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Orione nel mirino di VLT

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Questa spettacolare immagine della Nebulosa di Orione è stata ottenuta da esposizioni multiple utilizzando lo strumento agli infrarossi HAWK-I montato sul Very Large Telescope dell’ESO in Cile. Cliccare sull’immagine per vedere il file ad alta risoluzione. Crediti: ESO/H. Drass et al.
Questa spettacolare immagine della Nebulosa di Orione è stata ottenuta da esposizioni multiple utilizzando lo strumento agli infrarossi HAWK-I montato sul Very Large Telescope dell’ESO in Cile. Cliccare sull’immagine per vedere il file ad alta risoluzione. Qui l'immagine invece originale a piena risoluzione (1,1 GB!) https://www.eso.org/public/archives/images/original/eso1625a.tif - Crediti: ESO/H. Drass et al.

La costellazione di Orione è sicuramente tra le più spettacolari e facilmente riconoscibili del cielo. Al centro della sua spada, che pende dalla cintura, c’è la Nebulosa di Orione, una vera e propria fucina di stelle. Lo strumento agli infrarossi HAWK-I, montato sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO, ha scrutato in profondità questa nube, facendo emergere un numero di nane brune e oggetti isolati di massa planetaria dieci volte maggiore di quanto osservato fino a ora. Questa scoperta apre nuove sfide per gli scenari che ci permettono di ricostruire la storia di formazione stellare nelle nebulose simili a quella di Orione.

L’immagine prodotta dallo strumento HAWK-I rappresenta l’osservazione più profonda e completa mai ottenuta per la Nebulosa di Orione, oltre a essere una ripresa di spettacolare bellezza (nel video qui a destra la differenza tra le nuove riprese HAWK-I e quelle in luce visibile della camera WFI al telescopio MPG/ESO di 2,2 metri di diametro). La Nebulosa di Orione, visibile ad occhio nudo dalla Terra,  appare come una nuvoletta priva di una forma precisa. La presenza di stelle calde e giovani al suo interno fa sì che la nube sia illuminata da un’enorme quantità di radiazione ultravioletta, che ionizza il gas presente nella nube, che risulta quindi brillante.

Uno dei motivi per cui la Nebulosa di Orione è così famosa e studiata è che si trova a soli 1.350 anni luce da noi. Questa vicinanza la rende un banco di prova ideale per comprendere meglio il processo di formazione di nuove stelle, e per determinare quale sia il numero di stelle che si formano per diversi valori di massa.

«Capire quanti oggetti di piccola massa si trovano nella Nebulosa di Orione è molto importante per restringere il campo per i modelli di formazione stellare», dice Amelia Bayo, ricercatrice presso l’Università di Valparaíso e l’Istituto Max-Planck Institut für Astronomie, nonché co-autrice dell’articolo che riporta i risultati di questa ricerca. «Grazie ai dati raccolti ora ci rendiamo conto che il modo in cui si formano questi oggetti di piccola taglia dipende dall’ambiente in cui si trovano».

La nuova immagine raccolta dal VLT ha destato molto interesse nella comunità scientifica, poiché rivela un’inaspettata ricchezza di oggetti di taglia piccola e molto piccola (fino a dimensioni planetarie). Questo dato suggerisce che la Nebulosa di Orione potrebbe favorire la formazione di oggetti piccoli, molto più di quanto osservato in altre regioni di formazione stellare.

Questa immagine mostra alcuni particolari della Nebulosa di Orione ottenuti dalla campagna osservativa con lo strumento HAWK-I del Very Large Telescope dell’ESO in Cile. Anche di questa immagine è possibile avere le versioni alla risoluzione orginale al link: https://www.eso.org/public/italy/images/eso1625b/ - Credit: ESO/H. Drass et al.

Lo studio della quantità di oggetti di piccola taglia presenti nelle regioni come la Nebulosa di Orione permette agli astronomi di comprendere meglio il processo di formazione stellare. Prima di questa analisi, le stelle più piccole osservate in questa regione avevano masse pari a un quarto di quella del Sole. L’esistenza di un’estesa popolazione di oggetti con masse molto inferiori cambia completamente il quadro teorico che definisce la distribuzione di massa della nebulosa.

I dati raccolti dal VLT suggeriscono, tra l’altro, che all’interno della nebulosa potrebbe esserci una quantità ancora maggiore di oggetti di dimensioni planetarie. Sebbene attualmente non esista una tecnologia in grado di fornirci informazioni dettagliate su oggetti di questa taglia, il telescopio del futuro progettato dall’ESO e chiamato European Extremely Large Telescope (E-ELT) ha tra i suoi obiettivi proprio questo tipo di osservazioni.

«Vedo il nostro risultato come un primo sguardo in una nuova era della scienza planetaria e della formazione stellare», conclude Holger Drass, ricercatore presso l’Università della Ruhr a Bochum e primo autore dello studio. «L’enorme numero di pianeti che si aggirano nel cosmo al limite di osservazione attuale mi fa sperare che scopriremo un gran numero di piccoli pianeti, simili alla Terra, quando E-ELT sarà operativo».

Per saperne di più:


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Si conclude la prima Maratona degli Asteroidi!

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Si è chiusa la Maratona, un evento unico e straordinario che il prossimo anno assumerà una dimensione europea, con il coinvolgimento diretto delle Associazioni Nazionali degli appassionati di astronomia dell’Unione Europea.

Il bilancio di questa prima edizione, legata all’Asteroid Day, è indubbiamente positivo, con un buon numero di iscritti ed alcune migliaia di immagini realizzate nei dieci giorni dell’evento.
Chi ha aderito, ha tempo fino al 31 luglio per inviarci le immagini e le informazioni sugli asteroidi ripresi.

Alcuni fatti notevoli accaduti nel periodo:

All’Osservatorio di San Marcello Pistoiese è stato osservato, dopo ben quattro anni dall’ultima ripresa, l’asteroide 162173 RYUGU, verso il quale si sta dirigendo la sonda giapponese HAYABUSA 2, un bel colpo, complimenti a Paolo Bacci e alllo splendido team!

L’altro magnifico colpo l’ha fatto Paolo Campaner che nella nottata al telescopio del 5 luglio, dedicata alla Maratona, ha scoperto la SN AT2016cyw in IC 1702, una galassia nei Pesci, bravissimo Paolo!

Purtroppo, proprio in questi giorni dedicati agli asteroidi, è venuto a mancare un caro amico, il prof. Vittorio Goretti, un grande astrofilo della vecchia guardia, insegnante di fisica nelle scuole superiori di Bologna, eccellente osservatore (ha scoperto 32 asteroidi), mente straordinariamente acuta e creativa, capace di concepire idee rivoluzionarie e tuttora non smentite; consigliamo la lettura della pagina di wikipedia (non ancora aggiornata) a lui dedicata e l’articolo di Rodolfo Calanca, apparso su Astronomia Nova, dove sono riportate le sue idee a proposito della precisione delle distanze delle stelle a noi vicine, nei principali cataloghi astrometrici.

21-22 ottobre, Milano: FIAMME VOLANTI, ASTEROIDI, INCONTRI E SCONTRI COSMICI

A ottobre, il 21 e 22 del mese, saranno premiati i vincitori della Maratona, il premio sarà intitolato a Vittorio Goretti.
L’evento di ottobre è di quelli davvero straordinari, un cosa mai vista in Italia! Già il titolo è una promessa: “FIAMME VOLANTI, ASTEROIDI, INCONTRI E SCONTRI COSMICI”.

Si inizia il 21 ottobre con un incontro pubblico: premiazione dei vincitori della Maratona e serata con la partecipazione di personaggi di spicco che dibatteranno sul tema asteroidi e i rischi di impatto, da diversi punti di vista. Per non appiattire l’evento gli astronomi saranno affiancati da studiosi di altre discipline, da artisti e scrittori. In tutto avremo una decina di relatori (sotto la sapiente regia di Luigi Bignami). Nel corso della serata, si effettuerà un collegamento con un Osservatorio astronomico in Cile per ricevere le immagini telescopiche in diretta dell’asteroide DARIOFO.

I relatori, già cooptati del 21 ottobre, sono straordinari:

Il 22 ottobre si avrà l’altro straordinario evento pubblico, che ruoterà attorno alla costituzione e alle future attività culturali del CLUB DEGLI ASTEROIDI ILLUSTRI, una libera e assolutamente informale associazione alla quale appartengono, di diritto, personaggi italiani della cultura, delle scienze, delle arti e dello spettacolo ai quali sono stati dedicati i nomi di asteroidi. Il decano del Club sarà il premio Nobel Dario Fo (a cui è stato dedicato l’asteroide DARIOFO).

Saranno invitati alla riunione del Club, grandi personaggi, ciascuno titolare del nome di un asteroide: Andrea Bocelli, Eugenio Finardi, Piero Angela, Roberto Benigni, Giovanni Caprara, Carlo Conti, Adriano Celentano, Fabio Fazio, Piero Ferrari, Fabiola Gianotti, Gianni Morandi, Gino Strada, Giovanni Allevi, Franco Malerba, Mario Tozzi, Paolo Nespoli, Piergiorgio Odifreddi, Renzo Piano e molti altri.

Ci aspettiamo la partecipazione effettiva di un certo numero di invitati; nel corso della giornata, gli ospiti del Club terranno dei brevi interventi per illustrare le loro attività culturali. In serata, come di prammatica, si terrà la cena sociale.

Tutti gli aggiornamenti su asteroidsmarathon.net


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C’è un nuovo “abitante” nella fascia di Kuiper

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In arancione, l’orbita di RR245. Sono etichettati tutti gli oggetti più luminosi del pianeta nano appena scoperto. Crediti: Alex Parker OSSOS team
Ecco la sequenza d’immagini che mostrano RR245 in lento movimento. Crediti: OSSOS team

«E all’improvviso era lì, sullo schermo. Un puntino luminoso dall’andamento così lento che doveva per forza trovarsi a una distanza dal Sole pari ad almeno il doppio di quella di Nettuno», ricorda ancora emozionata Michele Bannister, la ricercatrice postdocdella University of Victoria, nella British Columbia, che per prima lo ha “avvistato”.

Lui, l’avvistato, è 2015 RR245 (questo il suo nome – si spera – temporaneo). Un pianeta nano nuovo di zecca, nel senso che è stato scoperto solo a febbraio scorso spulciando fra le immagini – ecco il perché delle virgolette attorno ad avvistato – acquisite cinque mesi prima, nel settembre del 2015, dal telescopio franco-canadese-hawaiiano di Maunakea, alle Hawaii, nel corso della survey OSSOS. Tanto che, anche se la notizia ha iniziato a circolare sui canali ufficiali solo in queste ore (qui l’annuncio sul sito del Minor Planet Center della IAU), già dallo scorso giugno 2015 RR245 ha la sua pur scarna pagina su Wikipedia.

In arancione, l’orbita di RR245. Sono etichettati tutti gli oggetti più luminosi del pianeta nano appena scoperto. Crediti: Alex Parker OSSOS team

Un “nano” di tutto rispetto. Se le stime sono corrette, stiamo parlando di un nuovo corpo del Sistema Solare le cui dimensioni si aggirano attorno ai 700 km. Cerere, per dire, ne misura 950, dunque non tanto di più. Stando al Minor Planet Center, si tratta del 18esimo oggetto, per dimensioni, fra quelli nella fascia di Kuiper. Abbastanza grande, dunque, da suscitare negli scienziati un comprensibile entusiasmo.

«I mondi ghiacciati che orbitano oltre Nettuno ci aiutano a ricostruire il processo di formazione dei pianeti giganti e la storia del Sistema solare», dice Bannister, «ma sono quasi tutti penosamente piccoli e fiochi. Perciò è davvero eccitante imbattersi in uno grande e luminoso a sufficienza da poter essere studiato in dettaglio».

Ora, sulle dimensioni non c’è certezza, visto che non se ne conoscono ancora le altre proprietà (come forma e riflettanza) che ne possono influenzare la luminosità apparente. Ma quel che è certo, sottolinea Bannister, è che si tratta di un mondo o piccolo e brillante oppure grande e opaco.

