. Andrae, C.A.L. Bailer-Jones - Processing: M. Di Lorenzo
astrometria  centro galattico e Grande Nube di Magellano
Dettaglio dell'immagine riportata più sotto (con contrasto ulteriormente aumentato) che mostra la regione del centro galattico e la Grande Nube di Magellano Copyright: ESA/Gaia/DPAC/CU5/DPCI/CU8/F. De Angeli, D.W. Evans, M. Riello, M. Fouesneau, R. Andrae, C.A.L. Bailer-Jones - Processing: M. Di Lorenzo

In attesa della pubblicazione del secondo catalogo astrometrico DR2, prevista per il prossimo aprile, Gaia ci regala una nuova visione del cielo con i colori delle stelle, o meglio la loro mediana in ciascuna piccola porzione di volta celeste.

L’immagine include dati da 18,6 milioni di stelle luminose osservate da Gaia tra il luglio 2014 e il maggio 2016, e il colore di ciascuna stella è stimato confrontando la quantità totale di luce negli spettri blu e rosso forniti dallo strumento fotometrico. Anche se questa mappa rappresenta solo un assaggio del catalogo completo del prossimo anno, testimonia il lavoro enorme che sta compiendo il gruppo di analisi del Data Processing and Analysis Consortium (DPAC). In essa è già possibile individuare alcune caratteristiche interessanti.

Mappa preliminare dei colori stellari, con legenda a destra. Rispetto all'originale, i contrasti sono stati aumentati per rendere meglio visibili le differenze cromatiche. - Copyright: ESA/Gaia/DPAC/CU5/DPCI/CU8/F. De Angeli, D.W. Evans, M. Riello, M. Fouesneau, R. Andrae, C.A.L. Bailer-Jones - Processing: M. Di Lorenzo

Il piano galattico, corrispondente alla regione più densamente popolata della nostra galassia Via Lattea si distingue come la struttura approssimativamente orizzontale che si estende attraverso la mappa che è una proiezione in coordinate galattiche, appunto. Le regioni rosse sono principalmente situate vicino al Centro Galattico, in corrispondenza a zone apparentemente “svuotate” di stelle (vedi seconda immagine più sotto) a causa di dense nubi oscure che assorbono soprattutto la luce blu, facendo apparire queste stelle più rosse (un fenomeno noto come arrossamentodella luce stellare).

È anche possibile distinguere, a destra sotto il piano galattico, le due Nubi di Magellano, contenenti regioni di formazione stellare, quindi popolate da stelle giovani e bluastre; stesso discorso per la “Popolazione I” della Via Lattea, le stelle più giovani di seconda generazione che popolano il disco; quelle più vicine a noi, per motivi prospettici appaiono nelle zone ad alta latitudine galattica (che sono intrinsecamente poco dense, come dimostrato dalla seconda mappa) e che quindi appaiono azzurre.

La prima mappa di Gaia a colori completa, con oltre 1 miliardo di stelle, verrà rilasciata nella sua massima risoluzione con il nuovo catalogo tra 8 mesi. Le stelle in questa mappa sono state selezionate tra tutte le stelle di Gaia con magnitudine più luminosa di 17 e per le quali sono disponibili sia la misura dei colori nei canali blu e rosso. La mappa mostra i valori dell’indice di colore, (BP-RP), che vanno da 0 (stelle più blu) a 3 (stelle più rosse). Questo è un sottoinsieme di tutti i valori (BP-RP) ottenuti da Gaia, che vanno da -0,2 a 3,6.

Mappa preliminare della densità stellare (stessi dati della mappa precedente) espressa in stelle per pixel. - Copyright: ESA/Gaia/DPAC/CU5/DPCI/CU8/F. De Angeli, D.W. Evans, M. Riello, M. Fouesneau, R. Andrae, C.A.L. Bailer-Jones - Processing: M. Di Lorenzo

Dal rilascio iniziale dei dati, gli scienziati di tutto il mondo hanno utilizzato le misurazioni della luminosità di Gaia, ottenute su tutta la gamma G (da 330 a 1050 nm), insieme a set di dati provenienti da altre missioni per la stima dei colori stellari. Questi studi sono stati applicati a una varietà di soggetti, da stelle variabili e ammassi stellari nella nostra galassia alla caratterizzazione di stelle nelle Nubi Magellaniche. L’anno prossimo, la seconda uscita dei dati Gaia includerà non solo la posizione e la luminosità a banda G, ma anche il colore blu e rosso per oltre un miliardo di stelle, oltre alle attese attesissime parallassi stellari e moti propri. Questo dataset straordinario permetterà agli scienziati di approfondire i segreti della nostra galassia, indagando la sua composizione, la sua formazione e l’evoluzione a un livello di dettaglio ineguagliato.

Riferimenti:
– http://sci.esa.int/gaia/59404-sneak-peek-of-gaias-sky-in-colour/


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Oceani alieni nell’occhio del James Webb

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Europa e Encelado
Le "Ocean Moons" Europa e Encelado, riprese rispettivamente dalla sonda Galileo e dalla Cassini. Credit: NASA/ESA/JPL-Caltech/SETI Institute
Europa e Encelado
Le "Ocean Moons" Europa e Encelado, riprese rispettivamente dalla sonda Galileo e dalla Cassini. Credit: NASA/ESA/JPL-Caltech/SETI Institute

Il James Webb Space Telescope, che tra poco più di un anno andrà a occupare la sua posizione al punto di Lagrange L2, sarà richiestissimo da astronomi interessati a osservare oggetti estremamente lontani, grazie alla sua risoluzione, di gran lunga maggiore di quella del suo predecessore: il venerabile Hubble Space Telescope. Ma tra i primi oggetti presi in esame dal nuovo telescopio ci saranno due lune del nostro “vicinato spaziale”, Europa ed Encelado, selezionate da astronomi con “tempo garantito”: scienziati che hanno contribuito allo sviluppo del nuovo telescopio e che hanno diritto privilegiato a periodi di osservazione.

Interno di Encelado, luna di Saturno
Rappresentazione artistica della struttura interna di Encelado, che mostra la presenza di oceani sotterranei e dell’attività idrotermale forse all’origine dei geyser. Crediti: Nasa-Gsfc/Svs, Nasa/Jpl-Caltech/Southwest Research Institute

Infatti, il James Webb è dotato di sensori infrarossi particolarmente indicati per l’esame dei geyser che emergono da spaccature sulla superficie di Encelado e di Europa, e che si estendono per centinaia di chilometri verso il vuoto dello spazio. L’analisi dei composti chimici presenti nei materiali eiettati in questo modo ci darà un’idea più dettagliata della composizione degli oceani sotterranei delle due lune, composti da acqua allo stato liquido grazie alle forze gravitazionali che riscaldano l’interno di questi corpi celesti.

Un team di ricercatori, guidato da Geronimo Villanueva, esperto di scienze planetarie al Goddard Space Flight Center della Nasa a Greenbelt, nel Maryland, utilizzerà la near-infrared camera (NirCam) montata sul James Webb per ottenere immagini ad alta risoluzione della superficie di Europa (la più vicina delle due lune) al fine di individuare zone calde che indichino attività geologica. Laddove vengano trovati geyser, questi saranno sottoposti ad analisi spettrografica grazie al near-infrared spectrograph (NirSpec) e al mid-infrared instrument (Miri). Quanto a Encelado – molto più distante – non sarà possibile osservare direttamente la sua superficie, e gli strumenti del James Webb verranno indirizzati verso gli spettacolari geyser che sono stati osservati, per la prima volta, dalla sonda Cassini nel 2005.

Queste analisi permetteranno di capire la loro composizione, temperatura, e le cause stesse di questi enormi getti di vapore acqueo. Villanueva osserva come «le misurazioni rese possibili dal James Webb ci permetteranno di rispondere a queste domande con un livello di accuratezza e precisione precedentemente impossibile». La conferma della presenza di composti organici come metano, metanolo ed etano potrebbe suggerire la presenza di forme di vita elementari all’interno degli oceani sotterranei delle due lune.

Identificare zone di superficie particolarmente interessanti potrebbe inoltre aiutare la pianificazione di future missioni verso queste due lune, come ad esempio la Europa Clipper, una futura missione NASA pianificata per esaminare la superficie di Europa e la sua possibile abitabilità. E – chissà – magari anche per toccare “con mano” le prime forme di vita extraterrestre.

Guarda il video del Gsfc della Nasa (in inglese):


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Virgo vede le sue prime onde gravitazionali

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Ricercatori al lavoro all’interno di Virgo
Ricercatori al lavoro all’interno di Virgo. Crediti: Infn
Ricercatori al lavoro all’interno di Virgo
Ricercatori al lavoro all’interno di Virgo. Crediti: Infn

“Very exciting”. Alla fine la tanto attesa dichiarazione ufficiale è arrivata. Alle 15 ora italiana, quasi allo scadere del primo run con Ligo e Virgo insieme, in contemporanea sui siti delle due collaborazioni scientifiche Ligo e Virgo, uno scarnissimo comunicato annuncia una notizia stupenda e di enorme portata: anche Virgo, l’interferometro europeo in funzione a Cascina (Pisa), ha rilevato promising gravitational-wave candidates. Segnali che sembrano proprio essere – la conferma definitiva arriverà al termine dell’analisi dati – onde gravitazionali. Le sue prime onde gravitazionali.

Un risultato storico, raggiunto grazie al contributo fondamentale dei ricercatori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), messo appena un po’ in ombra dalle voci di corridoio – lanciate da un tweet del 18 agosto scorso e riprese, in questi giorni, da testate come New ScientistForbesNature – circa la possibile rivelazione un “nuovo tipo” di onde gravitazionali da parte dei due interferometri. Indiscrezione, questa, non confermata dalla dichiarazione ufficiale di oggi, dove non si fa cenno al “tipo” di onde osservate. Ma nemmeno smentita.

Trattandosi perlopiù di voci non confermate, sarebbe inutile, in quest’occasione, proporre la lista di ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo. Piuttosto cerchiamo di fare ordine fra ciò che è confermato da fonti ufficiali e ciò che invece è per ora soltanto mormorio di corridoio. Di ufficiale, come detto, sappiamo almeno quattro cose.

speciale onde gravitazionali
Per capire cosa sono le onde gravitazionali, come funziona un interferometro e leggere altri approfondimenti su LIGO,VIRGO e il futuro dell'astronomia delle onde gravitazionali, leggi lo speciale, sempre in formato digitale e gratuito, pubblicato in occasione della prima rivelazione!

Primo, anche in questo run – così i fisici chiamano le campagne di raccolta dati – sono stati rilevati segnali candidati a essere onde gravitazionali.

Secondo, questi segnali sono stati rilevati anche da Virgo, ed è la vera notizia del giorno: significa che finalmente è possibile, tramite un processo di triangolazione, determinarne con buona precisione, per la prima volta, la regione d’origine.

Terzo, durante queste quattro settimane Virgo ha acquisito dati scientifici per oltre l’80 per cento del tempo, altro risultato del quale i fisici dell’Infn vanno giustamente fieri.

Quarto – come scritto tra le righe nell’annuncio odierno – i risultati ottenuti in questi giorni sono stati già condivisi con i colleghi astronomi. E proprio da quest’ultimo punto, apparentemente ovvio e pleonastico (anche per il precedente runc’era stato un coinvolgimento immediato degli astronomi per i cosiddetti follow up, senza però poter indicare loro una direzione precisa in cui osservare), vale la pena muovere i passi per entrare nel regno delle anticipazioni ufficiose e del gossip scientifico.

Quello che giustificherebbe abbondantemente il “very exciting” con il quale si apre l’annuncio odierno. Qui la lista sarebbe lunga e ghiotta oltre misura. Limitandosi alle voci riprese da Davide Castelvecchi ieri su Nature, alcuni telescopi potrebbero aver osservato la controparte elettromagnetica di una di queste onde gravitazionali. Andando a guardare dove hanno diretto lo sguardo, nell’ultima settimana, alcuni fra i più grandi telescopi, c’è anche chi fa ipotesi sul luogo esatto di provenienza: la galassia Ngc 4993, nella costellazione dell’Idra, a circa 130 milioni di anni luce da noi, dove sarebbe stato osservato un lampo gamma.

Se queste indiscrezioni verranno confermate, il run condotto questo mese da Ligo e Virgo assieme passerà alla storia per aver segnato l’alba di una nuova astrofisica: un’astrofisica multisensoriale, nella quale la “vista” dei telescopi e l’“udito” degli interferometri per onde gravitazionali captano contemporaneamente lo stesso evento. Ma per questo, appunto, occorre attendere conferme. Per oggi, festeggiamo l’epocale, sudato e meritatissimo successo di Virgo.


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La miglior immagine di sempre della superficie e dell’atmosfera di una stella

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Antares
Crediti: ESO/K. Ohnaka

Antares, una stella famosa e brillante, risulta facilmente visibile a occhio nudo nel cuore della costellazione dello Scorpione per la sua colorazione rossastra. È una stella supergigante rossa enorme e relativamente fredda che si trova negli ultimi stadi della propria vita, pronta per esplodere in supernova.

Rappresentazione artistica di Antares
Una rappresentazione artistica della supergigante rossa Antares ricostruita in base all'immagine reale prodotta con i dati del VLTI. Crediti: ESO/M. Kornmesser

Un’equipe di astronomi, con a capo Keiichi Ohnaka, dell’Universidad Católica del Norte in Cile, ha sfruttato ora il VLTI (Very Large Telescope Interferometer, l’interferometro del VLT) dell’ESO all’Osservatorio del Paranal in Cile, per mappare la superficie di Antares e misurare il moto del materiale sulla superficie. Questa è la miglior immagine mai ottenuta della superficie e dell’atmosfera di una stella che non sia il Sole.

Il VLTI è uno strumento unico, che combina i fasci di luce da diversi telescopi, fino a quattro, che siano i telescopi più grandi da 8,2 metri (UT) o i più piccoli AT (Auxiliary Telescopes), per creare un telescopio virtuale equivalente a un singolo specchio di diametro fino a 200 metri, con cui si possono risolvere minuti dettagli molto al di là di quanto possa fare un singolo telescopio.

