Dopo il pranzo ci attende la visita del Museo del genocidio e qui Karine ci racconta attraverso foto e testimonianze le terribili crudeltà subite dal suo popolo ad opera del governo turco tra il 1915 e il 1922. All’esterno, una stele appuntita di 44 m di altezza ricorda e commemora il milione e mezzo di armeni morti in quegli anni.
Veniamo quindi condotti prima a vedere la gigantesca statua alta 23 m della Madre Armenia che domina la città e che sostituì quella di Stalin, poi la monumentale Cascata situata nel centro di Yerevan e percorribile a piedi attraverso 800 gradini o più comodamente con scale mobili.
Dalla sua cima non può mancare una foto di gruppo con lo sfondo dell’Ararat al tramonto.
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Dopo una cena a base di “dolma” (involtino con foglia di vite), patè di ceci, “Kachapuri” (una sorta di pizza con formaggio fuso) e “pakhlava”, un dolce orientale, ci consultiamo rapidamente prendendo la decisione di farci accompagnare da Karine e Seyran fuori città per non lasciarci sfuggire quella che potrebbe essere l’unica serata osservativa dell’intero viaggio.
Dopo una mezz’ora arriviamo alla periferia di Yerevan e purtroppo il cielo non è eccezionale, la luce della capitale incombe verso nord ovest in cui ci sono anche diverse incursioni di velature. Verso est nella parte più buia del cielo è invece visibile la Via Lattea autunnale, sia pur debolmente. Decidiamo di fermarci per monitorare qualche ora le Orionidi, le meteore originate dai residui lasciati nella sua orbita dalla famosa cometa di Halley e che proprio in queste notti raggiungono il picco di frequenza, pensando di rimandare le osservazioni col Dobson quando saremo in luoghi più sperduti.
Carlo in ogni caso sfodera il suo Astro-Physics Traveler 105 mentre Claudio e Ferruccio si cimentano in qualche foto. Mostriamo a Karine le principali costellazioni e oggetti del periodo, poi insieme a Vanna cominciamo un conteggio delle Orionidi. L’Ararat è lì, un’ombra oscura nascosta dalla foschia e dalle velature e quando compare la prima orionide, viene salutata da un urlo festoso.
Stiamo compiendo un’osservazione astronomica in Armenia, non è da tutti… Quando è l’una e abbiamo totalizzato una quindicina di orionidi in due ore di osservazione, la stanchezza comicia a farsi sentire e terminiamo la serata con un bel Giove pieno di dettagli al telescopio di Carlo, che mostriamo anche ad un curioso e infreddolito Seyran.