Stabilire quale sia l’alternativa corretta dovrebbe essere solo questione di tempo. RR245 infatti, fanno notare gli scienziati, è stato a oggi osservato per meno di uno su gli oltre 700 anni che impiega per orbitare attorno al Sole. Non solo. Dopo aver trascorso centinaia di anni a oltre 12 miliardi di km, ora RR245 sta viaggiando verso di noi, e continuerà a farlo fino al 2096, anno in cui dovrebbe toccare la sua distanza minima dal Sole: circa 5 miliardi di km, e il calcolo dell’orbita è corretto. Insomma, non solo c’è tutto il tempo per studiarlo come si deve, ma le condizioni per farlo sono destinate a migliorare. È dunque ragionevole prevedere aggiornamenti a breve.


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Depositi di acqua, sotto forma di ghiaccio, anche su Cerere.

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Permanently shadowed regions capable of accumulating surface ice were identified in the northern hemisphere of Ceres using images taken by NASA’s Dawn mission combined with sophisticated computer modeling of illumination. Credits: NASA/JPL-Caltech
Nell'emisfero nord di Cerere, analizzando le immagini raccolte dalla sonda Dawn con un sofisticato modello di illuminazione della superficie, sono state individuate delle regioni in ombra perenne capaci di intrappolare, e conservare, per millenni ghiaccio d'acqua. Credits: NASA/JPL-Caltech

La sonda americana Dawn ha mappato una serie di regioni perennemente in ombra nei poli del pianeta nano Cerere. Gli scienziati della NASA sospettano che queste regioni abbiano custodito depositi di acqua ghiacciata per almeno un miliardo di anni, alimentando le probabilità che tali depositi siano ancora presenti oggi.

“Le condizioni su Cerere sono quelle giuste per l’accumulo di depositi di acqua ghiacciata,” spiega Norbert Schorghofer dell’Università delle Hawaii. “Cerere ha appena abbastanza massa per trattenere le molecole d’acqua, e le regioni perennemente in ombra che abbiamo identificato sono estremamente fredde – ancor più fredde di quelle sulla Luna o su Mercurio.

“Queste regioni si trovano perlopiù in corrispondenza dei fondali, e delle pareti rivolte verso il polo, dei crateri situati a latitudini elevate. Queste “trappole” ricevono solamente illuminazione indiretta, tanto che le loro temperature possono mantenersi costantemente al di sotto di -151 gradi centigradi, intrappolando così qualunque riserva di acqua ghiacciata presente.

Gli astronomi si sono concentrati sull’emisfero nord di Cerere, che finora ha ottenuto una copertura migliore dalla sonda Dawn. Utilizzando le fotografie scattate dalla sonda a una risoluzione di 500 metri per pixel hanno potuto ricostruire un modello tridimensionale della superficie e studiare le variazioni di illuminazione solare nel corso di un’orbita completa. Così facendo, hanno potuto mappare le aree che non ricevono mai luce solare. Infatti l’evoluzione dell’asse di inclinazione e dell’orbita del pianeta nano, potrebbe aver mantenuto queste aree perennemente in ombra per miliardi di anni.

Un gran numero di queste regioni costellano il polo nord del pianeta nano; sorprendente è anche la varietà di queste regioni in termini di dimensioni. La più vasta di queste aree si trova in un cratere largo 16 chilometri e situato a meno di 65 chilometri dal polo nord. In totale, le aree perennemente in ombra ricoprono 1800 chilometri quadri, pari allo 0.13% dell’emisfero nord del pianeta.

Si tratta di dati simili a quelli di Mercurio, tuttavia, essendo Cerere molto più lontano dal Sole, è probabile che le temperature in queste regioni perennemente in ombra siano molto più basse.”Su Cerere, queste regioni rappresentano trappole fredde fino a latitudini relativamente basse,” spiega Erwan Mazarico della NASA. Il limite inferiore di latitudine per la presenza di queste aree è stato riscontrato di circa 69 gradi nord. “Sulla Luna e su Mercurio, solo le regioni perennemente in ombra molto vicine ai poli sono abbastanza fredde da garantire la stabilità del ghiaccio al loro interno”.

Secondo la ricostruzione operata dagli scienziati, nell’arco di un anno, corrispondente a 1682 giorni terrestri, lo 0,14% delle molecole d’acqua su Cerere, finirebbero intrappolate in queste regioni. A questa velocità, depositi di dimensioni macroscopiche si sarebbero potuti formare nell’arco di un centinaio di migliaia di anni circa.

“Anche se eravamo già a conoscenza di possibili depositi di acqua ghiacciata sulla Luna e su Mercurio, Cerere potrebbe essersi formato con molta più acqua,” spiega Chris Russell, a capo della missione. “Alcune osservazioni indicano che Cerere potrebbe essere, inoltre, un mondo ricco di volatili non dovuti a sorgenti esterne.”


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Tracce d’acqua anche nei canyon marziani?

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I punti blu indicano i siti all’interno di Valles Marineris dove sono state rinvenute le recurring slope lineae (RSL). Crediti: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona
I punti blu indicano i siti all’interno di Valles Marineris dove sono state rinvenute le recurring slope lineae (RSL). Crediti: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Tornano alla ribalta le recurring slope lineae(o RSL in breve), strisce di sabbia bagnata che compaiono stagionalmente su alcuni pendii della superficie di Marte e si riaccende l’attenzione sull’attuale presenza di acqua allo stato liquido sul Pianeta rosso. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research pone l’attenzione su alcune migliaia di queste striature di colore scuro, così come appaiono dalle immagini dello strumento HiRise a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. Lo studio guidato da Matthew Chojnacki dell’università dell’Arizona ha interessato le regioni orientali e centrali di Valles Marineris, dove le RSL risultano concentrate in corrispondenza dei numerosi canyon che solcano la sua superficie. In ciascuno dei 41 siti identificati, le recurring slope lineae individuate oscillano tra poche unità e più di mille. Esse appaiono come linee scure che si estendono lungo i pendii durante la stagione calda, per poi dissolversi durante i periodi più freddi dell’anno Marziano. Il ciclo si ripropone, con questa alternanza, di anno in anno.

Le frecce bianche indicano le numerose RSL individuate, dopo ripetute osservazioni dall'orbita, nella zona dei Monti Coprates, nella Valles Marineris. Queste righe scure si allungano lungo il pedio durante la stagione calda, e svaniscono durante quella fredda, diventando così uno degli indizi più forti della presenza di acqua liquida su Marte, pur se per brevi periodi. La scena copre un'area di circa 2,5 km. Image Credit: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

«La presenza di RSL in questi canyon è molto più diffusa di quanto finora noto» osserva Chojnacki. «Per quanto ne sappiamo, questo è il raggruppamento più elevato di simili strutture sul pianeta. Quindi se le RSL sono effettivamente associate a processi che anche ai giorni nostri vedono coinvolta l’acqua, questo sistema di canyon diventa ancora più interessante di quanto non sia già per la spettacolare geologia che lo caratterizza».

Ma se c’è davvero lo zampino dell’acqua nella formazione delle RSL, qual è il processo che le fa comparire e poi sparire ciclicamente? Molte delle recurring slope lineae finora individuate si trovano sulle pareti interne dei crateri da impatto. La loro presenza in quei siti può essere spiegata dalla risalita di acqua sotterranea dovuta allo schianto del corpo celeste che ha prodotto il cratere stesso. Ma questa situazione non si può applicare alle RSL osservate su Valles Marineris, che ha una conformazione geologica del tutto differente.

In questa immagine a falsi colori, le RSL individuate lo scorso anno sul cratere Hale. Per evidenziare meglio le formazioni l'immagine (estratta da un modello 3D della zona ottenuto da due osservazioni HiRISE - MRO) è stata allungata verticalmente di un fattore 1,5 rispetto alle dimensioni orizzontali. Image Credit: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Entra allora in gioco un altro possibile meccanismo, già proposto per giustificare l’esistenza delle RSL, ovvero che alcuni tipi di sali presenti nel suolo marziano hanno una elevata capacità di assorbire vapor d’acqua dall’atmosfera del pianeta, restituito poi sotto forma di liquido salmastro che va a impregnare alcune strisce di terreno. Il nuovo studio sembra rafforzare questa ipotesi, ma come sottolinea lo stesso Chojnacki , le cose non sono così semplici: «Ci sono problemi anche nello spiegare il meccanismo che prevede l’estrazione dell’acqua dall’atmosfera». I ricercatori infatti hanno stimato che se sono davvero le infiltrazioni d’acqua assorbita dai sali del terreno a produrre le caratteristiche striature scure delle RSL, la quantità di acqua allo stato liquido necessaria ogni anno per dar vita solo a quelle presenti nella porzione di Valles Marineris oggetto dell’indagine, ammonterebbe a un volume che oscilla tra 10 a 40 volte quello di una piscina olimpionica. Vale a dire un valore compreso tra 30mila e 100mila metri cubi.

In effetti la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera che sovrasta l’intera Valles Marineris è più grande di quella richiesta per “accendere” le RSL, ma i ricercatori non hanno ancora identificato un processo abbastanza efficiente in grado di far condensare tutta l’acqua necessaria per giustificare quanto mostrato dalle immagini di MRO.

«Ci sembra che siano presenti diversi processi grazie ai quali l’atmosfera e la superficie di Marte interagiscono nei canyon rispetto che in altre regioni più piatte» ribadisce Chojnacki. «Forse le interazioni tra atmosfera e superficie in questa regione sono legate alla grande abbondanza di RSL. Non lo possiamo escludere, ma un meccanismo che spieghi questa connessione è ancora tutt’altro che chiaro».

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Astronomiamo – Primo Star Party

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Locandina Coelum Astronomoniamo LUGLIO2016

14 Luglio 2016 , 21.30 – LIFT-OFF! Mensile di astronautica
28 Luglio 2016, 21.30 – OCCHI AL CIELO Mensile di Aggiornamento astronomico

Per informazioni, www.astronomiamo.it

Quando si dice Serendipity: cerca asteroidi e scopre una supernova!

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Sulla sinistra un'immagine d'archivio della galassia IC 1702 a destra, la foto della SN scoperta la notte scorsa da Paolo.

Paolo Campaner, bravissimo astrofilo, con il suo magnifico riflettore di 40 centimetri, la notte tra il 6 e 7 luglio era a caccia di asteroidi, nell’ambito della Maratona degli Asteroidi​ e certo non si aspettava di scoprire, nella galassia IC 1702 nella costellazione dei Pesci, la sua ottava supernova!

Questo straordinario risultato premia la costanza e la bravura di un astrofilo impegnato nella difficile ricerca di oggetti interplanetari (in questi giorni con la Maratona…) e di stelle in esplosione in altre galassie!

Paolo Campaner al "lavoro" con il suo riflettore da 40 cm.

BRAVO PAOLO, CONGRATULAZIONI!

Tutte le supernovae (e non solo) di Paolo Campaner

Maggiori dettagli nella prossima rubrica dedicata alle Supernovae a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

L’Asteroid Day Italia quest’anno si arricchisce di un evento a portata nazionale, in onore di Giuseppe Piazzi il primo al mondo a scoprire un asteroide (Cerere): la Maratona degli Asteroidi 2016. A partire dalla notte del 30 giugno e fino all’11 luglio, tutti a caccia di asteroidi!

Si tratta di un’entusiasmante sfida tra appassionati del cielo che si metteranno a caccia di asteroidi. Coloro che metteranno a segno il maggior numero di osservazioni di singoli asteroidi, saranno proclamati vincitori della maratona con un evento straordinario a ottobre!