«Per più di mezzo secolo abbiamo affrontato il problema di come le stelle come Antares perdano massa così velocemente nelle fasi finali dell’evoluzione,» commenta Keiichi Ohnaka, primo autore dell’articolo. «Il VLTI è l’unico strumento che possa misurare direttamente il moto del gas nell’atmosfera estesa di Antares – un passo cruciale nella direzione della soluzione del problema. La prossima sfida è di identificare che cosa provoca il moto turbolento».

Mappa della vleocità del materiale che compone l'atmosfera stellare della supergigante rossa Antares.
La notevole mappa delle velocità del materiale che compone l'atmosfera stellare della supergigante rossa Antares. È la prima mappa del suo genere per una stella diversa dal Sole. In rosso le regioni in cui il materiale si sta allontanando da noi e in blu quelle in cui il materiale si sta avvicinando. Le zone vuote intorno alla stella non descrivono una situazione reale, ma mostrano le regioni in cui le misure di velocità non sono state possibili. Crediti: ESO/K. Ohnaka

Usando i nuovi risultati, l’equipe ha creato la prima mappa bidimensionale di velocità dell’atmosfera di una stella diversa dal Sole. Le misure sono state ottenute con il VLTI che utilizzava tre dei telescopi ausiliari AT e lo strumento AMBER per produrre singole immagini della superficie di Antares in una piccola banda di lunghezze d’onda infrarosse. L’equipe ha quindi usato questi dati per calcolare la differenza tra la velocità del gas atmosferico in diverse posizioni sulla superficie della stella e la velocità media su tutta la stella, producendo così una mappa delle velocità relative del gas atmosferico sull’intero disco di Antares – un vero record.

Gli astronomi hanno trovato gas turbolento a bassa densità molto più lontano del previsto dalla stella e hanno concluso che il moto non può essere il risultato della convezione (il processo per cui la materia fredda si sposta verso il basso e quella calda sale, con un movimento circolare), cioè moti su larga scala della materia che in molte stelle trasfersicono l’energia dal nucleo fino agli strati esterni dell’atmosfera. Essi pensano che serva un processo nuovo, al momento ancora sconosciuto, per spiegare questi moti nell’atmosfera estesa delle supergiganti rosse come Antares.

«In futuro questa tecnica osservativa potrà essere applicata a diversi tipi di stella per studiarne la superficie e l’atmosfera con un dettaglio senza precedenti. Questo tipo di studi finora era limitato al Sole,» conclude Ohnaka. «Il nostro lavoro porta l’astrofisica stellare su un nuovo piano e apre una finestra completamente nuova all’osservazione delle stelle».

Ulteriori Informazioni

Questo risultato è stato presentato nell’articolo intitolato “Vigorous atmospheric motion in the red supergiant star Antares”, di K. Ohnaka et al., pubblicato dalla rivista Nature.


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Luna e Giove nella Vergine

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Ecco un’altra bella congiunzione abbastanza stretta: questa volta è Giove ad accompagnare in prima serata il nostro satellite naturale, proprio al centro della Vergine. La Luna sarà una sottile falce crescente (fase 28%) e assieme al gigante gassoso si renderanno visibili nel cielo del crepuscolo, subito dopo il tramonto.

All’ora indicata in cartina, nel momento del loro massimo avvicinamento, la Luna, alta poco meno di venti gradi sull’orizzonte ovest, si troverà circa 2,8° a nord di Giove (mag. –1,8) e circa 6° a nordovest di Spica (alfa Virginis; mag. +1,01).

Potranno essere seguiti però per non molto tempo, con lo scurirsi del cielo, la loro altezza si farà via via più contenuta, finché non tramonteranno, attorno alle ore 21:30.

Le effemeridi giornaliere di Sole, Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

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Eclissi di Sole, tra suggestioni Storia e Scienza! Tutti consigli per l’osservazione del cielo di luglio e agosto su Coelum Astronomia 213

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Accademia delle Stelle

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2017 Luglio-Agosto

23 – 27 agosto: Vacanze astronomiche in Toscana.
In un hotel (con piscina) scelto per avere un ampio spazio per i telescopi e inquinamento luminoso minimo, da uno a quattro giorni di relax tra natura e astronomia in compagnia di altri appassionati. Adatto anche a neofiti.

Eventi in tutta Italia
Animeremo serate osservative in tutta Italia. Scopri i nostri appuntamenti alla pagina accademiadellestelle.org/eventi

Info:
accademiadellestelle.org/eventi
www.facebook.com/accademia.dellestelle/events

Eclissi di Sole USA 2017. Una “ola” lunga quanto gli Stati Uniti… e oltre!

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Eclissi di Sole 2017 ripresa dal GIII della NASA
L'eclissi nel momento della totalità ripresa in volo a bordo di un Gulfstream III, dell'Armstrong Flight Research Center della NASA, a 7620 metri sopra le coste dell'Oregon. Crediti: NASA/Carla Thomas

Guardando la lunga diretta trasmessa dalla NASA, e ascoltando le grida e la gioia di chi stava assistendo allo spettacolo di questa Eclissi totale di Sole, non si poteva fare a meno di immaginare tutta questa “meraviglia urlata” attraversare gli Stati Uniti da Lincoln Beach, in Oregon, a Charleston, in Carolina del Sud, lungo 12 stati assieme all’ombra della Luna, proprio come una ola attraversa uno stadio durante una partita. Un’ola della durata di circa un’ora e mezza – questo il tempo che l’ombra ha impiegato per attraversare gli Stati Uniti – e anche per noi, che non eravamo lì, l’emozione è stata altrettanta, anche solo via streaming…

Ultima mossa della Luna, che sta per coprire il disco del Sole, ripresa da Madras, in Oregon. Nell'immagine si vedono quelli che sono chiamati i "grani di Baily": uno degli effetti ottici luminosi che avvengono durante una eclissi totale di Sole, nella corona solare in prossimità del bordo lunare, che con la sua irregolarità blocca in alcuni punti la luce solare. E' un fenomeno che dura pochissimi attimi e può seguire (o precedere quando il disco lunare comincia a riscoprire il Sole) il più evidente e noto "anello di diamante". Crediti: NASA/Aubrey Gemignani

Per i pochi commenti preoccupati, che nonostante tutto sono arrivati e arrivano, ricordiamo che un’eclissi totale è solo un meraviglioso gioco di prospettiva, che dipende esclusivamente dal nostro punto di vista, oltretutto molto limitato nello spazio e nella durata, e che non cambia nulla riguardo alle energie in gioco (venti solari, campi magnetici o altro) che quotidianamente interagiscono attorno a noi e alla nostra Terra. Per il nostro sistema vitale è un giorno come un altro… niente di più, ma per i pochi che si ritrovano in quella privilegiata stretta fascia di totalità è senz’altro uno spettacolo emozionante.  In passato, quando non si sapeva ancora di cosa si trattasse, sicuramente poteva essere anche spaventoso, e profezie, presagi, timori potevano avere una motivazione, oggi proprio no!

Di come potevano essere viste le eclissi in passato, o anche più recentemente in zone remote dove l’informazione scientifica non era ancora arrivata, ne abbiamo parlato negli approfondimenti dello Speciale dedicato all’Eclissi di Sole USA 2017 sul numero di Coelum Astronomia 113, di luglio/agosto (come sempre in formato digitale e gratuito).

➜ Come funzionano le Eclissi di Sole. «Ah, Signor Professore, la scienza esiste!» di Mario Rigutti
➜ Eclissi di Sole: dalle suggestioni del passato alla scienza del futuro di Alessandro Bemporad, Luca Zangrilli, Silvano Fineschi (INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino)

Prossimamente su Coelum astronomia (nel numero di ottobre) troverete una galleria di immagini amatoriali e i commenti di alcuni dei tanti astrofili e appassionati italiani in trasferta, se volete condividere anche le vostre pubblicatele con un commento su PhotoCoelum, per condividerle con i nostri lettori, o inviatele a gallery@coelum.com, con tutti i dettagli di ripresa. In entrambi i casi, tra quelle arrivate entro questa settimana, selezioneremo le migliori, o i ricordi più particolari, per la pubblicazione sul prossimo numero.

Al momento invece “accontentiamoci” delle meravigliose foto pubblicate dalla NASA, foto riprese da particolari e diversi punti di vista… L’eclissi infatti non è stata osservata solo da Terra, dalle quasi 200 milioni di persone che si sono ammassate nella fascia di totalità, ma ovviamente Osservatori spaziali, Osservatori volanti (su aereo o su pallone sonda) e anche la Stazione Spaziale Internazionale sono stati coinvolti nella ripresa e nell’osservazione dell’evento.

E tra le prime immagini che vi mostriamo non potevano essere che quelle incredibili, qui sotto, dell’ombra della Luna che si sposta sulla Terra twittate dal nostro Paolo Nespoli dalla Stazione Spaziale Internazionale, dove si trova impegnato nella missione VITA.

Mentre qui a destra una ripresa di Randy Bresnik, sempre a bordo della Stazione Spaziale, di un momento della parzialità. Testimoni dell’eclissi dall’orbita, con Nespoli e Bresnik, anche Jack Fischer e Peggy Whitson della NASA e il Comandante Fyodor Yurchikhin e Sergey Ryazanskiy della Roscosmos, tutti parte dell’equipaggio della Expedition 52. La Stazione Spaziale, lungo la sua orbita, ha attraversato il percorso dell’eclissi tre volte, passando sopra gli Stati Uniti a un’altitudine di circa 400 chilometri.

Invertiamo il punto di vista e 1.500 fotogrammi al secondo con una telecamera ad alta velocità, ci mostrano la stessa Stazione Spaziale Internazionale attraversare il disco del Sole parzialmente eclissato a circa otto chilometri al secondo! L’impresa è riuscita Joel Kowsky, dalla sua postazione vicino a Banner, in Wyoming (Crediti video: NASA / Joel Kowsky).

ombra dell'eclissi di Sole ripresa dal NOAA
Per vedere le immagini della Terra riprese ogni giorno https://epic.gsfc.nasa.gov Crediti: NASA EPIC Team

Sempre l’ombra della Luna sulla Terra, questa volta ripresa da molto più lontano, da ben un milione di chilometri di distanza. La fotocamera è la EPIC della NASA, a bordo del Deep Space Climate Observatory (DSCOVR) del NOAA, che ha catturato 12 immagini  a colori naturali della Terra illuminata dal Sole. EPIC riprende quotidianamente circa 20/22 immagini del lato illuminato della Terra, per questo nel montaggio si vede l’eclissi a ritmo accelerato.

E non potevano ovviamente mancare le immagini SOHO, l’Osservatorio solare ESA/NASA che riprende, sempre quotidianamente da più punti nell’orbita terrestre, il Sole in diverse lunghezze d’onda, per studiarne tutti i suoi aspetti.
Qui sotto due immagini riprese durante la parzialità nell’estremo ultravioletto, a sinistra a 304 angstrom, evidenziando la granulosità della superficie visibile del Sole, e a destra a una lunghezza d’onda di 171 angstrom, in cui si evidenziano invece protuberanze e brillamenti nella bassa corona. In entrambe si può osservare il bordo irregolare del nostro satellite in controluce.

Sole ripreso dalla SOHO eclisse di Sole 2017Sole ripreso dalla SOHO eclisse di Sole 2017

Chiudiamo questa carrellata di immagini dell’Eclisse dallo spazio con questo bel mosaico formato invece da immagini riprese da Terra. In undici scatti vediamo le varie fasi dell’eclissi, dal primo contatto all’ultimo, passando per il massimo, riprese dalla Madras High School di Madras, in Oregon. Cliccate per vederla più in grande. E ora aspettiamo le vostre…

fasi dell'Eclissi di Sole USA 2017
Crediti: NASA / Aubrey Gemignani

E per saperne di più sulle Eclissi di Sole

➜ Come funzionano le Eclissi di Sole. «Ah, Signor Professore, la scienza esiste!»
➜ Geometria delle eclissi
di Mario Rigutti

➜ Eclissi di Sole: dalle suggestioni del passato alla scienza del futuro
di Alessandro Bemporad, Luca Zangrilli, Silvano Fineschi (INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino)

➜ Eclissi storiche. I primi passi verso lo studio della parte esterna del Sole di Mario Rigutti

➜ Le mie Eclissi di Sole. Diario di Viaggio di un Astronomo di Mario Rigutti


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La Luna e l’Alveare

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Una ripresa al limite, ma che potrà dare grande soddisfazione a chi riuscirà a portarla a termine. Il 20 mattina, una sottilissima falce di Luna calante (fase 3%) sorgerà attorno alle 4:40 anticipando il Sole di un paio d’ore. A soli 3° circa più a ovest, con lei sorgerà l’ammasso aperto M 44, chiamato l’Alveare o anche ammasso del Presepe.

La sfida sta nell’osservazione e la ripresa delle stelline dell’ammasso, che richiedono almeno un binocolo o un piccolo strumento, e del sottile arco di luna con la sua Luce Cinerea, nel poco tempo che intercorrerà tra quando saranno sufficientemente alti sull’orizzonte e prima che si perdano nella luce del crepuscolo.

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➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia n.  di gennaio 2017

➜ La Luna di luglio e agosto. Alla scoperta di  Aristarchus Plateau

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Una sottilissima falce di Luna con Venere nei Gemelli

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Una sottilissima falce di Luna (fase 10%), sorgerà infatti dall’orizzonte est-nordest a soli 3° da Venere (mag. –4,0) attorno alle 3:30.

Per una ripresa a campo largo converrà attendere l’ora indicata in cartina, per avere una buona altezza e, con un campo particolarmente ampio, includere nell’immagine anche il ricchissimo cielo di Orione e dei suoi brillanti astri. Ma nell’attesa si potrà tentare anche qualche suggestiva fotografia con Luna e Venere bassi sull’orizzonte immersi nel paesaggio o, avendo uno specchio d’acqua a disposizione, il loro riflesso.

Si potranno poi seguire fino all’alba e, in ogni momento, una ripresa stretta potrà evidenziare la sottile falce lunare e, magari, anche l’evanescente Luce Cinerea. ➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

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Eclissi di Sole USA 2017. I dettagli per chi sarà lì a vederla!

