DSCN9466Il mattino del 23 ottobre il cielo è parzialmente velato ma decidiamo comunque di tornare sulla cima del monumento della Cascata per ammirare l’Ararat all’alba prima della nostra partenza per Etchmiadzin, il Vaticano armeno, situato a 20 km da Yerevan.

DSCN9493Lungo la strada ci fermiamo a visitare la chiesa di Santa Hripsimè, costruita nel 618 e dedicata a questa monaca, che ci racconta Karine, era arrivata qui da Roma per sfuggire alle persecuzioni dei Cristiani, ma a causa della sua bellezza cadde vittima delle mire del re armeno Tiridate III e in seguito al rifiuto di concedersi a lui, martirizzata con le sue compagne.

DSCN9498E’ una delle chiese più antiche, costruita in stile classico armeno con pianta cruciforme e cupola e cella sepolcrale sotto l’altare maggiore. A poca distanza visitiamo anche la chiesa di Santa Gayanè, del 630, dedicata alla Madre superiora martirizzata assieme a Hripsimè.

Davanti alla chiesa assistiamo ad un matrimonio e ad un sacrificio rituale di animali (matagh ), retaggio di riti pagani ancora praticati in Armenia. Poi arriviamo a Etchmiadzin, centro della Chiesa Apostolica Armena, ove risiede il Catholicos, capo della chiesa armena.

DSCN9511L’Armenia è stata la prima nazione al mondo ad adottare il cristianesimo come religione di stato e ancora oggi gli armeni sono molto osservanti e fieri della loro religione, unico stato cristiano in una zona del mondo in cui prevale la religione musulmana.

E’ domenica e nella cattedrale, eretta nel 301 da San Gregorio l’Illuminatore, assistiamo alla messa passando accanto ad una moltitudine di fedeli assorti in preghiera.

IMG_2820La luce fioca delle candele, i movimenti rituali dei religiosi incappucciati in tuniche nere e sopratutto i canti polifonici del coro, creano un momento di grande raccoglimento e spiritualità.

Rispetto alle altre chiese orientali, la chiesa armena non ha l’iconostasi, sostituita da una tenda che viene aperta e chiusa durante la celebrazione che dura due ore.

Poi è la volta della cattedrale di Zvartnots costruita nel 664 e dedicata a S. Gregorio, crollata nel 930 a causa di un terremoto. La forma dell’enorme chiesa originale si conosce solo grazie alla riproduzione in legno trovata nella chiesa di Gagikashen nella città di Ani in Turchia. Ora si possono ammirare soltanto parti di capitelli, colonne e arcate. Ci aggiriamo tra quetsi resti ascoltando le spiegazioni della nostra instancabile Karine, con un occhio al cielo che sta lentamente migliorando.

DSCN9532Dopo il pranzo siamo condotti al museo archeologico di Erebuni, sito in cui fu originariamente costruito il primo nucleo di Yerevan e in cui oggi troviamo esposti numerosi oggetti estratti dagli scavi come ceramiche, urne e altre importanti testimonianze del popolo degli Urartei che qui viveva attorno all’800 a.C

Durante la nostra visita al museo Franca avverte uno strano capogiro e apprenderemo solo di sera che c’è stato un terremoto a 200 km di distanza in territorio turco, presso il lago Van, con molte vittime. Tutto ciò ci fa ricordare come questa zona sia altamente sismica, infatti nel 1988 un disastroso terremoto di 6,9 gradi della scala Richter con epicentro a Spitak, provocò 25.000 morti e mezzo milione di senza tetto.

DSCN9535Nel pomeriggio Karine ci porta al Vernissage, il mercato delle pulci, che si svolge a pochi passi da piazza della Repubblica. E’ un mercato all’aperto molto colorato e animato e particolare interesse suscitano nel nostro gruppo le macchine fotografiche e gli obiettivi di fabbricazione sovietica.

DSCN9536E poi il mercato coperto in cui ci viene offerta frutta secca ( fichi, ma sopratutto albicocche che qui sono il frutto nazionale ) e Piazza della Repubblica ex piazza Lenin, circolare, con una fontana al centro e con l’ufficio postale subito preso di mira da Claudio collezionista di francobolli e da Bruno per le cartoline da inviare in patria.

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Un cielo molto variabile ci consiglia di consultare via internet il meteo e notiamo che la sera successiva la situazione sarà analoga per cui prendiamo la decisione di rinunciare alle osservazioni confidando nell’indomani quando ci troveremo lontano da Yerevan, in luoghi decisamente più bui.