L’articolo completo » www.coelum.com/?p=59683

Il sito ufficiale » www.asteroidsmarathon.net

La pagina Facebook » www.facebook.com/asteroidsmarathon3

Hubble osserva l’asteroide trasformista

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Immagini dell’asteroide attivo 324P/La Sagra prese dal telescopio spaziale Hubble tra settembre e dicembre del 2015. Crediti: Jewitt et al., 2016
IL SUO NOME È 324P/LA SAGRA

Con le sue riprese dello spazio profondo, il telescopio spaziale Hubble ci ha regalato e continua a regalarci una carrellata dei più lontani oggetti celesti che popolano l’universo più remoto. Ma a volte non disdegna di gettare il suo occhio ipertecnologico in ambienti assai più vicini. Come nel caso delle sue recenti osservazioni condotte su un asteroide alquanto singolare, che scorrazza nel nostro Sistema Solare e ogni tanto prova a comportarsi come una cometa. 324P/La Sagra – questo il suo nome – è un asteroide attivo, perché mostra periodi in cui sviluppa una chioma e una coda, che sono i segni distintivi proprio delle comete.

Da cosa può essere dovuta questa intermittente metamorfosi? I motivi possono essere molteplici: impatti con altri corpi celesti, fratture della struttura del nucleo dovuta a stress termici, instabilità rotazionali e fenomeni di sublimazione del ghiaccio. In effetti gli astronomi non hanno ancora trovato accordo per classificare questi curiosi oggetti: c’è chi propone di chiamarli “comete della fascia principale” perché orbitano attorno al Sole nella zona della fascia principale degli asteroidi, mentre altri preferiscono considerarli più semplicemente come asteroidi che mostrano attività legata all’emissione di polveri.

Conoscere più in dettaglio i processi che sostengono la loro spettacolare attività diventa così imprescindibile per scoprire anche la loro natura. Ecco perché David Jewitt dell’Università della California, a Los Angeles, ha proposto e ottenuto la possibilità di osservare insieme al suo team 324P con Hubble, proprio nel suo ultimo periodo di migliore visibilità, ovvero a cavallo del passaggio al perielio (il punto di minima distanza dal Sole) registrato il 30 novembre 2015.

I ricercatori hanno così scoperto che le dimensioni dell’asteroide sono talmente piccole che non potrà continuare a mostrare la sua attività ancora per molto, almeno in termini astronomici: centomila anni di sbuffi di gas e abbondanti fughe di polveri, poi niente più. Il team ha stimato che l’asteroide perde circa 40.000 tonnellate in particelle di polvere nel corso di un’orbita. A questo ritmo, l’esistenza di 324P sarebbe limitata a circa 16mila orbite, che tradotta in termini temporali, equivale appunto a cento millenni. Ma forse il suo destino potrebbe riservargli un’esistenza più longeva, se supponiamo che questo come altri periodi di attività passati e futuri abbiano durate relativamente brevi e magari siano innescati da fenomeni episodici, come la collisione con un altro corpo più piccolo.

«Per esempio, l’asteroide potrebbe risultare attivo per dieci orbite, ma non altrettanto per le successive diecimila. Se così fosse, dobbiamo concludere che 324P / La Sagra è la punta di un iceberg, e che là fuori ci siano molti altri asteroidi ghiacciati, ma inattivi», ha detto Jewitt, che però aggiunge: «La prolungata attività e perdita di massa che abbiamo riscontrato per quest’oggetto in prossimità del suo massimo avvicinamento al Sole non ci fanno ritenere che questi fenomeni siano dovuti a un impatto, ma alimentati dal ghiaccio presente nell’asteroide. Questo ghiaccio potrebbe essere primordiale, nel senso che è stato inglobato nel corpo celeste nella stessa remota epoca in cui si sono formati gli asteroidi, gli stessi che poi hanno portato grandi quantità di questo materiale sulla Terra, dando origine ai nostri oceani». Ipotesi affascinante, che gli scienziati proveranno a confermare con altre osservazioni di 324P negli anni a venire, soprattutto durante il suo prossimo passaggio al perielio.

Per saperne di più:

  • leggi il preprint dell’articolo Hubble Space Telescope Observations of Active Asteroid 324P/La Sagra di D. Jewitt et al. accettato per la pubblicazione sulla rivista Astronomical Journal

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MADE IN SCIENCE – Settimana della Scienza e Notte Europea dei Ricercatori 2016-17

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Anche quest’anno Frascati Scienza sarà capofila di una rete di ricercatori, università e istituti di ricerca che si estendono dal nord al sud dell’Italia nel promuovere il più importante appuntamento europeo di comunicazione scientifica, quello in cui i ricercatori, in oltre 300 città europee a fine settembre, si uniscono per mostrare l’ebbrezza della scoperta, la passione e l’importanza del lavoro più bello del mondo: il ricercatore.

Le prossime due edizioni, a cura di Frascati Scienza previste a settembre 2016 e 2017, saranno all’insegna del MADE IN SCIENCE, per una scienza vista come vera e propria ‘filiera della conoscenza’, capace di produrre e distinguersi per eccellenza, qualità, creatività, affidabilità, transnazionalità, competenze e responsabilità.

Come il Made in Italy è il simbolo del nostro Paese, MADE IN SCIENCE sarà il marchio che distingue la qualità, l’eccellenza e l’importanza della ricerca italiana e il filo conduttore degli appuntamenti in programma; sarà l’immagine con la quale le migliaia di ricercatori partecipanti comunicheranno alla società i valori della scienza in occasione della Settimana della Scienza e Notte Europea dei Ricercatori 2016 e 2017.

Leggi l'articolo (è gratuito!) dedicato all'evento su Coelum 202 di Luglio e Agosto a pag. 170: la storia, l'evoluzione e le novità di quest'anno!

“L’obiettivo della Notte è di avvicinare i ricercatori alla popolazione, al fine di porre l’accento sul valore aggiunto del loro lavoro per la vita quotidiana, la competitività, la creazione d’occupazione, il benessere, il progresso sociale, nonché stimolare la “vocazione” scientifica nei giovani mostrando ricercatori che oltre ad un lavoro affascinante riescono ad avere hobbies e una vita privata. – spiega Colette Renier, Coordinatrice della Notte Europea dei Ricercatori presso la Commissione europea – Inoltre, la manifestazione ha anche, senza dubbio, un impatto positivo sui ricercatori stessi che possono comprendere meglio l’importanza di comunicare sulla loro ricerca e sviluppano le loro capacità di comunicazione. Dunque un’iniziativa che negli anni sta diventando sempre di più un punto di riferimento per il mondo della scienza e per la quale l’Unione europea ha stanziato 8 milioni di euro per gli eventi 2016-2017″.

Dal 24 al 30 settembre 2016 l’area Tuscolana, dove si trovano le infrastrutture di ricerca fra le più importanti d’Italia ed Europa, sarà quindi epicentro di un evento nazionale che coinvolge molte altre città italiane: Bari, Cagliari, Carbonia, Cassino, Catania, Ferrara, Firenze, Frascati, Genova, Gorga, Grottaferrata, Lecce, Milano, Modena, Monte Porzio Catone, Napoli, Palermo, Parma, Pavia, Reggio Emilia, Roma, Sassari, Trieste che assieme agli altri partner italiani sparsi sul territorio nazionale saranno in prima linea nella diffusione della cultura scientifica, avvicinando in particolare i giovani al mondo della scienza e della ricerca.

W W W . F R A S C A T I S C I E N Z A . I T

L’evento vede la partecipazione di G.Eco, Associazione Tuscolana di Astronomia (ATA), Accatagliato, Associazione Arte e Scienza, Gruppo Astrofili Monti Lepini (Osservatorio di Gorga), Associazione Culturale Chi Sarà di Scena, RES Castelli Romani, Associazione Eta Carinae, Associazione Tuscolana Amici di Frascati, Astronomitaly – La Rete del Turismo Astronomico, Explora il Museo dei Bambini di Roma, L.U.D.I.S, Museo Tuscolano delle Scuderie Aldobrandini, Native, Sotacarbo, STS Multiservizi, Science4Biz.

Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito della call MSCA-NIGHT-2016/2017 (Grant Agreement No. 722952).


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Luna e Giove tornano a incontrarsi

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Alle 22:30 dell’8 luglio, la Luna e Giove torneranno a incontrarsi, stavolta in una congiunzione che però sarà molto larga: circa 7,4° di separazione. All’orario indicato i due oggetti saranno alti una decina di gradi sull’orizzonte ovest. Alla stessa ora della sera dopo la separazione si sarà ridotta a 5,3°.
Alle 22:30 dell’8 luglio, la Luna e Giove torneranno a incontrarsi, stavolta in una congiunzione che però sarà molto larga: circa 7,4° di separazione. All’orario indicato i due oggetti saranno alti una decina di gradi sull’orizzonte ovest. Alla stessa ora della sera dopo la separazione si sarà ridotta a 5,3°. N.B. Per esigenze grafiche la dimensione del dischetto lunare è due o tre volte superiore alla giusta scala immagine.

Ennesima congiunzione tra Luna e Giove, ma questa volta non particolarmente stretta, alle 22:30 dell’8 luglio.

Una robusta falce crescente apparirà bassa sull’orizzonte ovest sotto la pancia di un declinante Leone, con Giove posizionato 7,4° a nordest. A quell’ora, il gigante gassoso si troverà anche 4′ a sudovest della stella Sigma Leonis, di mag. +4. Il giorno dopo, alla stessa ora, la falce lunare si sarà portata alla sinistra di Giove, 5,3° verso est, e la congiunzione apparirà dunque più stretta e più alta sull’orizzonte (circa +13°).

Per le effemeridi di Luna e Pianeti vedi il Cielo di Luglio e Agosto


Tutti gli eventi del cielo di luglio e agosto su Coelum n. 202.
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Cielo di Luglio e Agosto 2016

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Numero doppio questo mese, con la cartina del cielo centrata sulla mezzanotte del 31 luglio ma utilizzabile, cambiando l’orario, anche per le date intermedie. Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°ELa cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 15 luglio > 01:00; 1 agosto > 00:00; 15 agosto> 23:00; 30 agosto> 22:00

EFFEMERIDI

Luna

Sole e Pianeti

Nelle sere di metà luglio il Leone e la Vergine si presenteranno ormai prossime all’orizzonte, come pure l’Ofiuco, lo Scorpione e la Bilancia, che continueranno a contendersi Saturno e Marte. Quasi allo zenit si staglieranno invece le sagome inconfondibili dell’Ercole, della Lira e del Cigno, mentre nei pressi dell’orizzonte il meridiano sarà dominato dal Sagittario e più in alto dall’Aquila. Verso  est, intanto, saranno al sorgere Pegaso e Andromeda.

Il mese dopo, a metà agosto, Andromeda e il quadrato di Pegaso saranno già molto alti verso sudest, mentre a ovest, sempre più  in basso, si preparerà a salutarci il Boote con la brillante Arturo. A fine agosto, già prima della mezzanotte si potrà assistere al sorgere delle Pleiadi.

Quest'anno Coelum ha dedicato uno speciale al più classico degli appuntamenti estivi: quello con la "notte di San Lorenzo" e le Perseidi.


Quello di luglio agosto sarà un periodo in cui molti pianeti si affolleranno nei dintorni del Sole, rendendosi quindi inosservabili o mostrandosi saltuariamente e con difficoltà in congiunzioni quasi impossibili da cogliere nel chiarore dei crepuscoli. Nonostante ciò, avremo modo di assistere a parecchi eventi interessanti. Seguiteci su queste pagine oppure…

Tutti gli eventi del cielo di luglio e agosto su Coelum n. 202.
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Comete – Fantasmi del Cielo

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mappa 43P
Il percorso apparente della Wolf-Harrington, che in agosto attraverserà i Gemelli, risultando faticosamente osservabile nel cielo mattutino.

mappa 43P
Il percorso apparente della Wolf-Harrington, che in agosto attraverserà i Gemelli, risultando faticosamente osservabile nel cielo mattutino.

Questa piccola periodica si muoverà in luglio nella parte centrale della Vergine e la sua altezza sull’orizzonte, già inizialmente non esaltante ma sufficiente (circa +18° sull’orizzonte ovestsudovest verso le 22:45, ora d’inizio della notte astronomica), sarà destinata a peggiorare man mano durante il mese (+12° a fine mese alle 22:30). In questo periodo (il passaggio al perielio è previsto per il 2 agosto) dovrebbe raggiungere il massimo della luminosità prevista per questa apparizione, ovvero una modestissima undicesima magnitudine. Il 5 luglio si potrà vedere 5/6 primi d’arco a ovest della galassia di undicesima magnitudine NGC 4666.
Leggi l’articolo di Claudio Pra!