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Nella cartina la fascia di totalità che attraversa gli Stati Uniti da costa a costa.
La mappa con la fascia di totalità che attraversa gli Stati Uniti. Cliccando sull'immagine si raggiunge la mappa interattiva nelle pagine della NASA per avere i dettagli in base alla località precisa.
Animazione dell'eclissi del 21 agosto. Il puntino nero al centro dell'alone grigio più ampio indica l'ombra della Luna proiettata sulla Terra, dove l'eclissi sarà vista come totale. Nell'alone grigio invece sarà possibile osservare un'eclissi parziale di Sole (sempre meno oscurato man mano che ci si allontana dal centro). Credit: NASA/GSFC/AT Sinclair

La fase di totalità (Sole completamento oscurato dalla Luna) di un’eclisse totale di Sole comincia quando il bordo lunare avanzante tocca il bordo del Sole opposto a quello dal quale è “entrata” (secondo contatto) e finisce subito dopo che la Luna comincia a scoprire il Sole eclissato (terzo contatto). In quel momento si comincia a rivedere la fotosfera (ciò che del Sole vediamo normalmente) ed è un momento sorprendente perché per pochi istanti della fotosfera si vede un sottile mezzo anello e, in corrispondenza del punto del terzo contatto, un’esplosione di luce.  Come se fosse un anello con un grande e splendente diamante. E così è stato chiamato: anello di diamante. Una cosa che conclude, quasi un finale pirotecnico, la grande visione della corona.

Come funzionano le Eclissi di Sole. «Ah, Signor Professore, la scienza esiste!»
Geometria delle eclissi
di Mario Rigutti

Questo è quello che accade in una eclissi di Sole totale, e queste sono le prime righe dello speciale che Coelum Astronomia ha dedicato all’evento nel numero estivo. L’eclissi non sarà visibile dall’Italia purtroppo, ma solcherà i cieli degli Stati Uniti da costa a costa, e sarà molto probabilmente l’eclisse più seguita e osservata della Storia (almeno fin’ora).

Indichiamo quindi velocemente i dettagli per i molti astrofili italiani che sappiamo essere in procinto di, se non già partiti, raggiungere le coste americane per osservare il fenomeno!

Tante anche le iniziative online di citizen science o i semplici consigli per un esperimento “fai da te”. Leggi ➜ Eclissi del 21 agosto 2017: la comunità si prepara.

E per saperne di più sulle Eclissi di Sole

➜ Eclissi di Sole: dalle suggestioni del passato alla scienza del futuro
di Alessandro Bemporad, Luca Zangrilli, Silvano Fineschi (INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino)

➜ Eclissi storiche. I primi passi verso lo studio della parte esterna del Sole di Mario Rigutti

➜ Le mie Eclissi di Sole. Diario di Viaggio di un Astronomo di Mario Rigutti


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Occultazione di Aldebaran in diurna

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Orari e direzione di ingresso ed egresso di Aldebaran sul disco lunare .Consigliamo l'uso di un software (un planetario come Stellarium) per le circostanze corrette in base alla vostra località. Milano 8:47 - 10:01; Roma 8:51 - 10:09; Palermo 8:52 - 10:12. Crediti Coelum Astronomia CC-BY
Orari e direzione di ingresso ed egresso di Aldebaran sul disco lunare .Consigliamo l'uso di un software (un planetario come Stellarium) per le circostanze corrette in base alla vostra località. Milano 8:47 - 10:01; Roma 8:51 - 10:09; Palermo 8:52 - 10:12. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

Continua la serie di occultazioni di Aldebaran da parte della Luna, anche se in questo caso di difficile osservazione poiché in luce diurna (si consiglia di prestare sempre grande attenzione, per la presenza del Sole).

La mattina del 16 agosto, La Luna alta 63° sull’orizzonte sud (fase = 36%) occulterà dal bordo del lembo illuminato Aldebaran (alfa Tauri; mag. +0,9).

Il Sole sarà sorto a circa 73° (elongazione). L’occultazione terminerà con l’uscita della stella dal bordo oscuro attorno alle 10:08, con la Luna alta 54° sull’orizzonte sudovest.

Le effemeridi giornaliere di Sole, Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

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Fotografare l’occultazione di Aldebaran da parte della Luna di Giorgia Hofer

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➜ Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione della Lira (terza parte)

e il Calendario degli eventi giorno per giorno


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Eclissi di Sole USA 2017. Per chi NON sarà li a vederla!

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Una tra le foto più riuscite dell'eclissi di Sole del 1 agosto 2008, combinando la perfetta resa della corona solare, con la tecnica della compositazione della luce cinerea del disco lunare. La ripresa è stata ottenuta dalla località di Altay Sun in Mongolia con una Canon 350D modificata al fuoco di un rifrattore Borg-77 ED montato su una Vixen GP-DX alimentata a pannelli solari. Media di 9 scatti in 3 gruppi da 1/500 a 1/4 di secondo. Foto di Marco Bastoni – Parma.
Animazione dell'eclissi del 21 agosto. Credit: NASA/GSFC/AT Sinclair

Il 21 agosto 2017, l’ombra della Luna attraverserà da costa a costa gli Stati Uniti. Dall’Oregon alla Carolina del Sud sarà possibile vedere il Sole oscurarsi per un paio di minuti o poco più. L’evento è, di per sé, particolare e bellissimo da osservare ma il fatto che coinvolga l’America lo ha trasformato rapidamente in un evento mediatico su scala planetaria. Quella del 21 agosto è già stata definita come l’eclisse di Sole che vedrà il maggior numero di spettatori di tutti i tempi: saranno milioni gli spettatori, tra astronomi professionisti, astrofili e semplici curiosi che, da tutto il mondo, assisteranno all’evento.

In molti hanno già pianificato un viaggio che sappia creare il connubio ideale tra l’astronomia e la visita alle bellezze americane. E se non potrete spostarvi, sarà comunque possibile vivere quel momento in diretta streaming sul web e, in qualche modo, provare quell’emozione che riempie di autentica meraviglia chi non sia preparato alla vista del “Sole nero”.

Ci ha pensato, prima fra tutti, ovviamente la NASA, che in collaborazione con più piattaforme di streaming online e canali televisivi, fornirà una trasmissione di quattro ore mostrando immagini dell’eclisse raccolte da osservatori, da 11 sonde, da almeno tre aerei e 57 palloni aerostatici d’alta quota mesi a disposizione dalla piattaforma Stream Live, che solleveranno un equipaggiamento video che trasmettera in streaming live da un’altezza di circa 30mila metri e lungo tutto il territorio interessato dall’eclissi. Eclipse Ballooning Project si chiama il progetto ed è stato reso possibile dalla collaborazione con Università in tutto il paese. Gli studenti da quaranta località disseminate sul territorio lanceranno i palloni e raccoglieranno le immagini dallo spazio vicino che verranno poi trasmesse dalla NASA grazie alla tecnologia sviluppata da Stream Live.

Non mancherà poi il privilegiato punto di vista degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale! L'”Eclipse Megacast” promette di scalzare qualsiasi altro streaming di eventi astronomici mai trasmesso fin’ora, raggiungendo centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

Per chi invece sarà lì a seguirla non mancheranno le occasioni per diventare, da semplici curiosi e osservatori, attivi partecipanti a iniziative di citizen science, come ad esempio questa semplice app: GLOBE Observer della NASA da installare e di cui seguire le istruzioni durante l’osservazione dell’evento.

«Non importa dove tu sia nel Nord America, se il cielo sarà limpido, nuvoloso o se pioverà. La NASA ha bisogno che più cittadini possibili aderiscano a questo progetto di Citizen Science,» assicura Kristen Weaver, vice-coordinatore del progetto. «Vogliamo arrivare a invogliare un milione di osservatori, a diventare “studiosi delle eclissi”».

Per altri progetti e esperimenti “fai da te” da attuare

Le Stelle dal Borgo

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Le Stelle dal Borgo

Quattro serate caratterizzate dall’osservazione del cielo con telescopi e l’assistenza di personale esperto. Le notti di osservazione si terranno il 21 luglio, il 12 e 25 agosto dal terrazzo del parcheggio di Via Orientale a Guardiagrele e il 7 agosto dal Campo Sportivo di San Martino Sulla Marrucina. Inoltre, presso il Cinema-Teatro Garden, con inizio ore 18:00:
21.07:La missione Rosetta e l’origine del Sistema Solare” con la partecipazione del Dott. Fabrizio Capaccioni, Direttore dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma.
12.08: “Terra chiama Marte: le novità e il futuro del pianeta rosso” con la partecipazione della Dott.ssa Francesca Altieri, Ricercatrice dell’IAPS di Roma.

Supervisione scientifica di “Tra Scienza e Coscienza”. Organizzato dall’Ente Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese in collaborazione con la Corporazione dei Sancti Martini ed il patrocinio della Regione Abruzzo e del Comune di Guardiagrele, all’interno della 47ª Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese.

Per informazioni:
0871 83829
info@artigianatoabruzzese.it
www.artigianatoabruzzese.it

ASTROINIZIATIVE UAI

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Tutti i primi lunedì del mese:
UNA COSTELLAZIONE SOPRA DI NOI
Un viaggio deep-sky in diretta web con il Telescopio Remoto UAI – tele #2 ASTRA Telescopi Remoti. Osservazioni con approfondimenti dal vivo ogni mese su una costellazione del periodo. Basta un collegamento internet, anche lento. Con la voce del Vicepresidente UAI, Giorgio Bianciardi

CAMPAGNE NAZIONALI UAI

12-13 agosto – Le Notti delle Stelle

Il più atteso evento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi, l’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione gastronomica promossa il 10 agosto dal Movimento Turismo del Vino e dall’Associazione Nazionale Città del Vino.
http://divulgazione.uai.it

Transiti ISS notevoli per il mese di Agosto 2017

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I.S.S. sopra i cieli del Chianti di Mario Marino da Photocoelum (cliccare sull'immagine per i dettagli di ripresa).

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile fortunatamente ad orari serali, quindi potremo cercarla, osservarla e riprenderla senza l’obbligo di alzatacce mattutine. Avremo in particolare quattro transiti notevoli, con magnitudini elevate, durante i primi undici giorni del mese, auspicando come sempre in cieli sereni.

Si inizierà il 6 agosto, dalle 22:24 alle 22:29, osservando da NO a NNE. La ISS sarà ben visibile dal Centro Nord Italia con una magnitudine massima che si attesterà su un valore di –3,5. Un classico transito, individuabile senza alcun problema, anche se parziale, con la Stazione Spaziale che svanirà, infatti, nel cono d’ombra della Terra a circa metà cielo.

Si replica, ancora con un passaggio parziale, l’8 agosto, dalle 22:15 verso ONO alle 22:21 verso SO. Visibilità migliore dall’Occidente italiano per questa occasione, con magnitudine di picco a –3,7. Osservabile senza problemi anche dal resto del paese, seppur meno luminosa.

Passiamo al giorno 9 agosto, dalle 21:23 in direzione NO alle 21:30 in direzione ESE. Questo sarà un transito ottimamente osservabile da tutta la nazione, con una magnitudine massima di –3,8! Sperando come sempre in cieli sereni per il passaggio più spettacolare del mese.

L’ultimo transito notevole del mese, e anche l’ultimo di questo quartetto, sarà nuovamente visibile al meglio dalle regioni occidentali, e osservabile da orizzonte a orizzonte: l’11 agosto, dalle 21:14 alle 21:22, da ONO a SSE. Magnitudine di picco a –3,2.

Giorno

Ora Inizio

Direzione

Ora Fine

Direzione

Magnitudine

06

22:24

NO

22:29

NNE

–3,5

08

22:15

ONO

22:21

SO

–3,7

09

21:23

NO

21:30

ESE

–3,8

11

21:14

ONO

21:22

SSE

–3,2

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite a un punto centrato sulla penisola, nel Centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati, oppure cercate le circostanze esatte per la vostra località con servizi online come: http://transit-finder.com/ oppure https://www.calsky.com/cs.cgi/Satellites/4

Le effemeridi giornaliere di Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

Leggi anche

ISS di Alessandro Bianconi
@Alessandro Bianconi

➜ MERAVIGLIOSA ISS! Perché servono si una ottima strumentazione e un cielo limipido e scuro per ottenere immagini come quelle di Alessandro Bianconi… ma le due cose, da sole, non bastano! I consigli, gli stratagemmi e l’organizzazione necessaria per raggiungere questi risultati, raccontati direttamente dalla… tastiera di Alessandro.

➜ Come ho ripreso il transito della ISS sul Sole! Con CalSky, è possibile impostare degli alert che ci avvisino per tempo quando, dalla nostra postazione, è possibile riprendere il passaggio della ISS sul Sole o sul disco lunare. In questo articolo, Samuele Pinna ci racconta come programmare un’impresa del genere!

➜ Scopri le costellazioni del cielo di luglio e agosto con la UAI

➜ Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione della Lira (terza parte)


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Eclissi di Sole. 30 giugno 1973, Atar, Mauritania.

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Una bella immagine originale della corona solare scattata ad Atar durante l’eclisse di Sole del 30 giugno 1973.
Una bella immagine originale della corona solare scattata ad Atar durante l’eclisse di Sole del 30 giugno 1973.

«Ah, Signor Professore, la scienza esiste!»

Atar, Mauritania – 30 giugno 1973

Mohammed era un gigante di pelle nera. Vestiva la divisa perché era un soldato della Mauritania. Faceva parte del corpo di guardia al campo, una base militare con pista d’atterraggio del tempo della presenza coloniale francese, in cui erano stati sistemati i gruppi di astronomi arrivati ad Atar per l’osservazione della grande eclisse del 1973 (durata: 6 minuti e 2 secondi; il massimo, 7 minuti e 4 secondi, sarebbe stato nel Niger, ma un’ispezione preventiva aveva mostrato l’inaccessibilità di quei luoghi con strumentazione di qualche consistenza, peso e volume). Ad Atar c’erano francesi, giapponesi, italiani (noi), olandesi e svizzeri; gli americani avevano preferito l’oasi di Chinguetti, 80 km a est.
Nei giorni precedenti l’eclisse, Mohammed si era interessato a quello che facevamo. E io gli avevo spiegato, con l’aiuto di una lampada che rappresentava il Sole e di due frutti per la Luna e la Terra, la geometria dell’eclisse. Era stupefatto, soprattutto perché mi vedeva convinto che quanto dicevo sarebbe accaduto con la precisione che gli assicuravo. Aveva un bell’orologio al polso, gli diedi gli istanti del fenomeno e gli dissi di controllare.