Juno è in orbita intorno a Giove

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Poco prima delle sei di questa mattina (ora italiana), la sonda americana Juno è arrivata al capolinea di un’epopea interplanetaria durata quasi cinque anni. In una delle più grandi sfide dell’esplorazione spaziale degli ultimi anni, Juno si è tuffata attraverso l’estremo ambiente di radiazioni che avvolge Giove, calandosi fino a 4667 chilometri dalla sommità delle nubi del pianeta gigante. Seguendo una complessa coreografia di comandi preimpostati, Juno ha acceso il suo motore principale alle 4:30:06 ora italiana, inaugurando una lunga manovra studiata per rallentare la sonda e permettere alla gravità di Giove di catturarla in un’orbita preliminare altamente ellittica.

#‎Juno‬ pronto a scoprire i segreti di ‪#‎Giove‬! In sala controllo si esulta!

Secondo i primi dati, la manovra è durata 35 minuti e 2 secondi — appena un secondo di differenza rispetto al previsto. In totale, l’accensione del motore è risultata in un cambiamento di velocità di -541.7 metri al secondo, o -1950 chilometri orari. Al termine della manovra, Juno si trovava in un’orbita a 3920 per 8029000 chilometri di quota e 89.8 gradi circa di inclinazione.

A causa della vasta separazione tra Juno e la Terra, i segnali della sonda — ridotti a dei semplici battiti, o “toni”, inviati ogni 10 secondi dall’antenna a basso guadagno — hanno attraversato il Sistema Solare e raggiunto la Terra con 48 minuti di ritardo. In totale, i toni inviati durante la manovra hanno formato un susseguirsi di onde radio lungo 630 milioni di chilometri.

I segnali di inizio e di fine della manovra sono arrivati solo alle 05:18:25 e alle 05:53:33 ora italiana, rispettivamente, quando le antenne di Goldstone e di Canberra sono riuscite a captare i deboli segnali provenienti dall’antenna a basso guadagno a bordo della sonda.

Avendo concluso con successo forse la fase più critica dell’intera missione, dopo il lancio stesso, Juno potrà ora ambientarsi nella sua nuova residenza celeste.

La danza dei satelliti galileiani attorno a Giove, ripresi da ‪#‎Juno‬ prima di spegnere gli strumenti per prepararsi all'inserimento in orbita.
Animazione del viaggio percorso da Juno per arrivare a Giove. Cliccare per ingrandire.

La sonda percorrerà due orbite di cattura da 53.5 giorni l’una prima di riaccendere il suo motore per l’ultima volta e portarsi sulla sua prima orbita scientifica, il 19 ottobre 2016.

Juno farà luce sulla struttura interna del pianeta. In particolare, tenterà di determinare qualora Giove nasconda nel suo cuore un nucleo distinto di roccia e ghiaccio oppure se i materiali pesanti siano disciolti nel volume del pianeta. Questo tassello sarà fondamentale per ricostruire la storia dell’intero Sistema Solare.

Altre aree di studio di Juno includono il campo gravitazionale, la magnetosfera, le dinamiche atmosferiche, la composizione globale e l’interazione tra struttura interna, atmosfera e magnetosfera.

Anche Google festeggia l'ingresso in orbita di ‪#‎Juno‬! Avete già visto il‪#‎doodle di oggi? 😀

Indice dei contenuti

Inoltre…

30 domande e risposte su Juno e la sua missione

Tutto su Juno: uno speciale gratuito di 46 pagine su Coelum Astronomia n.202

Live update dell’ingresso in orbita by AliveUniverse.today


Speciale Juno

Se vuoi sapere proprio tutto sulla missione Juno, in rotta verso Giove, e pronta a svelare i tanti segreti del gigante gassoso, non perderti lo speciale su Coelum 202!
Clicca qui e leggilo subito: è gratis!

Asteroidi – Cinque opposizioni d’agosto

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Asteroidi
Asteroidi
Le più luminose opposizioni asteroidali del periodo si verificheranno in agosto, tutte concentrate nella regione celeste che in declinazione va da Pegaso al Pesce australe. In giallo abbiamo evidenziato i percorsi apparenti in luglio-agosto dei pianetini coinvolti, con sovrapposto un cerchietto che identifica il punto in cui l’asteroide raggiungerà la sua massima luminosità. Una mappa molto più dettagliata di ogni percorso si aprirà cliccando sul nome dell’asteroide nella tabella presente nelle prossime pagine.

Circostanza che, come si può immaginare, costringe il malcapitato estensore (che poi sarei io) a dolorosi tagli nel racconto che sempre si cerca di imbastire per non annoiare il lettore. Da una rapida occhiata all’elenco degli asteroidi in opposizione, si capisce infatti che non sarà possibile parlare di tutto, e che sarà necessario scegliere. In luglio accadranno cose interessanti… vedo (138) Tolosa, che arriverà quasi al suo record di luminosità, e vedo anche gli exploit di (980) Anacostia e (779) Nina, protagonisti di opposizioni davvero notevoli, ma vedo anche che il punto più caldo di tutto il periodo sta in quella manciata di giorni di metà agosto dove si concentrano le opposizioni dei quattro oggetti più luminosi, con magnitudini inferiori alla +10: Massalia, Fortuna, Dembowska e Pallas!
Nessuna di queste opposizioni sarà un crac. Ma la relativa vicinanza di quattro pianetini così discretamente luminosi costituisce di fatto un evento degno di essere sottolineato. Cosa che mi
affretto a fare di seguito, in ordine di data.

Leggi l’articolo completo di Talib Kadori.

Premio Internazionale Federico II e i Poeti tra le stelle VI edizione 2016

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premio federico II

premio federico IIIl Premio è stato ideato dalla The Lunar Society Italia, associazione nata per la divulgazione scientifica, ed è organizzato in collaborazione con Società Astronomica Pugliese, associazione per la divulgazione astronomica, Osservatorio Astronomico Comunale di Acquaviva delle Fonti (provincia di Bari), la più importante struttura astronomica esistente in Puglia (Apulia), Virtual Telescope Project, una delle piattaforme astronomiche robotiche più evolute ed attive al mondo nella ricerca e nella divulgazione in campo astrofisico e astronomico e la rivista italiana di divulgazione scientifica Coelum Astronomia.

Scarica il bando qui
Scadenza di presentazione delle opere: attenzione la scadenza è stata prorogata al 31 LUGLIO 2016, e comunque fino al raggiungimento del numero minimo di opere presentate per ogni categoria.
Le opere saranno pubblicate sul sito del premio www.poetitralestelle.com, ora riportante quelle della V edizione 2014. L’ammissione delle opere sarà sottoposta alla preventiva valutazione da parte della
Commissione organizzativa del Premio in merito alla coerenza di queste al tema e alle modalità di presentazione.
www.poetitralestelle.com

ASTROINIZIATIVE UAI

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Tutti i primi lunedì del mese:
UNA COSTELLAZIONE SOPRA DI NOI

In diretta web con il Telescopio Remoto UAI Skylive dalle ore 21:30 alle 22:30, ovviamente tutto completamente gratuito.

Un viaggio deep-sky in diretta web con il Telescopio Remoto UAI – tele #2 ASTRA Telescopi Remoti. Osservazioni con approfondimenti dal vivo ogni mese su una costellazione del periodo. Basta un collegamento internet, anche lento. Con la voce del Vicepresidente UAI, Giorgio Bianciardi telescopioremoto.uai.it

I convegni e le iniziative dell’UAI
25-28 luglio
Scuole Estive di metodologie didattiche della scienza – Campo Catino (FR) e Modica (RA) Le scuole estive di astronomia dell’UAI, dedicate agli insegnanti, ma non solo, da quest’anno in doppia sede: presso l’Osservatorio Astronomico di Campo Catino a Guarcino (FR) e a Modica (RG) a cura del Centro Ibleo Studi Astronomici.
http://didattica.uai.it

Il circuito degli Star Party UAI
1-3 luglio IV Star Party degli Iblei
Quarta edizione dello Star Party siciliano, organizzato dal Centro Osservazione e Divulgazione Astronomica Siracusa presso Ferla (SR)
http://www.codas.it

29-31 luglio VI Star Party di Campo Catino Lo Star Party del Centro-Sud nel territorio più sorvegliato dall’Inquinamento Luminoso a 1.800 m. s.l.m.: un ampio piazzale con visibilità a 360° e un intero albergo a disposizione degli astrofili, con un ricco programma di attività
www.ataonweb.itwww.campocatinobservatory.org

29-31 luglio XVI Star Party delle Madonie Sedicesima edizione del più longevo Star Party siciliano organizzato dall’O.R.S.A. di Palermo presso Piano Battaglia, nel Comune di Petralia Sottana, in pieno Parco delle Madonie
http://www.orsapa.it

Le campagne nazionali UAI
23-24 luglio
La notte bianca dell’Apollo 11
Terza Edizione dell’evento promosso dalla Sezione di Ricerca Astronautica UAI. Quest’anno si unisce alla celebrazione del decimo anniversario della morte di Rocco Petrone.
http://astronautica.uai.it

10-12 agosto Le Notti delle Stelle Il più atteso appuntamento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni astrofile proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi. L’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione enogastronomica promossa il 10 agosto dal Movimento Turismo del Vino e dall’Associazione Nazionale Città del Vino.
http://divulgazione.uai.it

A CIELO NUDO… D’ARTISTA

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cielo nudo

cielo nudoLa mostra “A cielo nudo. Gli astri con l’occhio d’artista” prende spunto dai corpi e dai fenomeni celesti visibili ad occhio nudo. A questi astri e a questi eventi si sono ispirati gli artisti che espongono le loro
opere nel secondo allestimento di “Arte e astronomia” organizzato dall’Osservatorio astronomico Serafino Zani (Lumezzane). La mostra è allestita all’Osservatorio fino al 17 settembre ed è aperta ogni sabato (escluso l’ultimo sabato del mese) dalle ore 21.
È possibile visionare la raccolta completa delle opere attraverso la proiezione power point dedicata all’intera esposizione disponibile sul sito www.tesorivicini.it.
Le opere sono disponibili anche per mostre in altre sedi. Gli enti interessati possono scrivere a:
osservatorio@serafinozani.it

Lo spettacolo di Giove all’infrarosso

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Questa immagine a falsi colori è stata prodotta selezionando e combinando le migliori tra le moltissime esposizioni brevi di VISIR ottenute a una lunghezza d'onda di 5 micron. Crediti: ESO/L. Fletcher
Questa immagine a falsi colori è stata prodotta selezionando e combinando le migliori tra le moltissime esposizioni brevi di VISIR ottenute a una lunghezza d'onda di 5 micron. Crediti: ESO/L. Fletcher

Tra qualche giorno la sonda della NASA Juno raggiungerà Giove, dopo quasi 5 anni di viaggio e circa 3 miliardi di chilometri percorsi. Allora la missione entrerà nel vivo ed il pianeta potrà finalmente essere studiato senza le limitazioni tipiche degli strumenti di osservazione terrestri.

Da Terra, tuttavia, il lavoro di osservazione di Giove continua ugualmente, soprattutto per consentire di raccogliere quanti più dati possibili anche per indirizzare il lavoro della sonda, una volta raggiunto il pianeta. Nell’ambito di questa attività, si sta procedendo principalmente con l’osservazione infrarossa, a lunghezze d’onda differenti, al fine di ottenere immagini per la creazione di mappe tridimensionali ad alta risoluzione e migliorare, dunque, quanto più possibile, la conoscenza dell’atmosfera del gigante gassoso, prima dell’arrivo di Juno.

Immagini davvero spettacolari, ottenute di recente con lo spettrometro VISIR installato al VLT (Very Large Telescope) dell’ESO, che saranno presentate da un’equipe guidata da Leigh Fletcher dell’Università di Leicetster nel Regno Unito, durante l’incontro nazionale di astronomia della Royal Astronomical Society del Regno Unito che si sta svolgendo a Nottingham.

Particolare è anche la tecnica di produzione delle immagini finali utilizzata dai ricercatori e nota come “lucky imaginig” (immagini fortunate): lo spettrografo raccoglie migliaia di immagini di altrettante inquadrature, con un’esposizione molto breve, e solo quelle migliori o appunto “fortunate”, ossia non disturbate dalla turbolenza della nostra atmosfera, vengono conservate ed utilizzate per la combinazione e l’allineamento che darà vita alle splendide immagini finali come questa, recentissima.
Insomma, attendiamo con ansia il grande lavoro che farà Juno, ma qui a Terra si è compiuto, si compie e si compirà un lavoro osservativo non certo da meno e di sicure soddisfazioni.

Fonte: ESO


Coelum non è solo l’ultimo numero!
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#asteroidday2016 Maratona degli Asteroidi 2016

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Quest’anno, il 30 giugno, si terrà la seconda edizione dell’Asteroid Day, promosso in Italia dal The Virtual Telescope Project (al link tutte le informazioni sull’evento).

L’Italia, sotto diversi aspetti, a lungo è stata all’avanguardia nello studio di quegli oggetti orbitanti così pericolosi; qui vogliamo ricordare le due maggiori realtà che hanno operato con grande successo nel nostro Paese. Per alcuni decenni, presso l’European Space Research Institute (ESRIN) di Frascati, ha avuto sede la Spaceguard Foundation, un’organizzazione privata il cui scopo era di studiare, scoprire e osservare oggetti (asteroidi, comete, ecc.) che si avvicinano pericolosamente al nostro pianeta e di proteggerlo dalla possibile minaccia di un loro impatto. Qualche anno fa le attività della Fondazione sono state assorbite dall’ESA.
L’altra grande eccellenza in questo settore ha preso l’avvio presso il dipartimento di matematica dell’Università di Pisa dove, fin dal 1999, è stato messo a punto il primo sistema automatico al mondo per prevedere e analizzare eventi di collisione tra i NEO (Near-Earth Objects, come asteroidi e meteore) e la superficie terrestre. Un complesso algoritmo, allora battezzato Clomon-1, dal quale nel 2002 furono sviluppati il Clomon-2 e il programma Sentry (sentinella) del JPL (Jet Propulsion Laboratory) della NASA. Il “padre” di questo progetto è il professor Andrea Milani Comparetti, un matematico che ha insegnato per anni all’Università di Pisa.
Infine, risalendo molto più indietro nel tempo, scopriamo con grande piacere che fu proprio un grande astronomo italiano, il valtellinese Giuseppe Piazzi (1746-1826), a scoprire il primo asteroide, Cerere, nella notte del 1° gennaio 1801, dall’Osservatorio astronomico di Palermo.
Di Piazzi, quest’anno, abbiamo il 190° anniversario della morte, che ci sembra giusto onorare con un evento di portata nazionale: la MARATONA DEGLI ASTEROIDI.

Cos’è la “Maratona degli Asteroidi”?

Si tratta di un’entusiasmante sfida tra appassionati del cielo che nel periodo compreso tra le notti del 30 giugno (a partire dalle prime ore della sera) fino all’alba dell’11 luglio 2016 si metteranno a caccia di asteroidi con i due metodi classici di osservazione: quello visuale telescopico e quello fotografico (analogico e digitale).

Coloro che sommeranno il maggior numero di osservazioni di singoli asteroidi nel periodo indicato, saranno proclamati vincitori della maratona, ognuno nella propria categoria (si veda il regolamento stilato per la MARATONA).

Sarà anche nominata una Commissione di controllo che eseguirà gli accertamenti per definire in modo corretto e insindacabile le classifiche e i punteggi conseguiti da ciascun partecipante.

In ambito didattico/divulgativo la maratona asteroidale ha una notevole rilevanza, con un alto potenziale di coinvolgimento dei più giovani ma, ovviamente, anche dei soggetti più “maturi”; infatti la fascia di età ammessa è compresa tra i 10 e i 99 anni.

Troverete anche indicazioni sul sito della maratona su come caricare le immagini acquisite e le osservazioni visuali eseguite.

Le Regole del Gioco

Per partecipare alla Maratona degli Asteroidi ci sono poche e chiare regole da rispettare: tema e tempi del concorso, iscrizione, categorie di partecipanti, modalità di partecipazione e formato delle immagini. Vai a: Regolamento ufficiale 2016

Chi può partecipare?

Tutti coloro che vorranno cimentarsi nella ripresa di asteroidi! La partecipazione è gratuita

Vuoi partecipare alla maratona?

Sei un cacciatore di asteroidi? Compila il form su www.asteroidsmarathon.net e iscriviti!

Avete domande? Chiedete agli esperti della Maratona!

Per venire incontro ad eventuali dubbi e per dare supporto a tutti coloro che ne hanno bisogno, è stato messo in piedi un team di esperti che risponderanno alle vostre domande. Sono programmate anche delle dirette web nelle quali potrete avere risposte alle vostre domande dal vivo. La programmazione di questi interventi è in continuo sviluppo, tenete d’occhio il sito ufficiale!

Al momento saranno disponibili:

– Paolo Bacci: venerdì 1 luglio, dalle 21 alle 22

Altrimenti possono essere contattati via email ai seguenti indirizzi:

Paolo Bacci Plinio Camaiti Daniele Gasparri
Paolo Bacci Plinio Camaiti Daniele Gasparri

paolo.bacci@asteroidsmarathon.net

plinio.camaiti@asteroidsmarathon.net

daniele.gasparri@asteroidsmarathon.net

Vogliamo far notare che finora in nessun Paese europeo è stata ancora proposta una MARATONA DEGLI ASTEROIDI: se la tenzone avrà successo, il prossimo anno estenderemo la caccia a tutta l’Unione Europea.

Perciò: PARTECIPATE!

Regolamento, consigli, suggerimenti e aggiornamenti sul sito ufficiale dell’evento

www.asteroidsmarathon.net

Per informazioni: info@asteroidsmarathon.net

Una collaborazione EAN Web – A.S.C. EmpiricaMente – Coleum, con il supporto di Paolo Bacci, Plinio Camaiti e Daniele Gasparri.
© Maratona degli Asteroidi – Da un’idea di Rodolfo Calanca ed Enrico Bonfante



AstronomiAmo – Occhi su Saturno

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astronomiamo-locandina-giu2016Le dirette di giugno:
30/06/2016 21.30 – OCCHI AL CIELO Mensile di aggiornamento astronomico

Per informazioni: www.astronomiamo.it

info@astronomiamo.it
Tel: 338-1670432

Accademia delle Stelle

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accademiadellestelleDal 28 giugno 2016 al 3 luglio 2016: L’accademia delle Stelle, scuola di astronomia e gruppo astrofili di Roma, organizza due StarPartu – vacanze astronomiche a giugno a Piancastagnaio (SI)
Per informazioni: https://www.accademiadellestelle.org/vacanze-astronomiche-in-toscana/

ASTROINIZIATIVE UAI

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Il circuito degli Star Party UAI
1-3 luglio IV Star Party degli Iblei Quarta edizione dello Star Party siciliano, organizzato dal Centro Osservazione e Divulgazione Astronomica Siracusa presso Ferla (SR).
http://www.codas.it

Il pianoforte di Einstein

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La collina di Arcetri, a Firenze, sarà protagonista questa settimana di un evento straordinario: per la prima volta il pianoforte di Einstein verrà suonato in pubblico all’Osservatorio astrofisico dell’INAF. E intorno al pianoforte verrà ripercorsa, giovedì 23 giugno alle ore 21, presso il Teatro del Cielo, un’affascinante storia legata a questo strumento musicale. Il pianoforte a coda, costruito dalla Julius Blüthner Pianofortefabrik a Lipsia nel 1899, fu acquistato di seconda mano da Albert Einstein nel 1931 per la sorella minore Maria, detta Maja, che dal 1922 abitava nei dintorni di Firenze. Maja lo suonava insieme a suo fratello, violinista, e a quattro mani con il giovane amico Hans-Joachim Staude, pittore e appassionato pianista, che abitava non lontano da Arcetri.

Nel 1939 Maja si vide costretta a lasciare l’Italia in seguito alle leggi razziali, raggiungendo il fratello a Princeton. Il pianoforte fu affidato quindi da Maja all’amico Staude e da lui è passato in eredità ai figli Jacopo, astrofisico ad Heidelberg, e Angela, moglie di Tiziano Terzani, che l’hanno conservato nella loro casa di Firenze fino ad oggi. La famiglia Staude ha adesso deciso di lasciarlo in comodato all’Osservatorio di Arcetri, dove rimarrà per molti anni.

Ma intorno al pianoforte si lega un’altra vicenda, che verrà ricordata nella serata del 23 giugno, e riguarda la figura di Robert Einstein, cugino di primo grado di Albert e Maja, anche lui approdato a Firenze a metà degli anni ’30, e protagonista di un eccidio nazista perpetuato nei confronti delle figlie e della moglie a San Donato, vicino a Rignano sull’Arno. Questo episodio è stato descritto nel libro Il Cielo cade da una testimone, Lorenza Mazzetti, che sarà presente ad Arcetri in occasione della serata dedicata al pianoforte di Einstein.

Francesco Palla, astronomo ed ex direttore dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, scomparso prematuramente lo scorso gennaio, aveva scoperto, studiato e comunicato con passione la storia del pianoforte di Einstein e aveva cominciato poco prima della sua morte, all’insaputa dei più, ad adoperarsi affinché il pianoforte potesse essere ospitato all’interno della Biblioteca dell’Osservatorio. Le sue parole, che qui ricordiamo, esprimono bene la sintesi di passione scientifica, curiosità intellettuale e amore per il paesaggio che avevano ispirato la sua vita e che trovavano nelle vicende delle famiglie Einstein e Staude una perfetta fusione.

“L’elemento naturale che aveva richiamato a Firenze questi quattro personaggi era l’impareggiabile bellezza delle sue colline che permetteva lunghe e solitarie passeggiate a poca distanza dallo storico centro. Il pianoforte di Einstein, giunto fino a noi, è l’unico testimone diretto di una vicenda poco nota che coinvolse gli Einstein e Hans-Joachim Staude in un intreccio dai risvolti umani, artistici e scientifici.”

La serata del 23 giugno è dedicata a Francesco Palla e si chiuderà con un concerto per pianoforte a quattro mani. Qui il programma e informazioni per la prenotazione (obbligatoria).

Per saperne di più:


embed video INAF

Prima osservazione di una nebulosa attorno a una magnetar

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L’immagine qui sopra a raggi X mostra l’emissione estesa intorno a Swift J1834.9-0846, una rara stella di neutroni che possiede un enorme campo magnetico, una magnetar. Il bagliore nasce dalla nube di particelle in rapido movimento prodotta dalla stella di neutroni. I colori indicano i diversi livelli di energia dei raggi X: in rosso le energie pari a 2.000-3.000 elettronvolt (eV), in verde nell'intervallo 3,000-4,500 eV e in blu quelle a più alta energia dai 5.000 a 10.000 eV. L’immagine combina le osservazioni raccolte dal telescopio spaziale XMM-Newton il 16 marzo e il 16 ottobre 2014. Crediti: ESA/XMM-Newton/Younes et al. 2016

“Vagavo solitario come una nuvola” chissà se il poeta Wordsworth nella sua poesia voleva parlare anche di nubi interstellari con particelle ad alta energia come quella che gli astronomi di varie università statunitensi, coordinati dal supporto della NASA, hanno trovato intorno ad una stella molto particolare come la magnetar Swift J1834.9-0846.

Una magnetar è una stella di neutroni con un campo magnetico miliardi di volte quello terrestre, i campi magnetici di una tipica pulsar possono toccare intensità oscillanti tra i 100 e i 100.000 volte quello terrestre; per quanto riguarda le magnetar la forza del campo è centinaia di migliaia di volte più forte.