– «Ma se Allah decidesse che tutto ciò non deve accadere, sareste venuti qui per niente».
– «Perché dovrebbe deciderlo? Allah non è capriccioso, così ha fatto il mondo, gli ha dato la sua legge e il mondo funziona come ha voluto. La scienza cerca di capirlo e queste cose le ha capite. Perciò siamo sicuri. E tu controllerai, vero?»
Sì, l’avrebbe fatto…
E poi era successo.

Il percorso del cono d’ombra calcolato per l’eclisse del 30 giugno 1973. Nella cartina è segnalato anche il punto dove si trova Atar, in Mauritania. Crediti: NASA.

Fu una cosa veramente straordinaria. Nei giorni della nostra permanenza sul luogo, c’era stato un po’ di maltempo, vento, ma non così forte da creare difficoltà. Ma la mattina del 30 giugno, il giorno dell’eclisse, il cielo che nelle prime ore era chiaro e sereno, alle 9 cominciò a velarsi per la sabbia sollevata dal vento. Non sembrava niente di veramente preoccupante. Poco dopo, però, le bandiere innalzate sulle altissime aste nel mezzo della piazza d’armi cominciarono a muoversi.

Alle 9 e 27 (primo contatto) cominciammo a lavorare. Avevamo un bel programma di osservazioni. C’erano un paio di protuberanze – erano il nostro obiettivo principale – ma c’era un bel centro attivo nei pressi del bordo orientale (quello dal quale la Luna entra sul Sole) e avevamo deciso di prendere vari spettri di questo centro man mano che la Luna l’avrebbe coperto; poi, al secondo contatto, avremmo preso spettri della protuberanza che si trovava nei pressi del centro attivo e subito dopo spettri della corona.

Ma la situazione andava rapidamente peggiorando. Un muro enorme e scuro di sabbia sempre più alto avanzava da nord-est (la direzione degli alisei) e ben presto la pista d’atterraggio scomparve alla vista. Il secondo contatto sarebbe avvenuto alle 10 e 44, un’ora e 17 minuti dopo. Un tempo lunghissimo durante il quale possono succedere tante cose. Infatti, fu più che sufficiente per trasformare il cielo sereno del primo mattino in una specie di inferno. Una cosa magnifica e tremenda.

Alle 10 e mezzo il vento rabbioso e violento ci rovesciava addosso mulinelli di sabbia, facendo sparire il mondo fino a pochi metri da noi, e buttava all’aria tutto: con i nostri programmi, i tavolini, le tende, oggetti d’ogni tipo, tutto ciò che non era stato ancorato al suolo. Le bandiere facevano un rumore impressionante. Il vento, il vento terribile, furioso che sembrava voler sollevare il deserto portò in cielo enormi nubi che sembravano di tempesta ma erano sabbia fine come la cipria, che entrava dappertutto con violenza inaudita. Le nubi correvano, si accavallavano, si allargavano, si addensavano.

Atar (Mauritania). Un’immagine del campo-base con la strumentazione per l’osservazione dell’eclisse di Sole del 30 giugno 1973. Parte dello strumento: a sinistra, il celostata a due specchi e nel centro il telescopio Gregory; lo spettrografo si trova dietro le persone. Da sinistra: M. Rigutti, P.G. Cologna, R. Falciani, C. Balnelli.

Al momento previsto (Mohammed avrebbe potuto registrarlo), per qualche istante intravedemmo la corona, oh sì la corona, sbocciare tutto intorno al Sole nero come uno di quei fiori che, a volte, si vedono filmati e proiettati con velocità molto maggiori di quella della ripresa. Uno spettacolo, per chi non l’abbia mai veduto, di grande bellezza, forse anche sconvolgente per chi non ne abbia sentito parlare. Poi era scomparsa. Di tanto in tanto – 6 minuti sono, è, un tempo molto lungo – riappariva, e poi spariva e poi riappariva. E venne il momento dell’anello di diamante per dirci che l’incredibile spettacolo era finito. Lo vedemmo e fu una specie di beffa finale.

Per chi non aveva programmi di osservazione scientifica, la tempesta di sabbia aveva certamente aggiunto grande drammaticità all’evento cosmico. Qualche minuto dopo, infatti, Mohammed arrivò, raggiante, emozionato, commosso. Non mi abbracciò, come forse avrebbe voluto, ma mi dette una vigorosa stretta di mano mentre diceva al mio cuore che quasi si metteva a piangere per il dispiacere: «Ah, Monsieur le professeur, enfin! La science existe!». Ricordo la sua voce emozionata, l’espressione del suo viso, del suo corpo direi, come fosse di ieri. E sono passati 44 anni.

Eclissi di Sole

A tutti noi di Atar andò male. In fumo due anni di lavoro di preparazione: tra l’altro, il progetto e la realizzazione di un telescopio Grégory; uno spettrografo a tre percorsi ottici destinato allo spettro di protuberanza, per approfondire un problema che avevamo sollevato con lo studio di un’altra protuberanza di un’eclisse precedente; un programmatore elettromeccanico che ci avrebbe permesso di automatizzare tutte le riprese; e una strumentazione minore per il sistema di calibrazione, la guida per lo spettrografo, un piccolo telescopio Questar e un teleobiettivo f/5, f = 40 cm per fotografie documentarie.

Purtroppo, questo è, non raramente, il risultato delle spedizioni scientifiche per l’osservazione delle eclissi di Sole.

Il 2 luglio, il C130 dell’Aeronautica Militare che ci aveva portato ad Atar con tutta la nostra strumentazione venne a prenderci per riportarci a casa. Viaggiò per un bel po’ sopra le nubi di polvere fine ancora in sospensione, che pian piano si sarebbe depositata a terra.

L’eclisse, comunque, non andò così male a tutti i gruppi al lavoro. A Chinguetti, per esempio, gli americani ebbero un tempo buono, così come nel Niger e nel Kenya. A Nouadhibou erano stati lanciati razzi, e alcuni aerei avevano inseguito con i loro strumenti l’ombra della Luna, prolungando la durata del fenomeno. Molti turisti avevano potuto vedere l’eclisse anche a bordo di navi nell’Oceano Atlantico.

A parte il risultato negativo della spedizione, riportavamo a casa la grande esperienza umana fatta in quei giorni: l’accoglienza e i comportamenti di affettuosa amicizia di tutte le persone che avemmo occasione di incontrare in quei paesi segnati dalla povertà, una parte non trascurabile della storia di questa eclisse (gli incontri, il lavoro, le emozioni), il ritrovare amici come Ron La Count, Jean Rösch, Jakob Hougast. L’ho raccontata, recentemente, in un libro pubblicato a cura dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte.

Atar (Mauritania). Eclisse totale del 30 giugno 1973. Il gruppo dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Da sinistra C. Balnelli, M. Rigutti, Donald LaCount (in visita), R. Falciani, R. Ciappi (medicovolontario), P.G. Cologna.

È stata la mia ultima eclisse totale, ma non per la delusione causata dalla tempesta di sabbia, bensì perché, ormai, il Sole si può osservare dallo spazio. A quel tempo avevo un problema col meccanismo di eccitazione dell’He II in protuberanza e ottenere qualche bello spettro di protuberanza avrebbe consentito di sviluppare un lavoro già iniziato per confermare, correggere o abbandonare un’ipotesi che si era affacciata. Naturalmente non avremmo rinunciato a lavorare anche sulla corona, ma, come dicevo, ormai (e fortunatamente) era iniziata l’era delle osservazioni dallo spazio e questo cambiava molte cose. Nello spazio, per osservare un’eclisse basta mettere uno schermo a coprire il disco solare e l’eclisse è bell’e pronta, e per quanto tempo occorre.

Un’eclisse totale di Sole, comunque, oltre che bellissimo da vedere, rimane un fenomeno particolarissimo e per vari tipi di ricerca ancora di grande interesse. Mi riferisco, ad esempio, ai problemi propri della fisica dell’atmosfera o a quelli che hanno a che fare con le reazioni umane o animali al fenomeno.

Così comincia il nostro SPECIALE Eclissi di Sole 2017 pubblicato su Coelum Astronomia 213.

Continua a leggere, come sempre in formato digitale gratuito, gli altri racconti di vita da astronomo direttamente dalla penna di Mario Rigutti, e gli articoli di approfondimento su Storia e Scienza, senza mai dimenticare le emozioni, delle Eclissi di Sole…

Come funzionano le Eclissi di Sole
«Ah, Signor Professore, la scienza esiste!»
Geometria delle eclissi

di Mario Rigutti

Eclissi di Sole: dalle suggestioni del passato alla scienza del futuro
Eclissi del 21 agosto 2017: la comunità si prepara. Dedicato agli astrofili.
di Alessandro Bemporad, Luca Zangrilli, Silvano Fineschi (INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino)

Eclissi storiche. I primi passi verso lo studio della parte esterna del Sole
di Mario Rigutti

Le mie Eclissi di Sole. Diario di Viaggio di un Astronomo
di Mario Rigutti

21 agosto 2017
Informazioni per seguire l’Eclissi di Sole USA


Coelum non è solo l’ultimo numero!
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Il 29 settembre appuntamento con la Scienza. Torna la Notte Europea dei Ricercatori, l’evento dedicato alla ricerca scientifica più importante d’Europa

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Notte Europea dei Ricercatori

Notte Europea dei Ricercatori
Il 29 settembre torna la Notte Europea dei Ricercatori, la più importante manifestazione europea di comunicazione scientifica che coinvolge oltre 300 città europee. In Italia l’evento, coordinato da Frascati Scienza, sarà preceduto dal consueto appuntamento con la Settimana della Scienza che si svolgerà dal 23 al 30 settembre 2017,  con un calendario ricco di eventi e aperitivi scientifici, incontri con i ricercatori, conferenze e visite nei più autorevoli centri di ricerca italiani.

La Notte Europea dei Ricercatori, che quest’anno compie 12 anni, è promossa dalla Commissione Europea. In Italia il progetto, coordinato dall’Associazione Frascati Scienza, è realizzato in collaborazione con Regione Lazio, Comune di Frascati, ASI, CINECA, CREA, ESA-ESRIN, GARR, INAF, INFN, INGV, ISPRA, ISS, Sapienza Università di Roma, Sardegna Ricerche, Università di Cagliari, Università di Cassino, Università LUMSA di Roma e Palermo, Università di Parma, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Università degli Studi Roma Tre, Università di Sassari, Università della Tuscia, Astronomitaly, Associazione Tuscolana di Astronomia, Explora, G.Eco, Ludis, Osservatorio astronomico di Gorga (RM), Fondazione GAL Hassin di Isnello (PA), Sotacarbo.

La manifestazione ha l’obiettivo di avvicinare i ricercatori ai cittadini di tutte le età e di evidenziare l’importanza e l’impatto positivo della ricerca nella vita quotidiana. Un’opportunità per creare un legame tra scienza e società, per un confronto/dibattito continuo su temi cruciali della ricerca scientifica. Un’occasione, inoltre, per far incontrare i giovani e i ricercatori, per comprendere da vicino questo affascinante mestiere in grado di cambiare concretamente le nostre vite, diventare anche solo per un giorno ricercatore divertendosi e scoprendo discipline scientifiche e, perché no, restare affascinati dalla carriera scientifica pensando un giorno di intraprenderla.

Anche quest’anno il filo conduttore della manifestazione organizzata da Frascati Scienza è il Made in Science, per una scienza intesa come vera e propria ‘filiera della conoscenza’. Tutto quello che ci circonda è scienza e lo strumento essenziale per conoscere, spiegare e interpretare il mondo è proprio il metodo scientifico. Tutti noi siamo immersi tra oggetti, strutture, modi di vita, lavori o divertimenti che sono frutto della ricerca scientifica. Ecco quindi che noi tutti siamo “Made in Science”, non certo solo Laboratori o Enti. La ricerca scientifica è molto più vicina a noi di quanto possiamo immaginare. La Notte Europea dei Ricercatori e Frascati Scienza vogliono ricordarci quanto dobbiamo, ogni giorno, a chi vi si dedica, a chi vi lavora, a chi costruisce giorno dopo giorno l’innovazione ed il futuro.

«La manifestazione – sottolinea Colette Renier, Coordinatrice della European Researchers’ Night presso la Commissione europea – è ormai un appuntamento fisso. Il suo effetto positivo è così potente che nell’ottica della futura call per il 2018-2019 si pensa a una durata più lunga dell’evento (fino al sabato sera) nonché ad un aumento del bilancio globale dedicato all’azione».

Come gli anni scorsi, Frascati Scienza oltre a coordinare tutte le attività dell’area tuscolana, zona della Regione Lazio che presenta molte delle infrastrutture di ricerca più importanti d’Italia e d’Europa, sarà presente in tantissime città da nord a sud della Penisola, isole comprese: Bari, Cagliari, Carbonia, Cassino, Cave, Cosenza, Ferrara, Frascati, Frosinone, Gorga, Isnello, Lecce, Milano, Monte Porzio Catone, Napoli, Palermo, Parma, Pavia, Roma, Sassari, Trieste, Viterbo. Durante gli eventi i visitatori potranno sperimentare, discutere, giocare e perfino affrontare i ricercatori in quiz e competizioni. Un modo per scoprire la ricerca e i ricercatori, definiti da Renier: “persone con un lavoro straordinario”.

La Notte Europea dei Ricercatori di Frascati Scienza è finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito della call MSCA-NIGHT-2016/2017 (Grant Agreement No. 722952).