Questa tipologia di stelle è difficile da trovare a causa della loro brevissima vita, i campi magnetici ultra intensi hanno una vita media di 10,000 anni. Si pensa che la Via Lattea sia piena di Magnetar “spente”: a differenza delle molte stelle di neutroni confermate nel corso degli anni, ad oggi solo 29 stelle con questo campo magnetico fortissimo sono state confermate.

Rappresentazione artistica di una magnetar. Se per le pulsar essere al centro di una nebulosa (resto di supernova) è la norma, attorno alle magnetar non ne era mai stata osservata una. Credits: ESO/L. Calçada.

La magnetar è stata rintracciata nel 2011 grazie al satellite Swift, per la conferma della nebulosa circostante è stato necessario l’uso del telescopio a raggi X dell’ESA XMM-Newton.

Il telescopio usato è stato lanciato nel 1999 dalla Guyana francese e da decenni studia il cielo nella banda dei raggi x, l’osservatorio è stato finanziato anche dalla NASA che utilizza, attraverso team di astronomi statunitensi, lo strumento per varie tipologie di osservazioni.

Fino ad oggi mai era stato possibile osservare nebulose intorno a questa classe particolare di stelle, si tratta quindi di una prima volta storica; il post-dottorando della George Washington University George Younes, che ha guidato il team degli astronomi ha commentato: “In questo momento non sappiamo come J1834.9 abbia sviluppato e continui a mantenere la nebulosa, che fino ad oggi era una struttura osservata solo nelle giovani pulsar”.

Le osservazioni ottenute dal team di Younes sono state molteplici: il primo bagliore è stato scovato un mese dopo la scoperta di J1834.9 ad una quindicina di anni luce dalla magnetar, le osservazioni nel corso degli anni sono continuate e, attraverso l’incrocio dei dati di XMM-Newton e Swift, è stato possibile confermare l’esistenza della prima nebulosa intorno ad una magnetar.

L’analisi completa sarà pubblicata sul The Astrophysical Journal, per ora il paper è consultabile su arXiv.com.

Ora fortunatamente, il poeta Wordsworth e noi insieme a lui possiamo vagare nello spazio come nubi galattiche e osservare da vicino anche oggetti come le magnetar.

Per approfondire:


Non perdere Coelum n. 201. Scopri tutti i contenuti extra e multimediali, al passaggio del mouse si illuminano: semplicemente… clicca e leggi!

ASTROINIZIATIVE UAI

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Eventi Patrocinati UAI
25 giugno Occhi su Saturno Una sera in tutta Italia per osservare dal vivo, attraverso i telescopi, Saturno e ricordare le scoperte del grande astronomo G.D.Cassini. Promossa da Associazione Stellaria con il patrocinio UAIhttp://www.occhisusaturno.it

AstronomiAmo – Occhi su Saturno

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astronomiamo-locandina-giu2016Le dirette di giugno:
25/06/2016 21.30 – OCCHI SU SATURNO

Per informazioni: www.astronomiamo.it

info@astronomiamo.it
Tel: 338-1670432

IDAS LPS, un Filtro anti inquinamento luminoso per Canon EOS

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Sono prodotti dal gruppo californiano Astro Hutech i filtri interferenziali anti inquinamento luminoso IDAS LPS nella versione D1 (ottimizzata per camere a colori). Sono disponibili per Canon EOS Full Frame (6D e 5D Mark II) oppure per Canon EOS APS-C.

Gli IDAS Light Pollution Suppression (LPS) sono progettati per diminuire l’inquinamento luminoso generato dalle luci artificiali lasciando comunque passare le importanti linee di emissioni delle nebulose: in questo modo incrementano il contrasto degli oggetti astronomici, in modo particolare quello delle nebulose ad emissione.

Inoltre, grazie alla tecnologia Multi Bandpass i colori risultano naturali, bilanciati e senza dominanti verdi e blu riscontrabili in altri filtri simili.

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I filtri IDAS LPS sono rivestiti con trattamento IGAD (Ion Gun Assisted Deposition coating technology) e induriti al quarzo per una pulizia senza rischi; un trattamento che rende il filtro anche meno sensibile alle variazioni di temperature e umidità, riducendo lo spostamento dello spettro di solo ±1nm. La superficie ottica del filtro esaminata al microscopio non presenta alcun tipo di difetto (UPF – ultra fine polish).

I filtri IDAS LPS per APS-C sono compatibili compatibile con Canon 300D, 350D, 400D, 450D, 500D, 1000D, 20D, 30D e 40D. Non lo sono con gli obiettivi Canon serie EF-S.

La ditta Skypoint di Udine li propone a 234 euro della versione per APS-C e 357 euro per il formato full frame.

30 giugno l’Italia partecipa all’Asteroid Day 2016 – diretta streaming anche su coelum.com!

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Il prossimo 30 giugno si terrà la seconda edizione dell’Asteroid Day, evento internazionale lanciato lo scorso anno con l’intento di avviare una campagna informativa globale, consentendo alle persone di tutto il pianeta di scoprire il mondo degli asteroidi e ciò che noi possiamo fare perproteggerci da possibili impatti futuri. Un tema questo da sempre di grande richiamo presso il pubblico, spesso confuso da trattazioni poco ortodosse dell’argomento.

Per l’edizione del 2016, sulla scorta del successo registrato nel 2015 e su accordo ufficiale con il board internazionale, il Virtual Telescope Project si fa promotore dell’Asteroid Day in Italia con Coelum Astronomia come media partner.

Coelum Astronomia parteciperà all’evento trasmettendo in streaming su www.coelum.com la sessione osservativa offerta dal Virtual Telescope in occasione dell’#asteroidday2016.

Con commento dal vivo a cura dell’astrofisico Gianluca Masi, resposanbile scientifico del Virtual Telescope, avente per oggetto proprio gli asteroidi near-Earth, alla diretta parteciperanno l’astronauta Nasa Thomas D. Jones, quattro volte nello spazio con lo Shuttle e specialista in scienze planetarie, e Grigorij Richters, co-fondatore dell’Asteroid Day. L’evento si svolge in collaborazione con il canale “Scienza & Tecnica” di Ansa.

www.virtualtelescope.eu/adi2016

Chiunque, singoli e associazioni culturali, potranno organizzare un evento sul tema, condividendo presso la propria sede la diretta del Virtual Telescope (vedi box qui a lato), laddove non fosse possibile osservare in proprio questi corpi celesti. Sarà inoltre possibile collaborare all’evento online, inviando sempre allo staff del Virtual Telescope, le proprie immagini di asteroidi near-Earth.

Associazioni, osservatori e appassionati sono caldamente invitati ad organizzare attività culturali e osservative proprie, registrandole sul sito internazionale. Per una migliore diffusione, vi invitiamo a segnalarle anche allo staff del Virtual Telescope. Il tema degli asteroidi e il relativo rischio d’impatto associato è tra quelli di maggiori richiamo per il pubblico, sicché l’Asteroid Day è una occasione preziosa per fornire informazioni corrette, contando sull’appeal dell’argomento.

Troverete la lista aggiornata degli eventi italiani su www.virtualtelescope.eu/adi2016 oltre che sulle pagine internazionali dell’evento www.asteroidday.org.


Leggi su Coelum Astronomia 201 l’articolo di presentazione dell’evento firmato da Gianluca Masi!


Partecipate numerosi!

…e se non potete essere presenti di persona, seguite l’evento del Virtual Telescope in streaming anche su www.coelum.com!

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Per maggiori informazioni:

I canali social ufficiali dell’Asteroid Day: www.facebook.com/asteroidday www.twitter.com/asteroidday www.youtube.com/asteroidday
www.instagram.com/asteroiddayorg

www.asteroidday.org
www.asteroidday.it www.virtualtelescope.eu/adi2016

Lune a confronto: è gelata la Notte di Plutone

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Crediti: NASA/JHUAPL/SwRI
Caronte, Notte e Idra: le tre lune di Plutone, di cui abbiamo i dati spettrali raccolti da New Horizons durante il flyby, a confronto. Mentre Caronte e Nix (Notte) sono state riprese anche a colori dalla New Horizons, di Hydra abbiamo solo immagini in bianco e nero. Crediti: NASA/JHUAPL/SwRI
La piccola Notte nelle immagini LORRI in bianco e nero ad alta risoluzione, e in quelle MVIC a colori ma a più bassa risoluzione. Nella terza e ultima immagine il risultato della composizione delle informazioni ottenute dai due strumenti ci mostra Notte in tutto il suo fascino, a colori e con tutti i dettagli che è stato possibile catturare durante il veloce flyby. Cliccare l'immagine per vederla a piena risoluzione. Credit: NASA/JHUAPL/SwRI

Un corpo celeste dall’aspetto irregolare e in formato mignon, ricoperto di uno strato di ghiaccio d’acqua: è questo il ritratto di Notte, uno dei cinque satelliti naturali che orbitano intorno a Plutone, tracciato dalla sonda New Horizons della NASA.

La piccola luna, che misura solo 48 chilometri in ampiezza, è stata scoperta nel 2005 dal telescopio spaziale Hubble insieme alla sua ‘collega’ Idra. Il profilo di Notte, soprattutto dal punto di vista dei dati spettrali, è opera dello strumento Ralph/LEISA(Linear Etalon Imaging Spectral Array) ed è stato effettuato a una distanza di circa 60 mila chilometri proprio nel giorno in cui la sonda raggiungeva il pianeta nano.

L’identikit spettrale di Notte presenta la ‘firma’ di uno strato di ghiaccio particolarmente limpido che si avvicina molto allo spettro del ghiaccio di acqua puro e che risulta comunque più cristallino rispetto a quelli di IdraCaronte, la luna di Plutone più grande e la prima a essere scoperta nel 1978. Il confronto è riportato nello schema qui sotto.

La composizione spettrale della luce emessa dalla superficie delle tre lune a confronto con quello del ghiaccio di acqua puro (in bianco). Come si vede quella di Notte (Nix) è quella che più le si avvicina, oltretutto con differenze davvero rispetto alle altre lune. Crediti: NASA/JHUAPL/SwRI

I dati relativi a Notte, insieme a quelli di Idra resi noti ai primi dello scorso mese di maggio, sono ritenuti di grande interesse per comprendere i meccanismi che hanno portato alla formazione del sistema di satelliti naturali di Plutone. Il team scientifico di New Horizons, infatti, ha ipotizzato che le lune possano essersi costituite dai detriti derivanti dall’impatto di un piccolo pianeta su Plutone, quando l’ex nono pianeta del Sistema Solare era ancora molto ‘giovane’.

Di conseguenza, gli studiosi ritengono che le lune siano fatte dello stesso materiale, comprese StigeCerbero, scoperte nel 2011 e nel 2012, di cui ancora non si hanno i dati spettrali, ma delle quali l’elevata capacità riflettente induce a pensare che anche questi due piccoli corpi celesti possano avere una superficie ghiacciata.

Infine, pur avendo caratteristiche simili, Idra e Notte presentano alcune discrepanze che sono al vaglio dei ricercatori, quali una diversa consistenza del ghiaccio in superficie e una differente capacità riflettente nelle lunghezze d’onda del visibile.


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OCCHI AL CIELO – Corso di Astronomia a Roma

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Quattro serate in aula e due in osservatorio per avvicinarsi alla passione astronomica o per approfondirla.

Roma Eur:

18/05/2016, 25/05/2016, 08/06/2016, 15/06/2016

Osservatorio C.DelSole Cervara di Roma:

11/06/2016, 18/06/2016

Per informazioni:

www.astronomiamo.it

www.astriroma.org

Tel. 338-1670432

Email: info@astronomiamo.it

Astronomiamo

LIGO si ripete: rivelate per la seconda (o terza?) volta le onde gravitazionali

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La slide che annuncia la scoperta, dalla conferenza stampa di San Diego del 15 giugno.

Dopo la storica rivelazione delle onde gravitazionali associate a due buchi neri in procinto di fondersi, confermata ufficialmente lo scorso febbraio ma avvenuta il 14 settembre 2015, tutti sapevano che il vaso di Pandora era stato scoperchiato e che quell’evento sarebbe rimasto unico per poco tempo. Pochi, forse, avrebbero però sperato che nel momento in cui i ricercatori stavano effettuando tutte le conferme e i calcoli, l’esperimento LIGO aveva già rivelato altre onde gravitazionali.

Una simulazione di GW151226 da cui deriverebbe questo nuovo segnale. Credit: CNRS

Con la conferenza stampa del 15 giugno, il team di LIGO, a cui collabora anche l’esperimento italiano VIRGO, ha infatti confermato una seconda rivelazione di onde gravitazionali avvenuta il 26 dicembre 2015 alle ore 4:38:53 italiane (in pratica la sera di Natale negli Stati Uniti!), associate sempre a un sistema molto esotico, poco prima della sua fusione. Sebbene gli attori siano gli stessi, due buchi neri, e la fine la medesima, la trama che ha portato all’inevitabile fine, con associata l’emissione di onde gravitazionali, si è sviluppata in modo diverso rispetto all’evento osservato a settembre 2015.

Le zone da cui con maggior probabilità provengono i due segnali di onde gravitazionali rivelate da LIGO. Credit: LIGO/Axel Mellinger

I due buchi neri di questa nuova danza cosmica ad altissima energia hanno una massa stimata di circa 14 e 8 masse solari, circa la metà dell’evento precedente, e distano da noi circa 1,4 miliardi di anni luce (!). La spirale mortale che li ha portati alla fusione ha generato onde gravitazionali più deboli, ma che sono state ricevute per più tempo, circa un secondo. Sembra poco, ma per l’Universo di queste estreme energie equivale ad aver osservato le ultime 55 orbite di questi due mostri celesti, contro le appena 10 del primo evento, con un’emissione di energia pari a quella contenuta in una massa solare.

Per capire l’incredibile energia emessa sotto forma di onde gravitazionali possiamo ricordarci la famosa equazione di Einstein: E = Mc^2 e sostituire la massa del Sole, pari a circa 2 x 10^30 kg, e la velocità della luce al quadrato, che è di 9 x 10^16 metri al secondo, tutto al quadrato. Il risultato è espresso in Joule ed è un numero che ha 47 zeri! Per confronto, una bomba atomica di media potenza ha un’energia di circa 10^11 Joule, 36 ordini di grandezza inferiore a quella emessa da questi due buchi neri in un secondo attraverso le onde gravitazionali. Quanti sono 36 ordini di grandezza in più? Sono miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di volte di più!


Per capire meglio, leggi lo speciale Onde Gravitazionali su Coelum 198



Anche in questo frangente le onde gravitazionali sono state ricevute da entrambe le stazioni LIGO, una in Lousiana e l’altra nello stato di Washington, e hanno provocato spostamenti periodici e infinitesimi dello spazio, di gran lunga inferiori al diametro di un atomo. Nonostante questa piccolissima distanza, le onde sono state rivelate con una confidenza di 5 sigma, ovvero il segnale associato a questo evento ha una probabilità di essere reale di oltre il 99,999%.

Questa nuova scoperta conferma che le onde gravitazionali sono ormai alla nostra portata e la loro osservazione ci aiuterà a capire molto delle proprietà e della distribuzione dei buchi neri di taglia stellare, oggetti impossibili da osservare in qualsiasi altro modo ma che alla luce di questo nuovo risultato potrebbero essere più abbondanti di quanto si pensasse. A confermare questa idea c’è anche un’altra probabile sorgente di onde gravitazionali, rivelata da LIGO il 10 ottobre 2015, meno di un mese dopo il primo segnale, che però è risultata troppo debole per poter essere confermata, sebbene l’idea è che si tratti di un altro sistema di due buchi neri che si sono fusi.

La Timeline degli eventi rivelati a Ligo, i due confermati di settembre e dicembre, e quello di ottobre, troppo debole però per poter essere ancora confermato. Credit: Ligo

Alcuni ricercatori si sono addirittura spinti a ipotizzare che gran parte della materia oscura che permea l’Universo e che è circa 10 volte più abbondante di quella che possiamo osservare, potrebbe essere fatta di buchi neri, la cui origine risalirebbe ai primi istanti di vita dell’Universo. Come insaziabili divoratori, poi, molti sarebbero cresciuti mangiando grandi quantità di materia o attraverso fusioni, fino a raggiungere masse pari, o superiori, a quelle delle stelle più massicce che conosciamo.
Sono davvero tempi entusiasmanti per chi ha l’ambizione di scoprire e caratterizzare l’Universo invisibile, di certo la sfida scientifica più ambiziosa della nostra storia, fino a questo momento.

Per saperne di più:

Guarda l’animazione su INAF-TV:


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Pubblicata l’edizione aggiornata dell’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso

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Fabio Falchi e la “sua” mappa dell’Europa
Mappa mondiale della brillanza artificiale del cielo notturno. Fonte: Science Advances

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Pubblicato oggi su Science Advances il “New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness”, l’edizione aggiornata dell’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso. Uno studio che documenta quanto il cielo notturno del nostro pianeta sia “sporcato” dalla luce artificiale. Un fenomeno, quello della perdita del cielo buio, che oltre a disperare gli appassionati di astronomia ha conseguenze anche sugli organismi notturni e sugli ecosistemi in cui vivono.

Fabio Falchi e la “sua” mappa dell’Europa

A guidare il team internazionale di ricercatori che ha realizzato l’opera, l’italiano Fabio Falchi, docente di fisica all’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Galileo Galilei” di Ostiglia, in provincia di Mantova, nonché ricercatore all’ISTIL, l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso.

Ricercatore, ci tiene a sottolineare, su base volontaria, così come volontari sono i molti cittadini che hanno fornito dati fondamentali per lo studio, basato sì sulle osservazioni del satellite americano Suomi NPP ma anche sulle calibrazioni effettuate a terra, appunto, da migliaia di appassionati.

Oltre 30 mila misure di brillanza del cielo, sia da parte di amatori, come coloro che hanno raccolto dati con la app “Loss of the night”, che di astronomi professionisti, per esempio all’Università di Madrid.

«I citizen scientists hanno fornito circa il 20 percento dei dati totali utilizzati per la calibrazione, e senza di loro non avremmo avuto dati di calibrazione per i paesi al di fuori dell’Europa e del Nord America», dice uno dei coautori dello studio, Christopher Kyba, del GFZ Research Centre for Geosciences tedesco.

Ma quali sono i risultati ottenuti? Media INAF lo ha chiesto direttamente a Fabio Falchi.

Anzitutto, come si colloca l’Italia, rispetto agli altri paesi, nel vostro nuovo atlante mondiale della brillanza artificiale del cielo notturno?

«All’interno del gruppo dei G20, l’Italia è, insieme alla Corea del Sud, la nazione più inquinata in assoluto. Se andiamo a vedere le mappe, non esiste più alcuna zona del nostro paese esente dall’inquinamento luminoso. E anche se facciamo un confronto tra città, Milano rispetto a Monaco di Baviera per esempio, paragonabili quanto ad abitanti sia come città che come aree metropolitane, mentre Milano appare nelle mappe come una macchia brillantissima, Monaco di Baviera risulta quasi difficile da trovare, proprio perché è molto meno inquinata. Stessa cosa se confrontiamo le aree metropolitane di Roma e Berlino, che ha addirittura più abitanti».

E questo a che cosa è dovuto?

«Semplicemente al fatto che i tedeschi usano livelli d’illuminazione inferiori ai nostri. Non hanno tecnologie più avanzate, anzi: la nostra industria illuminotecnica è fra le migliori del mondo. Ma in Italia, purtroppo, come anche in Spagna, usiamo un numero maggiore di dispositivi per l’illuminazione stradale».

Insomma, siamo più spreconi?

«Siamo più spreconi, sicuramente».

E all’interno dei confini nazionali, quali sono le regioni più virtuose e chi ha invece la maglia nera – o meglio, la “maglia brillante”, visto il tema?

«Le zone più buie sono sicuramente in Sardegna e nel Sud Tirolo, ma anche in Maremma, in parte dell’Appennino e anche in parte della Calabria troviamo zone non troppo inquinate. La peggiore è invece senz’altro la Pianura Padana, una fra le regioni più ampie al mondo dove si è persa la possibilità di vedere la Via Lattea».

Nel vostro studio mettete in guardia contro il rischio che potrebbe rappresentare la diffusione dell’illuminazione led, che pure sul fronte del risparmio energetico sembra assai più efficiente, rispetto alle altre fonti di luce artificiale. Perché?

«Il problema è che quelli che stanno installando hanno una temperatura di colore elevatissima. Dunque con un elevato contenuto della parte più blu dello spettro elettromagnetico. Rispetto allo spettro d’una lampada al sodio tradizionale, di colore giallastro, i nuovi led hanno un aspetto brillante e azzurrognolo».

Questo cosa comporta? Cos’hanno di più nocivo?

«Esposto alla luce con componente blu, il nostro corpo produce meno melatonina, e di conseguenza il ritmo circadiano, il nostro orologio biologico, viene alterato, con possibili conseguenze per la salute. Questo per quanto riguarda la biologia. Ma c’è anche un aspetto più estetico e culturale».

In che senso?

«Il nostro occhio, quando guarda il cielo di notte, lontano dalle luci artificiali, è in condizione di visione notturna, scotopica, caratterizzata da una sensibilità superiore alla parte blu dello spettro rispetto alla visione diurna. Questo comporta che, se a parità di tutte le altre condizioni sostituissimo interamente le lampade al sodio per l’illuminazione notturna con led bianchi a elevata temperatura di colore, la brillanza in cielo percepita dal nostro occhio aumenterebbe dalle due alle quattro volte. Ma questo non è un difetto intrinseco della tecnologia a led: basterebbe scegliere led con una tonalità più calda, e dunque una temperatura di colore inferiore. Scelta che, fra l’altro, sarebbe più apprezzata anche esteticamente, considerando che, là dove sono stati installati, i led a luce bianca e azzurrognola sono risultati troppo abbaglianti. Le persone li trovano fastidiosi».

Per saperne di più:

Guarda il servizio video su INAF-TV:

Effemeridi di Sole, Luna e pianeti sul Cielo di Giugno


Tutti gli eventi di giugno, con tanti contenuti extra da cliccare, li trovi su Coelum 201: semplicemente… clicca e leggi!

La notte del 19, verso le 2:00, si avrà il momento migliore per seguire il passaggio di una Luna quasi
piena nella regione dell’Ofiuco-Scorpione, interessata dalla presenza di Saturno e Marte


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Occhi su Saturno

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Giunta nel 2016 alla sua quinta edizione “Occhi Su Saturno” è una grande iniziativa diffusa in tutta Italia grazie alla collaborazione di associazioni astrofili, singoli appassionati, osservatorio astronomici e planetari. Nata nel 2012 da un’idea dell’associazione di promozione sociale Stellaria di Perinaldo per celebrare i 300 anni dalla scomparsa di Gian Domenico Cassini, il grande astronomo del ‘600 nato proprio nel piccolo borgo ligure.

Si tratta di un’ottima occasione per chi desidera avvicinarsi al mondo dell’astronomia.

Saturno è un pianeta splendido anche sotto cieli non troppo bui e darà sicuramente grandi soddisfazioni a chi si sofferma nella sua osservazione, soprattutto se aiutato dalla guida persone esperte e con l’ausilio dei giusti strumenti. Per essere aggiornati sulle iniziative organizzate e trovare l’evento più vicino si faccia riferimento alla pagina:

www.occhisusaturno.it/eventi-2016

LINK UTILI

Leggi l’articolo dedicato all’evento su Coelum 201!

…e ancora su Saturno su Coelum 201:


Report: La missione Cassini su Saturno
Inizia su Coelum 201 la nuova rubrica “Report”, curata da Pietro Capuozzo, per restare aggiornati sulle ultime scoperte scientifiche delle principali missioni. Questo mese non poteva che essere dedicato a tutte le scoperte della missione della NASA Cassini in orbita attorno a Saturno


L’esagono di Saturno
Come se i suoi eleganti anelli non bastassero, Saturno è custode di un altro dei misteri del Sistema Solare. Si tratta di una formazione tempestosa che domina l’atmosfera del pianeta al suo polo nord, dalle dimensioni colossali ma che stupisce più per la sua forma, ovvero quella di un perfetto esagono.