Per informazioni sulla manifestazione: www.frascatiscienza.it



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Una notte con Luna e Saturno

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La situazione alla mezzanotte a cavallo tra la notte del 2 e del 3 agosto, con Luna e Saturno a poco meno di una ventina di gradi sull'orizzonte. Oltre a Sabik, a circa 3° e mezzo a nord della Luna, a poco più di 10° a sud troviamo Antares, che spiccherà nelle immagini a largo campo della congiunzione immersa nel paesaggio. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Già appaiati nella prima serata del 2 agosto, durante la notte la Luna in fase crescente (79%) e Saturno (mag. +0,3) si avvicineranno in una congiunzione che li vedrà apparire alti nel cielo: al tramonto saranno distanti circa 6°, per avvicinarsi a 5,6° attorno alle 00:45 del giorno 3.

Per averli a un’altezza tale da poterli riprendere nella cornice del paesaggio basterà attendere ancora poco, si potranno poi seguire fino al loro tramonto dietro l’orizzonte sudovest, poco dopo le 2. A soli 3° e mezzo a nord della Luna, accompagnerà i due astri Sabik, stella eta dell’Ofiuco di magnitudine +2,4.

Anche se più distanti tra loro, il terzetto lo si potrà osservare e riprendere anche la sera del 3 agosto.

Le serate sono anche quelle giuste per l’osservazione della Luna e delle sue formazioni!

Le effemeridi giornaliere di Luna, Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

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➜ La Luna di luglio e agosto. Alla scoperta di  Aristarchus Plateau

La Luna mi va a pennello.
Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione! Su Coelum Astronomia n.

Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.


Eclissi di Sole, tra suggestioni Storia e Scienza! Tutti consigli per l’osservazione del cielo di luglio e agosto su Coelum Astronomia 213

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La Luna di Agosto 2017 e una guida all’osservazione dell’Aristarchus Plateau

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Le fasi della Luna in luglio, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
Luna agosto 2017
Le fasi della Luna in agosto, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Per quanto riguarda agosto, la prima proposta è per la serata del 4 col nostro satellite in meridiano alle ore 23:09, a +25° e a nostra disposizione fino alle prime ore della notte successiva. Infatti dalle ore 21:30 con la Luna in fase di 12,4 giorni a un’altezza iniziale di +21° e colongitudine di 58,4°, andremo a inquadrare il settore sud-sudovest del nostro satellite dove, a breve distanza dal terminatore e grosso modo alla latitudine di Clavius, concentreremo la nostra attenzione sulla zona del cratere Schiller. Da questo cratere – che deve la sua forma allungata alla presumibile fusione di due o più strutture minori oppure al collassamento degli strati superiori di un enorme ed antichissimo deposito di materiale lavico – deriva la denominazione del bacino “Schiller-Zucchius”, probabilmente  poco conosciuto dalla maggior parte degli appassionati di osservazioni lunari anche per la sua inusuale collocazione sul disco della Luna, in una vasta regione degli altipiani più meridionali soggetti a intensissima craterizzazione (maggiori dettagli su Coelum astronomia di luglio/agosto).

Sempre il 4 agosto si avrà l’occasione di riesplorare (o esplorare per chi avesse mancato l’appuntamento di luglio), il target principale di questi mesi: l’Aristarchus Plateau.

➜ Leggi la Guida all’osservazione di Aristarchus Plateau

Il 7 agosto, non dimentichiamolo, sarà il momento di una Eclissi parziale di Luna… parziale! Eggià, purtroppo potremo seguire solo la seconda parte di questa eclissi, poiché la prima avverrà con la Luna ancora sotto l’orizzonte. Ma sarà comunque suggestivo riprenderla e osservarla al suo sorgere…

Leggi Riprendiamo l’Eclissi parziale di Luna di Giorgia Hofer.

Per l’ultima proposta dovremo attendere la sera del 31 agosto quando il nostro satellite, alle ore 21:02, transiterà in meridiano  a un’altezza di +25° e Colongitudine di 28,0°, a nostra disposizione fino alle primissime ore della notte successiva. In questo caso il target sarà costituito dal Mare Cognitum, una regione prevalentemente pianeggiante con diametro di 309 km situata fra l’oceanus Procellarum e l’estremità nordoccidentale del mare Nubium, precisamente fra i crateri Bonpland, Darney a est e i monti Riphaeus a ovest.

Osservando quest’area a bassi ingrandimenti se ne coglie la conformazione relativamente circolare, probabilmente si tratta di un antichissimo bacino da impatto successivamente colmato dalle lave del sottosuolo. In posizione decentrata verso sudest, può risultare interessante l’osservazione di monte Moro (è richiesto un riflettore sui 200 mm)  costituito da un sistema di bassi rilievi collinari allungati in senso nord-sud per circa 10 km (maggiori dettagli su Coelum astronomia di luglio/agosto).

Approfondisci con la Luna di Luglio e Agosto
su Coelum Astronomia 213, è gratis!

Le effemeridi giornaliere di Luna, Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

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Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

Fotografare la Luce Cinerea della Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di gennaio 2017.


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Eclissi parziale di Luna… parziale!

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Eclissi parziale di Luna
Lo schema con le informazioni delle principali fasi dell'eclisse parziale di Luna del 7 agosto. Dalle nostre latitudini, come descritto nel testo, non sarà possibile assistere alle fasi iniziali dell'eclisse poiché la Luna non sarà ancora sorta, tuttavia la fase di massimo (20:20) sarà osservabile. (Grazie a Samuele Pinna, lui sa ;) ). Crediti Coelum Astronomia CC-BY
Eclissi parziale di Luna
Lo schema con le informazioni delle principali fasi dell'eclisse parziale di Luna del 7 agosto. Dalle nostre latitudini, come descritto nel testo, non sarà possibile assistere alle fasi iniziali dell'eclisse poiché la Luna non sarà ancora sorta, tuttavia la fase di massimo (20:20) sarà osservabile. (Grazie a Samuele Pinna, lui sa 😉 ). Crediti Coelum Astronomia CC-BY

Nel tardo pomeriggio del 7 agosto saremo in presenza di un’eclisse lunare parziale di ombra, la cui osservabilità potrà essere pesantemente condizionata dalla non eccessiva altezza del nostro satellite nel cielo orientale.

Dall’Italia non potremo seguire le prime fasi dell’evento, che inizierà e arriverà al suo massimo con la Luna ancora sotto l’orizzonte (anche se per le regioni del Centro Sud Italia a questo punto starà già spuntando e con un orizzonte est-sudest libero sarà già possibile iniziare osservazioni e riprese).

➜ maggiori informazioni nella rubrica a pagina 180 di Coelum Astronomia 213 di luglio/agosto 2017. Clicca e leggi… è gratis!

Dopo essere sorta, attorno alle 20:20 per il Centro Italia, potremo però seguire tutte le fasi fino al termine dell’evento. Alle 21:18 la Luna uscirà dal cono d’ombra, concludendo l’eclisse parziale, ma trovandosi però completamente immersa nella penombra, dalla quale uscirà alle 22:51. A questo punto, il nostro satellite, si troverà ormai al di sopra dell’orizzonte in tutte le località italiane, dai +17° di Aosta fino ai +28/29° di Sicilia e Calabria.

Eclissi parziale di Luna
Eclissi parziale di Luna di Giorgia Hofer. In questo caso sono state riprese tutte le fasi, al centro il massimo. Il 7 agosto non sarà possibile creare un mosaico così completo... ma si potrà tentare comunque, in particolare dal Centro Sud, di seguirla dal massimo all'uscita dall'ombra. Suggestivo sarà riprendere l'alba lunare dall'orizzonte, chi avrà la fortuna di averlo libero. Crediti: Giorgia Hofer

L’area della Luna soggetta alla parzialità sarà il settore più meridionale con l’estrema regione polare sud, andando poi a interessare il settore est-sudest fino al mare Undarum, mentre l’ultima porzione di suolo lunare che uscirà dall’ombra sarà quella a est-sudest del bordo orientale del mare Fecounditatis.

Nonostante l’osservazione fotovisuale della fase massima di questa eclisse si presenti alquanto critica, se non impossibile, siamo comunque in attesa dei vostri lavori che potrete inviare a PhotoCoelum.

E se avete bisogno di consigli o spunti per la ripresa, o solo per vedere le sue magnifiche immagini:

➜ Riprendiamo l’Eclissi parziale di Luna di Giorgia Hofer.

Le effemeridi giornaliere di Sole e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

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➜ Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.



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Diretta del lancio di Paolo Nespoli per la missione Vita

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Il 28 luglio 2017 dalle ore 16:30 circa seguiamo in diretta il lancio di Paolo Nespoli per la missione Vita verso la Stazione Spaziale Internazionale con gli amici di AstronautiCAST e  Scientificast. La copertura della redazione sarà in 3 parti:

  1. Liftoff, il lancio, 28/7 dalle 16:30
  2. Docking, l’attracco della Soyuz alla ISSdalle 23:15
  3. Hatch Opening, Paolo entra nella ISSdalle 01:00 del 29/7

Qui trovate la timeline delle operazioni passo dopo passo.
Potete interagire con loro facendo domande e commenti su Twitter (@astronauticast o #VITAMission), YouTubeFacebook

Dopo aver premuto play, il video partirá automaticamente all’orario indicato. La diretta è realizzata da AstronautiCAST in collaborazione con Scientificast, media sponsor Coelum Astronomia.

…e per approfondire


Una ‘squadra’ per VITA

Sono undici gli esperimenti di matrice italiana che Paolo Nespoli avrà il compito di eseguire durante la sua permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale.


Il 28 luglio prossimo un veicolo spaziale abitato Soyuz decollerà sulla sommità di un razzo vettore Soyuz dal Cosmodromo di Baikonur, nel Kazakhstan, alla volta della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

ISS Expedition 52/53: e VITA sia
Vitalità, Innovazione, Tecnologia e Abilità. Sono queste le parole, declinate in inglese, dell’acronimo VITA che caratterizza la missione dell’astronauta dell’ESA, Paolo Nespoli, terza di lunga durata nell’ambito degli accordi NASA e ASI per la Stazione Spaziale Internazionale



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Una ‘squadra’ per VITA

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Il countdown si avvicina velocemente alla conclusione. Tra poche ore prenderà il via la missione VITA(Vitality, Innovation, Technology, Ability) con Paolo Nespoli, che decollerà verso la Stazione Spaziale Internazionale a bordo della Soyuz MS-05.

La missione è la terza di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana e come logo si è ispirata al Terzo Paradiso dell’artista Michelangelo Pistoletto. VITA fa parte della partnership strategica tra ASI e NASA sancita dall’accordo bilaterale MPLM.

Durante la sua permanenza sulla ISS, Paolo Nespoli avrà il compito di eseguire oltre 200 esperimenti di cui ben 11 selezionati da ASI, la gran parte dei quali biomedici e il resto tecnologici. Gli esperimenti di matrice italiana sono:

Lo stemma della missione VITA di Paolo Nespoli sulla ISS Crediti: ESA/ASI

CORM è l’esperimento che ha lo scopo di verificare l’efficacia del Coenzima Q10 nell’inibire il danno da microgravità e radiazioni delle cellule retiniche mantenute sulla ISS. Cercherà, quindi, di scoprire come intervenire sulle lesioni retiniche a cui vanno incontro gli astronauti.

NANOROS ha come scopo l’impiego di antiossidanti nanotecnologici, come le nanoparticelle di ossido di cerio, per contrastare i danni dello stress ossidativo in condizione di prolungata microgravità. L’ossido di cerio è in grado di neutralizzare i radicali liberi ed ha quindi proprietà antiossidanti. I risultati ottenuti presenteranno importanti ricadute non solo nell’ambito spaziale ma anche nella ricerca su tutte quelle patologie – tumori, malattie neurodegenerative, malattie autoimmuni – dove lo stress ossidativo gioca un ruolo preponderante. A capo dell’esperimento Giovanni Ciofani dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

MICROGRAVITY studierà l’effetto dell’esposizione prolungata alla microgravità (atrofia con perdita di massa e forza) in particolare nella biologia di staminali umane. I risultati dell’esperimento potrebbero essere utili per favorire la crescita ei l mantenimento della massa muscolare durante viaggi spaziali di lunga durata. Il responsabile dell’esperimento è Stefania Fulle dell’Università G. d’Annunzio di Chieti.

SERISM verificherà il ruolo degli endocannabinoidi (lipidi prodotti dalle cellule staminali) nelle alterazioni del metabolismo osseo con lo scopo di identificare potenziali marcatori terapeutici nei processi degenerativi, mediante la riprogrammazione di un nuovo modello di cellula staminale umana, derivato dal sangue. L’esperimento servirà per contrastare la perdita di massa ossea riscontrata negli astronauti durante il volo e anche contro l’osteoporosi nelle persone anziane, nelle donne in menopausa ed in tutte le patologie associate all’osteogenesi. Il responsabile dell’esperimento è Mauro Maccarrone, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

IN-SITU è un dispositivo analitico portatile focalizzato sulla misura dei livelli salivari di cortisolo – biomarcatore di stress – per monitorare in tempo reale lo stato di salute degli astronauti a bordo della ISS. I risultati dell’esperimento saranno utili anche a Terra  in situazioni di emergenza (epidemie, bioterrorismo, paesi in via di sviluppo). Il responsabile del progetto è Aldo Roda dell’Università di Bologna.

ARAMIS è un app per IPad di bordo che farà uso di tecnologie a realtà aumentata per ottimizzare il tempo degli astronauti dedicato alla manutenzione e gestione del cargo. PI dell’esperimento è Giuseppe Lentini di Thales Alenia Space. Co-PI Elena Afelli di Altec.

PERSEO è un dimostratore tecnologico ‘indossabile’, in forma di giacca, che l’astronauta può indossare per mitigare gli effetti nocivi della radiazione cosmica. Al suo interno è presente un contenitore di acqua in grado di mantenere l’acqua potabile e servirà a misurare anche l’efficacia della schermatura ad acqua. I risultati dell’esperimento serviranno allo sviluppo di nuove strategie per la radioprotezione personale attraverso l’acqua. PI Andrea Ottolenghi, Giorgio Baiocco dell’Università di Pavia. Co-PI Cesare Lobascio di Thales Alenia Space.

ORTHOSTATIC TOLERANCE è un programma di allenamento personalizzato per prevenire problemi legati all’intolleranza ortostatica, ovvero una serie di disturbi che riguardano il mantenimento della posizione eretta, che si manifestano dopo i viaggi nello spazio, soprattutto se di lunga durata. Sarà utile per prevenire disturbi legati all’inattività e per il recupero e la riabilitazione di soggetti con patologie cardiocircolatorie. PI Ferndinando Iellamo, IRCCS San Raffaele Pisana di Roma.

MULTI-TROP verificherà il ruolo dell’acqua e degli elementi nutritivi sull’orientamento dello sviluppo e della crescita di radici senza l’interferenza del fattore gravità. PI Giovanna Aronne dell’Università Federico II di Napoli.

ARTE è un dimostratore tecnologico contenente quattro heat pipe con fluidi a bassa tossicità che consente di testare questi dispositivi di scambio termico passivo in condizioni di microgravità. In vista delle future missioni in cui l’esplorazione umana si spingerà sempre più lontano, cresce l’interesse nella ricerca di soluzioni tecnologiche in grado di ridurre il controllo e gli interventi di manutenzione. In questo contesto, le heat pipe si configurano come una valida soluzione per il trasferimento del calore poiché sono sistemi passivi, il cui utilizzo non richiede un intervento umano e consente un considerevole risparmio in termini di manutenzione. L’esperimento potrà essere utile a terra in vari settori tra cui in campo industriale (caldaie e condensazione), aeronautico e delle energie rinnovabili. PI David Avino di Argotec S.r.l. e Nicole Viola del Politecnico di Torino.

ISSpresso è una macchina a capsule multifunzione in grado di servire bevande calde tra cui il tipico “caffè espresso italiano”, tè, tisane e vari tipi di brodo per la reidratazione degli alimenti. Scopo dell’esperimento è quello di migliorare la conoscenza sul comportamento dei fluidi e miscele in microgravità e di raccogliere campioni sulla formazione della schiuma generata dalla miscela del caffè e sull’arricchimento dell’apporto nutrizionale dell’astronauta. PI David Avino di Argotec.



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Nebulosa di Orione. Un racconto di tre città celesti

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Nebulosa di Orione OmegaCAM VLT Survey Telescope
OmegaCAM - la camera ottica a grande campo installata sul VST (VLT Survey Telescope) dell'ESO - ha catturato la spettacolare Nebulosa di Orione e il suo ammasso di giovani stelle in gran dettaglio, producendo una bellissima immagine. Questo oggetto, luogo di nascita di molte stelle massicce, si trova a una distanza di circa 1350 anni luce dalla Terra: è una delle incubatrici stellari più vicine a noi. Crediti: ESO/G. Beccari
Nebulosa di Orione OmegaCAM VLT Survey Telescope
OmegaCAM - la camera ottica a grande campo installata sul VST (VLT Survey Telescope) dell'ESO - ha catturato la spettacolare Nebulosa di Orione e il suo ammasso di giovani stelle in gran dettaglio. Questo oggetto, luogo di nascita di molte stelle massicce, si trova a una distanza di circa 1350 anni luce dalla Terra: è una delle incubatrici stellari più vicine a noi. Crediti: ESO/G. Beccari

La camera ottica a grande campo OmegaCAM installata sul VST (VLT Survey Telescope) dell’ESO, ha catturato la spettacolare Nebulosa di Orione e il suo ammasso di giovani stelle in gran dettaglio, producendo una bellissima immagine.

Ma il risultato è ben più di una bella fotografia. Un gruppo di ricercatori, guidati da Giacomo Beccari, astronomo dell’ESO, ha sfruttato i dati di qualità insuperata per misurare con precisione la luminosità e i colori di tutte le stelle dell’Ammasso della Nebulosa di Orione. Queste misure hanno permesso agli astronomi di determinare la massa e le età delle stelle, e con loro stupore, i dati hanno mostrato tre diverse sequenze di età, potenzialmente diverse.

«Guardando i dati per la prima volta abbiamo vissuto uno di quei momenti “Wow!”, che accadono solo una o due volte nella vita di un astronomo», spiega Beccari, primo autore dell’articolo che descrive i risultati. «La qualità impressionante delle immagini di OmegaCAM rivela senza dubbio che stiamo vedendo tre diverse popolazioni di stelle nella zona centrale di Orione».

Monika Petr-Gotzens, sempre dell’ESO a Garching e coautrice dell’articolo, aggiunge: «Questo è un risultato molto significativo. Ciò che vediamo è che le stelle di un ammasso non si sono formate per nulla simultaneamente. Ciò può significare che la nostra comprensione di come le stelle si formano negli ammassi ha bisogno di una revisione».

nebulosa di Orione e diverse popolazioni stellari VLT Survey Telescope (VST)
In questa immagine, le diverse popolazioni stellari sono state indicate con colori differenti: i crocini blu indicano le popolazioni più vecchie, mentre quelli rossi le più giovani. In verde quelle di età intermedia. Le tre diverse popolazioni sembrano essersi formate in tre differenti momenti, netti e separati, di formazione stellare nell'arco di 3 milioni di anni. Crediti: ESO/G. Beccari

Gli astronomi hanno cercato attentamente di capire se ci fosse la possibilità che, invece di indicare diverse età, le diverse distribuzioni di luminosità e colore di alcune delle stelle fossero dovute a una compagna nascosta, che renderebbe le stelle più luminose e più rosse di quanto in realtà siano. Ma questa idea implicherebbe proprietà alquanto inusuali delle coppie di stelle, proprietà mai osservate prima. Anche le velocità di rotazione e spettri indicano età diverse: le stelle più giovani ruotano più velocemente, mentre le stelle più vecchie più lentamente. In questo scenario, le stelle si sarebbero formate in rapida successione, con un tempo scala di circa tre milioni di anni.

«Anche se non possiamo ancora escludere formalmente la possibilità che le stelle siano binarie, sembra più naturale accettare che stiamo vedendo tre diverse generazioni di stelle che si sono formate in successione, in meno di tre milioni di anni», conclude Beccari.

I nuovi risultati suggeriscono che la formazione stellare nell’Ammasso della Nebulosa di Orione proceda a scatti, e più velocemente di quanto si pensasse.

Ulteriori Informazioni

Questo lavoro è stato presentato nell’articolo  “A Tale of Three Cities: OmegaCAM discovers multiple sequences in the color­ magnitude diagram of the Orion Nebula Cluster,” di G. Beccari e colleghi, che verrà pubblicato dalla rivista Astronomy & Astrophysics.

Fotografie del telescopio VST (VLT Survey Telescope)



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PERSEIDI 2017. La notte delle stelle cadenti.

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La mappa mostra la posizione del radiante, il punto del cielo da cui sembrano provenire tutte le Perseidi, le “stelle cadenti”. La situazione del cielo mostrata fa riferimento alle ore 22:00 del 12 agosto per una località posta alle coordinate geografiche 42° N 12° E. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
La mappa mostra la posizione del radiante, il punto del cielo da cui sembrano provenire tutte le Perseidi, le “stelle cadenti”. La situazione del cielo mostrata fa riferimento alle ore 22:00 del 12 agosto per una località posta alle coordinate geografiche 42° N 12° E. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

In realtà non c’è da aspettarsi, nemmeno per quest’anno, una vera e propria “pioggia” di meteore (come è avvenuto in passato), ma lo sfuggente spettacolo offerto anche da poche “stelle cadenti”, magari brillanti e colorate, è di sicuro effetto e in grado di suscitare forti emozioni e di lasciare nella memoria ricordi indelebili. Allora prepariamoci a goderci lo spettacolo, sotto un bel cielo scuro, magari in compagnia di buoni amici e distesi comodamente su un prato!

Quando osservare?

Sebbene siano comunemente chiamate “Lacrime di San Lorenzo”, per via del loro apparire durante la notte intitolata a quel santo, in realtà lo sciame delle Perseidi (questo il loro nome reale) risulta attivo per un periodo ben maggiore. Sarà infatti possibile cominciare a scorgere queste “stelle cadenti” già a partire dalla terza settimana di luglio per un periodo che si estende fino alla terza settimana di agosto.

Il momento migliore per l’osservazione, ossia il momento in cui lo sciame raggiunge il suo picco massimo di attività, sarà nella notte tra il 12 e il 13 agosto (e più precisamente dalle 16:00 del 12 agosto alle 04:30 del 13 agosto, ora italiana). Considerando questi orari, il consiglio è quello di cominciare ad osservare il cielo, in attesa di qualche “scia di fuoco”, già a partire dalle 22:00 del 12 agosto, o appena il cielo si farà sufficientemente scuro.

L’attività massima prevista per quest’anno dovrebbe arrivare a toccare il valore di 90 ZHR – Zenithal Hourly Rate (ossia 90 meteore per ora). Può sembrare un valore alto ma c’è da sottolineare che la maggior parte di queste meteore sarà molto piccola e quindi difficile (se non impossibile) da vedere a occhio nudo. Dovremo pazientare in attesa di qualche bella meteora luminosa che, nemmeno a dirlo, sarà piuttosto rara. Quelle con luminosità superiore alla magnitudine 0 (quindi brillanti) sono circa il 15%, e a cavallo del massimo più del 30% lascia una scia persistente. Non c’è da scoraggiarsi comunque, lo spettacolo, seppur fugace e sfuggente, offerto dalle Perseidi ripagherà pienamente la nostra attesa.

Un’ulteriore nota per gli osservatori: alle ore 23:00 circa la Luna (in fase del 73%) farà capolino dall’orizzonte est, salendo rapidamente e portando la sua luce a illuminare lo sfondo del cielo, andando a disturbare non poco l’osservazione e la fotografia di queste meteore.

Continua a leggere su Coelum astronomia 213

Dove osservare. Cosa sono le “stelle cadenti” e che origine hanno?
Perché “lacrime di San Lorenzo”? di Gabriele Marini

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AstronomiAmo.it

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LocandinaCoelum AstronomiAmo

8 luglio: Sotto il cielo di Arpino
28 luglio: AstronomiAmo On The Beach

Weird! Signal: risolto il misterioso segnale “proveniente” da Ross 128

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Circondato in rosso, il segnale radio proveniente da Ross 128 rilevato a maggio 2017. Il grafico mostra uno slot di 10 minuti di osservazione.
Circondato in rosso, il segnale radio proveniente da Ross 128 rilevato a maggio 2017. Il grafico mostra uno slot di 10 minuti di osservazione.

Questa settimana la notizia di un curioso segnale radio, rilevato dall’Osservatorio di Arecibo e apparentemente proveniente dalla nana rossa Ross 128 (GJ 447), una stella che si trova nella costellazione della Vergine a soli 11 anni luce dalla Terra, aveva suscitato un grande interesse mediatico.

Anche se gli astronomi avevano proposto almeno tre possibili spiegazioni, l’idea che potesse trattarsi di un secondo controverso segnale WOW! aveva animato le speranze di molti. La possibilità, statisticamente molto bassa, che potesse trattarsi di una comunicazione extraterrestre è generalmente di gran lunga l’interpretazione preferita, piuttosto che spiegazioni naturali o tecniche, come potrebbero essere le interferenze terrestre o gli errori di rilevazione.

Ad ogni modo, il team, guidato dal professor Abel Méndez direttore del Planetary Habitability Laboratory (PHL) di Peurto Rico e da Jorge Zuluaga dell’Università di Antioquia in Colombia, ha subito messo in moto le procedure di follow-up di quello che ora viene chiamato “Weird! Signal” (Segnale “Strano!”), in collaborazione con il SETI Berkeley Research Center dell’Università della California e del SETI Institute.

Satelliti geostazionari operanti tra i 4 e gli 8 GHz nella stessa regione della stella Ross 128. Cliccare per ingrandire. Crediti: Enriquez et al. (SETI Berkeley), http://seti.berkeley.edu/ross128.pdf

«I nuovi dati hanno mostrato, come spiegazione più probabile, che il misterioso segnale provenga da uno o più satelliti in orbita geostazionaria terrestre».

Ciò spiegherebbe perché i segnali erano all’interno delle frequenze satellitari e persistevano solo per Ross 128. Questa stella, infatti, è vicina all’equatore terrestre dove si trovano molti satelliti geostazionari.
Tuttavia, non tutto è risolto:

«gli astronomi ancora non riescono a spiegare le forti caratteristiche di dispersione del segnale (le linee diagonali nella figura)».

forse causate da molteplici riflessioni del segnale stesso, ma questo dato richiederà ancora del tempo per essere analizzato. Seguite i prossimi aggiornamenti!

Leggi anche

Segnale Wow!Il 15 agosto cadrà il 40esimo anniversario della ricezione del Segnale Wow!, l’unico segnale raccolto all’interno del programma SETI a non avere ancora una spiegazione. Di cosa si tratta esattamente? Leggi lo speciale che gli abbiamo dedicato su Coelum Astronomia 213 (luglio/agosto 2017): Il “Segnale Wow!”. Un enigma lungo 40 anni. Come sempre in formato digitale e gratuito.



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Accademia delle Stelle

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2017 Luglio-Agosto

19 – 23 luglio e 23 – 27 agosto: Vacanze astronomiche in Toscana.
In un hotel (con piscina) scelto per avere un ampio spazio per i telescopi e inquinamento luminoso minimo, da uno a quattro giorni di relax tra natura e astronomia in compagnia di altri appassionati. Adatto anche a neofiti.

27 – 30 luglio: Vacanze astronomiche in Umbria.
In un favoloso B&B (con piscina) e basso inquinamento luminoso; ogni pomeriggio conferenza e ogni sera guida al cielo e osservazioni con un potente telescopio.

Eventi in tutta Italia
Animeremo serate osservative in tutta Italia. Scopri i nostri appuntamenti alla pagina accademiadellestelle.org/eventi

Info:
accademiadellestelle.org/eventi
www.facebook.com/accademia.dellestelle/events

Congiunzione Luna Giove tra Spica e Porrima

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Ecco una bella congiunzione tra una falce di Luna crescente (fase 32%) e Giove (mag. –1,9): tra i due corpi celesti ci sarà una separazione di circa 2° e mezzo, ed entrambi saranno osservabili sullo sfondo delle stelle della Vergine, bassi, verso ovest.