Saturno in Opposizione
Guida all’osservazione e alla ripresa. Un istante che per Saturno, a livello osservativo, non fa la differenza rispetto a qualche settimana prima o dopo. Per questo motivo la stagione osservativa di ‎Saturno‬ è aperta e proseguirà per tutta l’estate! Non perdete i nostri consigli!

Sfida osservativa: occultazione radente di Nettuno da parte della Luna.

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La tabella qui sotto mostra i tempi di entrata e di uscita di Nettuno dal lembo lunare, con indicata l’altezza della Luna nel momento del massimo. Dalle prime sei località, tutte a nord del 45° parallelo, si potrà teoricamente assistere a un’occultazione, mentre per le ultime due (*dove viene indicata l’ora del massimo avvicinamento e la separazione dal bordo) si tratterà solo di una congiunzione, sia pure stretta.
Località Entrata Uscita Altezza Luna
Bolzano 01:07 01:26 +8,8°
Milano 01:08 01:20 +7,5°
Piacenza 01:10 01:17 +7,7°
Torino 01:10 01:16 +6,5°
Trieste 01:09 01:24 +10,5°
Venezia 01:09 01:22 +9,5°
Roma* 01:06 1,5′ +9,6°
Palermo* 01:01 3,5′ +10,5°

Intorno all’1:10 del 26 giugno, la Luna avrà un incontro ravvicinato con Nettuno.

Per la maggior parte della penisola si tratterà soltanto di un congiunzione, con il pianeta che arriverà a lambire, a un paio di primi di distanza, la parte meridionale del nostro satellite.

Per le località poste a nord del 45° parallelo (vedi la tabella qui sopra) si verificherà invece una parziale o una totale occultazione, sia pure della durata di pochi minuti.
Seguire l’evento sarà comunque una vera sfida, sia per il forte disturbo luminoso, in cui probabilmente si perderà Nettuno con la sua debole magnitudine di +7,8, sia perché il tutto si verificherà con la Luna molto bassa sull’orizzonte est.

Riteniamo tuttavia che con un cielo cristallino e senza umidità, zoomando il lembo lunare per escludere quanto più possibile del disturbo luminoso, si potrebbe anche riuscire nell’impresa di fotografare il debole puntino.

Da notare che, proprio nel momento dell’occultazione di Nettuno o del suo massimo avvicinamento, ci sarà anche da tenere d’occhio l’uscita dal bordo scuro della stella lambda Aquarii (mag. +3,7), occultata quasi un’ora prima.

Luna, Saturno e Marte tra Libra e Scorpione

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La notte del 19, verso le 2:00, si avrà il momento migliore per seguire il passaggio di una Luna quasi piena nella regione dell’Ofiuco-Scorpione, interessata dalla presenza di Saturno e Marte
La notte del 19, verso le 2:00, si avrà il momento migliore per seguire il passaggio di una Luna quasi piena nella regione dell’Ofiuco-Scorpione, interessata dalla presenza di Saturno e Marte

Altra evocativa congiunzione sarà quella che avrà luogo nei dintorni dello Scorpione le prime ore della notte del 19 giugno. La Luna prossima al plenilunio avvicinerà Saturno (mag. +0,1) fino a una distanza angolare di 2,5°, con il luminosissimo Marte (–1,7) a 18° a sudovest, nella Libra.

La Luna sarà decisamente invasiva con il suo chiarore, ma anche così gli astrofotografi più bravi riusciranno senz’altro a ricavare suggestivi accostamenti tra il cielo e gli elementi del paesaggio. Come al solito tutto dipenderà dalle condizioni atmosferiche…

Effemeridi di Sole, Luna e pianeti sul Cielo di Giugno


Tutti i consigli per l’osservazione e la ripresa di SATURNO li trovi su Coelum 201: semplicemente… clicca e leggi!

OCCHI AL CIELO – Corso di Astronomia a Roma

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Quattro serate in aula e due in osservatorio per avvicinarsi alla passione astronomica o per approfondirla.

Roma Eur:

18/05/2016, 25/05/2016, 08/06/2016, 15/06/2016

Osservatorio C.DelSole Cervara di Roma:

11/06/2016, 18/06/2016

Per informazioni:

www.astronomiamo.it

www.astriroma.org

Tel. 338-1670432

Email: info@astronomiamo.it

Astronomiamo

SpaceX e NASA insieme su Marte

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Come già annunciato il mese scorsoSpaceX sta lavorando per lanciare una serie di capsule Dragon verso Marte. Un progetto molto ambizioso per una singola azienda privata, ma condividendo gli stessi interessi, la NASA si è subito mostrata interessata a dare il proprio supporto.

La Chief Scientist NASA Ellen Stofan ha spiegato, lo scorso 9 giugno, una conferenza presso l’Agenzia Spaziale Italiana, che questa collaborazione con SpaceX consente alla NASA di avere più opportunità per testare tecnologie che sono necessarie per missioni manned su Marte.

La famosa Journey to Mars che gli americani hanno iniziato a ‘percorrere’ con la prima amministrazione Obama è ricca di ostacoli. La NASA si è da sempre mostrata aperta a collaborare con partner istituzionali per la realizzazione di strumenti e tecnologie necessarie per una missione umana su Marte. Ma questo non esclude partner privati, come in questo caso SpaceX.

Per la prima missione Red Dragon è stata esclusa la costruzione di unpayload per ovvi motivi tempistici. 24 mesi sono troppo pochi per poter concepire e costruire un carico utile funzionante. Ma quello che la NASA può fornire a SpaceX sono una serie di tecnologie che possono essere testate durante il viaggio.

Saranno principalmente comunicazione e sistemi di navigazione deep-space per la missione nel 2018, che casualmente cade lo stesso anno del lancio del lander NASA Insight, che atterrerà anch’esso sul Pianeta Rosso.

In cambio SpaceX fornirà alla NASA utilissime informazioni sull’atterraggio del Red Dragon su Marte, dati che sono vitali se si vuole far atterrare grandi masse sul pianeta. La capsula testerà, infatti, un sistema di retropropulsori supersonici che potrebbero facilitare l’atterraggio di carichi pesanti.

Il discorso si fa più interessante per le missioni Red Dragon post-2018. La NASA sta considerano, infatti, di testare le tecnologie per lo sfruttamento di risorse in situ (ISRU), per generare acqua, ossigeno e metano per il combustibile, elementi essenziali per future missioni umane. Il rover 2020 della NASA che verrà lanciato quell’anno sperimenterà queste stesse tecnologie. Ma grazie alle missioni Red Dragon la NASA avrà più opportunità per studiare la ISRU.

Sembra quindi che questa collaborazione pubblico-privata possa alleggerire il carico di lavoro della NASA, che punta ad una prima missione umana per Marte vero la fine degli anni 2030.

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AstronomiAmo – Occhi su Saturno

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astronomiamo-locandina-giu2016

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Le dirette di giugno:
16/06/2016 21.30 – LIFT-OFF! Mensile di astronautica

Per informazioni: www.astronomiamo.it

info@astronomiamo.it
Tel: 338-1670432

Cieli coperti su una ventina di mondi alieni

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Hot Jupiters, exoplanets around the same size as Jupiter that orbit very closely to their stars, often have cloud or haze layers in their atmospheres. This may prevent space telescopes from detecting atmospheric water that lies beneath the clouds, according to a study in the Astrophysical Journal. Credits: NASA/JPL-Caltech
Hot Jupiters, exoplanets around the same size as Jupiter that orbit very closely to their stars, often have cloud or haze layers in their atmospheres. This may prevent space telescopes from detecting atmospheric water that lies beneath the clouds, according to a study in the Astrophysical Journal. Credits: NASA/JPL-Caltech

Il potente occhio del telescopio spaziale Spitzer ha studiato le atmosfere di diciannove gioviani caldi – esopianeti simili in dimensioni a Giove, ma situati su orbite molto più vicine alle proprie stelle. Su questi pianeti, le temperature superficiali possono raggiungere fino a 1100 gradi centigradi. Di conseguenza, l’acqua che popola questi mondi esiste esclusivamente nello stato di vapore acqueo.
Dalle poche atmosfere studiate finora, gli astronomi hanno già potuto notare una straordinaria diversità: alcuni gioviani caldi sembrano impregnati di vapore acqueo, mentre altri ne sembrano quasi del tutto privi.

Per far luce su questo mistero, gli scienziati hanno puntato l’occhio di Spitzer in direzione di 19 gioviani caldi già osservati in precedenza da Hubble. La WFC 3 a bordo di Hubble aveva rilevato la traccia spettrale del vapore acqueo in 10 di questi pianeti, non riscontrando alcuna firma nelle atmosfere degli altri nove. Tuttavia, le analisi erano state condotte nell’arco di più studi, da ricercatori diversi e seguendo tecniche d’analisi dei dati molto differenti.

Per far chiarezza quindi, questi diciannove mondi alieni sono stati nuovamente studiati analizzando tutti i dati allo stesso modo.

«Volevamo studiare questi pianeti tutti assieme, per vedere se avessero delle proprietà atmosferiche in comune,» spiega Aishwarya Iyer della California State University. La conclusione è che, su alcuni pianeti, formazioni di nubi o strati di foschia potrebbero nascondere parte del contenuto acquoso dell’atmosfera agli occhi dei nostri telescopi spaziali.

Secondo quanto suggeriscono i dati, le nubi in sé avrebbero composizioni chimiche diverse da quelle dell’acqua. “Sembra che su ogni pianeta che abbiamo studiato ci siano nubi o foschia,” prosegue Iyer. “che bisogna prendere in considerazione per non rischiare di sottovalutare la quantità di acqua contenuta nell’atmosfera di un esopianeta.”

Lo studio sembra in linea con quanto concluso a fine 2015 da un altro gruppo di ricercatori,  nel quale tutti i dati sono stati uniti per generare un unico spettro di luce da confrontare successivamente con un modello di un’atmosfera del tutto priva di nubi e una con nubi di crescente spessore. Così facendo, hanno potuto determinare che quasi tutti i pianeti risultano nascosti di almeno la metà da uno spesso strato di nubi o foschia.

«Su alcuni di questi pianeti, riusciamo a vedere l’acqua che “sporge la testa” al di sopra delle nubi, e potrebbe essercene dell’altra al di sotto,» prosegue Iyer. Purtroppo, gli scienziati non sono stati ancora in grado di determinare la natura o la composizione chimica delle nubi.

«Il fatto che ci siano nubi su tutti questi pianeti è piuttosto sorprendente,» spiega Robert Zellem del JPL.

«Si sono formati nelle loro posizioni attuali oppure sono migrati dall’esterno verso le loro stelle?» prosegue Zellem. «Comprendere l’abbondanza di molecole come l’acqua ci aiuterà a rispondere a questa domanda.»

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Giove e Luna sotto alla “pancia del Leone”

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La sera dell’11 giugno, poco prima della mezzanotte, la Luna si ritroverà ancora una volta in congiunzione con Giove, con i due oggetti che alti circa +20° sull’orizzonte ovest appariranno separati di circa 2,4°.

Per assistere dall’Italia a un’occultazione di Giove da parte della Luna (che manca dal luglio 2012) si dovrà probabilmente aspettare il 28 novembre 2019, e nel frattempo ci si dovrà accontentare di congiunzioni più o meno strette; come ad esempio quella che si verificherà la sera dell’11 giugno alle 23:30 quando un robusto crescente di Luna avvicinerà il pianeta fino a una distanza di 2,4°.

La separazione minima (circa 2°) sarà raggiunta verso le 20:30, quando però i due oggetti saranno alti circa +48° e isolati nel cielo, così che per realizzare riprese fotografiche di effetto, consigliamo di attendere qualche ora per dar modo ai due oggetti di scendere sull’orizzonte ovest (a circa +20°) e di circondarsi di un’adeguata cornice scenica. L’incontro avverrà sotto la “pancia del Leone”, dove da diverso tempo sta stazionando Giove.

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