La coppia tramonterà attorno alle 23:30. Solo 4,7° a sudovest della Luna, non dimentichiamo la presenza di Porrima (m = +3,4), che spiccherà tra le altre stelle in una bella fotografia di paesaggio.

Le effemeridi giornaliere di Sole, Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto

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➜ La Luna di luglio e agosto. Alla scoperta di  Aristarchus Plateau

La Danza dei Pianeti di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia 202. Una tecnica originale per seguire, con la vostra reflex, i pianeti nel loro moto nel cielo.

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➜ Storia, leggende, stelle e oggetti deepsky della costellazione della Lira (terza parte)


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Missione VITA, Paolo Nespoli pronto al suo terzo volo nello spazio

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Paolo Nespoli in addestramento a Città delle Stelle, presso Mosca. Crediti: ESA–Stephane Corvaja, 2017
Paolo Nespoli in addestramento a Città delle Stelle, presso Mosca. Crediti: ESA–Stephane Corvaja, 2017

A bordo un equipaggio internazionale composto dal Comandante della Soyuz, il cosmonauta russo Sergey Nikolayevich Ryazansky, l’astronauta NASA Randolph James “Randy” Bresnik ed il nostro veterano dello spazio, l’astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea, Paolo Nespoli. I tre raggiungeranno l’avamposto umano nello spazio, dove si trovano già Fyodor Yurchikhin, Jack Fischer e Peggy Whitson, completando l’equipaggio composto da sei persone di Spedizione 52.

Per Paolo si tratta del suo terzo volo nello spazio, il secondo con una missione di lunga durata. L’astronauta Paolo Nespoli è nato a Milano lo stesso anno in cui lo Sputnik segnava l’inizio della corsa allo spazio. Al termine degli studi in aeronautica ed astronautica, Paolo è entrato a far parte al Centro Astronauti Europeo dell’ESA a Colonia, in Germania, ed ha contribuito alla creazione degli impegnativi programmi di formazione. Uomo d’azione con una mente da ingegnere, Paolo ha applicato tre volte per entrare a far parte del corpo astronauti. La sua testardaggine e la sua preparazione lo hanno infine ripagato: nel 1998 diventa astronauta dell’ESA. Paolo ha trascorso 174 giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con le missioni Esperia (a bordo della navetta spaziale Discovery) e MagISStra, rispettivamente, nel 2007 e nel 2010.

Questa missione durerà complessivamente poco più di quattro mesi ed il rientro sulla Terra è previsto nel novembre di quest’anno.

Con i suoi 60 anni compiuti ad aprile, Paolo, il più ‘diversamente giovane’ astronauta che abbia mai volato per l’ESA, ha ancora voglia di rimettersi in gioco ed a lui l’ASI ha affidato la missione VITA con i suoi molti esperimenti, il terzo volo italiano di lunga durata sulla ISS dopo quelli di Luca Parmitano del 2013 (Volare) e quello di Samantha Cristoforetti nel 2014 (Futura).

E il 28 luglio, diretta in italiano con Astronauticast!

Lo stemma della missione VITA di Paolo Nespoli sulla ISS Crediti: ESA/ASI

L’acronimo VITA sta per Vitalità, Innovazione, Tecnologia ed Abilità ed è stato scelto dall’Agenzia Spaziale Italiana, ASI, che fornisce la missione attraverso un accordo bilaterale con la NASA. Il significato italiano della parola “vita” riflette gli esperimenti che Paolo eseguirà e la nozione filosofica del vivere nello spazio – uno dei posti più inospitali per l’uomo. Il logo della missione è stato sviluppato dall’ESA insieme ad ASI ed a Paolo. Tre elementi si distinguono: un filamento di DNA come simbolo della vita e della scienza, un libro come simbolo della cultura e dell’istruzione, e la Terra come simbolo dell’umanità.

Il vasto programma scientifico della missione Vita comprende esperimenti di biologia, fisiologia umana nonché monitoraggio dell’ambiente spaziale, scienza dei materiali e dimostrazioni tecnologiche. Tutti gli esperimenti utilizzano il laboratorio “fuori da questo mondo” – (compreso il laboratorio europeo Columbus) per migliorare la vita sulla Terra o per prepararsi per future esplorazioni abitate del nostro Sistema Solare.

La spettacolare immagine della ISS, scattata da Paolo che si trovava a bordo della Soyuz TMA-20 in allontanamento, con lo Space Shuttle Endeavour ed il veicolo cargo europeo l'ATV-2 attraccati. Crediti: ESA/NASA

Quando non impegnato in esperimenti scientifici, Paolo lavorerà con i colleghi alla manutenzione della Stazione Spaziale e per mantenere l’avamposto in orbita in ordine per l’equipaggio di sei. La singolare casa di Paolo gli permetterà di ispirare la prossima generazione di ingegneri e scienziati in quanto condividerà il suo viaggio con i giovani a Terra. Incoraggerà le nuove generazioni a mantenere attivo il cervello ed a seguire uno stile di vita sano con due sfide internazionali. Paolo sostiene Mission-X ‘Allenati come un Astronauta’, un programma di istruzione nel quale giovani studenti di oltre 25 Paesi portano avanti delle attività scientifiche ed imparano come rimanere in forma. Paolo è inoltre ambasciatore per la sfida europea Astro Pi Challenge, un’opportunità unica per gli studenti europei di far girare i propri codici sui mini computer, denominati Raspberry Pi, installati sulla Stazione.

Paolo Nespoli, assieme a Ryazansky e Bresnik durante la consueta cerimonia, in Piazza Rossa a Mosca, per portare i fiori sulla tomba di Yuri Gagarin. Crediti: NASA, Bill Ingalls

Nespoli è arrivato domenica 16 luglio al cosmodromo, dal quale nel 1961 decollò Yuri Gagarin, per trascorrere le ultime due settimane prima del lancio. Non saranno però giornate di riposo per l’equipaggio. Ripasso delle procedure soprattutto quelle di aggancio con la ISS, visite mediche e controllo delle tute e della capsula saranno le attività che attendono i tre cosmonauti. E poi ci sono le tradizioni da rispettare alle quali i russi tengono molto. Ci sarà da far visita all’albero piantato da Gagarin prima del suo volo. Ogni cosmonauta prima della sua missione pianta un piccolo albero e quindi Nespoli e Ryazansky, già veterani con i voli Soyuz, aiuteranno Bresnik a piantare il suo. Poi faranno visita alla piccola dacia dove il primo cosmonauta della storia ha dormito la notte prima del lancio.

Un po’ di svago è comunque previsto. Insieme all’equipaggio di riserva, arrivato poche ore con un altro aereo per motivi di sicurezza, ci saranno a disposizione tavoli da ping pong, biliardi e scacchiere. Giornate dense quindi per i tre navigatori spaziali, organizzate appositamente per tenere alto il morale e la concentrazione. Tutto questo in attesa del conto alla rovescia che li porterà oltre l’atmosfera del nostro pianeta. In occasione del volo Paolo ha ripreso a twittare con il suo accont: @Astro_paolo in modo da renderci ancora più partecipi di questa missione che siglerà anche la conclusione della sua decennale carriera di astronauta.

Fonti: ASI ESA Italia



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Una Encelado cinerea con geyser

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Gli intriganti getti del polo sud di Encelado, visti da lontano, in contro luce, mentre la luna brilla della luce riflessa di Saturno. Credit: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Potenti getti che si espandono nello spazio, fuoriescono dal polo sud di Encelado. Questa l’immagine rilasciata dalla veterana dello spazio Cassini, che ha immortalato i geyser della luna di Saturno. Nitidi come non mai in questo scatto, i pennacchi di Encelado – composti in gran parte di acqua – sono originati dall’oceano sotterraneo presente sulla luna e affiorano attraverso le fessure situate sulla sua superficie gelide.
La veduta è stata immortalata dalla sonda il 13 aprile 2017 mentre volava a una distanza di circa 808.000 chilometri al di sopra della superficie di Encelado. L’immagine ha una risoluzione di 5 chilometri per pixel.

Durante i suoi sorvoli, Cassini ha rivelato molecole di metanolo e altri composti nelle vicinanze dei geyser e ha raccolto una grande mole che potrebbero aiutare gli scienziati a svelare i misteri dell’oceano sotterraneo.

Questo scatto si unisce all’immensa collezione di una delle più sofisticate navicelle interplanetarie mai costruite, frutto della collaborazione tra NASA, ESA ed ASI.

Lanciata nel 1997 da Cape Canaveral, la missione Cassini-Huygens ha raggiunto Saturno dopo 7 anni di viaggio, durante i quali ha percorso oltre 3.5 miliardi di chilometri, inserendosi in orbita l’1 luglio 2004.

Alla vigilia di Natale del 2004 l’orbiter Huygens si è staccato dalla sonda principale per dirigersi verso Titano, il più grande satellite di Saturno, e arrivare in seguito a sfiorare Encelado. Da allora è iniziata un’intensa attività, che ha reso Cassini-Huygens la missione dei record dell’esplorazione di uno dei sistemi planetari più complessi del nostro Sistema solare.

Per la sonda, a quasi due decenni dal suo lancio, si avvicina il momento della meritata ‘pensione’. Cassini, infatti, sarà operativa ancora per pochi mesi: il 15 settembre 2017, dopo che la sua orbita sarà inclinata al di fuori del piano degli anelli, la sonda si tufferà nell’atmosfera del pianeta per quello che è stato definito il ‘Grand Finale’.


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Comunicazioni interrotte. Marte gioca a nascondino con il Sole

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Questa grafica illustra le posizioni di Marte, della Terra e del Sole durante un periodo che si verifica circa ogni 26 mesi. Durante le settimane di congiunzione solare, Marte non è visibile dalla Terra e ogni comunicazione viene interrotta. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech
Questa grafica illustra le posizioni di Marte, della Terra e del Sole durante un periodo che si verifica circa ogni 26 mesi. Durante le settimane di congiunzione solare, Marte non è visibile dalla Terra e ogni comunicazione viene interrotta. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech

Capita ogni due anni (26 mesi per la precisione), quindi è un fenomeno del tutto normale e non c’è nulla di cui preoccuparsi. Bastano solo alcune precauzioni. Parliamo della congiunzione solare (guarda questo video per saperne di più): questo mese la Terra e Marte finiscono per orbitare sui lati opposti del Sole ed è come essere sui lati di un enorme falò, nel senso che noi non possiamo vedere Marte e i robottini (roverlander e sonde) che sono sul Pianeta rosso hanno enormi difficoltà a comunicare con noi.

La Nasa interromperà le comunicazioni con le sue tre sonde (Mars Odyssey, Maven e Mars Reconnaissance Orbiter) e con i due rover (Curiosity e Opportunity) dal 22 luglio al primo agosto. Se una sonda o un lander cercasse di inviare dei dati verso la Terra, le particelle solari interferirebbero distorcendo gravemente il segnale. Non si tratta di un problema irrisolvibile, ma è assolutamente consigliato – in questi casi – evitare l’invio dei comandi cruciali ai rover che potrebbero essere messi a serio rischio. I dati continueranno ad arrivare, ma è già stato messo in conto che la loro ricezione sarà incompleta e alcuni bit corrotti andranno ricostruiti successivamente. «Continueremo a ricevere la telemetria, quindi avremo ogni giorno informazioni sulle condizioni dei veicoli», ha detto Chad Edwards, a capo dell’ufficio Mars Relay Network presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, California.

Prima del temporaneo stop alle comunicazioni, che andrà avanti per qualche settimana, gli ingegneri della Nasa invieranno delle semplici liste di comandi, in modo da consentire a sonde e rover di continuare a lavorare in tranquillità fino al ripristino delle comunicazioni con la Terra. Le sonde proseguiranno con le loro osservazioni scientifiche del quarto pianeta del Sistema solare, i rover rimarranno fermi nella loro posizione attuale ma i laboratori a bordo continueranno a funzionare.

Tutte le missioni della Nasa attive su Marte hanno già avuto almeno un’esperienza con la congiunzione solare. Questa sarà l’ottava volta per la sonda Mars Odyssey, la settima per il rover Opportunity, la sesta per il Mars Reconnaissance Orbiter, la terza per il rover Curiosity e la seconda per l’orbiter Maven.


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Congiunzioni tra Luna, Aldebaran e Venere fino al mattino

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L’immagine propone la situazione alle ore 3:30 del 20 luglio: la vista è zoomata sui soggetti principali della congiunzione. Al terzetto Luna, Venere e Aldebaran, faranno da sfondo le bellissime stelle dell’ammasso delle Iadi nella costellazione del Toro. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
L’immagine propone la situazione alle ore 3:30 del 20 luglio: la vista è zoomata sui soggetti principali della congiunzione. Al terzetto Luna, Venere e Aldebaran, faranno da sfondo le bellissime stelle dell’ammasso delle Iadi nella costellazione del Toro. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Dopo averla occultata nei mesi scorsi, (e di nuovo lo farà in agosto) la Luna ora si scosta da Aldebaran, regalandoci però una magnifica congiunzione.

La sottile falce di Luna (fase 16%), infatti, si avvicinerà alla arancione Aldebaran (alfa Tauri; mag. +0,9) di solo 1,3°.

I più fortunati, dall’orizzonte est-sudest sgombro e buio (meglio ancora se sul mare) potranno tentare qualche suggestiva ripresa a campo un po’ più stretto, poco dopo il loro sorgere, tra le 3 e le 3:30, ma per fotografarli comodamente nella cornice del paesaggio, converrà attendere le 3:45 – 4:00, quando i due astri si alzeranno di una decina di gradi. A quel punto ci accorgeremo che, circa a 6° e mezzo più a ovest, sarà sorto anche Venere (mag. –4,1; fase 70%).

Faranno da sfondo le piccole stelle delle Iadi, visibili da cieli limpidi e bui, grazie alla bassa luminosità della falce di Luna.

Anche in questo caso potremo osservare quello che è diventato un trio, alzarsi in cielo fino all’inizio del crepuscolo, con la Luna che si allontanerà lentamente da Aldebaran per avvicinarsi a Venere. La minima distanza dal pianeta, di poco più di 5°,  la Luna la raggiungerà attorno alle 6:00 di mattina, con Aldebaran ormai spenta nel chiarore del cielo, ma comunque con la possibilità di ripresa più stretta sui due astri più luminosi, ormai praticamente in diurna.

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La Danza dei Pianeti di Giorgia Hofer

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La maestosità delle catene montuose e delle pianure ghiacciate di Plutone

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Nel luglio del 2015, la navicella spaziale New Horizons della NASA ha inviato a casa le prime immagini ravvicinate di Plutone e le sue lune. Immagini incredibili… e non potevamo non chiederci come sarebbe stato poter sorvolare il terreno ghiacciato di quei mondi lontani, cosa avremmo visto con i nostri occhi?

La NASA, in occasione del secondo anniversario da quello straordinaio flyby, ci ha accontentato. Utilizzando i dati reali raccolti, e modelli di elevazione digitale del terreno, il team della missione (mappatura e rendering sono di Paul Schenk e John Blackwell dell’Lunar and Planetary Institute di Houston) ha creato dei video che ci mostrano una nuova spettacolare visione, ancor più ravvicinata di quella della sonda stessa, in sorvolo di quelle inaspettate caratteristiche che la New Horizons ci ha svelato di Plutone e Caronte, facendoci cambiare totalmente l’idea che ci eravamo fatti del pianeta.

Teniamo presente che il rilievo topografico è stato aumentato di un fattore da due a tre volte, per enfatizzare la topografia, e i colori superficiali sono intensificati per meglio far emergere i dettagli.
Il sorvolo inizia sopra gli altopiani a sudovest della grande e candida distesa di ghiaccio di azoto, chiamata informalmente Sputnik Planitia. Partendo dal suo margine occidentale, dove confina con il terreno scuro e craterizzato della Cthulhu Macula e le squadrate catene montuose all’interno delle pianure (sulla destra), viriamo poi verso nord, oltre i rugosi e fratturati altopiani della Voyager Terra, per poi tornare verso sud, verso la Pioneer Terra, che  ci mostra i suoi profondi e grandi pozzi. Il viaggio si conclude sopra le lame della Tartarus Dorsa,  nell’estremo oriente dell’emisfero incontrato dalla sonda.

Il volo, altrettanto emozionante, su Caronte inizia sopra l’emisfero che la New Horizons ha ripreso più da vicino, poi scende verso il profondo e ampio canyon della Serenity Chasma. Ci spostiamo poi verso nord, superando il cratere Dorothy Gale e la cappa polare scura chiamata Mordor Macula. Virando verso sud, copriamo la parte settentrionale della Oz Terra, per concludere il nostro sorvolo sulle pianure equatoriali relativamente piatte della Vulcan Planum e le isolate montagne dei Clarke Montes.

Sempre per l’occasione, sono state rilasciate due nuove mappe globali di Plutone e Caronte.

«La complessità del sistema di Plutone – dalla sua geologia, al suo sistema di lune, alla sua atmosfera – è andata ben oltre la nostra più sfrenata immaginazione», ha dichiarato Alan Stern, a capo della missione fin dalla progettazione. «Ovunque ci giriamo incontriamo nuovi misteri. Queste nuove mappe dalla storica esplorazione della superficie di Plutone contribuiranno a svelare questi misteri e sono state rilasciate perché tutti ne possano godere».

I mosaici di Plutone e Caronte, sono stati proiettati sulla mappa con una risoluzione di 300 metri per pixel, e assemblati utilizzando per lo più le immagini a più alta risoluzione ottenute dalla LORRI e dalla MVIC camera a bordo della sonda New Horizons. Sovrapposti in trasparenza ai mosaici vediamo invece, in colore, i dati topografici stereo generati per gli emisferi mappati dalla sonda durante il flyby. Il terreno a sud di circa 30° su Plutone e Caronte era nelle tenebre sia durante il viaggio di avvicinamento che durante il flyby. e perciò è rimasto in nero. Le lettere "S" e "T" rispettivamente indicano la Sputnik Planitia e la Tartarus Dorsa su Plutone, e la "C" indica la Caleuche Chasma di Caronte. Tutti i nomi delle formazioni di Pluto e Caronte sono ancora informali. Credits: NASA/JHUAPL/SwRI/LPI

Vedi anche

New Horizons. Tutte le immagini scientifiche di Plutone

New Horizons. Tutte le immagini scientifiche di Caronte

Plutone. Un mondo sorprendente ai confini del Sistema solare. I parte e II parte.



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Le Stelle dal Borgo

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Le Stelle dal Borgo

Le Stelle dal Borgo

Quattro serate caratterizzate dall’osservazione del cielo con telescopi e l’assistenza di personale esperto. Le notti di osservazione si terranno il 21 luglio, il 12 e 25 agosto dal terrazzo del parcheggio di Via Orientale a Guardiagrele e il 7 agosto dal Campo Sportivo di San Martino Sulla Marrucina. Inoltre, presso il Cinema-Teatro Garden, con inizio ore 18:00:
21.07:La missione Rosetta e l’origine del Sistema Solare” con la partecipazione del Dott. Fabrizio Capaccioni, Direttore dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma.
12.08: “Terra chiama Marte: le novità e il futuro del pianeta rosso” con la partecipazione della Dott.ssa Francesca Altieri, Ricercatrice dell’IAPS di Roma.

Supervisione scientifica di “Tra Scienza e Coscienza”. Organizzato dall’Ente Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese in collaborazione con la Corporazione dei Sancti Martini ed il patrocinio della Regione Abruzzo e del Comune di Guardiagrele, all’interno della 47ª Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese.

Per informazioni:
0871 83829
info@artigianatoabruzzese.it
www.artigianatoabruzzese.it

Accademia delle Stelle

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2017 Luglio-Agosto

2017 Luglio-Agosto

18 luglio: Scuola di Archeoastronomia.
Per imparare le basi dell’Archeoastronomia. Corso riconosciuto dal MIUR (si può scalare dal bonus scuola), con visita pomeridiana alle mura megalitiche di Alatri.

19 – 23 luglio e 23 – 27 agosto: Vacanze astronomiche in Toscana.
In un hotel (con piscina) scelto per avere un ampio spazio per i telescopi e inquinamento luminoso minimo, da uno a quattro giorni di relax tra natura e astronomia in compagnia di altri appassionati. Adatto anche a neofiti.

27 – 30 luglio: Vacanze astronomiche in Umbria.
In un favoloso B&B (con piscina) e basso inquinamento luminoso; ogni pomeriggio conferenza e ogni sera guida al cielo e osservazioni con un potente telescopio.

Eventi in tutta Italia
Animeremo serate osservative in tutta Italia. Scopri i nostri appuntamenti alla pagina accademiadellestelle.org/eventi

Info:
accademiadellestelle.org/eventi
www.facebook.com/accademia.dellestelle/events

Quando su Marte scorrevano i fiumi

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Un'immagine in prospettiva dei Monti Libya, che guarda verso l'antico letto di un fiume ormai prosciugato. L'immagine è stata creata utilizzando le riprese stereo ad alta risoluzione del 21 febbraio di quest'anno, dalla camera stereo a bordo della Mars Express. Copyright ESA/DLR/FU Berlin CC BY-SA 3.0 IGO
Un'immagine in prospettiva dei Libya Montes, che guarda verso l'antico letto di un fiume ormai prosciugato. L'immagine è stata creata utilizzando le riprese stereo ad alta risoluzione del 21 febbraio di quest'anno, dai canali stereo della camera stereo a bordo della Mars Express. Copyright ESA/DLR/FU Berlin CC BY-SA 3.0 IGO

Marte. Il letto di un fiume asciutto, con numerosi affluenti, che scorreva in una valle dei Lybia Montes. È innegabile che è quello che ci mostrano queste nuove immagini riprese dalla sonda Mars Express il 21 febbraio scorso, analizzate e rilasciate in questi giorni.

La posizione dei Monti Libya al bordo del cratere da impatto Isidis. Il riquadro più ampio indica la zona ripresa dalla Mars Express il 21 febbraio, quello più piccolo la zona oggetto di questo articolo. Il nord è in alto. Copyright NASA MGS MOLA Science Team

I Libya Montes sono una catena montuosa che si trova sull’equatore del Pianeta Rosso, la sezione ripresa si trova al confine degli altopiani meridionali e delle pianure settentrionali. Si tratta di una delle regioni più antiche di Marte, sollevatisi durante la formazione del bacino d’impatto Isidis (a nord sulla mappa a lato, del diametro di circa 1200 km), circa 3,9 miliardi di anni fa.

Tutta la regione mostra caratteristiche che indicano la presenza, nel passato lontano di Marte, sia di fiumi con acqua corrente, che di bacini fermi, come laghi o mari.

Il letto del fiume scavato dalle acque, che va da sud a nord (da sinistra a destra nell’immagine a colori principale) sembra abbia solcato la regione circa 3,6 miliardi di anni fa. Originato dal cratere da impatto a sud della zona, la sua acqua ne avrebbe scavalcato la cresta scendendo verso nord, e scorrendo tra le montagne della zona.

Una mappa topografica della regione. Come indicato in alto a sinistra nell'immagine, le zone blu e viola sono indicano le zone più basse, mentre quelle rosse e bianche il rilievi più alti. Copyright ESA/DLR/FU Berlin - CC BY-SA 3.0 IGO

Il suo corso è stato alimentato da numerosi affluenti, indicando l’esistenza di piogge estese e lo scorrere dell’acqua in superficie, dalle alture verso il basso. A contribuire potrebbe essere stata anche l’infiltrazione di acque sotterranee. Si pensa anche che a contribuire alla modellazione del paesaggio si sia aggiunta una fuoriuscita di acque sotterranee. Un canale simile si snoda nella scena in basso a destra.

La ripresa a colori della zona dei Libya Montes in cui scorreva l'antico fiume. L'immagine è stata ripresa dalla camera a colori e dal canale nadir della camera stereo della Mars Express, che effettua le riprese in modo perpendicolare alla superficie. La risoluzione è di circa 15 m/pixel. Copyright ESA/DLR/FU Berlin, , CC BY-SA 3.0 IGO

La mineralogia nella regione è molto diversificata. I minerali presentano caratterisctiche di sedimentazione sia meccanica che chimica, testimoniando l’azione di un’attività idrotermale passata, che può essere legata alla formazione del bacino d’impatto Isidis. L’impatto potrebbe aver sciolto il ghiaccio sotto alla superficie, facendolo affiorare come acqua liquida che ha interagito con le antiche rocce vulcaniche.

La versione 3D dell'immagine principale... inforcate i vostri occhialini rossi e blu, ingrandite l'immagine e immergetevi nel panorama! Copyright ESA/DLR/FU Berlin - CC BY-SA 3.0 IGO

I numerosi crateri, in vario stato di degrado, coprono l’intera scena testimoniando la lunga storia della regione. Forse i crateri più notevoli sono i due affiancati nel centro della scena, che formano la figura di un otto. Un altro cratere interessante si trova sulla sinistra, immerso nel fianco di una collina: inevitabilmente parte di una sua parete è crollata sul fondo della valle. Ancora più a sinistra, un piccolo cratere si è impresso in un cratere più grande e più ampio, penetrando in uno strato più profondo del terreno.

La ricca diversità delle caratteristiche geologiche di questa regione – e solo in questa immagine – è prova dell’ambiente altamente dinamico che ha accompagnato il pianeta nel corso dei millenni, evolvendo da un clima più caldo e umido, che ha consentito all’acqua liquida di fluire liberamente attraverso la superficie, verso il mondo arido che vediamo oggi.

Tutte le immagini sono soggette a licenza CC BY-SA 3.0 IGO

Eclissi di Sole, tra Suggestioni, Scienza e Storia

Coelum Astronomia 213 di luglio/agosto 2017 è online, come sempre in formato digitale e gratuito…
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ASTROINIZIATIVE UAI

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Tutti i primi lunedì del mese: UNA COSTELLAZIONE SOPRA DI NOI
Un viaggio deep-sky in diretta web con il Telescopio Remoto UAI – tele #2 ASTRA Telescopi Remoti. Osservazioni con approfondimenti dal vivo ogni mese su una costellazione del periodo. Basta un collegamento internet, anche lento. Con la voce del Vicepresidente UAI, Giorgio Bianciardi
http://telescopioremoto.uai.it

CAMPAGNE NAZIONALI UAI

12-13 agosto – Le Notti delle Stelle

Il più atteso evento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi, l’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione gastronomica promossa il 10 agosto dal Movimento Turismo del Vino e dall’Associazione Nazionale Città del Vino.
http://divulgazione.uai.it

CONVEGNI E INIZIATIVE UAI

17-20 luglio – Scuola Estiva di metodologie didattiche della scienza di Campo Catino (FR)

Le scuole estive di astronomia dell’UAI, dedicate agli insegnanti, ma non solo, da quest’anno in ben tre sedi dislocate sul territorio nazionale: presso l’Osservatorio Astronomico di Campo Catino a Guarcino (FR), a Modica (RA) a cura del Centro Ibleo Studi Astronomici e presso l’Osservatorio Astronomico Cà del Monte in provincia di Pavia.
http//didattica.uai.it
http://www.campocatinobservatory.org

22-23 luglio – La Notte Bianca dell’Apollo 11

Terza edizione dell’evento promosso dalla Sezione Ricerca e Astronautica UAI. Quest’anno si unisce alla celebrazione del decimo anniversario della morte di Rocco Petrone.
http//astronautica.uai.it

CIRCUITO STAR PARTY UAI
21-23 luglio – 7° Star Party di Campo Catino

Lo Star Party del Centro-Sud nel territorio più sorvegliato dall’Inquinamento Luminoso a 1.800 m. s.l.m.: un ampio piazzale con visibilità a 360° e un intero albergo a disposizione degli astrofili, con un ricco programma di attività.
http://www.ataonweb.it
www.campocatinobservatory.org

21-23 luglio – 17° Star Party delle Madonie

Lo Star Party siciliano più “longevo”, organizzato dall’O.R.S.A. di Palermo presso Piano Battaglia, nel Comune di Petralia Sottana, in pieno Parco delle Madonie.
http://www.orsapa.it

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